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Il suo freddo pianto. Un caso per Manrico Spinori
Sembra un periodo abbastanza tranquillo per il Pm romano Manrico Spinori della Rocca, detto «il contino». Ma all'improvviso un vecchio caso riemerge dal passato. E rischia di travolgerlo. Una frase buttata lí da un pentito, all'apparenza in modo casuale, produce un piccolo terremoto in procura. Perché a dar retta a er Farina – spacciatore con contatti importanti nella malavita organizzata – dieci anni prima il dottor Spinori non aveva fatto un buon lavoro occupandosi dell'assassinio di Veronica, escort transessuale d'alto bordo. Del delitto era stato accusato un uomo che, a causa dello scandalo, si era tolto la vita. Le prove erano schiaccianti, eppure, adesso, tutto torna in discussione. Un colpo al cuore per un magistrato attento come Manrico, che diventa ombroso e, nel generale scetticismo, riapre le indagini, scoprendo un intrigo di cui nessuno poteva sospettare. Questa volta, piú del solito, avrà bisogno della sua squadra, un affiatato gruppo di formidabili investigatrici. «Il romanzo brilla di un bel timbro da giallo all'italiana, definito da una relazione stretta con la vivida realtà territoriale e dalla presenza delle maschere piú riconoscibili e significative della nostra eterna commedia dell'arte. Applausi» (Leonetta Bentivoglio, «la Repubblica»). -
Lo sparo. Le indagini di Selma Falck. Vol. 3
Una donna uccisa brutalmente con un colpo partito da lontano, una giudice della Corte suprema trovata impiccata e un politico morto in circostanze misteriose. Stavolta, per scoprire la verità, Selma Falck dovrà farsi largo tra abusi di potere, tragedie personali e un'infinità di bugie. A una festa tra vecchi amici Selma Falck viene ferita da un cecchino e la sua migliore amica, la parlamentare Linda Bruseth, viene uccisa. La polizia è convinta che l'obiettivo principale fosse proprio l'avvocata, ma dopo il ritrovamento del cadavere di un secondo membro del parlamento e di una giudice della Corte suprema, Selma comincia a intravedere una trama oscura fatta di vendette, complotti e una feroce premeditazione nella scelta delle vittime. Mentre si propone di vendicare la morte dell'amica e scoprire la verità dietro la cospirazione, la sua stessa vita, ancora una volta, è seriamente minacciata. In questo caso, però, il pericolo potrebbe essere piú vicino di quanto avrebbe mai immaginato. -
Momenti trascurabili. Vol. 3
Dopo Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità è come se ormai Francesco Piccolo li avesse brevettati, i momenti di cui è fatta la vita: c'è qualcosa, nella qualità del suo sguardo, che dilata il tempo delle nostre giornate, imprestandoci la sua leggerezza e la sua vitalità. Fino a farci chiedere se davvero è così trascurabile, tutto questo. E se nella vita non esistessero momenti trascurabili? Dai calzini irrimediabilmente spaiati alla cartomante che predice un nuovo amore a tua moglie, il divertimento di vivere ogni istante (anche quelli che dimenticheremmo volentieri) ormai lo conosciamo bene. E non ci stancheremo mai di ritrovarlo. «Ogni singolo gesto, i sapori, l'aria, il tempo, la stoffa, la strada, la persona accanto, il profumo, il panorama, il vento, la porta, il sorriso. Tutto, tutto. La vita non finisce più, se si sa comprendere ogni singolo momento di un giorno solo». -
L'incanto del lotto 49
«Quella notte rimase seduta per ore, troppo inebetita per bere, a imparare da sola come si respira nel vuoto. Perché, oh, Dio... questo era il vuoto. Non c'era nessuno che potesse aiutarla. Nessuno al mondo. Erano tutti schiavi di qualcosa, svitati, potenziali nemici, morti». Il romanzo che ha fondato la letteratura postmoderna. Un'allucinata satira che ci trascina in quel mistero eternamente irrisolto che è l'umana felicità. Oedipa Maas – una giovane casalinga californiana, laureata in letteratura inglese e moglie di un deejay radiofonico – viene nominata esecutrice testamentaria di Pierce Inverarity, un magnate immobiliare, e la sua vita prende una piega inaspettata e delirante. Una cospirazione mondiale, antica di secoli, getta un'ombra cupa sull'America solare e felice degli anni Sessanta, e Oedipa si ritrova a dover decifrare un enigma impossibile: quello che incombe sull'esistenza di ognuno di noi... -
L'infanzia di Gesù
L'infanzia di Gesù è il libro più misterioso e affascinante di J. M. Coetzee. Eppure è anche il racconto più semplice di tutti: quello dell'amore di un «padre» per un «figlio». Un uomo adulto, quasi anziano, e un bambino sbarcano a Novilla. Novilla non è la loro città, lo spagnolo non è la loro lingua: ma come tutti gli abitanti della città, con cui condividono il misterioso destino, vi sono giunti dopo un viaggio in mare e non conservano nessun ricordo delle loro vite precedenti. Non sanno da dove vengono, a chi erano legati, quale evento catastrofico li ha condotti fin lì come profughi. C'è solo una cosa che Simón, l'uomo, sa: deve prendersi cura di questo bambino che ha conosciuto sulla nave, deve accudirlo anche se non è suo figlio, anche se nulla lo lega a lui. Anche se David si dimostra presto un bambino molto particolare. E sa che deve aiutarlo a ricongiungersi con la «madre». -
Il cuore non si vede
Un vorticante romanzo quasi sentimentale sulle cose che ci uccidono e le persone che ci tengono in vita. Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si sveglia senza cuore. Non è morto, certo, ma forse non è vivo. Semplicemente sta scomparendo sotto gli occhi severi e distratti delle (troppe?) donne che gli stanno intorno. Perché siamo fatti di legami oltre che di tendini, muscoli e ossa. Di allegrie immotivate, mancanze, ferite, amori imperfetti. Chiara Valerio racconta con una leggerezza rara le metamorfosi delle relazioni e la loro meccanica involontaria. Se la storia di un uomo che scompare scintilla di ironia e passione, questa è l'occasione della letteratura. «Chiara Valerio, con questo bellissimo libro, ci dimostra che, sotto la sottile superficie della realtà, si nasconde un universo misterioso e segreto che solo la buona letteratura ha il potere di svelarci» (Serena Dandini, «io Donna - Corriere della Sera»). -
L'uomo con la vestaglia rossa
Un viaggio affascinante in un’epoca tanto simile alla nostra: «decadente, frenetica, violenta, narcisistica e nevrotica». Chi è l’uomo con la vestaglia rossa che compare nel famoso dipinto di John Singer Sargent? Quel dandy «vergognosamente bello» è il dottor Samuel-Jean Pozzi, intraprendente ginecologo della noblesse parigina di fine Ottocento, instancabile uomo di scienza ed esteta decadente. Seguendo le sue tracce Julian Barnes ci porta nella rutilante Belle Époque europea, fra le celebrità che la animano, da Gustave Flaubert a Oscar Wilde, da Sarah Bernhardt a Edmond de Goncourt. Un quadro vivacissimo, ricco e originale, di un intero mondo e delle monumentali figure che lo abitavano. «L’uomo con la vestaglia rossa è il frutto pregiato di un Barnes amabile, dinamico e pettegolo in modo generoso e sublime» (Leonetta Bentivoglio, «la Repubblica»). -
Dove nel buio la luce dimora. La storia del faro
Sospesi tra mare e cielo, battuti dalle onde e dal vento, i fari marcano il fronte di scontro tra gli elementi. Custodiscono i confini tra il solido mondo umano e il caos primordiale delle acque, tra stabilità e instabilità, tra il noto e l'ignoto. Emana da essi uno strano fascino universale che poche altre strutture create dall'uomo possiedono. Progettati per attirare lo sguardo dei marinai, i fari hanno a lungo calamitato l'attenzione di militari e santi, artisti e poeti, romanzieri e cineasti, colonizzatori e migranti e, oggi piú che mai, turisti e imprenditori. I luoghi suggestivi, l'isolamento e la resilienza hanno trasformato queste strutture fantastiche in complesse metafore, magneti per infinite storie. «Veronica della Dora ci introduce all'intramontabile vita simbolica del faro, mostrando come questa struttura sentinella, progettata per salvare vite umane e garantire una traversata sicura, sia portatrice di numerosi significati culturali: ambizioni imperiali, mondi immaginari, poesia, pittura e profondi sentimenti spirituali» (Hayden Lorimer, University of Edinburgh). «Con uno straordinario gusto per i dettagli e grazie a una prosa sensibile ed evocativa, della Dora ci guida attraverso la storia, la geografia, la letteratura, la religione, l'arte, il cinema, facendoci cambiare il modo in cui vediamo e comprendiamo il mondo» (Maximos Constas). «Costruiti spesso nei luoghi piú improbabili e proibitivi, i fari sono sempre stati ammirati come prodigi dell'ingegneria, dell'ottica e dell'architettura. Tuttavia, ciò che rende i fari quello che sono, non sono tanto la loro struttura fisica, la tecnologia o la posizione geografica quanto l'idea stessa del faro, perché in definitiva essi coincidono con uno stato mentale. Su di essi proiettiamo paure e desideri, ambizioni collettive e le emozioni piú recondite, fra cui solitudine e introspezione, cosí come, se pensiamo ai sentimenti rivolti all'esterno, la preoccupazione per gli altri e il desiderio di fare luce o di essere illuminati. I capitoli di questo libro esplorano l'idea dei ruoli che i fari rivestono nella nostra immaginazione. In altre parole, come è accaduto che i fari si trasformassero da strutture fisiche di mera utilità nei simboli e nelle metafore di indubbia forza che conosciamo oggi? Perché una semplice infrastruttura ha dato origine a un simile affetto o a un tale senso di attaccamento? Come sono nati e come sono cambiati questi sentimenti nel tempo e nello spazio? Cosa possono insegnarci i fari sul ruolo delle vecchie tecnologie nell'era dell'automazione e del digitale? E, in definitiva, cosa possono insegnarci sulle mutevoli percezioni della natura e dell'umanità?» -
Cose da maschi
Fermacravatte e orecchini, smalti e canottiere, collane e rasoi: attraverso venticinque oggetti tradizionalmente considerati (o sorprendentemente diventati) «da maschi», questo saggio esplora le possibili vie d’uscita dalle maglie strette che il patriarcato ci impone. Perché forse per superare il patriarcato bisogna abitare, non abolire, la maschilità. E invece di partire dalle parole, su cui non riusciamo a metterci d’accordo, sarà bene iniziare dalle cose. Cose da maschi è un inventario di simboli, orpelli, strumenti che definiscono (o destabilizzano) la differenza tra maschile e femminile; una differenza che ci è più facile pensare e vivere come un dualismo, piuttosto che immaginarla come un confine labile e permeabile in entrambe le direzioni. È un osservatorio sulla metà del cielo che ci è sempre parsa nota, standard, dominante, e intende invece farcela aliena, curiosa, esotica, speciale. Intende soprattutto rimapparne le costellazioni, visitando sia pianeti familiari sia sistemi remoti, mai raggiunti prima dai telescopi: quelli abitati da ragazzi-soia e fascinosi secchioni, da icone hip hop che somigliano a gentiluomini del Rinascimento, da cose e persone che rifiutano l’utilità, la forza, il potere, e si acclimano (da secoli o da ieri l’altro) in un futuro più gioiosamente ibrido e consapevole. Per capire cosa siano l’identità di genere, il patriarcato, persino il femminismo oggi (e soprattutto, per capire cosa saranno domani) bisogna infatti interrogare la maschilità invece di darla per scontata. Dalle pistole di plastica che mettiamo in mano ai bambini agli smalti e collane dei cantanti che seguono su TikTok quando non li guardiamo, il catalogo delle cose ancora (o non più) maschili di quest’età fluida e immateriale racconta le fragilità di supereroi e leader carismatici, il potere di idoli mingherlini e softboy, le ambizioni e i sogni di chi lotta perché quella dei maschi diventi una tribù inclusiva, consapevole dei propri miti e dei propri privilegi. -
Le acque del Nord
Un romanzo di avventura e sopravvivenza, scatenato e nerissimo, inarrestabile come il destino, implacabile come la vendetta. 1859. Patrick Sumner è un giovane medico che ha servito nell'esercito inglese durante l'assedio di Delhi. Ma nel suo passato militare c'è un evento oscuro che l'ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, c'è una polinia (una zona di mare artico dal microclima particolare dove si concentrano le balene) nota come North Water: è qui che è indirizzata la Volunteer, ed è qui che il suo equipaggio scoprirà cos'è l'inferno. Quando sulla nave viene ucciso un giovanissimo mozzo, primo di una serie di brutali omicidi, Sumner è costretto a guardare in faccia il suo passato e a sfidare nuovamente l'orrore. «Un libro esplosivo e inquietante che non si riesce a smettere di leggere» (Michiko Kakutani, «The New York Times»). -
Dove sei, mondo bello
«Chi pensa che Sally Rooney parli di una generazione, sbaglia. Il suo è il racconto preciso, straziante di un’epoca» (Teresa Ciabatti). Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen, la sua amica, lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l’affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è soltanto una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent’anni, si chiedono se esista davvero, al di là, un mondo bello in cui sperare. -
De rerum natura. Testo latino a fronte
Un'opera unica nel panorama della letteratura antica a cui corrisponde un'impalcatura teorica di straordinaria audacia. Il De rerum natura si propone, insieme, come modello dell'universo infinito teorizzato da Epicuro, e come 'manuale per l'uso' di un mondo i cui fenomeni eterogenei sfidano da sempre la ragione dell'uomo e lo costringono a paure e credenze irrazionali e tormentose. Confessando quest'ambizione senza confini Lucrezio si impone una sfida narrativa che nessuno prima di lui aveva accettato: come si imposta la narrazione del «tutto»? come articolare in libri, in versi, in una trama, la massa infinita dello spazio, della materia, del vuoto? Il poema stesso, la relazione che esso instaura con i suoi lettori-discepoli, divengono – è inevitabile – il primo e decisivo banco di prova delle teorie che propugna. Con l’introduzione di Alessandro Schiesaro e l’apparato di note di Carlo Santini. -
La consolazione di Filosofia. Testo latino a fronte
Il principale testo di giuntura fra il mondo antico e la cultura medievale. «Un’alternanza di prosa e versi che si autocommenta, una girandola di richiami interni, questo sembra il lascito di Boezio a Dante e ai Canti orfici di Dino Campana, a Petrarca e al Tolkien de Il Signore degli anelli, cosí come forse a Baudelaire e a Rimbaud. E questi sono i motivi per cui leggiamo oggi volentieri la Consolatio: per quell’insieme di cultura antica e fede nuova, di pensiero alto e quasi lacrimevole poesia che cosí si addice ai nostri tempi» (Maria Bettetini). Con l'introduzione di Maria Bettetini e le note di Giovanni Catapano. -
L'infanzia nelle guerre del Novecento
«I bambini sono diventati sempre piú vittime, attori e spettatori dei processi sociali, in tempo di pace e di guerra. Non considerare il loro punto di vista, la loro esperienza, la loro memoria significa negarsi la comprensione di una parte importante della storia vissuta dalle generazioni che ci hanno preceduto ma anche del presente». Nei disegni di guerra fatti dai bambini le strade sono molto rare e non collegano mai due luoghi. Tutto si riduce a un punto dove c'è il corpo senza vita di qualcuno, oppure un veicolo che brucia. Metafora di una vita sospesa, l'assenza di strade rinvia alla responsabilità degli adulti che devono costruirle e aiutare i bambini a ritrovarle. La guerra è una frattura profonda nella vita di chi ne fa esperienza, condiziona i comportamenti successivi, sedimenta le memorie che si radicano nell'identità. Lo è ancora di più per l'infanzia, età che coincide con il tempo della formazione, della costruzione del proprio sguardo sul mondo. Che siano stati mobilitati, resi protagonisti passivi o attivi della violenza, colpiti da traumi e perdite, i bambini sono sempre più protagonisti dei conflitti armati del Novecento. E ciò è accaduto all'interno di un paradosso: all'affermarsi di un sistema di protezioni nazionali e internazionali per i civili nei contesti di guerra, con un'attenzione specifica nei confronti dei bambini, è corrisposto un progressivo e crescente coinvolgimento diretto e indiretto dell'infanzia. -
Poesie
In un unico volume oltre 350 poesie della piú importante poetessa americana del XIX secolo, che la traduzione di Silvia Bre restituisce in tutta la loro tellurica potenza. «Ogni raccolta di poesie di Emily Dickinson, come un frattale, è di per sé un trattato sulla parola: un trattato, beninteso, per immagini. Lei insegna meglio di ogni altro poeta che la parola, sacra in quanto esile, è un puro velo che la lettura taglia come fosse una tela di Fontana, per andare verso il suo rovescio, l'immagine sconfinata che la lingua poetica proietta per sempre in tutte le direzioni e che si offre come esperienza universale» (Silvia Bre). Introduzione di Sara De Simone. -
Coffeeland. Storia di un impero che domina il mondo
Il caffè è uno dei prodotti più preziosi e strategici dell'economia globale e la bevanda più popolare al mondo. ""Coffeeland"""" ricostruisce la storia sorprendente e drammatica delle sue trasformazioni imprenditoriali, sociali e culturali nell'arco di quattrocento anni. Il cuore della vicenda si svolge sugli altopiani vulcanici di El Salvador, dove James Hill, originario dei bassifondi di Manchester, in Inghilterra, fondò una delle più grandi dinastie del caffè del mondo all'inizio del XX secolo. Trasferendo le innovazioni della rivoluzione industriale nell'agricoltura delle piantagioni, Hill trasformò l'intero territorio del Salvador nella monocoltura più intensiva della storia moderna, un luogo di straordinaria produttività, disuguaglianza e violenza. Seguendo i percorsi del caffè proveniente dalle piantagioni della famiglia Hill fino ai supermercati, le cucine e i luoghi di lavoro negli Stati Uniti, e negli ubiqui caffè di oggi, Sedgewick dimostra come il caffè abbia generato sia una grande ricchezza sia una forte povertà, unendo e allo stesso tempo dividendo il mondo moderno. In questo processo, El Salvador e gli Stati Uniti si sono guadagnati il soprannome di «Coffeeland», ma per ragioni nettamente diverse e con conseguenze che arrivano fino ad oggi. Una straordinaria storia che offre una nuova prospettiva su come funziona il mondo globalizzato, facendoci riconsiderare cosa significhi essere collegati a persone e luoghi lontani attraverso alimenti d'uso comune che fanno parte della nostra vita quotidiana."" -
L'impero del cotone. Una storia globale
Il cotone è stato il primo prodotto attraverso il quale è stata avviata la costituzione di un'economia globalizzata e il mondo ha assunto, pur tra metamorfosi e trasformazioni ancora in corso, la forma che ancora oggi possiede. Ben prima dell'avvento della produzione con le macchine nel 1780, imprenditori europei e potenti uomini politici ridisegnarono l'industria manifatturiera mondiale, la cui espansione imperialista poggiava sullo sfruttamento inumano degli schiavi nelle piantagioni e degli operai nelle fabbriche. In apparenza, il volume si propone come una storia, dalle origini ai giorni nostri, del prodotto più importante del XVIII e del XIX secolo: la sua produzione, trasformazione, circolazione. In realtà, attraverso il prisma del cotone, è del capitalismo industriale che Sven Beckert vuole tracciare la storia globale, nelle sue dimensioni e componenti fondamentali, non solo economiche e tecnologiche, ma anche sociali, giuridiche, politiche. E il cotone può legittimamente assurgere al ruolo di prisma, poiché è proprio a partire da esso che il capitalismo industriale è nato. Beckert definisce ""capitalismo di guerra"""" l'insieme dei processi di insediamento imperialista, conquista coloniale, espropriazione della terra, sfruttamento intensivo di forza lavoro schiavistica, che consentiranno al Regno Unito di controllare, già nei primi decenni del XIX secolo, il mercato mondiale del cotone."" -
Vento da est
Brigida è laureata in Filosofia, quindi stabilmente disoccupata. Quando le chiedono di badare alle piante e ai gatti di uno sconosciuto, dietro lauto compenso, non le sembra vero. Ma all’ultimo piano di quell’elegante palazzo del centro c’è un viavai continuo di uomini affascinanti, donne dai mille segreti, zie prepotenti. E una preziosa lampada Tiffany che può rompersi solo a guardarla. Ostinata e leggera come una Mary Poppins dei nostri tempi, Brigida farà di tutto per rimediare a mille pasticci. Quelli dell’appartamento, dei gatti e del cuore. Dopo il successo di “Le cure della casa”, Stefania Bertola torna con un nuovo, irresistibile romanzo domestico. Quando le chiedono di occuparsi per qualche mese della casa di Damiano Galanti, raffinato designer di hotel nelle Repubbliche Baltiche, a Brigida sembra di aver trovato il lavoretto ideale. E lei è una che di lavoretti se ne intende, perché dopo la laurea in Filosofia ne ha fatti parecchi: runner per i set cinematografici, barista, dog-sitter, baby-sitter, badante part-time di un’anziana signora con la fissa per la moda, donna delle pulizie in un’impresa chiamata Bolle di Sapone. Per una come Brigida, abituata a prendere quello che viene senza pensare troppo al domani, improvvisarsi casasitter è un gioco da ragazzi. Ma le cose, fin dall’inizio, si rivelano più difficili del previsto: l’appartamento in cui si trasferisce sembra una bella adescatrice pronta a sedurre chiunque si avvicini. Agenti immobiliari con cui basta distrarsi un attimo e si finisce a letto, attrici senza scrupoli che vogliono organizzare spettacoli privati in salotto, parenti ricattatori, bambini parcheggiati lì fino a data da destinarsi. E poi ci sono due gatti che non devono scappare per nessuna ragione al mondo, un terrazzo da innaffiare e far fiorire, le improvvisate dell’ex moglie e della Fidanzata Complicata del padrone di casa, e soprattutto bisogna stare attentissimi alla Tiffany dal valore inestimabile in bella vista sul comodino. Brigida si barcamena come può, fa cautamente amicizia con le piante e nei ritagli di tempo potrebbe anche trovare l’amore, se solo non fosse così impegnata a risolvere una montagna di guai. -
L’equivoco don Milani
L'Italia ha imparato a comprendere la sua scuola in termini che le sono profondamente ostili. È questo il lascito di don Milani. E sta qui il nucleo di un equivoco che accompagna il nostro discorso educativo dagli anni Settanta in avanti. Ebreo convertito al cristianesimo e prete in odio alla borghesia, che nella Chiesa aveva aperto un'aspra polemica in nome dei poveri, don Milani sembrò incarnare una potente richiesta di cambiamento. In una maniera che ha qualcosa di profondamente ironico, tuttavia, la cultura pedagogica italiana ha finito per restare impigliata nelle stesse contraddizioni in cui si dibatteva il suo eroe. Il fatto è che don Milani, figura del nuovo, sarebbe rimasto fedele fino alla fine all'antico, al messaggio di Cristo e alla Chiesa. E a ben vedere anche a una idea di borghesia come classe di cultura. A pensarci è sorprendente come una figura cosí complessa, piena di tante cose, ambigua, contraddittoria e indubbiamente carica di fascino sia stata poi ridotta al figurino senza spessore del pedagogismo nostrano. L'ideologia che nel nome di don Milani pretende di bandirne il messaggio finisce cosí per imprigionare il prete a Barbiana ma svuota contemporaneamente Barbiana di ogni significato. -
Vitam instituere. Genealogia dell’istituzione
Dopo una lunga fase in cui si è immaginato che un pensiero radicale debba necessariamente percorrere una strada destituente, questo libro intende ripensare il rapporto tra vita e istituzioni. Ribaltando tale tesi, Roberto Esposito non solo ricostruisce il dibattito novecentesco sul ruolo innovativo delle istituzioni, ma ne riconosce la genealogia profonda in tre autori classici come Machiavelli, Spinoza e Hegel. Partendo dall'enigmatico lemma latino, di incerta origine, vitam instituere, l'autore ne coglie la prima elaborazione nella filosofia moderna, lungo una direzione che soltanto oggi sembra sperimentare un possibile esito in una nuova interpretazione del rapporto tra politica e vita. Se nel diritto romano il tema dell'institutio vitae trova un'iniziale enunciazione, è Machiavelli il primo a pensare la politica come energia istituente. Dopo che Spinoza conferisce all'immaginario sociale la capacità di istituire la vita di relazione, Hegel per la prima volta vede nello 'spirito oggettivo' lo spazio in cui società e Stato si articolano nella dinamica delle istituzioni. Ma nel sistema hegeliano, a esprimere la potenza istituente è la stessa dialettica come processo infinito in cui le idee s'incarnano nella realtà. È solo a partire da queste radici moderne che il pensiero contemporaneo trova nel movimento delle istituzioni il luogo strategico in cui i linguaggi della filosofia, dell'antropologia e della politica s'incrociano in un nuovo orizzonte di senso.