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Il capro
"Il capro"""" è il romanzo definitivo sul Mostro di Firenze: un'opera che scava nell'indicibile per riportare alla luce una scheggia di verità. Lo schema era fisso. Prima il maschio, poi la femmina. Prima la pistola, poi il coltello. Infine la firma: i colpi di una Beretta calibro 22 con la lettera H incisa sui bossoli. Una volta, e un'altra, e un'altra ancora. Otto delitti, sedici morti, diciassette anni di buio e angoscia. Per descrivere quell'orrore incomprensibile ed efferato, circoscritto in un'area della Toscana larga poche decine di chilometri quadrati, tra colline e oliveti, la cronaca conia un epiteto, poi ripreso nei servizi di tutto il mondo, nelle indagini e processi: il Mostro. Un'espressione che sarebbe diventata nel tempo uno dei nomi dell'oscuro. Partendo dalla gioventù di Pietro Pacciani e dei «compagni di merende», Silvia Cassioli insegue lungo gli anni settanta e ottanta il coro dissonante di voci che attraversano e circondano i delitti del Mostro, ripercorre i passi dei protagonisti e dei comprimari, delinea psicologie e fisionomie di vittime e sospettati, inquirenti e semplici osservatori. Il risultato è il ritratto di una provincia feroce e arcaica, lontana da qualsiasi idillio, specchio ribaltato della mistura di sessuofobia e bigottismo, gossip e psicosi collettiva che avvolgeva la nazione. Una narrazione intensa, che ci costringe a confrontarci con le contraddizioni e i fantasmi che abitano le nostre paure, perché, come forse ci siamo resi conto solo troppo tardi, «basta un nulla e di Mostri ne saltano fuori a decine»." -
I dipendenti. Un romanzo sulla forza lavoro nel XXII secolo
A bordo della seimillesima nave partita dalla Terra, dipendenti umani e le loro controparti umanoidi lavorano insieme secondo protocolli aziendali ben consolidati. La loro missione è quella di curare e accudire i misteriosi oggetti, seducenti e forse senzienti, prelevati dalla valle del pianeta Nuova Scoperta, attorno al quale orbitano. Strutturato come una serie di testimonianze compilate da una commissione chiamata a indagare, ""I dipendenti"""" è il racconto degli eventi accaduti sull'astronave in seguito alla presa in consegna degli enigmatici oggetti. Dopo il loro arrivo, l'equipaggio di bordo si scopre perplesso di sentirsi profondamente connesso a essi. Gli oggetti influenzano i loro custodi umani e umanoidi in modi diversi ma simili; suscitano risposte erotiche in alcuni, paranoia in altri, perfino un inquieto senso di responsabilità materna. Tutti si rivelano tormentati dagli stessi desideri: calore e intimità, repulsione e disgusto. La situazione - anche per quanto riguarda gli inquirenti - si fa sempre più cupa e preoccupante. A poco a poco, i dipendenti iniziano a vedere il loro lavoro sotto una nuova luce, e ognuno è portato a chiedersi se il processo che li lega può continuare a essere lo stesso. Una domanda su tutte li tormenta: cosa significa davvero essere vivi?"" -
Orgoglio tossico. Abusi sessuali e gerarchie del potere
“Orgoglio tossico” è un atto d’accusa alla cultura del potere maschile che giustifica e sostiene la violenza. In questa essenziale riflessione filosofica e pratica, Martha C. Nussbaum mostra come il vizio dell’orgoglio sia un fattore determinante nella tendenza ancora troppo diffusa a trattare le donne come oggetti, negando loro pari rispetto e piena autonomia. L’autrice concentra la sua indagine su tre «roccaforti dell’orgoglio» in cui gli uomini che si accaparrano il potere si considerano al di sopra della legge: il settore giudiziario, quello artistico e quello sportivo. Nussbaum ci mostra come l’orgoglio perpetui l’abuso sessuale sistemico, il narcisismo e la mascolinità tossica. Il coraggio di molte donne ha portato ad alcune riforme, ma la giustizia è ancora imperfetta, a volte ostacolata dal denaro, dal potere o dall’inerzia, altre volte da un desiderio collettivo di vendetta. Analizzando gli effetti della legge e delle politiche pubbliche sulle nostre definizioni di violenza sessuale in continua evoluzione, l’autrice chiarisce come le lacune normative permettano a questa violenza di proliferare indisturbata. Nussbaum offre però una speranza, immaginando un futuro in cui, mentre le sopravvissute agli abusi si mobilitano per raccontare le loro storie e le istituzioni attuano riforme eque, potremo riconoscere pienamente la pari dignità di tutte le persone. -
Storia sentimentale del telefono. Uno straordinario viaggio da Meucci all'Homo smartphonicus
"Storia sentimentale del telefono"""" è il racconto lungo 150 anni del nostro romantico e turbolento rapporto con questa invenzione rivoluzionaria. Un album di ricordi composto dalle telefonate che ci siamo scambiati da ogni parte del mondo. Tutto è iniziato quasi per caso. Da una donna malata e un marito che non voleva lasciarla sola mentre lavorava in un'altra stanza. L'esigenza che aveva spinto l'emigrato italiano Antonio Meucci a progettare il «telettrofono» è rimasta la stessa attraverso tutta l'evoluzione di questo prodigioso oggetto: comunicare, annullare le distanze. Ma come siamo cambiati noi, mentre cambiava il modo di farlo? Che esseri umani erano quelli che entravano nelle cabine telefoniche armati di un sacchetto di monetine? E quanto siamo diversi da chi allungava il filo a spirale della cornetta da una stanza all'altra in cerca di un po' di privacy? Ci hanno fatto perdere di più la pazienza la linea che cade o le insistenti chiamate dei call center? Bruno Mastroianni ci guida in un viaggio che da Meucci e Bell conduce sino al dispositivo fisso con la rotella e ai primi cellulari, per approdare infine all'era degli smartphone, in cui telefonare è diventata l'ultima necessità per cui utilizziamo il telefono: una narrazione che si snoda tra storia e costume, musica e pubblicità, per raccontare come, in uno strumento così semplice e geniale, abbiamo trovato il mezzo per esprimere la nostra anima." -
Poesie dell'Italia contemporanea 1971-2021
Poesie dell’Italia contemporanea è il risultato di un lavoro decennale di viaggi e ricerche tra biblioteche, archivi privati, colloqui con poete e poeti. Al suo interno sono raccolti i testi più rappresentativi di cinquant’anni di poesia italiana, dal 1971 al 2021, dai versi di Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini e Amelia Rosselli fino a quelli di Patrizia Cavalli, Milo De Angelis e Antonella Anedda. rnrnIl suo curatore, Tommaso Di Dio, poeta e critico letterario, ha costruito il libro perché possa essere letto e vissuto come un’esperienza sempre diversa. La prima è quella più istintiva: aprirlo casualmente e confrontarsi con la forza delle singole poesie; ciascun componimento avrà il potere di raccontare un aspetto della contemporaneità in cui siamo immersi. La seconda è l’approccio storico: si possono leggere soltanto le introduzioni alle cinque decadi in cui è suddiviso il libro come un romanzo della poesia italiana contemporanea. La terza, e ultima, è l’esperienza dei percorsi di lettura, in fondo al volume, tracciati e analizzati dal curatore stesso perché sia possibile attraversare le pagine anche tematicamente: per esempio seguendo il percorso delle poesie facili e di quelle difficili, o quello delle poesie civili e incivili. -
Breve storia dell'anima
"Breve storia dell'anima"""" è il racconto di come, nel corso dei secoli, ogni civiltà abbia utilizzato questo concetto per esplorare quelli di coscienza, spiritualità, vita oltre la morte e più in generale il rapporto dell'uomo con Dio e con i suoi simili. All'origine di tutte le parole che indicano l'anima c'è il respiro, il fiato, il vento: «anima», dal greco ánemos, «vento», che a sua volta discende dal sanscrito ániti, «egli soffia». Per denotarla Platone usava un'altra parola, psyché, a sua volta figlia del verbo psýchô, «soffiare». L'ebraico nefesh la rappresenta con il pittogramma di trachea e polmoni stilizzati. Attorno a ognuno di questi termini sono nate riflessioni inesauribili, che hanno coinvolto la religione e la filosofia, la morale e l'etica. Gianfranco Ravasi attraversa le epoche inseguendo questo alito vitale con cui gli uomini hanno cercato di definire loro stessi: da Aristotele a san Tommaso, da Hegel a Leopardi, toccando rimandi biblici e letterari, quello di Ravasi è un viaggio nelle parole e nel pensiero ricco di incontri con scrittori e mistici. Un viaggio che si muove tra terre antiche e nuove, tra la Mesopotamia, l'Egitto e la Grecia, tra il mito e le neuroscienze, inseguendo un orizzonte nitido: «Risvegliare, purificare, ravvivare l'anima genuina che è spirito, coscienza, intelligenza e amore»." -
Un uomo fortunato. Storia di un medico di campagna
"Un uomo fortunato"""" è una riflessione in parole e immagini sui rapporti tra l'individuo e la comunità che lo circonda. È un ritratto, allo stesso tempo poetico e sociologico, della dimensione più umana del lavoro del medico e di cosa significhi appartenere a una collettività e mettersi al suo servizio. Nel 1966 John Berger e il fotografo Jean Mohr seguono per tre mesi l'attività del medico di campagna John Sassall, documentandone la vita, le abitudini e gli incontri. Sassall vive nella foresta di Dean, in Inghilterra, tra i suoi pazienti, e ogni giorno si muove all'interno del territorio rurale per curare i malati, gli anziani e le persone sole. Ciò che affascina Berger e Mohr è che Sassall non si limita a prescrivere medicine, ma per la gente del luogo è anche un confidente, un depositario di ricordi. È preciso, attento e premuroso. Prima di fare un'iniezione pronuncia frasi rassicuranti. In inverno, quindici minuti prima di visitare un paziente, accende la termocoperta così da non fargli sentire freddo. È presente a tutte le nascite e a tutte le morti. In ogni situazione riconosce l'istante in cui può fare la differenza, ma conosce anche i propri limiti, come persona e come medico. Arricchita da una prefazione di Vittorio Lingiardi e da una introduzione di Iona Heath, quest'opera, finora inedita in Italia, ci rivela con grande delicatezza come ogni territorio, se guardato o osservato a distanza, sia ingannevole. Esso è infatti, innanzitutto, la rete disegnata dai gesti e dai pensieri dei suoi abitanti, dalle loro lotte, conquiste e sventure." -
In un altro mondo. Galileo Galilei, Vincent van Gogh, Primo Levi
Ci sono molti modi di osservare il cielo, e ce ne sono altrettanti di descrivere la natura o indagare l’umano. Il modo in cui l’hanno fatto Galileo Galilei, Vincent van Gogh e Primo Levi, però, non ha precedenti. Massimo Bucciantini insegue questi tre personaggi attraverso scritti e testimonianze, quadri e lettere, esaminando i passaggi cruciali che li hanno condotti a guardare la realtà con altri occhi; a trovarsi trasportati «in un altro mondo»: l’invenzione del telescopio da parte di Galileo, che gli permise di trasformarsi da anonimo accademico di Venezia in scopritore di nuovi orizzonti; l’arrivo di Vincent van Gogh dalla campagna olandese in una Parigi lussureggiante, che lo consegnò definitivamente alla pittura e al colore; l’esperienza dei campi di concentramento nazisti, dal cui orrore Primo Levi riuscì a comprendere l’abisso umano, svelando i meccanismi profondi del male.rnrnIn queste pagine Bucciantini percorre i fili invisibili che a distanza di secoli uniscono lo scienziato, l’artista e lo scrittore, illuminando con nuova luce gli angoli più nascosti delle loro biografie: tre strade parallele che nella ricerca della verità, nella lotta per il riconoscimento, nel dolore, nell’isolamento trovano un punto di incontro, invitandoci a guardare più a fondo quello che ci circonda per scorgere ciò che non abbiamo saputo vedere prima. -
Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri
Quando un artista invecchia, cosa succede alla sua creatività? Matura o marcisce? Raggiunge una nuova serenità o soccombe al tormento della morte? Quando il corpo e la mente cedono il passo alla vecchiaia, come può un atleta continuare a essere il più grande di tutti? Geoff Dyer contrappone il suo incontro con la tarda età agli ultimi traguardi nella carriera di scrittori, pittori, calciatori, musicisti e stelle del tennis che hanno segnato in diversi modi la sua esistenza. rnrnPartendo da The End, ultima traccia del primo album dei Doors, passando per l’esaurimento di Nietzsche a Torino, la riscrittura improvvisata di Bob Dylan delle sue vecchie canzoni e i dipinti di luce astratta di un ultimo Turner, Dyer mette sul tavolo le intensificazioni e i mutamenti della percezione che si verificano quando la fine si avvicina. La preoccupazione di come sfruttare al meglio il tempo che rimane, il pensionamento, il mal di schiena e i rimpianti si mischiano a un senso nuovo di vivere la bellezza e alla consapevolezza che l’arte, intesa anche come un rovescio ben piazzato, sia l’unico modo che abbiamo di sopravvivere allo scorrere del tempo. Dyer sfida la procrastinazione e la digressione in un racconto che, nonostante il buio della fine che incombe, è un luminoso canto di gioia. -
Everybody. Un libro sui corpi e sulla libertà
«L'ultimo anno del Novecento, vidi un annuncio in un'erboristeria di Brighton. Era rosa, incorniciato da una greca di cuori disegnati a mano, e annunciava sfrontatamente che qualsiasi sintomo, dal mal di testa al raffreddore alla rabbia o alla depressione, fosse attribuibile all'energia rimasta bloccata di traumi avvenuti in passato, che la psicoterapia fisica poteva sciogliere e rimettere in circolo. Sapevo che era un'affermazione a dir poco controversa, ma mi stuzzicava l'idea di concepire il corpo come un magazzino di angoscia emotiva. Fin da bambina avevo avuto la netta sensazione di trattenere qualcosa, di essermi ripiegata su un'infelicità misteriosa, di cui non riuscivo a individuare una causa precisa. Ero così rigida e tesa che scattavo come una trappola per topi appena qualcuno mi sfiorava. Qualcosa era rimasto bloccato e volevo, ansiosamente, liberarlo. Avevo ventidue anni quando cominciai a frequentare lo studio di Anna e il corpo era al centro dei miei interessi. Quando si parla di corpi, soprattutto nella cultura pop, spesso si affronta una serie di temi molto circoscritta, perlopiù legata alla loro apparenza o al loro mantenimento in salute. Il corpo inteso come un insieme di superfici dall'aspetto più o meno gradevole. Il corpo perfetto, irraggiungibile, così splendente e levigato da risultare praticamente alieno. Come nutrirlo, come lucidarlo, l'infinità di modi costernanti in cui può rivelarsi inadatto o insufficiente. Ma l'elemento del corpo che più mi interessava era l'esperienza di viverci dentro, di abitare un veicolo catastroficamente fragile, preda inaffidabile di piacere e dolore, odio e desiderio.»Tutto è corpo, il corpo è tutto. Il corpo ci rende potenti e vitali, ci umilia e ci offende. Il corpo è una vittima. Il corpo è un oppressore. Il corpo è violato, straziato, ucciso. Il corpo è arma di protesta, strumento di piacere. Il corpo nasce, soffre, gode, muore. Il corpo è vulnerabile; ma la vulnerabilità del corpo è una forza di liberazione. Olivia Laing ha capito di essere corpo innumerevoli volte nel corso della sua vita: ogni volta che è scesa in piazza a manifestare, in ogni rapporto sessuale, ogni volta che ha temuto per la sua incolumità. Soprattutto, però, lo ha capito grazie alla scrittura: Everybody è un viaggio personale, letterario e politico attraverso i corpi, nell'incontro e confronto con chi prima di lei e accanto a lei ne ha subito i limiti e sperimentato le possibilità, da Susan Sontag a Nina Simone, dall'arte femminista di Ana Mendieta alle perversioni del marchese de Sade, fino alle proteste di Black Lives Matter. Quella di Olivia Laing è una grande narrazione collettiva sul corpo come motore di unione e trasformazione: perché è solo nel corpo, e con il corpo, che esiste sulla Terra il mutamento. -
L' elefante invisibile. Come affrontare l'inatteso ed evitare di esserne travolti
Un'antica leggenda indiana racconta di un elefante giunto un giorno in un villaggio sperduto. I saggi ciechi della comunità gli andarono incontro per capire che cosa fosse e ognuno di loro, toccando una parte diversa del pachiderma, ne ottenne una diversa descrizione: chi aveva toccato la proboscide credette a un serpente, chi la zanna a una lancia, chi le zampe pensò di trovarsi davanti a un tempio. Nessuno però seppe dire correttamente di cosa si trattasse, nonostante l'animale si trovasse proprio davanti a loro, in tutta la sua imponenza. Ciò di cui forse non ci rendiamo conto è che quei ciechi siamo tutti noi ogni giorno di fronte all'inatteso della nostra vita, pronto a schiacciarci se non sappiamo identificarlo. Luciano Canova ci conduce a confrontarci con le pericolose trappole mentali che da sempre ci impediscono di riconoscere e affrontare i grandi problemi del nostro tempo. Il suo è un illuminante manuale che, alternando scienze comportamentali ed economia, psicologia e cultura pop, ci svela le fallacie mentali e i bias che ci costringono all'incertezza verso il futuro, aiutandoci a ribaltarne gli effetti: dal ragionamento binario, che inibisce il nostro immaginare sistemi complessi – come il cambiamento climatico –, all'euristica dell'ancoraggio, che in base alle informazioni parziali già in nostro possesso ci spinge a scelte errate; dall'overconfidence, la sicurezza irrazionale dovuta a calcoli probabilistici inverosimili su cui si basa gran parte del gioco d'azzardo, all'istinto alla negatività – per cui tendiamo a focalizzarci sui mutamenti improvvisi e catastrofi ci senza considerare i cambiamenti positivi sul lungo periodo – che porta a rassegnazione e fatalismo. L'elefante invisibile ci sfida a rivoluzionare la nostra visione del mondo e di noi stessi, aiutandoci a prendere consapevolezza dei nostri limiti e ad affrontare con una nuova speranza il domani. Perché la prossima volta che ci troveremo davanti a una minaccia travolgente, sia possibile prevederla, prevenirla e, al suo passaggio, spostarci tranquillamente di lato. -
House concert. Conversazioni con il pianista, l’uomo, il cittadino del mondo
Igor Levit si arrampica su uno sgabello nero. Ha tre anni, davanti a sé una striscia nera e bianca. Ogni volta che la preme, succede qualcosa. Smettere è impossibile. Quel gesto, così istintivo e così complesso, diventerà il gesto della sua vita. Comincia qui la storia di uno dei pianisti più geniali degli ultimi tempi. «Un artista fondamentale» lo definisce il New York Times, e non solo per il suo talento: Levit è infatti anche un attivista politico, che usa la propria voce contro il razzismo, l’antisemitismo e ogni forma di intolleranza e pregiudizio. Questa storia prende una piega inattesa nel 2020, quando si celebra il duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita di Beethoven, e l’agenda di Levit, fra i suoi interpreti più richiesti, è fitta di impegni, quasi senza respiro. A marzo, però, ogni cosa viene cancellata, tutto viene annullato: ogni tipo di concerto, di spettacolo, di manifestazione. Igor tuttavia vuole continuare a suonare per il suo pubblico, e decide di farlo da casa, via Twitter: «Le sale da concerto sono vuote. È triste, ma necessario. Io vorrei però condividere ancora la musica con voi. L’ascolto, l’esperienza. Così come viene. Farò dunque un esperimento: un concerto domestico. Il pubblico siete voi tutti. A partire da stasera, alle 19.00, ogni volta che posso suonerò per voi da casa mia». Il successo è immediato e planetario. Il mondo della musica, trasformato. “House Concert” è il racconto-intervista di quel passaggio dal 2019 al 2020, di quell’anno estremo. L’anno in cui Igor Levit si è espresso contro l’odio e ha ricevuto in cambio minacce di morte. L’anno in cui ha approfondito le sue riflessioni sul ruolo del musicista. L’anno in cui ha trovato la sua voce e se stesso: come artista e come persona. -
Donne ingannate. Il velo come religione, identità e libertà
Ci sono donne che non sanno cosa significa sentire il vento tra i capelli. E sono costrette a coprire il volto con un doppio velo: uno fatto di tessuto e imposto da una tradizione religiosa fondamentalista; l'altro, metaforico, che racconta l'ipocrisia - culturale e ideologica - con cui le loro battaglie vengono frenate. Il vento che ti scompiglia entrando dal finestrino, la sorpresa nello scoprirsi diverse dopo un nuovo taglio, sono per loro sensazioni sconosciute. È partendo dalla riflessione sul tema del velo, tra scelta e imposizione, che Giuliana Sgrena affronta uno dei nodi cruciali del contemporaneo: il rapporto tra libertà e religione. Lo fa attraverso la voce delle donne che ha incontrato durante i suoi reportage in Medio Oriente: ragazze e donne meno giovani, guerrigliere e prigioniere politiche, che raccontano qui la storia delle loro lotte, delle loro detenzioni e, in alcuni casi, delle violenze che hanno subito a causa dei loro desideri e della loro voglia di indipendenza. Sgrena ci conduce nell'Afghanistan dei talebani, nell'Iran di Khamenei, nel Maghreb delle rivoluzioni fallite, rivelando il volto più reazionario di una società che impedisce alle donne di esprimersi, con diktat che vanno dal vestiario al rapporto con gli altri, dal sesso fino all'amore. La sua critica si spinge però molto oltre, puntando il dito contro chi in Occidente afferma di fatto, in nome del relativismo culturale, la legittimità dell'oppressione femminile nelle scuole e per le strade; e questo, nonostante i tanti femminicidi perpetrati ai danni di donne musulmane di seconda generazione. ""Donne ingannate"""" è un pamphlet lucido e sferzante, che ci rivela quanto ancora oggi sia complesso opporsi alle richieste dei padri, dello Stato, della Chiesa o dell'imam. Quello di Giuliana Sgrena è un accalorato invito ad aprire gli occhi, a rifiutare l'inganno e a squarciare il velo."" -
Bivio game
“Bivio Game” indaga quanto l’incertezza condizioni le nostre vite e in che modo l’equilibrio tra l’esitazione e la scelta racconti le nostre personalità. Ogni vita è il risultato di una lunga serie di bivi, di strade che si biforcano, di profonde indecisioni e di decisioni necessarie. Se ricontattare o no un antico amore; se cambiare o meno lavoro; se partire per un viaggio o rimanere a casa. Sono situazioni universali, in cui tutti noi ci siamo ritrovati, vinti dall’ansia delle alternative e dai rischi delle conseguenze. Eppure, «il gioco dei bivi» secondo Sara Garofalo, studiosa di neuroscienze cognitive, non dovrebbe essere affatto così temuto. L’incertezza è in fondo l’unico strumento che possediamo per conoscere profondamente chi siamo, e che ci permette di scoprire aspetti del nostro carattere che non avremmo mai potuto immaginare. “Bivio Game” dà forma a un racconto che mette alla prova il livello di indecisione nella nostra quotidianità. Sommando i punti raccolti pagina dopo pagina, potremo comprendere in che modo ognuno di noi si predispone alla vita davanti sé, imparando ad apprezzare l’ansia della scelta. -
Il piccolo libro del fuoco
La fiamma di una candela: una luce sottile, fragile, che sembra scomparire a ogni soffio di vento, ma che invece resiste e schiarisce il buio attorno a sé, come una speranza. C'è qualcosa di magico che lega questa immagine a quelle, così diverse, di un camino su cui cuociono castagne, di un falò nel bosco attorno al quale riposano viaggiatori stanchi e di Notre-Dame che brucia di fronte al mondo intero. È un elemento che avvicina e distanzia, che forgia e distrugge; più antico dell'umanità e dell'umanità alleato e nemico. Francesco Boer ci accompagna lungo le strade della natura e del mito per riscoprire il fascino inquietante e magnetico del fuoco. Come evocazioni davanti a un braciere, Boer proietta sulla pagina parole e immagini a raccontare un'unica storia collettiva: ecco il titano Prometeo, che per aver osato donare il fuoco agli esseri umani fu punito dagli dèi a un supplizio eterno; ecco la mantide delle leggende dei san africani, che rubò le fiamme allo struzzo e cominciò così a mangiare pasti cotti; ecco gli angeli caduti del Libro di Enoch, portatori sulla terra dell'arte dei metalli, che iniziarono gli uomini alla guerra; ecco la fine di Sodoma e Gomorra, devastate da una pioggia di «zolfo e fuoco»; ecco l'incendio di Roma del 64, che imperversò nella città per sei lunghi giorni. Un procedere rabdomantico e carico di meraviglia attraverso la storia e l'alchimia, il simbolo e la scienza per narrare il ruolo fondamentale del fuoco nella nostra cultura e nel nostro immaginario. ""Il piccolo libro del fuoco"""" ci fa leggere in modo nuovo uno dei fenomeni fondanti della civiltà umana. Un'opera che in questa epoca ipertecnologica ci sfida a specchiarci nell'ambivalenza di questo affascinante elemento, forza primordiale di purificazione e assieme di distruzione. A contemplarlo e ad ascoltare la sua lezione: è in ciò che non riusciamo a controllare che abita la nostra paura."" -
Paesaggio civile. Storie di ambiente, cultura e resistenza
In un appassionato viaggio lungo la Penisola, Serenella Iovino ci mostra il paesaggio italiano: i resti di Gibellina su cui oggi sorge il Cretto di Burri, i territori porosi di Napoli e la bellezza anfibia di Venezia, le terre dolenti dell'Irpinia e dell'Aquila, e poi le Langhe, dove vigneti sterminati si intrecciano al passato partigiano. Di ognuno di questi paesaggi riesce a portare alla luce le ferite e i riscatti, le amnesie e le memorie che dicono chi siamo e chi vogliamo essere. Fin dalle prime pagine di ""Paesaggio civile"""", Serenella Iovino chiarisce subito che il paesaggio non è mai semplicemente un'esperienza estetica o una porzione di territorio catturata dal nostro sguardo. Ridurlo a questo significherebbe tradirlo. Il paesaggio, invece, è la sintesi dei corpi e delle storie che nel tempo ne hanno determinato la forma, e insieme è l'anima di comunità e luoghi che aspirano al futuro. Il paesaggio è un noi, un orizzonte politico che include tutti, e raccontarlo significa parlare delle violenze e degli abusi che lo sfigurano, ma anche dei sogni e dei progetti artistici che rispondono a queste violenze e abusi, e si impongono come necessari gesti di resistenza."" -
Shakespeare Goldoni Brecht
«Shakespeare, Goldoni, Brecht. Essi sono le voci che, con maggiore continuità, mi hanno guidato mentre attraversavo l'universo immenso del teatro.» Il rapporto di Giorgio Strehler con le opere di William Shakespeare, Carlo Goldoni e Bertolt Brecht è qualcosa di molto più intimo e molto più alto del consueto dialogo tra un regista e dei testi teatrali. Esse sono infatti il cuore della sua intera vita artistica: è nella loro messa in scena, nel ragionamento su copioni e adattamenti, nel confronto stesso con le figure di questi tre grandi maestri provenienti da secoli diversi che Strehler è riuscito a portare la sua ricerca e il suo sguardo verso territori prima inesplorati. Questo volume raccoglie le riflessioni di Strehler sul teatro e sul proprio mestiere, espresse in cinquant'anni di carriera durante la rappresentazione di dodici opere di Shakespeare, otto di Goldoni e sette di Brecht. Un filo ininterrotto di pensieri e bilanci, analisi e dubbi, disseminati tra conferenze, libretti discografici, appunti e programmi di sala: dal complesso rapporto fra traduttore e regista alla scelta del punto di vista con cui raccontare una storia sul palco, dal significato della riproposizione di un classico alle diverse funzioni drammaturgiche dei costumi in una trasposizione teatrale. Shakespeare Goldoni Brecht offre l'occasione unica di guardare all'interno della cassetta degli attrezzi di uno dei più grandi registi del xx secolo: un libro che, attraversando maschere e ombre, armigeri vestiti di tutto punto e palchi innevati, ci mostra passo dopo passo la maturazione artistica di Giorgio Strehler e i suoi molteplici tentativi di non sovrapporsi agli autori, ma anzi di completarli. Un'opera delle opere, che rivela il lavoro senza fine necessario per raggiungere la piena espressione di quello che Strehler stesso definiva il «teatro umano». -
Due amici
Charles e Stan, una coppia di attori e amanti, si stanno preparando per mettere in scena Molière utilizzando, come lui stesso faceva, solo un tavolo, un bastone e due sedie. Le prove avanzano tra sublimi dichiarazioni sul potere del teatro e attimi in cui l'eros li domina trascinandoli in una passione animale e violenta. La loro speranza nel valore della bellezza e la loro ferocia carnale sono due espressioni, simili e opposte, di una condivisione di principi e ideali; una compartecipazione umana e artistica che però è meno solida di quanto i due credano. Così quando Charles legge sul cellulare di Stan un messaggio che non avrebbe dovuto vedere, inviato da un altro uomo, tutto ciò su cui hanno costruito il loro sodalizio inizia a crollare. Ciò che seguirà sarà la messa in scena di una deflagrazione: uno scontro in cui gli orizzonti che separano aspirazioni universali e limiti individuali esploderanno, e al termine del quale Charles e Stan dovranno fronteggiare una differenza di prospettive forse insuperabile. Due amici racconta, in un fulminante atto unico, la crisi di due volti dell'amore: l'intangibile afflato per l'arte e il desiderio possessivo e carnale. Introdotta dalla prefazione di Chiara Elefante, l'opera di Rambert è una riflessione lirica attorno al rapporto tra cultura, politica e passionalità condotta con una lingua elettrica e innovativa. Una sfida aperta sul senso dell'esistenza e di tutto ciò con cui arricchiamo la nostra vita. -
Trilogia delle identità
Margareta è rimasta sposata per undici anni senza raccontare nulla al marito della propria operazione per la riassegnazione di genere, mentre Mikaela nella sua transizione da uomo a donna ha cercato legittimazione per una sensibilità considerata dagli altri poco virile. Ora che i loro nomi sono Orlando e Mikael, i due si confessano a vicenda il rimpianto per la scelta fatta e riflettono assieme su chi siano oggi, sulle speranze di essere amati e sul desiderio di trovare se stessi. La storia di ""Orlando e Mikael"""" è forse la più emblematica delle tre opere teatrali raccolte nella """"Trilogia delle identità"""" di Marcus Lindeen: un'esplorazione del complesso rapporto tra psiche e identità sul piano intimo, sociale ed esistenziale. In questi testi, onirici ed estremamente veri, è il dialogo a costruire ponti tra i protagonisti, portandoli a interrogarsi e a confrontarsi in una riflessione collettiva in cui la visione di ognuno è sempre e solo un punto di arrivo in uno spettro di possibilità. Così per esempio avviene per i «sognatori a occhi aperti» di """"Wild Minds"""", che si inventano complessi mondi fittizi disegnati nei minimi dettagli, fino al punto di non riuscire più a riconoscere il confine tra sogno e realtà, per sopperire con una fantasia particolarmente spiccata a una quotidianità che ritengono monotona. Così accade anche in """"L'avventura invisibile"""", dove il primo uomo al mondo a subire un trapianto totale di faccia, una neuroanatomista che perde la memoria dopo un ictus e un artista queer che subisce il fascino di Claude Cahun dialogano attorno al concetto di corpo e a come esso ci definisce. Introdotta da una prefazione di Jonathan Bazzi, la """"Trilogia delle identità"""" raccoglie tre drammaturgie scritte a partire da interviste reali e situazioni realmente accadute. Un'opera che attraversa il genere e il corpo, l'interiorità e le azioni individuali per tentare di illuminare il labirinto che si spalanca al termine della frase «Io sono...»."" -
Teatro
Nella regione dell'impossibile c'è un medico che si aggira tra i feriti portando sempre con sé una piccola pianta di menta salvata dal suo giardino: se le bombe dovessero distruggergli la casa, non avrebbe perso davvero tutto. Nella regione dell'impossibile c'è un ospedale da campo in un asilo abbandonato dove, tra le catene della precedente occupazione militare, si fanno nascere bambini, a ricordare che è nei luoghi più oscuri che c'è più bisogno di luce. La regione dell'impossibile è un luogo sorprendente e inatteso: è una terra rasa al suolo dai bombardamenti, in cui uomini e donne cercano ogni giorno di strappare un brandello di speranza all'abisso. ""Nella misura dell'impossibile"""", una delle tre opere teatrali di Tiago Rodrigues qui raccolte, è un testo illuminante e intenso, figlio delle interviste condotte dall'autore alle operatrici e agli operatori umanitari della Croce Rossa e di Medici Senza Frontiere. La scrittura sperimentale di Rodrigues scava nelle vicende dei singoli per restituire loro un significato condiviso, tanto più vacillante quanto essenziale. Così, nel """"Coro degli amanti"""" siamo condotti nell'intimità di una coppia che condivide pensieri e parole come in un canto unico, spezzato all'improvviso da una corsa in ospedale. Ma i modi in cui la riflessione dei personaggi si confronta con il mondo che li circonda è anche il cuore di """"Catarina e la bellezza d'ammazzar fascisti"""": la storia di un'iniziazione ambientata in un villaggio del Portogallo, in cui il membro più giovane della famiglia protagonista è tenuto, da generazioni, a uccidere ritualmente il suo primo fascista, rapito a questo scopo. """"Teatro"""" raccoglie la più recente ricerca drammaturgica di Tiago Rodrigues: tre opere profondamente diverse tra loro ma che allo stesso tempo condividono una medesima indagine stilistica sulla responsabilità delle proprie azioni. Perché, in un mondo imprevedibile e caotico come quello che ci circonda, spetta sempre più a noi decidere quali semi piantare. Prefazione di Yves Daccord.""