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Il libro delle case
Per raccontare la vita di una persona l'unica possibilità è setacciare le case che ha abitato nel corso degli anni, alla ricerca di quelle parti di sé che vi ha lasciato, abbandonandole di volta in volta per continuare a essere se stesso. Questo romanzo è la storia di un uomo - ""che per convenzione chiameremo Io"""" -, le amicizie, il matrimonio nel suo riparo e nelle sue ferite, la scoperta del sesso e della poesia, il distacco da una famiglia esperta in autodistruzione. La vita di Io salta su e giù nel tempo, di casa in casa: ciascuna è la tessera di un puzzle che si compone tra l'ultimo quarto del millennio e il primo degli anni zero. È il tempo di un'esistenza tradotto in planimetria, in cui ogni passaggio e smottamento della vita è inscritto nelle stanze che lo hanno ospitato e forse in parte determinato. Finalista al premio Strega e al premio Campiello 2021, Il libro delle case è un viaggio nei cambiamenti degli ultimi cinquant'anni, nelle architetture reali così come in quelle interiori, nei luoghi da cui veniamo e in quelli in cui stiamo vivendo. Un romanzo costruito come una partita di Cluedo o un poliziesco esistenziale, in cui Bajani traccia il grande affresco, poetico e visionario, di un'educazione sentimentale a metri quadri."" -
Fumo sulla città
Taranto è spesso al centro della cronaca nazionale, simbolo profondo delle contraddizioni del Mezzogiorno d'Italia e delle sue sconfitte. Città di vicoli, mare, gente proveniente da altre lande del Sud, città di fabbriche e di periferie, città di cattiva politica e di sogni di riscatto spesso abortiti: un mondo complesso che si lascia difficilmente afferrare. La parabola di Cito - ex picchiatore fascista, telepredicatore, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, divenuto a furor di popolo sindaco dopo il crollo della Prima Repubblica - anticipa per molti versi la stagione berlusconiana e mostra l'altra faccia di un'idea di sviluppo segnata dall'industrializzazione pesante. Alessandro Leogrande ha osservato, scrutato, raccontato. Ha scritto con rabbia e amore un libro che lascia il segno, un viaggio a tappe che si concentra su alcuni momenti nevralgici degli ultimi vent'anni di cittadinanza, fino alla calda estate del 2012. Un reportage che narra senza sconti un pezzo di territorio italiano diventato lo specchio dell'intera Europa, di come in pieno ventunesimo secolo si lotta per coniugare salute e lavoro, la salvaguardia del territorio e il valore della vita stessa. Prefazione di Nicola Lagioia. -
La Maria Brasca
La Maria Brasca è un'operaia di calzificio, vive con la sorella e il cognato nella Milano industriale del secondo dopoguerra, ha ventisette anni e da sempre è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, anche ad affrontare i pettegolezzi della gente. E cosa vuole la Maria Brasca? Vuole il ""suo"""" Romeo, il Camisasca, più giovane di lei, fannullone e delinquentello. Lo vuole a ogni costo, per metter su casa con lui, sposarsi, avere figli. È convinta di avere l'energia per rimettere in sesto quel poco di buono, facendogli da moglie e anche da madre se necessario. Perché, si sa, da un fannullone è difficile cavar qualcosa di buono. Rappresentazione memorabile di figura femminile intraprendente e volitiva ma non priva di fragilità, La Maria Brasca è un dramma teatrale, scritto da Giovanni Testori nel 1959 e andato in scena al Piccolo Teatro di Milano nel marzo del 1960, con la regia di Mario Missiroli e con la straordinaria, indimenticabile interpretazione di Franca Valeri nei panni dell'emancipata e sfrontata protagonista. Lontana dai virtuosismi linguistici e poetici delle opere in dialetto e dalla poesia sofferta dell'ultima parte della produzione dell'autore, quest'opera mette in scena, grazie ai suoi impareggiabili dialoghi brillanti e serratissimi, una vitalità gioiosa e dirompente, consapevole ma non arresa alle difficoltà dell'esistenza.«Giovanni Testori è un interprete viscerale delle condizioni di vita e di lavoro della classe sociale a cui vuole dare voce. La ama e la rappresenta nella sua dimensione esistenziale primitiva, prepolitica, ed è in questo substrato che ne celebra la potenza innovatrice, l’essere protagonista della modernizzazione negli anni del boom economico. Eppure, se anche la politica resta del tutto estranea agli intenti di Testori, ugualmente in Maria Brasca affiora l’embrione di quella che altri, non certo lui, chiamerebbero coscienza di classe. Vien fuori a tu per tu con Romeo, dovendogli spiegare la natura della contesa proprietaria implicita anche in una relazione sentimentale: “...nella vita le cose son di chi ci mette sopra le mani per primo. Cosa credi che siam poveri cristi per fare, noi, se non perché c’è stato qualcuno che ha piantato il pugno su certe cose e ha detto: ‘Queste qui son mie e voi, sotto, a sgobbare e a farle diventare ancor più grandi e più mie’”. Questa è una vera novità che emerge in quel passaggio di decennio, fra i Cinquanta e i Sessanta del Novecento: giovani donne che andando a lavorare in azienda si liberano dalla schiavitù domestica, pur dovendo continuare a fare i conti con i tabù sessuali ancora imperanti.» - Gad Lerner"" -
La via della gioia. Il sentiero del Buddha per illuminare il presente
“Io sono solo una finestra, attraverso di me puoi guardare nel divino che è l’esistenza.” “Si deve essere meditativi, ma non in opposizione al sentire. Si deve essere meditativi ma colmi di sentimento, straripanti d’amore. E si deve essere creativi: se il tuo amore è solo un sentimento, ma non è traslato in azione, non avrà alcun impatto sull’umanità nel suo insieme. Lo devi rendere una realtà, lo devi concretizzare. Queste sono le tue tre dimensioni: essere, sentire, agire.” L’insegnamento del Buddha grazie allo sguardo rivoluzionario e dissacrante di Osho torna a essere una visione in grado di metterci in contatto con l’essenza vera delle cose e del nostro essere. Una volta acquisita la consapevolezza che solo l’autentica presenza ci dà, sarà facile lasciare andare ciò che è solo rumore, disturbo, falsità, puntare al cuore dell’esistenza abbandonando tutto quello che, nella vita quotidiana, ci fa sentire travolti in una corsa folle e senza scopo. Ma non si tratta di abbandonare la vita dei sensi, la vita materiale, e ritirarsi nel mondo dell’ascesi: si tratta di vivere nel mondo, di godere di quel che il mondo ci dona e ci mette a disposizione, di assecondare gli impulsi del nostro corpo ma senza farsene dominare, senza rimanerne prigionieri. A quel punto la quotidianità smette di essere affanno, per diventare un cammino di gioia, illuminato da una luce radiosa grazie a cui scoprire la nostra Via nell’oscurità della vita. -
Se
Una storia toccante sulla scoperta dell'amore e sulle scelte che esso comporta. Virginia ha quasi diciott'anni e sono tante le cose che deve ancora capire di se stessa. A cominciare dall'amore. Inaspettatamente scopre la passione con Paolo, il suo giovane professore di educazione fisica. La loro relazione però finisce presto e Virginia si ritrova ad affrontare da sola una scelta che potrebbe cambiare la sua vita per sempre... -
Alla ricerca di Atlantide. Viaggio nell'architettura per ragazzi sognatori
Da Genova a Osaka, sulla rotta delle più grandi opere architettoniche, per inseguire il sogno della città perfetta con una guida d'eccezione. Elsa è fortunata: sta per partire con suo nonno Renzo (proprio quel Renzo Piano, uno dei più importanti architetti al mondo) alla ricerca di Atlantide. Sulle tracce della leggendaria città, attraverseranno il mondo per conoscere le opere che hanno definitivamente cambiato il nostro modo di vivere gli spazi. Siete pronti a unirvi al viaggio?! Età di lettura: da 11 anni. -
The game. Storie del mondo digitale per ragazzi avventurosi
Un viaggio per scoprire il mondo digitale, dagli anni della sua fondazione fino alle soglie del futuro. Ogni giorno prendiamo in mano lo smartphone, usiamo le app e giochiamo ai videogame. Ma come è fatto il territorio digitale in cui viviamo? The Game è un invito a scoprire questo luogo affascinante per conoscere la sua storia, imparare le sue regole, abitarlo senza paura e, perché no, migliorarlo.. Età di lettura: da 10 anni. -
Il paradiso dei matti
Il giorno del dodicesimo compleanno dovrebbe essere una giornata allegra e festosa per una ragazzina: le amiche che ti fanno gli auguri, i genitori che ti trattano da principessa, i regali da aprire... Ma per Simone (leggi Simòn) non è così: la sua stravagante mammina ha infatti deciso di traslocare per andare a vivere con l'uomo di cui è innamorata, un insulso mammalucco. Come se non bastasse, la nuova casa si trova in periferia e quindi Simone dovrà cambiare scuola e abbandonare i suoi amici. A peggiorare le cose durante il trasloco la madre si dimentica di far salire in auto il cane, che ora è scomparso. E siccome non c'è limite al peggio, il primo giorno nella nuova scuola Simone, per un equivoco, viene scambiata per un maschio e creduta un ragazzo da parte di tutti. Ma inaspettata bussa alla porta la salvezza, nella forma di un vecchio signore in ciabatte, mutandoni e camicia da notte, fuggito dall'ospizio per vivere in modo degno gli ultimi giorni della sua vita con l'adorata nipotina. Che come lui, quando morirà, finirà nel paradiso dei matti, e non in quello dei mammalucchi. Età di lettura: da 10 anni. -
Il libro della giungla
Il piccolo Mowgli è rimasto orfano dopo che la terribile tigre Shere Khan ha ucciso i suoi genitori. Da quel momento il cucciolo d'uomo viene cresciuto dal branco di lupi guidati da Akela e la giungla diventa la sua casa, dove trova amici fidati come l'orso Baloo e la pantera Bagheera. Ma dieci anni dopo l'ombra di Shere Khan continua a seguirlo e reclama ancora la sua preda. Età di lettura: da 10 anni. -
Il posto dell'uomo nel mondo. Ordine naturale, disordine umano
La natura è madre benignissima, ma anche matrigna. Lo diceva già Leopardi. Ecco perché fin dall'inizio gli esseri umani si sono preoccupati di proteggersi da essa, sforzandosi di comprenderla per fronteggiare i problemi e le emergenze del proprio habitat. Questo allo scopo di rendere la propria esistenza sulla terra sempre più sicura. Pur non essendo il fine della natura, infatti, l'uomo è per natura capace di darsi fini e per questo non solo si è adattato all'ambiente, ma lo ha adattato a se stesso. Ha avuto così inizio un tragitto che, muovendo da esigenze di difesa, ha condotto l'uomo a estendere attraverso la tecnica il proprio dominio sul mondo circostante. Ma una sua incontrollata manipolazione della natura ha introdotto, a cominciare dall'età industriale, delle controfinalità: ripercussioni in parte impreviste – gli sconvolgimenti climatici e le catastrofi naturali sempre più frequenti, le conseguenti migrazioni, gli squilibri economici, fino alla recente pandemia – ma che mettono nuovamente a rischio l'esistenza della specie umana. A fronte dell'halt posto dalla natura è indispensabile trovare un nuovo equilibrio: più radicalmente, ridefinire il nostro posto nel mondo. Allo scopo occorre tornare a praticare le virtù degli antichi, perseguire l'ideale dalla mesòtes. Divenire e mantenersi soggetti, titolari delle nostre decisioni, non è un'opzione, ma è una necessità. Non è la natura che ha bisogno d'essere difesa – durerà ben oltre di noi –; in questione è, piuttosto, la nostra condotta morale, quel che facciamo perché la terra resti ancora una dimora abitabile per gli uomini. -
Danzare nella tempesta. Viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario
Ogni giorno il nostro sistema immunitario ascolta i segnali provenienti dal nostro corpo e dall'ambiente in cui viviamo. Nel farlo, ci difende dagli attacchi esterni. Il nostro organismo è capace di un'infinita potenzialità: è pronto ad affrontare qualsiasi nemico, codificandolo e costruendo la propria memoria. La stessa memoria che noi abbiamo imparato ad aiutare con i vaccini. Oggi il mondo è colpito da una calamità feroce. Non eravamo completamente ignari quando è arrivata, ma ci siamo fatti trovare impreparati. Di certo, sappiamo che questa pandemia non sarà l'ultima. Di fronte a questa trasformazione epocale le risposte della politica sono spesso dettate dalla paura e dallo sgomento. È difficile per tutti rinunciare non solo alle vecchie abitudini, ma anche alla forma che il nostro stile di vita aveva prima. Ma come possiamo cambiare la nostra postura nei confronti del mondo, che ormai è già cambiato sotto i nostri occhi? Antonella Viola costruisce una mappa per abitare questa rivoluzione e comincia con l'invito a rivolgere lo sguardo dentro noi stessi, per capire la razionalità che muove il nostro organismo. Il nostro corpo è un meraviglioso sistema di comunicazione. Ciascuna parte collabora con l'altra, inviando segnali e traducendoli costantemente. Senza sosta si misura con l'ignoto che viene da fuori e lo affronta. Dobbiamo ricordarci che nessuno di noi può prescindere dagli altri e dall'ambiente in cui vive. Abbiamo la responsabilità di imparare la lezione del virus, perché con sé porta le contraddizioni di un mondo globalizzato che trascura la catastrofe del clima e non si occupa delle disuguaglianze sociali. Per fortuna ad aiutarci c'è la scienza, che da secoli si misura con la realtà e le rivoluzioni non con la lotta, ma con la cautela e la leggerezza. -
Il vizio della memoria
Il libro presenta il percorso autobiografico di un protagonista delle grandi inchieste degli anni Ottanta e Novanta. I valori di famiglia, l'educazione e le tappe formative sfociano nella decisione di entrare in magistratura: la narrazione scorre rievocando la cultura del Sessantotto, gli omicidi dei colleghi Alessandrini e Galli; l'adesione a Magistratura Democratica; la clamorosa inchiesta su Licio Gelli e la Loggia P2 e gli altrettanto clamorosi ""tronconi"""" derivati dell'inchiesta; la partecipazione e la consulenza alla Commissione Stragi; l'incontro con Giovanni Falcone, l'inchiesta """"Mani Pulite"""", le dimissioni di Di Pietro, gli ultimi sviluppi."" -
Salvezza-...A casa nostra. Cronaca di Riace
La Calabria è una terra di migranti e di immigrati: una delle regioni italiane più colpite dall'assenza di un futuro per i suoi giovani, e una di quelle che più si sono dedicate all'accoglienza. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, sbarcati dalla nave Aquarius per il reportage a fumetti Salvezza, hanno camminato lungo il perimetro di un triangolo ideale, che unisce tre esempi di accoglienza: dal modello Riace, noto in tutto il mondo e ormai smantellato, a Gioiosa Ionica, uno dei casi virtuosi ancora funzionanti, passando per la baraccopoli di San Ferdinando, un buco nero dei diritti e dell'integrazione a due passi da Rosarno. ""... a casa nostra"""" è un esempio di graphic journalism sul campo, che include un'intervista a Mimmo Lucano e le testimonianze di migranti e operatori, oltre a storie di successi e tragedie, di incubi burocratici e orrori quotidiani: una cronaca a fumetti dei destini di coloro che sbarcano nel nostro Paese."" -
Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano
"Alla fine gli anni macinano coincidenze. Siamo a quarantanni dall'addio di Luciano Bianciardi al mondo. A quasi venti dalla prima edizione di questo libro che gli tolse la polvere della dimenticanza, restituì un posto ai suoi romanzi e luce al suo viaggio solitario, scoperto da migliaia di nuovi lettori, incantati dalla sua ironia, dalla sua rabbia, ma anche dalla sua eccentrica preveggenza. Con questa nuova edizione, Luciano torna a casa, più o meno dove tutto cominciò, casa editrice Feltrinelli appena nata, anno 1954, lui redattore fresco di Maremme e minatori, sceso da uno dei tanti treni che in quei mesi, in quegli anni, stavano portando le braccia e le teste che avrebbero fabbricato a Milano il miracolo economico. Era il tempo giovane del dopoguerra. Il futuro declinato per una volta al presente. Nascevano non solo i palazzi e le fabbriche dalle macerie. Ma anche le case editrici, i giornali, le agenzie di pubblicità e naturalmente la televisione, che in una decina di anni avrebbero svezzato l'italiano medio dandogli uno specchio, una lingua, quattro ruote, una cucina americana, e qualche volta persino una rotonda sul mare. Tutti (o quasi tutti) ne cantavano le lodi, tranne lui. Il provinciale, il guastafeste che di tante addizioni conteggiava quel che andava perduto, a cominciare dai sogni per una Italia diversa, un po' più giusta, non arresa alla religione del conformismo, del guadagno, dell'arrivismo, del piccolo e del grande potere.""""" -
Malinverno
Ci sono paesi in cui i libri sono nell'aria, le parole dei romanzi e delle poesie appartengono a tutti e i nomi dei nuovi nati suggeriscono sogni e promesse. Timpamara è un paese così da quando, tanti anni fa, vi si è installata la più antica cartiera della regione, a cui si è aggiunto poco dopo il maceratoio. E di Timpamara Astolfo Malinverno è il bibliotecario: oltre ai normali impegni del suo ruolo, di tanto in tanto passa dal macero per recuperare i libri che possono tornare in circolazione. Finché un giorno il messo comunale gli annuncia un nuovo impiego: il pomeriggio continuerà a occuparsi della biblioteca, ma la mattina sarà il guardiano del cimitero. Lettore dalla vivida immaginazione, Astolfo mescola le storie dei romanzi – per i quali inventa nuovi finali – con quelle dei compaesani, dei forestieri, dei lettori della biblioteca e dei visitatori del cimitero, dei vivi e degli estinti. A incuriosirlo è soprattutto una lapide senza nome e senza date: solo una fotografia, una donna dallo sguardo candido e franco, i capelli divisi in due bande liscissime e l'incarnato pallido. Per lui è da subito la sua Madame Bovary, la sua Emma. Attratto dal mistero racchiuso in quel volto, Astolfo si trova a seguire il filo che sembra dipanarsi dalla fotografia: tra i viottoli e le campagne di Timpamara, complice l'apparizione di una giovane sconosciuta nerovestita, prende forma a poco a poco una storia che mai Astolfo avrebbe saputo immaginare. -
Al contrario
Malavacata, anno 1927. In quel pezzo sperduto di Sicilia, lontano dal mare ma ugualmente florido di grano, ulivi e vigne, arriva il dottore Giustino Salonia, medico condotto. Ha un animo irrequieto, contraddittorio, che lo spinge ad agire d'impulso e fare esattamente l'opposto di ciò che sarebbe ragionevole o anche solo conveniente. Proprio come lasciare Palermo per accettare l'incarico in quel paese, ""un ammasso di casupole, sporcizia e miseria"""". Presto il suo studio diventa il cuore attorno a cui si muove l'intera comunità: una ragazza che rischia di morire per un aborto illegale; il saggio Mimì, che si oppone alle nuove coltivazioni promosse dall'Istituto del grano; il federale, ricco proprietario terriero che si approfitta dei finanziamenti pubblici; Ignazio, il sensale velenoso; Primarosa, una ragazzina altruista... Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il tempo governato dagli uomini - costretti a partire per il fronte - cede il passo al tempo delle donne che, prive di mariti e padri prepotenti, vivono nonostante il conflitto un periodo di fioritura. Perché senza i maschi il controllo sociale si attenua, al pettegolezzo si sostituisce la confidenza e si stringono nuove alleanze. Dalla fine degli anni Venti alla caduta di Mussolini, Giuseppina Torregrossa dà vita alla saga di tutto un paese attraverso le sue ferite, i segreti, le amicizie, i conflitti e gli amori."" -
A grandezza naturale
«Ho iniziato queste pagine da un ritratto di Marc Chagall che raffigura suo padre a grandezza naturale, uno a uno. Lo fece a memoria e a distanza. Tra genitori e figli si apre la frattura di spazio e di tempo. Si allontanano anche abitando sotto lo stesso tetto. Qui passa tra loro la relazione tra due capi della stessa corda. In matematica esiste una complicata Teoria dei nodi. In narrativa esiste tra genitori e figli l'innumerevole narrativa dei nodi. La più conosciuta, estrema, lega e slega Isacco e Abramo su una cima deserta e desolata. Da figlio ho praticato lo scioglimento brusco, alla maniera di Alessandro con il nodo di Gordio. Lo aprì con un colpo di spada, che non è la soluzione dell'enigma, ma la sua negazione. Da figlio ho creduto di poter ignorare il vincolo, fare come se i miei fossero degli adottivi occasionali. È stata presunzione da pagare successivamente con il debito a vita. Si attraversa un'età di rinnegamento degli affetti. Perfino il protagonista dei Vangeli non volle riconoscere in pubblico sua madre. La sua missione comportava l'azzeramento della vita precedente. Negli atti di libertà presi e tenuti dalla mia generazione politica c'era l'impronta inevitabile dell'ingratitudine. Nelle tempeste affettive, dentro un bicchiere d'acqua o nell'oceano, non si diventa più grandi né minori di chi ci ha preceduto. Ci si trova alla fine in un ritratto a grandezza naturale.» (l'autore) -
Il Vangelo secondo Gesù Cristo. Ediz. speciale
E se Gesù Cristo non fosse stato il figlio di Dio, ma un semplice uomo? Dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgota, le esperienze da lui vissute sono le medesime descritte nel Vangelo, però osservate con uno sguardo in tutto e per tutto umano – con spirito critico, senso logico e pietà. E la coscienza di essere in balìa di un Dio affamato di potere, fallibile, indifferente al dolore che provoca. Un cambio di prospettiva che trasforma la vita di Cristo in una parabola cupa, un vangelo laico di sorprendente ricchezza e profondità. -
Le intermittenze della morte. Ediz. speciale
Scocca la mezzanotte, inizia un nuovo anno e, in un paese senza nome, arriva l'eternità: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell'umanità sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice, e nel giro di poco tempo numerosi e complessi inconvenienti cominciano a manifestarsi. Finché la morte decide di tornare, ma con un nuovo approccio, estremamente garbato: tramite eleganti lettere vergate su carta viola avvisa con una settimana di anticipo le prossime vittime. Ma che fare quando una di queste lettere viene rispedita al mittente? -
Trilogia della rabbia: Il lavoro culturale-L'integrazione-La vita agra
La guerra è finita da poco e tutte le possibilità sembrano aperte per un ragazzo di provincia brillante e desideroso di dedicarsi al Lavoro culturale: il suo apprendistato è un vagabondaggio scapigliato fra cineclub e circoli culturali scalcagnati, dove si sviscerano problemi, si pongono istanze, si progettano saggi imprescindibili. Si creano, insomma, le basi per un futuro migliore. Ma per realizzarlo, quel futuro, tocca andare a costruirlo là dove tutto succede, dove le cose si fanno. Ecco quindi, nell’Integrazione, il provinciale giungere a Milano insieme al fratello. È il momento dell’incontro con la cultura che si fa industria, e con la sua tutt’altro che splendida realtà: riunioni, discussioni, nevrosi, “un lavorìo continuo, intorcinato, che sembra tornare sempre al punto di partenza”, rappresentazione plastica, spiega Francesco Piccolo, “della vita (sprecata) degli intellettuali”. E allora dell’entusiasmo iniziale non restano che frustrazione e risentimento, una delusione rabbiosa che si vorrebbe manifestare con un gesto distruttivo ed eclatante: un atto di ribellione vera, come quello progettato dall’io narrante della Vita agra, estremo tentativo di non rinunciare alla purezza dei propri ideali. Prefazione di Francesco Piccolo.