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L'informazione
Richard Tull e Gwyn Barry sono amici. Hanno quarant’anni e, dopo gli studi insieme a Oxford, sono diventati entrambi scrittori. Gwyn è uno scrittore di successo. Richard un fallito. Eppure era partito meglio dell’amico, aveva pubblicato un libro apprezzato dai critici ed era considerato una promessa. Adesso campa di recensioni, costretto a sorbirsi monumentali biografie di poeti minori. Richard odia Gwyn, vive di invidia per il suo successo. Non solo cerca vendetta, ma vuole elevare quella vendetta a forma d’arte. Per farlo, non esita a cercare l’aiuto di gente qualificata incaricandola di agire su molti fronti, tra cui l’aggressione personale. Sebbene «ogni uomo sensibile ha diritto a una crisi di mezza età», Richard Tull è però forse un uomo troppo sensibile, incapace di resistere al peso dell’informazione, di quella massa di notizie che rende tutti spettatori irrequieti e invidiosi dei successi e dei fallimenti altrui. -
La freccia del tempo
In questa storia raccontata a ritroso, la vita di un criminale di guerra nazista, il dottor Tod T. Friendly, viene narrata a partire dalla sua conclusione, procedendo all'indietro verso l'inizio. Cosi il dottor Friendly muore e in seguito si sente significativamente meglio, rompe con le sue amanti con un gesto che prelude alla loro seduzione; inoltre fa scempio dei propri pazienti prima di mandarli a casa. Fuggendo dal corpo del medico morente, che aveva lavorato come complice dei nazisti nei campi di concentramento, la coscienza del dottor Friendly inizia a vivere la sua vita dal fondo, consapevole soltanto che quella che sta vivendo è la vita di un uomo orribile in un tempo tremendo. -
Money
John Self è molto occupato. A far soldi, a bere ogni sorta di alcolici, a consumare ogni tipo di prodotto pornografico. John Self adora il fast food, la sua automobile, Times Square, la televisione spazzatura, la biancheria intima femminile. John Self è un regista pubblicitario che scopre un giorno di poter entrare nel grande giro del cinema. Tutte le stelle sono ai suoi piedi. Tutti ansiosi di apparire nel primo film di John, titolo: Good Money. O forse: Bad Money, non è ancora sicuro. John Self ha una ragazza. Si chiama Selina Street, ha un corpo strepitoso, e forse lo tradisce. Ma John ha un altro amore: Martina Twain. Raffinata, sensibile, colta. Come riuscire a eccitarsi con una che a letto legge La fattoria degli animali di Orwell? John Self ha fretta. Ormai non gli resta piú molto tempo. Deve riuscire a capire alcune cose fondamentali: chi è il suo vero padre? quanti anni ha Fielding Goodney? quali sono le preferenze sessuali di Doris Arthur? perché Martin Amis lo guarda in quel modo? -
La voce a te dovuta. Testo spagnolo a fronte
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io.Pubblicata nel ’33, questa raccolta si colloca in un momento centrale, di piena maturità del suo autore. Attraverso i suoi settanta componimenti scorre un intero poema d’amore compatto nel suo tessuto tematico e sentimentale, intervallato di silenzi che sono solo pause di respiro. Anche un canzoniere, dunque, ove l’amore si esplica in una continuità di ricerca quasi sperimentale, in una ripresa continua di motivi combinati fra loro, in un linguaggio sottilmente rinnovato, aperto alla trasformazione fantastica. Un lavoro capillare, nascosto, ma di grande suggestione per chi sa percepire le segrete sonorità della poesia. -
Qohélet o l'Ecclesiaste
Libro di miseria, libro alla miseria di tutti sacro. Al vertice della sua musica, in figure incorrutibili, una Danza della Morte tra le più esatte, forse la più preziosa, un sortilegio religioso amorale, la mano della giovinezza agiata in un eccesso di più, in modo splendido e sperperato.Non distingui in Qohélet l’oracolo dall’amico, l’aristocratico brutale del pensiero dal rapsodo popolare di storie e di proverbi, il chiaritore appassionato d’uomini dal disertore iroso dei loro contatti.Dall’introduzione di Guido Ceronetti -
Il gabbiano
“Il Gabbiano è anche un’allegoria spietata di quel male inevitabile, di quel fumoso ed ubriaco fuoco di rèsina, che è l’invaghimento di un quarantenne per una fanciulla, e, viceversa, l’estatica infatuazione di una fanciulla per un quarantenne. Trigòrin cerca evasioni e rifiorimento nell’amore di Nina che incarna la giovinezza, e la giovinezza Nina rifugge il giovane Trepliòv innamorato, per fuggir con Trigòrin, al quale l’Arkàdina, come lui quarantenne, nella paura di perderlo, si aggrappa disperatamente, assalendolo con un mare mellifluo di tenerezze, di scaltri vezzeggiativi”. (Dalla Nota introduttiva di A. M. Ripellino) -
Poesie amorose. Poesie teologiche
Per nessun altro, amore, avrei spezzato questo beato sogno. Buon tema alla ragione, troppo forte per la fantasia. Fosti saggia a destarmi. E tuttavia tu non spezzi il mio sogno, lo prolunghi. Tu cosí vera che pensarti basta per fare veri i sogni e le favole storia. Entra fra queste braccia. Se ti parve meglio per me non sognar tutto il sogno, ora viviamo il resto.Virginia Woolf ha notato come la qualità che piú avvince in Donne non sia tanto il significato, pur carica com’è di significato la sua poesia, quanto l’esposione con la quale egli rompe nel discorso. «Ogni prefazione, ogni parlamento è consumato, egli piomba nella poesia per la via piú breve», come un amante salta dalla finestra in una stanza, chiudendo fuori tutto il resto: epoca, luogo, universo. Ci arresta con un gesto « Stand still … Ferma… comanda. E fermarci dobbiamo». Il ciclo dei suoi poemi d’amore per Anne More ci ricorda quello, di poco piú tardo, delle scene familiari di Rembrandt e Saskia. Conosciamo ogni mobile delle loro stanze, ogni riflesso delle loro finestre, ogni bagliore dei calici in cui brindano, ogni piega dei cortinaggi del loro letto, ma del mondo esterno non si curano di dirci nulla. -
Giorni felici
Un'ennesima straordinaria esplorazione beckettiana della vita, ai margini della follia.«Interrata fin sopra alla vita, esattamente al centro del monticello, Winnie. Sulla cinquantina, ben conservata, preferibilmente bionda, braccia e spalle nude, corpetto scollato, seno generoso, giro di perle. Sta dormendo, le braccia davanti a sé, per terra, la testa sulle braccia. Accanto a lei, alla sua sinistra, una sporta nera molto capace, e alla sua destra un parasole retrattile, col manico che sporge dal fodero». Queste le indicazioni di scena dello stesso Beckett per Winnie, una delle due voci dialoganti di Giorni felici . Nel suo chiacchiericcio cantilenante, nei repentini cambiamenti di umore, nella banalità insensata delle sue raccomandazioni al marito WiIlie, si ritrova un’ennesima straordinaria esplorazione beckettiana della vita, ai margini della follia. -
La Madre
Scritta fra il 1930 e il 1931, questa pièce fu rappresentata per la prima volta il 14 gennaio 1932 – anniversario dell’assassinio di Rosa Luxemburg – al berlinese «Theater am Schiffbauerdamm» ed è una rielaborazione dell’omonimo romanzo di Maksim Gor’kij, incentrato sulla rivoluzione russa del 1905. Pelagia Vlassova, la protagonista, da principio ostile alle idee rivoluzionarie del figlio, che considera pericolose e contrastanti con il suo sentimento religioso, gradualmente si convince che quella scelta politica è invece giusta, e dalla persuasione passa all’azione «trasformandosi in un’agitatrice stupenda – come ha notato Italo Alighiero Chiusano -, piena di umorismo e di risorse, che supera eroicamente ogni tragedia personale (il figlio Pavel finisce fucilato dal governo zarista) e collettiva (la fame, le persecuzioni, la guerra), contribuendo a quel trionfo dell’idea bolscevica cui farà in tempo ad assistere, portando la bandiera rossa nel quadro finale. (…) Nella sua limpida coerenza anche estetica, nella vitalità della protagonista, nel sereno distacco della rappresentazione, La Madre resta un’opera d’arte, anche se non delle precipue di Brecht». -
Morgue
Auf jedem Tisch zwei. Männer und Weiber kreuzweis. Nah, nackt, und dennoch ohne Qual. Den Schädel auf. Die Brust entzwei. Die Leiber gebären nun ihr allerletztes Mal. Due su ogni tavolo. Di traverso tra loro uomini e donne. Vicini, nudi, eppur senza strazio. Il cranio aperto. Il petto squarciato. Ora figliano i corpi un'ultima volta. Gottfried Benn, Morgue«In una Berlino, non a torto definita da H. E. Jacob qualcosa come un’ “esperienza che scuote i nervi”, anche Benn, come i poeti del “Neopathetisches Cabaret”, compie la sua brutale incursione nel quotidiano, nel brutto, nel patologico, sconvolgendo l’ hortus conclusus della poesia neoromantica, come volevano Ernst Blab e i suoi amici Hiller, Heym e van Hoddis; e non è senza significato che un appassionato recensore di Morgue – l’alsaziano Stadler, che proprio dopo il 1911 aveva definitivamente maturato il suo distacco dall’Impressionismo – apprezzasse in queste poesie la fredda violenza con cui era stato spazzato via “l’ideale lirico del cavaliere-dal-fiorellino-azzurro”». (Dall’ Introduzione di Ferruccio Masini) -
I fisici
Scritta nel 1962 e ambientata nel salotto di una sofisticata clinica elvetica per malattie mentali, questa commedia in due atti viene condotta con le armi della farsa e di un grottesco tinto di cabarettismo. Durrenmatt vi affronta, attraverso un continuo capovolgimento dell’azione scenica, rivelazioni e sempre nuovi personaggi, il tema epocale della responsabilità dello scienziato di fronte al genere umano. Formalmente “giallo poliziesco” con tanto di cadaveri e poliziotti – solidi poliziotti svizzeri che puzzano di vino e tabacco – sul palcoscenico, la pièce è di fatto una sapiente metafora della nostra condizione nell’èra nucleare.Muovendo infatti dalla considerazione che “un dramma che tratti di fisici deve essere paradossale”, Durrenmatt avverte che se “il contenuto della fisica riguarda solo i fisici, i suoi effetti riguardano tutti”, ma “ciò che riguarda tutti può essere può essere risolto solo da tutti”. In questa pièce dagli incalzanti sovvertimenti “siamo sempre ad un passo da Hitchcock”, notava Ladislao Mittner, siamo cioè nell’inquietante condizione di chi non sa sino alla fine da che parte stia la verità. -
Gli spettri
All'inaugurazione di un asilo, fatto costruire da Elena Alving, intervengono il figlio Osvaldo, reduce da Parigi e il pastore Manders, amato da Elena. Le lodi che Osvaldo fa della vita parigina scandalizzano il pastore, non Elena che ha sempre nascosto al figlio il suo matrimonio fallito e la dissolutezza del padre. Osvaldo è minato da una malattia trasmessagli dal padre che può portarlo alla pazzia. L'amore di Regina potrebbe salvarlo, ma la madre gli rivela che la ragazza è sua sorella. Regina abbandona la casa e la pazzia di Osvaldo esplode in tutta la sua violenza. -
La donna del mare
La donna del mare, pubblicata nel 1888 è un’opera assai rigorosa, percorsa da una tensione poetica trascinante, almeno sul piano della struttura compositiva.rnÈ vero che non tutto il dramma di Ellida, quello complementare del dottor Wangel, le vicissitudini dei personaggi minori che li circondano riescono a tradursi in compiuta espressività. Pur tuttavia il dramma ha momenti di straordinaria suggestione, scanditi quasi da un ritmo lirico: solo a tratti l’attitudine ragionativa, che fu alla base della personalità ibseniana, affiora, raffrenando l’impeto di certe scene in schemi logici precostituiti. Con tutto ciò La donna del mare resta tra i testi più significativi di Ibsen, lungo l’irto e complesso itinerario che il drammaturgo percorre riflettendo sui problemi, per lui vitali, della libertà, della presa di coscienza della personalità umana: problemi che oggi, soprattutto per quanto concerne l’universo femminile, sembrano riacquistare un accento di singolare attualità. -
Il lutto si addice ad Elettra
‘Mourning Becomes Electra’ si intitola questa trilogia di Eugene O’Neill, tredici atti in tre parti designate come ‘House-coming’, ‘The Hunted’, ‘The Haunted’: una lunga notte di spettacolo cui O’Neill invitò pubblico e critica la sera del 26 ottobre 1931 al Theatre Guild. Nata nella mente del drammaturgo molti anni prima, avviata nel 1929 in Francia, scritta nel corso di una vacanza nelle isole Canarie nel 1931, ‘Il lutto si addice ad Elettra’ è certo il dramma più complesso e impegnativo di O’Neill. -
Gli esami non finiscono mai
Di questi Esami, andati in scena nel dicembre 1973, scriveva all’epoca del debutto Franco Quadri: “… vorrebbero occupare un posto a parte nell’ultima produzione di Eduardo, sia perché riassumono un collage delle sue tematiche più tipiche, sia per il metaforico distendersi a coprire l’arco della vita di un uomo. Guglielmo Speranza, il protagonista, è il simbolo di un’umanità sognatrice e illusa, destinata a scontrarsi con gli inganni della vita e a soccombere. Questa sconfitta si esprimerà in un estremo rifiuto della parola e della comunicazione… Al funerale, vedremo Speranza apparire ancora vivo, in piedi tra i portatori della sua immaginaria bara, agitandosi come un triste giullare; perché non può morire il concetto che in lui si incarna”. -
Sabato, domenica e lunedì
In ‘Sabato, domenica e lunedì’ – commedia in tre atti, scritta nel 1959 e rappresentata per la prima volta il 6 novembre dello stesso anno al Teatro Quirino di Roma dalla compagnia ‘Il teatro di Eduardo’ – c’è, come ha sottolineato S. Lori (in ‘Intervista con il grande autore-attore napoletano’, 1969) ‘un fermento contestatario, c’è un’anticpazione dell’avvento del divorzio anche in Italia, c’è una apparente fusione di finti rapporti cordiali in una famiglia in cui convivono i rappresentanti di tre generazioni: nonni, figli, nipoti, ma dietro la facciata bonaria si avverte un ammonimento a tutti i coniugi che non vanno d’accordo: spiegatevi, chiaritevi i vostri dubbi, i vostri tormenti. E alla fine della commedia non c’è chi non comprenda che soltanto l’amore può tenere insieme due esseri; non certo il matrimonio, e nemmeno i figli’. -
Girotondo
“Girotondo” – un piccolo capolavoro che fu colpito, all’epoca della sua prima rappresentazione, da un procedimento giudiziario per ‘pornografia’ – è commedia resa attuale dal ‘tono’ drammaturgico di Schnitzler, dal suo disincanto spinto ai limiti del virtuosismo, dall’ironia che sconfina nell’amarezza, e che disvela la fallacia delle norme morali dominanti nella società viennese del tempo, di cui “Girotondo” è una cartina di tornasole. Su questo sfondo Arthur Schnitzler scatena il balletto di un amore visto nella sua dimensione più effimera e sensualmente epidermica: non l’amore della commedia ‘alla francese’, spiritualizzante grazia e spirito, talvolta osé ma sempre nei limiti del buon gusto; al contrario l’amore scrutato con un vivo senso critico nei confronti dell’esistenza ‘sicura’ e ‘borghese’ dei propri contemporanei e interpretato con la consapevolezza d’una fine imminente, di una dissoluzione a cui i personaggi e i valori che essi rappresentano non potranno sottrarsi. -
Gli affari del signor Giulio Cesare
La scoperta che la cosa più grande di Cesare erano i suoi debiti, e che questi furono la causale del suo successo politico, suscita una reazione di stupore, incredulità e fastidio nel personaggio che parla in prima persona in questo romanzo: uno storico giovane e idealista che -a vent’anni dalla morte di Cesare- raccoglie materiali per scriverne la biografia. Brecht, narrando i colloqui del giovane col banchiere Spicro, e soprattutto riproducendo gli immaginari diari del segretario di Cesare, Raro, riscrive la storia di Roma nel I secolo a. C., col risultato di restituirla, con sorprendente verosimiglianza, alla sua dimensione economica, “affaristica”. E’ una sfida che, se riesce credibile sul piano storico, pur nella volontaria parzialità, è felicissima sul piano narrativo. Brecht, in quest’opera rimasta incompleta e pubblicata postuma nel 1956, si è rivelato un romanziere efficace con uno stile da storico: probabilmente il suo tono freddo, asciutto, argomentativo non sarebbe dispiaciuto allo scrittore Cesare, per il quale è qui professata una latente, originalissima simpatia. -
Peer Gynt
Scritto tra Roma e la Campania nel 1867, questo capolavoro teatrale in cinque atti in versi (di cui Edward Grieg scrisse le musiche di scena per la rappresentazione a Cristiania nel 1876) fonde memoria personale e leggenda, storia e fiaba per ricreare un uomo-simbolo, il nordico Peer del titolo, eroe-bambino teso a sempre nuove avventure e scoperte, sotto l’impulso di un indomabile esotismo. -
Elegie duinesi
Soglia: oh pensa che è, per due che si amano logorare un po' la propria soglia di casa già alquanto consunta, anche loro, dopo dei tanti di prima, e prima di quelli di dopo... leggermente.Iniziate nel castello dei principi Della Torre e Tasso a Duino nel 1912, continuate in Spagna e a Parigi fino al 1914, le dieci elegie di questa raccolta furono terminate a Muzot, nel Vallese, nel 1922. Con La terra desolata di Thomas Stearns Eliot e Anabasi di Saint-John Perse, questi versi contribuirono a determinare il clima poetico dominante in Europa negli anni Venti. Essi costituiscono altresí l’ultima e púù importante opera di Rilke e rappresentano il momento piú intenso della sua ispirazione.