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Le ragazze in camice bianco. Come le prime donne medico hanno rivoluzionato la medicina
Ai primi dell’Ottocento, moltissime donne morivano di malattie curabili perché si rifiutavano di sottoporsi alle visite mediche dato che queste erano eseguite esclusivamente da dottori di sesso maschile ed erano spesso umilianti o persino dolorose. A quel tempo, inoltre, le donne erano terrorizzate dal pensiero di essere giudicate malate e di vedersi così precludere la possibilità di trovare marito, lavoro, o di entrare in società. Spinte dalle loro storie personali di perdita e frustrazione causate da cure mediche inadeguate, Elizabeth Blackwell, Elizabeth Garrett Anderson e Sophia Jex-Blake hanno cominciato a battersi perché le donne potessero accedere a un trattamento dignitoso ed equo e trovare il loro spazio all’interno del mondo della medicina che allora era esclusivamente in mano agli uomini. Per la prima volta in assoluto, ""Le ragazze in camice bianco"""" racconta la storia integrale di queste temerarie pioniere che nonostante infiniti ostacoli sono riuscite a conquistare una laurea in medicina e hanno aperto la strada a tutte le altre donne che desiderassero seguire i loro passi. Anche se erano molto diverse tra di loro, per personalità e circostanze, insieme sono state capaci di avviare ospedali e centri di insegnamento gestiti da donne, creando così per la prima volta nella storia delle strutture in cui le donne potessero essere curate da altre donne. Con una narrazione avvincente, supportata da una ricerca massiccia che ha portato l’autrice ad accedere a materiali d’archivio finora poco studiati, """"Le ragazze in camice bianco"""" fa conoscere al grande pubblico la storia di tre donne coraggiose che diventando dottoresse hanno scardinato le barriere di genere in ambito medico, favorendo le possibilità di cura per tutte le donne del mondo."" -
Per virtù d'erbe e d'incanti. La medicina delle streghe. Nuova ediz.
Nella riflessione sull’immaginario del femminile dal Medioevo all’epoca moderna, il tema della stregoneria è un nodo centrale. La conoscenza della natura è il filo che lega le figure del mito alle biografie storiche di donne accusate di praticare una medicina intrisa di paganesimo e magia, e per questo perseguitate. Le streghe sono più antiche di quanto pensiamo. La loro origine, infatti, precede di molto il Medioevo, che pure ha contribuito a crearne l'immagine leggendaria, e si perde nella notte del mito. Da sempre la strega ha praticato la medicina, spesso venata di magia, contribuendo a mantenere vivo l'antico approccio rituale e simbolico alla malattia. Partendo dall'enorme bacino di conoscenze erboristiche della tradizione popolare tramandato dalle streghe, Erika Maderna prosegue idealmente il lavoro iniziato con il fortunato Medichesse e racconta il legame delle streghe con la medicina: dall'immaginario del mito e dalle figure letterarie, fino alla biografia di alcune curatrici storiche processate per magia. In questo saggio illustrato si ripercorrono le vicende di quelle che la storia ha chiamato malefiche, incantatrici, fattucchiere, streghe, circoscrivendo, della loro vicenda collettiva, l'aspetto legato ai saperi medicinali, dapprima attraverso la genesi del loro archetipo, in seguito calando il dipanarsi della vicenda persecutoria nelle tracce biografiche e umane di sette donne accusate, in epoche diverse, di praticare la magia terapeutica. Conosceremo quindi Elena la ""Draga"""", considerata indemoniata; la indovina Gostanza, che venne arrestata perché conosceva le pratiche del """"fare medicine"""" e del """"misurare i panni""""; Benvegnuda Pincinella, che viene denunciata come strega, nonostante abbia prestato le sue cure alla figlia del podestà di Brescia. Il libro rende omaggio a queste figure, e insieme tenta di ricucire voci e brandelli di vite che hanno goduto del privilegio, forse casuale, della sopravvivenza."" -
L'ultima foresta
“Da qualche parte oltre le montagne c’è un campo. Prendete le vostre cose, gli indica, è tutto ciò che resta della loro vita fin qui: Maglioni e coperte”. Per anni abbiamo atteso la post-apocalisse finché un giorno, semplicemente, i ghiacciai hanno cominciato a fondere, i mari si sono alzati in Indonesia, tifoni sulle coste della Florida, mentre in Italia la siccità colpisce cinematograficamente Roma, fiumi di fango sull’Appennino, quale il futuro di Venezia, domani. Lungo le frontiere del mondo, uomini e donne tentano di passare i confini: sono i migranti del clima, dopo i nomadi raccontati da Steinbeck, costretti ad abbandonare la propria terra a causa delle catastrofi ambientali a cui, ci dicono gli scienziati, dovremmo abituarci nei prossimi anni. Vagano per i boschi, allo strenuo delle forze, senza meta. Un padre, una madre e i loro bambini attraversano i campi, sulla rotta balcanica, l’antica foresta di Białowieža, vedranno la furia degli uomini e la forza ultima della Natura selvaggia. -
Vita immaginaria di un alloro
Chi scrive romanzi può considerarsi responsabile – materialmente responsabile – delle reazioni che essi possono provocare nel lettore? Da questa domanda innocente come un trabocchetto, prende le mosse il racconto corale imbastito da Mario Fortunato. All’inizio siamo in Calabria, dove un fatto di cronaca, un caso di presunta pedofilia, rimette in moto l’antica amicizia (che a ben vedere non è mai stata soltanto un’amicizia) tra il narratore e un’ex compagna di liceo: Federica, leggendariamente bella e viziata, da sempre in coppia con Lino e madre di due ragazzi. La scena si sposta poi in Tunisia, a Londra, a Roma, in un incessante inseguirsi di chi racconta e di chi è raccontato. Ma in conclusione sarà proprio la vicenda del professor Marco Ferro e del suo giovane allievo Yussef, finita nelle aule dei tribunali e sulle colonne di nera dei quotidiani, a restituire verità alle complicate geometrie sentimentali del narratore, di Federica, dei figli e degli altri personaggi che si stringono in queste pagine. Alla domanda di partenza naturalmente non ci sarà una risposta semplice e univoca, perché la letteratura sa solo domandare. Tuttavia, nel mito di Dafne trasformata in albero di alloro, evocato in un momento cruciale della storia, si svelerà una risposta tanto chiara quanto crudele per tutti. -
La vita segreta delle farfalle
Quante specie di farfalle esistono? Come si nutrono? Che trucchi devono usare per difendersi dai predatori? Come fanno a viaggiare per migliaia di chilometri senza perdersi mai? Le farfalle sono delle creature spettacolari, magiche. Quando le vediamo ci viene voglia di seguirle per conoscere i loro segreti e scoprire i loro poteri incredibili. Possono sentire gli odori a più di un chilometro di distanza e vedere molti più colori di quelli che vediamo noi grazie alla loro vista prodigiosa. Sono in grado di volare a migliaia di metri di altitudine e superare montagne altissime, andare aldilà di un oceano e attraversare i deserti più aridi e sopravvivere al gelo dell’inverno. Pensate che esistevano già ai tempi dei dinosauri! Ma tanti pericoli le minacciano: i pesticidi usati in agricoltura, il cambiamento climatico che le priva dei loro habitat naturali… Attraverso le stupende illustrazioni di Rena Ortega e le spiegazioni di Roger Vila, uno dei maggiori esperti di farfalle, entreremo in un mondo coloratissimo e davvero sorprendente. Siete pronti? Età di lettura: da 7 anni. -
Un nuovo amico in arrivo. Formulini. Ediz. a colori
I Formulini sono un gruppo di amici, nove piante che hanno scoperto il valore di mettere insieme gli aspetti diversi delle loro personalità: Mirtillo, Aloe, Echinacea, Camomilla, Agrimonia, Elicriso, Grindelia, Althea e Amamelide. Storia dopo storia, affronteranno una serie di emozionanti avventure che saranno al tempo stesso utili per sviluppare la consapevolezza del legame tra la salute dell'uomo e la natura. Con loro i bambini impareranno che gli uomini, gli animali, gli insetti e le piante fanno tutti parte della natura, e nella natura c'è tutto quello che ci serve per curarci. La grande avventura di Amamelide, dalle montagne innevate del Canada al prato dei Formulini, dove ogni fiore ha un potere speciale, anzi un superpotere! Anche Amamelide ne avrà uno tutto suo? Saranno i suoi nuovi amici ad aiutarlo a scoprire qual è. E ad accoglierlo a braccia aperte nel fantastico mondo dei Formulini. Età di lettura: da 4 anni. -
Le parole della salute circolare
Gli enormi progressi fatti dalla medicina negli ultimi duecentocinquant’anni ci hanno abituato a dare la salute per scontata. Di punto in bianco, però, la pandemia ci ha svelato che abbiamo delle vulnerabilità nascoste e che la salute individuale non è affatto slegata da quella collettiva e del sistema. La sfida che oggi ci troviamo ad affrontare ci impone dunque di ripensare il nostro rapporto con la salute affinché sia più consapevole e sostenibile. Ilaria Capua ci aiuta a costruire questo percorso intrecciando un nuovo dialogo tra passato, presente e futuro, e lo fa attraverso alcune parole chiave che possono essere utilizzate come fonte di ispirazione, parole capaci di definire un nuovo concetto di salute, quello di salute circolare. Ci ricorda come la curiosità sia stata la molla che ha abbattuto il muro dell’invisibile o come il coraggio di prendere in mano una mappa abbia fermato un’epidemia di colera. Ci fa riflettere sul modo in cui sfruttiamo le risorse del pianeta, dimenticandoci che siamo completamente immersi nei quattro elementi che governano la nostra salute e l’equilibrio generale della Terra. Traccia una via per il rinnovamento futuro e ne individua i nuovi capisaldi nel rispetto per la natura e per l’equilibrio millenario che essa ha saputo creare ben prima di noi, nell’impegno, soprattutto se passa attraverso piccoli gesti di responsabilità individuale, e nell’equità, dal momento che viviamo in un sistema integrato di cui fanno parte persone, animali, piante e per salvarci non possiamo lasciare indietro nessuno. Ilaria Capua disegna, insomma, un atlante storico ed emozionale che ci permetterà di interpretare i tempi che stiamo vivendo, una guida per immaginare come potrebbe cambiare la nostra salute se solo riuscissimo a cambiare il nostro paradigma e la nostra visione. La sua è un’opera immediata e di facile comprensione ma che non rinuncia all’approfondimento e ai ragionamenti più alti, quelli che dalla testa arrivano sempre anche fino al cuore. -
Il cedro del Libano
Toccando le corde intime e struggenti delle grandi storie d’amore e delle imprese “disperatissime”, Raffaella Romagnolo intreccia magnificamente quattro vicende ambientate in momenti storici diversi ma tutte sospese nel tempo, con il preciso e riconoscibilissimo intento di celebrare la bellezza e il potere salvifico della natura. Una ragazza inscena il proprio rapimento per sottrarsi a una famiglia arcaica e raggiunger il suo amato Meir. Per farlo dovrà salire sulla montagna, attraversare la grande foresta dei cedri e arrivare al mare. Ma la grande foresta non è un bosco di quelli che lei conosce e frequenta: è un labirinto di alberi giganteschi che Meir chiamava kédros… Giorgio Santi è professore, botanico e consigliere del granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena. Dopo alcuni anni trascorsi a Parigi, si è visto negare la possibilità di una straordinaria carriera alla corte di Versailles e si rifugia nella bellezza delle piante rare dell’Orto botanico di Pisa, tra le quali spicca un esemplare magnifico di Cedrus libani… Una contessa rimasta vedova decide di lasciare la tenuta di campagna, sulle colline di Barolo, e trasferirsi in città. Una femmina da sola non può comandare gli uomini, fare la vendemmia, vendere il vino. Prima di andarsene vorrebbe però abbattere il grandissimo cedro del Libano che lei e il marito avevano piantato il giorno delle nozze e liberarsi di ogni ricordo… Dopo la grande Catastrofe la geografia della Terra è stata completamente sconvolta. I livelli di ossigeno sono bassissimi e si cercano zone adatte per il Ripopolamento. Nel giorno del suo ultimo incarico, il capitano Nyman affronterà una situazione drammatica pur di garantire che il finanziamento del villaggio alpino non venga sospeso… -
Una favola per il futuro. E altre cronache dal mondo naturale
L’eredità letteraria di Rachel Carson si compone solo di quattro libri ma sono bastati a far guadagnare all’autrice una reputazione internazionale sia come naturalista sia come voce pubblica schierata a difesa del pianeta. Al tempo stesso, se l’umanità ha cominciato a riservare un’attenzione particolare al mondo vivente e al futuro della vita sulla Terra è proprio perché Carson ha illuminato per prima e con grande spirito visionario quelle che diversi anni dopo sarebbero state delle tematiche imprescindibili. Carson aveva progetti per almeno altri quattro lavori importanti, aveva raccolto idee per uno studio scientifico sull’evoluzione ed era affascinata dalle nuove scoperte sull’atmosfera e sul clima, un campo di ricerca allora emergente. Ma il tempo per lei finì nell’aprile del 1964. Una favola per il futuro, questa raccolta di materiali sconosciuti o poco noti – scritti giovanili, saggi apparsi su giornali e riviste specializzate, articoli e lettere – ci aiuta a colmare il divario tra i desideri di Carson e ciò che effettivamente riuscì a realizzare. I pezzi tratti dai suoi taccuini sul campo e soprattutto dai suoi discorsi pubblici le permettono di arrivare a generazioni che non l’hanno sentita parlare né l’hanno mai vista nelle poche apparizioni televisive, nell’epoca in cui i suoi libri scalavano le vette della classifica del “New York Times”. Fra gli argomenti trattati spiccano l’impegno per la tutela della fauna selvatica, l’appassionato interesse per gli uccelli, le angosce dell’èra atomica... Preoccupata per la riduzione delle spiagge americane, Carson raccomandava che alcune di esse fossero tenute al riparo dalle attività umane... La donna, la scienziata, la riformatrice e soprattutto la scrittrice che apprezziamo in questa raccolta combinava con eleganza scienza ed emozione, ragione e umanità. Una favola per il futuro riconosce a Rachel Carson una voce nuova e più completa a sostegno della natura. Una voce poliedrica e senza tempo. -
La botanica del desiderio. Osservare il mondo con gli occhi delle piante
Uno degli aspetti più strani di noi esseri umani è il nostro rapporto con la natura. Ci relazioniamo a lei come se vivessimo al suo esterno, invece anche noi siamo animali che, come ogni altra specie, si sono evoluti nel corso del tempo e, nonostante ce ne dimentichiamo, siamo parte della natura in tutto e per tutto. Ma l’immaginazione è una delle nostre più grandi risorse e ci aiuta a metterci nei panni di altre creature. Ed è ciò che impareremo a fare leggendo questo libro: osservare il mondo con gli occhi delle piante, le quali, tutt’altro che passive, sono impegnatissime a svolgere le loro attività, incluso indurre animali come noi a fare quello che da sole non possono fare… In questo libro scopriremo i segreti di quattro piante che hanno beneficiato del sodalizio con l’uomo: la mela, il tulipano, il caffè e la patata. Abbiamo imparato a usarle e a modificarle per meglio adattarle alle nostre necessità; ma se osserviamo la questione dal loro punto di vista, è altrettanto vero il contrario. Le patate, ad esempio, si offrono a noi come fonte di cibo facilmente coltivabile; noi, in cambio, le abbiamo aiutate a diffondersi da una piccolissima zona del Sudamerica a tutto il mondo. Ecco, dunque, che gli esseri umani non occupano più una posizione centrale nella storia: non siamo più noi a comandare, a prendere le decisioni ma diventiamo parte di una complessa rete di relazioni con il mondo naturale. L’ho deciso io di piantare le patate o sono state loro a farmelo fare? Sono io che uso loro o loro usano me? Le due ipotesi sono entrambe corrette: gli esseri umani e le piante coesistono in un sodalizio armonioso e questo libro non fa altro che raccontarci la meravigliosa storia dell’indissolubile interconnessione tra gli esseri umani e la natura. Età di lettura: da 12 anni. -
Se Nietzsche fosse un narvalo. Come l’intelligenza animale svela la stupidità umana
Se c’è una lezione che possiamo trarre dalla vita tormentata di Friedrich Nietzsche, è che riflettere troppo sulle cose non torna per forza a nostro vantaggio. Che sarebbe successo se Nietzsche fosse stato un animale più semplice, incapace di pensare in modo così profondo alla natura dell’esistenza? O addirittura un narvalo? Non c’è dubbio, nei nostri crani succede qualcosa che non avviene nei crani dei narvali. Noi possiamo mandare robot su Marte. I narvali, no. Noi possiamo comporre sinfonie. I narvali, no. Noi possiamo trovare un senso nella morte. I narvali, no. Qualsiasi cosa faccia il nostro cervello per produrre questi prodigi è certamente il risultato di quella cosa che chiamiamo intelligenza. Abbiamo sempre guardato al mondo e agli animali attraverso il nostro personale stile di intelligenza umana. Ma se mettessimo a tacere la voce che tanto decanta l’eccezionalismo della nostra specie e ascoltassimo le storie che ci raccontano le altre? Se riconoscessimo che a volte le nostre presunte conquiste umane sono in realtà soluzioni abbastanza scadenti da un punto di vista evolutivo? Attraverso questo saggio impareremo che tutti gli animali possiedono una coscienza, capiscono qualcosa del passaggio del tempo e fanno piani per il futuro, intuiscono qualcosa della morte, imparano come funziona il mondo accumulando informazioni associative, possono essere menzogneri (pensiamo ad esempio alla “finta dell’ala spezzata” del corriere canoro o all’“inganno tattico” della seppia luttuosa), hanno intenzioni e obiettivi. Gli animali hanno persino norme che guidano il loro comportamento sociale, dando loro idee su quello che è giusto e su come loro (e gli altri) meritano di essere trattati. Insomma, ci arrenderemo al fatto che gli animali hanno piccole menti piene di qualità che vale la pena prendere in considerazione e che la nostra mente non è il principio e la fine di ogni meraviglia! -
Avventura nel bosco. Formulini. Ediz. a colori
I Formulini sono un gruppo di amici, nove piante che hanno scoperto il valore di mettere insieme gli aspetti diversi delle loro personalità: Mirtillo, Aloe, Echinacea, Camomilla, Agrimonia, Elicriso, Grindelia, Althea e Amamelide. Ognuno ha un potere, anzi un superpotere, che lo rende unico. E quando i poteri si uniscono, sono scintille di magia... e di natura! Storia dopo storia, affronteranno una serie di emozionanti avventure che saranno utili per sviluppare la consapevolezza del legame tra l’uomo, la natura e la salute. In questo episodio Agrimonia, acciuffando al volo il pelo di un leprotto, si ritrova in un luogo sconosciuto: comincia così la nuova avventura dei Formulini, catapultati in mezzo al bosco tra alberi altissimi, scoiattoli, cervi volanti, rane e ninfee. Che giornata straordinaria! Quante nuove amicizie! Ecco che cosa significa biodiversità: essere tanti, essere tutti diversi e vivere tutti insieme sul nostro bellissimo pianeta. Età di lettura: da 4 anni. -
Mappa dopo mappa. Animali, piante, cibi, case e feste del mondo. Ediz. illustrata
Sali a bordo di questo libro: mappa dopo mappa, faremo il giro del mondo. Perché le mappe non ci fanno vedere soltanto un territorio, ma ci trasportano da un luogo all’altro, ci mostrano straordinarie meraviglie e ci raccontano mille cose curiose sul nostro pianeta. Per esempio, ci possono far vedere come cambia la vegetazione a seconda dei climi e della latitudine, quali sono gli habitat delle specie animali di tutto il mondo, dove si trovano le montagne più alte e i vulcani attivi, quali sono le rotte che gli animali seguono durante le loro migrazioni... Sarà divertente scoprire che lingua parlano i bambini e le bambine che vivono lontano da noi, quali feste celebrano con le loro famiglie, cosa mangiano, come si vestono e come sono fatte le loro case. Però attenzione: nell’ultima pagina i disegni sono stati mescolati! Spetta a te collocarli al posto giusto. Età di lettura: da 7 anni. -
Storia delle nostre paure alimentari. Come l'alimentazione ha modellato l'identità culturale
“Questa è una storia dell’alimentazione raccontata attraverso aneddoti e vicende curiose. Ma è soprattutto la storia di come le paure alimentari abbiano condizionato lo sviluppo economico e sociale delle varie regioni nel mondo, con particolare attenzione all’Europa e in generale a quello che chiamiamo Occidente. E cosa c’è di più naturale, di più culturale, di più sociale e di più politico che mangiare?” Dopo il grandissimo successo del podcast DOI - Denominazione di Origine Inventata, in cui ha ripercorso la storia della cucina italiana insegnandoci a distinguere la verità dalle narrazioni pubblicitarie, Alberto Grandi affronta un nuovo, interessantissimo e finora poco esplorato tema legato all’alimentazione, quello della paura del cibo. Quando i frigoriferi, la pastorizzazione e tutte le altre tecniche di conservazione ancora non esistevano, come faceva l’uomo a essere sicuro di quello che mangiava? Poteva ammalarsi, o addirittura morire, dato che per stabilire se un cibo è pericoloso serve sostanzialmente una cosa: l’esperienza. È il ricordo di ciò che è successo dopo aver ingerito un alimento a determinare la fiducia o la sfiducia nei suoi confronti. La possibilità di assumere sostanze tossiche è sempre molto concreta ed è quindi naturale che ogni essere vivente abbia sviluppato sistemi e processi automatici per valutare i potenziali rischi insiti nell’atto di nutrirsi. Sembra addirittura che alcuni mammiferi che vivono in gruppo, in particolare i ratti, abbiano selezionato tra i loro membri dei veri e propri assaggiatori per verificare se un cibo può essere consumato dal branco oppure no. Insomma, molte paure alimentari di oggi sono solo l’ultima versione delle paure che l’uomo ha sempre avuto. Quando poi si è trasferito nelle città, l’uomo non ha più potuto controllare la filiera alimentare e ha dovuto dotarsi di istituzioni sempre più complesse per evitare di morire di fame o ricevere cibo pericoloso. Alberto Grandi ripercorre, dunque, le tappe di questa storia millenaria attraverso aneddoti e vicende curiose, dalla paura della lebbra suina (una malattia inesistente), a quella del pomodoro velenoso, fino alla stigmatizzazione degli OGM, degli insetti e della carne coltivata, tenendo insieme scienza, superstizione, politica, economia ed ecologia, perché oggi produrre cibo per otto miliardi di persone non è solo una questione sanitaria, è soprattutto un tema che mette in gioco la salvezza dell’intero pianeta. -
Il sesto continente. Le migrazioni tra natura e società, biodiversità e pluralismo culturale
Vivere è camminare, muoversi, migrare, ridefinire continuamente la propria identità, attraversare confini. Accade tra gli esseri umani, ma in forma diversa anche tra gli animali o i virus. Spostandoci portiamo con noi le nostre appartenenze e identità, le mettiamo in contatto con altre, incontrandoci le mischiamo, mischiandoci ne creiamo di nuove in un processo senza fine o che può aver fine solo se decidiamo che è il momento di fermarci in un luogo, un ruolo o un’identità. È così che evolve la società. E la natura. È possibile applicare alle culture le riflessioni, le teorie, i criteri interpretativi normalmente utilizzati dalla biologia? È lecito fare parallelismi e analogie tra la circolazione dei virus e quella degli esseri umani? Ci sono somiglianze tra le migrazioni di specie ittiche dal mar Rosso al mar Mediterraneo, con le loro conseguenze sulla popolazione indigena, e le attuali migrazioni umane all’incirca dalle stesse zone e nelle stesse direzioni? Chi vince e chi perde quando si fa un bilancio dei movimenti migratori? E si vince e si perde allo stesso modo tra le specie animali e tra i più evoluti sapiens? Sono queste le domande a cui si propongono di rispondere tre scienziati e ricercatori di livello internazionale: Stefano Allievi, sociologo dell’Università di Padova, Giacomo Bernardi, biologo e docente a Santa Cruz e Paolo Vineis, epidemiologo all’Imperial College di Londra. Attraverso le loro riflessioni scopriremo che, di fatto, coloro che emigrano costituiscono una specie di sesto continente che non si muove secondo la deriva geologica ma è composto da persone che si spostano per lo più individualmente, talvolta in gruppi. Naturalmente è un continente senza confini attestati e di cui occorre regolamentare il tipo di sovranità: i diritti, ma pure i doveri, anche se privo di Costituzione comune poiché manca di rappresentanza, e persino della volontà di averla. Un mondo per ora senza regole, ma che ha necessità di venire regolamentato. -
All'ombra del ricino
“Guarda le piante. Protese verso l’alto eppure con i piedi per terra. Prova a immaginare un albero capovolto: la testa sotto, gli arti in alto. La testa dell’albero, caro il mio David, sono le radici, mica i rami e le foglie. E gli alberi, quanto a stare al mondo la sanno lunga. Molto più di noi umani”. Il ricino è un arbusto, neanche un albero: pieno di ambizioni e contraddizioni, ma niente più che un piccolo fusto quasi raso terra e rami in ordine sparso. Quel poco che è si fa grande, nel bene e nel male, dentro la storia. Il ricino è la prova dell’esistenza di un Dio onnivedente per il profeta Giona. Il ricino è l’infausto olio strumento di tortura del fascismo. A volte, però, queste sue proprietà diventano benefiche: il micidiale purgante aiuta, quando è il caso, ad allargare il canale di parto di una donna che sta per diventare madre e lo farà quasi ridendo, per merito del medicinale estratto dalla pianta. La storia, qui, parte da Ben Gurion che andava in spiaggia e si metteva a testa in giù perché, diceva, quella posizione era provvidenziale per mettere ordine ai pensieri. Su quella stessa spiaggia di Tel Aviv, secoli e millenni prima, ci piace immaginare il piccolo profeta biblico che arriva trafelato, in fuga dall’ordine di Dio che gli ha appena detto: ""Vai in questa direzione, a fare il tuo lavoro di profeta"""". E lui niente, si mette a correre nella direzione opposta. E scappa, scappa dal destino sino a quando Dio non gli mette davanti una pianta di ricino."" -
Fermo immagine. 50 racconti di 100 parole
Una raccolta di cinquanta racconti ognuno dei quali scritto con sole 100 parole. Un esercizio di stile ma anche un lavoro di controllo, di scavo, di attenzione. Una scrittura a togliere come lo scalpello di uno scultore. L'improvvisa apparizione di uno scorcio, l'angolo di un tavolo apparecchiato, il tornello della metropolitana, l'ottavino da condividere con altri come una vecchia casa che torna a respirare, diventano il punto di partenza di una trama istantanea, rapida come rapidi sembrano questi tempi caduchi. Un fermo immagine che finisce per cogliere un'emozione, un gesto momentaneo che si fa subito memoria. -
Frontiere
Il tema del romanzo ""Frontiere"""" è centrato sull'azione di una nuova """"libera medicina"""" intesa come intervento di natura non solo umanitaria ma portatrice di giustizia ed equità sociale all'interno di un paese sconvolto dalla guerra, da crisi economiche e da governi dispotici, per un ideale di pace condivisa tra i popoli. È questo l'ideale che il dottor Albert Munro, medico umanitario, grande ammiratore del teatro di William Shakespeare, e Alto Funzionario di una Nuova Fondazione Umanitaria Internazionale vive come un """"mandato"""" da portare a compimento. L'esperienza personale del dottor Munro si scontrerà con la presenza del teatro di Shakespeare, con situazioni, personaggi e divieti che nel bene e nel male concorreranno a dare forma al suo futuro di uomo e di medico."" -
L' Orlando furioso. Incanto, follia e fortuna dell'Ariosto, poeta e commissario nella Garfagnana Estense
Da oltre un decennio, l'Unione Comuni Garfagnana, tramite la ""Banca dell'Identità e della Memoria della Garfagnana"""", è in prima linea nella conservazione e promozione della cultura e storia garfagnina. Con oltre novanta pubblicazioni, l'acquisto e preservazione di documenti storici datati XV-XIX secolo e la registrazione e catalogazione di file multimediali e audiovisivi, la Banca rappresenta una roccaforte per la difesa e la prosperità dell'identità del nostro territorio. Mediante la pubblicazione degli atti del convegno """"L'Orlando Furioso: incanto , follia e fortuna dell'Ariosto, poeta e commissario nella Garfagnana Estense"""", svoltosi a Castelnuovo di Garfagnana il 15 settembre 2016 e che ha visto intervenire professori universitari ed esperti del settore, l'Unione, in occasione dell'anniversario dell'inizio del governatorato ariostesco che verrà celebrato nel 2022, è fiera di contribuire agli studi, sempre verdi, su questo celebre personaggio, con un testo che raccoglie diverse sfaccettature - andanti dall'aspetto storico a quello prettamente letterario - gravitanti attorno a una delle opere cardine di tutta la letteratura italiana e internazionale ed il suo immortale autore. Benché il rapporto fra le parti fosse stato difficile, con l'Ariosto che rimpianse sempre l'amata Ferrara e commentava aspramente la nostra terra e i suoi abitanti, la Garfagnana - come dimostrano questa e molte altre pubblicazioni e convegni - non ha mai dimenticato l'illustre personaggio, conservandone l'indelebile passaggio sulla carta dei libri e la pietra della Rocca."" -
Il camaleonte che non cambiava colore
Questa nuova avventura editoriale si rivolge al mondo dei piccoli. Un mondo fatto di storie e curiosità. Un mondo fatto di idee e genialità. Ogni bambino ha una piccola storia da raccontare. Noi proviamo a darle una vita alternativa illustrandola. Sono storie che guardano al mondo animale e all'ambiente, con la speranza che il senso di rispetto possa sensibilizzarci tutti quanti. Età di lettura: da 4 anni.