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Architettura oltre la fine del mondo. Ediz. illustrata
Non è retorico usare termini quali ""disastro"""", """"annientamento"""", """"collasso"""", per descrivere le minacce che, a causa del cambiamento climatico, dovremo affrontare in quanto sapiens nel prossimo futuro. Viviamo letteralmente dentro la fine del mondo, facendone quotidianamente esperienza. Da un punto di vista intellettuale lo sappiamo, e siamo convinti di potervi porre rimedio modificando le nostre abitudini, ma in realtà ci rifiutiamo di comprenderne pienamente le conseguenze. Oggi l'architettura ha perso valore e credibilità sociale, si tratta di una diffidenza fondata, basti pensare che gli edifici producono ogni anno il 40% delle emissioni globali di CO2. Questi indicatori risultano ancora più allarmanti se incrociati con i dati sul consumo di suolo: circa 2/3 dell'attuale area edificabile globale raddoppierà entro il 2060 (come se ogni mese per quarant'anni costruissimo da zero una metropoli grande come New York). Andando dritti al punto e senza usare mezzi termini, oggi bisogna prendere atto di una semplice evidenza: per fermare il riscaldamento globale bisogna (prima) fermare l'architettura. Siamo di fronte ad un tipping-point, una cerniera temporale a partire da cui i vecchi strumenti disciplinari diventeranno obsoleti. Per questo il momento presente è anche un tempo di opportunità e cambiamento, in cui possiamo immaginare e chiederci: quale architettura ci sarà oltre la fine del mondo? Questo libro raccoglie i collages e i disegni che l'autore ha realizzato nell'ultimo decennio, inscritti attraverso il saggio introduttivo all'interno di una prospettiva unitaria di ricerca, sensibile al contesto storico e culturale attuale e attenta alle sue evoluzioni future. Un contributo sperimentale, basato sulla pratica creativa interpretata come strumento di progetto e di analisi critica, in grado di prefigurare nuovi scenari e modelli operativi."" -
La Berlino di Schinkel
Quando un architetto instaura una relazione privilegiata con un luogo e quando questa relazione ha una stabilità e una durata nel tempo, il progetto di ogni sua architettura ha una ricaduta immediata sulla forma complessiva della città, così come la forma urbana ha un'influenza determinante sulla definizione dei singoli edifici. È questo il caso di Schinkel a Berlino. I suoi progetti sono esemplari da questo punto di vista e attuali per coloro che intendano studiare il rapporto tra edificio e città, tra progetto architettonico e progetto urbano, credendo nella loro sostanziale identità. -
I paradossi di Lewerentz
L’opera di Lewerentz è un’opera difficile, come più volte affermato, e per questo sbagliano quanti si aspettano da essa certezze o facili esempi da seguire. Al contrario, solo chi riconosce che l’architettura è un universo complesso che, se perseguito in profondità e senza formule, può raggiungere alcune delle esperienze più intense del sapere umano, sarà in grado di riconoscere nell’opera del maestro svedese una strada aperta e percorribile. Queste sono le ragioni per cui Lewerentz è, allo stesso tempo, attuale e inattuale, moderno e antimoderno. -
Le origini tecnologiche del paesaggio
Il paesaggio è oggigiorno un fenomeno di grande visibilità. Sul piano teorico, le sue origini vengono spiegate in due modi complementari: mentre da un lato, agli inizi, il paesaggio coincide con il genere artistico omonimo, cioè col paesaggio dipinto, dall'altro lato, e in un periodo molto più recente, corrisponde al paesaggio esperito, ovvero alla rappresentazione mentale di un ritaglio di natura. Il presente saggio propone una terza ipotesi: secondo Michael Jakob il fenomeno è dialetticamente anche il risultato di una serie di tecnologie moderne. La finestra, la cartografia, la prospettiva centrale e varie altre invenzioni dell'uomo hanno permesso di forgiare una immagine paesaggistica del mondo. Inquadrare uno scorcio di natura tramite lo sguardo è un fatto culturale, mediato da tecniche scopiche, e non una capacità che l'essere umano possiede a priori. -
Le segnature pedagogiche del visual design. Una retrospettiva
Questo volume offre un inedito punto di vista per guardare retrospettivamente alla tradizione educativa del visual design attraverso la nozione di ""segnatura pedagogica"""", inerente alla ricognizione dei principali modelli didattici che le discipline mettono in atto per trasmettere agli allievi il proprio, specifico apparato di conoscenze. Nel proporre la rilettura critica di alcune esperienze paradigmatiche, i concetti di """"studio"""", """"formulazione"""" e """"materialità"""" sono intesi come tre possibili cornici di senso secondo cui inquadrare alcuni dei principi fondamentali attorno ai quali ha storicamente ruotato, e ruota a tutt'oggi, la formazione del visual designer. Seppur eterogenee, le esperienze presentate afferiscono alla dimensione della pedagogia propedeutica, ovvero a quella particolare tipologia di approcci all'insegnamento e all'apprendimento connotati dalla finalità di supportare gli studenti nell'acquisizione di un primo, basilare livello di alfabetizzazione progettuale."" -
Exhibition design stories. Metodi e pratiche di fruizione della cultura
Le istituzioni museali, principali attrici nella conservazione e nella comunicazione delle opere da un lato e nella promozione di un'offerta culturale dall'altro, sono al centro di una trasformazione profonda; gli aspetti tecnologici sono il fenomeno più evidente, che incrementa la capacità di accogliere e strutturare una richiesta sempre maggiore di partecipazione e socializzazione da parte dell'utente. In particolare, l'importanza dell'accessibilità museale viene descritta attraverso l'attivazione di processi progettuali coinvolgenti e partecipativi che, tramite una costruzione narrativa, sappiano produrre processi di conoscenza significativi. Viene così riconosciuto al designer un ruolo privilegiato nella capacità di articolare, mediare, coordinare con consapevolezza ed efficacia la grande complessità messa in atto da una maglia di collaborazioni estesa ad esperti di discipline specializzate e in grado, non di meno, di creare comunità sociali consapevoli, capaci di condividere, fruire e beneficiare della conoscenza, delle esperienze intellettuali e culturali. L'exhibition design si esprime nella progettazione di un ambiente relazionale fortemente comunicativo, narrativo, coinvolgente. All'exhibition spetta il ruolo di decidere come rappresentare la storia che le collezioni raccontano, in modo da creare connessioni e attivare relazioni e cooperazione, senza generare sovrastrutture di significato, ma ponendo al centro oggetti, pensieri, contesti, persone. -
Milano Spazio Pubblico. Un atlante in divenire dello spazio di tutti. Ediz. italiana e inglese
Se oggi possiamo tendere a ritenerci uguali come abitanti del mondo, lo dobbiamo a quell'ambito urbano comunitario che conosciamo come Spazio Pubblico. Pur se poco curato, quasi sconosciuto, forse ferito dall'evento pandemico che ha sconvolto l'umanità, lo spazio di tutti è il luogo dell'inclusione, dell'incontro e dello scontro, del diverso e della sorpresa, che ci ha accolti proprio quando i nostri interni residenziali hanno manifestato i propri limiti spaziali, economici e sociali. Questo libro, ""Milano Spazio Pubblico. Un atlante in divenire dello spazio di tutti"""", indaga lo spazio pubblico di Milano (città che può essere considerata come paradigma di un vasto panorama di realtà internazionali), proponendone una descrizione e una mappatura il più possibile fedeli e, soprattutto, immaginando una strategia per il suo futuro."" -
Delinking. Lo spazio della coesistenza. Ediz. illustrata
Delinking è un concetto coniato all'interno degli studi economico-sociali e poi ridefinito come dispositivo epistemologico da alcuni esponenti latinoamericani del pensiero sociopolitico decoloniale. Questo termine è qui utilizzato per indicare una torsione progettuale utile ad identificare composizioni e assemblaggi tra differenze spaziali, sociali, ecologiche, articolata attorno ai concetti di 'separazione relazionante' e 'dipendenza' intesi come affetti politici operativi. I caratteri e le possibilità progettuali del delinking vengono messe alla prova attraverso ragionamenti progettuali sulla foresta considerata come il luogo più interessante per la messa alla prova delle nostre ipotesi. La foresta è luogo di conflitti, di interdipendenze e di relazioni parassite. È il luogo dell'intreccio ma soprattutto della divergenza, della dipendenza, dell'opacità. In questa situazione, più che in altri ambienti, si perde la presunzione che tutto sia controllabile. -
John Hejduk. Costruire caratteri-Building characters. Ediz. illustrata
John Hejduk è conosciuto dalla critica come teorico, insegnante, poeta e disegnatore di straordinarie architetture, ma è stato soprattutto un architetto e un costruttore nel senso più profondo. Le sue architetture realizzate sono state raramente indagate ma rappresentano la prova che il suo lavoro trova finalità nell'atto costruttivo. Questo libro tenta di dare un'interpretazione completa alla sua opera costruita, che conta alcuni edifici e installazioni architettoniche realizzate tra il 1980 e il 2000, attraverso l'analisi di documenti d'archivio, ridisegni analitici e un vasto apparato fotografico, mostrando il valore tangibile del pensiero di Hejduk sull'architettura e l'importante ruolo svolto dalle sue opere nella trasformazione della città. -
Un altro pianeta Terra-Another planet Earth. Ediz. illustrata
Questo libro definisce un'altra posizione teorica in architettura, una posizione radicalmente diversa da quelle che hanno segnato lo scorso secolo e gli inizi di questo nuovo millennio. Questa teoria viene illustrata, attraverso il lavoro di gambardellarchitetti fondato sull'arte dell'accomodare. L'architettura deve essere confortevole, riempire gli occhi attraverso una notevole potenza iconica, deve evitare di provocare danni all'ambiente e per questo non deve produrre scarti e rifiuti edilizi trasformando e non aggiungendo altra materia, deve cercare una bellezza fondata sull'impiego di forme e materie comuni combinate in modo non comune. Deve accettare l'imprecisione e non deve prefigurare il futuro ma estendere il tempo presente raccogliendo le suggestioni della memoria. Gambardellarchitetti prova, allora, a delineare le tracce incerte di un altro pianeta Terra costruito da trentacinque anni di architetture imperfette. -
Spazi ignobili. Brevissimi racconti sulla casa. Ediz. illustrata
Questo libro raccoglie una serie di scritti brevi che hanno un unico comune denominatore, la casa, che a volte viene riosservata nel suo insieme come episodio eccezionale, contenitore di storie di personaggi fuori dal comune, mentre in altre occasioni l'attenzione si sofferma su aspetti più particolari, restringendo il campo d'indagine ad uno specifico ambiente domestico. Se, come ricorda George Perec, ""vivere è passare da uno spazio all'altro, cercando il più possibile di non farsi troppo male"""", """"Spazi Ignobili"""" può essere interpretato come un'opportunità per guardare da un diverso punto di vista luoghi e oggetti che affollano il primo e più significativo archetipo dell'architettura, la casa. Prefazione di Alfonso Giancotti."" -
Sperimentare per ri-abitare le aree interne. Con sperimentazioni progettuali per il dismesso nei piccoli comuni molisani di Riccia, Jelsi e Gambatesa
Le persone devono essere misura e ragione del fare architettura, che resta sempre un mezzo per la vita, essendo le persone stesse il vero fine. Questo è particolarmente vero per quelle che oramai conosciamo come aree interne: aree fragili, su cui molto si è detto, ma molto resta da fare, specie attraverso l'architettura, che è un mezzo meraviglioso, potente, per aiutare ogni comunità a trattenere memorie e storie. Con la visionarietà che gli è riconosciuta, da uomo di impresa e al tempo stesso di umanista di profonda religiosità, Adriano Olivetti ha scritto che «solo nelle comunità, l'intelligenza sarà veramente al servizio del cuore, e il cuore potrà finalmente portarsi al servizio dell'intelligenza. Ed ecco perché l'avvenire e la difesa di una piccola patria, quella dove sono nati i vostri figli, quella dove avete passato la vostra infanzia, dove avete trascorso anni di sofferenza come anni di letizia e di pace, è un compito ben degno al quale si accinge, in piena solidarietà con i singoli centri e singoli comuni, l'intero movimento Comunità. La natura, il paesaggio, i monti, i laghi, il mare creano con i nostri fratelli i limiti della nostra comunità». Questo volume prova a dare seguito a questo auspicio con il contributo di molti studiosi, architetti, studenti e comunità vicini ai tre piccoli paesi molisani di Riccia, Jelsi e Gambatesa. -
Siracusa città di luce. I luoghi di Santa Lucia. Percorsi d'arte e spettacolarità barocca
Questo volume presenta i contributi del Ciclo di Seminari su Siracusa città di Luce. I luoghi di Santa Lucia. Percorsi d'arte e spettacolarità barocca, promosso dal Centro Internazionale di Studi sul Barocco e dalla SDS di Architettura di Siracusa (dicembre 2021 - aprile 2022). I Seminari hanno avviato una riflessione non agiografica, e pur attenta agli aspetti devozionali, sull'arte, la festa e il culto ispirati a Lucia martire e patrona di Siracusa. Figura identitaria per la città, ha lasciato un segno forte nella produzione artistica di tutti i tempi, a partire dalla transizione dal mondo pagano a quello cristiano, testimonianza nella sua città d'origine di un culto assai radicato fin dagli inizi del V secolo d.C. Attraverso un approccio multidisciplinare, il volume raccoglie i contributi di vari autori con l'intento di far luce su aspetti poco indagati, o del tutto misconosciuti, che riguardano il ruolo incarnato da Lucia nel corso dei secoli, dalla letteratura all'archeologia, dalla pittura alla scultura, dall'architettura alla festa, al significato ""urbanistico"""" dei percorsi processionali, senza trascurare il necessario inquadramento nel contesto del tempo in cui visse colei che sarà definita """"santa eroina"""" di Siracusa. Il simbolismo della luce e dell'occhio, attributi di Lucia fin dal nome stesso, costituisce il fil rouge che unisce i vari contributi, da cui si comprende l'importanza e la fortuna delle arti che hanno tratto ispirazione dalla storia e dalla figura di Lucia."" -
Correzioni. Esercizi di riprogettazione delle scuole
Dispositivi di progetto per il rinnovamento dell'edilizia scolastica esistente. Scuole ordinarie di una città media esemplificano condizioni e potenzialità di trasformazione del patrimonio scolastico italiano: costruite negli ultimi cinquant'anni con struttura a telaio in cemento armato, rispecchiano la diffusione nel Paese di costruzioni generiche disponibili a manipolazioni; appartenenti al patrimonio comunale, evidenziano la dotazione pubblica di edifici dal potenziale ruolo urbano; carenti dal punto di vista delle dimensioni, della sicurezza, della sostenibilità e delle funzioni, riflettono le domande attuali di efficientamento e innovazione; sregolate, alterate, obsolete nella concezione e nell'articolazione, offrono negli errori dell'architettura lo spazio per invenzioni progettuali. Mentre il dibattito sull'edilizia scolastica è principalmente incentrato sugli aspetti prestazionali, uno sguardo centrato sul progetto interpreta la correzione non come eliminazione dell'errore, ma come liberazione delle sue potenzialità creative. Il quaderno presenta, tramite esercizi di riprogettazione, dispositivi di reinvenzione dello spazio della scuola. Condotti come correzioni di progetti ancora aperti, gli esercizi lavorano su aggiustamenti distributivi, compositivi o funzionali degli edifici, ma soprattutto sulla rivelazione di possibilità spaziali. Presentati in sequenza e raccolti in collezioni, compongono un catalogo di azioni ed esempi progettuali. -
Giuseppe Terragni. Una biografia critica
Una biografia critica che comprende in un discorso denso e unitario, insieme al lavoro dell'architetto, l'analisi della sua formazione culturale, dell'impegno intellettuale e politico e anche, il rilievo tragico assunto dalla sua esistenza negli ultimi anni. Accanto all'illustrazione della maggior parte dei progetti nei grafici e nelle foto d'epoca, il libro è arricchito dalle straordinarie fotografie di Dennis Marsico che fanno vivere le architetture di Terragni insieme ai fruitori in una inedita e umanissima relazione. «Uno dei migliori testi sull'architettura italiana contemporanea». Francesco Tentori «Dopo i convegni, le commemorazioni, i numerosi saggi critici degli ultimi decenni sembrava che su Giuseppe Terragni non ci fosse più nulla da dire. Invece la monografia di Saggio riapre il tema». Bruno Zevi. -
Asili design. Ediz. illustrata
«Fino all'alba dell'attuale millennio, quando si sono diffusi i corsi di laurea in Visual Design, uno dei tratti distintivi della progettazione grafica italiana era una formazione analoga a quella di Peter Behrens, antesignano del Corporate Design, che riduceva la sua biografia, con signorile understatement, a ""Geboren am 14. April 1868 in Hamburg. Im Übrigen Autodidakt"""", nato il 14 aprile 1868 ad Amburgo, per il resto, autodidatta. Nato il 18 febbraio 1963 a Cagliari, Stefano Asili ha conseguito una giovanile laurea in Fisica e in seguito un dottorato in Architettura, ma rientra appieno nel tutto sommato rassicurante mainstream storico nazionale per quanto riguarda la progettazione grafica, una delle rare arti contemporanee, fortunatamente senz'aura e programmaticamente senz'unicità, che manifesta piena realizzazione e tutt'altro che svilimento nella riproduzione meccanica. Confidando come Paul Klee che """"Nur der Schein trügt nicht"""", soltanto l'apparenza non sia ingannevole, negli artefatti grafici di Asili si possono scorgere di tralice, in un gioco tacito tra la mano di chi traccia segni e gli occhi di chi li guarda, sia memorie attive della sua educazione superiore (il fascino per il concerto compositivo, come l'amore per l'alfabeto ambiguo dei numeri e la rigorosa magia della ricorsività), sia bagliori raffinati del retaggio visivo del Novecento razionale, che ha interrogato a lungo, sia eco latenti di altre sue esperienze vitali, dal volo alla vela. Scorrendo l'antologia dei lavori di Asili, una """"scelta di fiori"""" che però inibisce la visuale estesa del terreno e del suo humus, in questo nitido volumetto (""""Pro captu lectoris habent sua fata libelli"""", sosteneva Terenziano Mauro molti secoli fa), si scopre come una primigenia riuscita adesione all'etica spartana della """"minima forma, minimo materiale"""" sia stata temperata col tempo, in specie da una felice e originale sperimentazione di tramature di segni e tessiture di testi, ove si intrecciano motivazioni personali e portati profondi della cultura della Sardegna. Il florilegio degli artefatti si connota in particolare per un fitto dialogo di iconismo sorridente e cromie saporose, espressività frugale e reversibilità sfondi/figure, ambiguità percettiva ed economie segniche; non mancano abili sperimentazioni di immagini coordinate, programmaticamente disciplinate quanto flessibili. Si palesa infine così come la pacata arguzia discorsiva dei dettati visivi di Asili, di frequente accompagnati da un gusto sottile per l'enimma da decrittare in seconda lettura, si associ alla coppia di peculiari tratti pertinenti della progettazione grafica italiana: energia ed eleganza, Verdi e Bodoni - per riprendere la fulminante definizione di Massimo Vignelli.» (Sergio Polano)"" -
Tombini d'Italia. Dal progetto grafico al design del prodotto. Ediz. illustrata
Il tombino è uno dei prodotti più diffusi, ma anche meno approfonditi negli studi di design. Tombini d'Italia attraverso una descrizione completa e una corposa documentazione grafica, si rivolge a un ampio pubblico di lettori, dagli addetti ai lavori agli appassionati di design, con approfondimenti sugli aspetti storici, grafici e progettuali. Una prima parte racconta il ruolo del tombino all'interno delle dinamiche di trasformazioni urbane seguite alla rivoluzione industriale e il rapporto con la cultura progettuale sino ai giorni nostri. La seconda parte presenta un catalogo ""numismatico"""" di 248 pezzi accuratamente ridisegnati, in un'inedita collezione di segni grafici e marchi. Il libro raccoglie infine le immagini di alcuni tra i più importanti fotografi e artisti del Novecento, che hanno utilizzato i tombini per le loro ricerche espressive."" -
La muratura alla romana ed altre murature di fine Ottocento. La casa d'affitto della Roma umbertina
Il libro contiene l'estratto di una tesi di dottorato che nel suo complesso ha indagato le tecniche costruttive di tutti gli elementi architettonico-costruttivi dell'organismo edilizio della casa d'affitto - un tipo molto diffuso nei quartieri romani di espansione di fine dell'Ottocento. Estrapolando dalla trattazione completa il capitolo sull'elemento costruttivo di base, ossia la muratura in elevazione, si pubblicano studi condotti con i metodi della storia delle costruzioni, basati su un riscontro tra rilievi di murature e fonti bibliografiche storiche, che nella tesi rappresentano la base per il successivo approfondimento prestazionale dal punto di vista termo-fisico/energetico. Mirando all'indagine delle prestazioni inerenti alle costruzioni storiche, la presente ricerca è finalizzata a fornire indicazioni per un recupero tecnicamente compatibile e rispettoso dei valori architettonici dei beni storico-culturali. Inoltre si è voluto evidenziare così la rilevanza dello studio al di là dei confini della tesi. La cosiddetta ""muratura alla romana"""", fatta di pietrame di tufo con ricorsi di mattoni, non è stata utilizzata solo per la casa d'affitto. Tale tecnica si ritrova infatti anche in altri tipi edilizi coevi (residenziali, industriali etc).e, con leggere differenze di apparecchiatura, anche in periodi antecedenti e successivi, per esempio nel molto più ricco patrimonio edilizio romano dall'inizio fino alla metà del Novecento. Il denominatore comune delle murature premoderne fino a quelle dei primi decenni del Novecento rimane sempre l'uso dei materiali locali da costruzione (il pietrame di tufo, il mattone e la malta a base di calce e pozzolana), le cui caratteristiche dipendono dalle materie prime naturali, che per secoli sono state estratte intorno alla città."" -
La città di supporto
L'evoluzione della società liberal democratica, nel nuovo millennio, ha sancito la necessità di un cambiamento radicale nelle strategie di ricerca e produzione del benessere. Infatti il welfare state tradizionale, così come le iniziative di libero mercato, non sono più sembrate in grado di garantire l'accessibilità e soddisfare le esigenze emerse con l'atomizzazione della società. Tale condizione ha aperto al diffondersi di pratiche di condivisione in grado di offrire contromisure all'insicurezza sociale, alla crescente precarietà ed alla contrazione del sistema pubblico. A Torino questo cambiamento ha sedimentato sul territorio esperienze in grado di testimoniare nuove connessioni fra i cittadini e di promuovere nuove strutture di supporto al benessere tanto quanto nuovi usi e forme dello spazio: le Case di Quartiere. -
Light and the city. Fabrizio Crisafulli and the RUC students at Roskilde Lysfest-Fabrizio Crisafulli e gli studenti della RUC al festival della luce di Roskilde. Ediz. bilingue
Che relazione c'è tra buio e democrazia? E tra educazione e cosmo? Sono due dei tanti quesiti che questo volume, che mette in relazione tra loro pedagogia, urbanistica, lighting design e performance, pone in maniera più o meno implicita. Il libro riguarda la Lysfest, il ""festival della luce"""" di Roskilde, l'antica capitale danese oggi parte della Grande Copenhagen, svoltosi negli anni 2013-2017, e in particolare il lavoro realizzato nel suo ambito dagli studenti di Performance Design dell'Università di Roskilde (RUC), a contatto con i loro docenti e con gli amministratori della città, fortemente ispirato allo straordinario lavoro con la luce di Fabrizio Crisafulli, l'artista italiano che ha svolto un ruolo-guida nel progetto e realizzato delle opere nel suo ambito: un'esperienza-pilota che ha riunito nel buio, davanti alle installazioni luminose create nella città storica, migliaia di persone; ed ha suscitato la collaborazione tra università e città, e concrete soluzioni di rigenerazione urbana. Un progetto - scrive Joy Mogensen, sindaco di Roskilde negli anni della Lysfest, e poi Ministro della Cultura danese - «creato da precursori che vi hanno fatto convergere conoscenza, visione culturale e dibattito democratico».""