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Il regno di Ammon
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L'immagine alla lettera. La letteratura illustrata e il caso Balzac
Pochi lettori sanno, o ricordano, che alcune delle edizioni originali, e un considerevole numero di riedizioni, delle opere di Balzac contenevano delle illustrazioni. La stessa prima edizione de ""La Comédie humaine"" era stata pensata da subito in forma di libro illustrato dove i più celebri illustratori del momento – tra cui Honoré Daumier, Henry Monnier e Paul Gavarni – erano stati chiamati a dare un volto ai personaggi del grande scrittore. Eppure, ad oggi non esiste una monografia, né in italiano né in francese, dedicata a questo aspetto della produzione balzachiana. Il libro vuole quindi colmare questo vuoto e dare una visione d'insieme alle edizioni illustrate delle opere di Balzac, mettendo in primo piano una riflessione sulla relazione tra testo e immagine. L'analisi condotta sul caso Balzac è infatti un modo di ripensare il rapporto tra parola e immagine, di proporre nuovi strumenti critici e metodologici per un'interpretazione del libro illustrato come frutto di questa ibridazione tra i due linguaggi, dove l'illustrazione non è solo l'ornamento estetico ma un vero e proprio testo ""parallelo"" che contribuisce alla costruzione del senso narrativo. Grazie al suo essere un punto di convergenza di discipline diverse, critica letteraria, studi culturali e visuali e la storia del libro, l'illustrazione tocca diversi ambiti e potrebbe aprire a nuove prospettive critiche e teoriche interdisciplinari. Il libro illustrato si iscrive nel quadro di una rinnovata attenzione alla ""materialità della letteratura"", che ripone la questione dei supporti soprattutto alla luce dell'avvento del digitale. -
Il vero inverosimile e il fantastico verosimile. Tradizione arist...
Il volume studia per la prima volta in modo sistematico le declinazioni ottocentesche di un tema fondamentale nella storia delle poetiche occidentali: il verosimile. L'introduzione di Simona Micali illustra snodi e problemi legati alla nozione di verosimile, ai modi e ai generi del racconto otto-novecentesco. Nel primo capitolo, Pierluigi Pellini rivela un'insospettata persistenza della tradizione aristotelica nel secolo del realismo. Solo il modernismo spezzerà il rapporto fra arte e 'universale', rivendicando la dignità letteraria del contingente, e svincolando il romanzo dal paradigma del verosimile. Nel secondo capitolo, Stefano Lazzarin ripropone la domanda che è alla base della narrazione fantastica: come si fa a rendere credibile un evento soprannaturale? Scrittori come Hoffmann, Scott, Gautier, Poe, Mérimée, i due James (Henry e Montague Rhodes), hanno cercato di rispondere, producendo un corpus di testi ricchissimo e ancora poco noto, che si aggira intorno a tre grandi questioni: la nozione di verosimiglianza; le regole di costruzione del racconto del soprannaturale; la coerenza dell'opera d'arte. -
Pietro Bracci architetto del «Buon governo»
All'indomani delle guerre napoleoniche, il cui travagliato svolgimento aveva portato per la prima volta nella sua storia alla destituzione dello Stato della Chiesa, il governo pontificio cercò di avviare un integrale processo di modernizzazione della nazione: una decisione spinta tanto dal desiderio di rilanciare la produzione interna, quanto imposta dalla necessità di placare i diffusi malumori sociali. A sovrintendere alle opere ad usum publicum – ovvero strade, ponti, porti, mura cittadine, porte urbiche, dogane, prigioni e grandi sistemazioni idrauliche – venne istituito il Consiglio d'Arte quale ufficio di consulenza permanente al servizio dei dicasteri papali. In questo rinnovato rapporto di stretta sinergia fra politica e professione, centrale si pose dunque il ruolo di alcune figure di raccordo che, al soldo degli uffici curiali, svolsero mansioni alle dipendenze di entrambi gli organi direzionali. Tale fu il caso di Pietro Bracci iuniore (1779-1839), figlio di Virginio (1737-1815) e nipote dell'omonimo celebre scultore (1700-1773): un intendente che, «Architetto della Sagra Congregazione del Buon Governo» e poi anche ingegnere sotto-ispettore «al servizio straordinario» del Consiglio d'Arte, coordinò una enorme quantità di opere fra la fine del Settecento e i primi decenni del XIX secolo, redigendo una moltitudine di relazioni utili per ricostruire la dialettica allora esistente fra potere centrale e realtà periferiche precisamente sotto il profilo dell'architettura. -
Testo, corpo, forma, colore. Su alcuni motivi nelle avanguardie s...
«Vedo con occhio che sente, sento con mano che vede». Questo verso dalle Elegie romane di Goethe sembra anticipare la prassi poetica e artistica delle avanguardie storiche al centro delle analisi di questo volume: i tre testi che lo compongono affrontano principalmente il surrealismo francese e il dadaismo tedesco, e intendono ripercorrere alcune fasi e alcuni autori di tali movimenti, seguendone le persistenti tracce sinestetiche, che rendono le avanguardie storiche del primo Novecento un momento importantissimo non solo per quanto riguarda le specifiche prassi artistiche, ma anche per l'originale costituzione – non di rado una vera e propria radicale destituzione – del soggetto moderno alle prese con il mondo delle esperienze nella loro globalità. In tal modo, la visualità della parola, il sentimento ""tattile"" della performance o della composizione poetica, l'intrinseca dinamicità delle opere diventano preziosi indici gnoseologici di rinvenimento di un altro statuto dell'Io moderno, all'insegna delle sue linee di fratture e di ricomposizione, in cui il corpo, il gesto, lo stile dell'artista assumono valenze filosoficamente centrali. Il colore assume, in questa ricognizione, una posizione determinante: esso diventa cioè un vero e proprio ""indice di realtà"" attraverso cui l'artista d'avanguardia – di nuovo, grazie alla mediazione goethiana – riarticola il nesso tra il mondo e le diverse declinazioni ""fantastiche"" delle sue forme. -
Roma e gli artisti stranieri. Integrazione, reti e identità (XVI-...
Le opportunità culturali fornite da Roma caput mundi hanno attratto, come è noto, un flusso ininterrotto di ""artisti migranti"" dal Rinascimento ai giorni nostri. Questo volume affronta il tema della migrazione da una prospettiva particolare, concentrandosi su casi di artisti - o gruppi di artisti - che si sono recati a Roma per poi rimanervi stabilmente. L'intento è quello di approfondire la comprensione del processo d'integrazione dell'artista straniero nell'ambiente locale, esplorando i modelli di migrazione e le dinamiche d'insediamento nella città papale, le esperienze parallele, complementari oppure contrastanti, di artisti che si sono via via trasformati da ""itineranti"" a stabili ""immigrati"". -
Gli ultimi principi Mario Chigi Albani della Rovere e la dimora d...
Il testo e` il frutto dei numerosi incontri con gli ultimi discendenti dei principi Chigi. I ricordi e le voci dei protagonisti si intrecciano continuamente con le vicende delle opere d’arte da secoli attentamente custodite in una delle piu` belle dimore del Lazio, il Castello Chigi, oasi di pace e di natura e scrigno dei capolavori di Pietro da Cortona. Le piu` illustri famiglie dell’aristocrazia italiana ed europea hanno preso parte a questa storia: dai Sacchetti ai Torlonia, dai Savoia ai Borbone, in un dialogo “illuminato” da materiale fotografico in gran parte inedito, proveniente dall’archivio di Francesco Chigi. -
Lettere a Pam-Pam letters. Ediz. bilingue
«La mia generazione è cresciuta con Guido Strazza come Maestro: un grande artista che ha fatto del segno la propria cifra distintiva. (...) Mi sembra allora che render pubbliche le Lettere a Pam, intese come una guida a una giovane artista che si voleva cimentare con l'incisione, sia il modo più giusto di festeggiare e celebrare Guido proprio perché ne evidenzia il ruolo di Maestro: maestro inteso del senso antico del termine, come colui che va seguito come modello ma anche la persona che ti insegna materialmente a realizzare nel modo giusto, offrendoti con i suoi suggerimenti — in questo caso ben sette lettere — la possibilità di vedere, indagare e realizzare oltre il visibile.» (dall'introduzione di Barbara Jatta) -
Costantino brucia gli scritti di Ario al primo Concilio di Nicea ...
«Nel 1624 Urbano VIII Barberini decise di avviare il restauro del Battistero Lateranense per ripristinare l'organicità che era andata perduta con i vari interventi cinquecenteschi, promossi a partire da Giulio II della Rovere. L'incarico di supervisionare i lavori fu affidato ad Adriano Ceva che nel 1632 fu sostituito da Angelo Giori, mentre il restauro architettonico fu eseguito da Domenico Castelli e, successivamente, da Gian Lorenzo Bernini che vi lavorò sino al 1635. Nel 1636 fu commissionata ad Andrea Sacchi la decorazione interna – terminata soltanto nel 1649 – che prevedeva la suddivisione degli spazi con due serie di storie: nel tamburo della cupola furono collocati otto dipinti con episodi della vita di San Giovanni Battista, mentre le pareti laterali furono affrescate con cinque scene della vita di Costantino. A queste lavorarono Andrea Camassei, Giacinto Gimignani, Carlo Magnoni e Carlo Maratti, che eseguirono rispettivamente la Battaglia di Ponte Milvio e il Trionfo di Costantino, la Visione della Croce, il Costantino brucia gli scritti di Ario al primo Concilio di Nicea e la Distruzione degli idoli pagani. Il bozzetto [Costantino brucia gli scritti di Ario al primo Concilio di Nicea, Spoleto, Fondazione Marignoli di Montecorona], non menzionato nei contributi più recenti dedicati a San Giovanni in Fonte, mostra delle differenze con la redazione finale dell'episodio e quindi non può essere né una copia né una memoria eseguita successivamente. Il recupero del dipinto è un'acquisizione importante per la conoscenza di Carlo Magnoni». -
Piranesi 300. Terzo centenario dalla nascita di G.B. Piranesi
I saggi presentano ricerche inedite sull'artista, il collezionismo internazionale delle sue opere, la sua profonda e duratura influenza in Europa e nel mondo, dall’età del grand tour fino ad oggi. -
Le cose che sappiamo
Una storia di anime in vendita, e di una rivoluzione che comincia. La vicenda si svolge su un'isola vulcanica in Nicaragua, negli anni '80. L'eroe del libro, un rivoluzionario internazionalista, sta conducendo un'indagine sulla deforestazione quando scopre un'insolita leggenda e un abile truffatore che la sfrutta a suo vantaggio. Affascinato, parte alla ricerca delle origini mitiche delle storie del Charco Verde. -
La pittura a Gaeta tra Seicento e Settecento. Ediz. a colori
Vivacizzata sin dall'epoca medievale da una classe mercantile intraprendente e da un clero tanto orgoglioso quanto ambizioso, in età moderna Gaeta continuò a giocare sempre in prima linea nelle dinamiche che animarono il Regno di Napoli, privilegiata anche da una posizione geo-politica straordinaria che la rese successivamente uno dei luoghi più emblematici del potere borbonico. Patria di astri di assoluta grandezza nel firmamento della pittura italiana come Scipione Pulzone (1544 circa-1598) e Sebastiano Conca (1680-1764), il centro litorale seppe consolidarsi come uno dei poli più attrattivi per i maestri attivi nel Viceregno e nell'Urbe, impreziosendo il proprio patrimonio artistico attraverso testimonianze pittoriche sempre al passo con i fatti più significativi andati in scena tra Roma e Napoli. Il volume ricompone le vicende della pittura gaetana con un impianto di tipo monografico, analizzando le espressioni artistiche manifestatesi in città nell'arco di due secoli, e proponendosi così come un aggiornato strumento critico. -
Francesco da Castello (Frans van de Kasteele). Dipinti fra Italia...
Per il suo lungo soggiorno italiano e per il numero delle sue pale d'altare dagli inconfondibili caratteri, Francesco da Castello (Bruxelles 1540 c.?- Roma 1621) è uno dei pittori nordici più conosciuti fra quelli stabilitisi a Roma tra Cinque e Seicento. Certamente è un caso indicativo perché si integrò pienamente nell'ambiente romano e riuscì presto a guadagnare credito come pittore di immagini religiose sia nel grande che nel piccolissimo formato. Il libro approfondisce la restituzione al fiammingo di un gruppo di disegni, già raccolti da Pouncey sotto il nome convenzionale del Maestro della Deposizione Fitzwilliam, e chiarisce con lo studio di alcuni dipinti d'altare ritrovati in Aragona il successo di Castello in Spagna, già ricordato dalle fonti. L'esame d'insieme delle sue opere, distribuite in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, viene finalizzato nel libro anche a mettere in risalto la formula con cui Castello trovò spazio in un ambiente affollato e ipercompetitivo come quello romano. Il dosaggio fra la sua cauta assimilazione della pittura italiana, da Zuccari a Barocci, e la tradizionale perizia fiamminga in realistiche descrizioni e minuti dettagli appare infatti lucidamente calcolato con l'obbiettivo di una didascalica evidenza di comunicazione delle immagini. -
La rappresentazione della realtà. Studi su Erich Auerbach
Erich Auerbach (Berlino 1892) è stato un grande filologo tedesco. Nel 1929, prima di iniziare la carriera universitaria, pubblica un fondamentale studio sulla poesia di Dante e traduce in tedesco la Scienza Nova di Giambattista Vico. Per le sue origini ebraiche, Auerbach è costretto dai nazisti a lasciare la Germania, per rifugiarsi prima a Istanbul, dove trascorre gli anni della guerra e scrive il suo capolavoro Mimesis (1946), e poi negli Stati Uniti dove diventa professore all'Università di Yale. È morto nel 1957. Auerbach, è considerato uno dei maestri della moderna stilistica, fondamentale corrente della critica letteraria del secondo Novecento. Numerose sue opere sono state tradotte in italiano. Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, è una pietra miliare della letteratura comparata. -
Parmigianino. Le tre teste della galleria Spada. Ricerche e restauro
Celebre per la propria collezione di pittura barocca, la Galleria Spada conserva anche ragguardevoli testimonianze dell'arte del Cinquecento, com'è nel caso dell'affresco staccato raffigurante ""Tre teste"" di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino. L'opera, di cui si presenta qui il recente restauro, è una testimonianza dell'arricchimento della Galleria operato anche nel corso dell'Ottocento dagli ultimi esponenti della famiglia Spada. Le ricerche condotte nell'occasione hanno permesso di individuare i primi proprietari seicenteschi del dipinto nei marchesi Giustiniani, gettando nuova luce sulle dinamiche del collezionismo romano e contribuendo a tracciare la storia del pezzo. Contributi di Adriana Capriotti, Maria Cristina Chiusa, Cristiana De Lisio, Maria Beatrice De Rugg ieri, Alessia Felici, Carlo Giantomassi. Presentazione di Mariastella Margozzi. -
L'area Flaminia a Roma. Introduzione alla lettura diacronica
L'Area Flaminia è una parte di Roma ricca di rilevanze storico-architettoniche, che raccontano molteplici vicende insediative considerevoli e articolate, e rappresenta un ambito florido di attività alle quali si riconosce una forte valenza culturale. Situata a nord delle Mura aureliane nel territorio compreso fra la porta del Popolo a sud, i colli Parioli a est e l'ansa del Tevere a nord e a ovest, questa parte di città fin dall'epoca romana ha sempre avuto un carattere insediativo peculiare, posta per così dire nell'abbraccio del fiume e protetta dal ponte Milvio, principale attraversamento settentrionale del Tevere. Insieme agli antichi resti dei mausolei, di vaste aree cimiteriali e di numerose ville suburbane, l' area comprende edifici monumentali di notevole rilievo come villa Giulia, villa Poniatowski, il casino di Pio IV, il tempietto di S. Andrea, la Casina Vagnuzzi, nonché numerose sedi di attività museali e accademiche, che testimoniano la sua specifica vocazione di polo artistico e culturale a scala urbana. Allo stesso tempo sono presenti anche settori irrisolti e poco organici, come alcune aree in stato di abbandono o altre occupate da residue costruzioni industriali, oggi in disuso. La forte prerogativa di carattere culturale ha, però, messo in moto oggi un meccanismo virtuoso che, partendo dalla mancata compiutezza morfologica di questi luoghi, aspira a una loro ricomposizione e al raggiungimento di un'identità architettonica definita. -
Rimozione e memoria ritrovata. La letteratura tedesca del Novecen...
L´eredità dolorosa e traumatica dell'esilio è al centro di dinamiche memoriali complesse in cui il ricordare è spesso segnato dalla volontà dell'oblio. I saggi contenuti in questo volume si muovono sul filo di quest'alternanza: nella prima sezione sono dedicati a scrittori che hanno vissuto in prima persona l'esilio sotto il nazionalsocialismo (come Thomas Mann, Anna Seghers e Hans Sahl) e ne hanno scritto nell'immediato. Una seconda sezione è riservata alla 'memoria ritrovata', ossia a quegli scrittori, come Martin Walser, Günter Grass e Uwe Timm, che solo dopo molti decenni hanno sentito il bisogno di indagare la scena pubblica e privata del dodicennio nero, cercando di sanarne le ferite per il tramite della scrittura. Un'ultima sezione è dedicata alla letteratura transculturale, cioè a quegli autori provenienti da paesi come Bosnia, Iran e Turchia, che non hanno più voluto o potuto vivere nella patria originaria e sono emigrati in Germania. Qui Sudabeh Mohafez, Emine Sevgi Özdamar, Marica Bodrozic', Fatih Akin e altri artisti hanno dato al mondo letterario e cinematografico tedesco contributi che si muovono tra due culture, quella originaria e quella attuale, facendo della Germania un paese-cerniera tra mondo orientale e mondo occidentale. -
Johann Nestroy e le fonti europee del suo teatro
Johann Nestroy (1801-1862) è il principale protagonista di una gradualmente dalla tradizione popolare, inizia ad avvicinarsi alle forme tipiche della drammaturgia moderna. La rilevanza di onesto aurore e di eminenti letterati austriaci come Karl Kraus, Jura Soyfer e Ödon von Horváth, o anche, varcando i contini, di drammaturghi come l'inglese Tom Stoppard e lo statunitense Thornton Wilder. Il teatro di Nestroy ha poi una notevole influenza anche su autori a noi contemporanei come Elfriede Jelinek e Peter Turrini. In questo volume, l'opera di Nestroy viene presentata attraverso un'analisi del processo creativo di riadattamento di opere preesistenti. Lo studio delle fonti dell'autore ha poi permesso di individuare le relazioni intessute con la letteratura austriaca ed europea, partendo dalla tradizione a lui precedente fino a giungere alla sua contemporaneità. -
Performing arts archives. Per una rinascita della memoria teatral...
Il libro propone un percorso teorico e pratico sul recupero, la preservazione e la diffusione delle opere filmiche teatrali, sia cinematografiche che videografiche, con un'analisi specifica sulle nuove pratiche digitali. Nello specifico s'intende portare l'attenzione sugli archivi che contengono audiovisivi, con un vasto repertorio di film e video — che riguarda il teatro del Novecento italiano, dal teatro di ricerca degli anni Settanta ad oggi —, prodotto molto spesso in modo amatoriale e per opera degli stessi partecipanti (attori, registi, spettatori), che riguarda non solo l'evento teatrale, ma tutto ciò che lo precede e circonda: incontri con gli attori, prove dello spettacolo, laboratori e a volte anche il contesto storico-culturale o privato. Il testo intende portare l'attenzione sull'emergenza di evidenziare le possibilità tecnologiche oggi a disposizione della cultura, dal più semplice sistema informatico all'uso del Machine learning e all'intelligenza artificiale, in grado di sviluppare sistemi di condivisione degli audiovisivi aperti con l'utente. Attraverso il case study dell'Archivio Storico Audiovisivo del Centro Teatro Ateneo (CTA) dell'Università La Sapienza di Roma (Responsabile scientifico prof. F. Marotti), e diversi progetti di catalogazione esistenti, si vuole proporre un'analisi dello stato dell'arte dei Performing Arts Archives e le possibili ricerche che si svilupperanno nei prossimi anni. Prefazione di Ferruccio Marotti. -
Sfaccettature della traduzione letteraria
L'intento dei saggi raccolti in questo volume è quello di aprire una finestra sul mondo della traduzione di testi letterari. Complesso, multiforme e vivacissimo, esso si offre agli studiosi come terreno di indagine ricco di stimoli. I quattordici contributi vogliono offrire un'articolata gamma di esempi e di situazioni del ""tradurre"" in lingue e da lingue che vanno dal catalano e dal castigliano all'italiano, dall'inglese al francese e al tedesco, fino al persiano, al gaelico e al creolo caraibico. Sono ""sfaccettature"" che, nel loro insieme, presentano un'ampia panoramica su aspetti sia teorici che pratici della traduzione letteraria.