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Carbonio
In Carbonio – premio Riccione per il Teatro 2021 – Pier Lorenzo Pisano esplora la precarietà della nostra esistenza e delle nostre sensazioni. Chiuso in una stanza completamente nera, un uomo viene interrogato sull'incontro avuto con una creatura aliena. Non si tratta della solita registrazione sgranata fatta con una telecamera da quattro soldi; questa volta l'hanno visto tutti, ci sono centinaia di testimoni, di foto e di video. L'essere, composto di molecole che nulla hanno a che fare con il carbonio, la sostanza alla base della vita sulla Terra, ha avvicinato l'uomo e, in quei pochi istanti prima di sparire nel nulla, ne ha stravolto le percezioni. Ora, sotto il fuoco delle domande della donna incaricata di verificare l'accaduto, si trova a dover ricostruire una catena di eventi confusa, all'interno della quale distinguere il vero dal falso è impresa quasi impossibile. Attraverso l'incontro con un'entità «altra», Pisano mette in scena i rovelli umani attorno al senso da dare alla vita sul pianeta Terra, rivelando quanto siano velleitarie le nostre sicurezze: battuta dopo battuta, ciò che emerge è un conflitto irrisolvibile, in cui le galassie infinite, i buchi neri e le supernove si proiettano sulle piccole cose su cui facciamo affidamento tutti i giorni – la famiglia, il lavoro, i possessi – confondendone i confini. Nel confronto con qualcosa di estremamente lontano dal noto, sembrano qui rimanere solo domande senza risposta; la sensazione che al di là della logica razionale su cui poggia il quotidiano esista qualcosa di davvero fondamentale. Introdotto dalla prefazione di Mario Tozzi, Carbonio è un dialogo sull'inconcepibile. Un'opera che, attraverso una lingua rarefatta, ci mostra quanta vertigine e rapimento abitino lo spazio al di fuori di noi. -
La memoria del nemico. Perché ci sono voluti duemila anni per scoprire il sistema immunitario
Con La memoria del nemico Arnaldo D’Amico ci consegna il racconto della più grande battaglia mai combattuta dall’umanità: quella che ha portato all’incredibile scoperta della «memoria del nemico », il sistema immunitario, e ai benefici della longevità. rnrnChe siano miasmi, veleni, microbi o germi, batteri o virus, l’essere umano da sempre si è misurato contro nemici invisibili, più pericolosi di qualsiasi esercito in carne e ossa. La loro inesorabile successione – prima con il nome di peste, e poi di morte blu, malaria o vaiolo – ha scandito il progredire di un’impresa collettiva, tra assurde superstizioni e teorie di matrice religiosa o parascientifica. Tutte credute, mai nessuna verificata. rnrnD’Amico tesse questo racconto fatto di uomini e viaggi, dibattiti e scontri, tentativi fallimentari e vittoriosi: ci porta sulle navi che per prime hanno solcato gli oceani e sono diventate veicolo e ricettacolo della diffusione di misteriosi morbi; nei laboratori dove sono stati perfezionati i metodi di indagine contro le epidemie, come quello in cui nel 1854 Filippo Pacini vide per la prima volta al microscopio i «vibrioni» del colera; nelle università e negli ospedali dove Spallanzani, Pasteur e Mečnikov hanno rivoluzionato il modo di pensare il corpo umano e la sua caducità. -
Verdi. L'opera italiana
Un sicario prezzolato e un buffone di corte, vittima di una maledizione, avanzano nella notte, confabulando attorno a un omicidio e a una vendetta che si ritorcerà contro chi l'ha voluta. Una principessa tenuta in schiavitù sceglie di morire sepolta viva pur di non abbandonare il suo amato, condannato a morte da un potere feroce. Una cortigiana incontra l'amore, si sacrifica rinunciandovi e muore di tisi, trasfigurandosi in un angelo. Vicende, personaggi e luoghi resi immortali dalla musica di un compositore che, ancora bambino, vide un fulmine colpire la chiesa del prete contro cui aveva imprecato per un torto subito e che, anche per quell'episodio, pose il tema della forza del destino al centro del suo teatro. Il suo nome era Giuseppe Verdi. Paolo Gallarati ci conduce alla scoperta della vita e delle opere di Verdi, intrecciando per la prima volta l'una con le altre, indissolubilmente. La sua è un'appassionante narrazione assieme biografica e storica, che segue l'evoluzione del compositore da giovane talento a grande maestro, alternandola a letture attente e avvincenti di ogni sua opera, atto per atto, scena per scena. Da Nabucco a Macbeth, da Rigoletto alla Traviata fino ad Aida e agli ultimi lavori di ispirazione shakespeariana, Gallarati ricostruisce il percorso profondamente innovativo di un genio che, nel rifiuto di ogni convenzione, nella ricerca stilistica e teatrale ha sempre seguito unicamente la propria ispirazione. Verdi è un libro dalla doppia anima, scritto per chi vuole avvicinarsi all'opera di uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi come per chi sente il bisogno di approfondire la propria conoscenza insieme a un musicologo quale Gallarati. Un racconto limpido e coinvolgente, un volume dalle cui pagine emerge luminosa la grandezza di un personaggio unico, ispirato, nell'arte e nella quotidianità, da un lucido realismo. -
Puccini. L'opera italiana
«La musica di Puccini ha pietà dell’amore e della morte, e, insieme, ha dell’uno la nostalgia e dell’altra uno stupore accorato e rassegnato»: così scriveva Pietro Mascagni in occasione dell’inaugurazione del Teatro Puccini a Milano nel 1930. I meandri dell’eros, nei quali si mescolano fantasia e realtà, sentimento e perversione, illusione e sfida, eternità e precarietà, vita e morte, hanno caratterizzato in maniera indelebile la musica e il teatro di Giacomo Puccini, dall’astrazione sonora del Capriccio sinfonico al sacrificio umanissimo del personaggio della schiava Liù nella Turandot. Rappresentandoli con una sicurezza musicale e teatrale infallibile e una sensibilità spiccata per le tragedie che esplodono nella sua galassia, Puccini ha traghettato l’opera italiana dalla fase delicata del melodramma di ne Ottocento al teatro moderno, svelando l’uomo nuovo nella sua nuda fragilità. rnrnVirgilio Bernardoni ci invita a ripercorrerne le tappe attraverso la vita e l’opera del musicista, dalla gioventù a Lucca come erede brillante e imprevedibile di un’antica dinastia di musicisti, agli esordi della carriera nazionale a Milano come pupillo della più importante impresa musicale italiana, per arrivare all’apice del successo, raggiunto mentre si divideva tra il rifugio esistenziale di Torre del Lago e la vetrina dei teatri del mondo. Fra le prime composizioni per organo, i capolavori teatrali della maturità (La bohème, Tosca, Madama Butterfly) e le ultime sperimentazioni (Il trittico, Turandot), nel brulichio di relazioni che lo contornano e ne assecondano il genio – famigliari, amici, poeti, artisti, politici, direttori d’orchestra, cantanti, librettisti, editori –, Puccini si erge così a demiurgo schivo della propria esistenza e della propria arte, assumendo la statura di uno dei maggiori compositori di tutti i tempi. -
Rossini
Rossini aveva 37 anni e 39 opere alle spalle quando si ritirò dalle scene teatrali dopo avervi esercitato un'egemonia incontrastata. Eclettico, altalenante tra comico e tragico, e prolifico sperimentatore di generi, raggiunse e impose uno stile sovraregionale, nella fedeltà a un ideale di bellezza ineffabile che la sua musica sempre inseguì: una musica che diede voce ai suoi personaggi esprimendo, con una scrittura vocale e strumentale esaltante, il loro destino, la speranza che li anima, l'allegrezza che li circonda, la felicità che li attende, l'abisso in cui stanno per cadere. Questa musica, «universale più che specifica», fu però scritta e creata nel e per il proprio articolato presente, adattandosi ai contesti e agli artisti con cui Rossini si confrontò nelle sue peregrinazioni. La riconoscibilità immediata del suo linguaggio drammatico segnò così, in tempi di grande mutamento, una strada impossibile da ripercorrere, che conobbe imitatori ma non successori. La fortuna discontinua di Rossini pone ancora oggi molti interrogativi, da cui Andrea Chegai parte per riavvolgere il filo della matassa che i recensori del tempo, i biografi e gli studiosi attuali hanno tentato di sbrogliare. Indagando sui motivi della fama del Pesarese, sui suoi rapporti con impresari, cantanti, scrittori, librettisti e compositori, Chegai riposiziona le opere di Rossini in una prospettiva storica che tiene conto delle trasformazioni sociali, politiche e musicali a cavallo tra Settecento e Ottocento. ""Rossini"""" ci permette di approfondire con coinvolgimento e rinnovato sguardo critico la musica di un artista «proteiforme e impenetrabile fino alle ultime note», per ciò che significò al suo tempo e per quello che può ancora significare per noi oggi."" -
Donizetti. L'opera italiana
È difficile immaginare che sia stata proprio la sua prolificità a relegare per lungo tempo Gaetano Donizetti, negli ultimi trent’anni riscoperto come uno dei protagonisti della cultura romantica europea, in un cono d’ombra. Eppure, se da un lato le più di settanta opere teatrali e le centinaia tra composizioni da camera e brani liturgici gli garantirono notevole fortuna in vita, dall’altro apparvero agli occhi dei critici e dei colleghi contemporanei espressione di superficialità e trascuratezza. La sperimentazione di un’ampia varietà di generi, dal comico al patetico-avventuroso, da quelli italiani a quelli francesi, costò a «Dozzinetti» una reputazione che oggi definiremmo di autore «commerciale», tanto che, dopo la sua scomparsa, poche delle sue opere rimasero in circolazione. Luca Zoppelli ci presenta invece il compositore bergamasco come un artista moderno e pragmatico, che difende le proprie idee ma sa anche creare dei capolavori «a partire dalle sensibilità, dai codici dalle condizioni materiali che lo circondano». Così per esempio le origini proletarie ritornano nell’attenzione verso gli umili in Elisir d’amore o La Fille du régiment, mentre la vasta cultura letteraria e l’indole cosmopolita emergono nell’esplorazione di generi come l’opera romantica frenetica (Lucrezia Borgia), il dramma musicale politico, o il grand-opéra francese (Dom Sébastien). Donizetti ci accompagna lungo il percorso che ha portato un ragazzino povero e dalla voce sgraziata, ma vivacissimo d’ingegno, instancabile, ironico e malinconico, attraverso ambienti musicali e culturali diversissimi, fino a divenire il compositore più rappresentato nei teatri dell’Europa intera: l’autore di un arcipelago drammatico e musicale che è per noi una fonte inesauribile di scoperte e di meraviglia. -
Io che non amo solo te. I nuovi confini dell'infedeltà
"Io che non amo solo te"""" è un'esplorazione dell'infedeltà nella società contemporanea. Una mappa per orientarsi nelle zone grigie dei rapporti sentimentali e comprendere appieno le conseguenze - anche legali - delle nostre azioni. La nostra è una società basata sul principio millenario della monogamia, e tuttavia da quando la monogamia esiste, esiste anche il tradimento. Ma cosa significa «tradire» in una realtà iperconnessa, digitale, esposta continuamente al sesso e al desiderio? Vuol dire inviare un messaggio sexy in una chat su Instagram? Essere iscritti a una dating app? Se per scoprire un flirt entriamo di nascosto nella mail del partner, chi dei due sta compiendo il crimine più grave? Selina Zipponi ci mostra le mille sfaccettature delle nostre gelosie e infedeltà, tra siti d'incontri e scambismo, sexting e atti osceni in luogo pubblico, addentrandosi anche nei territori oscuri della violazione di privacy, dello stalking e del revenge porn e spiegando nel dettaglio, caso per caso, quali sono i rischi dal punto di vista della legge. """"Io che non amo solo te"""" è uno strumento per muoverci all'interno di tutto questo con maggiore consapevolezza dei nostri limiti e opportunità: capire come vivere le nostre fantasie con leggerezza, o più in generale quando è bene fermarsi prima di sconvolgere la nostra vita e quella di chi ci sta intorno." -
Nessi e connessi
Annalisa Corrado e Rossella Muroni ci rivelano come l’unico modo per risolvere i problemi sia adottare una visione circolare della vita e dell’ecosistema. Stati, aziende e cittadini devono infatti contribuire al cambiamento, rendendosi innanzitutto coscienti dei legami tra i vari ambiti. Come avviene per esempio con l’economia circolare, che implica innovazione, riprogettazione dei cicli di produzione e consumo, ripensamento degli stili di vita, condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo dei materiali in contrasto con l’idea predatoria del produrre, utilizzare e gettare, propria dell’economia lineare. rnrnNessi e connessi invita ad abbandonare la convinzione di essere individui separati. Tutta l’esistenza, dal globale al locale, è in fondo una relazione costante tra individui ed esperienze: solo partendo dall’analisi dei nessi causali che governano il nostro sistema saremo in grado di interpretare il contemporaneo. E solo a partire da questa consapevolezza lo sviluppo della società potrà essere innovativo, davvero sostenibile, democratico, rispettoso dell’ambiente e dei diritti delle persone. -
100 cose che abbiamo perso per colpa di internet
C'era una volta una cosa chiamata noia: una sensazione universale che avvolgeva gli esseri umani ogni volta che si trovavano bloccati in una situazione – in una fila, nel traffico, nella sala d'attesa del medico – senza avere nulla da fare, e dalla quale potevano nascere idee sbalorditive. Era un tempo in cui ci si poteva smarrire con facilità sconcertante in ogni città, perfino nella propria, e in cui non sapere se domani ci sarebbe stato sole o pioggia era del tutto normale: un tempo fatto di numeri di telefono imparati a memoria e appuntamenti al buio, messaggi lasciati in segreteria e rullini di foto sfocate. Poi, un giorno di pochi anni fa, qualcuno ha inventato internet, e da allora tutto ciò che credevamo eterno ha smesso rapidamente di esistere. Pamela Paul ci riporta nel «Preinternettiano», l'epoca in cui nessuno aveva idea di che cosa fosse un sito, uno smartphone o un'app digitale, per farci scoprire che cosa abbiamo perso o stiamo perdendo con l'avvento dell'online. Il suo è un affascinante inventario degli oggetti, delle emozioni e delle consuetudini che, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, sono sparite dalle nostre vite, attraverso il quale ritrovare una parte di noi che abbiamo dimenticato: dal telefono in cucina al timore che nessuno si ricordasse il nostro compleanno, dalle lettere scritte a mano alla libertà di non avere i genitori sempre addosso, dalle enciclopedie in volumi allo spostarsi in un luogo ignoto armati solo di una mappa sbrindellata, dall'incubo di perdere un biglietto aereo al fare conversazione con uno sconosciuto su un treno, dopo essersi guardati intensamente negli occhi. 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet ci mostra con ironia e profondità di analisi come appariva il mondo prima che chiudessimo il nostro sguardo e le nostre emozioni dentro al rettangolo di uno schermo. Un'opera illuminante, che ci invita a ripensare le nostre giornate iperconnesse perché possano tornare a riempirsi di creatività e smarrimento, lentezza ed empatia; di errori imprevedibili capaci di farci riflettere e meravigliosi gesti inutili, fatti con estrema attenzione. -
Poliziotto-Sessantotto. Violenza e democrazia
La costruzione dell’Italia contemporanea passa dal Sessantotto. Una lotta contro le vecchie generazioni che si trasforma presto in un conflitto fratricida, non più verticale ma orizzontale, prolungandosi nella violenza politica, fino allo scontro più acuto tra forze dell’estrema sinistra, forze dell’estrema destra e forze di polizia. rnrnIn questa prospettiva, è la figura del poliziotto – per Pasolini, il sottoproletario strumento e vittima del potere, che entra in polizia come unica alternativa alla miseria – a diventare simbolo paradossale di una radicale contraddizione: quella tra potere e debolezza, torto e giustizia. Emerge così il punto critico della democrazia, l’incapacità di ribaltare realmente i rapporti di forza economici, sociali e politici e di riformare profondamente il sistema, fondandolo sulle ragioni della minorità. rnrnNella perenne dialettica tra contestazione e repressione, Luigi Manconi e Gaetano Lettieri ci ricordano che la via da seguire, perché il conflitto produca mutamento sociale e non si dissipi in violenza, è sempre quella che si può cogliere nella condizione di chi sta in basso, dei non garantiti, degli spossessati, di chi è vittima e di chi è prigioniero. Perché «la comunità felice che il Sessantotto ha immaginato e si è illuso di vivere è quella sempre a venire della giustizia infinita, che sa vedere insieme il poliziotto umiliato e il giovane ferito: l’ossimoro del Poliziotto-Sessantotto». -
Composita solvantur
Se la poesia nasce dallo scontro tra struttura sintattica e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua, poche testimonianze poetiche del secondo Novecento hanno prodotto un attrito paragonabile a ""Composita solvantur"""". Ultima raccolta di Franco Fortini - che mai come in queste pagine indaga e mette alla prova la frizione fra privato e pubblico, antichità e modernità, uomo e natura, vita e morte -, quest'opera pone al suo centro il tema della dissoluzione, della decomposizione, della riduzione alle particelle elementari: un processo trasformativo che rintraccia negli elementi minuti di ogni esistenza - umana, animale, vegetale - un carattere universale. Scritte tra il 1984 e il 1993, le poesie di """"Composita solvantur"""" stupiscono non solo per la varietà delle soluzioni adottate - dalle terzine dantesche agli «scherzi» in rima baciata -, ma anche per la densità dello stile. Una «poesia dell'intelligenza», per citare Pier Vincenzo Mengaldo, «rarissima in questi tempi viscerali»."" -
Colore puro
«Dopo aver creato i cieli e la Terra, Dio ha fatto un passo indietro per contemplare la creazione, come un pittore che si allontana dalla tela. Il momento in cui ci troviamo ora è proprio questo: quello in cui Dio fa un passo indietro. Chi può dire da quando va avanti? Dall’inizio dei tempi, non c’è dubbio. E quanto tempo sarebbe? E per quanto ancora durerà?» In questa prima bozza del mondo, una ragazza di nome Mira lascia la sua casa di sempre per iscriversi all’accademia e diventare una critica d'arte. Qui incontra Annie e sente il suo petto aprirsi come un portale, ma dove questo conduca ancora non lo sa. «La prima bozza di qualcosa ha sempre un che di eccitante: è anarchica, sconclusionata, piena di vita, difettosa. Le prime bozze hanno qualcosa che manca alle seconde.»rnrnQuando il padre malato di Mira muore, il suo spirito si intrufola in lei ed è come se i suoi vuoti interiori venissero colmati. Tutti tranne uno: il sentimento dell’assenza. In un pomeriggio assolato, suo padre le aveva promesso che un giorno le avrebbe comprato il colore puro, e ora che non c'è più non potrà mai stringere tra le mani quella materia indefinita. Il mondo senza di lui ha perso di senso e per fuggire da questa assurdità Mira si trasforma in una foglia. Ma l’essere vivi e presenti è un problema che non può essere risolto dall’alto del ramo di un albero. -
La volontà di cambiare. Mascolinità e amore
Tutti hanno bisogno di amare e di essere amati, anche gli uomini. È questa la verità essenziale che anima ""La volontà di cambiare"""", il libro a cui bell hooks ha affidato le sue riflessioni sulla mascolinità tossica, sull'inclinazione maschile alla violenza e all'assenza di emozioni, ma soprattutto sulla rivoluzione affettiva necessaria per immaginare una società nuova, in cui nessuno debba più avere paura del proprio universo sentimentale. Cresciuti in una società patriarcale, in cui resta fondamentale gestire e preservare il mito della forza, gli uomini hanno imparato a fabbricare meccanismi di difesa per resistere alla pressione emotiva che viene esercitata sulle loro coscienze. Sono spinti a indossare maschere sempre più convincenti per evitare di esprimere ciò che sentono davvero e rivelare così la loro incapacità di gestire relazioni profonde e aperte. Sono maschere di rabbia e violenza, con cui compiono i delitti che colpiscono migliaia di vittime ogni giorno. Ma con una disposizione positiva al cambiamento, una rivoluzione delle coscienze non è più un'irraggiungibile utopia, diventa anzi un'indispensabile visione per abitare un futuro diverso: l'unico in cui tutti avranno il coraggio di amare e di essere amati."" -
Il grande libro degli animali immaginari
Sin da quando gli esseri umani esistono, il loro orizzonte è sempre stato popolato di animali. Alcuni da cacciare, altri da allevare o addomesticare, altri ancora da temere ed evitare. A un certo punto però dalle zone d’ombra del mondo conosciuto ha iniziato a farsi largo un’altra serie di creature, dai contorni talvolta mostruosi, talvolta bizzarri: cavalli con le corna, pesci con le gambe, rettili volanti e sputafuoco, umanoidi con il volto di toro, serpenti capaci di uccidere con il solo sguardo. Animali immaginari, che però apparivano reali quanto cani e balene. In questo libro Boria Sax si muove tra storia e mitologia, letteratura e arte per trovare le tracce di unicorni e grifoni, draghi e leviatani, e raccontarne origini e leggende. Dalle divinità zooantropomorfe d’Egitto e India agli oni giapponesi, dai chupacabra messicani al Bigfoot del Nord America, Sax analizza la loro comparsa e la loro allegoria, rivela come alcune fisionomie siano riapparse a distanza di tempo in diverse zone del pianeta, descrive il valore che alcuni di essi hanno rivestito all’interno di una cultura, scava nei racconti per individuare il contesto in cui sono nati, ne attraversa l’iconografia.rnIl grande libro degli animali immaginari ci porta a scoprire un universo fantastico e allo stesso tempo intimamente umano: un luogo all’estremo confine del possibile dove trova rifugio quella parte di noi cui non sappiamo dare un nome. -
Diario del Novecento
Quante pagine servono per contenere un secolo? Per più di quarant'anni il critico Piergiorgio Bellocchio ha tenuto un diario in cui ha raccolto appunti di lettura e confessioni, analisi e ritagli di giornali, foto e immagini di ogni tipo: una mole disorganica di riflessioni sul contemporaneo che è arrivata a riempire nel tempo oltre duecento quaderni. Una sconfinata sequenza di pagine nella quale è tracimato tutto ciò che ha catturato la sua attenzione, dai necrologi di sconosciuti agli annunci pubblicitari, dalle recensioni di film alle citazioni dai Vangeli, in una totale commistione di alto e basso, centrale e marginale che rappresenta una summa della sua riflessione intellettuale. ""Diario del Novecento"""" è una selezione ragionata dei suoi taccuini; una miscellanea di immagini e testi da cui si può ricavare una lettura quanto mai inedita e originale del XX secolo. Tra letteratura e politica, storia e filosofia, momenti privati ed eventi pubblici, ogni pagina di quest'opera si riempie di un disordine che è tale solo in apparenza; di una vertiginosa sequenza di accostamenti inusuali -ma mai fortuiti-,all'interno della quale ci si può muovere a piacimento avanti e indietro come un flâneur, da Marcel Proust a Giorgio Morandi, da Collodi a Tangentopoli, da Marlon Brando a Mussolini, da Umberto Eco a Bernardo Bertolucci, da Pasolini a papa Giovanni Paolo II, dall'arte contemporanea al trash, dalla riflessione sulla lingua alla crisi della sinistra, dal viso etereo di Alida Valli alle rughe di una contadina. In quest'opera-testamento, Piergiorgio Bellocchio strappa, ritaglia e incolla pezzi di presente assemblandoli con sguardo critico in una forma nuova: un'immagine del Novecento composta dai volti, dalle parole, dai gesti, dalle fotografie, dai disegni, dalle sequenze di chi lo ha attraversato. Un affascinante resoconto personale di una storia collettiva."" -
Il governo del corpo. Saggi in miniatura
«Sono stato adescato cammin facendo da molte e varie tentazioni e attratto da più ariosi e meno calpestati paesaggi. Ho fornicato con la storia alimentare, con i manuali di cucina, con l'economia agraria, con le culture dei campi, della strada e della fame, ho visitato il paese di cuccagna e quello di carnevale. Ho frequentato per un certo tempo santi padri e teologi, sono andato con predicatori, esorcisti, medici, anatomisti, naturalisti, speziali, ""minerari"""" e """"pratici investigatori"""", ciarlatani, spacciatori di segreti, vagabondi e zerganti, buffoni e cantimbanchi e simil genìa.» Con queste parole Piero Camporesi presenta gli essais raccolti nel """"Governo del corpo"""": brevi saggi in cui, lasciandosi guidare dai sensi e dalla corporalità, Camporesi esplora e analizza alla luce di testi del passato le idiosincrasie del presente su salute, alimentazione, bellezza, igiene, sesso. In un procedere rabdomantico e curioso attraverso ricettari, pamphlet, almanacchi, fogli volanti, libri morali, ci troviamo in queste pagine a confrontarci con l'inquinamento dell'aria e l'ossessione per la pulizia, la liberalizzazione sessuale e il fanatismo dietetico, la scomparsa del concetto di inferno e la crisi degli ospedali, la demonizzazione del tabacco e le sofisticazioni alimentari, in un ritratto spietato del rapido mutamento di tendenze, gusti e pregiudizi nel contemporaneo. Il Saggiatore prosegue la ripubblicazione del corpus delle opere di Piero Camporesi con """"Il governo del corpo"""", un'antologia dei «saggi in miniatura» usciti sul Corriere della Sera fra il 1985 e il 1990. In queste pagine Camporesi riesce a raggiungere una sintesi perfetta, utilizzando la cultura come una lente per osservare la società: un filtro programmaticamente inattuale, all'interno del quale unire in un'immagine nitida quello che altrove appare sconnesso."" -
La maschera di Bertoldo
«Un eroe inferico e carnevalesco, burattino e veggente, oracolo e matto villano, re della tautologia assurda e del nonsense sapiente, animale parlante e indovino insolente e malizioso, inferiore che umilia i superiori, maschera satirica di villoso demone campestre e trigozzuto stregone conoscitore dei segreti dell'universo alla rovescia.» Così appariva a Piero Camporesi il contadino Bertoldo, uno dei più celebri eroi popolari della tradizione italiana, protagonista dei racconti messi per iscritto dal cantastorie Giulio Cesare Croce all'inizio del Seicento. In ""La maschera di Bertoldo"""" Camporesi si immerge nel mondo che ha generato questo personaggio-icona, inseguendo la costellazione di riti, tradizioni orali e testi di cui la sua figura si è cibata, dal Medioevo europeo fino al remoto Oriente, passando per la corte emiliana di Croce, in cui violò gerarchie e dogmi assurgendo, lui zotico, a regio consigliere. Uno scavo culturale nella natura carnevalesca di Bertoldo, allegoria del ribaltamento di leggi e classi, regole e ruoli sognato dai ceti più poveri. Il Saggiatore continua la ripubblicazione del corpus delle opere di Piero Camporesi con """"La maschera di Bertoldo"""", importante tassello nella riflessione dell'autore sulla cultura folclorica italiana. Il racconto antropologico e letterario della lunga vita di un re degli stolti, che nel suo dimostrarsi più intelligente di sapienti e potenti riuscì a redimere - anche se solo nelle pagine di un libro - gli ultimi del mondo."" -
La voce della Sibilla
Parigi, 1910. Un ragazzo cammina solitario nel Quartiere Latino: ha un marcato accento americano, nella giacca gli appunti delle lezioni alla Sorbona e dentro il cuore una grande timidezza; davanti a lui si spalanca una città luminosa, sconfinata come lo sono i desideri a vent'anni e indecifrabile come il futuro che lo aspetta. Quel ragazzo si chiama Tom e in quel momento non sa che di lì a poco scoppierà una guerra senza precedenti, che i suoi passi lo porteranno a Londra a scrivere poesie e che in Inghilterra lo aspetta un altro ragazzo, poco più grande di lui, che diventerà il suo migliore amico e il «miglior fabbro» dei suoi versi; non sa, soprattutto, che da tutto questo nascerà The Waste Land, il più visionario poema del XX secolo. Filippo Tuena si immerge nell'esistenza fragile e insicura di T.S. Eliot e nel suo incontro con Ezra Pound per raccontare i misteriosi e intricati percorsi che conducono alla creazione di un capolavoro. La voce della Sibilla è la storia di un'amicizia e di due giovinezze: una narrazione su quell'età della vita in cui ogni ambizione sembra possibile e in cui le relazioni sono intessute di ferocia e assoluto, di scelte cruciali e delusioni che non crediamo di poter superare. Tuena riesce a restituire il volto più umano della società letteraria di un'epoca inimitabile, i drammi e i mutamenti che la «generazione perduta» ha attraversato nel passaggio dalla Prima guerra mondiale agli anni venti per poi piombare nell'incubo del fascismo e del Secondo conflitto: attorno alla fiamma e al genio di Eliot e Pound si rincorrono così Virginia Woolf e James Joyce, Henri Bergson e Gertrude Stein, gli amici caduti al fronte e la morte del padre Henry Ware Eliot, in una danza magica di corpi e parole. La voce della Sibilla è un'opera che piega i confini di biografia e finzione per restituirci il ritratto di uno scrittore in costante lotta con se stesso, introverso e sprezzante, colmo di angoscia e di poesia. La storia di un ragazzo come tanti e dell'incontro che ha cambiato la sua vita e, assieme, la letteratura del Novecento. -
Aut aut. Vol. 394: L' altro Wittgenstein
I contributi di questo numero sono di autori che non si auto-definiscono “analitici”, anzi pensano che l’appropriazione dell’opera di Wittgenstein da parte del neopositivismo prima, e della filosofia analitica dopo, sia frutto di un malinteso. Condividono tutti l’idea che l’opera di Wittgenstein rappresenti una coupure nella filosofia occidentale, non meno importante della fenomenologia e della decostruzione. Cercano di mettere in luce ciò che di Wittgenstein appare essenziale, ovvero interrogarsi su che cosa significhi significare. Rifiutando ogni costruzione a priori di metalinguaggi, Wittgenstein ha riportato la logica, la matematica e il linguaggio alle loro matrici antropologiche, alle indicibili forme di vita umane. E soprattutto ha introdotto una differenza di cui ancora non tutta la filosofia ha preso la misura, quella tra dire e mostrare. Una rilettura di Wittgenstein che lo sottrae a certi schematismi di una filosofia analitica che oggi si afferma sempre più sul piano accademico. -
Aut aut. Vol. 395: altro che è in noi. Soggetti e istituzioni, L'.
All'interno del presente volume: Cantiere intersoggettività, un enigma - Pier Aldo Rovatti Intersoggettività, un enigma, Pierangelo Di Vittorio Il discorso è una terra straniera, Stefano Tieri Il complottista che è in noi, Davide Zoletto La relazione educativa, un margine di gioco, Massimo Recalcati Il trauma dell'altro, Marco Pacini L'Altro fuori di noi; Cantiere fare a meno dell'altro? - Mario Colucci Clinica e politica della paranoia, Ilaria Papandrea Fare a meno dell'Altro a condizione di servirsene, Francesco Stoppa La sana instabilità della famiglia, Marina Severini Senza l'Altro, non senza gli altri; Cantiere la filosofia come politica dell'istituzione famigliare - Raoul Kirchmayr Drammaturgie della famiglia, tra Sartre e Derrida, Linda M. Napolitano Valditara Da èros týrannos a èros philòsophos, Sandra Burchi Luce Irigaray rilegge Hegel, Sergia Adamo Judith Butler e le rivendicazioni di Antigone, Luca Basso Marx, Engels e la critica della famiglia borghese; Laboratori - Annalisa Decarli Descolarizzare la società, Vincenza Minniti Lo straniero di Camus, Alessandro Di Grazia Le solitudini del femminile.