Sfoglia il Catalogo feltrinelli004
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4581-4600 di 10000 Articoli:
-
My Farnsworth. Viaggio alla scoperta di una casa per due- Journey of discovery of a house built for two
Nella misura in cui continua ad eccitare l'immaginazione di diverse generazioni di artisti e architetti, la Casa Farnsworth (1951) di Ludwig Mies van der Rohe è un classico moderno. La Farnsworth, come le tragedie classiche shakespeariane, continua ad apparire ""contemporanea"""". E se Italo Calvino affermava che """"Un classico è un libro che con ogni rilettura offre tanto un senso di scoperta quanto la prima lettura"""", la Casa Farnsworth, progettata come un padiglione di vetro e acciaio, merita di essere riletta e ri-visitata sotto diversi punti di vista e durante stagioni e momenti diversi per comprendere appieno il ruolo che la natura gioca nell'esperienza voluta da Mies. Con questo approccio un gruppo di studiosi ha deciso di rileggere la Casa Farnsworth, attraverso le lenti e le aspettative dei suoi diversi protagonisti, l'architetto e il suo cliente, fino a immaginare due nuove case: quella pensata da Mies e quella desiderata da Edith Farnsworth."" -
Del prendersi cura. Abitare la città-paesaggio
Il prendersi cura della città richiede sempre più l’azione dell’abitare, per realizzare una qualità degli spazi, per sostenere condizioni di benessere individuale e collettivo, per alimentare stili di vita salutari e sostenibili.rnrnLa ricerca di strategie che favoriscano il benessere urbano, adeguate a contrastare l’incremento di malattie croniche non trasmissibili, promuove la realizzazione di reti di mobilità ciclo pedonale che consentano anche un’adeguata fruizione del paesaggio in sistemi di spazi aperti accoglienti e vitali, capaci di reinterpretare i caratteri insediativi e architettonici dei luoghi.rnLa questione della “città che cura” coinvolge il progetto urbano in una estesa opera di infrastrutturazione green, che interviene a scale diverse per adeguare, trasformare e articolare elementi e sistemi, con l’obiettivo di ridefinire i caratteri e le modalità di fruizione degli spazi dell’abitare.rnIn tal senso l’abitare una città-paesaggio mette in relazione la condizione di benessere con un’estensione al paesaggio del concetto di abitare la città, sottolineando il ruolo importante assunto dai caratteri trans-scalari e trans-disciplinari nella configurazione tanto degli spazi aperti quanto delle architetture.rnQuesto volume, prodotto nell’ambito della ricerca PRIN “La città come cura e la cura della città”, raccoglie vari contributi di ricercatori ed esperti, che introducono il tema tra: scenari della cura, terapie urbane e luoghi di condivisione. L’attenzione si concentra in particolare sugli spazi urbani di relazione, sul paesaggio, sulle azioni e sui termini riconosciuti quale parte nevralgica di una ricerca progettuale per cui: l’abitare è aver cura di un ambiente che diventa luogo solo grazie al coltivare e al costruire; il condividere qualifica gli spazi aggregatori di persone e pratiche, in luoghi articolati, belli e vitali; la città-paesaggio promuove stili di vita salutari nella cura costante dei due principali habitat in cui ci identifichiamo. -
Ombre. Ediz. a colori
Una meditazione fatta con materiali poveri (carta, inchiostro, matita, acquerello) e riprodotta in anastatica dal taccuino originale dell’autore.rnOmbre della Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Alcuni mesi di esplorazione tra le opere di Duccio, Piero, Perugino, Pinturicchio e tanti altri. Un’avventura scritta e disegnata viaggiando nel dettaglio (ripensando alla lezione di Daniel Arasse) per attraversare lo spazio e i tempi della Galleria e della sua collezione unica in Italia; una narrazione che talvolta si intreccia alla vita della città facendo comparire così persone come Aldo Capitini e Gerardo Dottori. -
Le Corbusier e le suggestioni dei ruderi
Questo saggio mette a fuoco alcuni aspetti del rapporto dell'architettura di Le Corbusier con il mondo classico. L'autrice si è basata sulle fonti documentarie del periodo della prima formazione dell'architetto, iniziata tra le montagne di La-Chaux-de-Fonds, suo villaggio natale, e proseguita con i viaggi prima a Berlino, poi a Parigi, Vienna, Grecia e Italia. Qui rimane affascinato dalle raffigurazioni dei paesaggi archeologici di Atene, Pompei e Roma, dalle loro forme incomplete e dal rapporto fra i ruderi e il paesaggio naturale. Con il Voyage d'Orient avvenuto nel 1911 si consolida infine la relazione fra la sua idea di architettura e le regole che costruiscono la purezza del Sapere Antico. Partendo da questi spunti, il volume scandaglia il processo creativo di Le Corbusier e propone una lettura sistematica delle evidenze riguardo alle relazioni fra produzione progettuale e fascinazione delle rovine. Emerge una ricorrenza di forme esteticamente attraenti per il portato plastico, per la sintassi spaziale e per la loro dislocazione nel progetto. -
Utopian display. Geopolitical curating
That contemporary art, by means of biennials, neo-museum institutions and financial markets, has currently become a global phenomenon is a given. Much less of a given is that the paradigm “Art,” as it has become established through its modernist legacy, is affiliated with a multiplication of visions, with a latitude of different and interlocking histories and with transversal and diverse contexts. Within the contemporary artistic scene, one has the impression that “being equal” means nothing more than adhering to the same Art institution. To emancipate oneself thus means belonging to Art as to a same world, sharing an already established world that, as such, can only infinitely reproduce that which is already implicit within it. Despite everything, our model of art continues to be very similar to that of an institution capable of determining the integration of minorities as a majoritarian measure (in their identity, their unity) or their exclusion.rnWith a degree of skepticism towards both globalization effects and the latest premises of the so-called de-globalization, the anthology Utopian Display attempts to bring together curatorial experiences that have matured over the past thirty years in various geopolitical contexts – from Africa to China, from India to Latin America, from the Middle East through to the post-Soviet areas. The authors, all from different generations, are amongst the most important and experimental voices of contemporary, curatorial research. -
Premio Murat. Università di Bari. Un romanzo francese per l'italia 2001-2017. Pagine per Matteo Majorano
Un romanzo francese per l'Italia nasce nel 1999 come premio letterario per un'opera dell'extrême contemporain. Questo romanzo costituisce l'illustrazione migliore e il punto di convergenza delle ambizioni che l'ideatore, Matteo Majorano, Professore Ordinario di Letteratura Francese dell'Università di Bari, si era dato insieme al suo Groupe de Recherche sur l'Extrême Contemporain (GREC), a partire da quei lontani e pionieristici anni Novanta. Amare la letteratura e farla amare. Riconoscere nuove scritture e condividere queste pagine in francese con i giurati - studenti e docenti dell'Università e della Scuola -, in nome di un'arte che con il proprio ""indicibile"""" si fa resistenza alla mediocrità e semina curiosità. A chi ha lanciato questa sfida e l'ha accompagnata nel tempo è dedicato questo volumetto - composto, tra l'altro, da inediti di autori finalisti -, in segno di gratitudine per aver saputo far vivere un'idea che, come tutte le idee di valore, ci ha aiutato a vivere."" -
Europa e Cina
L’esame delle relazioni storiche tra le due civiltà mostra quale legame privilegiato vi sia tra di esse. Il confronto con la Cina impone all’Europa di scegliere: unità politica o dissolvimento.Il vero problema dell'Europa è la sua incompiutezza politica. Si potranno migliorare le regole dell'Unione; ma finché questa non sarà un autonomo soggetto politico, sottratto alle pulsioni e ai veti di uno qualsiasi degli Stati membri, la sua irrilevanza sulla scena planetaria sarà destinata ad accrescersi. E i Paesi europei, con le loro divisioni e gli insensati sovranismi, diverranno provincie degli Stati continente che decidono le sorti del mondo. Mignini sostiene questa tesi assumendo ad esempio cardine il confronto con la Cina. Le relazioni storiche tra le due civiltà, l'attuale sogno cinese di tornare a essere centro del mondo, la necessità di un confronto sistematico tra i principi delle due civiltà dimostrano che l'unica strada percorribile per l'Europa, se vorrà continuare ad offrire al mondo il suo contributo di civiltà, insieme alla Cina e non contro, è la sua unificazione politica. -
Designing civic consciousness. ABC per la ricostruzione della coscienza civile
Di fronte al declino della coscienza civile - intesa come consapevolezza dei diritti e dei doveri - i tradizionali strumenti di analisi risultano in affanno. Un problema di questa complessità può essere affrontato solo in maniera innovativa e facendo ricorso a tutti gli strumenti interpretativi e progettuali che discipline diverse possono apportare. Designing Civic Consciousness riunisce dunque interventi di filosofi, storici e designer accomunati dalla volontà di portare un contributo alla definizione di pratiche di ""educazione civica"""" attraverso gli strumenti della riflessione e del progetto."" -
Il levitatore
Tra momenti di gravità e «sgravità», microidee scartate, cassapanche che custodiscono il passato e rassicuranti oggetti della vita quotidiana il narratore di Bravi racconta con levità, appunto, una storia di non poco peso.rn«Con tutte le cose che succedono al mondo era successa anche questa».rnSi raccontano in questo romanzo le avventure tragicomiche di Anteo Aldobrandi e le sue levitazioni, iniziate un bel giorno senza preavviso all'età di quattordici anni. Sono passati trent'anni: da allora non ha mai smesso di levitare e di sperimentare quella forza cosmica che lo tira su. Un giorno, però, sempre senza preavviso, un postino gli consegna una busta verde pastello contenente una denuncia della sua ex moglie. Da quel giorno Anteo si trova a dover fare i conti con una realtà sempre più schiacciante. Tenta di tutto per tornare a levitare, ma fallisce ogni volta, mentre le buste verde pastello, che continuano ad arrivargli una dietro l'altra, lo tengono sempre più ancorato alla terra, invischiato in un processo penale di cui non capirà mai fino in fondo le accuse. Tuttavia, come dice il suo amico orologiaio, l'arte della levitazione non si perde mai: «ti sembra che scompaia, ma alla fine, quando meno te l'aspetti, te la ritrovi sotto i piedi». -
L' Africa fantasma. Ediz. illustrata
«Questa riedizione di L'Afrique fantôme di Michel Leris è accompagnata da una selezione di 40 fotografie che costituiscono una chiave importante per interpretare l'opera, la missione, il periodo in cui si collocano» - F. Faeta, L'Indice«L'Africa fantasma è un'opera aperta che però inaugura il metodo ""etnografico"""", da lui seguito di lì in avanti, di scomporre il proprio autoritratto in un mosaico di fiches ricombinabili all'infinito» - Andrea Cortellessa, Il Sole 24 Ore«Stanco della vita che conduceva a Parigi, considerando il viaggio un'avventura poetica, un metodo di conoscenza concreta, una prova, un mezzo simbolico per fermare la vecchiaia percorrendo lo spazio per negare il tempo, l'autore, che si interessa all'etnografia in ragione della portata che egli attribuisce a questa scienza nella chiarificazione dei rapporti umani, prende parte a una missione scientifica che attraversa l'Africa». Così Michel Leiris rievoca le ragioni che lo spinsero a far parte della missione etnografica e linguistica Dakar-Gibuti come segretario-archivista e ricercatore. Un viaggio che dura quasi due anni (maggio 1931-febbraio 1933) e che sarà ricordato soprattutto per """"L'Africa fantasma"""" (1934). Lungo questo diario, «in cui sono annotati alla rinfusa eventi, osservazioni, sogni, idee», Leiris prende coscienza di sé, dell'impossibilità del resoconto oggettivo di una missione, tanto più coloniale, e di come ogni esperienza sul campo abbia un valore iniziatico e non didattico. Il volume, sequestrato negli anni della Repubblica di Vichy, ha avuto due ulteriori edizioni (1951, 1981) a cura dello stesso Leiris, divenendo la sua opera più celebre e un classico della letteratura, non solo di viaggio, del XX secolo. Insieme a """"Cuore di tenebra"""" è considerato uno dei libri più importanti scritti da un occidentale sull'Africa. Dopo molti anni, """"L'Africa fantasma"""" torna oggi a disposizione del lettore italiano per le cure di Barbara Fiore, che, integrate le annotazioni delle varie edizioni francesi, ha arricchito l'opera con una sua postfazione. Completano il volume un testo di Jean Jamin, curatore in Francia delle opere africane di Leiris, e un apparato iconografico in gran parte inedito."" -
Autoritratto come Odisseo. Azioni di Jannis Kounellis dopo il 1960
Il volume propone un percorso negli anni più intensi dell'opera di Jannis Kounellis utilizzando come filo conduttore alcuni scatti fotografici delle sue performance. Con i modi del racconto e della descrizione narrativa, Sergio Risaliti accompagna il lettore nei luoghi delle performance dell'artista greco naturalizzato italiano, e nel flusso della descrizione fa emergere i risvolti simbolici ed espressivi che sono alla base di una commistione inestricabile di pittura trasformata in operazione meccanica finalizzata all'azione e rituali di memoria arcaica. Forte della propria lunga frequentazione con l'arte antica, compulsata con lo stesso spirito letterario che connota il suo approccio critico, l'autore fa emergere i temi di lungo periodo che riconnettono l'esperienza di Kounellis con iconografie di origini più remote e spirito romantico, registrandone la eco nel riscontro con le interviste e le testimonianze rilasciate dall'artista stesso. Su questa via, Risaliti propone un percorso di lettura anticanonico, insofferente ai rigidi steccati accademici, ma consapevole della necessità di guardare all'arte contemporanea con occhi, spirito ed emozione non diversa da quella che connota la fruizione dell'antico. -
Egemonia e consenso. Ideologie visive nell'arte italiana del Novecento
Dieci casi in cui l'arte italiana del Novecento è incappata in tagliole ideologiche. Un Tintoretto «fascista» nel 1937, un Courbet «comunista» nel 1954, una farsesca occupazione all'Accademia di Venezia nel 1968. Nel mezzo: alcuni autori eccentrici, messisi pericolosamente di traverso rispetto al mainstream (di volta in volta: Luigi Spazzapan, Corrado Cagli, Leoncillo). Le pagine insurrezionali e ancora oggi memorabili con cui Antonio Banfi distinse moralismo e moralità, insegnando qualcosa di molto importante anche agli artisti. E poi: Ignazio Silone che copia parola per parola Avanguardia e kitsch di Clement Greenberg per tracciare però un'idea tutta sua di arte cristiana e pauperista. L'entente cordiale tra Guttuso e Burri al di fuori degli schieramenti politici e ben dentro la grammatica e la sintassi della buona pittura. La rilettura dell'arte bizantina da parte di Osvaldo Licini e di Lucio Fontana come viatico per un'idea di arte italiana e moderna. Storie che scavalcano i decenni e le cronologie usuali, le cesure di comodo e le svolte generazionali; storie che tracciano una parabola dell'arte italiana e forse dicono anche qualcosa sull'essere stati italiani nel Novecento. -
Critica del trauma. Modelli, metodi ed esperienze etnopsichiatriche
Il pensiero del ""trauma"""" nasce nella mente del soccorritore ancor prima che in quella di chi viene soccorso. Tanto più se si ha a che fare con rifugiati e persone provenienti da società altre. Essenziale è invece non adottare gli schemi occidentali in maniera generalizzata per descrivere e affrontare il """"trauma"""", parola oggi usata e abusata per designare qualunque tipo di esperienza anomala, in qualsiasi contesto essa avvenga. I traumi dovrebbero essere letti come eventi ai quali individui e collettività possano rispondere facendo uso della loro peculiare """"memoria sociale"""", elaborando cioè proprie narrazioni terapeutiche. La sfida per le persone e le organizzazioni impegnate con i rifugiati e altre vittime di violenza è dunque trovare il modo di supportare le popolazioni in tempi di sofferenza ascoltando le loro voci. E così possono nascere percorsi di cura come quelli descritti dall'autore, che fornisce concrete indicazioni operative partendo da esperienze vissute in Italia e in altri Paesi (Kosovo, Territori Palestinesi, Colombia). La metodologia e gli strumenti descritti in questo libro costituiscono tuttora la base degli interventi psicosociali dell'agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, in più di 100 Paesi. Un approccio con radici teoriche e multidisciplinari che Losi ha chiamato «etno-sistemico-narrativo»."" -
Spazi re-attivi. Dal progetto europeo INSPIRE alla sperimentazione a Santa Maria della Pietà a Roma
La riattivazione a fini sociali di spazi dismessi richiede una modalità di progetto aperta, capace di confrontarsi simultaneamente con modalità d'uso ed evoluzioni nel tempo. La possibilità di reimmettere in nuovi cicli di uso e significato spazi che hanno concluso il loro ciclo vitale e hanno vissuto periodi più o meno lunghi di abbandono, presuppone infatti un confronto aperto con la città e i suoi abitanti, con nuovi bisogni e domande sociali. È necessario cioè allargare lo sguardo ad altri campi di ricerca e di azione, oltre le competenze e le compartimentazioni tecniche disciplinari, per riconnettere questi spazi al contesto che li ha in qualche modo espulsi e scartati, reinventando un futuro possibile e socialmente utile. A tal fine è necessario avviare sperimentazioni progettuali che sappiano interpretare creativamente programmi e prestazioni assistenziali, rafforzandone la natura di servizio alla collettività. Solo producendo un cambiamento sociale i progetti di riuso di strutture dismesse possono contribuire al rinnovamento urbano, esplorando insieme a nuove configurazioni spaziali anche nuove funzioni e significati, in grado di invertire il processo di abbandono. Questa è la sfida che che ha portato ad esplorare concretamente le possibilità di recupero e riuso a fini sociali di diversi spazi abbandonati e dismessi a Roma, a partire dal caso emblematico dell'ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà. -
I chiusi inchiostri. Scritti su Franco Fortini
Per quasi mezzo secolo Pier Vincenzo Mengaldo si è dedicato alla comprensione dell'opera di Franco Fortini, in particolare di quella in versi. Dalla prima complessiva introduzione del 1974 alle Poesie scelte fino all'intervento, inedito, del 2017 sull'ultima traduzione di Fortini, il Lycidas di Milton, le lenti di Mengaldo hanno consentito di osservare, nella concretezza fenomenologica della lingua, il classicismo inquieto e il manierismo raggelante di tanta poesia fortiniana, di scorgerne la dimensione figurale e sapienziaria, l'altissima consapevolezza retorica e metrica oltreché teorico-critica, la presenza di alcuni importanti modelli e riferimenti letterari, da Dante e Tasso a Manzoni, da Goethe (del quale Fortini tradusse il Faust) a Brecht. L'esercizio critico di Mengaldo non è mai impersonale e asettico. Queste pagine nascono da una profonda amicizia e consonanza intellettuale di due uomini che si sono reciprocamente nutriti in una sorta di continuo dare-avere: Mengaldo ha offerto al poeta, critico e traduttore una mole di osservazioni minuziose e illuminanti; Fortini, a sua volta, con la sua penetrante critica saggistica, ha insegnato tanto al più giovane amico. -
La dottrina delle categorie di Aristotele
Il saggio di Otto Apelt La dottrina delle categorie di Aristotele presenta una delle interpretazioni più significative della dottrina aristotelica delle categorie all'interno dell'ampio dibattito che, nel corso dell'Ottocento, ha coinvolto personalità di spicco come Trendelenburg, Zeller, Brandis, Bonitz, Prantl, Steinthal e Brentano. Apelt muove da una concezione antiparmenidea dell'essere, a partire dalla quale propone un'interpretazione logico-semantica delle categorie come significati dell'essere. Tale lettura è integrata da un confronto con la concezione kantiana e da un'analisi degli antecedenti storici della dottrina delle categorie di Aristotele, fra i quali spicca il nome di Platone. L'introduzione di Venanzio Raspa offre un'attenta ricostruzione delle varie interpretazioni (linguistica, ontologica, semantica, evolutiva, storicistica) che sono state date della dottrina aristotelica delle categorie; esamina le questioni relative alla loro completezza, deduzione e origine storica; colloca le tesi di Apelt all'interno del dibattito ottocentesco e ne ripercorre le vicende nella letteratura successiva. -
Felicità e tramonto. Sul «Frammento teologico-politico» di Walter Benjamin
L’Associazione Italiana Walter Benjamin, continuando nella sua tradizione seminariale di ricerca, presenta qui una nuova traduzione ragionata del Frammento e i risultati di un ciclo di incontri con giovani studiosi italiani e stranieri del pensiero di Benjamin che si sono confrontati con quel testo.rnrnSul significato di questo breve frammento che Walter Benjamin presentò all’amico Adorno nei tardi anni Trenta – ma che l’amico Scholem classificò come un prodotto dei primi anni Venti – hanno riflettuto legioni di critici. Adorno gli diede il titolo redazionale di Frammento teologico-politico perché in quelle scarse due pagine Benjamin rifletteva sulla relazione tesa e paradossale tra piano teologico e piano politico, tra avvento del Messia e felicità dell’uomo, tra felicità e nichilismo. Le questioni che il breve testo solleva sono infatti innumerevoli e innumerevolmente declinate e declinabili; si pone in tal modo come significativo testo-soglia tra il pensiero giovanile e quello più maturo del filosofo berlinese, tra i suoi inizi speculativi legati all’anarchismo e il periodo successivo segnato da una dimensione più apertamente militante.rnL’Associazione Italiana Walter Benjamin, continuando nella sua tradizione seminariale di ricerca, presenta qui una nuova traduzione ragionata del Frammento e i risultati di un ciclo di incontri con giovani studiosi italiani e stranieri del pensiero di Benjamin che si sono confrontati con quel testo, cercando nuove domande e nuove risposte in esso; ripercorrendo così una sua attualità che trova sempre, oggi più che mai, l’ora della sua leggibilità. -
Figure dell'invenzione. Per una teoria della critica tematica in Francesco Orlando
Il saggio esplora la più innovativa e meno conosciuta parte della riflessione di Francesco Orlando (1934- 2010) - quella riguardante i meccanismi dell'invenzione e della creazione letteraria - in larga parte inedita. L'obiettivo è di riflettere criticamente sull'ultimo decennio di attività di uno dei più importanti teorici della letteratura del secondo Novecento, valutando le sue ipotesi di lavoro e prospettive di analisi relative a questioni cruciali di critica tematica. La proposta che Orlando ha delineato e che questo libro prova a sviluppare mira infatti a concepire una vera e propria retorica dell'invenzione, mostrando come ogni singolo testo letterario possa modellizzare e trasfigurare originalmente la realtà che rappresenta mediante configurazioni emotive e cognitive salienti. -
Del principio di contraddizione in Aristotele. Nuova ediz.
Il saggio di Lukasiewicz che proponiamo qui per la prima volta in italiano è stato considerato per tutto il Novecento una pietra miliare sia fra gli studi dedicati al pensiero di Aristotele, sia, e soprattutto, per gli sbocchi che apre alla logica contemporanea, di cui l'autore è universalmente riconosciuto come uno dei principali esponenti. La sostanziale indimostrabilità (ma soprattutto non necessità) logica di una legge all'apparenza inconfutabile come il ""principio di contraddizione"""" consente a Lukasiewicz di giungere alla scoperta della cosiddetta logica polivalente, in cui, in buona sostanza, il """"vero"""" e il """"falso"""" non sono più le uniche due alternative possibili per il pensiero. Con esemplare chiarezza Lukasiewicz ci fa vedere come sia perfettamente possibile pensare rigorosamente senza far valere il principio di contraddizione; mentre, a suo parere, la necessità di detto principio deriva dalle sfere dell'etica e della politica, come se si trattasse del collante indispensabile affinché la civile convivenza non si sgretoli come d'incanto. Presentazione di Maurizio Matteuzzi."" -
Tempo e forma. Scritti (1935-1977)
"Tempo e forma"""" intende offrire il ritratto di un grande studioso. Noto finora soprattutto al pubblico degli storici dell'arte, Sergio Bettini è una delle figure più vive della cultura italiana del Novecento e in verità delle meno riducibili ai limiti disciplinari. Quel che caratterizza la sua vasta ricerca è semmai il convergere dei diversi percorsi intorno al cardine di un'originale quanto inesausta elaborazione metodologica. Così il saggio giovanile sul non-finito di Michelangelo si lega a quello sui vertiginosi chiarori di Tiepolo, le letture dei contemporanei, come Matisse,]ean Arp, Picasso o Frank Lloyd Wright, fanno da contrappunto a una sorprendente lezione sulla poetica del tappeto orientale, mentre Idea di Venezia compendia, in una trama di immagini proustiane, lo studio di una vita. Dialogando con Erich Auerbach o Roland Barthes, con Merleau-Ponry, Foucault o Deleuze, Bettini ci accoglie nel suo laboratorio, dichiara le proprie ascendenze, forgia e sperimenta i suoi concetti: come quello, personalissimo, di timing, in cui arte e tempo, forma e vita si uniscono così strettamente che «basterebbe una variazione infinitesimale nel suo battere per fare del capolavoro un'opera mancata». In queste pagine di raro tenore letterario, l'erede di Riegl e di Focillon spiega che le forme ci coinvolgono pur non avendo nulla da comunicare, come puri simboli di sé: la nostra vita è la loro, il loro e il nostro mondo non sono che uno. A cura e con un saggio di Andrea Cavalletti."