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Il palazzo Gambacorti di Pisa
Voluto da Pietro Gambacorta con intento autocelebrativo, allo scopo di manifestare la raggiunta potenza economica e il prestigio sociale e politico della propria famiglia, il palazzo sul lungarno venne edificato fra gli anni Settanta e Ottanta del Trecento e costituisce ancora oggi una delle architetture medievali più rilevanti della città, oltre che essere sede del Comune di Pisa. Il volume ripercorre con ricchezza di particolari le vicissitudini storiche ed architettoniche dell'edificio dalle origini fino agli ultimi restauri, soffermandosi con cura sui suoi numerosi tesori artistici. -
Quotidiane rarefazioni. Acqueforti. Ediz. illustrata
"Per l' incisore, il segno è sempre un grande gesto d' affetto. Affonda su sé e sul mondo, intessendo una trama narrativa di connessioni reali o ideali, vissute o sognate, certe o possibili. Nasce dal gesto per diventare scrittura, con un vocabolario - se la lingua scelta è quella, ancor più ricca e difficile, dell'acquaforte - che la lastra e le sue morsure impongono e disciplinano nello spazio del foglio. Può diventare prosa o poesia, ricordo o memoria, sedimentando e strutturando brani di luce e campi di ombre che, nel miracoloso ricomporsi, si diranno sempre paesaggio.""""" -
Locus est famosus. Come nacque San Miniato al Tedesco (secoli VIII-XII)
La ‘grande narrazione’ del medioevo toscano procede tradizionalmente seguendo un filo di cui le città del settore centro-settentrionale, prima Lucca, poi Pisa e infine Firenze, sono le assolute protagoniste. Il racconto della loro affermazione nella regione è stato spesso condotto con un approccio marcato teleologicamente, teso a rintracciare le origini della modernità incarnata da queste città. Il volume intende mettere in luce una linea evolutiva alternativa. Oggetto della ricerca è, infatti, un territorio per molti versi ‘centrale’ nella Toscana alto- e pieno-medievale, ma non urbano: lo spazio nel cuore del Valdarno coordinato prima dal solo borgo di vicus Wallari/San Genesio, poi, dalla matura età carolingia, anche dal vicino castello di San Miniato. Studiare le strutture politiche e socio-economiche del territorio samminiatese dall’età longobarda a quella sveva permette di confrontarsi con un ambito situato all’incrocio delle principali vie di comunicazione, e che rappresenta una sorta di baricentro fra le maggiori città. Esso fu pesantemente trasformato sul piano sociale ed economico dalla stagione di crescita pieno-medievale, quando San Miniato divenne una ‘quasi-città’. L’indagine condotta offre, inoltre, vari spunti di riflessione sulle forme di finanziamento delle istituzioni pubbliche, prima e dopo il ‘mutamento signorile’, poiché San Miniato conservò e valorizzò il carattere fiscale già proprio di San Genesio, fino a divenire stabile sede di residenza da cui il potere imperiale svevo si irradiò sull’intera Italia centrale. -
Viviani. Ediz. a colori
No, non è solo un omaggio a Giuseppe Viviani. Non cade nemmeno nella ricorrenza del mezzo secolo dalla sua scomparsa, nel 1965. E poi a lui, “timido come i bovi”, forse non sarebbe importato più di tanto il ricordo personale. È soprattutto un omaggio all’arte di Giuseppe Viviani, pensato nella ricorrenza della grande mostra con cui, per la prima volta in modo organico e criticamente compiuto, Pisa ne ricomponeva lo straordinario percorso e la conclamata autorevolezza nelle vicende del ‘900. Un ricordo che a lui, il pittore/incisore/poeta che volle farsi principe di Boccadarno, sarebbe importato, e di molto. -
Per tre cose vale la pena vivere
“L'autore presenta una storia dalle ambientazioni e situazioni inconsuete con uno sguardo dolce-amaro. La capacità descrittiva dei personaggi e dei luoghi è ottima come l'organizzazione e lo sviluppo della trama. Nel suo insieme l'opera è una rappresentazione graffiarne della precarietà dell'uomo contemporaneo.” (Giuria del premio letterario “Liberali” – opera di narrativa inedita) -
Studi e saggi linguistici (2016). Vol. 2
Fin dalla fondazione nel 1961 da Tristano Bolelli, gli studi di “Saggi Linguistici” svolgono un ruolo importante nel dibattito linguistico in Italia, specialmente per quegli studiosi che lavorano nel campo della linguistica storica indoeuropea e della contemporanea linguistica teorica. -
L'eugenetica italiana e la Grande Guerra
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, il presupposto su cui era nato e si era sviluppato il movimento eugenetico internazionale sembrò incrinarsi definitivamente: di fronte a tanta inaudita violenza era ancora possibile sperare in un miglioramento della “razza umana”? Anche in Italia gli eugenisti si divisero tra chi considerava il conflitto una minaccia per l’integrità fisica e psichica del corpo sociale e chi lo interpretava invece come un fattore di selezione e di progresso, in grado di favorire la parte migliore della popolazione. Questa contrapposizione contribuì a ridefinire non solo gli equilibri nel campo dell’eugenetica nazionale, ma più in generale i rapporti tra scienza e politica nella delicata fase del dopoguerra. -
Questioni fondamentali di antropologia medica
Nella seconda metà degli anni Venti del Novecento, il medico e filosofo Viktor von Weizsäcker (1886-1957) elabora il progetto di un'antropologia medica, cioè di una «teoria generale della malattia» come teoria dell'uomo malato. I due testi proposti in questo volume, scritti a venti anni di distanza l'uno dall'altro, delineano efficacemente sviluppi e difficoltà di questo progetto, lasciando emergere l'esigenza profonda che lo muove: rivoluzionare i fondamenti epistemologici della medicina a partire da una nuova concezione della scienza, il cui nucleo concettuale è costituito dalla «relazione». L'incontro tra il medico e il paziente, in quanto situazione originaria dell'antropologia medica, diviene così l'autentica fonte dei criteri dell'azione terapeutica, salvaguardando il malato dal rischio di reificazione e spersonalizzazione a cui lo espone una medicina rigidamente positivista. -
L'uomo che usciva dal naso e altri racconti
Arguto, iconoclasta, surreale, onirico, caleidoscopico: così è stato descritto Amorose Bierce. Scrittore fra i più intriganti della letteratura americana e popolarissimo giornalista del fin-de-siècle d'oltreoceano, Bierce è l'enigmatico interprete di un'epoca che, se da un lato si sta aprendo alla psicanalisi, dall'altro crede ancora ai fantasmi e non riesce a elaborare il lutto fratricida della tentata Secessione. “L'uomo che usciva dal naso”, “L'uomo e il serpente” e “Gli occhi della pantera”, pubblicati rispettivamente nel 1887, 1890 e 1897, coprono un arco di dieci anni durante i quali a Est si affermano i grandi monopoli industriali ed esplode l'immigrazione, mentre a Ovest si conclude il mondo liquido della Frontiera. I tre racconti si rivelano oggi sorprendentemente attuali per l'intuito con cui trattano temi quali la (de)costruzione dell'identità di genere, l'ossessione, la paura, il post-umano. -
L'uomo che vende un occhio. Un soggetto per il film «Il boom» di Vittorio De Sica
Già nel 1957 Cesare Zavattini scrisse, partendo da un fatto di cronaca, un soggetto dal titolo L'uomo che vende un occhio, il quale, lungi dal diventare film, confluì con altri materiali nell'opera teatrale Come nasce un soggetto cinematografico, messa in scena per la prima volta nel 1959 a Milano. Quando, nei primi anni Sessanta, Vittorio De Sica chiese all'amico e collaboratore di scrivere un soggetto per il grande divo del momento, Alberto Sordi, Zavattini riprese la storia dell'uomo disposto a vendere un pezzo del suo corpo per questioni economiche e nel 1962 consegnò il soggetto definitivo. Il soggetto, che l'anno seguente diventerà il film II boom, rende conto con feroce sarcasmo dell'Italia cinica e rampante dell'epoca. E racconta anche la progressiva evoluzione del cinema italiano, che sta abbandonando l'afflato etico per certi versi ancora riconducibile alla folgorante stagione del neorealismo, per sostituirlo con i crudeli ritratti dell'Italia dell'esplosione economica secondo i modi della commedia all'italiana. -
Corridori. Piccole storie di ciclismo e ciclisti
Il libro ruota intorno a tre nuclei narrativi: - le emozioni di tempi e luoghi lontani in cui le corse in bicicletta rappresentavano l'anima segreta delle giornate e il nutrimento di una realtà fatta di suggestioni, sogni, sconfitte, vittorie; - le riflessioni e i dubbi sul futuro di questo sport attraversato dal doping, l'oltranza tecnicistica, la vertiginosa logica mercantile; - il permanere di una calda e antica passione che conduce un manipolo di appassionati a vivere in diretta - consecutivamente negli ultimi trent'anni - i passaggi del Giro d'Italia sulle montagne del Nord. Racconta di uno sport che è fenomeno popolare e avventura poetica, parla della forza di una competizione che non è soltanto gara, ma anche un modo diverso di vivere la vita e i mutamenti della società. E arricchito da un fluire di episodi legati a quei corridori che hanno lasciato profonde impronte emozionali durante le loro imprese. In appendice, le classifiche degli ultimi trent'anni del Giro d'Italia. -
Sguardi sul Novecento. Intorno a Pío Baroja
Pio Baroja (1872-1956), autore basco che, con la sua vastissima produzione, è ormai considerato un classico della letteratura spagnola, è stato un testimone acuto del passaggio tra il XIX e il XX secolo. Nonostante il successo di pubblico e di critica che ha caratterizzato la sua lunga carriera e che la sua morte non ha interrotto, i suoi libri, con alterne vicende, si sono trovati a passare attraverso zone d'ombra per tornare a occupare un ruolo di rilievo solo in tempi recentissimi. A che cosa si devono queste intermittenze? Per quali motivi un romanziere tanto prolifico quanto complesso è stato contemporaneamente stimato e apprezzato, riconosciuto come un maestro, ma anche accusato, criticato, finanche manipolato? Le ragioni sono molte, e altrettante le possibili risposte. Con l'intenzione di scoprirne alcune, svelarne altre, ma soprattutto di sollecitarne di nuove, raccogliamo in questo volume una serie di proposte critiche, oggetto di dibattito in due giornate di studio che si sono svolte nel dicembre del 2016 presso l'Università della Tuscia. In esse si è inteso focalizzare sotto una nuova luce il profilo intellettuale e la sfaccettata scrittura di un attento osservatore dei primi decenni del Novecento, sensibile nei confronti delle questioni strettamente spagnole ma aperto alle sollecitazioni del dibattito letterario europeo del suo tempo. Possiamo così apprezzare un'opera che, vista nella sua complessità, è un significativo frammento di un esteso mosaico: quello articolato e poliedrico di un secolo, il Novecento, che si è da poco concluso ma al quale siamo ancora profondamente ancorati. -
Jerome Bruner. Cent'anni di psicologia
Nei cento anni della sua vita Jerome Bruner (1915-2016) ha partecipato alle alterne vicende delle scienze umane, da protagonista della rivoluzione cognitiva in psicologia e della sua applicazione all'istruzione. Questo libro è dedicato all'intera opera dell'autore. Ricostruisce i nessi tra i temi della sua ricerca empirica - percezione, apprendimento e pensiero, sviluppo cognitivo e del linguaggio - e li collega con il contributo teorico alla rifondazione della psicologia culturale mediante una rivalutazione del ruolo fondamentale della narrazione. A seguito della riflessione autobiografica sulla propria avventura intellettuale, Bruner ha saputo cogliere l'importanza del dialogo intersoggettivo nella formazione del sé. L'adozione di un'epistemologia costruttivista e l'atteggiamento pragmatico circa le conseguenze della realizzazione delle idee nei fatti fanno del suo pensiero un contributo sempre attuale, aperto al cambiamento storico e utile ad affrontare i problemi dell'interculturalità. -
Il sole degli esuli. Letteratura ed esilio
In un percorso che va dalla classicità alla modernità Claudio Guillén indaga, con acume e sensibilità, le diverse modalità attraverso le quali la dolorosa esperienza dell’esilio viene rappresentata a livello letterario. Guillén riconosce nella continuità e nella ripetizione i paradigmi che definiscono l’esilio come tema e ne collocano l’indagine nell’ambito della Letteratura comparata. Al contempo, individua le polarità archetipiche – o «concetti-limite» – che si associano ad atteggiamenti antitetici rispetto all’esilio. La prima, riconducibile a Plutarco, e assimilabile a un’immagine solare, ravvisa nella condizione dell’esule una possibilità che si offre all’individuo, un percorso di condivisione con altri uomini, al di là dei confini locali e personali, una sorta di apertura verso la dimensione universale e cosmopolita dell’esistenza. A questa prima visione si contrappone una seconda, personificata da Ovidio, in virtù della quale l’esilio corrisponde a una scissione interiore e sociale dell’io, e si manifesta come profonda perdita personale. Tra queste due tendenze-limite si apre una serie di percorsi intermedi, reali e metaforici, che ogni individuo, non solo l’esule, sperimenta nel corso della propria esistenza. -
L'occhio e la voce. Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino fra letteratura e antologia
A metà degli anni Cinquanta del Novecento, Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino riaccendono il dialogo fra letteratura e antropologia, illuminando un nuovo panorama di avvicinamenti, collaborazioni e immancabili distanze fra scrittori, etnologi, demologi e folkloristi. Pasolini allestisce il Canzoniere italiano con scrupolo specialistico e attenzione filologica, ma non senza raffinati accorgimenti poetici d’autore. Calvino, invece, riscrive le fiabe della tradizione regionale, dotandole di una letterarietà contemporanea. Diversi fra loro e diversamente instradati sui binari della moderna demologia, i due scrittori recuperano in termini estetici il testimone del passato, ma vanno ben oltre. Il ""Canzoniere italiano"""" e le """"Fiabe italiane"""", infatti, non sono soltanto indispensabili raccolte di reperti demologici superstiti − e, comunque, già fantasmi in una società sempre più mediatica e spersonalizzante −, ma veicolano con forza un messaggio civile e letterario ineludibile. Entrambe le opere mirano così a ricostruire il tessuto identitario dell’Italia del dopoguerra e portano alla luce il carattere unitario del suo popolo attraverso la varietà dei canti e delle fiabe tradizionali, proposti nuovamente a un altrettanto nuovo pubblico di lettori, fra intenti conservativi e volontà restitutive."" -
La de-strutturazione del procedimento amministrativo. Nuove forme adattative tra settori e sistemi
L'analisi dei procedimenti amministrativi di settore, ovvero, del diritto di settore dei procedimenti amministrativi, ha restituito l'immagine di un universo procedurale in trasformazione, non decifrabile, almeno non completamente, attraverso le chiavi tradizionali (tra tutte, quelle legate all'esercizio della funzione e al provvedimento). In particolare, si è rivelato inadeguato un approccio di tipo atomistico e indifferente al contesto nel quale i procedimenti amministrativi, e il loro diritto, sono inseriti: il contesto dei sistemi di regolazione e governance contemporanei, con il loro carattere composito e reticolare, quello dell'innovazione tecnologica e dei nuovi scenari dell'informazione e della conoscenza. Proprio in questo più ampio e rinnovato contesto, il legislatore, a partire da quello dell'Unione europea, sembra guardare ai procedimenti amministrativi, rileggendone la dimensione funzionale e, soprattutto, strutturale. Da questa rilettura prendono vita nuove forme procedurali adattative e nuovi percorsi di intelligenza regolatoria che sfruttano, appunto, la dimensione di sistema e di processo. Al racconto e all'analisi di queste trasformazioni sono dedicate le riflessioni contenute in questo volume. -
Lezioni sulla logica 1831
Nel semestre estivo del 1831, pochi mesi prima di morire, Hegel tiene il proprio ultimo corso sulla Logica. Commentando e ampliando i passi dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche, pubblicata in terza edizione l’anno precedente, Hegel fornisce un’introduzione agile e chiarificatrice alla parte logica del sistema – la più difficile e tuttavia la più importante. Di questo corso fu uditore e trascrittore l’appena diciottenne figlio Karl; la traduzione italiana qui presentata è condotta sull’edizione critica tedesca del manoscritto di Karl Hegel, apparsa nel 2001 a cura di Udo Rameil e Hans-Christian Lucas. I passaggi di queste lezioni, dallo svolgimento disteso ma rigoroso, rivelano un filosofo che, fino all’ultimo, non cessa di rielaborare le nozioni fondamentali della propria filosofia, a partire dalla stessa idea di pensiero; e molto materiale sviluppato da Hegel in questo corso confluirà nella seconda edizione della Logica dell’Essere, pubblicata postuma nel 1832. -
La responsabilità del nuovo. Saggio sulla poesia di Victor Hugo prima dell'esilio
Victor Hugo fu un poeta? Decenni di diffidenza verso la poesia romantica hanno fatto dimenticare che non solo Hugo fu un poeta, ma fu soprattutto poeta, reputato a lungo il primo fra tutti, colui che ha condizionato tutta la poesia dell'Ottocento. Questo libro esamina una parte consistente della sua abbondante poesia: il cosiddetto periodo «prima dell'esilio» (1815-1840). La prima ambizione del libro è infatti di storia letteraria. Non s'intende solo ricordare l'importanza della poesia di Hugo, ma lo si fa studiandone una fase meno valorizzata perfino dagli specialisti. Rileggere il «primo» Hugo significa infatti riaprire la questione della modernità poetica, che da decenni è posta sotto il segno di Baudelaire, e viene qui riportata alla svolta romantica. L'ulteriore ambizione del saggio è interpretativa. Esso propone una chiave di lettura utile a interpretare una serie di temi e immagini ricorrenti, ma anche i principi del linguaggio che Hugo inaugura. Tutto viene così ricondotto a una sola, multiforme e reversibile opposizione fra l'Alto e il Basso, la quale rimanda alle grandi questioni che muovono il mondo uscito dall'89, quali la legittimità di individui e istituzioni, l'esercizio dell'autorità, il diritto alla rivoluzione. -
Eroi ironici. La trilogia romanzesca di Michel Tournier
Dietro le sue apparenze realistiche l'opera narrativa di Michel Tournier (1924-2016) rivela una struttura ironica estremamente pervasiva. Ma a differenza dell'ironia che presiede alla produzione letteraria ""post-moderna"""" degli ultimi decenni, caratterizzata dal disincanto e dall'impossibilità di una costruttiva fissazione del senso, l'ironia di Tournier allude a promesse e possibilità alternative nel momento stesso in cui rovescia il mondo e ne ridisegna i contorni secondo prospettive paradossali e ludiche. Così, i marginali che popolano i tre grandi romanzi qui analizzati (""""Vendredi ou les Limbes du Pacifique"""", """"Le Roi des Aulnes"""", """"Les Météores"""") non si accontentano di mettere in ridicolo le gerarchie sociali, di criticare i valori morali, di demistificare le istituzioni politiche e ideologiche, ma indicano vie di fuga utopiche, elaborano teorie filosofiche alla ricerca di un significato dell'esistenza, evocano universi virtuali contrapposti a quelli reali, e le loro avventure, dotate di uno spessore mitico, sfociano immancabilmente su un'apoteosi finale. Partendo da nozioni tratte dall'analisi stilistica e retorico-linguistica del discorso, questo studio indaga i meccanismi di un'ironia che è indistinguibile dalle dinamiche della forma narrativa, un'ironia che si realizza attraverso il gioco calibrato delle giustapposizioni assiologiche, della moltiplicazione dei bersagli e delle voci narranti, della sovrapposizione metamorfica dei punti di vista."" -
Water, colour & life on Eearth. Watercolours and words for a threatened planet. Catalogo della mostra (Vicenza, 10 novembre 2018-27 gennaio 2019). Ediz. inglese e italiana
"L'acquarello è per sua natura leggero e precario, sensibile ai cambiamenti di temperatura, luce e umidità, dimostrando che ciò che un artista produce con questa tecnica esiste come all'interno d'un microcosmo. Con l'acquarello è possibile catturare al meglio la luce e la bellezza degli elementi naturali della Terra con una eccezionale sottigliezza di risultati. I pigmenti dell'acquarello, in origine derivati da rocce e da altri delimiti naturali, sono direttamente connessi agli elementi della Terra. L'acqua, quale elemento centrale di questo medium, fluisce sulla carta dell'artista come farebbe un ruscello o una goccia d'acqua, o come s'alza una marea tra sponde, rocce e spiagge. Questo microcosmo richiede una speciale attenzione da parte dell'artista e, come la Terra stessa, possiede una sua particolare fragilità."""" (Marco Fazzini)"