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L'amante di lady Chatterley
Connie Chatterley è moglie di sir Clifford, un aristocratico che in seguito a una ferita di guerra è diventato impotente (metafora della sterilità intellettualistica della sua cultura e della sua classe). Connie desidera la maternità e la sua carica vitale la spinge verso il guardiacaccia Mellors. Nasce tra i due una passione e quando Connie si accorge di aspettare un bambino, lascia il marito e va a vivere insieme a Mellors. -
L' esclusa
A questo romanzo di impianto naturalistico, Pirandello lavorò in tempi diversi e ne trasse anche una commedia: L'uomo, la bestia e la virtù. Si narra la storia di Marta, che viene cacciata di casa dal marito dietro il sospetto di un tradimento che si riduce invece a qualche lettera appassionata e filosoficheggiante che le indirizza un intellettuale del luogo, Gregorio Alvignani, deputato al Parlamento. Creduta colpevole da tutti e persino dal padre, Marta,dopo aver cercato di guadagnarsi la vita in paese, accetta un posto di maestra a Palermo. Sarà qui che tornerà ad affacciarsi l'ombra del marito e che lei, giovane e bella, diventerà facilmente vittima dell'Alvignani. Ma la sua scelta la porterà al distacco da tutti coloro che l'avevano esclusa. -
Gente di Dublino
Considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi quindici racconti - terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914 perché per la loro audacia e realismo gli editori li rifiutarono - compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale d'Irlanda, Dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di Joyce, è in po' il precipitato di tutte le città occidentali del nostro secolo. -
Nanà
Libro che scandalizzò quella società che Zola ritrae impietosamente. Il romanzo inizia con l'evocazione del fantasma di Bismarck e si chiude col triplice grido ""A Berlino!"""" che sale dal boulevard sotto il Grand Hotel dove è morta Nana, orrendamente sfigurata dal vaiolo. Pubblicato a puntate sul settimanale Le Voltaire tra il 1879 e il 1880, e poi edito subito in volume, Nana rimane il romanzo più noto di Zola: la biografia di un personaggio che subito rappresentò il mito se non l'apoteosi del sesso inestricabilmente legato alla distruzione e alla morte."" -
L' informatore: Silone, i comunisti e la polizia
Ignazio Silone svolse, con lo pseudonimo di ""Silvestri"""", un ruolo attivo di informatore della Questura di Roma e della Divisione Polizia Politica fra il 1923 e il 1930. Questo volume presenta, analizzandole nel contesto storico-politico, le relazioni da lui inviate in quest'arco di tempo. I documenti sono riprodotti integralmente e contengono informazioni riservate circa le attività clandestine dei comunisti in Italia e all'estero; le notizie furono utilizzate dalla Divisione generale di Pubblica Sicurezza per dispiegare un più efficace apparato di contenimento e repressione del movimento antifascista."" -
La storia, una vita. Scritti in onore di Giuseppe Parlato
Questo volume raccoglie i contributi di quanti, amici, colleghi, collaboratori, hanno avuto il piacere e l'onore di conoscere Giuseppe Parlato e di lavorare con lui. I contributi raccolti sono stati suddivisi in tre sezioni. La prima è quella dei saggi dove gli autori che vi hanno partecipato hanno toccato con i loro lavori aspetti multiformi e diversificati che hanno avuto, però, come punto di riferimento il fenomeno del fascismo, da sempre al centro della riflessione scientifica di Giuseppe Parlato. La seconda parte è composta da contributi che hanno cercato di riflettere sui volumi scritti da Parlato, restituendo la sua curiosità intellettuale che lo ha portato a toccare temi molto diversificati, dal Risorgimento italiano al movimento nazionalista, dall'esperienza fiumana al sindacalismo fascista, dal neofascismo alla complessiva riflessione sulla destra italiana nel secondo dopoguerra. In ultimo c'è la sezione testimonianze, nella quale gli autori hanno voluto ricordare aspetti salienti dell'attività scientifica e personale di Giuseppe Parlato, tratteggiata con passione e partecipazione. Alla fine del volume, poi, vi è una sezione molto ampia che ricostruisce tutta, o quasi, l'enorme e variegata produzione scientifica di Parlato che ci restituisce l'immagine di uno studioso prolifico, intellettualmente curioso e sempre impegnato nella ricerca scientifica intesa come un aspetto fondamentale della sua esistenza. -
Il Mahabharata
Composto fra la seconda metà del II secolo a.C. e l'anno zero, il Mahabharata, ""Il grande (poema) dei discendenti di Bharata"""", è fra le opere capitali della letteratura d'ogni tempo e paese. Dentro la vicenda epica che ne costituisce l'ossatura, che occupa la metà circa dell'opera, sono intrise altre vicende mitiche ed epiche secondarie, genealogie divine e umane, novelle, ma soprattutto trattazioni teologiche, filosofiche, etiche, geografiche, scientifiche ante litteram e perfino frammenti di enigmistica. Ed è esattamente proprio questo assetto che al gusto attuale ne fa un capolavoro unico. Il centro della riflessione sfaccettata che vi si sviluppa è il dharma, la """"legge sacra"""" o l'""""ordine sociocosmico"""". L'opera si autodichiara sorgente di luce spirituale - con al centro la Bhagavadgita, """"Il canto del Signore"""", che si può considerare il Vangelo di centinaia di milioni di hindu -, proseguimento della rivelazione sacra e fonte di autorità in ogni campo. Una strofe molto famosa, collocata al principio e alla fine del Mahabharata proclama che quello che nel poema si trova riguardo al dharma e ai fini dell'esistenza si può anche trovare altrove, ma quello che lì non si trova non c'è da nessuna parte. In altre parole: l'opera racchiude e dischiude in ogni aspetto e dimensione la sacra legge eterna. Il lavoro di Kerbaker, riveduto dai suoi successori, offre al lettore oltre un sesto del poema. La scelta per la versione dell'ottava ariostesca è naturalmente intonata al metro usato per l'epica nella grande tradizione italiana. Al lettore contemporaneo le strofe kerbakeriane, molto scorrevoli, offrono con il loro linguaggio dovizioso un sapore inconfondibile, con immagini poetiche felici e lampi di folgorazione potente. Senza nulla perdere della caratteristica originaria, lo stile di Kerbaker vi aggiunge la grazia orecchiabile e lo stupore incantato di una infinita, fantasmagorica fiaba."" -
Storia della mia vita. Ediz. integrale. Vol. 7: Carnevale a Milano 1762-1763.
Storia della mia vita. Verso la fine del ballo, una graziosa mascherina con bautta veneziana abborda un tizio mascherato da gondoliere: Se siete veneziano, fate vedere: balliamo la furlana. Il tizio accetta, l'orchestra suona la furlana. Ma chèl lì è un gondoliere della Martesana, si vede subito. Bùù! La mascherina con bautta, quella sì che danza da sogno. Io sono un patito della furlana, mi faccio avanti. Ne balliamo una, poi un'altra, la gente applaude; a me basterebbe, alla mia età. Ma si fa avanti un cuoricino di bimba vestita da pastorella, non ha maschera sul volto. Dice: Adesso ballate con me! Guarda il Pierrot, dice Carcano, quanto gli piacciono le mendicanti. La comitiva se ne va. Triulzi dice a Carcano: - Secondo me l'accattone lungo vestito di giallo è Casanova. - Pare anche a me. Ma le donne chi sono? - Le scopriremo. - Diavolo, è la mascherata più spendacciona e stimolante che si possa inventare: sono fior di abiti nuovi fatti a pezzi con malizia diabolica. -
Storia della mia vita. Vol. 8: Anni difficili. 1763 - 1766.
Ebbi l'ultimo incontro vero con l'Imperatrice [Caterina II di Russia]. Ero nel Giardino, ma cominciava a piovere; lei mi fece chiamare in una sala in cui passeggiava con la solita scorta. In stile modesto, diceva la sua opinione con precisione, con il sorriso sulle labbra. Si era abituata così, non le costava fatica, ma certo non diminuiva il merito: anzi suggeriva forza d'animo. Il sorriso le assicurava un guadagno. Caterina, con l'aria di pretendere meno, otteneva di più. Ebbe il gusto di sorprendermi, mi lasciò spiazzato. Parlò dei costumi veneziani, della passione per il gioco d'azzardo; chiese se avevamo il gioco del lotto. Commentò: - Lo hanno proposto anche a me. Magari avrei potuto acconsentire; però con giocata minima di un rublo, niente copechi. O si sarebbe drenato un oceano di copechi a danno del popolo, che non sa contare e immagina che il terno sia una puntata come un'altra. Saggia; chinai umilmente il capo. Ecco: fu il mio ultimo incontro con la grande signora, che regnò trentacinque anni senza commettere errori essenziali, né rinunciare alla modestia -
Breviario dei politici. Testo latino a fronte
Queste massime, dedicate alla caccia al potere politico nell'Europa del Seicento, ignorano le astrazioni che sorreggono la politica e il potere, e sono dedicate al singolo individuo che vuol prevalere sugli altri. È un breviario sui generis di massime morali (o immorali, ma intelligenti), scritte da uno che parla di sé e le ha collaudate, non nella riflessione libresca, ma nella vita attiva e tumultuosa. Un breviario del politico che si dedica agli affari altrui, con lo scopo finale di provvedere nel modo più efficace agli affari propri. I connotati specifici sono quelli del cardinale Giulio Mazzarino, per quanto la fonte di questo piccolo scritto non sia documentata. Ma non si può escludere che egli sia proprio l'autore, e non solo il personaggio rappresentato: anzi, è l'ipotesi più plausibile. Il testo, in latino di cancelleria un po' stentato, fu pubblicato più volte fra il 1684 e il 1723, in edizioni arricchite via via di alcune aggiunte. Di solito si presenta al lettore italiano la traduzione del 1698, mentre la presente è una traduzione d'oggi. Essa è ricavata dalla più recente fra le edizioni antiche (più ampia di quella utilizzata dal traduttore seicentesco). L'ultima edizione con la traduzione italiana seicentesca, ripubblicata da Giovanni Macchia, seguiva il testo del 1684. Al momento, la presente edizione, con testo latino a fronte e traduzione in italiano, è semplicemente la più completa in assoluto. -
Le peripezie di un cinese in Cina
Il giovane Kin Fo ha tutto quello che si può desiderare: è ricco, colto, elegante, erede di un patrimonio invidiabile e non ha alcun bisogno di lavorare, ha una bella fidanzata che lo adora e vive in un palazzo a Shanghai dotato di tutti gli ultimi ritrovati della tecnologia della sua epoca, dal telefono al riscaldamento. Ma tutto questo non gli dà la minima emozione e trascorre i suoi giorni nella noia, indifferente a tutto, finché non riceve una lettera… Una lettera inattesa che dà inizio a una serie di avventure sempre più intricate. Verne ci trasporta in Cina, nell’unico racconto che lo scrittore abbia mai ambientato in un paese dell’Asia: a differenza dei Poli, dell’Africa e dell’America del Sud, l’Estremo Oriente non è mai stato protagonista dei suoi romanzi. In un susseguirsi frenetico di colpi di scena, rivelazioni inaspettate e personaggi misteriosi, l’inventiva di Jules Verne è inesauribile e come sempre sa dosare perfettamente avventura, humour e divulgazione scientifica. -
Nelle terre dei profumi e dei veleni
Questo nuovo volume di Alessandro Pellegatta ricostruisce l'affascinante percorso degli esploratori italiani che, a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, esplorarono il Sud Est asiatico. Oltre a Odoardo Beccari, si avventurarono con lui in questa remota area del mondo altri esploratori italiani che oggi sono in pochi a ricordare: Giacomo Doria, Luigi Maria d'Albertis, Enrico Alberto d'Albertis, Elio Modigliani, Giovanni Battista Cerruti e Lamberto Loria. L'Italia di quel periodo guardava soprattutto all'Africa: nel 1869, anno dell'apertura del Canale di Suez, Raffaele Rubattino aveva rilevato la baia di Assab e nel 1885 arrivammo a Massaua, in Eritrea. Gli esploratori ""delle terre dei profumi e dei veleni"""" seppero guardare altrove e, senza particolari aiuti esterni, affrontarono territori lontanissimi e quasi sconosciuti per amore di scienza e di conoscenza. Beccari vide nel Borneo il luogo della foresta rifugio, un'oasi di salvezza e, come Thoreau, anelò a un'esperienza primitiva, sopportando la solitudine e i pericoli con leggerezza, cercando di entrare in comunione con la natura. Oggi, pensando a lui e agli esploratori italiani citati in questo volume, abbiamo il dovere di preservare quello che rimane di questa natura selvaggia di questi luoghi e, insieme a essa, la nostra umanità."" -
La luna tra i ciliegi
La luna tra i ciliegi. Storie e leggende dell’antico Giappone è una godibile e ricca raccolta di storie del passato, rappresentative dell’immaginario collettivo del popolo giapponese, riunite da Mario Marega con lo scopo evidente di far conoscere e apprezzare a un pubblico il più possibile ampio la realtà del Giappone. Un’esigenza particolarmente sentita in un mondo – quello italiano degli anni Trenta del Novecento – che ben poco conosceva di quel popolo e della sua raffinata cultura e che spesso era disorientato da stereotipi e pregiudizi. Sono racconti a tratti apparentemente ingenui, densi di sense of humor, percorsi da affetto e ironia. È chiaro l’intento di facilitare la lettura: lo stile di scrittura è diretto e coinvolgente, arricchito sovente da onomatopee, frequentissime e tipiche nelle fiabe giapponesi, ma rese efficaci anche nella versione italiana. L’autore coniuga con maestria la narrazione spigliata e avvincente con un’esposizione sintetica di molti aspetti della cultura, degli usi, delle tradizioni, dei fondamenti del pensiero e della religiosità popolare del Giappone antico, volendo suscitare interesse e simpatia per il mondo giapponese. La scelta stessa dei racconti, dei miti e delle storie è molto accurata e fatta per avvicinare il lettore al “Paese del Sol levante” come afferma l’autore stesso: «Ho cercato di rendere questi racconti più interessanti che fosse possibile con l’aggiunta di schiarimenti su usi e costumi che fan parte del racconto stesso». -
Le sottilissime astuzie di Bertoldo
Le avventure del popolano Bertoldo - fermate sulla carta da Giulio Cesare Croce - consegnano a una fama duratura il ritratto dell'uomo povero ma libero che, armato solo delle intuizioni di un'intelligenza guidata dal buon senso, riesce a evitare le trappole e gli inganni di un potere arbitrario e pretestuoso, fino a salvarsi da un'ingiusta condanna a morte. Giulio Cesare Croce le raccontava accompagnandosi con la sua lira, nelle piazze e nelle corti italiane, offrendo svago e insegnamento ai presenti con la verve del suo linguaggio immediato e spontaneo e con una freschezza che ha saputo tramandare attraverso i secoli fino a noi. Sicuramente le sue battute e le trovate hanno finito per entrare nel nostro immaginario fino a diventare modi di dire e proverbi di uso comune. Questo gioiello della nostra letteratura è qui riproposto nell'edizione del 1606 - probabilmente l'editio princeps - corredata da saggi critici di Piero Camporesi e di Vittore Branca, importanti per contestualizzare la figura e l'opera di Giulio Cesare Croce nell'ambiente socio-culturale della sua epoca. Il volume contiene anche la riproduzione anastatica dell'edizione originale del 1606. Presentazione di Silvio Berlusconi. Introduzione di Piero Camporesi. Prefazione di Vittore Branca. -
Momo
Momo è un testo permeato di mitologia e di umorismo: scritto in latino intorno alla metà del Quattrocento, è un romanzo satirico che affronta con amarezza e ironia i rapporti tra letteratura e potere politico, tanto da poter sembrare un'allegoria che delinea un universo turbato nei suoi princìpi nel quale le ""cose"""" divine sono offuscate da discordie di ogni genere e dove l'umanità è in una condizione di sofferenza. Si potrebbe dire che l'Alberti voglia descrivere l'aspetto del prossimo futuro, del Rinascimento in arrivo, nel quale le zone d'ombra e i percorsi surreali fanno parte di un mondo che ufficialmente punta sulla ragione e sulla bellezza. Alberti tenta in queste pagine una sorta di gioco che tra sorriso e satira, costruisce quello che unanimemente viene considerato il capolavoro in prosa dell'Umanesimo quattrocentesco e uno dei più alti vertici della letteratura umoristica rinascimentale ma forse anche mondiale, in lingua latina. In questo volume è pubblicato il testo latino stabilito da Paolo d'Alessandro e Francesco Furlan che, insieme, hanno scritto la Nota al testo; la traduzione in italiano è di Mario Martelli, a cui si deve anche una Nota alla traduzione e un ampio apparato di note mentre Francesco Furlan ha approntato l'Introduzione e la Nota bibliografica."" -
STO. Sergio Tofano
Sergio Tofano (STO) (Roma 1886 - Roma 1973) Attore, scrittore e illustratore, studia a Roma Lettere e recitazione, esordendo nel 1909 con Ermete Novelli. Con lo pseudonimo di Sto, scrive e illustra testi per l’infanzia e collabora a numerosi periodici, creando nel 1917 sul «Corriere dei Piccoli» il Signor Bonaventura, al quale dedicherà libri e spettacoli. Docente all’Accademia Silvio d’Amico, ha ricevuto il Premio S. Genesio nel 1961. -
Canto dell'anima, alchimia del Sé. Il Jap(u) J? di Gur? N?nak e la poetica dell'estasi
Espressione di una sintesi semantica e musicale tra lingue diverse del tutto eccezionale nella letteratura mondiale, la poesia di Gur? N?nak si può comprendere attraverso l'esperienza diretta della sua armonia e la contemplazione delle visioni, tanto cosmiche quanto intime e personali, che dischiude. Maestro conosciuto e ampiamente studiato nei paesi anglofoni, sebbene sia uno dei mistici più importanti mai vissuti Gur? N?nak in Italia è ancora poco noto e il suo messaggio quasi sconosciuto. Prefazione di Shiv Charan Singh. -
La via del pugno
Questo libro svela l’approccio metodologico necessario per comprendere la marzialità nascosta nell’arte, attraverso descrizioni tecniche e applicative, concetti chiave e processi espressi minuziosamente, affrontando le due domande cruciali che, prima o poi, tutti i praticanti arrivano a porsi: “A cosa serve quello che faccio?” e, “Cosa posso fare per migliorare?”. La prima domanda nasce spontanea quando uno pratica con costanza e dedizione per un periodo di tempo abbastanza lungo; la seconda è relativa alla pratica: dopo un certo livello il miglioramento deve assumere una connotazione universale altrimenti tutto diventa vano costringendo il praticante o l’atleta, al ritiro. In queste pagine l’autore cerca di dare delle risposte non solo alle due domande fondamentali appena esposte, ma grazie a esempi e dimostrazioni legate allo studio della disciplina, indica una strada da percorrere per automigliorarsi. Il libro è concepito per accompagnare il praticante delle arti marziali interne nello studio sia teorico sia pratico, evitando di cadere in quel torpore tipico di chi intellettualizza eccessivamente la propria pratica. I temi trattati e le informazioni presentate costituiscono inoltre un valido spunto di riflessione per qualsiasi altra disciplina, anche non marziale, grazie a un carattere spiccatamente trasversale che porta a sublimare le differenze, gli ostacoli e le sfide, puntando diritto al significato profondo del concetto di arte marziale. -
Le avventure di un libraio
Quella di Orioli fu una vita fatta di ""incontri straordinari"""": fu con D'Annunzio in Fiume occupata, conobbe Tristan Tzara, fondatore del dadaismo, era commensale abituale alle cene in trattoria con Eugenio Montale e altri poeti, le gite a Siena con Aldous Huxley... Orioli fu un uomo del suo tempo: avventuroso (da cui il titolo perfettamente calzante del suo libro), grande viaggiatore (spesso a piedi per paesini, musei e chiese sperdute alla ricerca dell'in-folio introvabile), spregiudicato, con una filosofia esistenziale sfrontatamente scanzonata e anticonformista per amori, frequentazioni e intraprese commerciali. Quando, infine, si arriva all'ultima pagina e si legge «non mi dispiacerebbe rivivere questa mia vita...», bisogna ricordare che egli morì in piena guerra, lontano dall'amata Italia, a Lisbona, a soli 58 anni, abbandonato da tutti, in solitudine e povertà, assistito solo dal fedele aiutante Carletto."" -
I racconti del vampiro
Tutto il mondo magico, soprannaturale e misterioso dell'India antica rivive in questi racconti nei quali scopriamo il fascino delle leggende tradizionali indiane, che nel corso dei secoli giunsero fino in Occidente arrivando a influenzare altre culture: si ritrovano dalle Mille e una notte arabe fino al folklore europeo. È un universo in cui esseri umani, dei, spiriti celestiali, demoni e schiere di mille altri esseri invisibili, divini o diabolici, vengono a contatto nella vita quotidiana, si alleano, si combattono, si innamorano, senza nessun confine preciso tra il mondo umano, terrestre, e tutti gli altri. In questo gioco cosmico della manifestazione, ogni cosa è verosimile e, per quanto fantastica e perfino grottesca, è nondimeno considerata reale.