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Prosaici e moderni. Teoria, traduzione e pratica del romanzo nell'Italia del primo Novecento
Questo studio indaga il nesso fra circolazione delle traduzioni, teorie del romanzo e sviluppi italiani dell’“epica in prosa”, attraverso il caso degli autori tedeschi – accanto a Goethe anche Döblin, Kafka, Fallada, Keun – che nei primi decenni del Novecento incarnano per i lettori italiani una nuova e «più prosaica» idea di modernità.«Troppo prosaico e moderno»: con queste parole, sul finire del Settecento, il poeta Novalis liquidava il Wilhelm Meister di Goethe criticandone l’eccessiva attenzione agli aspetti della vita materiale. A lungo trascurato anche a causa di questo verdetto, in Italia il Meister viene tradotto integralmente oltre un secolo più tardi, negli anni in cui, scriverà Debenedetti, i letterati italiani iniziano finalmente a riconoscere anche al bistrattato genere del romanzo quei crismi che fanno «la seria, la colta, la responsabile letteratura». È un radicale cambio di paradigma di cui si fanno interpreti scrittori, come Giuseppe Antonio Borgese o Corrado Alvaro, ma anche editori e soprattutto traduttori, da Alberto Spaini a Barbara Allason e Alessandra Scalero. -
Un quartiere mondo. Abitare e progettare il satellite di Pioltello
Il quartiere satellite di Pioltello, nell’area metropolitana milanese, è un caso emblematico di quella «periferia multiculturale di natura privata» che negli anni ha preso forma in molte delle principali città italiane ed europee. In questi luoghi si esprimono molteplici aspetti di fragilità rispetto alle condizioni giuridiche, economiche e culturali dei loro abitanti, si affievoliscono i legami e le relazioni sociali, affiorano i fenomeni di compromissione della condizione giuridica e manifestazioni di degrado ambientale del patrimonio abitativo e dello spazio collettivo. Il Satellite è un «quartiere mondo» che apre alla comprensione più generale delle questioni poste da questi contesti urbani. Entro una prospettiva di ricerca autenticamente inter-disciplinare, basata sul coinvolgimento delle componenti sociali più giovani, il volume raccoglie dati, racconti, saggi teorici e ipotesi di lavoro per la rigenerazione della periferia metropolitana. -
La verità della bellezza. Colloquio sull'arte con Jacques Lacan
Come trattare il Reale se non elevandolo alla dignità della Cosa? Questo studio affonda le sue radici nella riflessione di Freud, poi luminosamente ripresa da Lacan, intorno a tre possibili modi di interrogare la sublimazione, intendendola ora come vuoto rappresentabile, ora come anamorfosi e in ultimo – suggerisce l’autrice – come marchio in atto.rnDa un’inedita rassegna in fieri di varie espressioni artistiche contemporanee, il libro punta il focus esplorativo su una di esse in particolare: l’arte urbana. Ma cosa significa arte urbana? Distante da un approccio esclusivamente sociologico, a parere dell’autrice non sufficiente, l’assunto principale del libro è che l’arte urbana, data la molteplicità propria delle sue variegate espressioni, sia accadimento di tutte e tre le forme di sublimazione lacanianamente intesa. La lettera del tag e i grandi muri figurativi, i collage di JR e l’arte circolare si troveranno annodati al pensiero di Lacan, a sua volta posto in questione forse nell’unico modo possibile, ossia nell’atto di dirsi. -
Progetto, teoria, editoria. Modi di scrivere e di trasmettere la ricerca architettonica oggi
Questo volume raccoglie gli interventi, i testi e le immagini del 3° Meeting ProArch svoltosi a Matera nel 2019, anno in cui la Città dei Sassi è stata Capitale Europea della Cultura. rnL’elezione, come è noto, è avvenuta grazie al riconoscimento del suo straordinario patrimonio di cultura urbana e architettonica, «scritto» da più civiltà e «trasmesso» all’umanità. In questa significativa cornice, dunque, si è tenuto il meeting Progetto, teoria, editoria. Modi di scrivere e di trasmettere la ricerca architettonica oggi, che ora trova posto in un libro.rnD’altra parte, il titolo contiene tre parole chiave da cui spesso partono le riflessioni della Società Scientifica nazionale dei docenti di Progettazione Architettonica in tema di linguaggi, funzioni, mezzi di diffusione e valutazione della sua produzione scientifica e culturale. E se tali riflessioni avvengono, ancora oggi, dentro quel perimetro limitato in cui inspiegabilmente è costretto il mondo accademico italiano, quasi ci meravigliamo – osservando gli eventi promossi da ProArch e dai docenti di Progettazione Architettonica – quando queste incontrano l’interesse di altre categorie; mentre invece dovrebbe essere solo una logica constatazione, dal momento che la ricerca delle discipline del progetto, portando con sé istanze civili e culturali pubbliche (sull’architettura, la città e il paesaggio), ha bisogno necessariamente di incontrare e comunicare con la società. -
Vangeli nuovissimi
Gesù un giorno fece quattordici miracoli, ma non se ne accorse nessuno.Questa non è l'ennesima vita di Gesù romanzata, ma veri e propri vangeli apocrifi, con un Gesù bambino simpatico e leggermente screanzato, che fa miracoli poco convincenti, come fossero scherzi. Il racconto è scandito in capitoletti o versetti come è tipico della forma vangelo, intesa come genere letterario. Sebbene faccia ridere spesso, è un riso sereno e mattutino, perché riprende e celebra con un po' d'ammirazione i racconti ascoltati ogni settimana fin dalla più tenera età, per lo più di sabato o di domenica, a dottrina; non molto diversi delle fiabe, dai fumetti o dai cartoni animati, verso cui Mario Valentini si dichiara molto riconoscente (come tanti di noi) avendo contributo a strutturargli la mente con valori morali, tabù, fantasie, credenze, sensi di colpa, convinzioni e timori. -
Il valore delle cose seguito da L'artificio delle istituzioni
Questa nuova edizione di Il valore delle cose è accompagnata da un breve, e rarissimo, frammento di «discorso sul metodo». In poche e fulminanti battute Yan Thomas ricapitola il suo singolarissimo modo di operare e offre anche una delle più vertiginose difese e illustrazioni del diritto come artificio.In questo saggio esemplare, Yan Thomas, uno dei massimi conoscitori del diritto romano, mette in questione il primato giuridico della proprietà – definita come rapporto inderogabile tra pochi uomini proprietari e una immensa distesa di cose appropriabili – e propone una nuova e sorprendente archeologia delle «cose». Perché qualcosa come un mercato, uno spazio in cui le cose sono scambiate contro un valore commerciale, potesse costituirsi, un gesto giuridico e istituzionale originario doveva essersi già prodotto: si tratta della santuarizzazione di un certo numero di cose qualificate come indisponibili. Le cose che non appartengono ad alcuno, sottratte al gioco dello scambio, inibite a diventare merci, identificano un’area dell’indisponibilità (al commercio, alla proprietà e all’appropriazione) e sono perciò destinate all’uso comune degli uomini. Parenti non troppo lontane degli oggi dibattutissimi «beni comuni», le cose indisponibili che Yan Thomas isola offrono una nuova genealogia della proprietà e dello scambio, fornendo una lezione magistrale sull’istituzione giuridica del valore e su tutte quelle operazioni capaci di fare – o di non fare – di una cosa una merce. -
Saul Steinberg
Steinberg è solo Steinberg: ovvero uno degli artisti più imitati, citati, riprodotti, perché all’unicità del suo segno corrisponde un’universalità di significati e di messaggi.«L'opera di Steinberg esprime notevole complessità, quasi a voler smentire la semplicità del suo principale mezzo espressivo, cioè la linea.» – Barbara Malipiero, Alias - Il ManifestoSaul Steinberg (1914-1999) rimane uno degli artisti più noti e insieme sconosciuti dell'arte del XX secolo. È stato un cartoonist, un disegnatore, un aforista grafico: eppure il suo nome rimane ai margini, fuori dai manuali di Storia dell'arte. Questo numero di ""Riga"""" rinnova e ripensa il volume edito nel 2005, ampliandolo con nuovi materiali. Fra questi spiccano ventuno interviste, per la maggior parte inedite in italiano, rilasciate da Steinberg fra il 1952 e il 1993; due importanti saggi, che gettano nuova luce sulla sua vicenda artistica e biografica; una serie di scritti e disegni con cui illustratori e artisti hanno voluto rendergli omaggio. Senza voler stabilire graduatorie o classifiche, si può - si deve - parlare di Steinberg con la stessa attenzione riservata a Picasso, a Giacometti, a Warhol. Altrettanto complessa e ricca, la sua arte parla tante lingue contemporaneamente: disegno e parola, retorica e letteratura, filosofia e percezione. Steinberg è disegnatore e scrittore, sociologo e filosofo, psicologo e persino moralista."" -
Vite di animali illustri
Lo scimpanzé Tião prendeva il Valium per calmare l’agitazione e vitamina C per curarsi dalla tosse.Storie di animali davvero vissuti e che si sono distinti per qualche impresa. Alcuni diventati delle celebrità, come il topo russo andato in orbita e che ha girato 477 volte intorno alla terra, tornando poi applaudito e onorato. Poi i grandi lavoratori, come il malinconico toro da monta Fajado, che copulando ad un ritmo stacanovista con una provetta, ha generato quasi 300 mila figli sparsi nel mondo. E poi animali musicisti che suonano il piano da veri maestri; animali artisti, sportivi, randagi, preistorici e finanche di stoffa o di polistirolo. Storie a volte commoventi o piene di umorismo. Sullo sfondo i retroscena umani, con le tipiche truffe, arricchimenti, battaglie ideologiche e così via. -
Per Vittorio Sereni
Tra i molti autori novecenteschi cui Pier Vincenzo Mengaldo ha dedicato nel tempo la sua attenzione critica, Vittorio Sereni è uno dei più amati e ricorrenti, a partire dal saggio Iterazione e specularità in Sereni del 1975, che ne fornisce una prima caratterizzazione stilistica. Negli interventi successivi, scritti nell'arco di un quarantennio, Mengaldo non solo allarga e approfondisce l'indagine sulla lirica sereniana, anche nella forma - in cui l'autore eccelle - dell' explication de texte, ma affianca all'analisi del poeta quella del traduttore e del prosatore, critico e narrativo, pervenendo, come nel bellissimo ricordo qui collocato in posizione iniziale, a comporre un ritratto unitario, lucido e insieme commosso, dell'amico. «Il prossimo ventisette luglio saranno cent'anni dalla nascita di Vittorio Sereni. È pensando a questa ricorrenza che ho creduto non inopportuno raccogliere in volume la maggior parte dei miei scritti su di lui, che è stato uno dei massimi poeti del secolo passato, e un ""grande amico"""" di cui non mi stanco di rimpiangere la perdita precoce. Dunque, """"per"""" Vittorio Sereni e non """"su""""». Così, nel 2013, scriveva Mengaldo introducendo la prima edizione del presente volume, che - subito scomparso dalla circolazione - viene ora ripubblicato."" -
La traduzione e la lettera o l'albergo nella lontananza
Il testo che qui presentiamo corrisponde a un seminario che Antoine Berman ha tenuto a Parigi nel 1984, ed è stato pubblicato già l’anno successivo a cura dell’autore. Al centro della riflessione c’è, com’è evidente, il tema della letteralità nel tradurre, a partire dall’idea che non è possibile parlare di traduzione in senso stretto quando si mira alla semplice restituzione del senso, alla semplice ricerca di equivalenti, senza scontrarsi integralmente con il peso corporeo della lettera. Tuttavia la dimensione della lettera non è fungibile in maniera immediata – la letteralità viene quasi universalmente confusa con il “calco servile” – e tutto il seminario si applica nello sforzo di far emergere la natura più profonda e produttiva di questa dimensione, innanzitutto cercando di accerchiarla (la definizione “in cavo”), nominando una per una le tendenze “deformanti” che incessantemente l’aggrediscono nelle forme correnti di traduzione; quindi procedendo alla magistrale disamina di tre casi esemplari di traduzione letterale: Hölderlin traduttore di Sofocle, Chateaubriand traduttore di Milton e Klossowski traduttore di Virgilio. Lo stile – si tratta di un “testo di lavoro” – è rapido e informale, spesso declinante verso l’oralità, ma sorprendentemente sottile nella posizione delle domande e nella definizione dei problemi: al punto da costituire una guida preziosa tanto per chi si cimenti nella pratica del tradurre, quanto per chi osservi il fenomeno con occhio puramente teorico; ma anche – e forse soprattutto – per chi s’interroghi sull’espressione linguistica in generale: sui suoi vincoli spesso invisibili o inavvertiti, sui suoi spazi di libertà (quelli che solo l’esperienza della traduzione consente di riconoscere), sui piani imprevedibili – come quello etico, “religioso” e persino politico - in cui essa è messa realmente in gioco. -
A che punto siamo? L'epidemia come politica. Nuova ediz.
In questa nuova edizione, che contiene un numero di testi quasi raddoppiato rispetto alla precedente, Agamben ha raccolto tutti i suoi interventi sull’emergenza politico-sanitaria che stiamo attraversando. rnAl di là di denunce e descrizioni puntuali, i testi propongono in varia forma una riflessione sulla Grande Trasformazione in corso nelle democrazie occidentali. In nome della biosicurezza e della salute, il modello delle democrazie borghesi coi loro diritti, i loro parlamenti e le loro costituzioni sta ovunque cedendo il posto a un nuovo dispotismo in cui i cittadini sembrano accettare limitazioni delle libertà senza precedenti. Di qui l’urgenza della domanda che dà il titolo alla raccolta: a che punto siamo? Fino a quando saremo disposti a vivere in uno stato di eccezione che viene continuamente prolungato e di cui non si riesce a intravedere la fine? -
La speranza più grande
Il romanzo di Ilse Aichinger è un coraggioso atto di resistenza al nulla esistenziale, un gesto di interrogazione del mondo e della lingua volto a restituire alla realtà devastata dalla guerra un senso nuovo, e a indicare, come fa la stella di David con Ellen, una strada da seguire.Sullo sfondo di una città in guerra Ellen, una ragazzina per metà ebrea, fa amicizia con un gruppo di coetanei «con i nonni sbagliati». Tra giochi, paure, sogni, desiderio di fuga e addii, Ellen e i suoi compagni fanno esperienza della crudele realtà della persecuzione razziale e della minaccia costante della deportazione e della morte, affrontando un mondo assurdo e incomprensibile. La speranza iniziale di una fuga possibile, al di là dell’oceano, sembra destinata a svanire entro gli angusti e invalicabili confini della città assediata, ma si trasforma in una speranza più grande – forse meno terrena della prima, ma non per questo meno tangibile – che dischiude la possibilità di raggiungere la terra promessa, «dove tutto diventa azzurro». Un viaggio in dieci stazioni nelle pieghe profonde dell’esistenza e di una Vienna ferita, raccontato dalla voce corale dei perseguitati, sul crinale di una quotidianità che sconfina nella dimensione del sogno. -
Il normativo, il giuridico e i compiti del diritto
Llewellyn propone ben più che una teoria giuridica: il compito del diritto è nientemeno che assicurare la sussistenza dei gruppi sociali, permetterne la trasformazione interna e garantirne un’integrazione virtuosa con l’esterno.C’è un sapere speciale che consente di porre riparo ai conflitti in un modo che nessun altro sapere saprebbe garantire: non la politica, non l’economia, non la filosofia, non la religione. Questo sapere è il diritto. Così Karl Llewellyn si fa cantore delle virtù ristoratrici del sapere giuridico, che conferiscono al diritto una ineguagliata capacità di assicurare la continuità della vita sociale. Nel suo saggio più compiuto e maturo, Il normativo, il giuridico e i compiti del diritto, pubblicato nel 1940, egli delinea una teoria che supera gli steccati disciplinari e presenta il diritto come l’ambito che si fa garante della vita sociale. Il diritto è una tecnica capace di porre riparo ai conflitti e che dalla risoluzione dei casi più complicati sa trarre un’energia e una capacità d’imporsi tali da assicurare una plastica resistenza agli urti. Un sapere rimediale, quindi, che però s’irradia via via su tutti quegli aspetti della vita umana in cui interessi divergenti e aspettative deluse potrebbero creare frizioni e strappi. Come tale – questa l’intuizione folgorante di Llewellyn – il diritto è un sapere ubiquo, su cui deve poter contare qualsiasi gruppo (da due persone in su) voglia resistere alle aggressioni del tempo e dei conflitti interni. A partire da questa innata diffusività, Llewellyn illustra come dal diritto interno ai numerosi gruppi compresenti nello stesso contesto geo-storico si arrivi alla creazione di un sistema giuridico più ampio, valido per tutti i gruppi. -
Fiumara d'arte in Sicilia: arte, architettura, paesaggio
Fiumara d’Arte in Sicilia è un fenomeno senza eguali nel panorama artistico-architettonico italiano degli ultimi 35 anni. Questo saggio ne traccia criticamente la storia e il senso. Dalla prima scultura di Pietro Consagra nella valle dell’Alesa fino agli attuali progetti per Librino nella periferia di Catania, in mezzo a battaglie giudiziarie, attentati malavitosi e interventi politici, la storia di Fiumara pone urgenti problemi teorici: il rapporto tra arte e spazio pubblico, tra architettura ed edilizia, tra proprietà privata e valore sociale dell’arte, tra disobbedienza civile e criminalità, tra paesaggio e territorio. Attraverso un’attenta analisi delle sue opere, l’autrice fa emergere queste questioni, mostrando la rilevanza di Fiumara: un’azione che vuole essere critica dell’esistente e portatrice di una “speranza estetica”. -
Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta
Antonella Moscati ricostruisce, contro l’interpretazione di Binswanger, la figura inedita di questa “paziente-autrice”, perseguendo un duplice obiettivo: cederle la parola per mostrarne la lucidità; e mettere in evidenza il torto subito da parte di una psicoanalisi alle prime armi e di terapie psichiatriche vaghe, all’interno di un universo tutto maschile che ha fatto ben poco per impedire un suicidio annunciato, sul quale non potevano non pesare gli atteggiamenti eugenetici che si venivano diffondendo in Europa negli anni immediatamente precedenti al nazismo.«""Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta"""" s'inserisce in un filone di controlettura culturale della tradizione primonovecentesca della psichiatria e della psicoanalisi» – Vittorio Lingiardi, Il Venerdì – la RepubblicaNel gennaio del 1921 viene ricoverata nella clinica di Ludwig Binswanger, a Kreuzligen, una donna ebrea tedesca affetta da una grave forma di anoressia. La paziente, che aveva intrapreso in precedenza due brevi terapie psicoanalitiche – entrambe interrotte in maniera drammatica – si suicida nell’aprile successivo, all’età di trentaquattro anni. Più di vent’anni dopo, Binswanger si dedicherà alla scrittura del caso di questa donna, alla quale attribuirà il nome fittizio di Ellen West.rnNel 2007 è stata pubblicata in Germania gran parte dei suoi scritti: poesie, diari e lettere che contengono pagine bellissime e coraggiose sulla sua sofferenza e sulla sua malattia, della quale sono state formulate le diagnosi più varie – melanconia, nevrosi ossessiva, schizofrenia – mai però quella di anoressia."" -
L' alterità della carne. Il tema del corpo nel pensiero di Paul Ricoeur
Il volume intende approfondire il tema del corpo nella filosofia di Paul Ricoeur, una problematica che ha assunto notevole rilevanza nel dibattito fenomenologico contemporaneo.La riflessione ricoeuriana, nei suoi diversi ambiti d'indagine, è stata oggetto di ampie analisi, ma non è stata ancora adeguatamente valorizzata la sua rivisitazione della corporeità, sviluppata soprattutto in Le volontaire et l'involontaire (1950) e in Soi-même comme un autre (1990). La tematica del «corpo proprio» o della «carne» (chair) è connessa anzitutto alla figura del cogito «lacerato», che è al centro di Le volontaire et l'involontaire. Già in quest'opera, nell'ambito di un'«eidetica» fenomenologica della volontà, Ricoeur considera il côté della passività del soggetto nei termini dell'involontario del corpo. In tale contesto egli pone l'accento sul soggetto incarnato, al quale peraltro la tradizione fenomenologica non ha mai smesso di rivolgersi. Il tema del corpo affiora nuovamente in Soi-même comme un autre, dove Ricoeur, delineando i contorni dell'«uomo agente e sofferente», propone un'ampia e articolata «ermeneutica del sé», che si rivolge esplicitamente alla relazione tra ipseità e alterità, in cui la carne costituisce per l'appunto una delle forme dell'alterità. L'originalità della riflessione ricoeuriana, che si sviluppa in un dialogo serrato con la fenomenologia di Husserl, consiste nel pensare il corpo nell'ambito di una filosofia dell'azione e non in quello di una filosofia della percezione. Tale approccio è al centro dell'attuale ricerca filosofica, il che testimonia la fecondità delle analisi ricoeuriane. -
La vita femminile
Isabella Ducrot, in queste pagine, rievoca tre condizioni fondamentali a cui ha voluto dare voce: l'essere donna, l'infanzia, e - più importante di tutte - quella che chiama «ignoranza». Sono tre esperienze di emarginazione, spesso intrecciate nella nostra cultura, che vengono qui interrogate in una prospettiva personale. Mescolando riflessioni, brevi racconti e memorie autobiografiche, Isabella Ducrot vuole mostrare come lo stato di inconsapevolezza infantile, o la millenaria esclusione delle donne da ogni tipo di discorso culturale e sociale non siano soltanto esperienze di estraneità, di sofferta privazione della parola, ma possano rappresentare anche una condizione inedita e privilegiata di accesso alla parola. Se si vogliono intendere gli arcani di un dogma teologico, sembra suggerire l'autrice, bisogna essere capaci di sillabarlo come fosse una filastrocca, assaporandone l'insensatezza. «Non c'è domani, non c'è domani», è sussurrato alla fine di queste riflessioni. Proprio questa consapevolezza sembra schiudere, all'autrice, un'irresistibile felicità. -
Luca Vitone. Io, Villa Adriana. Catalogo della mostra (Roma-Tivoli, 17 giugno-12 settembre 2021). Ediz. illustrata
Io, Villa Adriana nasce dalla riflessione sul rapporto tra sé e il paesaggio portata avanti da Luca Vitone nel corso degli anni.Il presente volume approfondisce il legame che l'artista ha creato tra l'involucro esterno che ci contiene, il luogo, e la propria interiorità. Da questo punto di vista, infatti, l'arte di Vitone sembra prendere le mosse da un'esperienza individuale, legata alla sua storia personale, che finisce per declinarsi in opere, immagini e pensieri atti a coinvolgere il fruitore in modo attivo e dinamico. Con un'andatura da esploratore, Vitone attraversa i luoghi e, grazie ai suoi lavori, li racconta ampliandone l'immaginario sia in un'accezione fisica e geografica, che in quella simbolica e storico-sociale, unificando così la pratica esplorativa a quella più analitica e ironica. Il progetto espositivo, a cui questo volume è legato, è stato pensato appositamente dall'artista per il focus a lui dedicato: in mostra a Villa Adriana (dal 17.06.2021 al 12.09.2021) alcune opere legate al tema del paesaggio mentre al MAXXI una serie di tele di grande formato dipinte con le polveri provenienti dalla residenza dell'imperatore Adriano a Tivoli. -
Il giunto in architettura. Percezione, spazio e costruzione
Questo libro considera il progetto di architettura come un insieme eterogeneo di connessioni, le cui proprietà definiscono l’intonazione percettiva di uno spazio. L’intento è di sottoporre questo tema fondante dell’architettura a una nuova verifica, discutendone il ruolo e il significato progettuale.Il giunto architettonico non può essere pensato solamente come mero congegno tecnico e costruttivo, ma più estensivamente come dispositivo estetico, che opera nella percezione e influisce sull'esperienza del soggetto nello spazio architettonico. Osservare un giunto nella sua singolarità significa interessarsi a quel margine di tolleranza in grado di assorbire la naturale imperfezione delle cose. Un margine in cui la ricchezza del reale si esprime, a volte silenziosamente, modificando lo spazio vissuto dell'architettura. D'altra parte, come sarebbe la nostra esperienza dello spazio se fosse del tutto priva di dettagli, da cosa trarrebbe la sua ""qualità"""" estetica?"" -
Ulisse, o dell'amore. Lettura della poesia di Umberto Saba
Londero si avvale degli strumenti prìncipi della critica – filologia, stilistica, metrica – restituendo a Ulisse il suo spessore testuale e al pubblico una lettura dei versi capace di rendere l’intreccio delle funzioni molteplici che la poesia manda a effetto.Ulisse è una tra le poesie più note di Umberto Saba (1883-1957): pubblicata in conclusione a Mediterranee (Mondadori, 1946), nel 2021 compie 75 anni. Nei versi la critica intravede la consueta ripresa del modello omerico e dantesco di Odisseo che si riversa semplicemente sull’io lirico. Ma perché suggellare Mediterranee (un libro intriso d’eros) e Il Canzoniere (fino all’edizione 1958, il libro di una vita) con una poesia memoriale e avventurosa? Sotto la patina odisseica, lo studio scorge in Ulisse il piano metaforico della navigatio vitae, declinata sub specie Amoris. Ecco che l’io lirico non riesce a raggiungere «il porto» (figura di sicurezza, compimento, anche di morte) perché, oggi come nella «giovanezza», Eros lo «sospinge ancora», lo conduce capricciosamente «al largo» senza che possa scorgere una meta. È l’incessante innamoramento, la presenza costante di Amore, della passione amorosa mai sopita o completamente appagata, a turbare la navigatio dell’io. Lo studio vuole scostare Ulisse dalle precedenti letture, sostenute da poche supposizioni contenutistiche affioranti sulla superficie di una costruzione poetica insondata nelle sue profondità.