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Cento anni di musica country 1922-2022
Il 1° settembre del 1922 un misconosciuto violinista originario dell’Arkansas, Eck Robertson, pubblicò un 78 giri contenente due danze strumentali: Sallie Gooden e Arkansaw Traveler. Lì per lì se ne accorsero in pochi, ma a distanza di un secolo molti studiosi le indicano come le più vecchie incisioni, almeno fra quelle sopravvissute fino a oggi, di un calderone stilistico solitamente indicato come old-time music (musica dei vecchi tempi). Dall’ambiente della old-time music emerse nel giro di pochi anni quella che sarebbe in seguito stata nota come musica country: pertanto, i due brani di Robertson sono anche una prima testimonianza, per quanto ancora embrionale e grezza, delle sonorità tipiche di quell’universo. Se la matematica non un’opinione, ciò rende il 2022 l’anno del centenario della musica country. Questo libro ne approfitta per fare il punto della situazione, analizzandone la storia attraverso le sue infinite mutazioni stilistiche, le alterne fortune, le implicazioni sociali e l’impatto storico, dalla nascita ai nostri giorni. A rendere più facilmente consultabile il testo, una guida di cento schede su altrettanti fra gli artisti essenziali per la comprensione del genere. Qualcuno potrà infine obiettare che il country abbia in realtà ancora 99 anni, essendo emerso nel 1923 con Fiddlin’ John Carson, o addirittura 95, piazzando la data fatidica nel 1927 di Jimmie Rodgers e Carter Family: tutti distinguo che sono a ogni modo ampiamente trattati all’interno del libro. Quel che è certo, è che a circa cent’anni dalla nascita, il country sembra ancora lungi dall’avere esaurito la propria capacità di affascinare l’immaginario collettivo americano. -
Generazione afro. Musica e stile di vita di una subcultura giovanile degli anni Ottanta
“Generazione Afro: musica e stile di vita di una subcultura giovanile degli anni Ottanta” è il frutto di uno scavo prodotto all’incrocio tra la storia, la filosofia e la teoria politica teso a dimostrare che tra le subculture protagoniste negli anni Ottanta della scena nazionale è esistito un movimento di giovani che, oltre alla predilezione per i vagabondaggi e per la vita in comune, è stato caratterizzato anche dalla passione per un genere molto particolare di musica dance: un genere musicale che è stato denominato “afro” e che in questo lavoro è all’origine dello stesso aggettivo con cui si è scelto di definire il raggruppamento di giovani che intorno a esso è cresciuto e si è sviluppato. Si è trattato di un movimento che è stato quasi del tutto ignorato dalla ricerca sui fenomeni giovanili del nostro Paese, forse come conseguenza del fatto che è stato assimilato a una delle più tarde manifestazioni della controcultura hippy oppure è stato annoverato entro le culture da club sorte nel nostro Paese negli ultimi decenni del secolo scorso. Lo scavo effettuato in questo libro ha prodotto invece un’immagine della “generazione afro” come una vera e propria “subcultura”, nell’accezione a partire dalla quale negli anni Settanta questo concetto è stato definito dal Centre for Contemporary Cultural Studies dell’Università inglese di Birmingham; una subcultura di cui sono stati indagati lo stile di vita e i modi di impiego del tempo libero e che, a parere dell’autrice, rappresenta in Italia uno dei più importanti anelli di giunzione tra il fenomeno hippy degli anni Sessanta e quello dei raver che si è affermato negli anni Novanta. Prefazione di Andrea Castagnini. -
Quando il rock si chiamava pop... E ci scambiavamo i dischi per strada
Un gruppo di amici, un nucleo di appassionati di musica anni Sessanta e Settanta che, pur facendo parte della stessa generazione, hanno sviluppato idee e sensazioni diverse nel campo musicale che hanno portato a discussioni e dibattiti molto animati e sentiti. Questa è la genesi di Quando il rock si chiamava pop, un libro composto da una serie di articoli, riflessioni, idee, anche ironiche, su un periodo storico che ha accompagnato la crescita musicale, ma non solo, degli autori, “ex giovani” per i quali gli anni Settanta sono stati formativi. La sfida che si sono posti è quella di provare a mettere per iscritto le storie che per anni si sono raccontati oralmente, e che non volevano disperdere, per trasmetterle magari alle nuove generazioni. Nessuno degli autori ha velleità giornalistiche; l’intento è solo di ricordare che hanno vissuto dal di dentro quell’epoca irripetibile e quindi di raccogliere il tempo e fissarlo sulla carta. Il tutto era cominciato per gioco e per scherzo, senza un’idea precisa, ma nel tempo il libro ha preso forma e sostanza fino ad arrivare ad avere un senso compiuto: fissare la memoria e tramandarla ai posteri. -
Italian Bowie. Tutto di David Bowie in Italia e visto dall’Italia
Bowie, l’artista più amato e rispettato del mondo e forse di tutti i tempi, ha amato molto l’Italia, venendovi numerose volte a partire dalla fine degli anni Sessanta. Bowie viaggiò incessantemente e assorbì molto da ogni luogo e da ogni cultura, lasciando tracce di sé al punto che forse si potrebbe scrivere anche di un french Bowie, di uno swiss Bowie, di un german Bowie, di un japanese Bowie, di un indonesian Bowie, di un american Bowie, di un australian Bowie e avanti. Sicuramente ci sono molte nazioni che potrebbero raccontare un proprio David Bowie. Perché Bowie, universalmente amato, è stato un uomo universale. Lo è stato nell’accezione cioè di genio, di polimata, di persona di straordinaria intelligenza che eccelle e primeggia versatile ed esemplare, osando, anticipando, innovando, reinventandosi, spiazzando, senza mai diventare artisticamente datato e scontato, lui stesso Opera d’Arte fino alla fine. E in quanto uomo universale è stato un uomo di qualunque nazione, quantunque italiano forse in maggior misura rispetto ad altre nazioni. Italian Bowie racconta dei viaggi di David Bowie in Italia e di ciò che di italiano a noi finora noto c’è stato nel suo lavoro e nella sua vita, raccogliendo storie e notizie pubblicate nel tempo. -
K-pop luce e ombra. Retroscena, dietro le quinte e traumi repressi dell'industri musicale e coreana
Il k-pop è ormai un fenomeno mondiale. Anche chi non segue fedelmente le classifiche sarà stato toccato dalla popolarità di artisti coreani come BTS e Blackpink. Ma, come si suol dire, non è tutto oro quel che luccica. Lo strapotere dell’industria discografica della Corea del Sud, una gigantesca macchina per soldi nonché creatrice di tendenze, mode e prodotti musicali di larghissimo appeal, cela dietro di sé un’etica cinica e strettamente social-friendly che, però, spesso non lascia spazio alla dimensione individuale degli artisti. I quali, componenti di un meccanismo frenetico che gira più veloce di tutti loro, accusano stress, depressione, ansia e malattie mentali con conseguenze anche tra le più gravi. Ma non è tutto qui: percepito come semplice genere di musica commerciale realizzata a stampino per i giovani, il k-pop è in realtà infinitamente complesso tanto a livello di suono quanto a livello di evento culturale che esercita la propria influenza ben al di là dei confini della Corea. In questo volume ci inoltriamo tra le pieghe di questa musica, per scoprire il non-visto (e il non-sentito) che a una lettura superficiale potrebbe sfuggire a chi manchi di cogliere lo stretto legame tra musica popolare e trasformazioni della società. Dagli approfondimenti su vite pubbliche e private dei cantanti al grande ascendente del genere nel continuo processo di globalizzazione e da traumi personali e profondi agli investimenti di un’industria multi-milionaria, esplorando il k-pop potremo capire meglio i cambiamenti del mondo (occidentale, ma non solo) e metterci di fronte a tematiche scottanti, alle quali troppo spesso non viene dato il giusto peso. -
Siamo qui noi. Stesso posto, stesso bar, tante storie: i nostri trent'anni di 883
"Siamo qui noi. Stesso posto, stesso bar, tante storie: i nostri trent'anni di 883"""" parla di personaggi della provincia, di miti, di bar, di storie d’amore, di tipologie umane e situazioni in cui tutte e tutti siamo passati, almeno una volta nella vita. Un “playlist scritta”, un viaggio nel mondo degli 883, rigorosamente dal punto di vista di un ascoltatore, che si muove tra le storie che i loro brani raccontano e che diventano mitologie, ricordi condivisi." -
Smells like Kurt spirit. Nirvana e filosofia
Libri su Kurt Cobain e i Nirvana non mancano. Sappiamo tutto della tormentata infanzia di Kurt segnata dal “leggendario divorzio” dei genitori, del suo “bruciante nauseato stomaco”, della sua tossicodipendenza, dei suoi piatti preferiti (tipo i maccheroni al formaggio), del successo straordinario di nevermind e della sua genesi, delle diatribe vere o presunte con Pearl Jam e Guns N’ Roses. Smells Like Kurt Spirit non è una biografia di Kurt e dei Nirvana, anche se ripercorre i momenti cruciali della loro storia, ma un saggio critico dedicato al pensiero, alla poetica e al lascito di una band simbolo degli anni Novanta, considerata il canto del cigno del rock come incubatore del cambiamento sociale. E non è un caso che la breve carriera dei Nirvana sia stata infestata dalle polemiche sul loro tradimento dell’underground per entrare a corte del mainstream. Dall’etica punk-rock, mai abbandonata nemmeno in cima alle classifiche, agli aneliti ironico-rivoluzionari, sicuramente controculturali, fino alle implicazioni filosofiche che il nome Nirvana – scelto da Kurt per dar voce alla sua idea di “libertà dal dolore” – porta inevitabilmente con sé, questo saggio cerca di ricostruire l’inimitabile filosofia dei Nirvana a quasi trent’anni dalla morte del suo frontman, fra i migliori songwriter che gli Stati Uniti abbiano offerto al mondo della musica e della cultura. -
100 anni di Maria Callas. Nei ricordi di chi l'ha conosciuta
Maria Callas, la Divina. Una grande storia di musica e passione. Maria Anna Cecilia Sofia Kalos, contrazione del cognome originario Kalogheropoulou, è nata a New York il 2 dicembre 1923. Ma sono forse le sue origini greche a trasformarla nella più grande interprete lirica di ogni tempo, grazie a un timbro vocale unico, intriso di quella drammaticità tipica di chi porta la Tragedia nel suo Dna. Dotata di un carisma inconfondibile in cui l’anima mediterranea della Madre Terra rifulgeva nel suo millenario fascino, Maria Callas è stata la Marilyn Monroe dell’opera lirica. L’infanzia di Maria non fu serena. I genitori si divisero e lei, con la madre e la sorella, si trasferì ad Atene, dove si diplomò in canto. Tornò negli Stati Uniti e continuò a studiare. La sua insegnante Elvira de Hidalgo le consigliò di trasferirsi in Italia, dove conobbe Giovanni Battista Meneghini, suo futuro marito, che rimase al suo fianco nel periodo di grande successo. Finché Maria non conobbe Aristotele Onassis, l’amore tormentato della sua vita. Negli ultimi anni si ritirò a Parigi, dove morì il 16 settembre 1977. A ricordarla intimamente in questo libro, che ripercorre anche tutte le tappe artistiche del leggendario soprano: Ferruccio Mezzadri, suo cameriere personale, Giovanna Lomazzi, dirigente del Teatro Sociale di Como e sua grande amica, e Giuseppe Gentile, suo partner in “Medea” di Pasolini. -
La voce della felicità. Dentro la musica di Jakob Bro
Classe 1978, danese, Jakob Bro è uno dei chitarristi più eclettici che il panorama jazzistico abbia partorito negli ultimi vent’anni. A partire dal 2002, giovanissimo, si forma militando nei gruppi di Paul Motian e Tomasz Stanko, per poi diventare a sua volta un protagonista della musica improvvisata mondiale. Incidendo ben 16 dischi da leader, nell’arco della sua carriera ha collaborato con musicisti quali Lee Konitz, Bill Frisell, Andrew Cyrille, Kenny Wheeler, Jon Christensen, Palle Mikkelborg, Joey Baron, Thomas Morgan, Larry Grenadier, Jorge Rossy, Craig Taborn, Mark Turner, Arve Henriksen. Cosa porta musicisti di estrazioni ed età così eterogenee a collaborare fra di loro? Ma soprattutto, quali caratteristiche spingono la musica di Jakob Bro a essere un richiamo così forte e affascinante, capace di attrarre figure di tale calibro come api sul miele? Analizzando la produzione discografica di Bro tramite le sue principali influenze artistiche, i vari capitoli del libro ripercorrono un percorso immaginario: partendo dal vorticoso interplay proveniente dai locali del West Village newyorkese, si passa per le incursioni rumoristiche della free thing anni Sessanta, per arrivare fino alle armonie soffuse nelle gelide terre scandinave. L’autore, attraverso un’introspezione nel suo percorso umano e di musicista, tiene fede all’emotività che contraddistingue le composizioni di Bro, regalando una visione intima e personale su uno dei “nuovi” maestri del jazz contemporaneo. -
Da Johnny Rotten a John Lydon. L'immagine pubblica di un anticristo
John Lydon all’anagrafe, Johnny Rotten per la storia. Quella voce e quella faccia che hanno cambiato il corso della storia del rock: c’è un prima e c’è un dopo i Sex Pistols, la formazione punk che ha scritto il futuro tagliando i ponti col passato. Questo libro è un viaggio nella vita di John Lydon e comprende capitoli che riguardano la sua vita con i Sex Pistols e i Public Image Ltd., corredati dalle esperienze personali dell’autore con la sua musica e con lui stesso. Ad arricchire la storia anche testimonianze dei musicisti che hanno lavorato con lui nel corso degli anni, oltre a uno spaccato della sua vita a Gunter Grove, il suo indirizzo londinese. Ci sono le testimonianze dirette di Jeannette Lee, Marco Pirroni (chitarrista con Siouxsie, Adam & The Ants e Sinead O’Connor), Don Letts (videomaker dei Clash), Keith Levene (chitarrista e fondatore dei PiL assieme allo stesso Lydon). Un ritratto a tutto tondo, fondato su fonti dirette e non sulle “solite” ricerche d’archivio: questo è “Da Johnny Rotten a John Lydon”, un libro che mancava nella pur fornita bibliografia sulla storia del punk. -
Live! Racconti di vita e concerti
I grandi concerti, i festival e i live club sono nutrimento fondamentale per l'arte, la cultura, l'aggregazione e il divertimento. Dopo tre anni in cui i live sono stati rinchiusi nella gabbia della pandemia, il ritorno della musica dal vivo è linfa vitale per anima e corpo. In questo volume collettivo, scrittori e scrittrici hanno deciso di unire le forze per contribuire al rilancio della musica live. Ognuno di loro ha ideato una storia basata su un concerto. A volte il concerto è l'ambientazione, dove i personaggi si muovono e trovano la propria strada, altre volte è il protagonista del racconto, il fulcro su cui ruota tutto. Altre ancora è l'obiettivo da raggiungere, motivo di vita o di morte. I racconti di ""Live!"""" si basano sulle emozioni concrete vissute in un concerto e vogliono trasmetterle al lettore, con parole che esprimono ricordi, immagini, sensazioni, desideri, vissuti, amori, energia, risate e lacrime legati alla musica dal vivo. Sono spesso racconti autobiografici ma anche no, e nell'insieme esprimono ricordi e riflessioni su concerti recenti e passati, di ogni genere musicale."" -
Feedback. Il rumore è il migliore amico dell'uomo. Il giro del mondo con 200 dischi dimenticati
Immaginate, se ci riuscite, il giro del mondo con 200 dischi! 200 dischi che raccontano cose di ogni genere ed emozioni e, soprattutto, ci spalancano le porte di fiabe e leggende popolari che profumano di antica saggezza, con lo spirito mai sopito dei grandi vecchi, che ancora abitano le piccole comunità che si stanno irrimediabilmente perdendo nell’inarrestabile progresso della tecnologia. “Feedback” prende in considerazione il periodo storico che parte da metà anni Sessanta e arriva sino a metà del decennio successivo. Un periodo pieno di tensioni, nel quale le persone avevano ancora la voglia e la forza di difendere i propri diritti. Anche dal punto di vista musicale i cambiamenti erano repentini e seguivano, come il riflesso di uno specchio deformato, la realtà circostante. Su queste basi storiche, “Feedback” scava in profondità evitando realtà scontate delle quali si è già scritto sin troppo, e va alla ricerca di artisti e band che non sono stati considerati come avrebbero dovuto e rappresentano perfettamente lo spirito di un’epoca irripetibile. Il rock sarà la nostra bussola e ci aiuterà a trovare la più pura essenza sonora di ogni luogo che visiteremo. -
Vini e vinili. 33 giri di rosso. Nuova ediz.
Avete mai gustato una canzone di Leonard Cohen insieme a un buon bicchiere di Barbera? Scoperto i sentori e il retrogusto di un Montepulciano ascoltando Nick Cave? Trovato in un album di Bob Dylan la stessa poesia di un Merlot? Attraversato le atmosfere che pervadono tupelo honey di Van Morrison in compagnia di un Brunello? O i paesaggi evocati da sky blue sky dei Wilco insieme a un Sangiovese? Questi, e tanti altri, sono i duplici oggetti del piacere di “Vini e Vinili”, una guida all’ascolto di alcuni dei più grandi classici del rock d’autore abbinati a una collezione di vini rossi, altrettanto d’autore, prodotti con genio e poesia da piccoli e magnifici vignaioli della nostra terra. Una meditata selezione, universale come finiscono per essere tutte le scelte rigorosamente personali, di album che sembrano nati per morire in un bicchiere di rosso, da consumare senza alcuna fretta, con lenta passione. Un gioco fra orecchio e palato che permette di raccontare con parole nuove e inedite alcuni gioielli del patrimonio musicale internazionale e della tradizione enologica italiana. -
Dizionario dei termini musicali in uso nel jazz. Gli orizzonti e le colorature del jazz
I 100 anni e oltre di Storia del Jazz ci raccontano una musica che non ha mai smesso di abbracciare nuovi orizzonti, inglobando modi e tecniche desunti da varie culture. Per questo il jazz è una musica universale che tende ad aggregare varie tradizioni musicali. Per comprendere meglio questa sua natura che nasce dall’urgenza di abbattere differenze, ruoli e confini, ci è sembrato appropriato realizzare un dizionario che raccolga in sé la molteplicità dell’esperienza sonora propria di ogni tradizione popolare. Accanto a questa variegata offerta, si pone inevitabile la presenza della musica europea che, apportando tecnicismo e sviluppo raggiunti attraverso secoli di esperienza e studio, crea un’importante base da cui partire perché il jazz possa esprimere la sua esigenza di libertà. Leggendo la voce “Abbellimenti” penseremo al be bop, senza però che nessuno vieti di far riecheggiare le note di Mozart; sarà interessante comprendere l’origine dell’espressione “A cappella”, poiché conoscendo la natura delle cose si può aspirare al massimo in termini di creatività musicale. Una menzione a parte merita la voce “Sigla”, perché attraverso la linearità di un sistema codificato che non lascia adito a dubbi interpretativi sulla natura dell’Armonia, si possa inaugurare una nuova stagione in cui tutti parlino e comprendano la stessa lingua, quella dell’universalità della Musica che, a prescindere dal genere trattato, usa modi, termini, strutture e quant’altro, indipendentemente dai confini culturali. -
Caetano Veloso. La storia di tutte le canzoni
Cantautore brasiliano eclettico e monumentale, Caetano Veloso spazia dal pop al rock, dal reggae al samba, dal funk alla bossa nova, e le sue canzoni passano da arrangiamenti acustici e rilassanti ad altri elettrici e distorti. Come ogni grande artista che si rispetti, Veloso trova spunto da ogni frangente per scrivere musica, assorbe come una spugna tutto ciò che lo circonda e ci regala canzoni sul Carnevale brasiliano (Chuva, suor e cerveja), un vero inno all’allegria e allo stare insieme, ma si sofferma anche su complessi aspetti sociali (A base di Guantanamo) e politici (Um comunista). Caetano sa essere quindi poetico, a volte ermetico, ma spesso anche molto diretto, come quando affronta il tema della schiavitù (13 de maio), e non mancano momenti di tenerezza come quando dedica al suo futuro figlio una canzone, che lascia col doppio titolo Julia/Moreno, perché fino all’ultimo non sa se sarà maschio o femmina. Diversi i pezzi dedicati alla sua famiglia: la struggente Mae dedicata alla mamma Dona Cano o quella dedicata al papà (Genipapo Absoluto). Irene è invece dedicata a un’altra sorella e la scrisse durante la prigionia in Brasile, trovando conforto pensando alla sua risata contagiosa e allegra. In carcere scrisse anche Terra, canzone sognante e idilliaca nata osservando la prima fotografia della Terra scattata da un satellite. Nel libro trovano posto inoltre le tantissime canzoni che Caetano ha scritto per altri artisti (Gal Costa, Maria Bethânia, Nara Leao, Elba Ramalho…) e non mancano le collaborazioni, pezzi scritti a quattro mani con Gilberto Gil, Arto Lindsay, Milton Nascimento, João Donato, Chico Buarque e tanti altri. -
Morning Glory. Il Britpop in 101 canzoni
Negli anni Novanta, Oasis, Blur, Pulp, Suede e Verve hanno segnato in modo indelebile la scena musicale inglese, grazie a canzoni memorabili quali Wonderwall, Parklife, Common People, Don’t Look Back in Anger e Bitter Sweet Symphony. Con i cupi e violenti anni Ottanta del thatcherismo finalmente alle spalle, l’Inghilterra che si affaccia al nuovo decennio è un paese disorientato, ma deciso a cambiare volto: mentre il New Labour di Tony Blair acquista sempre più popolarità, un ritrovato entusiasmo tra le generazioni più giovani genera un’ondata di nuove band che, ispirandosi ai classici del rock inglese e trattando con rabbia o ironia argomenti della vita quotidiana britannica, scalano le classifiche riportando le chitarre al centro della scena. Nasce così il Britpop, noto anche come Cool Britannia: un movimento variegato, che include artisti diversi dal sound diverso, alcuni più sperimentali e altri più ancorati alla tradizione, riunendoli tutti all’ombra di un’unica, enorme e sventolante Union Jack. Attraverso i testi delle canzoni più celebri e le storie che hanno portato alla loro composizione, questo libro prova a ripercorrere parola per parola quell’irripetibile “Morning Glory”, l’esaltante ubriacatura collettiva nota come Britpop, l’ultima stagione musicale in grado di incidere tanto sul costume e sull’immaginario collettivo. -
Battiato. Una ricostruzione sistematica. Percorsi di ascolto consapevole
Una ricostruzione sistematica intende ricostruire l’intero percorso artistico di Franco Battiato proponendo un approccio inedito, interpretandolo cioè come un sistema e seguendo un’impostazione scientifica e non agiografica. L’opera di Battiato possiede infatti le caratteristiche fondamentali di un sistema, tali sono la completezza, la coerenza e l’interrelazione tra le parti, ovvero la possibilità di leggere ogni singola parte in relazione ad altre parti e all’intero. Il testo procede quindi per gradi individuando i temi portanti della sua produzione artistica (non solo quella musicale, ma anche cinematografica e persino pittorica). Ogni capitolo è incentrato su singoli temi, dalla musica ferma alla tecnica dei ritagli, dal rapporto con la lontananza a quello con la natura, all’espressione di sentimenti quali l’amore e l’indignazione, con riferimenti costanti al messaggio ultimo di Battiato, che è di tipo soprattutto spirituale. molti sono inoltre i riferimenti ai suoi sodalizi (Giusto Pio, Manlio Sgalambro) e alla produzione classica, temi finora poco indagati. Come molte sono le spiegazioni dell’humus culturale in cui Battiato è cresciuto, maturando consapevolezze e ispirazioni poi sublimate in prodotto artistico. Alla fine di ogni capitolo ricostruttivo è indicata una playlist, con relativo QR code che costituisce un percorso ragionato di ascolto su ciascuno dei temi trattati. Prefazione di Stefano Pio. -
Tutto Guccini. Il racconto di 174 canzoni. Nuova ediz.
Da “Noi non ci saremo” a canzoni da intorto, oltre mezzo secolo di Francesco Guccini da raccontare e riascoltare, brano per brano in ordine di apparizione, passando da classici come ""Auschwitz”, “Dio è morto”, “La locomotiva”, “Incontro”, “Eskimo”, “L’avvelenata” ma anche da capolavori più intimi come “Amerigo”, “Canzone delle situazioni differenti”, “Bisanzio”, “Scirocco”, “Samantha” o “Cyrano”. Ci sono tutte, quelle 174 canzoni che il Maestrone ci ha regalato, e ogni scheda ne svela la genesi, il significato, i retroscena, le curiosità e una valutazione in stelline (da 1 a 5) per confrontarsi sulle emozioni e sull’incanto di quello che è molto più di un cantautore: quando un colosso dal cervello appenninico, contadino e montanaro, di sincera cultura, affilata ironia generata da un senso di rassegnazione esistenzialista, vorace curiosità, definitivo senso di appartenenza irrompe nella musica leggera, la rende sublime e la cambia per sempre. Se poi muove tra le dita una penna magica che sa raccontare, se tiene una voce lucente e poderosa con una erre più persuasiva che moscia, ecco nascere canzoni bellissime, tante ma non abbastanza. Guccini, il sedicente burattinaio di parole, classe De André (1940) e quota De Gregori (1,92), ha consegnato una dignità narrativa alla definizione di cantautore, ha sperimentato, si è divertito, intristito, incazzato, ubriacato, si è innamorato, ha raccontato meraviglie di trame in bilico tra cronaca, ricordi, affabulazioni, citazioni, rime spericolate e miracolose, mai cavalcato comode ideologie, mai ricorso a retorica né allegorie, per questo compreso amato e riverito più o meno da tutti, senza confini sociali, politici e anagrafici. Questo non ha la pretesa di essere un libro su Guccini, ma sulle sue canzoni, e la differenza non è sottile."" -
Storie di musica al cinema. Dizionario dei grandi film sulla musica
I film di argomento musicale esistono da quando esiste il cinema, perché la musica e i musicisti hanno sempre affascinato il pubblico. Si tratta di storie raccontate rispettando il realismo della situazione scenica, contrariamente a ciò che avviene nel genere musical in senso stretto, forma artistica non contemplata nel presente volume che prescinde dal contesto e richiede allo spettatore la sospensione dell’incredulità. Alcuni film a soggetto musicale hanno goduto di un immediato successo di pubblico e critica. Si pensi al sontuoso “Amadeus” di Milos Forman, o al recente “Elvis” di Baz Luhrmann, altri invece hanno guadagnato consenso negli anni, come la strepitosa commedia “Baciami, stupido” di Billy Wilder o “Il fantasma del palcoscenico” di Brian De Palma. Assieme a una selezione di capolavori, l’autore propone al lettore altri film, anche meno conosciuti, ma sempre di grande qualità, opere da riscoprire, da vedere e da ascoltare. Questo volume si presenta come un’utile guida, unica finora in Italia, su questo tipo di film, destinata a tutti coloro che amano la musica e il cinema. Infatti, le schede proposte per ogni opera non hanno la classica impostazione presente nei dizionari di cinema, ma pongono un inedito accento sull’aspetto cine-musicale del film. Prefazione di Andrea Silenzi. -
Miss Joni Mitchell. Vita e musica di una grande artista
Joni Mitchell ha un particolare malanimo nei confronti dei biografi. Pochi anni fa un intervistatore ha visto nel salotto della sua casa californiana, usato come fermaporte, un libro su di lei. “Non c’è magia in questi libri”, si è lamentata. “Non sono autorizzati, e sono pieni di supposizioni ridicole e pettegolezzi”. Questa è la prima biografia italiana di Joni Mitchell. Non autorizzata ma, auspicabilmente, non riempita di supposizioni ridicole e pettegolezzi. Piuttosto, un atto d’amore verso un’artista che ha composto musica straordinaria, pur definendosi “una pittrice solitaria”. Fuori, o meglio al di sopra delle categorie in cui generalmente incaselliamo chi fa musica. Comparata sovente con Bob Dylan o Leonard Cohen. Che ha conquistato nel tempo molti cuori: con la musica, con il coraggio di scelte mai facili, in una vita di certo non banale tra successi, delusioni, arte, sempre con una straordinaria capacità di superare i (tanti) momenti difficili. Una biografia che cerca di capire come gli artisti della musica che ancora negli anni Settanta si definiva “giovane” hanno influenzato generazioni di ragazze e ragazzi, poi donne e uomini, inevitabilmente crescendo e invecchiando con noi. Con un’intervista a Carlo Massarini.