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Le collezioni degli artisti in Italia. Trasformazioni e continuit...
Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblate da artisti. L'analisi di varie tipologie di fonti e in particolare la consultazione degli inventari permette di osservare da un punto di vista privilegiato la personalità e il ruolo sociale del collezionista, risultando di grande interesse nel caso in cui il creatore della raccolta sia un artista. Nelle abitazioni, nelle botteghe e negli studi si incontrano, insieme ai beni attinenti alla pratica del mestiere, opere esposte seguendo validi criteri di allestimento, oltre a pezzi d'antichità e oggetti di varia natura. Non sempre si tratta di un'accumulazione arbitraria, ma generalmente il possesso di queste opere riflette una precisa volontà collezionistica, frutto di orgoglio personale, di pura speculazione commerciale o del desiderio di collocarsi a un livello più alto nella scala sociale. Il volume intende affrontare i molti aspetti di un tema delicato e problematico e fornire l'occasione di un valido confronto tra epoche e contesti cittadini diversi dal punto di vista sociale. -
La copia pittorica a Napoli tra '500 e '600. Produzione, collezio...
«Il progetto Copimonarch, pensato e diretto da David Garda Cueto, si è posto l'obiettivo di studiare il fenomeno della copia pittorica nell'ambito vasto e complesso delle tante realtà territoriali riunite dalla monarchia ispanica, tra il XVI e il XIX secolo. Sono i secoli che vedono l'emergere della figura dell'artista come creatore e il perfezionamento e la diffusione dei mezzi di riproduzione meccanica, i secoli in cui si passa dalla affermazione del concetto di ""imitazione"" come base dell'operare artistico, a quelli in cui si fa strada l'esaltazione del genio creativo individuale. Studiare il fenomeno delle copie in prospettiva diacronica, come raramente è stato fatto, permette di osservare da una angolazione inedita l'evolversi di questi processi. Nel contesto ""imperiale"" della monarchia ispanica dei secoli XVI-XVIII, individuato come campo della ricerca del progetto, la copia ha poi un significato speciale: lo sviluppo della pratica del collezionismo, che già sul finire del XV secolo si andava affermando come modello di comportamento proprio dei signori, dei dotti e degli uomini di gusto, nel corso del Cinquecento e poi nel Seicento porta ad una notevole crescita della domanda di dipinti e di oggetti d'arte. In Italia i funzionari spagnoli, forti della nuova posizione politica e sociale conquistata, acquisiscono volentieri opere dei paesi tradizionalmente riconosciuti come leader della creazione artistica, le Fiandre e l'Italia: originali, certo, ma in alternativa a questi anche copie. Sono poi le copie pittoriche a garantire la conoscenza delle immagini dei sovrani e, per le famiglie più importanti, che spesso si allargano e si diramano su una dimensione continentale, quella dei parenti lontani, così come sono spesso copie pittoriche a permettere, insieme alle stampe, la diffusione di culti legati a singole immagini, sopratutto della Vergine, ma anche la diffusione delle ""vere effigie"" dei nuovi santi dell'età della controriforma. Napoli ha un ruolo non secondario in questi processi, un ruolo che le relazioni nel corso del seminario si sono proposte, se non di esaminare in dettaglio, almeno di scandagliare in diverse direzioni."" (dalla prefazione) -
La basilica della Santa Casa di Loreto. La storia per immagini ne...
Il volume raccoglie i risultati del progetto Smart-Heritage dell'Università di Camerino, volto a valorizzare il patrimonio culturale della basilica della Santa Casa di Loreto attraverso l'integrazione tra conoscenza storica e rappresentazione digitale. Il suo obiettivo è stato la ricerca di un equilibrio tra l'efficacia degli strumenti visivi contemporanei e il rigoroso controllo dei contenuti da divulgare. La prima parte, Appunti di architettura, contiene due saggi introduttivi che reinterpretano, sulla base di studi originali, le vicende architettoniche della basilica e del suo ricco patrimonio artistico nei secoli XV-XVII, costituendo i più aggiornati e organici contributi sul tema. Dopo un saggio dedicato a un episodio singolare che ha legato la Santa Casa alla Francia del Re Sole, sono analizzati i restauri compiuti alla basilica nel XX secolo, distinguendoli dai precedenti ottocenteschi. Nella seconda parte, L'immagine digitale, sono illustrati i concetti metodologici e le tecniche impiegate per la ricostruzione digitale in 3D degli stati assunti dall'edificio negli anni 1500 e 1612; viene poi discusso il nuovo rilievo strumentale della Santa Casa al laser-scanner (il primo mai eseguito), ed è infine spiegata la scelta dei dispositivi digitali e interattivi messi a punto per divulgare i contenuti storici e artistici del complesso lauretano. Nella terza e ultima sezione, Segni grafici, sono indagati alcuni modi di rappresentazione visiva del complesso di Loreto, condizionati dagli specifici fini perseguiti: dalla restituzione della Santa Casa nelle incisioni dei secoli XVII-XVIII, in bilico tra devozione e scrupolo archeologico, ai poetici schizzi rapidamente ripresi da William Turner nei suoi viaggi in Italia del 1819 e 1829, sino alla tendenziosa ricerca della fotografia otto-novecentesca di un'immagine lirica dei complessi monumentali, oggettiva solo in apparenza. Il volume è completato da apparati che ne facilitano la lettura: oltre alla bibliografia e agli indici analitici, l'opera è arricchita da un originale atlante fotografico della basilica, e infine da una planimetria in cui ogni sua singola parte viene individuata con la denominazione attuale e quella storica. -
Mother Cabrini. Riflessioni sulle migrazioni di ieri e di oggi
Il volume riunisce contributi scelti tra quelli presentati nell'ambito di un convegno interdisciplinare sulla figura della Santa degli emigranti oltreoceano, organizzato presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata nel 2019. La raccolta è incentrata sulla complessa vicenda biografica di madre Cabrini e sulla trasposizione letteraria e cinematografica della sua figura negli scritti di Pietro di Donato e Joseph Tusiani. Alcuni saggi trattano della rielaborazione artistica del personaggio nell'Opera del Maestro Meo Carbone e della pedagogia sociale di Francesca Saverio Cabrini, argomento di discussione cui si affiancano approfondimenti critici di più ampio respiro sulle migrazioni di ieri e di oggi. ""Mother Cabrini"" propone una riflessione mai scontata sul fenomeno migratorio attraverso un ritratto inedito e, per certi versi, inatteso della Patrona degli emigranti. -
Il galateo dello spazio. Le buone maniere di vivere la casa
Samuele Briatore (@accademia.italiana.galateo), presidente dell'Accademia Italiana Galateo e Francesca Martinelli (@unacasaallavolta) l'home stager più seguita in Italia ci accompagnano alla scoperta della casa gentile: Lo spazio inteso come un luogo domestico, caldo, famigliare è rappresentativo di sè si trova a dover continuamente combattere tra l’utile e il bello, l’accoglienza e la funzionalità, il design contemporaneo e l’antico. Il galateo e le buone maniere possono offrire un diverso punto di vista, spostando l’attenzione dall’esibizione all’autenticità, comprendendo la rappresentanza come un concetto fondamentale per la conoscenza di noi stessi, quindi una rappresentanza come “narrazione di noi” e non come “autorizzazione di un potete”. Samuele e Francesca si stringono la mano e ci accompagnano nel loro mondo fatto di immagini, suggestioni, consigli ma soprattutto vogliono condividere con il lettore il loro sogno. -
Roma degli scrittori. Calvino, Gadda, Landolfi, Levi, Malerba, Ma...
Calvino, Gadda, Landolfi, Levi, Malerba, Manganelli, Moravia, Pasolini. Di questi, solo Moravia è romano: ""Non mi sono mai mosso da Roma, ma dentro Roma sì che mi sono mosso"" (dice uno dei tanti personaggi dei Racconti romani). Gli altri hanno voluto che Roma ospitasse le loro esistenze, e che le loro esistenze ospitassero Roma. Calvino viene a viverci stabilmente solo nel 1980 (un anno dopo l'uscita di Se una notte d'inverno un viaggiatore), Gadda vi si trasferisce nel 1925, Landolfi si aggira per Roma fin dai primi decenni del Novecento (nel 1913-14 frequenta la prima elementare), Levi arriva nel 1945 (quando viene chiamato a dirigere ""Italia libera""), Malerba ""migra"" nel 1950 (dopo aver fondato la rivista ""Sequenze""), Manganelli fugge a Roma nel 1953 (lasciandosi alle spalle qualche storia d'amore), Pasolini - nel 1950 - vede nella città eterna un'occasione ideale per liberarsi del suo passato. ""Solo la lettura ama l'opera - scriveva Barthes - e mantiene con essa un rapporto di desiderio"". Tenendo sempre a mente queste parole, è stato possibile dialogare con questi scrittori, vederli passeggiare per le strade di Roma, incontrarli per caso in un caffè del centro, osservarli mentre allungano il passo per tornare a casa perché hanno lasciato un libro in sospeso. Postfazione di Filippo La Porta. -
Le prime voci dell'italofonia albanese. Elvira Dones, Ornela Vorp...
Sotto l'etichetta della migrazione italofona di area balcanica sono state raccolte, soprattutto nel primo decennio degli anni Duemila, numerose testimonianze letterarie, autentiche e dolorose, che provenivano da un mondo in dissoluzione. I conflitti etnici e geopolitici che hanno attraversato quelle terre sul finire del secolo scorso, assieme alle depressioni tardocapitaliste successive, hanno liberato voci che erano spinte dall'urgenza di raccontare, nel tentativo di ricostruire per sé e per le generazioni future una nuova e più complessa identità. Iscritta in tali coordinate, la letteratura italofona di provenienza albanese costituisce certamente un fenomeno consistente. In due decenni si è formato un vero e proprio canone compatto di autori, tutt'ora in evoluzione, con moltissimi nomi e una bibliografia critica piuttosto estesa. La prima fase di quello che, dunque, deve essere considerato come un vero e proprio movimento letterario, è rappresentata da tre straordinarie figure femminili, scrittrici e intellettuali. Elvira Dones, Ornela Vorpsi e Anilda Ibrahimi prendono la parola dopo il crollo del regime di Enver Hoxha e delineano, di storia in storia, un universo narrativo affascinante e molteplice, sempre più lontano dai postumi di quel trauma collettivo e al contrario progressivamente inserito in una attualità globalizzata. Questo libro ne analizza le opere, in un confronto serrato con i testi, nel tentativo di distinguere la rispettiva originalità degli immaginari. -
Italia ebraica storie ritrovate. Scritti in onore di Daniela Di C...
«I musei ebraici italiani continuano ad essere fonte di sorprese e di preziose scoperte. Oltre agli arredi storici legati all'uso sinagogale, nel corso degli anni, fin da quando furono fondati, si sono aggiunte opere talvolta banali, altrettanto spesso importanti. Ma tutte indistintamente sono legate alla storia del possessore, alla sua storia familiare, al suo desiderio di 'riportare a casa' oggetti ebraici trovati spesso in modo casuale. Questo secondo volume è quindi ricco di suggestioni poiché si allontana da molti temi tradizionali tipici degli studi sull'arte ebraica, riservando poco spazio alla produzione cerimoniale e dedicandone in maggior misura ad oggetti ugualmente importanti ma nati in altri contesti.» (dall'introduzione di Dora Liscia Bemporad). -
Prospettive per il restauro
Questo libro raccoglie alcuni interventi di illustri studiosi di architettura elaborati in occasione del Convegno ReUso 2021 tenuto alla Sapienza per i 150 anni di Roma capitale. Oggi più che mai bisogna risolvere quella incompatibilità dialettica tra città-luogo e città-spazio (cioè tra cultura umanistica e cultura tecnologica-pragmatistica). Nel mondo globalizzato dei flussi turistici, sempre più imponenti, per il patrimonio culturale, la conservazione, il suo restauro e soprattutto l'uso compatibile sarà sempre di più essenza e luogo di riflessione e di reciproca conoscenza, insomma uno strumento di intesa tra tutti i popoli della terra. Ecco perché occorre creare soluzioni a livello mondiale, instaurando un'autentica condivisione dei beni sia sul piano interno che su quello nazionale. Per tutti noi e per l'Europa, bisognerebbe ritrovare uomini con la capacità di vedere lontano. Il volume prende in esame temi centrali nel dibattito sulla tutela e il riuso dei beni culturali come per esempio i siti archeologici, i luoghi di culto, le preesistenze architettoniche e i centri storici e la tutela del paesaggio. -
La Farnesina ai Baullari e il disegno dell'architettura rromana
Questo libro giunge a distanza di 50 anni da quando il prelato bretone Thomas Le Roy fondò il suo palazzetto presso Campo de Fiori, in seguito chiamato Farnesina ai Baullari e oggi sede del Museo Barracco. Nonostante sia presente in tutti i manuali di storia dell'architettura, è stato studiato soprattutto in relazione al suo misterioso artefice e alle trasformazioni tardo-ottocentesche che hanno distrutto la sua insula di origine, lo hanno dotato di una nuova facciata ed esposto lungo il nuovo corso Vittorio Emanuele II. Attraverso il rilievo e il disegno digitale, questo libro ne indaga la sua elegante architettura in relazione alle idee dei secoli che ha attraversato, ne ricostruisce i caratteri perduti mediante un eclettico apparato iconografico e ne interpreta la ricezione attraverso le immagini d'archivio e lo sguardo degli artisti, estendendo infine le sue considerazioni sui peculiari criteri di rappresentazione dell'architettura nel cosmopolita contesto romano. -
Pittura preziosa. Dipinti su pietra, rame e vetro. Ediz. illustrata
«Reliquiari, stipi, scrigni, e gabinetti privati, piccoli ambienti espositivi come la Tribuna di Firenze, Kunstkammers, salottini: sono questi gli oggetti e gli spazi destinati a contenere un tipo di pittura, talvolta frutto di grande impegno da parte di importanti artisti, eppure diversa, dipinta su superfici che in sé hanno un valore intrinseco come la pietra (dai marmi agli alabastri o a lastre semipreziose), il rame e il vetro. È questa una pittura che alimenta un collezionismo dedicato alle rarità, agli effetti smaglianti, alla centralità del materiale su cui si dipinge. Oggetti realizzati con queste tecniche convivono con miniature, bronzetti, nielli, avori, sculturine in bosso, piccoli reperti antichi e occasionalmente oggetti naturali quali minerali, gemme e conchiglie, per quanto anch'essi presenti nelle gallerie e nelle collezioni artistiche dalla tipologia più convenzionale. Si tratta di un campo di ricerca che ha progressivamente invaso i recenti studi, a volte spiazzando l'autorevolezza della pittura narrata dalla grande ""Storia dell'Arte"" in senso aulico. Questa vasta direzione di indagine è problematica da isolare, poiché non propriamente incentrata sulla Wunderkammer, dove l'oggetto si rivela meraviglioso al di là della sua qualità artistica, né - almeno quando analizzato separatamente - elemento ""solenne"" della collezione. Proprio nello spirito di questo status ambiguo tra oggetto virtuoso e opera d'arte, abbiamo voluto esporre un gruppo di opere non sempre di importanza capitale, spesso inedite e dunque senza bibliografia di riferimento, talvolta copie o derivazioni, oppure esempi non ancora pienamente studiati o attribuiti, o derivanti da un collezionismo talora di tono minore: il piacere delle bagatelles, delle curiosità e della pittura eccentrica, pittura preziosa.» -
Paolo Veronese. Tra riforma e controriforma
Nel ripercorrere la vicenda umana e artistica del Veronese, il libro ricostruisce il suo percorso culturale concentrandosi sulla complessità delle controversie religiose che videro l'artista interessato, almeno in una fase, a posizioni eterodosse. Si parte quindi dall'interesse verso i primi temi sacri, come ""La resurrezione della figlia di Giairo"" per la cappella Avanzi in San Bernardino a Verona e il bel ""Compianto sul Cristo morto"" del Museo di Castelvecchio, sempre a Verona, per giungere a quella sorta di testamento spirituale che è la Pala di San Pantalon. Di tutte le opere prese in esame, Biferali approfondisce la personalità dei committenti per evidenziarne l'eventuale adesione a movimenti eterodossi e si sofferma sulla cerchia di personaggi facente capo alla chiesa di San Francesco della Vigna appartenente ai francescani osservanti. Nei diversi livelli di lettura proposti da Biferali, saldamente ancorati alla vasta bibliografia veronesiana, il libro offre gli strumenti analitici per ripercorrere in chiave storica e storico-religiosa l'avventura artistica di Paolo Caliari e arricchisce di un nuovo tassello la letteratura critica sull'argomento. -
With Hegel in the XXI century. A philosophical Exhibition. Ediz. ...
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Arte e rivoluzione a Roma. Città e patrimonio artistico nella rep...
L'insediamento del governo repubblicano, nel 1798, sollecitò fin da subito l'adozione di provvedimenti urgenti per la gestione dell'immensa eredità materiale e simbolica della Roma pontificia. Alla ""damnatio memoriae"" dei simboli e delle immagini del potere papale e alla riconversione in chiave laica di luoghi istituzionali (Campidoglio, Quirinale), fecero seguito la soppressione e l'incameramento delle proprietà di un gran numero di enti religiosi. Per il patrimonio artistico ecclesiastico si prospettarono due destini opposti: la vendita all'asta o la tutela nel Museo Nazionale, in Vaticano, versione romana del Louvre rivoluzionario, che raccoglieva quelle opere di chiese e conventi soppressi ritenute capisaldi della storia dell'arte italiana ed europea, in un arco cronologico compreso tra Leonardo da Vinci e Pompeo Batoni. Attraverso fonti archivistiche questo libro ricostruisce vicende di riutilizzo e trasformazione di luoghi chiave della ex città pontificia, come pure di dispersione e di tutela di opere d'arte, offrendo al contempo spunti di riflessione sul ruolo assunto dalla Repubblica Romana nella formazione di una nuova coscienza del patrimonio artistico inteso come portatore di valori economici, storici, civici e identitari. -
I pittori del dissenso. Giovanni Benedetto Castiglione, Andrea de...
Lo storico dell'arte Luigi Salerno, già nei primi anni settanta del '900, individuava una ""corrente del dissenso"" in seno alla pittura ufficiale del Barocco. Secondo lo studioso la produzione di artisti quali Nicolas Poussin, Pietro Testa, Pier Francesco Mola, Giovanni Benedetto Castiglione e Salvator Rosa mostra rilevanti affinità nella scelta dei temi, nelle intenzioni e negli orientamenti filosofici. La condanna dei propri tempi si manifesta nella predilezione per i soggetti di derivazione stoica e ascetica. Al contempo la ricerca dell'evasione si dirama in una fitta trama di tematiche, quali la magia, l'alchimia, le scienze naturali e l'esotismo. Questo volume rimette in discussione proprio l'eredità e la validità delle tesi di Salerno, prendendo le mosse da istanze metodologiche e da ricerche di carattere monografico dedicate ai ""pittori del dissenso"" negli ultimi decenni. L'accurata selezione di saggi qui raccolta offre importanti aggiunte al catalogo degli artisti ""dissenzienti"" e in merito ai rapporti che intercorrevano tra di loro, materiale grafico e archivistico inedito, studi di critica d'arte, iconografia e storiografia, e novità in materia di committenza e collezionismo. -
Dal lungo Senna a Firenze. Diario d'artista scritto e dipinto sul...
Huang Yongyu, della minoranza etnica Tujia e originario di Fenghuang (provincia Hunan), è nato nel 1924. Non ha mai completato la scuola elementare. Il suo primo lavoro fu quello di operaio in una fabbrica di statue di porcellana bianca della Bodhisattva Guanyin, a Dehua nella provincia Fujian. È stato poi insegnante alle elementari, alle medie, giornalista, editorialista (dal 1949 al 1952 ha lavorato ad Hong Kong presso l'importante testata Dagongbao) e insegnante all'Accademia centrale di belle arti di Pechino, lavorando anche in vari altri campi della cultura e ricevendo innumerevoli riconoscimenti. Ha studiato da autodidatta arte e letteratura, dedicandosi a incisioni, pittura tradizionale cinese, pittura ad olio, scultura, caricatura, prosa e poesia. Il diario ""Dal Lungo Senna a Firenze"" è stato scritto fra il 1990 e il 1991 e pubblicato prima ad Hong Kong e poi a Pechino, in numerose edizioni. -
Nekya. Resoconto di un sopravvissuto
Testimone oculare dell’Operazione Gomorrah, Hans Erich Nossack (1901-1977), “il più grande scrittore tedesco del dopoguerra” secondo Sartre, traccia in questo come in altri racconti scritti durante e dopo la guerra un confronto serrato con le possibilità di reazione esistenziale al nulla, assurto ad unica certezza ontologica dell’io. Abbozzato nel 1942, Nekyia fu pubblicato con il sottotitolo Bericht eines Überlebenden (Resoconto di un sopravvissuto) nel 1947 e rappresenta uno dei testi di Nossack di più difficile accessibilità. Visione poetica e costruzione intellettuale dal taglio surrealista, il racconto offre, nella sua intricata cornice simbolico-mitica, un viaggio regressivo nell’atemporale. La catabasi apre le porte al dialogo con i modelli della tradizione culturale occidentale, unico residuo del passato annientato dall’incursione della storia, mentre figure archetipiche (che richiamano alla saga degli Atridi) assurgono ad annunciatori di un possibile superamento del trauma, della catastrofe e, soprattutto, della colpa. Il mito di Oreste e il viaggio di Odisseo (esplicitamente evocato già dal titolo, che richiama l’XI Canto dell’Odissea) si intrecciano con visioni apocalittiche e paesaggi lemurici, funzionali alla rappresentazione di quel punto zero che Nossack destoricizza e riconduce al mito. -
Prospettiva, luce e colore nell'illusionismo architettonico. Quad...
Un fenomeno quanto mai affascinante, nella fase più intellettualistica del Manierismo cinquecentesco, fu la moltiplicazione dei livelli di realtà per via d'inganno pittorico, inaugurata su grande scala da Michelangelo nella volta della Sistina (1508-12), dove all'intelaiatura architettonica proposta come verosimile si giustappongono ""al di qua"" gl'ignudi e ""al di là"" le scene bibliche negli sfondati. Tra gli altri Francesco Salviati, Taddeo e Federico Zuccari, Bernardino Barbatelli detto il Poccetti adattarono alle pitture murale profane in palazzi e palazzetti virtuosismi ottici e prospettici, così da combinare l'impressione di sporgenza delle figure e delle finte statue in primo piano con l'impressione contraria di sprofondamento verso la lontananza delle scene narrative, proposte però talora come ""quadri riportati"" o addirittura panni dipinti con tanto di galloni frangiati e finti arazzi, sovrapposti a strutture seminascoste e tuttavia visibili. Toccato un vertice altissimo dai Carracci nella Galleria di palazzo Farnese a Roma (1597-1600 circa), la pittura murale con intenti illusionistici si sarebbe sviluppata ulteriormente in varie direzioni. E in questo processo che si sviluppa e si consolida la specificità del ""quadraturismo"", tipologia pittorica evidentemente collegata dal punto di vista etimologico con il ""lavoro di quadro"" o la ""quadratura"", operazioni tanto grafiche quanto plastiche. -
Le regine dei Longobardi e altri saggi
Il contributo linguistico e onomastico che l'età longobarda ha lasciato in Italia è fonte inesauribile di spunti di interesse per gli storici, i linguisti, i filologi e gli storici della lingua italiana. Aspetti storico-antropologici sorprendenti emergono, per esempio, dalle narrazioni sulle Regine dei Longobardi tramandate nelle cronache altomedievali, dove si conservano elementi peculiari della loro cultura arcaica. L'autorità delle regine (vedi saggio iniziale) appare qui in aperta contraddizione con lo stato giuridico delle donne longobarde. Il volume presenta poi una scelta di saggi sulla lingua e cultura dei Longobardi apparsi in anni recenti. Si tratta soprattutto di studi sui nomi propri, che costituiscono la traccia più cospicua di ciò che resta di questa tradizione in Italia. Le testimonianze della lingua longobarda sono scarse, ma il patrimonio dei nomi di persona documentati per l'epoca longobarda (568-774) è assai vasto, costituito da più di 2.000 antroponimi. L'eredità linguistica dei Longobardi in Italia appare diseguale da regione a regione, e alcuni degli articoli indagano le varie realtà locali, come i nomi dell'Italia meridionale o quelli della Toscana. Alcuni analizzano invece singoli nomi emersi dalle fonti o da scavi archeologici recenti. Il periodo tardo e finale del regno longobardo si è caratterizzato anche per una particolare commistione onomastica tra elementi longobardi e latini, indice di una progressiva assimilazione e integrazione... -
Giorgio Manganelli. Amore, controfigura del nulla
Un dramma recitato dall'archetipo materno prima, e dalla fredda brevità coniugale poi, che ha suscitato un violento scompiglio organico, rendendo impossibili ulteriori relazioni, rapporti, vicinanze, se non nell'abuso di un sentimento oramai disfatto. Manganelli, di conseguenza, ha abbandonato il focolare domestico, definitivamente spento, e s'è diretto alla corte effimera dell'eternità, dov'era ubicata una donna secolare, equivoca, menzognera, tirannica: la letteratura. Ne aveva percepito il richiamo, bisognoso e al contempo disperato, la richiesta di soccorso immediato. Era stata maltrattata, fraintesa, speculata, reclusa nei giardini del senso, della storia e soprattutto - del realismo piatto, della mimesi tesa meschinamente all'adulazione del lettore, affamato di riconoscersi nei racconti di chi cercava riconoscimenti. La letteratura era divenuta il ""fascino indiscreto della borghesia"", perduta nella sterilità dei premi e delle lodi fittizie. Manganelli, coltissimo ""giocoliere del linguaggio"", incline allo svelamento delle ombre e ad una sincera esposizione dei drammi, ha voluto dissacrare la vergogna ipocrita dei cosiddetti scrittori leggibili, ribadendo l'eroismo del suo ""umile"" corteggiamento.