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Il detective, il diavolo, la campagna. Un percorso nel «Pasticciaccio»
Chi è davvero Ingravallo, e perché è fatto così? Come ogni personaggio letterario, il protagonista del Pasticciaccio è una creatura di parole, un prodotto di laboratorio: un po’ individuo un po’ segno. In questo libro, è lui il punto di partenza e di arrivo di un percorso che tra dati fisiognomici, psicologici, topografici e folklorici punta a far emergere un modo di procedere che è tipico di Gadda nel più noto dei suoi capolavori, quello per cui istanze del pensiero astratto e dati referenziali interni al mondo narrato si rinviano incessantemente e reciprocamente. Dalle primissime pagine che giocano con gli archetipi del giallo all’ultima in cui il destino del detective molisano si compie in modo inopinato ed enigmatico, viene così a tendersi un robusto filo ermeneutico: uno dei tanti, a ben vedere, che stringono in paradossale unità la dissipazione centrifuga di questo straordinario romanzo. Completa il libro un’appendice linguistico-stilistica: due brevi saggi dedicati rispettivamente alla sintassi e al lessico gaddiani. -
Il transito mite delle parole. Conversazioni e interviste 1974-2014
Narratore, saggista, traduttore, poeta, regista: tante sono le facce di Gianni Celati, uno dei maggiori scrittori italiani del XX e del XXI secolo. Ora se ne aggiunge un’altra, quella del parlatore. Sempre disponibile nei confronti dell’avvenimento fortuito, dell’incontro estemporaneo, Celati si intratteneva indifferentemente con studiosi affermati e con perfetti sconosciuti, con estimatori della sua opera e con quanti di lui non avevano mai sentito parlare. Le pagine di questo volume di conversazioni e interviste danno modo di riascoltare la sua voce inconfondibile. Sono sessantasette incontri apparsi su giornali, riviste, libri o registrati nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive. Con lucidità non comune, talvolta occultata in toni bonari e divaganti, Celati espone le sue idee sul lavoro dello scrittore, sulla letteratura, su autori del presente e del passato, sull’arte, sul cinema, sulla musica rock, sulla filosofia e su tanto altro. L’autore più antiletterario della nostra tradizione e insieme il più appassionato cultore della nostra letteratura traccia così la sua rotta all’interno di quella attività artistica che è lo scrivere, da lui concepito come atto artigianale, ricerca senza posa di forme e pensieri imprevisti al riparo da ogni dogma e parola d’ordine. -
Manuale di filosofia politica. Dai sofisti a Hannah Arendt
Un manuale di filosofia politica che, partendo dalle origini per approdare al Novecento, offre una trattazione completa dello sviluppo delle idee, delle teorie e degli assetti istituzionali che hanno segnato la storia dell'Occidente e contribuito in modo decisivo a delineare il nostro presente. Una ricostruzione sistematica che, nella prospettiva pluralista fatta propria da studiose e studiosi di diverso orientamento, intende dar conto sia dell'imprescindibile apporto dei classici del pensiero politico sia delle linee di frattura che nel corso dei secoli hanno arricchito, corretto e non raramente contestato un canone rimasto troppo a lungo immutato. Il presente manuale, pensato anzitutto per le studentesse e gli studenti dei primi anni dei corsi di studio universitari, ha l'ambizione di ribadire la centralità dei classici e al contempo mostrare l'indifferibile urgenza di ricomprendere voci e istanze altre, irriducibili ai paradigmi maggioritari e per questo tradizionalmente tenute ai margini. -
Giorgio Manganelli
Giorgio Manganelli è oggi celebrato con sospetta unanimità, ma ancora in vita era per lo più vituperato ed esecrato. Con questo nuovo volume della collana «Riga» si vuole celebrare il centenario della sua nascita, oltre alla sua straordinaria grandezza come scrittore. Nella prima parte del libro sono raccolti gli scritti di Manganelli ancora oggi considerati rari insieme a nuovi rinvenimenti sorprendenti. È il caso dei contributi al Movimento di cooperazione civica, che confermano l'intuizione di Calvino, per il quale al dichiaratamente amorale Manganelli spettava la qualifica di «""moralista"""" e perfino di """"interprete del nostro tempo""""». La seconda parte presenta invece diverse interviste, uscite sulle sedi più peregrine non solo in Italia, in cui Manganelli rivelava anche il suo lato di irresistibile conversatore. L'ultima parte è composta da un'antologia critica in cui si rende conto della sempre più conclamata, paradossale centralità di questo eccentrico per antonomasia: «lo spregevole, il dappoco, il marginale», come si definiva lo stesso Manganelli. Sono qui raccolti scritti di Italo Calvino, Walter Pedullà, Edoardo Sanguineti, Giulia Niccolai, J. Rodolfo Wilcock, Giovanni Raboni, Pietro Citati, Maria Corti, Alberto Arbasino, Pier Vincenzo Mengaldo, Pietro Citati, Ludovica Koch, Viola Papetti, Geno Pampaloni, Emanuele Trevi, Gilda Policastro, Klaus Wagenbach, Jacqueline Risset e molti altri."" -
La laguna di Venezia. Un grande magazzino di idee e di progetti. Ediz. italiana e inglese
La laguna di Venezia è un oggetto complesso e contraddittorio che ha richiesto conoscenze articolate e strategie di intervento sofisticate. La storia più recente ci racconta del frazionamento dell'arena decisionale e dell'assunzione di autorità, in funzione di una semplificazione tanto dell'interpretazione dell'oggetto laguna, quanto degli interventi messi a punto per la sua gestione e modificazione. La complessa gestione della laguna di Venezia ha alimentato nel tempo la produzione di una vasta mole di progetti, alcuni dei quali mai realizzati, che oltre a misurarsi con specifiche questioni, talvolta anche molto tecniche, hanno alimentato la produzione di immaginari. I testi raccolti nel quaderno hanno l'obiettivo di rivelare la varietà di soggetti, di istanze e di progettualità che, nel tentativo di mantenere in vita questo complesso sistema ambientale/antropico, si sono affastellate andando a comporre un grande magazzino di idee orientate al futuro. Un insieme di riflessioni che, attraversando temi diversi, provano a mettere in discussione le retoriche dominanti e allo stesso tempo cercano di tracciare la rotta verso un'immagine plurale di un oggetto difficile da trattare. -
La critica sconfinata. Introduzione al pensiero di Susan Sontag
Come i grandi americani del Novecento, da T. S. Eliot a Gertrude Stein, Susan Sontag (1933-2004) aveva bisogno dell’Europa. Ma diversamente da suoi predecessori modernisti non volle diventare un’espatriata. Quando dichiarava che l’eterogeneità, la serietà, la complessità della cultura europea le permettevano di «sollevare il mondo», stava cercando di descrivere un legame forse ancora più forte, che nel suo caso decideva della possibilità stessa di stare al mondo come pensatrice. I suoi punti di riferimento furono Adorno, Benjamin, ma anche Cioran, e incarnano una tradizione secondo la quale l’attività del pensare, prima ancora che si cristallizzi in contenuti particolari, non è mai contemplazione passiva ma negazione, un atto di resistenza a tutto ciò che al pensiero vorrebbe imporsi con la forza dell’immediatezza. Pensare significa dissentire. La vera tematica di Sontag è allora la passione del pensiero, e questo libro ne parla senza tralasciare i conflitti che essa comporta, innanzitutto il conflitto tra mente e corpo (quest’ultimo al tempo stesso strumento e ostacolo all’illuminazione), poi l’altro tra vita intellettiva e azione politica. In questo volume, Sontag viene presentata come una figura di confine tra filosofia e critica letteraria attraverso tre linee di indagine: l’interesse per l’esperienza estetica e il dialogo con gli artisti della New York School (Paul Thek), la vicinanza alla teoria critica e l’esempio di Benjamin, suo vero maestro, verso il quale si volta per affrontare l’America poststrutturalista, e la conversazione, ancora poco studiata ma portata alla luce dal lavoro di archivio, con i più influenti filosofi suoi contemporanei come Derrida e Foucault. E Sontag prende posto accanto a loro come protagonista della trasformazione della critica letteraria di lingua inglese in un campo di indagine teorico, in uno spazio di riflessione oltre la letteratura. -
Maurizio Finotto. Archeologia da spiaggia. Ediz. illustrata
«Nell'anno corrente 2799, a mille anni dal ritrovamento della Stele di Rosetta, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli arricchisce la sua collezione permanente con nuovi reperti, costituiti da oggetti di materie plastiche ritrovati sui litorali italici. La loro datazione è problematica, ma secondo recenti studi riconducibile al (o anteriormente al) XX secolo dell'era vigente. Lo stato degli oggetti è sempre mutilo, decolorato e limato dalla risacca marina; a volte, ma raramente, si può con certezza risalire alla forma e all'uso originario; più spesso lo stato d'usura e la frammentazione permettono solo un'ipotetica ricostruzione dell'intero reperto. In questo lavoro laborioso e incerto si prendono a modello oggetti diversi delle più note civiltà egizia, fenicia e antico romana, che sono state indagate più sistematicamente e delle quali si conservano una quantità superiore di manufatti e testimonianze. Tali nuovi reperti, stando alle ipotesi più accreditate, afferirebbero all'Homo litoralis, una civiltà umana caratterizzata da insediamenti lungo le spiagge sabbiose della penisola italica, nelle quali infatti i ritrovamenti sono relativamente vari e abbondanti. Grazie ad essi è possibile ricostruire almeno parzialmente la vita quotidiana dell'epoca, con i suoi usi e costumi, le credenze dominanti, i riti, gli oggetti di scambio, le figure simboliche e la scrittura alfabetica, della quale non sempre è possibile ritrovare il significato.» (Ermanno Cavazzoni) -
Una cosa come questa potrebbe andare bene? Antologia della comunicazione futura
La comunicazione è sempre più ibrida e mutante.rnCiò che fino ad alcuni anni fa erano definizioni chiare, ambiti professionali definiti, discipline consolidate sono oggi territori scivolosi e pericolosi.rnAssistiamo ogni giorno a veri e propri spillover concettuali che aprono nuove prospettive inaspettate. Cosa accade se immaginiamo una metamorfosi di quello che oggi è riconosciuto come un modello?rnQuello che in questo libro interessa mostrare è il germinare del possibile dal codice del presente, in alcune voci distopiche che sono futuri possibili della comunicazione.rnUn libro di testo piovuto dal futuro per aiutarci a comprendere il nostro tempo e a immaginarne di nuovi, più liberi e felici. -
Might something like this do? An anthology of future communication
Communication is becoming increasingly hybrid and ever-changing. What up until a few years ago were clear definitions, specific professional areas, consolidated disciplines, have now become slippery and hazardous territories.rnEach day we witness conceptual spillovers that pave the way for new and unexpected perspectives. What happens if we imagine the metamorphosis of what is thought of as a model today? This book aims to reveal the germinating of new possibilities from today’s code through several dystopian voices that are the possible future of communication.rnA textbook from the future that helps us to understand our times and imagine new, freer, and happier ones. -
Eredi Boggiano
Cosa resta di Antonio Boggiano, nato a Savona nel 1778 e morto a Trinidad di Cuba nel 1860? Intraprendente, scaltro, benestante, anzi, almeno in certi momenti della sua vita, si potrebbe dire, ricco. Committente di un bell'altare di marmo bianco che si trova oggi nella chiesa più importante di Trinidad. Padre severo eppure amorevole di numerosi figli e figlie. Un uomo che prima di terminare l'esistenza, e cadere nell'oblio, ha lasciato numerose prove del suo laborioso cammino: tracce facili da scoprire con gli strumenti della ricerca storica, che in casi come questo paiono essere ben affilati, e capaci di incidere in profondità. Ma vi è pure dell'altro, e a ben vedere è questo ciò che maggiormente resta di Boggiano. Un seme dei tempi della colonia, intriso di avidità e cattiveria, che nel tempo si è trasformato e, perpetuandosi, ha perduto il gusto amaro delle origini. Il saggio è seguito da una conversazione dell'autore con Seph Rodney. -
A regola d'arte. Storia e geografia del campo letterario italiano (1902-1936)
Questo libro disegna il panorama letterario italiano di inizio ’900 come una storia di persone e delle loro traiettorie, ambizioni e creazioni. Protagonisti non sono solo scrittori canonizzati come Montale, Pirandello e Svevo, ma anche chi rimane spesso invisibile alla narrazione letteraria: editori e organizzatori culturali, traduttori e traduttrici, autori usciti dal canone come Bontempelli e Da Verona, Marinetti e Papini. Le loro relazioni danno vita a un intreccio di alleanze e conflitti che genera le regole dell’arte valide in un determinato periodo: cosa si deve e non si deve scrivere, se si vuole diventare un autore o un’autrice prestigiosi? Con quali criteri editori e critici valutano le opere letterarie? Quali generi sono praticabili, quali contenuti inaccettabili, quali forme accantonate come obsolete? Che cosa si importa dalle altre letterature, e perché? La battaglia sulle regole dell’arte dà forma a una geografia letteraria mobile, che fa perno sulle città – Firenze, Napoli, Roma, Milano, Torino e Parigi – che sono state luoghi di incrocio e snodo nelle traiettorie biografiche dei protagonisti del campo letterario italiano di inizio secolo. -
Il giardino come macchina delle emozioni. Dall’antichità alla sostenibilità contemporanea
Vasto affresco sull’immaginario dei giardini nella cultura occidentale, dalle origini sino ai nostri giorni, il volume si concentra in particolare sull’epoca dei Lumi sfidando lo stereotipo che la vorrebbe sotto l’influenza della sola ragione. Sta al Settecento europeo, a partire dal modello inglese, ripensare il rapporto con la natura. In Francia, una vasta e complessa produzione di carattere teorico è all’origine di un vivace dibattito, ideologico ed estetico, che coinvolge tutte le componenti artistiche e culturali del secolo. Il volume disegna il quadro delle principali teorizzazioni (Watelet, Girardin, Ligne, Carmontelle), sottolineando l’elemento aptico che ne è alla base, e indaga l’immaginario caleidoscopico del giardino nella narrativa francese settecentesca. Il giardino diviene allora una macchina delle emozioni volta a interpretare la comparsa di nuove sensibilità che riguardano lo spazio, il tempo e la memoria. In particolare, le realizzazioni di Carmontelle, che introducono un radicale cambiamento di prospettiva, inaugurano una concezione prefilmica dello sguardo che arriva ai nostri giorni.rnLo sviluppo del significato storico-culturale, letterario, filosofico e sociale del giardino in relazione al nostro modo di vivere attuale porta a una ricerca che nel mettere in questione l’antropocene/capitalocene, ripensa drasticamente il ruolo dato alla natura negli ultimi decenni. Un appello a una nuova consapevolezza del nostro rapporto con la terra che congiunge diversi ambiti: dalla cultura paesaggistica alla letteratura e all’arte. -
Cento+1. Alberto Rosselli x Saporiti Italia. Ediz. italiana e inglese
Il presente volume racconta, a 101 anni dalla sua nascita, la figura poliedrica e il lavoro di uno dei grandi maestri del design contemporaneo, l’architetto e designer Alberto Rosselli, in particolare attraverso il suo rapporto duraturo e prolifico con Saporiti Italia, l’azienda fondata nel 1948 da Sergio Saporiti a Besnate di cui Rosselli è stato art director dal 1966 al 1976. La mostra e il volume prendono il nome anche dalla presentazione di 100 poltroncine Jumbo, uno degli oggetti più originali e interessanti disegnati da Rosselli per Saporiti Italia, reinterpretate attraverso l’uso del colore da dieci importanti studi di architettura internazionali e di una chaise longue Moby Dick bianca originale del 1968. -
I generi letterari e la loro origine
«Questo breve capolavoro, pubblicato alcuni anni dopo la grande opera La linea e il circolo (1968), offre un’occasione privilegiata per comprendere il funzionamento di quella cosa mirabile quanto enigmatica che era ed è la mente di Enzo Melandri. Come nel libro maggiore (usiamo qui il termine in senso esclusivamente quantitativo), anche qui una singolarità mortale ed effimera ha impresso sull’immortalità del pensiero un segno inconfondibile». – Giorgio AgambenrnrnConfrontandosi in modo inedito con l’antico problema dei generi letterari, Enzo Melandri s’interroga innanzitutto sul perché esista qualcosa come i generi letterari, cioè sulla loro origine. Non solo, dunque, una questione, pur importante, di storia della letteratura, ma il problema genuinamente filosofico dei limiti del linguaggio e degli espedienti che esso deve mettere in atto per esprimere l’impossibilità della parola di venire a capo del suo rapporto col mondo. I generi letterari – la tragedia, la commedia, l’epica, l’elegia ecc. – appaiono, in questa prospettiva, come la traccia musicale ed emotiva che l’esperienza dei propri limiti segna sul linguaggio. -
Scholem/Shalom. Due conversazioni con Gershom Scholem su Israele, gli ebrei e la qabbalah
In queste due lunghe interviste, fatte una da Muki Tsur l’altra da Jörg Drews alla fine degli anni ’70, Gershom Scholem ripercorre le tappe principali della sua formazione intellettuale, fin dalla prima giovinezza, soffermandosi sugli incontri più importanti, e fornendo nuove motivazioni rispetto alle sue prese di posizione intellettuali e politiche. Innumerevoli i temi trattati: il rapporto con la tradizione ebraica che lo porta a essere il maggiore studioso del secolo della qabbalah; l’ambiente ebraico della giovinezza, con gli ebrei assimilati e no, l’adesione del fratello al comunismo e le polemiche rispetto all’ingresso nella Prima Guerra Mondiale. Inoltre il rapporto con W. Benjamin, F. Rosenzweig, M. Buber, l’adesione al sionismo, la successiva vita in Israele, con la partecipazione, ad esempio, a un movimento di conciliazione con gli arabi; quindi la posizione polemica nei confronti della psicoanalisi, il confronto col marxismo, l’interesse per gli ambienti criminali di provenienza ebraica e per il loro gergo.rnI testi, oltre al grande valore di testimonianza biografica e di approfondimento concettuale – esemplari le pagine di illustrazione del significato del termine qabbalah – sono anche un prezioso contributo per la comprensione storica della vicenda di Israele nel ’900, che Scholem rilegge, qui, praticamente dall’inizio alla fine, in qualità di testimone e artefice diretto, in cui si uniscono l’acume distaccato di chi padroneggia sovranamente le metodologie dell’analisi storica e, dall’altro lato, l’apertura agli aspetti più paradossali e vertiginosi della spiritualità ebraica. -
Giornale di pittura
Il Giornale di pittura di Toti Scialoja, redatto tra il 1954 e il 1964, è un laboratorio febbrile di idee, una cronaca esuberante delle esperienze a tutto campo di un inquieto sperimentatore, nel quale riflessione critica, prassi artistica e vita sono inscindibilmente legate.rnApprezzato come poeta da lettori sensibili quali Giorgio Manganelli e Giovanni Raboni, che lo ha definito «il talento poetico più originale e compiuto rivelatosi in Italia nel corso degli anni Settanta e Ottanta», Scialoja è stato al contempo uno dei protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, specie nell’ambito della dimensione gestuale e informale. Il Giornale documenta la fondamentale stagione della maturazione creativa, con i soggiorni a New York e a Parigi, il passaggio alla «pittura di gesto» e alla novità pittorica e insieme astratta delle «impronte», l’intenso colloquio e le amicizie con Brandi, de Kooning, Burri, Afro, Pasolini, Dorazio, Calder, Rothko, Cy Twombly.rnSono pagine innervate con prepotenza dalla forza della vita e dell’arte, come se la chiave della creazione fosse tutta in questo passaggio: «Solo con il caldo, il caldo nel nostro corpo, si può ottenere di dipingere, di andare avanti. Ma quel caldo deve nascere dalla mente e dalla morte, deve esser calore di libertà, assolutezza morale, ragione profonda dell’essere».rnrnIl Giornale di pittura di Toti Scialoja si presenta qui per la prima volta in edizione integrale, fondata sugli originali dattiloscritti e manoscritti, fedele all’ordinamento predisposto dall’autore. -
I ventidue luoghi dello spirito
La trama che lega questi ventidue racconti di Isabella Ducrot è simile a quella dei tessuti da lei più amati e collezionati: non serrata, ma leggermente lasca, in modo da non coprire del tutto e lasciare intravedere ciò che c’è dietro. Questo carattere dei suoi tessuti e delle sue prose, Isabella Ducrot lo chiama «soffio», o spirito. È qualcosa che si rivela negli spazi vuoti, nelle intercapedini, negli strappi, ma capace di commuovere ogni volta chi lo riconosce – perché ci interroga, ci chiede di capire. Così, che sia in una spiaggia di Napoli, la sua città di origine, o durante un viaggio, che sia un ricordo d’infanzia o una riflessione religiosa, in ognuno di questi luoghi Isabella Ducrot intende testimoniare l’acquisita, felice intimità con uno stupore iniziale, con le capricciose domande infantili, con eventi apparentemente insignificanti eppure indimenticabili. -
I morti non muoiono. Performance in tre atti per Palazzo Barberini. Ediz. illustrata
«Con ""I morti non muoiono"""", Gianni Politi ha fatto qualcosa che, immagino, rallegrerebbe ogni direttore di museo: ha """"usato"""" la collezione e gli spazi di Palazzo Barberini per creare una performance organica alla sua ricerca e tuttavia del tutto slegata, almeno a prima vista, dalla programmazione del museo e dai suoi obblighi istituzionali. È confortante che un bene pubblico come una collezione di arte antica venga anche """"usata"""" e non soltanto """"goduta"""" secondo modalità che, pur nella loro varietà, sono inevitabilmente prescrittive e prescritte da obiettivi istituzionali, griglie metodologiche e visioni più o meno accondiscendenti di cosa il pubblico si aspetti o """"abbia bisogno"""". L'uso del museo di Gianni Politi ha preso la forma di un'incursione - magica, poetica, malinconica ed emozionante - nei nostri spazi e tra le nostre opere: un'incursione di tele mascherate (...)». (Flaminia Gennari Santoni)"" -
Le prisme des anomalies
À une époque où la monotonie de la conformité apparaît particulièrement diffuse, l’anomalie se trace un chemin le long duquel elle engendre de multiples formes de déplacement, remodelant la résistance à/de l’unicité et remettant en jeu écarts et oppositions dans tous les domaines, littérature incluse. S’y installant, de manière plus ou moins discrète, ce dispositif met à l’épreuve la littérarité du texte : il interroge de près la manière de bâtir un réseau référentiel, perturbe identités et fonctions, décentre les narrations, prêt à faire dérailler les équilibres propres à la phrase. Ce point de détour prend ainsi en charge l’entrelacs construit par la page et explore jusqu’au pouvoir des marges d’où il provient, en assurant la survie du système lui-même. L’anomalie semble donc en mesure de narrer toutes les expériences possibles et de rendre évidente la pulsation de la création au cœur de l’entropie. À nous de savoir où, comment, pourquoi sa démarche risquée épouse la force des troubles et l’apparence des agencements qui amplifient la singularité de la littérature et assurent son renouvellement au cours de son indispensable accompagnement de l’homme. -
Le metamorfosi della pirateria. Un itinerario interdisciplinare
Dopo un prolungato oblio, il termine «pirateria» è tornato da qualche tempo a imporsi come una parola-chiave del dibattito politico e giuridico delle nostre società, utilizzato in modo più o meno immaginifico anche per confrontarsi con dinamiche distruttive e predatorie di nuovo tipo, distanti anni luce dai suoi tradizionali contesti marittimi di riferimento. Secondo alcuni dei protagonisti del più recente dibattito sul tema, per comprendere a pieno il senso più profondo veicolato da questo specifico aspetto del discorso pubblico contemporaneo occorre tenere conto della peculiare valenza semantica sviluppata dalla nozione di «pirateria» nel corso di una complessa vicenda terminologico-concettuale coincidente di fatto con l’intera storia dell’esperienza giuridica e politica occidentale. I materiali di ricerca raccolti in questo volume si propongono di contribuire a questo sforzo di problematizzazione riflessiva, dando conto, almeno in parte, del complesso gioco di interpretazioni, traslazioni e variazioni che ha costituito la storia della «pirateria» per tutto il corso della sua bimillenaria vicenda intellettuale, attraverso uno stratificato itinerario di lettura in cui gli strumenti della riflessione filosofica e della storia culturale interagiscono variamente con quelli dell’analisi giuridica e dell’indagine degli immaginari letterari.