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Credere, tradire, vivere. Un viaggio negli anni della Repubblica
In politica come nella vita cambiare idea è inevitabile. E forse anche giusto, in un'epoca come la nostra caratterizzata da mutamenti così profondi e rapidi. In Italia però cambiare orientamento politico, in specie passare da destra a sinistra o viceversa, è sempre stato altamente problematico: chi lo fa si attira l'accusa di essere un trasformista o peggio un voltagabbana e un traditore. Aguzzo e scomodo come sempre, Galli della Loggia racconta come il cambiamento/tradimento è stato vissuto, interpretato e concettualizzato nella storia politica italiana. Poi mette in campo se stesso, ripercorrendo i momenti-chiave della propria esperienza e le molte polemiche che lo hanno coinvolto nei principali passaggi della vicenda ideologica del Paese: uno sguardo severo sulla storia intellettuale e culturale italiana, colta nei suoi inconfessati cambiamenti di fronte, le sue quasi sempre tacite abiure, i suoi pregiudizi, le sue bugie. -
La forza delle incertezze. Dialoghi storiografici con Jacques Revel
"Perché semplificare quando si può complicare?"""". I testi che compongono questo volume dialogano con le proposte storiografiche di Jacques Revel. Prendendo sul serio il suo appello a preservare la complessità dell'oggetto di studio e a """"tentare l'esperienza"""", lasciano aperte più piste di lavoro, moltiplicano dubbi e domande. Come si possono integrare le diverse scale di analisi? Come si organizzano i rapporti tra individuo e gruppo nella costruzione del sociale? L'atto di fare storia è il risultato di una postura costruttivista dell'osservatore? Qual è la relazione tra forma e struttura? In un alternarsi di studi di casi e analisi metodologiche, autori appartenenti a generazioni diverse e provenienti da diverse tradizioni storiografiche raccolgono l'invito di Revel a mettere in discussione sicurezze troppo stabili, e a fare dell'incerto un punto di partenza, e di forza. Contribuendo così alla riflessione sulla storia intesa come scienza sociale, vale a dire su una storia che fa della società e del sociale il proprio oggetto." -
Tra politica e politiche. La lezione di Nino Andreatta
La Scuola di Politiche (SdP) nasce nel 2015 dall'idea di Enrico Letta di offrire un'opportunità di formazione a giovani di talento. Il corso ha durata annuale ed è affidato a oltre 70 docenti altamente qualificati e di profilo internazionale; oltre alle lezioni la scuola prevede esperienze pratiche nell'elaborazione di politiche pubbliche e incontri con esponenti del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale. La SdP è un'iniziativa promossa dall'AREL, l'Agenzia di Ricerche e Legislazione fondata da Nino Andreatta, alla cui memoria è dedicata. La Andreatta Lecture è una lezione annuale, affidata a una personalità del mondo della cultura, della politica, dell'economia, ispirata ai valori perseguiti da Nino Andreatta nella sua poliedrica attività di politico, economista, intellettuale tout-court. Le Lectures si tengono nei luoghi in cui si è maggiormente sviluppata l'opera di Andreatta: Bologna, Trento, Milano, Cosenza/Arcavacata, Roma. Presentazione di Marco Meloni. -
Felicità italiane. Un campionario filosofico
Questo non è l'ennesimo libro sulla felicità, completo - come tanti altri che affollano le librerie - di istruzioni per l'uso. Risultato di un lungo lavoro e di un'intensa discussione tra filosofi di diverse generazioni, non dà consigli per essere felici, né cerca di definire cosa sia la felicità. Si chiede invece dove la si cerca. In particolare, in quali ambiti la cercano gli italiani. In diciassette brevi saggi viene presentato un campionario, non esaustivo ma accuratamente selezionato, di ciò che oggi ci rende felici. Dall'amore alla religione, dalla moda alla politica, dal cibo allo smartphone, dalla casa agli psicofarmaci, per citare solo alcuni dei temi affrontati, il libro offre uno scenario prismatico delle nostre aspettative di felicità che, tra stereotipi e novità, si rivela non privo di sorprese. -
Gli oracoli della moneta. L'arte della parola nel linguaggio dei banchieri centrali
L'arte della parola nel linguaggio dei banchieri centrali.rn«La vita dell’uomo è dominata dalla parola o dal denaro». Se l’aforisma di Menandro ha resistito all’urto di più di venti secoli di storia e la commedia umana dell’oggi si specchia ancora in quella scheggia di pensiero, i banchieri centrali sono gli uomini e le donne più potenti del mondo.rnrnCon il celebre «whatever it takes» Mario Draghi entra nella storia e quella frase, emblematica del misterioso legame che esiste fra moneta, fiducia e parola, vale un «alea jacta est». Dalle parole dei banchieri centrali derivano i comportamenti del mercato e molto di ciò che l’economia riverbera nella nostra vita di tutti i giorni. Se per anni hanno privilegiato una comunicazione oracolare, volutamente oscura e misticheggiante, oggi, al contrario, i governatori si confrontano con la nuova strategia della trasparenza e con le conferenze stampa. E le loro parole sono atti. Ma la lingua della sovranità monetaria si contamina con la lingua della sovranità politica e per i banchieri centrali si verifica il paradosso che, mentre sono creduti onnipotenti, diventano capro espiatorio se l’economia e le aspettative non vanno nella direzione del miglioramento, per cause, peraltro, non imputabili a ciò che compete loro. -
Dalla crisi dell'Irpef alla Flat tax. Prospettive per una riforma dell'imposta sul reddito
Scopo dell'imposta personale sul reddito era realizzare i principi di universalità e progressione, aggravare i redditi fondati, esentare quelli minimi. Si è invece verificato l'opposto e l'Irpef progressiva si è rivelata un tributo frammentario e selettivo, dove la progressività è ormai confinata ai soli redditi di lavoro. I postulati di partenza sono così ribaltati e anziché avere un'unica imposta personale, universale e progressiva, sul reddito complessivo, abbiamo un sistema di imposte speciali plurime, frutto di stratificazioni normative caotiche, che attuano una discriminazione qualitativa a rovescio. Quale può essere la soluzione a questo stato di cose? Secondo Dario Stevanato, la via d'uscita non può consistere nella rinuncia ai meccanismi cedolari di tassazione, né tantomeno nell'inasprimento della progressività, che finirebbe per incidere soltanto sui redditi della classe lavoratrice. Per riformare il sistema e alleviare il prelievo su lavoratori e produttori, ripristinando al contempo l'equità orizzontale, occorre superare il dogma delle aliquote graduate a favore di una ragionevole progressività per deduzione, ottenuta grazie alla fiat tax (imposta ad aliquota piatta) con esenzione dei redditi di sussistenza. -
Credito e notai. Capitali per l'economia veronese del secondo Seicento
Nella Verona della seconda metà del Seicento, accanto a una rete ""istituzionale"""" del credito (Monte di Pietà, operatori professionali), esisteva anche un'ampia rete informale di circuiti creditizi che faceva perno su un professionista non direttamente specializzato nel mercato finanziario, eppure cruciale per il suo funzionamento: il notaio. Grazie alla sua professione, questi era in grado di raccogliere una grande quantità di informazioni sui propri clienti, su chi era in cerca di denaro e chi aveva liquidità da investire. Selezionando e allocando adeguatamente tali informazioni, metteva in contatto debitori e creditori, ossia domanda e offerta di denaro. Basandosi sullo spoglio di oltre 11.000 contratti rogati in quattro anni campione, Marcella Lorenzini ricostruisce le dinamiche e i meccanismi di questo mercato informale del credito. Ne emerge un universo finanziario vivace, dove ampie frange della popolazione ricorrevano al notaio per fare fronte a diverse necessità, dal credito al consumo a quello per la produzione, fino ai servizi e alle infrastrutture. La circolazione dei capitali, che venivano allocati non sulla base dei tassi di interesse, ma delle informazioni, contribuì anche alla diffusione di valori quali la fiducia, l'onestà e la reputazione, consentendo al mercato del credito di divenire un elemento centrale per la ripresa dell'economia veronese e per la sua modernizzazione."" -
Il libro di Luigi Peruzzi
La scoperta del Libro autografo di Luigi di Ridolfo Peruzzi (1410-84), figlio di uno dei più eminenti avversari di Cosimo de' Medici, offre una nuova testimonianza sulla scrittura dell'esilio nella prima età moderna. Emerge l'idea di un progetto organico, concepito nel nome di una riconciliazione ideale dell'anziano esule con il centro originario - Firenze - perduto da lunghi anni e ormai irrecuperabile realisticamente. Il ritorno al 'centro' è perseguito dunque da un lato, attraverso la preservazione dei caratteri della propria identità civile; dall'altro, attraverso l'ortoprassi e l'osservanza dei riti devozionali codificati dalla comunità di origine. Insomma, Peruzzi ha inteso fare del suo Libro una patente del proprio stato civile, culturale, morale e religioso, da esibire forse, più che ai suoi eredi diretti, a consorti e amici influenti residenti in patria. Alla scrittura del Libro l'esule ha voluto affidare l'ultimo accorato appello per una sua estrema restituzione a Firenze, al quale i Medici, ormai reggenti, si mostrarono sordi fino alla fine. -
La scienza della parola. Retorica e linguistica di Sperone Speroni
Questo libro studia la cultura retorica e linguistica di Sperone Speroni, una figura che occupa un posto di primo piano nel panorama della vita intellettuale del nostro Cinquecento. Nato con il secolo, Speroni lo attraversò quasi per intero (morì poco meno che novantenne, nel 1588). La sua lunga vicenda biografica offre un diagramma dei centri culturali e dei contesti istituzionali più rappresentativi dell'epoca: lo Studio, da un lato, e, dall'altro, un insieme di strutture collettive formali e informali, che vanno dall'accademia (degli Infiammati e delle Notti Vaticane, ad es.) ai circoli privati (i raduni nelle dimore di Bembo, Contarini, Cornaro, Gabriele et al.); la repubblica e la corte, Padova, Venezia, Bologna, Roma... Pensatore inquieto e asistematico, Speroni ha saputo combinare originalmente filosofia e retorica, i due poli tra i quali scorre la sua attività. Erasmo, Bembo e Pomponazzi sono gli autori a partire dai quali Speroni elabora un'originale riflessione su un ampio arco di temi come il ruolo del sapere grammaticale e più in generale delle arti della parola, la funzione della traduzione letteraria ma soprattutto filosofica e, nell'ultima, parte della sua carriera, i rapporti fra volgare, religione, storiografia (e storiografia linguistica). Proprio nella varietà e diversità delle loro applicazioni, i riferimenti culturali di Speroni mostrano di non esaurire il proprio potenziale e ci restituiscono il ritratto di una vicenda umana e intellettuale nella quale la fedeltà di fondo a uno zoccolo duro di temi e problemi non è mai disgiunta dalla coraggiosa e originale disponibilità a riformularli e rilanciarli. -
Promesse mancate. Dove ci ha portato il capitalismo finanziario
Si può progettare una macchina ad alta velocità riducendo la capacità di frenare, oltre che potenziando il motore? Qualcosa del genere accadde negli anni '80-90, con il passaggio al capitalismo finanziario. II nuovo modello diffuse parole d'ordine come «meno stato», «privatizzazioni», «concorrenza», «efficienza», «smaterializzazione», «delocalizzazione», «trasparenza», «meritocrazia», che ebbero grande successo. Anche grazie al formidabile aiuto di una tecnologia in rapido sviluppo, si affermò così un modello di economia basato sul rischio, che sembrava poter rinunciare a regole e controlli, e suscitare una nuova effervescenza individuale e collettiva. Ma quel mondo pieno di promesse e ricco di opportunità che avevamo intravisto oggi ci appare per lo più opaco e incerto, senza visione e colmo di diseguaglianze. È tempo di cambiare? -
Venezia vive. Dal presente al futuro e viceversa
Un unicum che non smette di emozionare, che suscita sentimenti d'amore, eccitazione, felicità, ma anche disgusto e noia. Nella sua mutevolezza, Venezia, luogo al tempo stesso disertato dai suoi abitanti e invaso dal turismo di massa, è davvero condannata a una morte lenta? In realtà, ciò che sorprende oggi è la sua vitalità, la sua capacità di reinventarsi in modo ingegnoso e sperimentale. Che si parli del restauro del Teatrino di Palazzo Grassi per mano di Tadao Ando, dell'Arsenale, o della Torre Massimiana nell'Isola di Sant'Erasmo, o che si parli della vivacissima rete di istituzioni culturali vecchie e nuove che la animano, Venezia è percorsa tutti i giorni da inediti flussi produttivi e creativi legati al circuito dell'arte e del sapere. È qui, in questa cultura del contemporaneo, la chiave per proiettare la città nel futuro. -
Noi e la matematica. Un divertimento a ostacoli
Confusi, irritati, ansiosi, talvolta orgogliosi di non averla mai capita: siamo in molti a provare questi stati d'animo di fronte alla matematica. Qual è il motivo di questo rifiuto? Il nostro cervello è naturalmente attrezzato per parlare, per muoversi nell'ambiente nel modo più produttivo, non lo è invece per leggere, scrivere e per pensare la matematica; per farlo gli si devono imporre forzose e complesse manovre neurali. Una scienza dunque ""innaturale"""" e lontana dal senso comune? Questo libro è una passeggiata tra i solchi della nostra mente e le creazioni matematiche - dall'algebra alla geometria al calcolo delle probabilità - che cercano di seminarvi qualcosa. Giunti alla sua conclusione avremo forse capito le cause delle nostre difficoltà e come riuscire a superarle: perché la matematica, se comunicata in modo appropriato, può diventare piacevole e appassionante."" -
L' infinito
L'infinito è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Per Nietzsche non c'è niente di più terribile. Più prosaicamente, per gli Accademici di Berlino è una teoria che vale i cinquanta ducati del premio che hanno bandito a un secolo dalla nascita del calcolo infinitesimale. Dalla storia di quel premio ha inizio un viaggio nell'infinito che si nasconde nelle pieghe dei ragionamenti di Zenone e dei paradossi di Galileo. Nella filosofia di Aristotele e Democrito. Nel metodo di Archimede, nella guerra dei gesuiti contro gli indivisibili e nella metafisica del calcolo di Leibniz e Newton. Nell'infinità dei mondi di Bruno e di Pascal, nella teodicea di Spinoza, di Cartesio, di Leibniz. Nella dialettica di Hegel, nelle antinomie di Kant e della teoria degli insiemi. Nel paradiso del transfinito di Cantor, e nei numeri che si biforcano all'infinito come i sentieri del giardino di Borges. -
La schiavitù del capitale
Proprio come l'Idra, il mostro mitologico le cui teste, mozzate da Ercole, avevano il potere di rinascere raddoppiandosi, il capitalismo, un tempo solo occidentale oggi planetario, ricompare sulla scena del mondo riproponendo nuove e più sofisticate forme di schiavitù. Ma se è vero che dai grandi conflitti del '900 il capitalismo è uscito vincitore trionfando su ogni rivoluzione, è altrettanto vero che «l'uguaglianza è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame». Nella trama della storia qual è il posto di questo anelito, proprio delle religioni di salvezza e del comunismo moderno? -
Frontiere
La caduta del muro di Berlino, simbolo dell'ordine bipolare sorto dalla seconda guerra mondiale, sembrò inaugurare una stagione in cui sarebbero venute meno molte altre frontiere, insieme alla liberalizzazione e integrazione dei mercati, la creazione di vaste zone di libero scambio, la nascita di una nuova unione politica e monetaria. Solo trent'anni dopo quella tendenza appare invertita e si assiste a una rivalutazione di confini e frontiere, a un'espansione del loro numero e persino alla loro reintroduzione là dove, come in Europa, erano state virtualmente abolite. Un illusorio ritorno di fiamma della sovranità nazionale, un fenomeno controtempo o la rivincita del peso della storia e del potere del luogo? Il fatto che le frontiere siano tornate di attualità, ci avverte l'autore nella sua analisi delle più pericolose linee di faglia che si sono aperte nel mondo contemporaneo, non significa però che esse corrispondano a ciò di cui l'attualità avrebbe bisogno. -
Educazione
Educazione. Per alcuni un peso di cui disfarsi, per altri una risorsa senza la quale qualsiasi gruppo è destinato prima o poi a sgretolarsi. Educare oggi si può? L'educazione è solo una tecnica e una costruzione di competenze? Che si parli di ammonimenti o di «prediche», di modelli o di esempi, il problema attraversa la famiglia, la scuola, le associazioni del tempo libero e le relazioni di lavoro, e chiama sempre in causa la questione dei valori. Di certo, anche per le generazioni dell'era virtuale lo scambio diretto a fini educativi tra le persone - adulti-giovani, maestro-allievo - resta qualcosa di insostituibile. -
Acri 1291. La caduta degli stati crociati
Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina. -
Il secolo dei tradimenti. Da Mata Hari a Snowden 1914-2014
Nella Grande Guerra chi non si schiera con il suo paese è un traditore: sono traditori e condannati a morte il patriota italiano ma cittadino austriaco Cesare Battisti, il patriota irlandese Roger Casement impiccato dagli inglesi, la ballerina più famosa dell'epoca, Mata Hari, fucilata come spia. Per fascismo, nazismo e comunismo saranno traditori tutti coloro che li combattono: migliaia se non milioni di persone. Nella seconda guerra il tradimento riguarderà soprattutto le spie, mentre nel corso della guerra fredda il clima di paura e sospetto farà diventare traditore chiunque non si dichiari leale al proprio governo. Dai collaborazionisti (Pétain in Francia, Quisling in Norvegia, gli scrittori Brasillach, Celine, Pound, Hamsun) alle spie atomiche vere o presunte (Sorge, Fuchs, i coniugi Rosenberg), dai ribelli sudafricani (Mandela) alle lotte intestine dentro i movimenti di liberazione, il concetto di tradimento si trasforma e si amplia fino a diventare sinonimo di spia e a connotare chi combatte per la trasparenza e l'informazione condivisa, come in anni recenti i casi Assange e Snowden. -
La soluzione finale. Come si è giunti allo sterminio degli ebrei
Come giunse la Germania nazista alla ""soluzione finale"""" della questione ebraica, a ciò che appare essere il maggior crimine nella storia dell'umanità? In questo volume uno tra i più accreditati studiosi del Terzo Reich mostra come l'antisemitismo, che prese forza tra la fine dell'Ottocento e la Grande Guerra, costituisse un tratto comune dei movimenti di estrema destra negli anni della Repubblica di Weimar, per poi tradursi in persecuzione sempre più violenta con il nazismo al potere. E tuttavia, nonostante le discriminazioni e le violenze, la distruzione del popolo ebraico, pur auspicata nella retorica millenaristica del Führer, non era veramente inscritta nell'agenda del nazismo. Fu la guerra all'Est a far precipitare la situazione: da un lato la conquista di territori, come la Polonia, con una cospicua popolazione ebraica, dall'altro il fallimento dell'attacco all'Urss, che mandò in fumo il progetto di deportare gli ebrei al di là degli Urali. In una micidiale miscela di arbitrio, efficienza tecnologica e burocratica, ottundimento morale, lo sterminio - secondo Mommsen - si nutrì di se stesso, come scivolando su un piano inclinato, e infine, con le deportazioni avviate in modo sistematico a partire dall'estate del 1942, si rivelò per quello che era: il programma di un genocidio."" -
L' antisemitismo
Se l'odio per gli ebrei e il giudaismo segna la civiltà occidentale fin dai tempi dell'Impero romano, l'ideologia e la politica antisemita sono un fenomeno che si sviluppa nel corso dell'Ottocento, in particolare nell'Europa centrale. È questo antisemitismo moderno a sfociare tragicamente nella Shoah. Oggi, il rischio di un ritorno dell'antisemitismo sta nella ripresa dei nazionalismi esclusivisti, che non tollerano e negano le differenze.