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Democrazia criminale. Il governo e l'accumulazione nel tempo della globalizzazione dei prodotti immateriali e delle moltitudini
La globalizzazione ha distrutto ogni confine e travolto gli stati nazionali; per contrasto ha nel tempo stesso creato, in ambiti territorialmente ristretti, nuove forme di esercizio del potere che vanno a riempire il vuoto di governance. La crisi strutturale di questi mesi esalta il fenomeno ed accelera la trasformazione. Dopo la democrazia liberale dell’occidente industrializzato e la democrazia popolare dei regimi staliniani si va consolidando una sorta di democrazia criminale per assicurare il controllo del territorio e la continuità del profitto: partecipano alla costruzione l’apparato temporale delle diverse religioni e la rete organizzativa delle mafie diffuse nel pianeta. Entrambe sono radicate nelle piccole comunità e al tempo stesso globali. Dunque entrambe sopravvivono al crollo delle nazioni e si rinnovano. Il concetto ottocentesco di democrazia riacquista a sua volta il significato primigenio, senza aggettivi che la limitino e la stravolgano. Il cammino che conduce all’affrancamento delle moltitudini coincide dunque con il contrasto della criminalità organizzata, con la sconfitta del relativismo scettico quale espressione filosofica dell’autoritarismo, con la cancellazione e la liberazione dal debito globale collegato alla mera rappresentazione della moneta. -
La via della verità
"'Abd al-Qadir nacque nel mese di Ramadan e per quanto sua madre si sforzasse di farlo poppare egli rifiutava il cibo durante tutto il giorno. Mai nel corso della sua infanzia ingerì cibo nel mese del digiuno. Quando era ancora piccolo, l’inizio del mese del Ramadan cadde in un giorno nuvoloso per cui era difficoltoso scorgere la luna nuova che segna l’inizio del mese. Un gran numero di persone si recarono da Umm al-Hayr per sapere se il piccolo ‘Abd al-Qadir avesse mangiato in quel giorno, dato che egli aveva rifiutato il cibo per l’intera giornata si apprese che il mese di Ramadan era iniziato”. Questo episodio, ai limiti della credibilità, mette in evidenza uno degli aspetti più caratteristici del nostro autore. La sua grande forza comunicativa, la sua figura carismatica, attraverso la quale riusciva a raccogliere attorno a sé un gran numero di discepoli, era oggetto di tale popolarità e venerazione che, nel corso degli ultimi anni della sua vita, la crescente considerazione di cui godeva si tramutò in una fanatica esaltazione, quasi una forma di divinizzazione. Il risultato di questo processo appare scontato, infatti sono stati attribuiti allo šayh numerosi miracoli e per molti anni è stato identificato solo attraverso episodi agiografici. Questo libro ha la pretesa di dar voce alle notizie storiche, spesso inquinate dai racconti fantastici della sua vita che limitano ingiustamente il diffondersi dei suoi studi che sono paragonabili, per importanza e orientamento, a quelli condotti dal più famoso Gazal . Nelle pagine che seguono il lettore si confronterà con il percorso del fedele musulmano sulla Via verso Dio che l’autore ha descritto nella sua voluminosa opera “Il libro della soddisfazione di colui che è alla ricerca della Via della Verità”." -
Ágalma. Vol. 17: L'arte senza opere.
Editoriale Scrivere, scrivere perché? -
Lettere a C. K. Ogden. Sulla traduzione del «Tractatus logico-philosophicus»
Le lettere che Wittgenstein scrisse a C. K. Ogden, il quale gli aveva sottoposto la traduzione inglese del ""Tractatus"""", costituiscono un documento essenziale per chiunque voglia capire meglio alcuni dei passi più controversi di quella che è unanimemente considerata una delle grandi opere filosofiche del Novecento. Nelle sue lettere, infatti, Wittgenstein commenta la traduzione di Ogden e F. R Ramsey, correggendola in alcuni casi, proponendo soluzioni alternative in altri, indicando, dove riteneva di essere stato frainteso, la sua propria interpretazione. L'introduzione e i commenti del curatore inglese, G. H. Von Wright, forniscono tutti gli elementi necessari per comprendere lo sfondo e la portata delle osservazioni di Wittgenstein. Nell'introduzione all'edizione italiana Luigi Perissinotto mette invece in luce la rilevanza di queste lettere nell'attuale dibattito critico sul """"Tractatus""""."" -
Le feste rivoluzionarie. Simboliche della tradizione egizia nella Francia giacobina (1793-1794)
Il volume ripercorre l'itinerario, straordinariamente suggestivo, immaginato dai Giacobini al fine di incentivare, anche nell'ambito delle feste e delle cerimonie civiche, l'adesione popolare alla causa rivoluzionaria. Il contesto, nel quale il fenomeno si realizza, ricco di manifestazioni assai articolate, ha indotto a privilegiare, su ogni altro aspetto, l'apparato simbolico, marcatamente debitore nei confronti della ritualità tipica del mondo faraonico e tolemaico, fatto proprio dalla classe politica al potere. Nel corso dell'analisi, la festa del 10 agosto 1793, le cerimonie dedicate alla Dea Ragione e all'Essere Supremo, sono riproposte in tutta la loro immediatezza e suggeriscono all'autore efficaci richiami ad una doverosa riflessione filosofico-politica sugli indirizzi generali della Rivoluzione. -
Filosofia e medicina. Una comune regione
Il rapporto tra filosofia e medicina non può essere paragonato al rapporto tra la filosofia e una qualsiasi scienza, in quanto la medicina è non solo un sapere scientifico, ma innanzi tutto arte della cura. Ciò conferisce al rapporto tra filosofia e medicina una particolare intimità, testimoniata sia dal fatto che esse sono due forme di ""prendersi cura"""" del soggetto, sia dalle frequenti relazioni che le due discipline hanno intrattenuto nella loro più che bimillenaria storia. Relazioni di collaborazione ma soprattutto di conflitto, di cui il presente libro offre alcune testimonianze esemplari, discutendole criticamente. Prendere coscienza di appartenere a una """"comune regione"""", di essere cioè entrambe risposte all'insorgenza del negativo nell'esistenza umana, consentirà alla filosofia e alla medicina di riaprire il dialogo sulle ragioni ultime del loro essere."" -
L' attualità della filosofia. Tesi all'origine del pensiero critico
Cosa pensava Adorno prima d'essere costretto a fuggire negli Stati Uniti? Quali temi filosofici erano al centro della sua riflessione prima che l'orrore dell'olocausto occupasse prepotentemente lo spazio teoretico dell'elaborazione? Qui raccolti tre scritti inediti stesi da Adorno tra il 1931 e il 1933. I lavori di un intellettuale libero, come fu sempre, ma non ignaro dei compiti che la filosofia doveva darsi nella società. Testi che raccontano il rapporto del celebre francofortese con la filosofia classica tedesca, preziosi per conoscere gli esordi del pensiero di uno dei massimi filosofi internazionali del Novecento. -
La collezione dei dipinti di paesaggio dell'Ottocento e del Novecento
Il volume costituisce il catalogo della collezione di dipinti di paesaggio del XIX e XX secolo del Museo Attilio e Cleofe Gaffoglio di Rapallo aperto al pubblico alla fine del 2000 negli spazi prestigiosi dell'ex Convento delle Clarisse. Prezioso strumento di consultazione per visitatori e studiosi, questo primo catalogo del Museo Gaffoglio presenta il nucleo di cinquanta dipinti di paesaggio di artisti italiani dell'Ottocento e Novecento, prevalentemente di area piemontese: da Alberto Pasini, Vincenzo Ghione, Giacinto Bo, Lorenzo Delleani, Carlo Follini e Pietro Fragiacomo ad Alberto Rossi, Leonardo Roda, Metello Merlo, Marco Teodoro Morosini, Giuseppe Piccinni e altri ancora. -
Cinquantacinque artisti del Novecento dalla raccolta Olivetti
Una selezione delle opere più significative appartenenti alla raccolta della grande azienda. 79 opere d'arte di 55 artisti - per la maggioranza dipinti con un piccolo nucleo di sculture - acquistate nel corso degli anni come elementi di arredo per le sedi, gli uffici e i negozi Olivetti sparsi in tutto il mondo: dal dipinto di Guttuso Boogie-Woogie al bronzo Nudo al sole di Alberto Viani, da Spettro di guerriero di Klee e Maternità di Campigli a Standing form against foliage di Graham Sutherland. -
Botticelli e Filippino. L'inquietudine e la grazia nella pittura fiorentina del Quattrocento
Cinquecento anni dopo, Firenze celebra il genio di Sandro Botticelli dedicando al suo artista più celebre nel mondo dopo Michelangelo una mostra di valore e spettacolarità straordinari, che vede per la prima volta affiancate le opere di Botticelli e quelle di Filippino Lippi, in un confronto diretto tra maestro e allievo. Il volume, che accompagna la straordinaria mostra fiorentina (Palazzo Strozzi, 11 marzo-11 luglio 2004), riunisce una trentina di opere del Botticelli, provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo. Ai capolavori del maestro si affiancano le opere di Filippino che si dimostra artista non meno grande di Botticelli. -
La villa Paternò. Nella contrada di San Rocco a Napoli. Ediz. illustrata
In Villa Paternò aleggia lo spirito di uomini illustri che, attraverso le opere o le gesta, hanno scritto pagine rilevanti della storia napoletana ed euopea. Al valore storico Villa Paternò associa i pregi ambientali e architettonici: può essere annoverata tra le maggiori ville del Settecento napoletano per la razionalità del progetto di ispirazione palladiana. La puntuale ricerca archivistica condotta dall'autore mette in luce la storia della villa e la successione di tre architetti - Giovan Battista Nauclerio, Ignazio Cuomo e Gaetano Barba - protagonisti dell'architettura napoletana nel trapasso dal rococò al classicismo. -
Farequartiere. Studi e progetti per la periferia
C'è un colpevole abbandono da parte dello Stato delle periferie novecentesche delle nostre città, eppure il nostro futuro passa proprio da lì. Se sapremo farci carico del fardello lasciatoci in eredità dai moderni e trovare i modi di un efficace programma di riqualificazione-rigenerazione, e di stimolanti politiche di welfare, avremo fatto un grande passo in avanti per il miglioramento del vivere urbano. I moderni hanno dato una casa a tutti, ma non hanno saputo costruire un ambiente di qualità fuori casa, ed è questo che dobbiamo fare: completare il loro lavoro di innovazione della città. Trasporti e spazio pubblico sono strategici per la rigenerazione delle periferie, ma non meno importanti sono l'adeguamento delle attrezzature pubbliche e le risposte alle questioni ecologiche. Anche il progetto di architettura ha bisogno di rigenerarsi; serve meno autorialità e più democrazia, più spazio alle relazioni con gli abitanti e meno ai progetti fatti in studio. In fondo serve solo un'attenta cura a questa parte trascurata della città. -
La ragione delle forme essenziali. Composizione e figure del progetto
La questione di fondo che attraversa questi scritti, diversi per occasioni e finalità, riguarda le ragioni della forma nel progetto di architettura, insieme alle implicazioni che ne accompagnano l'iter: le modalità del comporre, i condizionamenti tecnici, la ricerca della ""bellezza"""" e delle figure significative, il ruolo da assegnare alle scelte morfologiche. I nuovi paradigmi del progetto possono infatti modificare ma non annullare il problema della forma, che continua a essere una componente irrinunciabile, dal momento della percezione a quello dell'uso dello spazio. Il termine """"forma essenziale"""" comprende quella dualità dell'aspetto e della essenza, che si ritrova nell'azione del comporre; una compresenza necessaria perché l'opera architettonica risponda alle condizioni di utilità, riconoscibilità e appropriatezza."" -
L' ontologia della materia. Giordano Bruno tra Otto e Novecento
Per mezzo di un'analisi dettagliata e coerente che ad oggi manca, ""L'ontologia della materia"""" ricostruisce le più significative interpretazioni della filosofia di Giordano Bruno (in particolare del De la causa, principio et uno) nella contemporaneità. Abbracciando un periodo di circa due secoli, a partire dal Bruno di Schelling del 1802, attraverso il positivismo italiano e Dilthey, l'autore traccia il percorso bruniano che sfocia ai giorni nostri in una molteplicità di campi, dalla cosmologia alla logica, dalla storia alla semiotica."" -
Byzantinische Kultur. Eine Aufsatzsammlung. Vol. 3: Die materialische Kultur.
Esce il terzo volume della raccolta di saggi dedicati alla storia e alla civiltà di Bisanzio da uno dei maggiori studiosi internazionali di bizantinistica. Vi compaiono testi di letteratura bizantina, filologia, paleografia e codicologia e edizioni di manoscritti bizantini che compongono nel loro insieme una riflessione organica sulla ricerca storica bizantinistica, soffermandosi in particolare sul tema della cultura materiale. -
La Valle di Fiemme. L'autogoverno di un popolo fiero. Ediz. illustrata
La Valle di Fiemme è la valle dell'abete, della Magnifica Comunità, della Marcialonga e di molte altre manifestazioni di un popolo fiero. Una panoramica a 360 gradi di una delle più importanti valli del Trentino arricchita dall'accattivante documentazione fotografica di Gianni Zotta. -
È Nestlé. Un viaggio all'origine di tanti sapori italiani
Giunta in Italia alla fine dell'Ottocento, Nestlé conta oggi circa 4000 dipendenti sparsi tra Milano, il Piemonte e la Campania. Questo volume nasce dalla volontà della sede italiana della grande multinazionale di testimoniare l'amore per la tradizione italiana, i suoi sapori e la sua bellezza. Due giornalisti hanno percorso gli stabilimienti e la sede, raccogliendo testimonianze in ogni momento di lavoro e di riposo. -
Cattività
Cinquantamila persone in Italia e milioni nel mondo vivono in carcere, in un equilibrio di codici imposti e autoimposti, indecifrabili per chi non conosce la detenzione. Superati i codici restano solo uomini e donne che cercano di sopravvivere. Marco Delogu ha ritratto i detenuti del carcere di Rebibbia (che in questo contesto non è il carcere di Roma ma rappresenta il carcere ""universale"""", un simbolo senza nazione), indagando la relazione tra le persone e l'ambiente che le circonda."" -
I carbonai. Un mestiere in bianco e nero
“L’Appennino è la montagna magica per eccellenza; il fuoco è il segno di una forza naturale mitigata”. (F. Ferrarotti). Volume cartonato con sovraccoperta e cofanetto. Illustrato in bianco/nero -
Padova 1310. Percorsi nei cantieri architettonici e pittorici della basilica di Sant'Antonio
La data del 1310 rimanda al primo documento in cui si parla di una ""Varia et inmensa mutatio"""" del complesso basilicale padovano. Il convegno internazionale, nella ricorrenza centenaria, ha voluto indagare e rileggere i percorsi architettonici e pittorici di questo importante santuario. Gli atti si aprono con un contributo relativo al capitolo generale dei frati minori tenutosi a Padova nel 1310 che, con la definitiva traslazione del corpo del santo, furono occasione per inaugurare il completamento strutturale della basilica progettata fin dagli inizi, ed è questo il dato nuovo, per la forma architettonica attuale. Altri contributi presentano i cicli pittorici di Giotto e della sua scuola, la struttura della basilica quale """"nova Jerusalem"""", la diffusione iconografica del modello e dell'immagine sant'antoniana, infine un corposo contributo descrive i recenti interventi di restauro nella struttura delle cupole del santuario padovano.""