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Le «Trentasette pratiche del Bodhisattva» di Tokmé Zongpo
Nato nel 1295 nel Tibet centrale, Tokmé Zongpo fu un grande monaco buddhista della tradizione Kadampa. Acclamato appena diciannovenne come un secondo Asanga, a trentadue anni fu nominato abate di un monastero ma, dopo nove anni, rinunciò ad altre cariche monastiche per ritirarsi a praticare in un eremo presso la località di Ngülchu, o 'Fiume d'argento'. I suoi versi sul sentiero del bodhisattva, composti più che altro come un promemoria per se stesso, sono a distanza di tanti secoli tra i testi più amati e venerati della tradizione buddhista tibetana. La traduzione di Ken McLeod si distingue per la semplicità del linguaggio, che vuole riflettere la chiarezza e l'immediatezza del testo tibetano originale. Tokmé Zongpo non si curava del sapere dottrinario, gli interessava solo avvicinarsi il più possibile, nella sua vita vissuta, al grandioso ideale del bodhisattva. McLeod nel suo commento riflette lo stesso approccio esperienziale, e spinge il lettore a domandarsi: ""Come posso, io, oggi, seguire queste pratiche?"". A tale scopo presenta una serie di scenari di cui tutti possiamo fare esperienza nella nostra vita quotidiana, ad esempio, un furto, la perdita del lavoro, la morte di una persona cara, e ci porta a riflettere su come la compassione, la chiarezza, la presenza mentale e l'equilibrio possano trovare espressione nella nostra esistenza. -
Mindfulness. Una guida pratica al risveglio
""Se vuoi comprendere la tua mente siediti e osservala"". Queste parole del suo primo maestro, Anagarika Munindra, hanno segnato per Goldstein l'impegno di tutta una vita. Oggi, dopo quarant'anni di pratica e insegnamento, affida alle stampe uno studio esauriente della meditazione di consapevolezza, o mindfulness. Questa pratica, che oggi ha travalicato i confini del buddhismo per trovare applicazione nei campi più disparati, si basa sul celebre Satipatthana sutta, il discorso del Buddha sui quattro fondamenti della presenza mentale: la consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e degli oggetti mentali, o dhamma. Questo volume prende spunto da un ciclo di quarantasei lezioni tenute dall'autore al Forest Refuge, il centro di ritiro per meditanti esperti dell'Insight Meditation Society di Barre, Massachusetts. Ricco di riferimenti alle parole originarie del Buddha, agli insegnamenti di molti maestri buddhisti di varie tradizioni, e all'esperienza personale, il libro insiste sullo scopo pratico della dottrina: trasformare la propria vita e il proprio modo di pensare per realizzare la libertà interiore. -
Opera e dramma
Simbolicamente rilegato in rosso, il colore della rivoluzione, il manoscritto di Oper und Drama fu completato il 10 gennaio del 1851 e spedito all'amico Theodor Uhlig, critico musicale e fervente sostenitore di Wagner, con la dedica: ""Rossa, o amico, è la mia teoria!"". Il volume era nato come un articolo di ampie dimensioni sull'opera moderna, ma crebbe a dismisura tra le mani di Wagner, ed apparve a Lipsia alla fine di quell'anno in tre tomi. Sebbene ne curasse la ristampa altre due volte, nel 1869 e nel 1872, con correzioni e l'eliminazione di vari riferimenti polemici, dopo la prima edizione Wagner sentì il bisogno di prendere le distanze dal suo maggiore trattato teorico, senz'altro anche influenzato dal pensiero di Schopenhauer, che lo portò a rivedere in parte la propria concezione della musica come mezzo dell'espressione al servizio del dramma. Questa nuova edizione italiana ricostruisce filologicamente l'intero tragitto editoriale dell'opera, e la propone per la prima volta al lettore non solo nella sua integralità ma anche nel suo divenire. Il testo principale qui tradotto segue quello dell'ultima edizione (che Wagner giudicò definitiva), riportando in nota le parti inedite del manoscritto fatte conoscere da Klaus Kropfinger nella sua riedizione dell'edizione del 1851, nonché le principali varianti introdotte da Wagner nelle edizioni successive, riscontrate direttamente sugli originali. -
Il cuore della meditazione. Scoprire la consapevolezza profonda
Basato su una serie di insegnamenti tenuti a Londra e incentrati sul commento a ""Le tre chiavi che penetrano il nucleo essenziale"", un testo dell'insigne yogin e studioso tibetano Patrul Rinpoche, questo libro illustra le tecniche buddhiste per esplorare la natura della mente, accedere alla consapevolezza profonda e dimorare in quello stato libero dal pensiero. Le ""tre chiavi"" di Patrul, come riconoscere la consapevolezza profonda dentro di sé, come mantenere il contatto con essa in tutti gli stati e come liberarsi dall'eccesso di pensiero, riassumono in pochi versi il cuore del buddhismo tibetano. -
Guida alle pratiche fondamentali del buddhismo tibetano. Trasform...
In tibetano, l'insieme delle pratiche fondamentali è chiamato ngöndro, che significa 'ciò che viene prima'. Il ngöndro racchiude i principi essenziali condivisi da tutti gli insegnamenti buddhisti, quelli relativi al non sé, all'imperma-nenza e alla sofferenza. È uno strumento per trasformare in esperienze dirette i concetti di compassione, karma e vacuità, che rischiano di rimanere teorie interessanti senza alcun impatto sulla vita quotidiana. Può cambiare il modo di pensare a se stessi, di intendere le proprie capacità, e di relazionarsi con gli altri. Presenta possibilità tanto immense e profonde che cercare di comprenderlo nella sua interezza può apparire un compito soverchiante. Per questa ragione, è importante ricordare che va praticato un passo alla volta. Suddiviso in quattro pratiche comuni e quattro pratiche particolari, il ngöndro comprende i quattro pensieri che volgono la mente al Dharma (le contemplazioni sulla preziosa vita umana, l'impermanen-za, il karma e la sofferenza), il prendere rifugio, la purificazione, la pratica del mandala (o accumulazione di saggezza e merito), e infine il guru yoga. Mingyur Rinpoche delinea tutte le sezioni del ngöndro in grande dettaglio, soffermandosi in particolare sui dubbi e le difficoltà che sorgono spesso per gli studenti occidentali. -
La nascita della psicoterapia familiare
Una raccolta di preziosi documenti che ripercorre da un punto di vista teorico e tecnico i primi passi del concetto di ""famiglia come unità"", fondamentale per lo sviluppo della terapia familiare e per il trattamento della schizofrenia. Grazie al Family Study Project Bowen identificò alcuni modelli di relazione familiare che si sarebbero rivelati imprescindibili: reciprocità, divorzio emotivo e alternanza superadeguata-inadeguata, per citarne solo alcuni. L'idea di famiglia come unità emotiva è sempre stata alla base della teoria boweniana, e l'approccio ad hoc che comporta pone nuove sfide al terapeuta, modificando profondamente l'alleanza con i pazienti. Proprio alla complessa gestione della simbiosi nelle diadi madre-figlia da parte degli operatori è dedicato il primo capitolo di questo volume. Gli altri tracciano, attraverso documenti d'archivio e contributi di Bowen e dei colleghi che lo hanno accompagnato in questo percorso (Dysinger, Brodey e Basamania) un quadro completo delle fasi che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del Family Study Project. Un approccio ancora oggi valido, che presenta in nuce il cambio di paradigma completato nel successivo ""Dalla famiglia all'individuo"", proponendo dalla viva voce di Bowen intuizioni, dubbi, ostacoli e soluzioni che il terapeuta ha affrontato e superato nel corso dei primi anni di pratica clinica. -
Il potere e il dolore. Come trasformare le avversità spirituali i...
Come i resoconti dei grandi viaggiatori erano frutto di osservazioni ed esperienze fatte sul campo, e miravano ad aiutare quelli che volevano mettersi in cammino lungo gli stessi itinerari, così Andrew Holecek mette in evidenza gli scogli, le secche, le correnti pericolose e i periodi di bonaccia che si incontrano, inevitabilmente, percorrendo il sentiero spirituale. Il sentiero spirituale da lui scelto, dopo aver saggiato diverse possibilità, è il buddhismo e in particolare la tradizione tibetana, nella figura soprattutto di Chögyam Trungpa Rinpoche e di altri maestri contemporanei. L'autore, con interessanti richiami a quei piccoli o grossi ostacoli che tutti noi abbiamo incontrato nei nostri percorsi di formazione (la scuola, il lavoro, lo studio di uno strumento musicale o di un'arte), delinea il sentiero buddhista secondo la suddivisione tradizionale dei tre giri della ruota del Dharma, l'abile mezzo con cui il Buddha seppe adattare l'insegnamento alle capacità intellettive e alle esperienze del suo uditorio. I tre giri, oltre a rappresentare lo sviluppo storico dell'intera dottrina buddhista nei suoi veicoli hinayana, mahayana e vajrayana, riflettono lo sviluppo personale del praticante e la natura sempre più sottile e impegnativa degli ostacoli che lo accompagnano. -
Il sogno lucido. Una via tibetana all'illuminazione
Il fascino che il sogno ha esercitato sull'uomo è evidente in ogni epoca e cultura. Già i greci, che distinguevano i sogni in veri e falsi, a seconda dell'intento della divinità che li aveva inviati, lo consideravano uno strumento eccellente per la divinazione e la guarigione. Ma è soprattutto nella religione tibetana e nelle tradizioni sciamaniche di tutto il mondo che il sogno rivela il suo potere: i sogni di chiarezza dei maestri tibetani, come i viaggi dei guaritori sciamanici, hanno alimentato il progresso religioso e culturale, consentito il contatto con altre dimensioni e la predizione del futuro, la rivelazione di testi sacri, la diagnosi delle malattie, la guarigione spontanea, e infine l'illuminazione. Infatti, rimanere consapevoli durante il sogno consente non solo di utilizzare le ore di sonno per proseguire la pratica spirituale, ma aiuta a comprendere la natura irreale dei fenomeni e prepara ad affrontare le esperienze sconvolgenti del bardo. In questo libro Michael Katz ci conduce in un lungo viaggio tra le varie culture alla scoperta delle possibilità spirituali rappresentate dai sogni di chiarezza, illustrando le molte tecniche di lavoro sul sogno, dallo yoga del sogno tibetano all'induzione ipnotica del sogno lucido, la drammatizzazione del sogno, il viaggio onirico e l'applicazione del sogno alla medicina. -
Trauma e memoria. Una guida pratica per capire ed elaborare i ric...
Il passato è la base del futuro e la memoria è il fondamento dell'identità. La funzione selettiva dei ricordi permette di compiere scelte coerenti nel presente, evitando di ripetere le risposte dannose e orientandosi verso un futuro più efficace. Ma accanto ai ricordi 'normali', buoni o cattivi che siano, tutti ci portiamo dentro in maggiore o minore misura un certo numero di ricordi traumatici, che si distinguono per la loro staticità e fissità. Sono tracce incise profondamente nel cervello, nel corpo e nella psiche da esperienze violente o travolgenti, che non mutano e non si aggiornano col passare del tempo. I ricordi traumatici ricompaiono come schegge impazzite nel bel mezzo della vita, soffocando l'energia vitale, nel sonno o nella veglia. Nell'ottica del somatic experiencing, il metodo con cui l'autore porta avanti da decenni il lavoro sui sintomi post-traumatici, il trauma non è una malattia, ma una risposta fisiologica a una situazione dolorosa o minacciosa dalla quale non c'è via di uscita: l'organismo reagisce con l'impotenza e la paralisi, e all'interno dell'individuo si inscrive quel ricordo traumatico non elaborato che continuerà a ripresentare il conto per il resto della vita. Diventa allora fondamentale, per lavorare sui sintomi del trauma, comprendere in che modo la memoria e i ricordi interagiscano con il funzionamento della psiche e del corpo. È nella memoria procedurale che Levine situa le tracce mnestiche inscritte dal trauma, ed è a quel livello di memoria che è necessario accedere per rinegoziare ed elaborare il trauma. Cruciale è il modo in cui i ricordi traumatici rimangono ancorati alle sensazioni fisiche e agli schemi motori: il somatic experiencing utilizza gli strumenti del movimento, della respirazione e dell'interazione per guidare il paziente a entrare in contatto in maniera graduale con le tracce traumatiche e imparare a gestirne le manifestazioni. Corredato di molti casi clinici e resoconti di sedute, nonché di un ricco apparato fotografico, è un testo rivolto ai terapeuti, ma del tutto accessibile a chiunque sia interessato allo studio clinico e scientifico del ruolo della memoria nel funzionamento dell'essere umano. -
Affrettati piano. Il cammino interiore e la meditazione di consap...
""Se siamo cari a noi stessi ci veglieremo solleciti giorno e notte"". Queste parole del Buddha illustrano con chiarezza come la fiducia nel cammino interiore esorti a non perdere tempo e a dedicarsi con generosità alla pratica, e quindi ad affrettarsi. Ma la scelta del titolo pone anche l'accento sul fatto che il lavoro da svolgere non deve essere vissuto come un ennesimo dovere quotidiano, ma come un'opera d'arte alla quale l'artista si dedica con pazienza e premurosa attenzione. Quindi 'affrettarsi piano' è la chiave di volta per proseguire spediti, ma in modo graduale e accurato, sulla strada della felicità, mossi e sostenuti da una sempre più chiara e autentica intenzione di bene, verso se stessi e verso gli altri. La coltivazione della mente, la meditazione portata nel quotidiano, la trappola dell'egoismo, la libertà dell'amore, il coraggio, la paura, la felicità, la gratitudine e l'equanimità sono gli argomenti attorno ai quali Corrado Pensa e Neva Papachristou hanno costruito questo volume, volto a illustrare gli aspetti centrali dell'insegnamento del Buddha. All'interno di ogni sezione gli autori affrontano i temi che guideranno il lettore meno esperto alla scoperta delle basi essenziali del cammino interiore e permetteranno, a chi ha già una certa familiarità con la pratica di consapevolezza o mindfulness, di approfondire i temi fondamentali del buddhismo: la saggezza, l'amore, la compassione, l'etica e la meditazione. -
La natura della coscienza. Saggi sull'unità di mente e materia
Il mondo esterno appare infinito, inesauribile, ma interrogandolo si giunge alla conclusione che a essere infinita e inesauribile è la coscienza. E a quel punto che lo sguardo si rivolge verso l'interno e la cornice materialista, causa di gran parte dell'infelicità provata dagli individui, comincia lentamente a sfaldarsi. Ciò che appariva come ineluttabile verità, cioè la separazione fra mente e materia e il dominio della materia sulla mente, con il portato di sofferenza che generava, non provoca più alcun turbamento. Al paradigma dominante se ne sostituisce uno nuovo, frutto di una rivoluzione interiore che tocca il fondamento della conoscenza di se stessi, da cui ogni altra conoscenza deriva. Rupert Spira conduce il lettore alla scoperta dell'antico modello della 'coscienza come realtà unica', solida base per l'esplorazione del Sé, e lo fa con una riflessione ad ampio spettro che prende in esame la natura della mente, la consapevolezza, l'indagine sul sé e il ricordo di sé. Un percorso che consente di mettere a fuoco la coscienza e liberarla dalle catene della dualità. Inserendosi nella tradizione dell'Advaita Vedànta, l'autore declina il concetto di 'filosofia perenne', una conoscenza fondamentale che trascende il tempo e lo spazio poiché la natura di tutti gli esseri umani è sostanzialmente la stessa, e va al di là dei condizionamenti culturali, religiosi o ideologici. Ogni cultura ha rivestito questa filosofia di specifiche caratteristiche, ma il suo messaggio originale è rimasto inalterato, ed è essenziale per l'umanità tutta. L'intento del volume è quello di far comprendere la non dualità al di fuori dello spazio angusto del dogma e di renderla accessibile a coloro che cercano conoscenza, pace e pienezza. -
Mahamudra. Come scoprire la nostra vera natura
Secondo il buddhismo tibetano, la Mahamudra è uno degli insegnamenti più avanzati del Buddha. Il termine sanscrito, letteralmente 'grande sigillo', indica la vera natura della realtà, ovvero la vacuità e non dualità che caratterizza tutti i fenomeni, compresi gli esseri senzienti. Nella meditazione della Mahamudra non c'è nessuna dottrina, teologia o filosofia, non c'è nessun dio o buddha. Andiamo al di là del nome, della forma e del colore, al di là del relativo, al di là dell'immagine di sé, al di là della compassione. Con la nostra coscienza possiamo sperimentare l'universale, l'infinito. Possiamo semplicemente essere nell'esperienza della totalità. In questo libro, frutto di un ritiro di due settimane tenuto nel 1981 in Australia, Lama Yeshe si ispira a un famoso testo del Primo Panchen Lama, ""La via maestra dei vittoriosi"", che espone in poche pagine le istruzioni essenziali per vincere le distrazioni, riposare nella chiarezza della propria mente e infine penetrare, con consapevolezza sottile, la sua natura ultima, la sua vacuità. Un approccio pratico, basato sulla meditazione, che viene illustrato da Lama Yeshe nel suo stile consueto, semplice e informale, ricco di umorismo e di calore umano. -
Il monaco errante. Un viaggio nei bardo del vivere e del morire
Una sera di giugno del 2011 Mingyur Rinpoche si allontana dal suo monastero di Bodh Gaya senza avvisare nessuno. Lascia soltanto una lettera, destinata ai suoi studenti e al suo anziano assistente, Lama Soto. ""Quando leggerai questa lettera, avrò già iniziato il lungo ritiro che l'anno scorso avevo annunciato di voler intraprendere. Come forse saprai, sono sempre stato affascinato dall'usanza dei ritiri, fin da quando ero un ragazzino e vivevo alle pendici dell'Himalaya. Anche se non sapevo ancora meditare, spesso scappavo da casa e mi nascondevo in una grotta nelle vicinanze, dove mi sedevo in silenzio e recitavo mentalmente il mantra om mani padme hum. Anche allora sentivo il richiamo dell'amore per le montagne e per la vita austera degli asceti erranti"". Ha così inizio un vagabondaggio che durerà quattro anni, nei quali Mingyur si confronterà per la prima volta con il mondo esterno senza godere degli onori riservati a un monaco della sua levatura. Dismettere i panni tradizionali per indossare quelli del sa-dhu non sarà semplice, ma permetterà al vagabondo di entrare in contatto con i sei bardo, le tappe del viaggio fra la vita e la morte, consentendogli di riconoscere con sempre maggiore chiarezza la realtà incondizionata. Una comprensione che passerà anche attraverso il corpo, segnato dagli stenti. Infatti, solo lasciando andare le false speranze che inducono a desiderare di essere a proprio agio nel corpo e nel mondo si può superare l'insoddisfazione e sostituire il desiderio con l'amore. E, come afferma Mingyur, ""quando ami il mondo, anche il mondo ti ama"". Per la comprensione però la pratica è fondamentale, e questo libro è un invito a coltivare i semi dell'illuminazione, a rendere fertile il campo della consapevolezza, permettendo ai livelli più profondi della saggezza di fiorire. -
Coltivare la resilienza. Un metodo per trattare i traumi subiti i...
Rispondere ai pazienti che abbiano sperimentato, nel corpo e nello spirito, l’impatto di traumi evolutivi e di difficoltà nell’attaccamento è una sfida complessa. Per affrontarla gli autori propongono un quadro di riferimento destinato agli operatori della salute mentale e ad altre figure di cura in cerca di strumenti ancor più adeguati per gestire con consapevolezza le questioni che il trauma in età precoce presenta. Si tratta di un metodo ricco di spunti e profondamente orientato al paziente, che unisce gli sviluppi più importanti della ricerca attuale sulla fisiologia del trauma e sull’attaccamento in una maniera nuova ed efficace, favorendo il potenziale di sviluppo della resilienza anche per chi abbia subito i traumi infantili più difficili da superare. Il metodo somatico qui sviluppato sintetizza modelli, teorie e trattamenti volti a seguire i pazienti alle prese con gli effetti delle loro sfide primarie in tutti gli aspetti del processo di guarigione. Gli autori basano la loro ricerca su diverse discipline, ciascuna delle quali contiene in sé risposte che aiutano a capire l’impatto del trauma evolutivo sui pazienti: dalla teoria dell’attaccamento alla teoria polivagale di Porges e ad altre ricerche neuroscientifiche, per esempio quelle sullo stress traumatico, fino agli interventi somatici pensati per affrontare il trauma evolutivo. Il trauma si esprime in modo diverso a seconda delle persone, ma il suo nucleo caratteristico è uno schiacciante senso di impotenza. Comprendere il trauma evolutivo permette di fornire al paziente gli strumenti utili a capire come quell’impotenza si trasformi nei sintomi che sperimenta, lo aiuta a recuperare il senso di efficacia e di capacità agente che il trauma gli ha sottratto, consentendogli di sviluppare la resilienza e di accedere quindi a una maggiore vitalità. Prefazione di Peter A. Levine. -
La musica di Gustav Mahler
Un testo per accostarsi al mondo musicale del grande compositore e per comprendere il suo modo peculiare, anzi unico, di far coincidere la musica con gli elementi più profondi del suo paesaggio interiore. Con un’indagine acuta e sempre corredata di esempi concreti, Eggebrecht penetra allo stesso tempo nella materia musicale e nel mondo interiore di Mahler, trattandoli sempre, in maniera indissolubile, come facce della stessa medaglia. Ne emerge il motivo dominante del ‘principio Mahler’: la ricerca di una risoluzione al dualismo che il compositore considerava il proprio ‘destino’, quello cioè tra la desolazione e l’ipocrisia del mondo reale e la pace e la bellezza di un mondo ‘altro’, il mondo interiore della comunione con la natura e della creazione artistica. L’indagine di Eggebrecht si basa su uno studio analitico del linguaggio musicale e dei procedimenti compositivi, e procede sempre sulla scia di brevi ma sostanziali esempi musicali. L’ascolto della musica di Mahler, dopo questo libro, appare un’esperienza nuova, straordinariamente arricchita. -
Le chiavi dell'enneagramma. Liberare le potenzialità più alte di ...
Portato in Occidente da G. I. Gurdjieff e sviluppato in direzioni diverse da Oscar Ichazo e Claudio Naranjo, il simbolo dell’enneagramma trova in Almaas la sua dimensione di ricerca più spirituale, quella cioè dell’enneagramma delle idee sacre, le nove visioni illuminate della realtà che corrispondono ai nove enneatipi. Completamento ideale proprio dell’Enneagramma delle idee sacre, questo volume mette in luce come alla radice di ogni enneatipo vi sia la disconnessione dall’Essere e quindi dalla corrispondente idea sacra. Ciascun enneatipo sviluppa dunque una visione illusoria della realtà che conduce alla fissazione della personalità, e induce ad adottare determinate strategie e comportamenti. Attraverso le chiavi di lettura fornite dal testo, si comprende che tali manifestazioni sono plasmate dalla convinzione che ci sia un modo ideale di operare e apparire: l’ideale dell’io, cioè un costrutto mentale di funzionamento ottimale verso cui l’enneatipo si orienta per compensare la disconnessione. Almaas descrive le qualità spirituali che i nove ideali dell’io inconsciamente imitano, ovvero gli stati dell’essere che danno forma e colore alla coscienza dall’interno. Se riconosciute e impersonate, tali qualità attenuano l’orientamento fissato dell’enneatipo e aprono la strada al ritrovamento del vero terreno spirituale della realtà. L’autore illustra le specifiche relazioni interiori tra gli stati essenziali dell’anima, la perdita di contatto con tali stati che si percepisce durante l’infanzia e le difese psicologiche che sorgono per nascondere questa solo apparente perdita delle qualità essenziali. Si tratta di schemi specifici che costituiscono il nucleo di ogni lavoro sull’enneagramma. Le chiavi dell’enneagramma qui consegnate al lettore sono strumenti di lavoro per navigare con intelligenza nel tempestoso mare delle apparenze e rivelare la fissazione del proprio enneatipo, liberarsi e aprirsi ad altre modalità di espressione dello spirito eterno: la completa liberazione dalle fissazioni permette di avvicinarsi ad altre manifestazioni della vera natura, una delle quali è il mondo non duale. Premessa Russ Hudson. Postfazione Sandra Maitri. -
Yoga. La composizione delle tecniche come strumento per ritrovare...
Una storia documentata dello yoga, dagli albori a oggi. Il percorso si snoda attraverso una serie di testi fondanti, che diventano lo sfondo ideale per affrontare questioni quasi percettive, per definire la natura unica di una disciplina che è una filosofia che si lascia creare dal corpo. La seconda parte del testo affronta la questione della composizione delle tecniche come strumento per ritrovare una filologia della pratica che sia viva: d'altra parte, esercitarsi a comporre le tecniche ""come se fossero lettere dell'alfabeto"" era la raccomandazione dei maestri tantrici ai loro allievi. Vengono riportati tre esempi di poetica compositiva di maestre di yoga del Novecento nella cui pratica il tema della composizione è evidente per motivi differenti, e in cui è chiaro il rapporto tra composizione ed efficacia della disciplina: Genevieve Stebbins (1857-1934), assistente di François Delsarte, che ha dato vita a un sistema di ginnastica in cui le tecniche del corpo e del soffio si intrecciano attraverso connessioni concettuali; Cajzoran Ali (1903-?) rimasta quasi sconosciuta, che ha ideato una sequenza trasformativa di quarantotto posture utilizzando come guida le reazioni del suo corpo malato fin dalla nascita, e infine Noëlle Perez Christiaens (1925-2019), allieva di Iyengar, che ha riorientato le tecniche in base al concetto antropologico di aplomb come risorsa terapeutica naturale, da riscoprire e riportare nel proprio corpo attraverso il contatto con le culture tradizionali e arcaiche. La terza parte del testo, infine, pone alcuni spunti concreti per iniziare a comprendere e mettere in pratica una prassi di composizione delle tecniche yogiche coerente con l'efficacia peculiare dello yoga, che vive della possibilità di sentire in sé, ogni volta, il vuoto che precede e segue ogni forma di creazione. Vengono qui, infine, portate al lettore le peculiari esperienze yogiche, preziosissime, di due compositori: Giacinto Scelsi e Edward Salim Micheal. -
Un cervello interconnesso. L'intreccio di percezione, cognizione ...
Per più̀ di un secolo si è tentato di stabilire una precisa corrispondenza fra strutture anatomiche del cervello e funzioni del comportamento. È giunto il momento di abbandonare questo assioma, per più̀ ragioni. Innanzitutto, una delimitazione concreta e precisa, in base a un’anatomia fine, delle cosiddette aree deputate si è rivelata impossibile, anzi, sempre più̀ smentita dai fatti. Inoltre, le svariate aree cerebrali dove ‘ha sede’ il comportamento in realtà̀ non funzionano in modo autonomo ma presentano connessioni neuronali complesse con aree anche molto lontane, che si influenzano a vicenda; ossia il cervello si presenta piuttosto come un sistema complesso di interconnessioni tra diverse parti a un livello di complessità̀ più̀ basso, che, in interazione reciproca, producono comportamenti emergenti. Infine, neppure le spettacolari tecniche attuali di esplorazione dell’attività̀ cerebrale, che si vorrebbero chiamare a sostegno della localizzazione cerebrale di funzioni del comportamento, sono riuscite a fornirci una maggiore comprensione di come in realtà̀ funzionino le cose. A partire dagli anni quaranta del Novecento, con la nascita di discipline come la cibernetica e la biologia dei sistemi, la teoria dei sistemi complessi si è diffusa nella maggior parte dei campi della conoscenza in cui le interazioni tra gli elementi sfidano la nostra capacità di decifrare come funziona un determinato sistema. Il punto di partenza dell’indagine di Pessoa è proprio considerare il cervello un sistema complesso e interconnesso, in grado di generare la cognizione e il comportamento. Non si tratta di un sistema modulare, da comprendere una regione alla volta, ma di una rete complessa, a volte ingarbugliata, i cui fili sono inestricabilmente collegati e in reciproca e costante interazione. Facendo appello alla neuroanatomia comparata, alla biologia matematica e alla cibernetica, Pessoa dimostra come le regioni cerebrali svolgano funzioni specifiche solo quando sono immerse in una rete più̀ ampia. In questa prospettiva, anche il problema del rapporto mente-cervello assume aspetti completamente nuovi. -
Eutonia. Una via per la consapevolezza corporea
Nata nella seconda metà del secolo scorso in Germania dalle intuizioni e dal profondo lavoro di ricerca di Gerda Alexander, e da lei definita “una via occidentale attraverso cui fare esperienza dell’unità di corpo e spirito”, l’eutonia si colloca a pieno titolo nel contesto europeo di nuova attenzione al corpo e alla sua stretta interconnessione con la dimensione psicologica ed emotiva dell’essere umano, e si sviluppa in seguito principalmente nell’ambito della danza e in quello terapeutico. Come altri geniali pionieri nel campo delle tecniche corporee, Gerda Alexander partì da una grave limitazione personale: una diagnosi di poliartrite reumatoide che ricevette a soli quattordici anni. Da allora, la sua vita fu consacrata alla ricerca di un modo più funzionale di muoversi. La ricerca di un ‘corpo eutonico’ è dunque innanzitutto la ricerca di un corpo più cosciente dei propri mezzi e dei propri limiti, in grado di porsi in un rapporto consapevole con l’ambiente esterno e con l’altro. Attraverso gli strumenti dell’eutonia, praticata in gruppo e incentrata su piccoli movimenti volti a risvegliare le capacità propriocettive dell’individuo, ognuno può imparare a osservare e riequilibrare la tonicità del proprio sistema muscolare, migliorando le funzionalità del sistema neurovegetativo, di quello circolatorio e della respirazione. L’interesse terapeutico di Gerda Alexander non rimase circoscritto alla dimensione individuale ma si inserì pienamente anche in ambito pedagogico. Interessata alle teorie di Maria Montessori, si dedicò a sua volta alla ricerca di un nuovo modo di intendere il rapporto educativo tra bambino e adulto. L’eutonia trovò anche grande applicazione nell’ambito musicale, in particolare nel lavoro con le orchestre e con gli strumentisti, oltre che nell’ambito della riabilitazione medica. Un ‘corpo eutonico’ respira organicamente e ha una postura migliore, poiché ha imparato a sfruttare al meglio il rapporto con la forza di gravità. È una ricerca continua e quotidiana, che permette, come amava dire Gerda Alexander, di “sapere ogni giorno qualcosa di più su questo corpo che abbiamo ricevuto”. Preambolo di Alfons Rosenberg. Introduzione all’edizione italiana di Maria Fonzino. -
Il pensiero e il silenzio
I pensieri, le preoccupazioni, l’agitazione, i desideri, la volontà di ottenere e raggiungere, la rabbia, la paura. Chi può dire di esserne immune? Tutto ciò costituisce il ‘rumore interiore’ di ogni individuo. Ci può essere una trasformazione completa di questo rumore, una sua fine o almeno un peso radicalmente diverso, affinché la chiarezza, la serenità e la calma possano trovare uno spazio più ampio tanto da governare in modo preponderante la nostra vita? L’assenza del rumore interiore è il silenzio, che non nasce dal controllo del pensiero, ma dalla conoscenza più profonda di se stessi. Da qui diventa possibile il pensiero sano, un pensiero che si muove unicamente dallo spazio interiore del silenzio. È nel silenzio che hanno radici un pensiero ordinato, la comunicazione e l’ascolto. Il testo si configura come un viaggio che costantemente invita il lettore alla conoscenza di sé. Esplora le molte sfaccettature del pensiero, dell’immaginazione, del ricordo, della conoscenza e della sensibilità, aprendosi poi alla riflessione su ciò che non è definibile: il silenzio, lo sguardo interiore, la fine dell’io, l’incontro con il sacro e con l’infinito. Un’attenzione particolare è data all’importanza del ritirarsi, a volte, da tutte le abitudini, per trovare uno spazio vuoto. L’autore condensa in queste pagine quarant’anni di riflessioni, letture, incontri, dialoghi, meditazioni ed eventi interiori ed esistenziali. Il suo scritto è un appello a scoprire, attraverso il silenzio, la fine del tempo e la semplice bellezza della vita.