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Gli innamorati
Di chi si innamorano davvero gli innamorati? Della persona che hanno davanti o di un'illusione che hanno in testa? Se l'amore è un mistero a due, il matrimonio è un mistero collettivo. Lo sa bene Flaminia Aloisi, che ha conosciuto Carmine quando era spiantato, giovane e splendente, così spavaldo da dirle «Io ti sposo». Ora hanno un attico con vista sul Tevere, una figlia adolescente e due carriere invidiate da tutti: ogni istante brilla come il sole sui tetti di Roma. Ma sotto quella luce non è facile nascondersi per sempre.rnPeppe Fiore ha scritto un romanzo profondo, umano e dolorosamente ironico sulla fiducia e sulla menzogna, i segreti e le vanità. La storia di un legame che sembra scritto dal destino, e insieme un affresco della borghesia romana: lo sfarzo, le ambizioni e gli intrighi. Perché quando si ha tutto, è il momento di chiedersi a cosa si è rinunciato.rn«I sentimenti erano il contrario della realtà».rnLa prima goccia le cade sul naso in una giornata in apparenza serena, come una premonizione. Flaminia alza lo sguardo: è l’inizio di un temporale che paralizzerà Roma per una settimana. Il Tevere esonda, nessuno esce di casa. Anzi, no. La Guardia di Finanza, più ostinata del diluvio, arriva a prelevare proprio suo marito, accusato di riciclaggio. In quel momento esatto, l’universo di Flaminia cambia forma. Possibile che Carmine Rebora, uno degli architetti più stimati della capitale, il grande amore della sua vita, abbia fatto una cosa così grave da finire sotto inchiesta? Eppure loro due sono la coppia più invidiata di Roma. Flaminia vive immersa nella bellezza, l’arte è il suo mondo, è al vertice di un importante museo cittadino. E ora all’improvviso si rende conto che tutto ciò che ha costruito, grazie alla sua intelligenza e alle sue relazioni, sta per dissolversi. Compreso il matrimonio. Prima che quella pioggia iniziasse a cadere, Flaminia e Carmine avevano tutto. Si proteggevano a vicenda, come i trapezisti in equilibrio sul vuoto. Adesso, mentre la fiducia reciproca viene meno, sembrano destinati ad affondare insieme all’intera città. Con grande maestria e con uno sguardo umanissimo – ironico ma sempre amorevole – verso i suoi personaggi, Peppe Fiore ci mostra l’intima natura dei legami che ci tengono uniti agli altri. La paura e il desiderio, la fiducia e le ambizioni sbagliate. Più piccola è la crepa, più imprevedibile sarà lo schianto: c’è un giorno in cui si rimane soli, e bisogna decidere se perdersi per sempre o scegliersi di nuovo. -
Pietà e terrore. La tragedia greca
Un percorso alla scoperta delle immortali storie tragiche, tra tormenti, amori e follia, che arriva dritto al cuore della nostra anima. La tragedia è il regno dell’irrazionale, il trionfo degli istinti che si traducono in atti estremi, per questo Platone la temeva e la avversava; perché fa emergere la materia informe e oscura della mente e la concretizza non in parole, ma in personaggi che agiscono e somigliano così tanto a veri esseri umani. Tutto nella tragedia avviene qui, nel mondo degli uomini e delle donne. Per le nostre sofferenze non c’è una spiegazione, né sono giustificate da una colpa o da un piano divino, esistono, esiste questo groviglio in cui siamo legati: sono una parte inevitabile del gioco e in fondo a tutto c’è il mistero. Giulio Guidorizzi ci rivela, con l’acribia del grecista, i segreti del mondo degli antichi, e ci mostra, con lo sguardo appassionato del narratore, quanto di noi ancora sopravvive di un tempo tanto lontano eppure vicinissimo. Le eroine e gli eroi del dramma greco portano infatti alla luce i mille volti che ci abitano, svelandoci ciò che eravamo, ciò che siamo e ciò che, malgrado i tempi che cambiano, continueremo a essere. -
Travolgente primavera. David Hockney in Normandia
«Abbiamo perduto il contatto con la natura, ed è un’assurdità, perché noi stessi ne facciamo parte, non ne siamo al di fuori. Tra un po’ di tempo questa storia sarà finita, e allora che cosa accadrà? Cos’abbiamo imparato? Le uniche cose reali nella vita sono il cibo e l’amore, in quest’ordine, proprio come per il nostro cagnetto Ruby, credo fermamente sia così, e che la fonte dell’arte sia l’amore. Io amo la vita» (David Hockney). Alla vigilia dei suoi ottant’anni, David Hockney ha cercato per la prima volta la tranquillità della campagna, un luogo in cui guardare il tramonto e il mutare delle stagioni, un luogo in cui tenere a bada la follia del mondo. E infatti, con l’arrivo del Covid e dell’obbligo di confinamento, nella Grande Cour, la secolare fattoria della Normandia dove un anno prima Hockney aveva sistemato il suo atelier, giusto in tempo per poter dipingere l’arrivo della primavera, la vita non cambiò molto. Anzi, quell’isolamento forzato divenne per Hockney un’opportunità per dedicarsi con ancor maggiore devozione alla propria arte. Travolgente primavera è un emozionante manifesto che afferma la capacità dell’arte di divertire e ispirare. Si basa su un gran numero di conversazioni e corrispondenze tra Hockney e il critico d’arte Martin Gayford, suo amico e collaboratore di lunga data. I loro scambi sono illustrati da numerosi disegni e dipinti inediti, realizzati dall’artista con l’iPad in Normandia, e accostati a opere di Van Gogh, Monet, Bruegel e molti altri. Animato da un entusiasmo contagioso e da un costante senso di meraviglia, da sempre controcorrente ma popolarissimo da più di sessant’anni, Hockney non si preoccupa dell’opinione dei critici o degli eventi della storia. È invece totalmente assorbito dall’ambiente circostante e dai temi che da decenni lo affascinano: la luce, il colore, lo spazio, la percezione, l’acqua, gli alberi; e ha molto da insegnarci, non solo sul nostro modo di vedere… ma anche sul nostro modo di vivere. -
Sul tetto c'è Mendelssohn
In questo romanzo corale ambientato nella Praga occupata dai tedeschi ironia e tragedia si intrecciano con uno stile originalissimo, apprezzato da Philip Roth che considerava Weil un grandissimo scrittore. L’episodio che dà il titolo al libro è quello in cui Heydrich ordina di rimuovere la statua di Mendelssohn dal tetto del Conservatorio. Ma l’impiegato del Comune, aspirante SS, non sa la storia della musica e pensa di buttar giù la statua col naso più grosso. Che è Wagner… Ma non mancano episodi ben più drammatici, alcuni strazianti. In tutti i racconti del libro si respira un’atmosfera assurda, in cui si può morire per futili motivi o ci si può salvare per un colpo di fortuna. Tutto è aleatorio e slegato da ogni logica. -
Artù, Lancillotto e il Graal. Vol. 4: La ricerca del Santo Graal....
""I due ultimi romanzi del ciclo offrono letture assai diverse della vicenda arturiana, e la tensione tra queste due alternative, così a lungo preparate e annunciate, accresce la sensazione di trovarsi di fronte al senso ultimo della storia: non solo la storia dei singoli protagonisti, o del mondo arturiano, ma la storia universale che quel mondo intende rappresentare. Nella Ricerca del Santo Graal, la dimensione ultraterrena irrompe nelle vicende umane. Dopo il momento mitico dell’accesso di Galaad sul Seggio Periglioso della Tavola Rotonda, lo svolgimento della queste è costellato di eventi miracolosi che coinvolgono i cavalieri, eventi puntualmente interpretati da chierici ed eremiti. L’allegoria escatologica trasforma ogni atto in una manifestazione del disegno divino, di fronte al quale si infrangono le aspirazioni dei cavalieri, cui il peso del peccato impedisce di attingere il Graal. Anche i migliori, Gauvain e soprattutto Lancillotto, falliscono nell’impresa. Il compimento della missione da parte di Galaad e degli altri due eletti, Perceval e Bohort, comporta dunque un giudizio sulla Tavola Rotonda: il Graal tornerà nella sua terra di origine e sarà assunto in cielo, senza alcun effetto salvifico sul mondo arturiano. Nella Morte di re Artú si torna sulla terra, tra donne e uomini. Il ciclo deve raggiungere la meta già prefissata dalle fonti, la morte del re per mano di suo figlio, frutto dell’incesto, e l’ultimo romanzo costruisce con straordinaria tensione narrativa il percorso che porterà a quell’attesa chiusura, incrociando i grandi temi di tutto il ciclo: l’amore tra Lancillotto e Ginevra, il difficile equilibrio tra i baroni e il re, la potenza dei legami di sangue che definiscono il lignaggio, l’aura mitica che avvolge Artú tramite il ricordo di Merlino e l’intervento di Morgana. È un percorso tragico, in cui eventi casuali e azioni intenzionali si sovrappongono in modo tanto indistricabile quanto inesorabile, provocando una scia di morte e di guerra, fino alla carneficina nella battaglia di Salisbury. In questa dimensione così intensamente terrena i protagonisti si confrontano con il loro ultimo destino, portando alle estreme conseguenze ogni aspetto che ha fin qui costruito il mondo arturiano, amore e amicizia, fraternità e nobiltà, tradimento e lealtà, generosità e valore. Così, dopo la morte del re, il racconto si chiude nel nome di Lancillotto, oscurato nella grande ricerca ma tornato infine a rappresentare l’ideale del migliore tra i cavalieri, al di là dell’escatologia del Graal e anche del mito di Artú: e tutto il ciclo della Vulgata può essere definito «la storia di Lancillotto del Lago»."" (dalla Premessa di Lino Leonardi) -
Quando la nostra terra toccava il cielo. Una saga tibetana
Un paese invaso dall'esercito cinese, ma aggrappato alla propria storia. Un'epica saga tibetana che ripercorre le vicende di una famiglia divisa, tratteggiando un affresco commovente di una magica terra sul tetto del mondo. Quando Lhamo e sua sorella Tenkyi arrivano in Nepal, non hanno piú nulla. Sono fuggite dal Tibet, riuscendo a sopravvivere al pericoloso viaggio attraverso l'Himalaya. Ma hanno perso i genitori. E mentre le due ragazze fanno i conti con la tragedia appena vissuta, la speranza sembra farsi strada tra il fango del villaggio che le ha accolte: la statuetta del «Santo senza nome», un'antica reliquia tibetana dai poteri spirituali, è tornata tra la sua gente. Ma è un sollievo effimero, poiché il cimelio viene presto rubato e sottratto al suo popolo. Decenni dopo, quando i resti del «Santo senza nome» verranno ritrovati a casa di una ricca collezionista a Toronto, Tenkyi, Lhamo e sua figlia Dolma avranno la possibilità di riscattare parte dei soprusi del passato e riappropriarsi simbolicamente della loro cultura ancestrale. Un romanzo intimo e appassionante, un canto d'amore verso un paese devastato e una comunità dispersa. -
Borgo Sud
Adriana irrompe nella vita di sua sorella con la forza di una rivelazione. Sono state bambine riottose e complici, figlie di nessuna madre. Ora sono donne, con i loro slanci e sbagli, con un’eredità di parole non dette e attenzioni intermittenti. Vivono due grandi amori, sacri e un po’ storti, irreparabili come sono a volte gli amori da giovani. Ma a chi non conosce la lingua dell’affetto è difficile aprire il cuore.rnCon la sapienza e la naturalezza dei grandi scrittori Donatella Di Pietrantonio ci regala in queste pagine un’emozione calda e sussurrata, che rimarrà con noi a lungo. -
Il talento del cappellano
Comincia tutto in una notte di neve, sull'Etna. Il custode di un vecchio albergo in ristrutturazione chiama la Mobile di Catania: nel salone c'è una donna morta. Quando però i poliziotti arrivano sul posto, del corpo non vi è piú traccia. Ventiquattr'ore dopo viene ritrovato nel cimitero di Santo Stefano, proprio il paese dove abita la Guarrasi. Al suo fianco è disteso un uomo, un sacerdote, anzi un monsignore, assai conosciuto e stimato; entrambi sono stati uccisi. Intorno a loro qualcuno ha disposto fiori, lumini, addobbi. Il mistero si dimostra parecchio complesso, oltre che delicato, perché i conti, in questa storia, non vogliono mai tornare, un po' come nella vita di Vanina. L'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè può risultare al solito determinante. Quell'uomo possiede un intuito davvero speciale, ma ha il vizio di non riguardarsi. Una cattiva abitudine che, alla sua età, rischia di essere pericolosa. -
Il tempo di tornare a casa
Con la sua voce inconfondibile, Matteo Bussola racconta il nostro ostinato bisogno degli altri, malgrado la possibilità di ferirsi, di tradirsi, malgrado le accuse o i rimpianti. Il suo è un inno al potere salvifico delle storie, grazie alle quali ci sentiamo tutti meno soli. Quante esistenze attraversano una stazione affollata. Dietro i volti delle persone in fila all'edicola o al bancone del bar si nasconde un groviglio di desideri e paure, di dolori e speranze. C'è una donna che non deve partire, eppure resta seduta lí, le borse della spesa ai piedi. C'è un padre che ha smarrito il figlio, e un uomo che sta per separarsi dalla donna della sua vita. C'è un marito che vede un enorme coniglio accanto a sua moglie ogni volta che la guarda, una ragazza che riceve messaggi inattesi, un ragazzo che ha preso una decisione irreversibile. C'è il mistero indecifrabile di ogni incontro capace di farci cambiare strada, e il terrore dell'abbandono sempre dietro l'angolo. Poi c'è uno scrittore con un buffo berretto giallo che si aggira fra i binari dopo aver perso il treno, ed è impaziente di salire sul prossimo. Perché sa che alla fine del viaggio troverà la sua famiglia ad aspettarlo. Perché «l'amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa». «Cerco di illuminare la bellezza quando la trovo, dato che mi pare che la bruttezza, là fuori nel mondo, stia già facendo un gran lavoro da sola» -
Teogonia. Testo greco a fronte
All’inizio ci fu Chaos. Poi giunse Gaia, dall’ampio petto, sede sicura degli immortali come dèi mortali. Dopodiché vennero il nebbioso Tartaro e il bellissimo Eros. Da qui fino al trionfo di Zeus, per raccontare la nascita dell’universo e delle divinità che lo regolano, Esiodo chiede aiuto alle Muse, certo, ma è lui poi a cantare sia menzogne simili al vero sia vicende che nel vero gettano radici. Le canta per far dimenticare i dolori che affliggono il cuore dell’uomo, come vuole la tradizione, ma anche abbandonando la pretesa di conoscere tutto, facendosi carico di spiegazioni incomplete, che testimoniano la faticosa ricerca di un senso da dare alle cose e ai nomi che ci circondano. Per mezzo del mito parla dunque di noi, dei nostri sforzi, vani ma inevitabili, per organizzare una realtà che, migliaia di anni fa come oggi, da sempre ci sfugge. -
Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. Una massa di informazioni ci investe ogni giorno. Come ogni inondazione, anche questa agisce sulle nostre esistenze, spazza via confini, rimodella geografie. Ormai sono i dati e non piú le cose concrete a influenzare le nostre vite. Le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e la biologia. E cosí la realtà ci appare sempre piú sfuggente e confusa, piena di stimoli che non vanno oltre la superficie. Con la sua consueta lucidità e veemenza, Byung-chul Han, critico severo ma acuto della contemporaneità, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla comunicazione, la Rete e il futuro che stiamo costruendo. «Byung-chul Han, con una prosa che colpisce per il nitore, affonda la lama del suo pensiero nella carne del contemporaneo» («la Repubblica»). «Byung-chul Han si fa entomologo e con perizia disseziona la nostra epoca» («tuttolibri - La Stampa»). -
Le cure della casa
«A noi due, casa. Siamo sole, adesso. Una di fronte all'altra, come Gary Cooper e quell'altro in Mezzogiorno di fuoco». Tutti la chiamano Lilli e il suo sogno segreto, incomprensibile agli occhi del marito e della madre, è fare la casalinga. Ora che la sua colf si è licenziata potrà finalmente dedicarsi a esplorare a fondo i misteri delle faccende domestiche. Come evitare che gli spaghetti una volta aperti scappino da tutte le parti? Per quale arcano motivo nel cambio di stagione dell'armadio è indispensabile la naftalina? A queste e altre domande Lilli cerca di rispondere in un quaderno destinato alla figlia. Ma c'è una domanda a cui non riesce a trovare la risposta: dov'è finita la sua amica delle elementari, la bambina con cui aveva condiviso l'organizzazione domestica dei Cicciobello? Noemi sembra scomparsa nel nulla, e Lilli s'improvvisa detective con l'aiuto di vecchie compagne, contesse, giornalisti e altri alleati estemporanei. Un romanzo magnetico, con tanto d'istruzioni per l'uso (della casa e della vita). «Stefania Bertola mette in scena una commedia spassosa. Che però mostra qualcosa di molto piú serio: l'importanza di essere fedeli a se stesse sorridendo dei giudizi altrui» (Alessia Gazzola). -
Studi sull'amore
Un libro intenso, pieno di luce, del piú antico fra i poeti contemporanei italiani. Con la sua lingua asciutta e lirica, sacrale e domestica, in cui c'è sempre uno scarto, uno slittamento inatteso, una sottile sensualità, Franco Arminio fotografa il corpo spaventato dalla morte e infiammato dall'amore. Non soltanto l'amore carnale, ma quello che ci conferma di esistere: l'amore per un figlio e quello per un angolo di paese, l'amore per una strada e quello per la madre, l'amore per un amico e per chi ci è ancora sconosciuto, al punto da scavare in noi il languore del desiderio. Nei suoi versi l'incontro erotico, sentimentale, è sempre un viatico verso Dio, raggira la morte e la corteggia, è miracolo ed epifania. Arminio dedica poesie e prose commoventi anche agli amori – vissuti o mancati – di altri scrittori e poeti, da Kafka a Pasolini, da Susan Sontag ad Amelia Rosselli, trovando una voce nuova per indagare il coraggio di essere fragili che ognuno di noi ha sentito innamorandosi, «il mistero di raggiungere / nello stesso tempo il corpo di un altro / e il nostro». «Quando affronta il tema dell'amore, il poeta abituato a scavare nella terra le radici dell'anima (un'anima corporea, soggetta al tempo, e per questo ancora piú preziosa) ci avverte che il lirismo, anche il piú alto, passa attraverso il terreno del corpo, della pelle, del sangue» (Ida Bozzi, «La Lettura - Corriere della Sera»). -
Un cuore sleale. Un caso per Manrico Spinori
Una storia intensa e coinvolgente ambientata in una Roma fredda e umida in cui Spinori si ritrova solo: una condizione troppo malinconica anche per un appassionato del melodramma come lui. Ma ideale per concentrarsi su un mistero che pare un autentico «giallo della camera chiusa». Quando il mare di Ostia restituisce il cadavere di Ademaro Proietti – palazzinaro di successo e personaggio di rilievo negli equilibri politico-economici della capitale – la prima ipotesi è che l'uomo sia annegato in seguito a una disgrazia. Eppure c'è qualcosa che non torna, un piccolo indizio che potrebbe richiedere per l'episodio una spiegazione diversa. È davvero cosí o è Manrico a essersi fissato? Stavolta nemmeno l'opera lirica, che da sempre lo ispira nella soluzione dei casi, sembra volergli venire in soccorso. L'unica certezza è che la famiglia del morto ha piú di un segreto da nascondere. Del resto, e lui lo sa bene, quale famiglia non ne ha? «Un giallo impeccabile per meccanica, scrittura e descrizione d'ambienti, un mondo romano altoborghese ma sostanzialmente cafone» (Alberto Mattioli, «tuttolibri - La Stampa»). -
Verderame
«Perché mi voleva bene, quell'essere, ed essere amato da un mostro è la migliore delle protezioni dall'orribile mondo». L'estate del 1969 sembra interminabile. Michelino ha tredici anni e ha già letto troppi libri, Felice ne ha sessanta e sta perdendo la memoria: il primo deve trascorrere le vacanze dai nonni, in una casa enorme e misteriosa di cui il secondo è da sempre il custode. Per ingannare la noia, Michelino si inventa un gioco: rimettere ordine fra i ricordi di Felice, «l'uomo del verderame» – incarnazione mitica e spaventosa di migliaia di mostri fantasticati. Unendo la tensione magica dell'infanzia alla potenza dell'immaginazione, Michele Mari racconta la storia di un'improbabile amicizia, il viaggio periglioso di un ragazzino che parte dalle lande solitarie della letteratura per compiere la sua discesa agli inferi. -
Il Sudest asiatico. Una storia per oggetti
Il Sudest asiatico custodisce numerosi siti del patrimonio artistico mondiale. Questo libro, grazie alle appassionate parole che accompagnano una sapiente selezione di oggetti presenti nella collezione del British Museum, offre un originale approccio a una delle aree più complesse e particolari del mondo. Ogni oggetto racconta un frammento di storia, e tutti insieme illustrano le civiltà, le società e le culture locali in Myanmar, Thailandia, Cambogia, Laos, Vietnam, Malesia, Indonesia, Brunei, Filippine, Singapore e Timor Est nel corso degli ultimi 6000 anni. Dall’emergere delle prime comunità agricole e società stratificate all’ascesa di potenti imperi e la diffusione di buddhismo, induismo e altre credenze religiose, fino al periodo del dominio coloniale e ai processi indipendentisti, la storica dell’arte Alexandra Green ripercorre e approfondisce identità e connessioni culturali. Il vasto territorio viene esplorato impiegando un’ampia gamma di oggetti sacri o d’uso quotidiano: sculture delle civiltà storiche di Giava, Angkor, Bagan e Sukhothai, ceramiche, mobili, tessuti, marionette, manifesti, strumenti musicali, produzioni artistiche contemporanee… Un’utile guida per inoltrarsi in quest’affascinante area geografica attraverso la sua meravigliosa cultura materiale, e un modo nuovo per conoscere quali idee ed eventi l’abbiano plasmata nel corso di migliaia di anni. Con oltre 400 illustrazioni. -
De rerum natura. Testo latino a fronte
Un'opera unica nel panorama della letteratura antica a cui corrisponde un'impalcatura teorica di straordinaria audacia. Il De rerum natura si propone, insieme, come modello dell'universo infinito teorizzato da Epicuro, e come 'manuale per l'uso' di un mondo i cui fenomeni eterogenei sfidano da sempre la ragione dell'uomo e lo costringono a paure e credenze irrazionali e tormentose. Confessando quest'ambizione senza confini Lucrezio si impone una sfida narrativa che nessuno prima di lui aveva accettato: come si imposta la narrazione del «tutto»? come articolare in libri, in versi, in una trama, la massa infinita dello spazio, della materia, del vuoto? Il poema stesso, la relazione che esso instaura con i suoi lettori-discepoli, divengono – è inevitabile – il primo e decisivo banco di prova delle teorie che propugna. Con l’introduzione di Alessandro Schiesaro e l’apparato di note di Carlo Santini. -
Il contrario dell'oblio. L’olocausto tra memoria e giustizia
L’aviatore Herberts Cukurs è considerato un eroe nazionale lettone. Eppure durante la Seconda guerra mondiale militava nel Commando Arājs, una brigata della morte al servizio dei tedeschi. Mentre nella Lettonia di oggi si indaga su Cukurs per decidere se processarlo, Linda Kinstler scopre che suo nonno Boris, di cui si sono perse le tracce nel 1949, era legato allo stesso famigerato Commando. Ma quale ruolo aveva? Era un collaboratore dei tedeschi o una spia dei russi, o entrambe le cose? Kinstler prova a dipanare i fili della storia familiare e collettiva interrogandosi sulle ondate di revisionismo, sui meccanismi della giustizia, sulla conservazione e manipolazione della memoria, nonché sugli strumenti che abbiamo a disposizione per sconfiggere l’oblio. -
Storia dell'architettura contemporanea II (1945-2023) Edizione ri...
L'architettura contemporanea costituisce la materializzazione concreta, il luogo di applicazione e verifica, delle profonde trasformazioni che hanno avuto corso nel XX secolo, e che proseguono a ritmo sempre piú frenetico nei primi decenni del XXI. Questo volume – frutto della revisione e dell'ampliamento di quello uscito nel 2008 – affronta le vicende dell'architettura dal secondo dopoguerra ai giorni nostri attraverso le opere e le figure dei suoi protagonisti, mettendo a fuoco alcune questioni cruciali: l'eredità dei «maestri»; il rapporto con la tradizione; le possibilità costruttive offerte da tecniche inedite e da materiali aggiornati; il contributo delle tecnologie informatiche; il nuovo ruolo strategico dell'architetto; le reazioni ai processi di «globalizzazione»; la ricerca di soluzioni «sostenibili» a fronte dell'emergenza ambientale e climatica. L'analisi di questi fenomeni fornisce un'interpretazione articolata dell'architettura contemporanea, cercando di porla in una prospettiva storico-critica odierna. -
L'impero del cotone. Una storia globale
Il cotone è stato il primo prodotto attraverso il quale è stata avviata la costituzione di un'economia globalizzata e il mondo ha assunto, pur tra metamorfosi e trasformazioni ancora in corso, la forma che ancora oggi possiede. Ben prima dell'avvento della produzione con le macchine nel 1780, imprenditori europei e potenti uomini politici ridisegnarono l'industria manifatturiera mondiale, la cui espansione imperialista poggiava sullo sfruttamento inumano degli schiavi nelle piantagioni e degli operai nelle fabbriche. In apparenza, il volume si propone come una storia, dalle origini ai giorni nostri, del prodotto più importante del XVIII e del XIX secolo: la sua produzione, trasformazione, circolazione. In realtà, attraverso il prisma del cotone, è del capitalismo industriale che Sven Beckert vuole tracciare la storia globale, nelle sue dimensioni e componenti fondamentali, non solo economiche e tecnologiche, ma anche sociali, giuridiche, politiche. E il cotone può legittimamente assurgere al ruolo di prisma, poiché è proprio a partire da esso che il capitalismo industriale è nato. Beckert definisce ""capitalismo di guerra"" l'insieme dei processi di insediamento imperialista, conquista coloniale, espropriazione della terra, sfruttamento intensivo di forza lavoro schiavistica, che consentiranno al Regno Unito di controllare, già nei primi decenni del XIX secolo, il mercato mondiale del cotone.