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Vuoto d'amore
La Merini scrive in momenti di una sua speciale lucidità benché i fantasmi che recitano da protagonisti nel teatro della mente provengano spesso da luoghi frequentati durante la follia. In altre parole, vi è una prima realtà tragica vissuta in modo allucinato e in cui lei è vinta; poi la stessa realtà irrompe nell’universo della memoria e viene proiettata in una visione poetica in cui è lei con la penna in mano a vincere. -
Faust
Una voce monologante, tragica e disperata, trascina il suo lamento lungo tutto questo frammentario poema drammatico. E’ la voce di un poeta, povero Faust solitario partito all’esplorazione delle sua coscienza e giunto alla visione del vuoto e dell’abisso. Ma è anche una delle ‘voci’ che abitarono Pessoa, uno dei suoi fantasmi, in questo caso con un’anagrafe e una biografia solo culturali, che parla dentro il poeta come un’ossessione e una maledizione. Denominato da Pessoa ‘tragedia soggettiva’, questo ‘Faust’ astratto e metafisico ha ormai lasciato l’ideale faustiano della Conoscenza e del Progresso per cantare l’inanità della vita, l’impossibilità di conoscere, il terrore della morte. Se accettiamo il suggerimento di Roman Jakobson di leggere Pessoa nel contesto dei grandi artisti mondiali nati sul limitare del Novecento, in compagnia di Stravinsky e di Joyce, non possiamo negare che questo ‘Faust’ soggettivo somigli a un ‘notturno’ suonato su una partitura di Stravinsky, ad una voce disperatamente balbettante recitata su un monologo interiore joyciano. In più ci sono la teosofia e l’esoterismo, coltivati da Pessoa per tutta la vita, che venano di mistero il poema; e con questa cifra potrebbero essere lette le altre voci che fanno da controcanto al lamento di Faust: voci che appartengono ai lemuri, ectoplasmi, spettri chiamati a declamare, sul palco della poesia, il doloroso vagabondaggio di un’anima.Antonio Tabucchi -
Quartine
Questa famosa raccolta poetica non cessa di sedurre da quasi un millennio con la sua dolcezza, la sua gioia e la sua tristezza. Il persiano Omar Khayyam ha consegnato il suo nome, e la sua esperienza profonda della vita, a questo manipolo di fuggevoli impressioni liriche, di annotazioni di un razionalismo pessimistico, come vogliono alcuni, o d’una misticità esoterica, come sostengono altri. Un canto la cui immediatezza e altissima liricità si esprimono nell’obbligata brevità della quartina. -
Le parole e la giustizia. Divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani
Questo libro si interroga sui caratteri generali e sulle tendenze attuali del linguaggio giuridico, passando in rassegna particolarità lessicali, grammaticali, stilistiche e retoriche di testi legislativi, di atti processuali, di documenti prodotti dalla pubblica amministrazione, senza rinunciare a rilevarne improprietà, inutili complicazioni e incoerenze, né a richiamare l'attenzione sulle cautele da prendere nel semplificarne la stesura. Da ultimo si propongono esempi tipici di oratoria forense. -
La fenomenologia dello spirito. Vol. 1
Nell'Europa agitata dalle guerre napoleoniche, il lento travaglio speculativo di un professore di filosofia dal futuro ancora incerto dà vita alla ""Fenomenologia dello spirito"""" (1807). L'opera, fra le maggiori dell'idealismo tedesco, restituita al suo contesto invita a diffidare di quell'assoluto di cui Hegel, a Jena, ha imparato a contestare la pretesa fondamentalista. In una serrata e affascinante narrazione, il lettore diviene fin dall'inizio spettatore e compagno lungo la via del dubbio e della disperazione, dove la coscienza incontra le diverse figure che ai suoi occhi incarnano la presenza del senso - salvo verificare drammaticamente, a ogni passo, l'instabilità della certezza di volta in volta conquistata. Il divenire sfida il logos a rendere fluido un pensare che tende a irrigidirsi, e la filosofia post-rivoluzionaria sperimenta cosi la legittimità e insieme le dolorose conseguenze delle proprie pretese emancipative. L'inesauribile ricchezza del capolavoro hegeliano ne ha fatto un termine di confronto privilegiato per le filosofie del XX secolo, e ancora per il dibattito attuale: la """"Fenomenologia dello spirito"""" continua a rivelarsi quell'autentico spartiacque della modernità su cui - come ebbe a scrivere Karl Rosenkranz - """"lo spirito dell'umanità"""" ha dovuto soffermarsi, """"onde render conto a se stesso di ciò che era divenuto""""."" -
Il ritorno
Il ritorno di Rutilio Namaziano è il resoconto di un viaggio di addio a un mondo felice. L’autore è costretto dalle invasioni visigotiche ad abbandonare Roma, centro dell’universo civile e suo personale, per ritornare nella Gallia Narbonese, sua terra d’origine, a far fronte ai danni delle scorrerie barbariche. E’ inverno (del 415 o del 417); ma poiché strade e ponti sono in rovina, Rutilio parte per mare. A piccole tappe risale lungo un’Italia che sembra in bilico fra due mondi: i lacerti di una gloria strappata (ruderi, città abbandonate, fortune di amici andate a rotoli) e la vitalità rivoluzionaria di nuovi stili di vita (il cristianesimo, i monaci). Questo addio, sentito come un esilio, nella sua galleria di persone, luoghi, ricordi mitologici e antiquari, circostanze politiche e ideologiche, ricapitola un’era. E così, minuto diario di episodi di viaggio e di commenti, poemetto rivolto in primo luogo a una cerchia di amici, assume involontariamente una dimensione epocale. Edizione con testo a fronte. A cura di Alessandro Fo. -
Il cavallo e la torre. Riflessioni su una vita
Questa non è soltanto un’autobiografia. Nel racconto della sua vita si mescolano infatti persone, immagini, episodi e discussioni in tempi diversi, anche lontani tra loro, avvicinati nel continuo intrecciarsi di memoria e riflessione. I primi capitoli sono dedicati a Torino, all’infanzia e giovinezza nell’ambiente ebraico, agli anni di formazione e di scoperta della politica; poi il lungo periodo di carcerazione; la Liberazione e la Resistenza al Nord; il periodo romano della Assemblea Costituente e della fine del Partito d’azione; l’impegno sindacale nella Cgil dagli anni quaranta al 1970; fino agli ultimi, difficili anni della storia italiana. Di particolare interesse sono i capitoli sulla strategia politica e sul lavoro sindacale. Straordinari sono i ritratti di alcuni personaggi della nostra storia recente: Di Vittorio, Togliatti, Nenni, Parri, Lombardi, visti spesso rovesciati nella loro dimensione privata e personale, che diviene così parte integrante del giudizio, politico e morale, dato dall’autore. Il libro si chiude con un capitolo sulle questioni aperte nel nostro paese intorno alla democrazia e alla “politica possibile”, in questi anni di mutamenti rapidissimi, scritto al di fuori di ogni retorica e con una notevole dose di anticonformismo. -
La corsa del tempo. Liriche e poemi
Ma io vi prevengo che vivo per l'ultima volta. Né come rondine, né come acero, né come giunco, né come stella, né come acqua sorgiva, né come suono di campane turberò la gente, e non visiterò i sogni altrui con un gemito insaziato. rnrnrnLa storia dell'opera achmatoviana è quella di una poesia che innova la propria tematica originaria, che rielabora notevolmente anche i suoi mezzi espressivi (...): il culto della ragione, visto come rifiuto di ogni visione teleologica, certezza che l'unico valore etico assoluto siano l'uomo e la sua dignità. La concezione di poesia è alta, ma anche limpida e sobria. L'ironia ora disincantata ora dolorosa calata così spesso su una calda materia di affetti; l'eleganza impeccabile; la spietata economia dei mezzi verbali: Soprattutto la divisione del verso come delicato equilibrio di contrari; rapporto organico fra tessuto immaginativo e tessuto fonico che riduce al massimo la necessità della metafora e di ogni altro ornatus poetico; elemento non opposto alla prosa, ma solo ben distinto da essa. -
Musica del futuro
Apparsa nel 1991, questa raccolta poetica di Enzesberger parla ironicamente di un musica di là da venire, che non si udrà mai: un qualcosa di impossibile. La nostra condizione alienata di abitanti del villaggio globale è segnata da un misto di violenza e di odio non dichiarato per la pace, di nonsenso e di stupidità, ma a soffrirne non è nemmeno la coscienza, vecchio mito defunto della civiltà occidentale. -
Storia di Roma. Vol. 23: L'Impero mediterraneo. Una cultura e l'Impero,.
La cultura romana fra l'età di Cesare e gli anni di Alessandro Severo è uno dei pochissimi esempi di «cultura imperiale» che sia dato di osservare sinora nella storia del mondo.la forte carica di razionalità e di creazione immaginativa che la cultura romana nell’età del Principato fu in grado di sviluppare derivava dalla stessa posizione di dominio materiale e politico dei gruppi che la esprimevano, non meno che da spinte e tensioni inscrivibili sul solo terreno della storia delle idee. Questo libro, che chiude la seconda parte della nostra Storia , cerca di raccontare da vicino il dispiegarsi e le vicende di un simile intreccio. Ripercorre la rete delle conoscenze e delle discipline romane attraverso l’arco di quasi tre secoli, il modificarsi delle sue forme e dei suoi parametri, il mutare dei suoi utenti e del suo pubblico, lo sfondo sociale di uno svolgimento così articolato. -
Razza e storia-Razza e cultura
Fin dai primissimi anni Cinquanta, Claude Lévi Strauss levò la sua voce nel nascente dibattito sul problema del razzismo. Lo fece con ""Razza e storia"""" dove attribuiva al carattere etnocentrico proprio della civiltà occidentale la responsabilità della nascita delle teorie naziste. A suo parere era essenziale rifiutare l'idea del primato dell'Occidente. Queste riflessioni furono sviluppate e corrette nell'intervento, datato 1971, dal titolo """"Razza e cultura"""". I due scritti sono stati raccolti in questo volume e stupiscono per la tragica attualità di quanto denunciano. In appendice viene presentata l'intervista rilasciata da Lévi Strauss nel giugno 2000 a Marcello Massenzio."" -
Il barbagianni. L'ignorante
Seguo la linea indecisa degli alberi, dove aerei i piccioni batton l'ali: tu, carezzata dove nascono i capelli... Ma sotto le dita s'apre la distanza, si spezza come paglia il dolce sole.La fiducia suscitata nel lettore, Philippe Jaccottet la deve forse alla regola che impone a se stesso e che lo obbliga a rendersi garante di ogni parola scritta: si tiene lontano dall’eccesso, la solennità, la magniloquenza; diffida delle immagini troppo smaglianti; aborrisce la gratuità. Il peccato piú grande, per lui, sarebbe quello di non poter convalidare la propria poesia a ogni piè sospinto attraverso i gesti della vita, le sfumature autentiche del mondo percepito, le certezze (quel poco di certezza) del pensiero. […] Philippe Jaccottet dice sempre solo quel che crede di «poter» dire. E proprio qui risiede il fondamento etico della sua poesia: Jaccottet non ritiene che la verità sia una parola vana, né che il tentativo d’alleare il vero alla parola poetica in un patto indissolubile sia illusorio. La poesia di Jaccottet trae la sua forza non tanto dall’energia improvvisatrice, né tantomeno dall’ingegnosità combinatoria, quanto da una costante esigenza di verità. Dal saggio di Jean Starobinski -
Il pudore di Ares
Il libro è costituito da due racconti lunghi. Il primo è ambientato durante i giorni della guerra del Golfo e ha per protagonista un personaggio strano e anche un po' disturbato che si chiude in casa ipnotizzato dalla televisione, a guardare la guerra come un mondiale di calcio. Abolito a poco a poco il mondo esterno, il suo disagio si trasforma in abulia, incapacità di muovere e coordinare le parti del corpo, assoluta perdita di volontà. Il secondo racconto è incentrato sulle vicende di un fattorino di Bari nei giorni in cui i profughi albanesi si sono riversati sulle coste della Puglia. In treno per trasportare un plico, viene scambiato dal controllore per un albanese. Lì inizia la sua angoscia, l'ossessione di dimostrare a tutti i costi la sua ""superiorità""""."" -
Fiabe campane. I novantanove racconti delle dieci notti
Fino a quarant'anni fa nella provincia di Caserta, in particolari periodi festivi la gente si raccoglieva di sera nei cortili intorno al fuoco. Si consumava una rituale pietanza fatta di pasta asciutta e castagne, dopodiché i narratori ufficiali intrattenevano i presenti fino a tarda notte con storie di maghi, di orchi, di santi. La manifestazione si protraeva per dieci notti dal giorno successivo all'Epifania fino alla vigilia di Sant'Antonio Abate con la partecipazione dei più dotati narratori della zona. Novantanove racconti, che fanno capo unicamente alla tradizione orale della Campania, sono stati raccolti in un lavoro ventennale di ricerca che De Simone ha registrato e trascritto. -
Storia d'Italia. Annali. Vol. 112: Gli ebrei in Italia. Dall'Emancipazione a oggi.
A partire dall'emarginazione e dalla chiusura dei ghetti (processi che terminano solo a metà Ottocento) gli ebrei italiani acquisiscono finalmente uno status di cittadini ""normali"""", il che accellera il processo di piena integrazione nella nascente società civile dell'Italia unita. Ma sul finire del secolo, un fenomeno di segno uguale e contrario rilancia l'idea della specificità ebraica: nasce il sionismo, e con esso il sogno di una patria ben diversa da quella di adozione. Proprio quando l'elaborazione dei temi sionistici sembra matura, la tragedia del fascismo e del nazismo segna una frattura irrimediabile con il passato, che prelude alla creazione dello stato di Israele e alle sue vicissitudini del dopoguerra."" -
Summa di Maqroll il gabbiere
"Al di sopra delle influenze e degli echi, o detto meglio, al di sotto, facendosi strada tra le acque suntuose e dense di quella retorica che proviene dal miglior Neruda, non è difficile riconoscere in Alvaro Mutis la voce di un vero poeta. E aggiungo un poeta della stirpe più rara in spagnolo: ricco senza ostentazione e senza spreco"""". (Octavio Paz)" -
Il diritto mite. Legge, diritti, giustizia
I diritti degli uomini dipendono dalla legge? E le esigenze della giustizia che cosa hanno a che fare con essa? La risposta a quanto è davvero fondamentale non si trova nella ""Babele di lingue"""" delle costituzioni, dei codici o delle sentenze. Occorre un confronto con le idee generali e con il pluralismo degli universi culturali, etici, religiosi e politici che caratterizzano e complicano la società attuale. Il diritto mite è una proposta pacifica e democratica. Ripercorrendo la storia europea, dallo Stato di diritto dell'Ottocento allo Stato costituzionale di oggi, il libro mostra come le norme del diritto non possano più essere né espressione di interessi di parte né formule per concezioni universali e immutabili che qualcuno impone."" -
V. e altre poesie
In inglese ""v."""", cioè versus, significa """"contro"""", e presuppone una battaglia sportiva, ma allude anche a un tipo di poesia che fa scontrare senza paura il drammatico e il comico, l'aulico e il plebeo, temi e stili assai diversi tra loro. Il tentativo di dare un senso alla nostra epoca rappresentando le sue contraddizioni più vistose ha fatto di questo poemetto, apparso nel 1985, un punto di riferimento per le generazioni della cultura postmoderna."" -
La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche
Questo affascinante saggio dell'egittologo Jan Assmann si occupa delle relazioni fra i temi del ricordo, dell'identità e della perpetuazione culturale, cioè del costituirsi della tradizione.In questo volume sulla memoria culturale l’egittologo Jan Assmann si occupa delle relazioni fra i tre temi del ricordo, dell’identità e della perpetuazione culturale, cioè del costituirsi della tradizione. La constatazione di partenza è che ogni cultura sviluppa una sorta di struttura connettiva, che agisce istituendo collegamenti e vincoli entro la dimensione sociale e quella temporale. Infatti la cultura lega l’uomo al suo prossimo creando uno spazio comune di esperienze, di attese e di azioni, ma lega anche il passato al presente, modellando e mantenendo attuali i ricordi fondanti, e includendo le immagini e le storie di un altro tempo entro l’orizzonte del presente, cosi da generare speranza e ricordo: questo aspetto della cultura è alla base dei racconti mitici e storici. Gli esempi di cui si serve Assmann per illustrare lo strutturarsi della memoria culturale sono tratti dall’antichità: Mesopotamia, Ittiti, Israele e Grecia al pari dell’antico Egitto, con l’obiettivo di ricostruire i nessi culturali, e piú precisamente il nesso fra ricordo (collettivo), cultura dello scritto ed etnogenesi. -
Settantacinque poesie
E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balía del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.Le Cinquantacinque poesie di Kavafis scelte e tradotte da Nelo Risi e Margherita Dalmàti nel 1968 sono state, in Italia, uno dei libri piú amati degli anni Settanta e Ottanta e hanno sicuramente contribuito in maniera decisiva alla conoscenza di una poeta fra i massimi del nostro secolo. Gli stessi curatori dell’ormai classico volumetto hanno, nel 1992, aggiornato la vecchia edizione traducendo altri venti testi, scelti in parte da quello delle poesie storiche. Due generi poetici che costituiscono l’espressione piú originale di Kavafis il quale – come scrive Risi – continua ad essere poeta vicinissimo a noi proprio per «il senso acuto della Storia, il sottile erotismo sentito come ricordo, una ricca articolazione narrativa e la materialità del vissuto (con tutto il suo eccesso di peso) ridotto a pura trasparenza».