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Il bottone di Puskin
La storia segreta del duello in cui Puškin perse la vita. «Il montaggio della Vitale è perfetto, generoso e stringente insieme. Da lettere, diari, memorie, rapporti della polizia segreta escono personaggi memorabili, frivole figurette, loschi maneggioni, spie, provocatori, potenti cortigiani, servi sciocchi. È la società stravagante e fastosa che ritroveremo in Tolstoj, ma è anche un coro del teatro classico: informatissimo e profetico, osserva impotente gli eventi precipitare giorno per giorno, ora per ora, dalla commedia, talvolta farsa, di costume, al compimento della tragedia entro un breve spiazzo sgombrato dalla neve, il 27 gennaio 1837» - FRANCO LUCENTINI -
La vita è un pallone rotondo
Il calcio pone questioni assai ardue. Per esempio qual è il limite che accomuna Pelé e Platini? Perché Beckenbauer è simile ad un epigono di Paul Valéry? Qual è la colpa esasperante di Helenio Herrera? E infine, è in grado il calcio, il ""re dei giochi"""" a sopravvivere all'epoca della sua riproducibilità televisiva? Dimitrijevic affronta questi temi senza battere ciglio; Dimitrijevic che, grazie al calcio, è riuscito a fuggire dalla Jugoslavia degli anni Cinquanta e a ottenere un permesso di soggiorno in Svizzera. Un permesso grazie al quale, abbandonato il calcio, ha potuto fondare la casa editrice L'Age d'Homme."" -
Maigret e la vecchia signora
La luna doveva essere già sorta dietro la nebbia, che ora aveva una leggera luminescenza. Quando Arlette si voltò, Maigret vide la macchia chiara del suo viso e il tratto deciso, sanguigno, della bocca... Sempre immobile davanti a lui, la giovane donna aggiunse allora con una voce diversa, che faceva male sentire: «E... non vuole approfittarne, come gli altri?». Maigret provò l’impulso di fare con Arlette quello che lei aveva fatto con la madre: schiaffeggiarla come una bambina perversa. Si limitò a stringerle un braccio con forza e a spingerla verso la discesa. «Guardi che lo dicevo solo per lei». «Stia zitta!». «Ammetta che si sente tentato». Le strinse ancora di più il braccio, con cattiveria. «È sicuro che non avrà rimpianti?». La sua voce era salita di un tono, si era fatta crudele, sarcastica. «Ci pensi bene, commissario!». -
Il ratto delle sabine
L'episodio del ratto delle Sabine ha affascinato molti pittori, non altrettanti scrittori e studiosi. Per lo più, lo si incontra nel vigoroso racconto di Tito Livio e finisce per diventare un remoto ricordo scolastico. Ma per un giurista quella leggenda è una vera sfida. Intrecciato in una sequenza di astuzie e sopraffazioni non è solo, infatti, quell'episodio, ma tutto il periodo delle origini romane. E Roma significa una civilità il cui apporto fondamentale fu il dispiegarsi di un'immensa potenza e insieme la fondazione di almeno due parole: legge e Stato. Tanto basta per far intendere come un noto giurista abbia voluto ripercorrere questa storia ricercando i primi passi di una civiltà del diritto. -
I mangia a poco
Da una parte un uomo di pensiero che cerca furiosamente, e invano, di riversare in un libro (un audacissimo trattato di fisiognomica) quanto gli passa per la testa; dall'altra quattro personaggi dalle vicende ordinarie, legati tra loro solo dall'abitudine di pranzare insieme scegliendo puntualmente il menù più economico. Fra questi due poli, come fra due diversi volti di un'unica entità che è la mania stessa, motore immobile del vivere, si intesse ""I mangia a poco"""", dove, non è facile capire se ci si trovi in una commedia o in una tragedia. Ciò che domina è un'indagine maniacale della mania, ad ogni suo livello, dall'infimo al supremo, vista come ultimo, disperato relitto di un grandioso tentativo di imporre un senso all'esistenza."" -
Storia e geografia dei geni umani
L’opera fondamentale per chi vuole cominciare a capire il rapporto fra il nostro patrimonio genetico e la storia delle civiltà. «Questo è lo studio a tutt’oggi più completo delle variazioni genetiche umane, e getta le basi di ogni futura ricerca sull’antropologia genetica. Una straordinaria commistione di sintesi e analisi» «Science». -
Riflessi e ombre
Di Saul Steinberg si può dire che incarnasse un genere d'arte di cui era l'unico rappresentante, cultore e maestro, circondato da un'invisibile ed ecumenica platea di spettatori ammirati. Nemico di ogni clamore teatrale Stenberg si decise solo negli ultimi anni a raccontare la prima parte della sua vita. Anni travagliati e fascinosi, ma questo frammento di autobiografia doveva toccare qualche corda segreta se Steinberg non si decise mai a pubblicarlo. E solo oggi, a un anno dalla morte, può apparire in Italia nella sua prima edizione. -
Religione antica
Quando il giovane Nietzsche pubblicò La nascita della tragedia, subito la corporazione dei grecisti si risentì – e Wilamowitz lo attaccò con un pamphlet feroce. Aveva buone ragioni, perché quel testo di Nietzsche minacciava tutto l’assetto degli studi classici. Ma una vera risposta a Wilamowitz sarebbe venuta solo nel corso del Novecento, dall’opera di Kerényi. Sin dagli inizi degli anni Trenta, e poi attraverso il dialogo e la collaborazione con Jung e Thomas Mann, Kerényi sviluppò una visione della grecità che permetteva di risalire alle origini di quella che egli chiamò mitopoiesi e mostrava come una rete possente di simboli innervasse ogni aspetto della vita greca. Se c’è un libro dove questa visione si presenta nelle sue più svariate sfaccettature – ciascuna delle quali corrisponde a un aspetto delle molteplici ricerche di Kerényi –, è proprio Religione antica, apparso per la prima volta nel 1940 e nella sua edizione definitiva nel 1971. Non è un trattato né un’opera sistematica, ma un felice tentativo di illuminare eventi e categorie indispensabili per accedere al mondo classico, come già si può desumere dal titolo di alcuni capitoli: «Che cos’è mitologia?», «L’essenza della festa», «Uomo e dio secondo Omero ed Esiodo», «Uomo e dio nella concezione romana», «La sacralità del pasto», «Il mito dell’areté», «Che cos’è il tempio greco?». E ogni volta Kerényi ci addita la via regale per avvicinarsi a questi temi. -
Conferenze di Brema e Friburgo
Convinto che il sistema della tecnica non dipenda da una macchinazione dell'uomo né da una sua consapevole malvagità, e che dunque non si possa sussumere o governare sotto una forma politica piuttosto che un'altra, l'ultimo Heidegger si propone di chiarire in queste conferenze tenute a Brema (1949) e a Friburgo (1957), quale singolare destino metafisico si nasconda dietro l'evento della tecnica moderna. E nello svelarne le ragioni più profonde, giacché viene ricondotta alla storia stessa dell'Essere e alla singolare dinamica del suo darsi e sottrarsi all'uomo, il filosofo individua in essa un pericolo e insieme la possibilità di un nuovo inizio. -
Lettere a Aldo Buzzi 1945-1999
Quando Saul Steinberg arrivò a Milano dalla Romania, nel 1933, aveva diciannove anni. Al Politecnico, dove si laureò in architettura, incontrò Aldo Buzzi: fra i due nacque una solida amicizia, ma nel 1941, a causa delle leggi razziali, Steinberg dovette lasciare fortunosamente l'Italia. Nel 1943 divenne cittadino americano e partecipò alla guerra come ufficiale di marina. Alla fine della guerra, nel 1945, a casa di Buzzi cominciarono ad arrivare lettere d'oltreoceano. Si riallacciò così un rapporto che non si sarebbe mai interrotto e si inaugurò un carteggio che copre l'arco di oltre mezzo secolo e che ci offre l'autoritratto di uno dei più grandi disegnatori del Novecento. -
Gli editti di Asoka
Otto anni dopo essere stato consacrato sovrano di un regno che abbracciava quasi tutta l'India, Asoka condusse una guerra di conquista nel Kalinga, sul Golfo del Bengala. Vinse. Ma, dopo aver vinto, sentì rimorso. E volle esprimere quel rimorso con parole incise sulla roccia: ""Centocinquantamila uomini sono stati deportati; centomila sono stati uccisi, in numero ancora maggiore sono periti... Il rimorso possiede l'amico degli dèi (Asoka) da quando ha conquistato il Kalinga. Infatti la conquista di un paese significa l'uccisione, la morte o la prigionia per la gente: pensiero che l'amico degli dèi sente fortemente che gli pesa."""""" -
Io e i lemuri. Una spedizione in Madagascar
Alla fine degli anni Ottanta Gerald Durrell intraprende una spedizione in Madagascar per catturare qualche esemplare di aye-aye, un lemure caratteristico della zona, e garantirne così la riproduzione all'interno del Jersey Wildlife Preservation Park. Giunto nell'isola Durrell si mette sulle tracce dei misteriosi lemuri. E nel mercato ""zoma"""" salva il primo esemplare, altrimenti destinato alle pentole di un'abile massaia indigena. Durrell sa trasformare ogni evento, ogni aspetto dell'indagine scientifica in sorprendente avventura, in resoconto brillante e vivace: anche un tentativo di suicidio, prontamente rimandato per accudire un piccolo lemure, anche lo studio del vocabolario degli aye-aye, con i loro """"pop""""."" -
Otto scrittori
«Per fare un ritratto non basta raffigurare un volto, bisogna scardinarlo». A chi conosce il tocco lieve e ironico di Tullio Pericoli, che Calvino considerava l'equivalente visivo della sua prosa, questa dichiarazione di poetica suonerà sorprendentemente brutale. Ma la matita e il pennello di Pericoli non sono teneri coi loro soggetti e ancora meno con gli otto che compongono questo album, e che rappresentano, nella carriera dell'artista, altrettante forme di ostinazione. Sì, perché su queste otto sembianze tanto più enigmatiche quanto più apparentemente familiari, Pericoli lavora da anni, imboccando e poi abbandonando le suggestioni stilistiche e le idee visive che qui ha deciso, per la prima volta, di mostrare al pubblico. -
L' albero dai fiori rossi
Clara ha quattro anni, vive in una opulenta casa circondata da prati allinglese e dalla smaltata vegetazione di Giava. Intorno a lei, una famiglia amorevole e una schiera di djongo, i devoti servitori di Bandung. La vita scorre morbida, scandita dai riti quotidiani e dalle visite alle piantagioni di tè e di caucciù. È lincantato idillio coloniale, che nulla sembra possa intaccare.Ma il suo annientamento è fulmineo come il drappello di giapponesi che allalba irrompe in casa per deportare i padroni olandesi. Il padre finirà, con gli altri stranieri dellisola, in Birmania a costruire una ferrovia; Clara, la madre, il fratellino maggiore e quello appena nato verranno rinchiusi in uno dei campi di concentramento ricavati dalla recinzione di interi quartieri, insieme a diecimila tra donne e bambini. Fame, sete, sevizie, infezioni, dissenteria, beri-beri e lo spaventevole, quotidiano tenko, lappello, durante il quale le prigioniere venivano lasciate al sole per lintera giornata, spesso fino a morirne: è questo, per quattro anni, il nuovo destino della famiglia.Solo cinquantanni dopo Clara, nel frattempo trasferitasi negli Stati Uniti, si deciderà a nominare ciò che ha vissuto: come tributo alla memoria della madre, al suo coraggio, ma forse anche come reazione alla incomprensione, sorda seppur benevolente, del nostro mondo rispetto a questi orrori. Una reazione che non dovrebbe più ripetersi oggi, se ascoltiamo la voce sicura, pacata e commossa che parla in questo libro.Lalbero dai fiori rossi, uscito negli Stati Uniti nel 2002, è il primo libro di Clara Olink Kelly. -
La donna giusta
Un pomeriggio, in una elegante pasticceria di Budapest, una donna racconta a un'altra donna come un giorno, avendo trovato nel portafogli di suo marito un pezzetto di nastro viola, abbia capito che nella vita di lui c'era stata, e forse c'era ancora, una passione segreta e bruciante, e come da quel momento abbia cercato, invano, di riconquistarlo. Una notte, in un caffè della stessa città, bevendo vino e fumando una sigaretta dopo l'altra, l'uomo che è stato suo marito racconta a un altro uomo come abbia aspettato per anni una donna che era diventata per lui una ragione di vita e insieme ""un veleno mortale"""", e come, dopo aver lasciato per lei la prima moglie, l'abbia sposata - e poi inesorabilmente perduta. All'alba, in un alberghetto di Roma, sfogliando un album di fotografie, questa stessa donna racconta al suo amante (un batterista ungherese) come lei, la serva venuta dalla campagna, sia riuscita a sposare un uomo ricco, e come nella passione possa esserci ferocia, risentimento, vendetta. Molti anni dopo, nel bar di New York dove lavora, sarà proprio il batterista a raccontare a un esule del suo stesso paese l'epilogo di tutta la storia. Al pari delle """"Braci"""" e di """"Divorzio a Buda"""", questo romanzo appartiene al periodo più felice e incandescente dell'opera di Márai, quegli anni Quaranta in cui lo scrittore sembra aver voluto fissare in perfetti cristalli alcuni intrecci di passioni e menzogne, di tradimenti e crudeltà, di rivolte e dedizioni che hanno la capacità di parlare a ogni lettore."" -
Il principe infelice e altre storie per bambini
Un principe studia per sette anni chiuso in un castello sulle cui pareti è iscritto tutto lo scibile umano. Ottiene un'insuperabile sapienza ma finisce poi per sprofondare nella più tetra malinconia. Questo romanzo per bambini rivela un volto poco noto di Landolfi, ma che scopriamo ben presto familiare nella descrizione del funesto Paese dei Sogni dove l'incubo che tormenta un assassino impunito ha l'aspetto di un uomo dal viso giallo coperto di sangue che avanza ululando. Così come nel finale del secondo ""libretto"""" incluso nel volume, la """"Raganella d'oro"""", in cui Teraponte, mite e devoto, si cimenta con un gigante sanguinario per salvare la principessa Urania. Per concludere che """"non sempre i buoni e i generosi hanno la ricompensa che si meritano""""."" -
Opere mnemotecniche. Testo latino a fronte. Vol. 1: De umbris idearum-Cantus Circaeus.
A lungo trattate dagli studiosi come un oggetto misterioso, le opere mnemotecniche di Bruno si sono rivelate come il centro e il motore occulto di tutta la sua opera. Il loro aspetto cifrato non finisce di stupire, sin dalla definizione della disciplina. Nata come tecnica utilizzata dagli oratori per esercitare la memoria, la mnemotecnica è diventata nel corso dei secoli un nuovo ""regime delle immagini"""", intese come fantasmi mentali, una sorta di pratica teurgica, collegata a quella primordiale sapienza egizia che fu lo stendardo dell'ermetismo rinascimentale e che Bruno innova con tecniche appropriate alle sue teorie. All'edizione critica del testo latino si affiancano la traduzione italiana e il commento storico-filosofico."" -
Lezioni su Shakespeare
Fra l'ottobre del 1946 e il maggio del 1947, con cadenza settimanale, Auden tenne alla New School for Social Research di New York un ciclo di lezioni dedicate al teatro e ai Sonetti di Shakespeare. Ma chi immagini austeri seminari per dottorandi in letteratura inglese è decisamente fuori strada: Auden si rivolgeva a un pubblico variegato ed entusiasta di non meno di cinquecento persone - tanto che era spesso costretto a ""gridare a squarciagola"""" e pregava coloro che non riuscivano a sentirlo di non alzare la mano """"perché sono anche miope"""". Armato solo dell'edizione Kittredge delle opere di Shakespeare, della vastità prodigiosa della sua cultura e del suo impareggiabile humour - ma soprattutto della convinzione che la critica è conversazione improvvisata - Auden parlava a braccio, incantando tutti. Ma anche spiazzandoli con la sua temeraria spregiudicatezza di outsider: anziché affrontare le Allegre comari di Windsor fece ascoltare il Falstaff sostenendo che la pièce non aveva altri meriti se non quello di aver fornito spunto a Verdi. E giunto alla Bisbetica domata avverti che non vi si sarebbe soffermato a lungo perché era un totale fallimento. Ma è forse nella lezione dedicata ad Antonio e Cleapatra, l'opera prediletta, che ci è dato di cogliere le ragioni dell'appassionata adesione del pubblico, giacché anche nelle vesti di critico Auden resta essenzialmente un poeta, capace di parlare a tutti, con la stessa miracolosa leggerezza che attribuiva a Shakespeare."" -
Contributi alla filosofia (Dall'evento)
Quest'opera dall'aura esoterica - stesa tra il 1936 e il 1938 sull'orlo di una drammatica crisi filosofica e personale, ma pubblicata solo nel 1989 - è il tentativo più organico e coerente compiuto da Heidegger per riorganizzare il suo pensiero dopo la cosiddetta ""svolta"""". Prende dunque forma un universo speculativo nuovo e sorprendente rispetto a quello di """"Essere e tempo"""": entrano in scena l'interpretazione della metafisica come oblio dell'Essere, la diagnosi storico-epocale del nichilismo e della tecnica, il confronto con Nietzsche e con Hölderlin, la dottrina dell'""""ultimo Dio"""" e di un """"altro inizio"""" della storia. In realtà già alla fine del capolavoro del 1927 si profilava l'esigenza di rovesciare la teoria quasi trascendentale dell'Esserci per considerare non solo il suo puro autoprogettarsi, ma anche l'immemoriale e insondabile provenienza della sua finitudine dalla storia dell'Essere. Con il pensiero della """"svolta"""", cui quest'opera dà corpo, Heidegger teorizza la coappartenenza di Essere ed Esserci in quell'""""evento-appropriazione"""", """"l'Ereignis"""", con cui l'Essere si affida all'Esserci in un'alternanza di donazioni e sottrazioni, concessioni e rifiuti, manifestazioni e occultamenti, che ritmano le """"epoche"""" della storia."" -
A gonfie vele. Lettere 1928-1946
Oxford, anni Trenta. Il futuro autore del Riccio e la volpe, del Legno storto dellumanità, della Libertà e i suoi traditori è un giovane studioso agli inizi della carriera, ma già rivela quelle singolari doti che faranno di lui uno dei grandi epistolografi del Novecento: la passione per il gossip e la conversazione brillante («la vita non merita di essere vissuta se non si può essere indiscreti con gli amici intimi» scriverà), il talento di imitatore di voci, la curiosa mobilità di uno sguardo capace di trascorrere con leggerezza da un oggetto allaltro, leleganza musicale della prosa, lironia degna di Evelyn Waugh o Robert Byron. Che parli degli intrighi accademici oxfordiani o dei concerti di Toscanini a Salisburgo, del cenacolo di Stefan George e dei prodromi del nazismo o di letteratura inglese, di Gerusalemme o del «viaggio della memoria» nella patria russa, delle atmosfere di Venezia o dei suoi incontri con Virginia Woolf, sempre la varietà armoniosa, la versatilità danzante del suo stile ci incantano. Ma non basta: negli anni trascorsi fra New York e Washington (1941-1946) come funzionario del Foreign Office con il delicato compito di operare affinché il governo di Roosevelt decidesse lentrata in guerra al fianco di Churchill, nonché di guadagnare lAmerica alla causa sionista , Berlin si rivela anche un geniale cronista del grande ebraismo americano (i Warburg e i Frankfurter, i Brandeis, i Rothschild), sicché questo epistolario giovanile ci regalerà anche unincursione nel cuore segreto della storia novecentesca.