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La filosofia di Rorty. Epistemologia etica e politica
Richard Rorty è uno dei più influenti e controversi filosofi culturali della fine del XX secolo. Intellettuale dal respiro ampio ed erudito, con la sua opera ha contribuito a riportare all’attenzione del dibattito internazionale alcune idee e intuizioni del pragmatismo americano. Il crescente interesse per l’opera di Rorty ha reso più che mai attuale il compito di una rilettura e di una rivalutazione del suo pensiero. La sua saggistica continua a ispirare nuove incursioni in campi di grande importanza per la filosofia, la teoria politica, la sociologia, i legal studies, i feminist studies, l’educazione e la letteratura comparata, dimostrando la rilevanza del suo pensiero rispetto alle questioni più pressanti del nostro tempo. I saggi contenuti in questo libro analizzano criticamente la filosofia di Rorty focalizzando l’attenzione sulle sue concezioni etiche, epistemologiche e politiche. Essi rivalutano alcuni aspetti del suo pensiero che non sono stati sufficientemente tematizzati. Saggi di Gabriele Aleandri, Guido Baggio, Michela Bella, Roberto Gronda, Sarin Marchetti, Antonio Pieretti, Andrea Tortoreto e Paolo Valore. -
Kafka:
Ci sono due domande che la lettura di Kafka suscita nel lettore. La prima chiede di che cosa sia segno Kafka, con quale strano universo ci metta in relazione e che cosa ci insegni sulla vita, sulla verità e sulla salvezza. La seconda domanda chiede: che cosa fa Kafka, come funziona Kafka, quale sensibilità attivi in noi. Questa domanda si lascia interrogare così, nella forma del trauma, dall’immanenza: Kafka è allora il “soggetto” non più l’“oggetto”. Kafka non è più soltanto il nome di un autore del pantheon della cultura moderna. Per rispondere a questa seconda domanda ci siamo rivolti a poeti, scrittori e a filosofi che avessero Kafka nelle loro corde, non come un problema teorico da risolvere, ma come destino al quale, in quanto poeti, scrittori e filosofi, non è dato loro di evadere. -
Reset. Politica e videogiochi
Reset esamina numerosi aspetti della complessa relazione tra la politica e i videogiochi – politica nei videogiochi, dei videogiochi, con i videogiochi – un tema che negli ultimi anni ha appassionato gli studiosi delle più disparate discipline. Se nel saggio L’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica (1935-1936), Walter Benjamin rifletteva sul duplice, contraddittorio fenomeno della politicizzazione dell’arte e dell’estetizzazione della politica, in queste pagine ci si interroga sulla politicizzazione del videogioco e sulla ludicizzazione della politica, attraverso i contributi di studiosi internazionali che afferiscono a differenti campi disciplinari perché il videogame – come la politica – richiede una disamina multiprospettica. Reset è, a tutti gli effetti, il seguito di Game over. Critica della ragione videoludica (2020). Per rispondere alle numerose sollecitazioni dell’intenso dibattito innescato dal precedente lavoro e contestualizzare alcuni eventi straordinari del recente passato che hanno (purtroppo) confermato non solo le diagnosi, ma anche le previsioni degli autori, sono qui approfonditi temi pressanti, tra cui la relazione tra l’immaginario videoludico e le specifiche disposizioni politiche dei giocatori, le ideologie del divertimento elettronico e i loro effetti socio-culturali. -
Dall'umanità in poi. Bellezza, intelligenza, coscienza
"Infinito è il cammino compiuto dall’universo, lungo è il viaggio della vita sulla Terra, meravigliosa l’evoluzione verso l’uomo e la sua intelligenza, ma nulla rispetto a ciò che seguirà. Un secolo e mezzo fa ebbe inizio la transizione, il passaggio dal primo al secondo stadio dell’universo: nacque allora la sistemica, ai suoi albori chiamata intelligenza artificiale, la scienza che avrebbe cambiato la realtà. Eravamo semplicemente nella seconda preistoria dell’umanità. Le macchine ci assoggetteranno? Qui, ribaltando il rapporto tra soggetto e realtà, si risolve inaspettatamente questo apocalittico dilemma. Qui si narrano le vicende che circondano culturalmente e tecnologicamente il “cambiamento di fase” della realtà. La più grande rivoluzione mai accaduta nell’universo, la prima, forse l’unica, forse l’ultima. Al centro era l’uomo…""""" -
Babylon Berlin. Weimar oggi
La Germania di Weimar, dall’attenzione di cui ha goduto nella seconda metà degli anni ’70, non ha cessato di dialogare con l’attualità storica e culturale, portando in primo piano Berlino, parte per il tutto di quell’esperienza. La serie Babylon Berlin, di cui sono uscite con grande successo internazionale quattro stagioni, partendo dalla mediazione di un ciclo di romanzi di Volker Kutscher, ha riproposto le varie sfaccettature di quel periodo storico e in particolare il ruolo della città di Berlino, rivolgendosi nel modo più diretto alla nostra contemporaneità. La mobilità delle forme della vita sociale, il dialogo tra figurativo, documentario e astratto, l’emergere di un nuovo “tipo femminile”, l’uscita dalla clandestinità, la flagranza delle identità omosessuali e transessuali, la femminizzazione della figura maschile, il ruolo dell’immaginario visuale: la scena, mirabilmente allestita, è quella di Weimar – gli oggetti (e le forme della narrazione, della figurazione, dell’universo musicale) sono dei nostri giorni. -
Contaminazioni. Incroci di itinerari sapienziali
In un contesto di ambiti religiosi rigidamente strutturati, ciò che James Hillman definiva visioni mono ossessive, vi sono stati coloro che ne hanno varcato i confini alla ricerca, senza preclusioni, di quell’indeterminato da cui si sentivano attratti e pagando spesso un prezzo molto alto. Il loro lavoro, che si è nutrito di differenti contributi, è stato bollato con il termine dispregiativo di “sincretismo”, con cui si intende una costruzione artificiale che mescola elementi disparati. Invece si dovrebbe parlare di una ricerca di isotopie, cioè di elementi che collimano. Di loro e della loro fedeltà al proprio cielo interiore argomentano le pagine del libro, in un itinerario arbitrario che si snoda attraverso gli ambiti delle dottrine sapienziali. Si tratta di un viaggio tematico che si muove con sbalzi geografici-temporali significativi e che, tuttavia, rimane all’interno di un unico territorio fatto di isotopie. Il libro attraversa un crogiolo di correnti filosofiche e sapienziali che si intersecano, si influenzano e si fecondano a vicenda: dal Khorasan ad Alessandria, da Firenze allo Yemen, da Bukhara alla Grecia, dall’Andalusia alla Mecca, in un’area amplissima e in un tempo plurisecolare, valicando tutti i confini. -
Cultura tedesca (2022). Vol. 64: La Nascita della tragedia di Friedrich Nietzsche. Centocinquant'anni dopo
“Cultura tedesca” è una rivista incentrata sullo studio della letteratura tedesca moderna e contemporanea. Si avvale di un comitato scientifico rappresentativo delle principali correnti critiche della germanistica europea e, pur privilegiando il discorso letterario, si propone di interessarsi anche di filosofia, storia, antropologia culturale ed ermeneutica. -
Desiderio, amore e valori. Lo sguardo di Sartre sulle relazioni umane
Ripercorrendo le linee della morale e dell’antropologia tracciate da Jean-Paul Sartre in ""L’ essere e il nulla"""", il volume ne offre una presentazione esauriente e critica, soffermandosi sui fondamenti di natura ontologica e mettendo in luce le conseguenze riguardanti le relazioni umane, analizzate nella loro varietà, concretezza e contraddittorietà. Il tema dello sguardo e la soluzione al problema degli “altri”, le riflessioni sulla corporeità e sulle condizioni dell’azione, ma soprattutto il risalto assegnato all’affermazione di una libertà assoluta e sempre risorgente (ancorché inesorabilmente destinata allo scacco) sono scandagliati attraverso un’analisi lucida e scrupolosa, che si immerge nella parola sartriana per rilevarne le interne debolezze speculative e i presupposti impliciti, ma anche per sottolineare la ricchezza e l’acume di tanti studi fenomenologici che hanno influenzato gran parte della filosofia e della cultura contemporanee."" -
Aldabra 1979. Un’isola nella tempesta dell’Antropocene
Il libro è la rilettura, a oltre quarant’anni di distanza, di un’esperienza scientifica di cui l’autore è stato protagonista nella fase iniziale della sua vita di ricercatore, e che lo ha portato a diretto contatto con l’urgenza della salvaguardia ecologica. Parti del taccuino tenuto durante il viaggio nella remota isola di Aldabra, un atollo disabitato situato nell’Oceano Indiano occidentale, si alternano ad annotazioni naturalistiche e a considerazioni geopolitiche di attualità. Le vicende narrate si svolgono sullo sfondo dell’Aldabra affair, uno degli episodi più significativi dell’impegno per la conservazione degli ecosistemi naturali nella seconda metà del XX secolo. Con quel viaggio, l’autore fu infatti coinvolto nelle iniziative che alcune grandi organizzazioni scientifiche avevano intrapreso per opporsi al progetto per la costruzione di una base militare sull’atollo, che stava minacciando la sopravvivenza di un tesoro naturalistico straordinario, di cui si era occupato lo stesso Darwin. -
Barbarie e civiltà nella concezione di Leopardi
Nel proprio “sistema” Leopardi ricorse spesso a concetti basilari stabiliti in antinomie, come l’opposizione tra barbarie e civiltà, richiamata o sottesa quando si esprimeva in prosa o in versi su epoche storiche, quali il Medioevo e il Rinascimento, o forme di governo o eventi politici nello spirito del suo tempo, come la Rivoluzione francese e i primi moti liberali. Con la grazia di un lirico capace di afflati metafisici, pari in lui a un acume critico trafiggente, sapeva essere in politicis e nella valutazione dei mai estinti “errori popolari” un fi ero polemista e un “malpensante” per autodefinizione. Questo libro indaga da otto prospettive, ordinate in capitoli, il contrasto e il confronto tra barbarie e civiltà nella varia interpretazione di Leopardi. Inalterabile è il suo postulato del modello classico generato dall’unione di logos e immaginazione: così avvenne per mimesi nel Rinascimento. Nei tempi moderni del disincanto, l’antidoto alla barbarie non è la civiltà che razionalizza del tutto la vita, ma quella in cui sia concesso a molti, come all’élite della “società stretta”, di rendere l’esistenza, esposta al continuo incremento dei saperi, una forma estetica piacevole e il meno possibile dolorosa. -
Problematiche. Vol. 4: L'Inconscio e l'es
Nei corsi tenuti dal 1962 al 1992 e riuniti col titolo generale di Problematiche, Jean Laplanche ha ripercorso il pensiero freudiano, per delinearne l’esigenza che lo muove, dettata dall’oggetto “inconscio” che ne orienta l’evoluzione. “Conviene tornare alla prima intuizione di Freud, secondo cui l’inconscio non è primario, ma è il risultato della rimozione e si costituisce per riduzione, a partire da fenomeni più regolati, più strutturati. Si potrebbe dunque stabilire [...] un’alternativa tra due concezioni: una concezione biologizzante, endogena, genetica dell’Es; ed una concezione esogena, traumatica dell’inconscio. Ovviamente si è comunque obbligati a domandarsi se vi sia qualcosa di più profondo nella necessità freudiana di calarsi, con l’Es, in concezioni biologiche. Giacché l’inconscio, una volta costituito, è effettivamente un Es; diventa proprio una natura, una seconda natura che ci ‘agisce’. “Ma bisogna necessariamente fare dell’Es una forza primaria, una forza sul modello vitale, per rendere conto della sua eterogeneità e ristabilire l’evidenza che l’inconscio è impersonale, radicalmente estraneo, atemporale? Solo la metodologia inventata da Freud permette di riaprire parzialmente [...] un inconscio sempre pronto a richiudersi alla comunicazione, poiché questa chiusura è intrinseca all’essenza stessa della sua costituzione”. -
Il valore di sé. Autostima e sofferenza mentale
La visione psicologica e psicopatologica dominante identifica valore di sé e autostima: questo libro delinea un modello differente, che distingue nettamente tra l’uno e l’altra. Il valore di sé è una struttura che riguarda il fondamento emozionale e identitario dell’essere e dell’intero organismo CorpoMente di ogni persona; mentre l’autostima è un sistema di processi autoriflessivi e continui sul valore e su tutti gli altri nuclei del Sé, di estrema rilevanza per lo sviluppo e il benessere mentale ed esistenziale di tutti gli esseri umani. Il modello proposto in questo lavoro consente di comprendere come e perché le lesioni al valore e la conseguente disistima di sé costituiscano la matrice generativa dei più severi quadri psicopatologici, per cui ne va specificato il ruolo in ognuno di essi, in interazione con altri processi. Proprio perché giudica affettivamente lo stato del valore, se l’autostima è attaccata e alterata si generano estrema sofferenza e molteplici alterazioni psicopatologiche: una costellazione di traumi tra i più gravi che possano colpire l’essere umano. -
Ecologia della mente e sviluppo psichico. La forma aperta
Il volume elabora i fondamenti di una psicologia dello sviluppo ispirata alla matrice epistemologica batesoniana. La teoria presentata, articolata in nove tesi, si propone come ponte necessario fra “l’ecologia della mente” e le pratiche professionali (psicologica, pedagogica, psicoterapeutica, riabilitativa, medica). Un ponte epistemologicamente coerente e pertanto professionalmente utile. Permettendo così alle implicazioni pratiche, etiche e politiche di un’epistemologia connettiva, di poter essere incarnate nei processi interattivi relativi a quelle professioni. Si tratta di un’impresa necessaria che contribuisce inoltre all’obiettivo, più ampio e generale, dell’affermarsi di un’epistemologia connettiva, meno sbagliata, stupida e dannosa di quella dominante. -
Seguendo le orme di Bion. La teoria del campo di Antonino Ferro
Scritta da membri del Boston Group for Psychoanalytic Studies, questa originale raccolta esplora la teoria del campo post-bioniana di Antonino Ferro a partire dal lavoro analitico di Wilfred Bion. La teoria del campo di Ferro rende operativo il concetto bioniano secondo il quale un analista non è il depositario della “verità”, ma è colui che ha la capacità di ascoltare, di soffermarsi nel dubbio, di utilizzare la rêverie, l’umorismo e il gioco, e facilitare la trasformazione di aspetti “impensabili” nell’esperienza del paziente in elementi mentali articolabili attraverso immagini pittoriche, pensieri e sogni. Gli esempi clinici presenti nei vari capitoli rendono questo libro una lettura utile e interessante per analisti e terapeuti di ogni orientamento che lavorano con pazienti di tutte le categorie diagnostiche. -
Ridere di santa ragione. Etologia, filosofia e logica dell'ironia, del gioco umoristico e del paradosso
Dall'etologia alla psicologia, passando per la filosofia e la logica, il saggio ci spiega come ironia, umorismo e paradosso possono essere considerati rimedi collaudati per proteggersi dalle insidie della vita. L'ironia viene indagata a partire dalla sua naturalità sulla base delle ricerche dell'etologia umana. Successivamente l'itinerario della trattazione presenta gli aspetti etici e psicologici dell'umorismo e propone una ""filosofia dell'umorismo"""" come disciplina che può essere insegnata attraverso un preciso programma di studio teorico e pratico. La parte conclusiva è dedicata alla logica dei paradossi, nella quale spicca la """"questione aperta"""" del benessere. Il testo fornisce infine numerosi esempi di ironisti, umoristi e produttori di paradossi: da Erasmo Da Rotterdam ad Alfred Jarry, da Montesquieu a Giorgio Manganelli, da Sinesio di Cirene a Juan Rodolfo Wilcock, da Richard Feynman a Robert Musil."" -
La filosofia del cane. Orme per un futuro post-umanista
«Chi sono io?». È questo domandare che martella incessantemente le pagine di questo libro. Un testo nel quale risulta impossibile definire un’identità oltre la relazione. Ma non una relazione qualsiasi bensì quella con l’animale che, dal principio, ci è stato compagno nel nostro percorso evolutivo: il cane. Sarà il suo sguardo e la sua presenza a fornirci identità e sarà possibile, attraverso la sua guida, avventurarsi nelle secche di pensiero della filosofia occidentale. Il cane diventerà l’animale a cui “non basterà guardare solo per vedere” e, al contempo, colui che, consegnatosi alla morte, ci priverà del suo sguardo costringendoci a pensarci come “non essere”. Un percorso di filosofia che va oltre la filosofia per toccare la vita in ogni suo aspetto. È questa una narrativa filosofica nella quale immergersi e, grazie alla presenza del cane, riscoprire concetti quali la relazione, la cura, il gesto spontaneo e il desiderio per poter riconquistare il brivido della libertà. -
The dark side of the moon dei Pink Floyd. Nel (micro)solco della follia
Arrivato a doppiare il mezzo secolo di vita e coronato da un successo planetario stimato in oltre cinquanta milioni di copie, il disco The Dar Side of the Moon (1973) del gruppo inglese Pink Floyd resta agli atti come uno dei più accattivanti episodi della stagione stilistica del cosiddetto progressive pop e uno dei più riusciti esempi di concept album, ossia un album caratterizzato da un fil rouge tematico che ne attraversa e collega tutti i brani. Ma questo disco, parte delle memorabilia sonore del Novecento, si candida innanzi tutto a essere preso in considerazione per la sua trama formale e per la sua ricchezza strumentale, oltre che per l’aura extraterrestre e per le riflessioni filosofiche e psicologiche che ne ispirano, allusivamente, i singoli episodi. Questo e molto altro (la Swingin’ London, la scena britannica underground, l’estetica e la discografia fondamentale del progressive, gli apporti creativi di Gilmour, Waters, Mason e Wright, il decisivo contributo tecnico di Alan Parsons alla registrazione dell’album) illustra il libro di Dainese attraverso una rigorosa ma fruibile analisi musicologica e contestuale, riferibile anche al “rafforzamento progressivo” degli insegnamenti istituzionali di musica popular e afro-americana. -
Filosofia e fenomenologia del corpo. Saggio sull'ontologia biraniana
Originariamente pensato come capitolo iniziale de ""L'essenza della manifestazione"""", il testo venne poi da esso scorporato e pubblicato in maniera autonoma. Il tema del corpo riveste per Henry un interesse fondamentale: mentre ne """"L'essenza della manifestazione"""" per porre il problema della conoscenza di sé su una base corretta egli si era sforzato di ritrovare la modalità fondamentale dell'apparire, quella per cui l'apparire appare – non come parvenza né come appariscenza – immanentemente a sé stesso, """"Filosofia e fenomenologia del corpo"""" chiarisce più in dettaglio come questo piano includa una riflessione sul corpo e non possa ritenersi completo senza di essa. Il testo si pone così come compagno di viaggio ed estensione dell'Essenza, prendendo in analisi una figura altamente simbolica in quanto pionieristica, quale tale può essere considerato Maine de Biran, pioniere della 'corporealité'. Avendo notato l'assenza di una riflessione filosofica volta a considerare il corpo, elaborò la sua proposta di corpo soggettivo che è l'Io stesso, riprendendo e superando il problema delle due sostanze eterogenee posto dal dualismo cartesiano."" -
Il convoglio. Storie di italiani deportati a Mauthausen
Bolzano, sabato 5 agosto 1944: circa 300 persone impaurite salgono su quello che Italo Tibaldi chiama “trasporto 73”, un convoglio con destinazione Mauthausen. Franco Meroni parte da questo tragico momento storico per condurre la sua ricerca, che trasforma in memoria collettiva le singole testimonianze dirette (tratte da libri, diari, interviste, lettere) e indirette delle vicende personali dei deportati saliti sul treno.rnNel volume sono raccolte le biografie degli internati, delle lavoratrici e lavoratori coatti e dei sacerdoti. Grazie al contributo fornito da alcuni familiari e alla consultazione dei fogli matricolari, queste pagine consentono di preservare la memoria anche dei volti meno noti nella bibliografia concentrazionaria, offrendo un’analisi scrupolosa e completa della composizione del convoglio. -
Storytelling. La distruzione dell'inalienabile nell'epoca dell'olocausto
A partire dalla distinzione tra narrazione e testimonianza, Gasché afferma che l’assoluta insensatezza della violenza subita è ciò che ha impedito ai sopravvissuti di dare un senso alla propria esperienza sotto forma di storie da raccontare. Attraverso l’analisi di alcuni aspetti delle principali teorie della narrazione di tre pensatori – Wilhelm Schapp, Walter Benjamin e Hannah Arendt – Gasché discute con implacabile rigore le conseguenze della perdita della facoltà di narrazione, considerata da alcuni un possesso inalienabile dell’umano.