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Giura
Febo ha tredici anni e vive insieme ai nonni all'ombra dei Castagni Gemelli, in un piccolo borgo sull'Appennino popolato da leggende paurose e da un'umanità bizzarra e variopinta. Luna, muta e selvaggia, vive a Ca' Strega con la sua stravagante famiglia capeggiata da una nonna dotata di poteri magici. Il destino dei due ragazzi si intreccia per sempre un pomeriggio al luna park, per via della profezia su una misteriosa mano di ferro. Le loro strade si dividono – lei finisce in un istituto di suore dove il dottor Mangiafuoco le farà recuperare la voce, mentre lui va a studiare in città dove ritrova un padre megalomane, sempre sul punto di concludere “un grande affare”, e una madre amareggiata. Pur se lontani, Febo e Luna non smettono di pensarsi e di volersi bene. Lui tutto grandi teorie e proclami, lei concreta e battagliera. Il destino della loro vita è lasciarsi e ritrovarsi, e ogni volta il loro distacco è preceduto dalla separazione, premonitrice e crudele, di un'altra coppia di amanti. -
Sete d'amore
Figlia obbediente di una nobile famiglia decaduta, Etsuko è vittima di un marito donnaiolo, i cui tradimenti ha sempre subito in silenzio, fino al giorno in cui non rimane improvvisamente vedova. La giovane non ha altra scelta che trasferirsi in campagna, nella tenuta dei suoceri, dove già vivono cognati e nipoti. In quel finto idillio agreste è costretta ad accettare passivamente le avances del vecchio Yakichi, il suocero, alle quali non è in grado di sottrarsi, per la propria condizione sociale e per carattere. Finché il suo sguardo non incontra il corpo asciutto del giovanissimo giardiniere Sabur?, e si accende di un amore mai provato prima. Tuttavia il ragazzo non la considera, procede ignaro dei sentimenti della giovane padrona e le preferisce una delle cameriere. Tormentata da questa indifferenza, incapace di gestire un sentimento sconosciuto, Etsuko si ritrova arsa dalla passione, stravolta da insensate gelosie e dalle involontarie ferite che il giovane le procura, cieca della consapevolezza che tutti in casa hanno di questa passione non corrisposta. Quando Sabur? mette incinta la cameriera e il destino pare compiersi, tutto per Etsuko sembra perduto. La scrittura concisa di Mishima si carica delle tensioni passionali della protagonista e trascina il lettore verso l'inaspettato, terribile finale. -
Il corpo docile
Non da tutti i nidi si può vedere il cielo, non tutti i nuovi nati hanno questo privilegio. Milena è venuta al mondo in carcere, ha vissuto lì fino ai tre anni e, anche se ora di anni ne ha ventiquattro, si porta nel corpo quella nascita come una colpa, quella separazione iniziale come una condanna. Forse per questo in prigione ci torna regolarmente, di propria volontà, per prendersi cura dei bambini di Rebibbia, i figli delle carcerate, nel tentativo di risparmiar loro – al piccolo Marlon, che presto verrà strappato alla madre e andrà ad abitare fuori – quel suo stesso dolore. Ma basta un soffio imprevisto per travolgere l'impalcatura che tiene in piedi la sua esistenza e mettere in discussione ogni fragile certezza. L'incontro, apparentemente banale, con un giornalista interessato a pubblicare un servizio sulla vita dei bambini in carcere è un terremoto che la scuote, qualcosa che la attrae e che rappresenta allo stesso tempo un pericolo da fuggire a ogni costo. Perché il desiderio fa scattare le serrature, la costringe a uscire allo scoperto e a scavare al cuore di quel che lei è, delle colpe che si sente addosso. Perché mettersi a nudo con chi appartiene da sempre al mondo di fuori, e solo quello conosce, può essere troppo duro per chi la prigione se la porta dentro. -
Il calamaro gigante
Del mare non sappiamo nulla, però ci illudiamo del contrario. Forse perché appena sotto c'è una vita così diversa e strabiliante da sembrarci impensabile e terribile. Lo impara a proprie spese un ragazzino, quando a scuola deve disegnare il suo animale preferito e la classe intera lo deride, perché fra i tanti possibili lui ha scelto il calamaro gigante, ""che non esiste"". Invece il calamaro gigante esiste eccome, però è troppo grande e strano per immaginarlo reale: infatti fino a ieri l'abbiamo considerato solo una storia. Ma come si fa a mettere ""solo"" davanti alle storie? Le storie sono tutto, e allora partiamo insieme a coloro che al richiamo del calamaro gigante e dello stupore hanno sempre risposto: pescatori delle Antille e preti dell'Emilia Romagna, esploratrici inglesi e spazzini di Pontedera, nonne che a cena parlano col marito morto, ragazze che per non calpestare le formiche smettono di camminare, bambini che si calano in un buco dove un tesoro li aspetta da quindicimila anni. Inseguendo il loro sogno enorme e impetuoso, hanno disegnato avventure minime e clamorose, quotidiane e uniche: un mare luccicante che – come il mare vero – è grande e pieno di prodigi. A bordo di queste pagine navighiamo alla sorprendente, divertente, commovente scoperta delle meraviglie della Natura e quindi di noi stessi, perché la storia più incredibile è proprio la realtà. -
Storia dell'Italia partigiana
Scritta con la felicità di racconto e l'acutezza nell'osservazione e nella descrizione del grande cronista, questa Storia dell'Italia partigiana rimane, a quasi cinquant'anni dalla prima edizione, uno dei migliori libri che riguardano quel periodo, per l'equilibrio dello sguardo e per la chiarezza con cui questo momento fondante della storia repubblicana viene restituito al lettore nella sua drammaticità, ma anche nella sua importanza. ""Bocca è stato soprattutto un partigiano. Sono stati quei 'venti mesi' di guerra partigiana che l'hanno rivelato a se stesso: che ne hanno fatto quello che poi sarà e che noi abbiamo conosciuto,"" scrive Marco Revelli nella sua Prefazione a questo volume. In decenni che ormai scivolano verso una generale dimenticanza dei valori della Resistenza, dei suoi eroi e delle sue tragedie, sempre più spesso si è assistito al tentativo di fare del revisionismo sulla guerra partigiana, e non sempre a un sufficiente livello scientifico e culturale. La Storia dell'Italia partigiana di Bocca è senza dubbio un potente antidoto a questa deriva: in essa si ritrovano, senza semplificazioni assolutorie ma con tutta la forza di chi ha partecipato in prima persona, le ragioni di una lotta senza la quale l'Italia repubblicana non sarebbe mai nata. -
Ernest e Celestine
Il mondo di sopra è abitato dagli orsi e il mondo di sotto dai topi. Ed è risaputo: i due mondi sono incompatibili e i loro popoli acerrimi, secolari nemici. Dunque, com'è possibile? Un orso e un topo amici? Non si è mai visto! È scandaloso! Assolutamente vietato! ""Hai capito, Ernest?"" ""Hai capito, Celestine?"" Eppure, nessuno potrà impedire a questi due bizzarri e dolcissimi personaggi di diventare amici e di restarlo per sempre. Ma prima dovranno affrontare mille peripezie e pericoli, sfuggire a una miriade di topi furiosi attraversando i cunicoli delle fogne, evadere dal furgone blindato della polizia, scappare su un camioncino di dolci rubato, per rifugiarsi nella calda e accogliente casa nel bosco, nascosta sotto una coltre di neve. Qui potranno finalmente dedicarsi alle loro rispettive passioni, il teatro e il disegno, anche se il pericolo non tarderà a ripresentarsi, con l'arrivo della primavera. Ernest e Celestine litigano e fanno pace, giocano e si fanno gli scherzi, parlano della vita e si prendono cura l'uno dell'altro: dopo essersi incontrati, l'idea di vivere da soli, come prima, è per loro la cosa più detestabile del mondo, e per evitarlo sono disposti a giocarsi il tutto per tutto. Età di lettura: da 7 anni. -
Il posto dell'uomo nel mondo. Ordine naturale, disordine umano
La natura è madre benignissima, ma anche matrigna. Lo diceva già Leopardi. Ecco perché fin dall'inizio gli esseri umani si sono preoccupati di proteggersi da essa, sforzandosi di comprenderla per fronteggiare i problemi e le emergenze del proprio habitat. Questo allo scopo di rendere la propria esistenza sulla terra sempre più sicura. Pur non essendo il fine della natura, infatti, l'uomo è per natura capace di darsi fini e per questo non solo si è adattato all'ambiente, ma lo ha adattato a se stesso. Ha avuto così inizio un tragitto che, muovendo da esigenze di difesa, ha condotto l'uomo a estendere attraverso la tecnica il proprio dominio sul mondo circostante. Ma una sua incontrollata manipolazione della natura ha introdotto, a cominciare dall'età industriale, delle controfinalità: ripercussioni in parte impreviste – gli sconvolgimenti climatici e le catastrofi naturali sempre più frequenti, le conseguenti migrazioni, gli squilibri economici, fino alla recente pandemia – ma che mettono nuovamente a rischio l'esistenza della specie umana. A fronte dell'halt posto dalla natura è indispensabile trovare un nuovo equilibrio: più radicalmente, ridefinire il nostro posto nel mondo. Allo scopo occorre tornare a praticare le virtù degli antichi, perseguire l'ideale dalla mesòtes. Divenire e mantenersi soggetti, titolari delle nostre decisioni, non è un'opzione, ma è una necessità. Non è la natura che ha bisogno d'essere difesa – durerà ben oltre di noi –; in questione è, piuttosto, la nostra condotta morale, quel che facciamo perché la terra resti ancora una dimora abitabile per gli uomini. -
Tana libera tutti. Sami Modiano, il bambino che tornò da Auschwitz
Sami Modiano aveva solo otto anni quando è stato espulso dalla scuola. Abitava a Rodi, all'epoca territorio italiano, ed era in terza elementare. Il maestro non gli spiega il perché, gli dice solo di tornare a casa dal padre. Da quel giorno Sami smette di essere un bambino e diventa un ebreo. Con il padre Jakob e la sorella Lucia affronta le difficoltà delle leggi razziali fasciste, fino al rastrellamento dell'intera comunità ebraica avvenuto nel luglio del 1944. Sami e la sua famiglia vengono caricati su una nave e poi ad Atene su un treno. Un mese di viaggio in condizioni disumane, verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Lì all'inizio riesce a vedere da lontano la sorella, ma quando lei scompare il padre decide di presentarsi all'ambulatorio, che nel campo equivale a una condanna a morte. ""Tu ce la devi fare,"" dice Jakob salutando il figlio, e queste parole diventeranno la sua arma per resistere. Nel 2005 Sami ha trovato la forza di tornare ad Auschwitz, insieme a un gruppo di ragazzi e al sindaco di Roma Walter Veltroni, e da quel momento non ha mai smesso di incontrare gli studenti. ""Sono stato l'unico della mia famiglia a sopravvivere e per anni mi sono chiesto: ""Perché?"". L'ho capito solo quando ho deciso di raccontare: sono sopravvissuto per testimoniare."" ""Mi metto a giocare a nascondino. Il gioco più pericoloso. I nazisti mi cercano, io sfuggo e con un balzo arrivo a un albero, batto la mano sul tronco, grido la frase magica, si aprono i cancelli e tutti possono tornare a casa. ""Tana libera tutti!"" Sarebbe meraviglioso. Ma qui siamo ad Auschwitz."" Età di lettura: da 10 anni. -
Questa storia
Ultimo Parri è uno che per tutta la vita si misura con le velocità: si imbatte, bambino, nella follia delle automobili, quando quello sfrecciare è ancora il sogno di pochi; scopre, appena ragazzo, la sospensione di ogni movimento nelle trincee di Caporetto; si muove, da adulto, sviluppando una sua andatura naturale appresso alla vita, a certe sbilenche forme di amore, a un'idea tutta sua di attesa. Una cosa la sa per certo: ciascuno di noi nasce per un destino preciso. E lui, il suo, lo ha chiaro. Adesso, è solo questione di trovare il passo con cui farlo accadere. -
Attenti al cane! Ediz. ad alta leggibilità
Quando Terry entra con la mamma nel negozio di animali per comprare un cane, è convinta che sarà lei a scegliere il suo futuro amico peloso e non il contrario! Strudel infatti non è un cucciolo qualunque, e prima di accettare di essere comprato vuole fare alla bambina qualche domanda: “Quante passeggiate mi farai fare? Ti piace ballare? Mi porterai dal dottore? Mi farai le carezze (mi piacciono molto)?”. Terry è sbalordita, ma cerca di essere all’altezza delle aspettative del cane, sperando con tutto il cuore che la accetti come sua padroncina. Età di lettura: da 7 anni. -
Opere. Vol. 4: Psichiatria e fenomenologia
“La fenomenologia non scinde l‘uomo in anima e corpo, ma connette il corpo al mondo.” L’ansia della psichiatria di accreditarsi come scienza, sul modello delle scienze della natura, ha portato all’oggettivazione del folle nella più completa rimozione della sua soggettività. Quello che per un greco antico era un “invasato dal dio” e per un medievale un “posseduto dal demonio”, per la scienza psichiatrica diventa un “malato”. Ciò che ne nasce non è una psicologia che, direbbe Jaspers, “comprende” l’uomo per come si dà, ma una psico-fisiologia che lo “spiega”. Se però la psicologia oggettiva lo psichico e, come fa la fisiologia con gli organi corporei, lo tratta come cosa in sé che non si trascende in altro, perde la specificità dell’umano. Umberto Galimberti ci accompagna nella visione fenomenologica, grazie alla quale la psicologia non dovrà più spiegare i rapporti che intercorrono tra psiche e corporeità, ma potrà descrivere le evidenti relazioni che intercorrono tra il corpo e il mondo e le produzioni di significato che queste relazioni esprimono. Per la psicologia fenomenologicamente fondata, infatti, il “sano” e l’“alienato” appartengono allo stesso mondo, anche se l’alienato vi appartiene con una struttura di modelli percettivi e comportamentali differenti; dove la differenza non ha più il significato della “disfunzione” ma semplicemente quello della “funzione” di una peculiare organizzazione esistenziale, ossia di un certo modo di essere-nel-mondo e di progettare, nonostante tutto, il mondo. -
Il guardiano notturno
La vita, la fiera identità culturale, gli amori e le lotte sociali di una piccola comunità di indiani, minacciata da un disegno di legge che vorrebbe smantellare le riserve. È il 1953. Thomas Wazhashk è guardiano notturno allo stabilimento di rubini industriali che si trova vicino alla riserva della Turtle Mountain, Nord Dakota. Ma soprattutto è il presidente del consiglio tribale, e deve riuscire a fermare un progetto che mette a repentaglio i diritti dei nativi americani e la loro stessa identità. Su questo sfondo storico si snodano le vicende della giovane Pixie, desiderosa di lasciare la riserva ma costretta a lavorare nella fabbrica per supportare la sua famiglia. Fino al giorno in cui la sorella Vera, trasferitasi a Minneapolis, smette di dare notizie di sé. Inesperta ma determinata, assieme al pugile locale Wood Mountain, Pixie partirà alla ricerca della sorella scomparsa nei meandri della metropoli. Percorso da un umorismo sottile e spiazzante, popolato da personaggi acutamente tratteggiati, fra antichi rituali e sfide tutte moderne, Il guardiano notturno è il ritratto emozionante e indimenticabile di una comunità in lotta per la sopravvivenza contro le continue aggressioni legislative, religiose ed economiche. Vincitore del premio Pulitzer per la Narrativa 2021. -
I ragazzi della Via Pál
Budapest 1889. La via Pál è dove si riunisce la banda di ragazzi guidata dal saggio Boka. Quando il capo avversario, Feri Áts, invade il loro territorio e ruba una delle bandiere dell'esercito di Boka, Ë subito guerra. Così le due bande decidono di affrontarsi in un pericoloso crescendo di scontri e missioni che porteranno alla battaglia finale. Perché entrambi i fronti sono pronti a tutto pur di avere uno spazio solo per loro. Età di lettura: da 10 anni. -
Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto
Chi muove i fili della politica italiana? Quali scambi si fanno, ogni giorno, nei ministeri? Su quali soluzioni al limite della legge si fonda la ragion di Stato? Un capo di gabinetto svela dall'interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei palazzi del potere. “Ogni tanto qualcuno mi chiede che mestiere faccio. Non ho ancora trovato una risposta. La verità è che una risposta non esiste. Io non faccio qualcosa. Io sono qualcosa. Io sono il volto invisibile del potere. Io sono il capo di gabinetto. So, vedo, dispongo, risolvo, accelero e freno, imbroglio e sbroglio. Frequento la penombra. Della politica, delle istituzioni e di tutti i pianeti orbitanti. Industria, finanza, Chiesa. Non esterno su Twitter, non pontifico sui giornali, non battibecco nei talk show. Compaio poche volte e sempre dove non ci sono occhi indiscreti. Non mi conosce nessuno, a parte chi mi riconosce. Dal presidente della Repubblica, che mi riceve riservatamente, all'usciere del ministero, che ogni mattina mi saluta con un deferente ‘Buongiorno, signor capo di gabinetto'. Signore. Che nella Roma dei dotto' è il massimo della formalità e dell'ossequio. La misura della distinzione. Noi capi di gabinetto non siamo una classe. Siamo un clero. Una cinquantina di persone che tengono in piedi l'Italia, muovendone i fili dietro le quinte. I politici passano, noi restiamo. Siamo la continuità, lo scheletro sottile e resiliente di uno Stato fragile, flaccido, storpio fin dalla nascita. Chierici di un sapere iniziatico che non è solo dottrina, ma soprattutto prassi. Che non s'insegna alla Bocconi né a Harvard. Che non si codifica nei manuali. Che si trasmette come un flusso osmotico nei nostri santuari: TAR, Consiglio di Stato, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato. Da dove andiamo e veniamo, facendo la spola con i ministeri. Perché capi di gabinetto un po' si nasce e un po' si diventa. La legittimazione del nostro potere non sono il sangue, i voti, i ricatti, il servilismo. È l'autorevolezza. Che ci rende detestati, ma anche indispensabili. Noi non siamo rottamabili. Chi ha provato a fare a meno di noi è durato poco. E s'è fatto male. Piccoli, velleitari, patetici leader politici. Credono che la storia cominci con loro”. -
L'angelo di Saffy
La famiglia Casson vive in una casa chiamata Banana House, malridotta e immersa nel caos, ben diversa da tutte le altre villette della via, ordinate e dal giardino immacolato. Nel loro villaggio, situato a un paio d'ore di treno da Londra, i Casson sono noti come artisti: la madre Eve, incapace di cucinare, sempre distratta/svagata e perennemente rinchiusa a dipingere in una sorta di capanno, il marito Bill che dipinge e cerca inutilmente di organizzare mostre ed esibizioni. Poi i figli: Caddy, Indigo, Rose e poi Saffy che all'età di otto anni scopre di essere stata adottata e che, con l'aiuto dei fratelli, si mette alla ricerca delle sue origini. Età di lettura: da 10 anni. -
La favola di Amore e Psiche
Questa è la storia di Amore e Psiche, che hanno sfidato gli dei per amarsi. La giovane Psiche è dotata di una bellezza talmente straordinaria da attirare l’invidia di Venere. Così la dea incarica il figlio Amore di far innamorare la fanciulla dell’ultimo degli uomini, il più vile e miserabile. Ma quando Amore vede Psiche ne rimane incantato e si punge con la freccia destinata alla ragazza, innamorandosi perdutamente di lei. Ogni notte i due si amano, ma a una condizione: che Psiche rinunci a vederlo in viso. Psiche, però, non sa resistere alla curiosità, subendo così la punizione per la propria disobbedienza… Età di lettura: da 10 anni. -
Il rosso e il nero. Cronaca del 1830
«""Ah, se mi amasse per otto giorno, solo otto giorni,"" pensava Julien, ""morirei di felicità"".»La bruciante e tragica ascesa di Julien Sorel, giovane avventuroso, romantico e calcolatore, nella Francia della Restaurazione. Il protagonista del più celebre romanzo dello scrittore francese sfida se stesso e la società che vorrebbe conquistare: i suoi amori travolgenti e la sua arida sete di potere, che di volta in volta gli consentono di affermarsi e lo portano alla distruzione, sono i segni distintivi di una letteratura che è riuscita a misurarsi con le più profonde e misteriose contraddizioni del cuore umano. Una nuova traduzione per uno dei romanzi ottocenteschi più amati e letti, storia di un'ambientazione e di un amore che portano il giovane protagonista alla rovina, dopo averlo esaltato fino alle stelle. -
Racconti
""I racconti hanno quasi tutti una colonna sonora inconfondibile, e a differenza di quanto si crede comunemente, non è il jazz bensì il blues. Anche in quelli apparentemente più scanzonati, riuniti nelle serie dedicate ai personaggi di Basil e Josephine, in cui Fitzgerald ha rievocato la propria adolescenza e quella di Ginevra King, il suo primo amore, lo stato d'animo prevalente è la malinconia. E non è un caso che la raccolta più suggestiva, quella che accompagnò la pubblicazione del Grande Gatsby, racchiudesse nel titolo proprio l'accenno alla tristezza dei giovani, quando essi hanno perduto ormai le loro illusioni e non sanno più sognare. In genere, quelle raccontate dallo scrittore americano sono per lo più storie di sconfitte, personali e di coppia, di malattia fisica e mentale, di individui fragili che soccombono, incapaci di sottrarsi ai vizi, alla dipendenza dall'alcol o alle lusinghe del denaro, e che per tutto ciò pagano un prezzo molto alto. L'avere comporta la sconfitta dell'essere."" (Dalla Prefazione di Franca Cavagnoli) -
Le relazioni pericolose
""Le relazioni pericolose"" (1782) è ambientato nella Parigi del Settecento, dove la marchesa di Merteuil, falsa e devota, abbandonata dall'amante, Gercourt, decide di vendicarsi diso-norandolo. A questo scopo conquista la complicità del visconte di Valmont, suo ex amante e noto seduttore senza scrupoli. Valmont accetta la sfida e decide di sedurre la giovane Cécile, promessa sposa di Gercourt. Inizia così lo scambio epistolare (175 lettere) che mette in scena la rete diabolica elaborata da Valmont e dalla marchesa di Merteuil, tessuta in cinque mesi di progetti, manovre, sotterfugi, confessioni, elaborate ipocrisie, colpi di scena e complicatissimi intrighi. Nella rappresentazione dei due protagonisti principali, tutti presi dalla loro volontà di autoaffermazione, Laclos ritrae in modo del tutto originale il quadro realistico di una società moralmente dissoluta e crudele, ormai in discesa libera verso l'autodistruzione nel momento in cui elabora l'idea del massimo potere e del completo piacere, del dominio incontrastato e ottenuto con ogni mezzo, e a ogni prezzo. ""Le relazioni pericolose"" è stato oggetto anche di fortunati adattamenti cinematografici: Roger Vadim (1959), Stephen Frears (1988) e Milos Forman (1989). -
La mite
""Immaginate un uomo, accanto al quale sta stesa su un tavolo, la moglie suicida che qualche ora prima si è gettata dalla finestra. L'uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri... Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce da se stesso"". Così Dostoevskij presenta al lettore il proprio racconto: 'fantastico' perché registra come sotto dettatura i pensieri che si svolgono nell'interiorità dell'uomo, ma anche estremamente 'reale' nella sua verità psicologica. Passando attraverso vari sentimenti spesso contraddittori, prima discolpandosi, quindi accusando, dandosi spiegazioni che si riveleranno fasulle, il protagonista giunge a poco a poco alla verità. Introduzione di Paolo Di Stefano.