Sfoglia il Catalogo feltrinelli001
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9661-9680 di 10000 Articoli:
-
Poema senza eroe
Come a una voce lontana presto ascolto, Ma intorno non c'è nulla, nessuno. In questa nera buona terra Voi deporrete il suo corpo. Né il granito né il salice piangente Faranno ombra al cenere leggero, Solo i venti marini dal golfo Per piangerlo accorreranno...Anna Achmàtova, cha ha condiviso con Borís Pasternàk la sorte d’essere il solo grande poeta russo prerivoluzionario che abbia continuato a scrivere in epoca sovietica fino ai nostri giorni, non può essere circoscritta (come se venisse relegata nel passato!) alla temporanea fioritura di un movimento poetico quale l’acmeismo… La lirica achmatoviana di questi ultimi decenni, anche se voce solitaria e discorde, anche se sembra andar dietro ai fantasmi del proprio passato o alle angosce della sua personale esistenza, cosí permeata com’è del senso della storia, dell’urto con la storia, è parte integrante della poesia della Russia sovietica e fuori di quel contesto vitale sarebbe impensabile. Dall’introduzione di Carlo Riccio -
Libro di devozioni domestiche
“Si delinea qui, nei suoi contorni precisi, quella che sarà la polemica insistente di tutta l’attività di Brecht nel teatro, nella poesia, nella saggistica, nel romanzo, nell’apologo. Un distacco netto dalle convenzioni borghesi, la tentazione continua di provocare la mentalità ristretta del filisteo tedesco, di questo paradigma umano intramontabile nonostante i colpi che da secoli tentano invano di demolirlo. Se si considera l’Hauspostille in relazione ai posteriori libri di versi Brechtiani, si vedrà che il titolo Libro di devozioni domestiche racchiude nella sua ambiguità un duplice significato: di ritorsione verso un ordine ipocrita, ma anche di proposta di un nuovo stile dei rapporti umani”. -
Fogli d'Ipnos
Una volta di piú l'anno nuovo confonde i nostri occhi. Alte erbe son deste che amore non hanno Se non col fuoco e con la morsa e rimorsa prigione. Dopo saranno le ceneri del vincitore E il racconto del male; Le ceneri saranno dell'amore; La spinalba superstite al rintocco di morte; Saranno le ceneri di te, Immaginarie, della tua vita immobile sul suo cono d'ombra.Il fatto che nei Feuillets d’Hypnos le non molte note precise in cui si trovano descritte certe peripezie della lotta clandestina siano disseminate tra poesie, riflessioni non datate, immagini sorte dalla profondità del mondo intemporale e che queste note di dettaglio e d’attualità appaiono ogni volta, in quell’assieme, necessarie e come inevitabili, mostra meglio di ogni altra prova come, per un’esistenza poetica, la poesia si riveli a se stessa, non solo quando riflette su sé, ma quando decide di sé e che può così parlare di tutto, appunto perché a se stessa, in tutto, presenza di tutto, ricerca della totalità, che essa sola è potere e diritto di parlare di tutto, di fare di tutto parola. Maurice Blanchot -
La terra desolata-Frammento di un agone-Marcia trionfale
Nel 1922, in The Waste Land, Eliot aveva dato espressione al consapevole disorientamento di un’epoca che, iniziatasi colla prima guerra mondiale, può dirsi duri tuttora e non si saprebbe meglio definire che col titolo di un volume dell’Auden, The Age of Anxiety, l’epoca dell’ansia. The Waste Land chiudeva il suo barbarico edificio con alcuni frammenti di poeti del passato, vestigia di una nobile e secolare tradizione di cultura, e con la dichiarazione: “Con questi frammenti io ho puntellato le mie rovine”. The Waste Land voleva essere insomma un edificio di bassa epoca deliberatamente eretto sull’Ultima Thule del pensiero europeo, proprio al limite della desolazione incombente che minacciava di travolgere ogni traccia d’una cultura secolare. Dall’introduzione di Mario Praz -
Poesie. Testo spagnolo a fronte
Nato a Parral (Cile) nel 1904, morto a Santiago nel 1973, diplomatico di carriera, esule per lunghi anni, Pablo Neruda ha contrassegnato le diverse fasi del suo discorso di poeta con vitalità, irruenza, e con una ininterrotta tensione. Questa raccolta, che uscí per la prima volta nel 1952, segna l'incontro tra la sua personalità e quella di Salvatore Quasimodo, l'uno e l'altro vigili, in quegli anni, ad una poesia che «testimoniasse» di una condizione dell'uomo calata nel reale. Oggi l'antologia poetica di Pablo Neruda, comprendente poesie di varie epoche e i brani più celebri del Canto general de Chile, ripropone un itinerario di vita e di sentimenti che, intessuto con la storia del nostro secolo, ci fa scoprire colorazioni forti e accese. -
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Le poesie di ""Verrà la morte"""" non attingono alla vena epica di """"Lavorare stanca"""". Dall'oggettivazione narrativa fanno ritorno al soggettivismo lirico, ma trascendono l'antico limite della confessione e dello sfogo nella sottile sapienza d'un linguaggio poetico che si fa numero, immagine, valore musicale."" -
Poesie
Chi non ha casa adesso, non l'avrà. Chi è solo a lungo solo dovrà stare, leggere nelle veglie, e lunghi fogli scrivere, e incerto sulle vie tornare dove nell'aria fluttuano le foglie.Fra quante valorose versioni di Rilke si conoscono nella nostra lingua, queste di Giaime Pintor seguitano a sembrarci le piú schiette; o, per meglio dire, quelle che con maggiore fortuna artistica testimoniano del momento di incontro e della influenza di Rilke sulla nostra poesia, serbando a noi la voce seconda del loro traduttore. Dalla nota introduttiva di Franco Fortini -
Quaranta poesie
Quando tu e il mio amante fedele v'incontrate Ed egli nel tuo grembo intona melodie, Non dir male dell'anima, Né credere che il corpo sia tutto, Poiché io, sua signora di giorno, so del corpo mali peggiori; Ma con onore dividi in due l'amore Sí che ciascuno non abbia abbastanza dell'una e dell'altro, Ed io senta che ci baciamo A contrappunto il sibilo del serpe, E tu senta se una mano ti esplora la coscia Il sospiro di tutti i cieli in travaglio.In Yeats si riconosce ormai la maggior voce poetica di lingua inglese degli ultimi cento anni- e v’è chi è pronto ad estendere il confine temporale addirittura a trecento anni, rispettando solo la grandezza di un Shakespeare, di un Milton, di un John Donne. La sua poesia, anche al di là delle sue singolarissime qualità formali, ci rende la figura intera dell’Uomo, il suo costante tormento dovuto alla coscienza della sua inadeguatezza, e insieme la sua gioia di vivere appunto in questa condizione imperfetta. E’ in ciò la sua grandezza. -
Galileo Galilei
Questo volume, che ha conosciuto anche all’estero – con molte traduzioni – un vivo successo (ricordiamo in particolare l’edizione americana con prefazione di Giorgio de Santillana), intende rivolgersi a tutte le persone che sentono il bisogno di un contatto vivo e diretto con l’opera galileiana. Geymonat tende a far scaturire dalle parole stesse di Galileo la linea che ci deve guidare nella valutazione delle molte interpretazioni che sono state avanzate dai più autorevoli studiosi del suo pensiero, e che qui vengono discusse.Ma l’autore non è attratto soltanto dai problemi scientifici e filosofici del grande pisano; ciò che interessa è anche la tenacissima, sventurata battaglia politico-culturale condotta da Galileo per far valere i diritti della ragione nella società del suo tempo; una lotta decisiva per la storia del mondo moderno. -
Aspettando Godot
“Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle. Si ha l’impressione che Beckett, a casa sua, stia ridendo malignamente alle nostre spalle, mentre con una semplice intervista alla televisione potrebbe chiarire ogni cosa. Diremmo subito che, a nostro parere, pretendere a tutti i costi questo “sesamo apriti” non ha senso. Stabilire se Godot è Dio, la Felicità, o altro, ha poca importanza; vedere se in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia che se ne lava le mani, mentre Pozzo, il capitalista, sfrutta bestialmente Lucky, il proletariato, è perfettamente legittimo, ma altrettanto legittima è la “chiave” cristiana, per cui tutto, dall’albero che si trova sulla scena, e che dovrebbe rappresentare la Croce, alla barba bianca di Godot, si può spiegare Vangelo alla mano”. (Carlo Fruttero) -
Vita di Galileo
Frutto di diverse stesure, la commedia nasce negli anni che precedono immediatamente la Seconda guerra mondiale e che vedono sperimentare e utilizzare a fini bellici la scissione dell’atomo, gli anni in cui si compie definitivamente una paurossa frattura tra progresso tecnico e progresso sociale. La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo e che si piega alla ritrattazione per timore della tortura e per mancanza di agonismo eroico, è la metafora dello scienzito moderno, dell’intellettuale perseguitato dall’inesorabile binomio scienza-fanatismo. Eppure, nonostante il suo intimo dissidio, la sua contraddittorietà, questo Galileo brechtiano è figura umanamente ricca, moderna proprio perché, pur asserendo in modo geniale la verità contro l’ignoranza, la superstizione e il conformismo, egli resta in bilico perenne tra due fronti. Dramma implicitamente antiatomico, “Vita di Galileo” mantiene oggi, al di là della sua straordinaria efficacia scenica, una notevole attualità proprio tematizzando la figura degli scienziati “deboli”, subalterni al potere politico, “gnomi” venali, troppo spesso privi di coraggio etico. -
L' opera da tre soldi
Nella Londra del primo Novecento, in un universo brulicante di miserabili, furfanti e prostitute, lo strozzino Gionata Geremia Peachum cerca di consegnare al boia lo sgradito genero Mackie Messer. Vano tentativo, però: imprigionato dopo colpi di scena, tradimenti e fughe, Mackie già sulla forca e con il cappio al collo, vedrà ribaltarsi provvidamente il suo destino. -
La resistibile ascesa di Arturo Ui
“La resisitibile ascesa di Arturo Ui, scritta nel 1941 in Finlandia, è un tentativo di spiegare al mondo capitalistico l’ascesa di Hitler situandola in un ambiente ad esso familiare. Il verso rende misurabile l’eroismo dei personaggi’. Così Brecht voleva presentare l’Ui in un quaderno dei suoi Versuche. La pubblicazione della commedia avvenne invece solo dopo la morte di Brecht, nel numero speciale della rivista ‘Sinn un Form’ (1957) dedicato al grande scrittore scomparso, senza che questi avesse proceduto alla revisione definitiva del testo. Come ha scritto Cesare Cases ‘siamo di fronte a un’opera che riunisce i motivi fondamentali della drammaturgia brechtiana. C’è anzitutto l’elemento didattico. L’Ui è la trasposizione della storia dell’avvento del nazismo nel mondo dei gangster onde mettere in guardia i paesi capitalistici contro il gangsterismo politico fascista, il cui trionfo, come ammonisce il titolo, non è affatto irresistibile, bensì “resistibile” ‘. -
Il candelaio
Commedia in cinque atti scritta probabilmente a Parigi nel 1582. La commedia, nella sua storia iniziale e nell'apparato di cui si circonda, pare un episodio della guerra condotta dal Bruno contro l'accademismo, il conformismo e la pedanteria. La trama si annoda su tre motivi: ""sono tre materie principali, spiega l'autore, intessute insieme... l'amor di Bonifacio, l'alchimia di Bartolomeo et la pedanteria di Manfurio; però per la cognizion distinta de' soggetti, ragion dell'ordine et evidenza dell'artificiosa stesura, rapportiamo prima da per lui l'insipido amante, secondo il sordido avaro, terzo il goffo pedante""""."" -
Tre sorelle
«Racconta Stanislavskij che alla fine della prima lettura delle Tre sorelle gli attori piangevano, ed esclamavano “che dramma!” o “che tragedia!” A tali parole Cechov si rabbuiò, si alzò e usci dal teatro. Stanislavskij, che lo rincorse fino a casa, lo trovò non solo afflitto e depresso, ma fuori di sé. Aveva scritto un vaudeville , e gli attori lo prendevano per un dramma! (Questa reazione mi ricorda quella, op- posta, dei “conoscitori” romani di Cechov, che alle recite delle Tre sorelle lanciavano sguardi terribili e scandalizzati ai malcapitati in mezzo al pubblico che osavano ridere a situazioni e a battute scritte per far ridere)». Dalla Prefazione di Gerardo Guerrieri -
Il giardino dei ciliegi
Ljubov' Ranevskaja, dopo aver condotto una vita dissoluta all'estero, ritorna in patria per rimettere ordine al suo patrimonio. Lopachin, figlio arricchito di un vecchio servo, le consiglia di lottizzare lo splendido ""giardino dei ciliegi"""" ma, incapace di prendere decisioni, la Ranevskaja rifiuta, fino al momento in cui la sua intera proprietà dve essere venduta per fare fronte ai debiti. Ad acquistarla sarà proprio Lopachin che, scacciati i vecchi padroni, abbatte i ciliegi del giardino. Resterà nella casa solo il vecchio e dimenticato servo Firs."" -
Natale in casa Cupiello
Eduardo De Filippo, nel 1936, così ebbe a definire la tormentata genesi di Natale in casa Cupiello: ‘Questo mio lavoro è stato la fortuna della compagnia, dopo Sik-Sik, s’intende. Ebbe la sua prima rappresentazione al Kursaal di Napoli; allora non era che un atto unico, ed è tanto strana la sua storia che vale la pena di raccontarla. L’anno seguente, al Sannazaro, teatro della stessa città, scrissi il primo atto, e diventò in due. Immaginate un autore che scrive prima il secondo atto e, a distanza di un anno, il primo. Due anni fa venne alla luce il terzo; parto trigemino con una gravidanza di quattro anni! Quest’ultimo non ebbi mai il coraggio di recitarlo a Napoli perchè è pieno di amarezza dolorosa, ed è particolarmente commovente per me, che in realtà conobbi quella famiglia. Non si chiamava Cupiello, ma la conobbi’. -
Questi fantasmi!
Eduardo De Filippo in un’intervista apparsa nel 1983 sul ‘Corriere della Sera’, disse a proposito di Questi fantasmi!:’Scrissi la commedia di Pasquale Lojacono [il protagonista, la cosiddetta ‘anima in pena’] per dire che i fantasmi non esistono, i fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili’. -
Filumena Marturano
Filumena Marturano (1946) – forse la commedia italiana del dopoguerra piú conosciuta e rappresentata anche all’estero – ha un ruolo centrale nella produzione di Eduardo De Filippo, collocandosi tra i primi testi di quella Cantata dei giorni dispari che, a partire da Napoli milionaria! , raccoglie le opere più complesse e problematiche in cui si riversano i drammi, le ansie e le speranze di un paese e di un popolo sconvolti dalla guerra. Nel dramma di Filumena, che rifiuta di rivelare all’amante quale dei tre figli da lei messi al mondo sia il suo, De Filippo dichiarava di aver inteso rappresentare un’allegoria dell’Italia lacerata e in larga misura depauperata anche moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto. -
Napoli milionaria!
Così Eduardo De Filippo raccontò la genesi di questa sua famosissima commedia: “Poche settimane dopo la liberazione mi affacciai al balcone della mia casa di Parco Grifeo, e detti uno sguardo al panorama di questa città martoriata: allora mi venne in mente in embrione la commedia e la scrissi tutto d’un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e sulle sue deleterie conseguenze”.