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Bimbi e viaggi. La guida completa per viaggiare sereni con i bambini
Qui troverai una guida completa su tutti gli aspetti che riguardano l'organizzazione di un viaggio con i bambini: informazioni pratiche per organizzarsi al meglio, consigli per risparmiare, analisi di tutti i timori che impediscono alle mamme di partire serene per un viaggio con gnometto al seguito. Se sogni di viaggiare ma temi che con un bambino non sia possibile, questa è la guida che fa per te: demoliremo uno ad uno tutti i tuoi timori perché ai sogni ed alle passioni non si può mai dire di no! -
Zanzibar è una bugia
Questo è un testo che parla di una terra lontana, ma neanche troppo. Racconta di sogni, amori, mete raggiunte e poi lasciate alle spalle. È la storia vera di una giovane donna che dall'Italia si trasferisce per dieci anni in Africa seguendo un amore. E poi, quasi per caso, una volta approdata tra spiagge bianche e resort in costruzione, finisce per inventarsi un'altra vita, tutta sua, una vita in cui non è più una giornalista ma una stilista di successo. «Zanzibar è una bugia», ma non è la sola. Molte altre sono quelle che da cui fugge Magò, giovane irrequieta e innamorata di un uomo, che ha deciso di ricominciare da capo proprio a Zanzibar. Dalle fatiche per costruire il loro Hotel, all'idea di creare una linea di abiti che intrecciano tessuti africani e tagli europei, il romanzo è un grande canto di amore per Zanzibar e per l'Africa intera. Con una voce autentica, l'autrice mette a nudo senza pudore i risvolti di una vita apparentemente perfetta, e del suo progressivo senso di straniamento verso una realtà cui non riesce ad appartenere del tutto. Così, mentre l'amore sfila via con la noia della routine, seppur tropicale, l'illusione del Paradiso lascia spazio a un presente di corruzione e alla disillusione di altri espatriati respinti da ciò che non si vede dietro l'immagine da cartolina dell'isola. Un nuovo amore sembra infine regalarle pace, ma non risolve il conflitto che la vede sospesa tra due mondi, quello occidentale e quello africano, due mondi che trovano felice unione nelle sue creazioni di moda, ma non altrettanto nella sua anima. Una narrazione che attrae il lettore in un vortice di colori, odori, tradizioni, speranze e sconfitte, suggestioni che trasportano con grazia il lettore in una dimensione narrativa molto convincente, da cui è facile e bello farsi coinvolgere e molto difficile uscire. -
E tu che cane hai?
Il quinto libro della collana ""E tu?"""", dedicato ai cani, non fa solo sorridere riguardo ai nostri amici a 4 zampe ma vuole essere una denuncia contro chi li abbandona, li tratta male o li sevizia. Zap&Ida, con """"E tu che cane hai?"""" come è loro consuetudine, mettono alla berlina situazioni e personaggi spesso ricorrendo alla satira e al paradosso. Bonariamente ma, a volte, con punte di severe riflessioni sui temi più diversi con la speranza, quasi folle di questi tempi, di poter cambiare in meglio il mondo. Il libro esce volutamente durante la Campagna contro l'abbandono degli animali per contribuire allo sradicamento di questa schifosa abitudine e per sottolineare che il cane è un componente della famiglia e come tale va trattato."" -
Cattiva madre
Una raccolta di ritratti di madri non conformi alle aspettative sociali e per questo, in qualche modo, e certamente per qualcuno, cattive. In nove brani, nove come i mesi che servono per rinascere come madre, vengono tratteggiati alcuni lati oscuri della esperienza di maternità, quelli di cui si fa fatica a parlare perché dolorosi da scovare, dolorosi da ammettere, e comunque tabù per una cultura androcentrica abituata a normare la genitorialità femminile, a sanzionarla quando si discosta dall'ideale materno, e a mitizzarla al punto di renderla irraggiungibile con il grave senso di inadeguatezza che ne deriva per le donne. Da qui il titolo provocatorio “Cattiva madre”, un titolo di denuncia. Fanno, così, la comparsa madri molto diverse tra loro e tuttavia con qualcosa di molto importante in comune, una caratteristica ingombrante, imprevedibile e imprevista e perciò imperdonabile: l'ostinazione a rivendicare per sé la propria preziosa e indisponibile condizione di essere umano, superbo e fragile a un tempo, votato alla libertà di essere chi realmente è e desidera essere a dispetto di tutto. -
Mi chiedo scusa
Non bussa, la depressione. Arriva e basta, svelandosi solo quando ormai ha invaso tutto lo spazio a disposizione. Parla una lingua cruda e schietta, senza metafore né perbenismi. È la lingua della disillusione, della paura, della perdita della speranza. Dell'allucinazione, della fame, del dolore assoluto e totalizzante. È stata questa, per un lungo periodo, la lingua della protagonista. A tratti arrabbiata, a tratti violenta. Nel libro, però, c'è anche molto altro. C'è una luce che si ostina a rimanere accesa sempre, e che a tratti fende il buio con potenza letteraria. C'è una donna che si mette a nudo senza falsi pudori, costringendo il lettore a confrontarsi con se stesso e la propria intimità. C'è arguzia, c'è onestà, c'è intelligenza. C'è un'anima che ha saputo proteggersi e resistere, viva e pura. Ha aspettato che la sofferenza si spegnesse, che il peso si alleviasse; si è rialzata e, oggi, combatte ogni giorno la sua sfida con la realtà, ma ad armi pari. È il racconto di una lotta silenziosa durata anni tra gli opposti che convivono in ciascuno di noi, e di come la protagonista sia riuscita a sconfiggere i suoi demoni e a riconquistare se stessa. -
L'osteria dal Romagnolo... quella in via Sant'Apollonia
L'osteria, a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, era un vero e proprio rituale sociale, il luogo dove incontrare amici, bere, mangiare e condividere esperienze. Era un luogo da cui passavano personaggi incredibili e indimenticabili, che hanno creato storie che si sono tramandate nel tempo tra mito e leggenda. Ora le osterie hanno lasciato il posto a luoghi d'incontro e di aggregazione. Un anziano affittacamere e uno studente universitario ricordano e ripercorrono la storia dell'Osteria dal Romagnolo, nel centro di Bologna, nel tentativo di salvarne la memoria e di ripercorrerne il significato storico e sociale, ormai perduto. Un percorso che affronta quindici anni di storia e si ferma al limitare di un nuovo decennio e di una nuova epoca. Un susseguirsi di racconti (tratti da storie vere) di chi l'ha vissuta in prima persona e rielaborati da chi, quella storia, l'ha sfiorata appena. Aneddoti nostalgici e moti d'orgoglio di ciò che un tempo era un tratto distintivo di Bologna, ora tenuto in vita nella memoria di questo libro. -
Valdrada
Valdrada è il nome che Calvino diede alla città che si specchia nel lago ne “Le città invisibili”. Questo romanzo, che vuol rendere omaggio a un maestro della letteratura, narra appunto di una cittadina sorta sulle rive di un lago artificiale, un bacino idroelettrico che sta per subire il consueto svuotamento di manutenzione. Ma più che gli edifici, nel lago della nostra Valdrada si specchiano i suoi abitanti. A differenza dei cittadini calviniani, non hanno la consapevolezza di vivere una doppia dimensione, anzi: qui lo specchiamento offerto dal lago, sul limitare di un imminente gorgo, è un'occasione di crescita di consapevolezza e una vertigine di rinnovamento. Diverse sono le vite che incrociano i loro destini a Valdrada: ci sono la parrucchiera zoppa e uno smemorato dalle origini ignote, la cartomante e un uomo che sta morendo, un maggiordomo che va in pensione e un giovane attore che si è messo sulle sue tracce, un barista, il suo amico palestrato e una novizia dalla vocazione incerta, una danzatrice che ama pazzamente la natura. Tutti prima o poi finiranno per specchiarsi nelle acque profonde e lì troveranno una figura enigmatica che guarderà nei loro occhi e saprà interpretare, senza che se ne accorgano, le loro inquietudini e le loro speranze: è il Genio, una metafora liquida della coscienza stessa. -
L'ombrellone
In questo romanzo, come nei precedenti dell'autore, protagonista è la sofferenza dell'individuo, sofferenza che si declina in diversi contesti storico-sociali. In questa opera il protagonista, Luigi, soffre per le intollerabili ingiustizie che lo colpiscono, ingiustizie causate dalla perfidia altrui e favorite dai limiti del contesto sociale. Gli effetti devastanti dell'ingiustizia conducono Luigi alle soglie dell'autoannientamento, a cui si sottrae attingendo alle proprie risorse profonde, intellettuali, culturali, affettive, spirituali: «Luigi pensa, ripensa, poi improvvisamente si avvita al ramo della ragione, come un tralcio d'edera sulla mansarda del palazzo delle illusioni, così vicino al cielo da sembrare una pertinenza di nube». L'uomo riconquista con fatica, oltre alla propria pienezza identitaria, la capacità di sognare: «…ed è subito, d'incanto, come in un sogno, la visione di una spiaggia con un ombrellone grande come un angolo di cielo». -
Ripaferdine (storie di cortile)
Milano. Una zona come tante, abitata da persone come tante. Almeno a prima vista. Perché quella zona è in qualche modo unica, e unici, nel bene come nel male, sono coloro che vivono lì; un esercito di vinti, di sconfitti, una ""crociata di pezzenti"""" che tuttavia, al di là delle difficoltà in cui si trova, vive, e in qualche misterioso modo riesce persino a essere felice, o quantomeno non smette di provarci. Di questa gente, uomini e donne, """"Ripaferdine (storie di cortile)"""" racconta le vicende, storie minime eppure importanti, sospese tra sorriso e pianto, commedia e tragedia. E il racconto è memoria, memoria di un uomo che giovane visse in quella zona e che ora, per lavoro (è ingegnere edile del Comune di Milano e deve supervisionare una serie di migliorie decise per Expo 2015), è costretto a tornarci."" -
1, 2, 3... Tocca a te
L'ossessione di controllo della cultura occidentale ci ha portato a creare un simulacro virtuale della realtà e a tradurre questa in sequenze di codice binario. Ma così facendo i contorni della realtà tendono a sfumare e la simulazione si ingigantisce fino a sfuggire al nostro controllo, mentre le cose continuano a conservare la loro inesorabile crudezza. ""La vita è sogno"""" diceva Calderon de la Barca... ma in quale incubo si è andato a cacciare Alfredo Zabelli, esperto di sistemi informatici della multinazionale NED, giovane piacente campione di quel cinismo, di quella indifferenza, di quell'arrivismo e di quella anaffettività che connotano tanta parte del nostro mondo?"" -
Lune nuove
Un racconto ambientato a Bologna, fra due abitazioni situate nella stessa via ma con destini diversi. È un libro di strade, case, giardini, segreti e rivelazioni. Al centro della storia si muove Costanza, madre e insegnante, donna attiva e impegnata, che si trova costretta ad affrontare da sola le emergenze e gli sconvolgimenti dentro e fuori casa. I suoi figli, Agata, Arturo e Athena – rispettivamente diciotto, quattordici e sei anni – condividono molto del loro tempo con Misal e Mohammed, figli di genitori marocchini, buoni vicini di casa. Il gruppo dei ragazzi più grandi custodisce un segreto e una preoccupazione importante legata a Misal, a cui cerca di far fronte in modo piuttosto inusuale. Poiché inusuale è proprio Misal Birbouz, marocchina di origine e italiana di nascita, diciotto anni, genio della matematica, una passione per l'astronomia che la porta a vagare più fra le stelle che sulla Terra, scienziata in erba ma ancora con molti ostacoli da superare prima di veder realizzati i suoi sogni. Dentro di lei si agita un disagio personale e una difficile decisione da prendere che non riesce a condividere con la sua famiglia. Intorno a lei si stringe il gruppo e si dipana la storia. Nell'incedere del racconto si alternano i punti di vista degli adulti e quelli variegati degli adolescenti, a volte in modo conflittuale, altre volte seguendo il proprio corso, ma mai in maniera separata. Le differenze e le fatiche generazionali si vanno ad incrociare e creano interdipendenza, fino ad estendersi al mondo dell'infanzia con le domande universali che spiazzano, e agli anni della senilità che donano ricordi, dimenticanze ma anche improvvise rivelazioni. -
Border
Questo è un libro sui confini: interiori, familiari e geografici. Louis è un uomo senza grandi qualità, vive un matrimonio stanco e lavora senza troppo entusiasmo nell'impresa di famiglia, un hotel che si affaccia sul golfo di Port sur Mer. L'educazione che ha ricevuto, il paese in cui è cresciuto e il suo rapporto di coppia lo rinchiudono in una dimensione di quieta arresa e silenziosa insoddisfazione, in cui aspira a una libertà che non ha e che tuttavia lo spaventa profondamente. Un evento imponderabile, però, lo costringe a cambiare il corso della sua esistenza: l'incendio in cui perde i suoi genitori lo porta a trasferirsi nella piccola isola tropicale di Border, dove accetta l'incarico di direttore di un resort di lusso, in cerca di un'alternativa possibile alla sua vita con un orizzonte troppo ristretto e in fuga da un matrimonio in crisi profonda. Tuttavia, Border non è il paradiso, ma il luogo in cui emerge ancora di più la limitatezza di Louis, che non riesce a mutare nel profondo e continua a sentirsi ospite, e non protagonista, della sua vita e delle relazioni in cui è coinvolto. Finché gli eventi precipitano a Border: un colpo di stato militare e l'incontro con un bambino speciale daranno a Louis la possibilità di scegliere da che parte stare e a motivare la ricerca di una pace che non sia solo l'illusione dell'oblio. -
Ti amo un sacher
Diamante ha 35 anni, vive a Bologna in un appartamento molto mono e poco locale, ha un lavoro, ah no, non ha più un lavoro, un gatto in comodato d'uso, Dionigi, a cui piacciono i sofficini agli spinaci. Prepara tanti dolci, ascolta tanta musica, abbina le canzoni anche ai calzini e chatta con Caterina e Alice, le sue migliori amiche. Dopo aver pianto per tre giorni e celebrato tutti i misteri dolorosi della sua personale via crucis da licenziamento, Diamante decide di dar fondo ai suoi risparmi investendoli in un corso di pasticceria, anche se l'epilazione definitiva sarebbe stata la scelta più sensata. Tutto molto bello finché non si fa fondere e temperare il cuore da Alfonso, il Maestro pasticciere. -
Amareno e il caso P.P.F.
Amareno è già trilogia. Dopo Passi (Giraldi Editore) e Amareno Fabbri (Cairo Editore) il terzo romanzo di Zap e Ida affronta un tema decisamente attuale: l'animalismo. Il commissario capo della questura di Bologna Amareno Fabbri si trova ad affrontare il caso P.P.F., una storia intricata e spaventosa. In città e nell'immediata periferia vengono commessi in quattro giorni una serie di delitti efferati e crudeli. Gli omicidi, perpetrati in modi diversi, tenderebbero a escludere un serial killer che solitamente uccide seguendo modalità ben precise e sempre uguali. Un racconto che, divertendo, tiene il lettore col fiato in gola fino all'ultima pagina. -
Mia madre mi ha abortita quando avevo 56 anni
«Te l'ho già detto che eri un impiccio, vero? Sì, lo so, te l'ho già detto ma mi fa bene ripetertelo e mi piace anche e te lo ripeterò ancora per tutte quelle volte che, in questi cinquantasei anni, avrei voluto urlartelo addosso ma poi non l'ho fatto. Eri un impiccio. Eri un impiccio. Eri un impiccio. Un impiccio che mi ha rovinato la vita.» Così Maria Luisa Molo, Isa per i famigliari, si rivolge alla figlia che si trova in ospedale in stato di coma. Isa Molo ritiene che la figlia, Ella Rizzi, le abbia rubato la giovinezza e tutto quanto lei si aspettava dalla vita. Donna ambiziosa e vanesia, disposta a tutto pur di evadere dal paese del sud in cui è nata, accetta di sposare un uomo di quindici anni più vecchio che le prospetta le bellezze e le opportunità della Milano del secondo dopoguerra. Ma accade l'imprevisto: rimane incinta durante il viaggio di nozze. La nuova condizione di madre a soli 24 anni fa saltare tutti i suoi piani e scombussola la sua vita. A nulla serviranno i suoi primitivi e ingenui tentativi di impedire la nascita della figlia. Dal momento del parto Maria Luisa ingaggia contro la figlia una terribile lotta sotterranea, silenziosa e inconfessata fatta di soprusi e vessazioni psicologiche che durerà per tutta la vita. Isa Molo abortì sua figlia in silenzio tutti i giorni per 56 anni fino al momento della confessione che per lei sarà anche il momento della liberazione. A raccontare e commentare la storia delle due donne sono due voci fuori campo: il medico che l'ha udita in presa diretta e un collega a cui la riporta. Uno sguardo esterno obliquo, da dietro il paravento, che entra nelle più enigmatiche e disturbanti profondità della signora Molo, un personaggio che scomoda le parti più oscure nascoste in ognuno di noi – rabbia, risentimento, rimozione, velleità, invidia, frustrazione – e nel coraggio di Ella, una ""ragazza intrepida"""" piena di forza interiore e speranza."" -
Solstizio d'inverno
Il solstizio d'inverno, con la luce del sole che sembra scomparire, simboleggia da sempre le più profonde angosce umane, e nel contempo, con il progressivo ravvivarsi della luce, si collega a una multiforme mitologia relativa alla rinascita della vita e della speranza. La polarità angoscia-dolore di contro a speranza-riscatto attraversa l'intera opera letteraria di Mario Agnoli, e pervade particolarmente in profondità questa raccolta poetica. In essa infatti sono rinvenibili tratti di profonda malinconia (""Siamo astanti senza alibi / tra cornici in attesa di immagini, come insetti nella / terra fradicia / come steli abbronzati / travolti dalla piena"""") unitamente a gioiosi orientamenti verso gli aspetti più vitali e sublimi della realtà umana (""""Infine un risucchio di idea, una sola parola che sguscia di sotto, improvvisa: Amore"""") in un complesso sistema psicologico e valoriale nel quale caratteristiche opposte trovano un'interessante e originale composizione, anche in funzione di un'apertura alla trascendenza (""""Vado nel finito infinito con la stella più lontana che a stento trattiene il mistero della vita"""")."" -
Zeig
Colpaca, una città immaginaria in un mondo che non esiste, in cui tutto è vero e tutto è falso. Anche ricercare se stessi può trasformarsi in un gioco pericoloso che porta alla disintegrazione. Io sono un uomo che vuole solo morire, pensa Marselo, operaio assuefatto ai ritmi di lavoro e al sistema social-consumistico, ma pronto a evadere dalla quotidianità per dedicarsi a una vita di sola contemplazione. Vorrebbe trasferirsi a Redimos, rifugio per sognatori e bohemien, per profeti e artisti. Vorrebbe squarciare il velo d'incanto che maschera le brutture di un sistema in cui tutti sono controllori e controllati. Ma la verità ha un prezzo e, forse, neanche Marselo è pronto a pagarlo. La verità va cercata nel profondo nell'anima, laddove non si è che intuizione e istante. Attraverso la distopia, Zeig scende negli abissi della società odierna, in cui la menzogna è l'unica profezia accettata. -
Le stelle di Contrada Aquafragile
Italia, 1972. Siamo in piena epoca pop, quella dei capelloni, delle fughe di casa, della pace e dell'amore, dei viaggi in India, di Impressioni di Settembre, RIP, Vado verso una meta... Non certo solo rose e fiori. Ma con questo spirito, e nonostante fossero già passati alcuni anni da quando i figli dei fiori celebrarono la loro morte, due ragazzi siciliani, zaini sulle spalle, partono per un viaggio in autostop, che li porterà in giro per l'Italia di allora. E si concluderà col ritorno a casa appena in tempo per esser presenti ""cuore e mente"""" al Palermo Pop '72. Erano alla loro prima estate itinerante e, da allora, pian piano, le strade cominceranno a svuotarsi, i prati anche, e i fiori ad appassire."" -
Del vento e altre storie. La mia infanzia in Sardegna
La Sardegna che l'autrice descrive non è quella patinata delle spiagge alla moda ma il mondo rurale degli anni Sessanta. Di quel mondo e di una bambina si parla nei venti racconti che compongono questo libro. La vita in uno stazzo fra le colline, le cose di tutti i giorni (ma non per questo banali o noiose), il grande amore per gli animali e la natura, le persone sagge e generose che l'hanno cresciuta: ogni racconto è un atto d'amore per un'isola molto amata e mai dimenticata, un viaggio nella Sardegna più vera e affascinante. Affreschi di paesaggi ventosi, rocce misteriose, tradizioni e cibi, personaggi mai dimenticati: ogni aspetto di quella vita è un ricordo dolce e indelebile. E alla fine del libro ci chiederemo perché quella bimbetta, cresciuta per ""conto terzi"""" da una famiglia gallurese, con nessun giocattolo e pochi amici, parla della sua infanzia come di un periodo pieno di felicità. Ma basterà la sintesi di un passaggio del racconto """"Pomeriggi d'estate"""" per capire il perché di quella gioia di vivere: «Quei pomeriggi erano uno spazio completamente mio, un'oasi di libertà che mi consentiva di decidere in totale autonomia del mio tempo e dei miei pensieri». E in quella libertà la bambina sognava creando mondi immaginari."" -
Digitalizzare un'impresa. Manuale di sopravvivenza ICT per imprenditori e informatici
Il verbo ""digitalizzare"""", se applicato a un'impresa, può riservare grandi opportunità ma anche portare a disastri, umani ed economici. """"Digitalizzare"""" un'impresa spesso si rivela… un'impresa, quasi sempre a causa del fattore umano e dell'incapacità da parte delle persone di trovare un punto di incontro fra il proprio modo di lavorare e i percorsi preordinati e a prova di errore imposti da una tecnologia informatica. E, spesso, gli imprenditori rinunciano a priori a digitalizzare vedendo solo la spesa iniziale e non considerando i frutti a medio-lungo termine di un investimento in tecnologie. Con un linguaggio non tecnico, e l'ampio uso di esempi, aneddoti e metafore, il libro spiega a imprenditori e informatici benefici e insidie della digitalizzazione, offrendo approcci pratici per superare queste ultime, in particolare attraverso la ricerca di un punto di compromesso ideale fra esigenze degli utenti e soluzioni offerte dalle tecnologie, ma, soprattutto, perseguendo il massimo livello di coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. Per far meglio comprendere le grandi opportunità offerte dalla digitalizzazione, il libro affronta, sempre con linguaggio comprensibile anche ai non esperti, tematiche come l'analisi dei dati, Industria 4.0, l'intelligenza artificiale, la cybersecurity e la formazione in ambito ICT.""