Sfoglia il Catalogo feltrinelli001
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 301-320 di 10000 Articoli:
-
Lord Jim
Fra la verità e il giudizio umano, fra il coraggio e il dubbio, che si alternano come onde di nebbia lungo tutto il romanzo (e proprio le nebbie, le nuvole, i vapori delle tempeste ne sono immagini chiave), si scorge a tratti la figura sfuggente del protagonista, dipinta con elusiva precisione. E' Lord Jim, uno dei personaggi più celebri, complessi, difficili e amati di Conrad, con il suo idealismo tenebroso, problematico ed essenzialmente umano. -
Le lettere
Salutato insieme a Virgilio come uno dei grandi poeti del suo tempo, dopo l’esperienza delle Odi Orazio tornò all’esametro creando un nuovo genere letterario: la lettera in versi. Autoironico, affabile e mai dottrinario o pedante, Orazio nelle Lettere si confessò agli amici, in versi divenuti spesso proverbiali, come un uomo inquieto, angosciato dalla fugacità della vita, insoddisfatto di sé e alla perenne ricerca di una saggezza che sempre gli sfuggiva e che non trovava in nessuna filosofia. Del secondo libro delle Lettere fa inoltre parte quell’Arte poetica che divenne per secoli sinonimo di buon gusto e norma imprescindibile per ogni poeta. La magistrale introduzione di Enzo Mandruzzato offre una presentazione personale e affascinante della vita e dell’arte di Orazio. -
Testi di medicina greca
Tramandati sotto il prestigioso nome di Ippocrate, considerato il padre della medicina occidentale, i testi qui raccolti rivelano quanto nella Grecia antica fosse importante, accanto alla speculazione filosofica, l'indagine scientifica. Pur nella limitatezza delle conoscenze fisiologiche e anatomiche, i medici greci si affrancarono da pratiche magiche e superstizioni per cominciare a osservare i pazienti, registrare dati clinici e proporre teorie mediche, gettando le basi della nostra attuale scienza medica. L'introduzione di Vincenzo Di Benedetto offre una panoramica dell'antica medicina greca. Ad Alessandro Lami si devono la premessa al testo, la traduzione e le brevi introduzioni ai singoli trattati. -
Pseudolo. Testo latino a fronte
Due giovani innamorati, un lenone cinico e prepotente, un marito sciocco, uno schiavo, Pseudolo, che scioglierà le pene d'amore con l'astuzia. L'opera prediletta di Plauto. -
Georgiche
Le Georgiche sono forse il libro più misterioso e affascinante di Virgilio, un Virgilio ormai pienamente maturo e padrone dei suoi mezzi espressivi. Traboccanti di amore per un’Italia ancora ferita dalle recenti guerre civili, le Georgiche sono una vera e propria epica della vita dei campi sentita e vissuta come una profonda, anche se talvolta amara e persino tragica, rigenerazione dello spirito umano. Una ricchissima introduzione di Antonio La Penna sviscera ogni aspetto ideologico e filosofico dell’opera. La traduzione – come sempre magistrale – è di Luca Canali, il denso commento si deve a Riccardo Scarcia. -
Delitto e castigo
"E' il rendiconto psicologico di un delitto. Un giovane, che è stato espulso dall'Università e vive in condizioni di estrema indigenza, suggestionato, per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane idee non concrete che sono nell'aria, si è improvvisamente risolto a uscire dalla brutta situazione. Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a usura..."""" (Dostoevskij)." -
I Menecmi
Un mercante di Siracusa perde a Taranto uno dei suoi due figli gemelli, Menecmo, e ne muore di dolore. Menecmo, allevato da un ricco mercante di Epidamno di cui ha poi ereditato le ricchezze, vive a Epidamno, ha una moglie gelosa e una bella amante, Erozio. Il fratello, chiamato anch'egli Menecmo, va a Epidamno e viene scambiato per il gemello, crede però che la causa delle strane avventure che gli capitano sia l'interesse da lui suscitano in Erozio. Intanto Menecmo ""primo"""" subisce le ire della moglie gelosa e del suocero. I due fratelli infine si riconoscono e decidono di tornare insieme a Siracusa dopo aver venduto all'asta i beni e la moglie (se qualcuno la compra) di Menecmo """"primo""""."" -
Le mie prigioni
Scritto nel 1832, due anni dopo la liberazione di Pellico dalla fortezza dello Spielberg in Moravia, Le mie prigioni è stato uno dei libri di formazione per la coscienza dell’Italia appena unificata. Silvio Pellico era stato amico di Foscolo e Manzoni, direttore della rivista “Il Conciliatore”, promotore del Romanticismo in Italia e fervente patriota. Ma la lunga detenzione gli permise di rileggere la propria vita come un percorso esemplare, in cui la ricerca affannosa di un motivo interiore prese il sopravvento sulla dimensione pubblica. La fulminea prefazione di De Rienzo ci riavvicina a quest’opera, illuminando le contraddizioni del suo autore ma soprattutto dei suoi lettori di allora. -
Teogonia. Ediz. bilingue
Dopo l’anonimato dei cantori omerici, Esiodo compie una delle più grandi rivoluzioni che siano mai avvenute in letteratura. Con lui, per la prima volta, il poeta assume il ruolo di colui che insegna il vero, di maestro di vita e di sapienza. Nella Teogonia Esiodo racconta la nascita dell’universo, degli dèi e di tutte le entità primordiali dell’inesauribile patrimonio mitico greco, e a tutti assegna un posto e una funzione. Ma la Teogonia non è solo cataloghi e genealogie: è anche la narrazione dei fatti e delle imprese terribili e maestose che costituiscono la preparazione al regno di Zeus, l’ultimo e definitivo sovrano degli dèi e degli uomini che instaura il suo regno di ordine e giustizia. L’amplissimo commento di Graziano Arrighetti è seguito da un’appendice che investiga i rapporti e gli influssi dei miti mediorientali su Esiodo. -
Trionfi
Nonostante Petrarca non affidasse la propria gloria alle sue opere in volgare, egli raggiunse la fama in primo luogo per quelle “rime sparse” – in volgare appunto – che sono una sorta di autobiografia spirituale del poeta e un cardine fondamentale della letteratura italiana. E, in volgare, Petrarca scrisse anche i “Trionfi”, che lo impegnarono quasi trent’anni, dal 1340 al 1370, ma rimasero incompiuti. L’opera è costituita da una serie di visioni mitiche e simboliche che raffigurano sentimenti ed eventi umani innalzati a moralità universale, sulla linea dei poemi allegorico-didascalici del tempo, di cui massima espressione fu la “Commedia” di Dante. Nel loro essere rimasti incompiuti però, i “Trionfi” mostrano come il mondo degli intellettuali fosse radicalmente cambiato nel corso dei circa cinquant’anni che dividono il capolavoro dantesco dall’opera di Petrarca: cinquant’anni che avevano visto il passaggio dal Medioevo all’Umanesimo, dalle certezze tomistiche al dubbio agostiniano, dall’ideale moralizzatore alla concentrazione sull’Io e sulle sue debolezze. -
La bisbetica domata
Quest’opera deve la sua fortuna alla vivace messa in scena di un tema antico quanto il mondo: l’addomesticamento attraverso il matrimonio della donna ribelle e testarda. Il duello amoroso tra Petruchio e la “bisbetica” Katharina, ricco di situazioni farsesche e di battute argute, propone una nuova visione psicologica del rapporto tra uomo e donna, caratterizzato dal reciproco rispetto e amore che alla fine nasce tra i due personaggi. Ciò che ne scaturisce è una effervescente e piacevole commedia della vita matrimoniale, ricca di equivoci ora drammatici ora grotteschi, affine allo spirito delle commedie classiche. Questa edizione nella celebre traduzione di Gabriele Baldini restituisce tutta la freschezza di una delle più amate opere shakespeariane. -
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
IDiscorsi non sono un trattato sistematico, ma un insieme di osservazioni che, in forma di libero commento ai primi dieci libri delle Storie di Livio, investono i grandi problemi connessi alla dinamica della vita storica e politica. Sono inoltre un’opera scritta con impareggiabile vigore di stile e segnata da una straordinaria capacità di analisi. Una lettura – qui presentata dall’approfondita introduzione di Gennaro Sasso e arricchita dall’esaustivo apparato di note di Giorgio Inglese – indispensabile a chi voglia penetrare nella sua autentica complessità il pensiero politico di Machiavelli, troppo spesso irrigidito in formule spregiudicate e semplicistiche. -
La bottega del caffè
Con la propensione all'ascolto, originariamente determinata da un difetto visivo, don Marzio è il prototipo di quei frequentatori di caffè che sanno di questo e di quello, che raccolgono notizie dalla voce degli altri e dalle gazzette per farsene portavoce, senza la cura di controllarle e di verificarne la fondatezza, mescolando verità e invenzione. Nella bottega del caffè si nasconde una vena scientifico-filosofica caratteristica del diciottesimo secolo e non manca quel doppio livello di lettura, quell'aspetto metateatrale che più volte si ritrova nel Goldoni. -
Storie. Testo greco a fronte. Vol. 1: Libri 1º-2º
Al cuore dell’opera di Erodoto c’è lo scontro che oppose il potente impero persiano alla nascente democrazia greca. Ma le Storie non sono solo questo. Ricercando le cause del conflitto, Erodoto disegna un fascinoso affresco di tutta la civiltà antica, raccontando quello che ha visto lui stesso e quello che ha sentito nel corso dei suoi viaggi. Il primo dei due libri qui raccolti narra la nascita dell’impero persiano e la conquista della Lidia, regno del leggendario Creso. Il secondo è dedicato all’Egitto, il “dono del Nilo” che già al tempo dei Greci era sinonimo di costumi esotici e di arcana sapienza. Filippo Càssola esamina nell’ampia introduzione le concezioni etiche, religiose e politiche alla base del metodo storico di Erodoto. -
Storie. Testo greco a fronte. Vol. 3: Libri 5º-7º
Nell’opera di Erodoto rivivono le memorie dell’antico impero persiano, in cui la civiltà dell’Oriente culmina e si consuma, frenata nel suo slancio espansivo dal vigore della giovane democrazia ellenica. Narratore di straordinario talento, Erodoto scrive ciò che ha visto o sentito raccontare nel corso dei suoi molteplici viaggi lungo le rotte avventurose del Mediterraneo. Senza di lui ignoreremmo l’epopea delle guerre persiane, le gesta eroiche di Leonida, l’audacia di Temistocle, il crollo di Serse. Come in un grande favoloso archivio della memoria antica i cui dati si colorano di leggenda, il lettore ritrova fra le sue pagine il fascino di un’età remota, varia di sfondi, di personaggi e di avventure. -
Storie. Testo greco a fronte. Vol. 4: Libri 8º-9º
Erodoto scopre che scrivere storia è anzitutto ricordare e registrare una lunga e complessa vicenda in tutti i suoi particolari; e noi tutti siamo in debito verso di lui per questa scoperta.Arnaldo MomiglianoCelebrato già da Cicerone come ""padre della storia"""", Erodoto è uno dei narratori più avvincenti di ogni tempo. Nato all'inizio del V secolo a.C. ad Alicarnasso, fu lo storico di uno dei momenti cruciali dell'umanità: le guerre che contrapposero Greci e Persiani in un vero e proprio """"scontro di civiltà"""" e decisero dell'avvenire della cultura occidentale.Ma le Storie sono solo in minima parte una cronaca bellica. Viaggiatore curioso e instancabile, Erodoto racconta e ci tramanda usi e costumi, leggende e credenze dei popoli che conobbe nel corso dei suoi numerosi viaggi, in pagine in cui rivive il fascino di un'età remota, ricca di personaggi e di avventure fantastiche.Argomento dei libri raccolti in questo volume sono le ultime, cruciali fasi delle guerre persiane: le battaglie di Salamina e Platea seguite dalla controffensiva greca.Di ERODOTO (490-480 ? 420 a.C. ca.) la BUR ha pubblicato le Storie in quattro volumi.DANIELA FAUSTI insegna Letteratura greca e Papirologia all'Università di Siena. Si è inoltre occupata della fortuna nella letteratura e nell'arte di alcuni personaggi erodotei."" -
La bottega dell'antiquario
Ridotti in miseria dal mostruoso e malefico nano Quilp, un vecchio antiquario e la giovane nipote Nella lasciano la loro polverosa bottega di anticaglie e curiosità, e iniziano un picaresco pellegrinaggio per i docks e i sobborghi londinesi. La loro diventa un’autentica fuga costellata di incontri fortuiti e bizzarri: con un ammaestratore di cani, un burattinaio, la proprietaria di un museo ambulante delle cere. Come sottolinea la preziosa introduzione di Giorgio Manganelli, Dickens mette in scena una corte di strambi personaggi per svelarci le più nascoste verità dell’animo umano. Facendosi anche lui girovago in un mondo che non vuole architettare ma solo osservare, ci offre il suo romanzo più profondamente simbolico e grottesco. -
Il riccio rapito
Quando uscì in Inghilterra nel 1714, Il riccio rapito vendette oltre tremila copie in soli quattro giorni e in breve invase anche il continente facendo innamorare di sé l’Europa intera. Questo poemetto eroicomico, qui proposto nella deliziosa traduzione di Viola Papetti, ha ancora oggi tutte le doti per incantare: in un trionfo di precisione e grazia mondana, la lingua di Pope, sovranamente leggera, racconta storie di riccioli, gemme, profumi, pettini, spille e giarrettiere in una satirica trasposizione di narrazioni epiche. È un mondo etereo, mirabilmente frivolo, dove gli oggetti della quotidianità si confondono con spiriti dell’aria, folletti, silfi, ninfe e gnomi e a cui solo le incisioni di un genio come Beardsley potevano rendere giustizia. -
Otello
Incalzante e senza respiro, “Otello” è forse la tragedia più intensa di Shakespeare. E certo, per ricchezza e varietà del linguaggio, acume psicologico e inventiva scenica, è il suo dramma più profondamente umano nella trattazione del bene e del male. E proprio dal conflitto tra bene e male, tra forza e insicurezza insito in ogni uomo nasce la tragedia di Otello. Generale della Repubblica di Venezia e invidiato marito della bella Desdemona, il moro Otello è nobile, valoroso, ammirato. Ma soffre anche di un irrisolto senso d’inferiorità sul quale fa leva il perfido Iago, la più grande e atroce figura di “cattivo” della storia del teatro, che lo fa cadere fra le spire della gelosia, “il mostro dagli occhi verdi che irride al cibo di cui si nutre”, in cui si dissolve il sogno di felicità e di pace del Moro. -
Iacopone da Todi e la poesia religiosa del Duecento
Poeta e giullare, mistico e teologo, uomo di legge, uomo e guerriero, strenuo ed intransigente difensore del primigenio spirito del francescanesimo e della Povertà cristiana, Jacopone da Todi è uno dei maggiori poeti di lirica religiosa del Duecento. I suoi contemporanei ritenevano fermamente che in lui abitasse lo Spirito di Cristo. Così egli ha reso esemplare la propria vicenda autobiografica, fatta di follia per la croce, di vergogna, lotta contro il papa corrotto, prigionia, pentimento. Si è mosso inquieto fra i gruppi che meglio esprimevano i fermenti religiosi del suo tempo dei quali la sua poesia rappresenta di volta in volta il pensiero e il credo nei ritmi più cari e vulgati.