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La nuova manomissione delle parole
Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. In un'epoca come la nostra, quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l'uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose. Manomissione, certo, significa danneggiamento. Ma nel diritto romano indicava la liberazione degli schiavi. Questo libro si misura con tale ambivalenza: del nostro linguaggio indica le deformazioni, ma anche la possibilità delle parole di ritrovare il loro significato autentico. È la condizione necessaria per un discorso pubblico che sia aperto e inclusivo. La manomissione delle parole era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Era un'altra epoca e, allo stesso tempo, era l'inizio di questa epoca. Il linguaggio era quello dell'ascesa di Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Perciò il testo è stato storicizzato e aggiornato, con le nuove torsioni della lingua prodotte dall'avanzata populista. Sono sei i pilastri del lessico civile che questa guida anarchica e coraggiosa riscopre: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, popolo. A partire da queste parole chiave Gianrico Carofiglio costruisce un itinerario profondo e rivelatore attraverso i meandri della lingua e del suo uso pubblico. In un viaggio libero e rigoroso nella letteratura, nell'etica e nella politica, da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione, oggi, significa essere cittadini liberi. Le parole, nel loro uso pubblico e privato, sono spesso sfigurate, a volte in modo doloso, altre volte per inconsapevolezza. Un libro politico che segnala le ferite del nostro linguaggio, ma indica anche le strade possibili della sua liberazione. -
Trilogia esplicita: Romanzo esplicito-P. La mia adolescenza trans-Anestesia
Con il suo ineguagliabile segno scarno, primario, essenziale, un’autrice che in pochi anni si è imposta tra le voci più importanti del fumetto italiano ci trasporta in un percorso complesso, doloroso ma traboccante di vita. Un’autobiografia in tre tappe, che si fanno strada sulla pagina seguendo l’ordine dettato dall’urgenza del racconto. Ecco allora Romanzo esplicito, folgorante opera prima di Fumettibrutti, la storia di un amore importante, seguito in tutta la sua sofferta evoluzione attraverso squarci di vita vera, in cui il sesso può condurre all’apice dell’unione ma anche nel baratro della solitudine. Con P. La mia adolescenza trans si torna indietro nel tempo agli “anni zero”: sullo sfondo di scuola, bullismo, vita familiare e sociale, sballi, incontri in rete e cupio dissolvi, un adolescente scopre la sua identità di genere e fa i conti con le complicazioni che questo comporta nell’accettazione del proprio corpo. È l’inizio di un cammino di consapevolezza e di scelte che condurranno, in Anestesia, a sfidare gli ostacoli che tribunali, istituzioni e aspettative sociali seminano sulla via della piena realizzazione di sé. Tre storie che si intrecciano in una vita e disegnano, su tutto, la solitudine e l’amore, e quanto sia difficile e tormentoso, ma necessario, giungere ad amare noi stessi. Un canto di lancinante purezza e un grido di libertà. -
Punto pieno
Palermo, 1955. La guerra è finita, ma le vite della famiglia Sorci continuano a essere travagliate. Andrea, in preda a un accesso di rabbia, ha commesso un omicidio, e per salvarlo deve intervenire il potentissimo Peppe Vallo, figlio illegittimo del padre di Andrea, il barone Sorci. Rico, nipote di Andrea, che sa ma non parla, è un uomo tormentato, deluso dalla Sicilia ferita del dopoguerra: vive accanto a Rita, che ama e non può fare a meno di tradire. Eppure qualcosa si muove: le zie che i Sorci hanno ribattezzato “le Tre Sagge” fondano nella sagrestia della chiesa dei Santi Scalzi il Circolo del Punto Pieno. Dalla nobildonna alla monaca alla prostituta, in quel “tripudio febbrile delle dita” si dà forma a una sorta di adunanza femminile dove si rammendano traumi sociali e famigliari. È una nuova sorellanza basata su una “separazione dal mondo fuori che solo le donne, quando sono insieme, riescono a creare e a difendere”. Tra un corredino, una tovaglia e un lenzuolo, l’uomo vola sulla Luna, gli studenti si ribellano. E la tensione positiva dei movimenti a cavallo fra gli anni sessanta e settanta si scontra con le contraddizioni dell’isola. Simonetta Agnello Hornby tiene stretto il filo della saga famigliare cominciata con Caffè amaro e proseguita con Piano nobile per consegnarci un appassionante ricamo di omicidi, ossessioni, amori, violenze nella Sicilia della seconda metà del Novecento. -
Cox o il corso del tempo
Il grande imperatore cinese Qiánlóng, l’uomo più potente dell’epoca, invita alla propria corte a Beijing il celebre orologiaio inglese Alistair Cox. Vuole che costruisca per lui preziosi e raffinatissimi strumenti che sappiano misurare le diverse velocità con cui scorre l’esistenza umana, nei suoi svariati momenti: il tempo dell’infanzia, dell’amore, della felicità, della malattia e del morire. E, infine, un orologio capace di misurare persino l’eternità. Sullo sfondo dello splendido XVIII secolo cinese, Christoph Ransmayr narra l’incontro di due figure storiche che, nella realtà, non si incontrarono mai. La potenza del racconto dà vivace corpo a una suggestiva riflessione sullo scorrere della vita, in una lingua elegante e precisa quanto i delicati strumenti che scandiscono il tempo. -
Il grembo paterno
Ci sono persone che, quando le incontriamo, “ci bussano al sangue”: e Adele, incontrando Nicola, ha la certezza di avere trovato la persona con cui sentirsi finalmente intera. Ma quando l’intesa tra loro comincia a vacillare, sente prepotente il bisogno di confrontarsi con il proprio passato. Così, in una notte fatale che segnerà per sempre il destino dell’umanità, Adele torna al paese dove è nata, marchiata da un soprannome, Senzaniente, che è pesato sulla sua famiglia perfino dopo che il padre, Rocco, ha sfidato la miseria e conquistato il benessere. La storia fra Adele e Nicola s’intreccia allora alla storia di Adele e suo padre, in una spola sempre più serrata fra passato e presente, dove quello che ci è stato tolto quand’eravamo bambini rischia di diventare l’unica misura di quello che il mondo ci potrà offrire. Nessuno dei personaggi di questo romanzo riesce a tenere stretto quello che è convinto di desiderare, mentre l’intrinseca violenza delle relazioni si mescola alla loro intrinseca dolcezza. E una televisione sempre accesa si prende gioco dello sforzo di tutti di credere alla propria esistenza. Chiara Gamberale risale all’origine delle nostre domande sull’amore, in quella terra scoscesa dove abbiamo cominciato a essere la persona che siamo, per regalarci le sue pagine più potenti, commosse e ispirate. -
Canto per Europa
Il Continente, imbarbarito e senz’anima, ha dimenticato le sue origini e persino il suo nome. Per ritrovarlo, quattro Argonauti occidentali battono il Mediterraneo fino alle coste del Libano, dove accolgono a bordo della loro barca ultracentenaria una giovane profuga siriana che chiede di fuggire con loro verso ovest. La chiamano Europa, dalla scritta sul foglio che ha mostrato loro al suo arrivo, e quel nome, pur sconosciuto, risuona loro nelle orecchie. In quella giovane silenziosa rivive presto la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove-toro, mentre il viaggio attraversa le meraviglie del mare aperto ma anche la deriva di un mondo fuori controllo – clima impazzito, guerre, migrazioni e turismo di massa – che si intrecciano in un racconto in bilico fra il presente e i millenni. Ingravidata in sogno dal re degli dei, la ragazza si svela come la Grande Madre e, nel vedere per la prima volta la sua nuova terraferma, esprime la propria gioia in modo tale che i compagni, commossi, decidono di dare al continente il nome di lei. La sua epopea li aiuterà a comprendere il senso della loro patria comune. Come dichiara l’autore, nella nuova intensa postfazione a questa nuova edizione, “scritto di notte in mezzo a una tempesta di visioni, questo libro, ridotto all’essenza, altro non è che la dichiarazione d’amore per una migrante: […] nulla vi era di più adatto della storia di quella donna coraggiosa che attraversava un mare in tempesta, sbarcava dopo mille peripezie e creava una stirpe nuova, additandoci la strada di un rinascimento”. -
Il tempo delle ciliegie
Parigi sembra fatta apposta per gli innamorati, ma Cupido volta le spalle ad André Chabanais, editor delle Éditions Opale e autore sotto pseudonimo di un romanzo che deve il suo successo proprio all’amore. Aurélie, l’impulsiva fidanzata di André, è assente e distratta. Tutto ha avuto inizio a San Valentino: doveva essere la loro grande serata, ma succede qualcosa di inaspettato. Le Temps des cerises, il ristorante di Aurélie, sembra aver ottenuto una stella Michelin, ma dopo la felicità si scopre che il premio è frutto di un errore: il vero vincitore è un ristorante omonimo di Vétheuil, con il suo arrogante chef. Quando però Aurelié incontra il “rivale” di persona, resta affascinata dai suoi modi colti e raffinati e dai suoi occhi azzurri. Viziato dal successo del suo romanzo, che la bella libraia Artémise Belfond non smette di lodare, André dovrà imparare cos’è la gelosia. -
Opere. Vol. 4: Psichiatria e fenomenologia
“La fenomenologia non scinde l‘uomo in anima e corpo, ma connette il corpo al mondo.” L’ansia della psichiatria di accreditarsi come scienza, sul modello delle scienze della natura, ha portato all’oggettivazione del folle nella più completa rimozione della sua soggettività. Quello che per un greco antico era un “invasato dal dio” e per un medievale un “posseduto dal demonio”, per la scienza psichiatrica diventa un “malato”. Ciò che ne nasce non è una psicologia che, direbbe Jaspers, “comprende” l’uomo per come si dà, ma una psico-fisiologia che lo “spiega”. Se però la psicologia oggettiva lo psichico e, come fa la fisiologia con gli organi corporei, lo tratta come cosa in sé che non si trascende in altro, perde la specificità dell’umano. Umberto Galimberti ci accompagna nella visione fenomenologica, grazie alla quale la psicologia non dovrà più spiegare i rapporti che intercorrono tra psiche e corporeità, ma potrà descrivere le evidenti relazioni che intercorrono tra il corpo e il mondo e le produzioni di significato che queste relazioni esprimono. Per la psicologia fenomenologicamente fondata, infatti, il “sano” e l’“alienato” appartengono allo stesso mondo, anche se l’alienato vi appartiene con una struttura di modelli percettivi e comportamentali differenti; dove la differenza non ha più il significato della “disfunzione” ma semplicemente quello della “funzione” di una peculiare organizzazione esistenziale, ossia di un certo modo di essere-nel-mondo e di progettare, nonostante tutto, il mondo. -
Opere. Vol. 5: Il corpo
Sommerso dai segni con cui scienza, economia, religione, psicoanalisi, sociologia l’hanno di volta in volta connotato, il corpo è stato vissuto come organismo da risanare, forza lavoro da impiegare, carne da redimere, inconscio da liberare: nel corpo, nella repressione della sua naturale ambivalenza, è leggibile la storia culturale dell’Occidente. Come argomenta Galimberti, “dalla ‘follia del corpo’ di Platone alla ‘maledizione della carne’ nella religione biblica, dalla ‘lacerazione’ cartesiana della sua unità alla sua ‘anatomia’ a opera della scienza, il corpo vede concludersi la sua storia con la sua riduzione a ‘forza-lavoro’ nell’economia, dove più evidente è l’accumulo del valore nel segno dell’equivalenza generale, ma dove anche più aperta diventa la sfida del corpo sul registro dell’ambivalenza”. Un libro affascinante e fondamentale, la proposta di una psicologia che, togliendo la scissione anima/corpo su cui si fonda, cominci a pensarsi contro se stessa.""""|Libri"" -
Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente
La metafisica, inaugurata da Platone, secondo Martin Heidegger ha messo in circolazione un'unica forma di pensiero: il pensiero calcolante, che ha trovato nell'economia e nella tecnica l'espressione più alta e organizzata. ""Tutto funziona"""", scrive Heidegger, e """"questo è appunto l'inquietante"""". La tecnica è infatti la realizzazione compiuta dell'intenzione segreta della metafisica, la più idonea a garantire non solo la disponibilità di tutte le cose, ma anche la loro riproducibilità. Eppure, la razionalità imposta dalla tecnica, che esige di raggiungere il massimo degli scopi con l'impiego minimo dei mezzi, finisce per mettere fuori gioco la condizione umana. Ciò che fuoriesce da questa razionalità, per la tecnica è solo un elemento di disturbo e dunque deve essere eliminato. Accade però che l'uomo non sia solo razionalità, ma anche irrazionalità. Infatti irrazionale è la fantasia, l'immaginazione, l'ideazione, il desiderio, il sogno. E se questi aspetti vengono ridotti o soppressi, abbiamo ancora a che fare con l'uomo? Umberto Galimberti ci conduce nella riscoperta del pensiero di Heidegger e fa un fondamentale passo in avanti. Al tempo di Heidegger la tecnica poteva ancora essere considerata uno strumento nelle mani dell'uomo. Oggi non lo è più: è diventata l'ambiente in cui l'uomo vive, e l'uomo stesso è diventato un funzionario della tecnica. """"Questo libro"""", scrive Galimberti, """"è una guida alla lettura di Heidegger e, come ogni guida, conduce da un 'primo inizio' a un 'altro inizio', come lo chiama Heidegger, per giungere al quale occorre attraversare l'intero pensiero occidentale, che è stato governato dalla metafisica inaugurata da Platone""""."" -
Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi
Negli ultimi cinquant’anni si è compiuta una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei governanti contro i governati. Dai birrifici del Colorado alle facoltà di Harvard, ai premi Nobel di Stoccolma, Marco d’Eramo ci guida nei luoghi dove questa sedizione è stata pensata, pianificata, finanziata. Di una vera e propria guerra si è trattato, anche se è stata combattuta senza che noi ce ne accorgessimo. La vittoria è tale che oggi termini come “capitalisti”, “sfruttamento”, “oppressione” sono diventati parolacce e “ci è più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo”. La rivolta dall’alto contro il basso ha investito tutti i terreni, non solo l’economia e il lavoro, ma anche la giustizia, l’istruzione: ha stravolto l’idea che ci facciamo della società, della famiglia, di noi stessi. Ha sfruttato ogni crisi, tsunami, attentato, recessione, pandemia. Ha usato qualunque arma, dalla rivoluzione informatica alla tecnologia del debito. Insorgere contro questo dominio sembra ormai una stramberia patetica. E tale resterà se non impariamo da chi continua a sconfiggerci. “Il lavoro da fare,” scrive d’Eramo, “è immenso, titanico, da mettere spavento. Ma ricordiamoci che nel 1947 i fautori del neoliberismo dovevano quasi riunirsi in clandestinità, sembravano predicare nel deserto, proprio come noi ora.” -
La foresta in fiore
Appena diciassettenne, Kimitake Hiraoka vede pubblicato su rivista il suo racconto ""La foresta in fiore"""", firmato con lo pseudonimo, destinato a diventare celebre in tutto il mondo, di Yukio Mishima. Tre anni dopo, lo stesso testo darà il nome a una raccolta la cui prima edizione andrà subito esaurita: è l’inizio di una straordinaria carriera letteraria, la cui eco non si è ancora spenta. Scritti durante la Seconda guerra mondiale, tra i sedici e i diciotto anni dell’autore, i cinque racconti qui riuniti ruotano intorno al desiderio che, sottile e struggente, si insinua nel cuore dei personaggi, si gonfia lentamente, infine esplode infrangendosi contro la forza dissacrante dell’ironia, tagliente in Mishima già in questi testi giovanili. Gli antenati, la tradizione, le antiche capitali, il mondo degli dei, i giovani amori travagliati, una sottile analisi introspettiva, la creazione di un mondo onirico e psicologico alternativo a quello reale rivelano già il tratto febbrile e solenne del grande scrittore, testimoniano sia nei contenuti sia nel ricercatissimo linguaggio classicheggiante una cultura letteraria di dimensioni insolite per uno scrittore così giovane; allo stesso tempo, ci aiutano a portare alla luce il rapporto libero e ludico con la poesia e la letteratura di un adolescente che si rifugiava in un mondo di sogni, per poi godere della gioia di materializzarlo nelle parole."" -
La figlia del sole. Vita ardente di Katherine Mansfield
“Ci sono scritture che corrono al margine dell’esistenza, e ne costituiscono l’essenza. Scritture cosparse di scorie di vitarnche brucia. Scritture che del dolore del vivere colgono la fiamma abbagliante. E bruciano chi legge. Di questo genere èrnla scrittura di Katherine Mansfield. Ribelle, pellegrina, trasformista senza radici se non quelle che affondano nella scrittura,rnKM, come si firma la nostra ‘stella’– con l’accelerazione di chi non ha neppure il tempo di compitare per intero il suo nome –, sprigiona la luce di una realtà esotica, magica, che questo romanzo ricrea, grazie a un gioco di scatole cinesi cherni due protagonisti, un fratello e una sorella affascinati dalla scrittrice neozelandese, aprono a una a una guidandoci a unrnincontro profondo con la sua immaginazione. Come sempre nelle scritture dell’anima, il viaggio è verso l’origine, che èrnimmancabilmente anche l‘inizio di tutto. Perché l’anima è un demone legato al luogo di nascita, e lì KM torna scrivendo. Ernse il prezzo del suo viaggio à rebours è, alla lettera, una iniziazione alla sua propria morte e rinascita nella scrittura, chirnlegga l’ispirato dialogo delle due voci di questo romanzo comprenderà come ogni volta chi legge davvero entra con il propriornautore, o autrice, in un colloquio autentico, in una relazione creativa che riporta alla vita chi l’ha pronunciata. Sì chernpotremmo dire che, se scrivere è inoltrarsi nel mistero alchemico di un’opera al nero, leggere lo è altrettanto.” - Nadia Fusini -
Oceano mare
"Oceano mare"""" racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell'oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici." -
Una storia coniugale
Una mattina, al risveglio, Naama scopre che un inspiegabile evento ha sconvolto nel corso della notte la rassicurante realtà su cui si fondava la sua esistenza. Suo marito, fino a quel momento un uomo perfettamente sano impegnato in una vivace attività di guida turistica, non è più in grado di alzarsi dal letto. Un inizio che non può non riportare alla mente La metamorfosi di Kafka e che ci getta al cuore della relazione fra Udi, il cui corpo è entrato in una sorta di “sciopero”, e sua moglie, che cerca di fare i conti con la crisi del proprio matrimonio. Seguendo le oscillazioni di Naama, di volta in volta tramortita da un irrimediabile senso di perdita o elettrizzata dalla sensazione di aver preso finalmente in mano la propria vita, la trama ora rallenta e ora accelera portando il lettore a esplorare i più intimi dettagli della vita in comune di Udi e Naama; e attraverso i minuti particolari del legame che unisce la protagonista e suo marito è come se ciascuno di noi osservasse per la prima volta, sotto una lente d’ingrandimento cui nulla sfugge, il proprio legame di coppia. Un romanzo ardito e ricco di profonde intuizioni, in cui l’immobilità fisica è una potente metafora della paralisi che può colpire un rapporto coniugale quando, dopo anni di impulsi emotivi nascosti e di silenzi, marito e moglie finiscono per trasformarsi in due perfetti sconosciuti. -
Un amore partigiano
Iole Mancini ed Ernesto Borghesi si conobbero al mare, nell’agosto del 1937. Ma il loro non fu solo un amore estivo: nell’Italia sull’orlo del precipizio si sposano, diventano partigiani nei Gap, combattono i nazifascisti nella Roma occupata. Ernesto è coinvolto nel fallito attentato a Vittorio Mussolini, il secondogenito del Duce, il 7 aprile 1944; Iole viene reclusa nella prigione di via Tasso, uno dei simboli più feroci dell’occupazione nazista nella Capitale dove, nel tentativo di fiaccare la Resistenza, vennero rinchiusi e torturati più di duemila oppositori politici, partigiani, militari. Interrogata a più riprese da Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, Iole non tradisce Ernesto né i suoi compagni. Divisi l'una dall'altro, riescono entrambi a fuggire romanzescamente alla morte. Poi la guerra finisce, ma le cose non vanno come Iole le aveva immaginate. Come fare i conti con un destino ostile? A centodue anni, Iole narra con parole piene di commozione una storia d’amore e di resistenza alle avversità della vita. Una storia d’amore e di libertà nell’Italia occupata. I nostri anni più bui raccontati dall’ultima sopravvissuta di via Tasso. -
Il guardiano notturno
La vita, la fiera identità culturale, gli amori e le lotte sociali di una piccola comunità di indiani, minacciata da un disegno di legge che vorrebbe smantellare le riserve. È il 1953. Thomas Wazhashk è guardiano notturno allo stabilimento di rubini industriali che si trova vicino alla riserva della Turtle Mountain, Nord Dakota. Ma soprattutto è il presidente del consiglio tribale, e deve riuscire a fermare un progetto che mette a repentaglio i diritti dei nativi americani e la loro stessa identità. Su questo sfondo storico si snodano le vicende della giovane Pixie, desiderosa di lasciare la riserva ma costretta a lavorare nella fabbrica per supportare la sua famiglia. Fino al giorno in cui la sorella Vera, trasferitasi a Minneapolis, smette di dare notizie di sé. Inesperta ma determinata, assieme al pugile locale Wood Mountain, Pixie partirà alla ricerca della sorella scomparsa nei meandri della metropoli. Percorso da un umorismo sottile e spiazzante, popolato da personaggi acutamente tratteggiati, fra antichi rituali e sfide tutte moderne, Il guardiano notturno è il ritratto emozionante e indimenticabile di una comunità in lotta per la sopravvivenza contro le continue aggressioni legislative, religiose ed economiche. Vincitore del premio Pulitzer per la Narrativa 2021. -
Le piccole libertà
Oliva ha trent’anni, una passione segreta per gli snack orientali e l’abitudine di imitare Rossella O’Hara quando è certa di non essere vista. Di lei gli altri sanno solo che ha un lavoro precario, abita con i genitori e sta per sposare Bernardo, il sogno di ogni madre. Nessuno immagina che soffra di insonnia e di tachicardia, e che a volte senta dentro un vuoto incolmabile. Fa parte della vita, le assicura la psicologa, e d’altronde la vita è come il mare: basta imparare a tenersi in equilibrio sulla tavola da surf. Ma ecco arrivare l’onda anomala che rischia di travolgerla. Dopo anni di silenzio, la carismatica ed eccentrica zia Vivienne – che le ha trasmesso l’amore per il teatro e la pâtisserie – le invia un biglietto per Parigi, dove la aspetta per questioni urgenti. Oliva decide di partire senza immaginare che Vivienne non si presenterà all’appuntamento e che mettersi sulle sue tracce significherà essere accolta dalla sgangherata comunità bohémienne che fa base in una delle più famose librerie parigine, Shakespeare and Company. Unica regola: aiutare un po’ tra gli scaffali e leggere un libro al giorno. Mentre la zia continua a negarsi, Oliva capisce che può esserci un modo di stare al mondo molto diverso da quello a cui è abituata, più complicato ma anche più semplice, dove è possibile inseguire un sogno o un fenicottero, o bere vino sulla Senna con un clochard filosofo. Dove si abbraccia la vita invece di tenersene a distanza, anche quando fa male. E allora, continuare a cercare l’inafferrabile Vivienne o cedere al proprio senso del dovere e tornare a casa? E soprattutto: restare fedele a ciò che gli altri si aspettano da lei o a se stessa? Quando tante piccole libertà finiscono per farne una grande, rinunciarci diventa quasi impossibile. “Ci sono piccole libertà che ci cambiano per sempre. Perché tante piccole libertà ne fanno una grande.” -
Su un letto di fiori
Miki è stata trovata da neonata su un soffice letto di alghe in riva al mare, e da quel momento la sua vita è stata all’insegna dell’amore grazie agli Ōhira, la famiglia che l’ha adottata. Nonno, papà, mamma e zio Akio sono personaggi un po’ bizzarri, che gestiscono un bed & breakfast in una cittadina a strapiombo sull’oceano, ma l’hanno cresciuta con tutto l’affetto a loro disposizione. Miki è una ragazza così felice da sembrare quasi sciocca, ma non le importa, perché per lei la sua vita nel piccolo paese è quanto di meglio si possa desiderare. Finché un giorno non torna dall’estero un amico di infanzia, Nomura, e qualcosa inizia a cambiare. La quiete viene turbata anche da alcuni episodi inquietanti che Miki non riesce a spiegarsi: una strana signora che si aggira intorno alla sua casa, sassi misteriosi comparsi nel vialetto, mucchietti di ossa spuntati nel giardino del palazzo stregato che sorge lì accanto. Insieme alla sua famiglia e a Nomura, Miki imparerà che la vita può essere anche più complicata, ma non per questo meno bella. E scoprirà che l’amore, come l’odio, può essere il motore di storie inattese. -
Spizzichi e bocconi
“Il cibo ha una storia spaventosa, eroica, miracolosa. La scrittura sacra contiene narrazioni di provviste dal cielo. La parola fame è stata più temuta della parola guerra, della parola peste, di terremoti, incendi, inondazioni. Si è ammansita presso di noi l’ultima virata di bordo del secolo, permettendo insieme alla medicina la prolunga inaudita dell’età media. Si è costituita una scienza dell’alimentazione. Lentamente le porzioni si sono trasformate in dosi, le etichette forniscono l’apporto in calorie. Sono di un’epoca alimentare precedente a questa, basata sulla scarsa quantità e varietà. Mi è rimasto in bocca un palato grezzo, capace di distinguere il cattivo dal buono, ma povero di sfumature intermedie. Ho le papille del 1900. Qui ci sono storie mie di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro.” Così scrive nella premessa Erri De Luca, che subito ci conduce con il suo stile inconfondibile fra odori e sapori che raccontano di lui ma anche di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pasti consumati in cantiere e nei campi base in ascesa sulle vette, e di osterie, dove le generazioni si mischiavano, “stanze di popolo”. Un mondo che si fa materia e trasmissione di cultura anche grazie alle ricette di sua nonna Emma e della zia Lillina, fedelmente trascritte dalla cugina Alessandra Ferri e condivise con i lettori in questo libro. Le pagine trovano infine felice contrappunto in alcuni interventi del biologo nutrizionista Valerio Galasso, che riprende dal punto di vista scientifico queste storie di cibo familiare, approfondendone il valore e offrendo una chiave per un sano comportamento alimentare.