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La danza dell'orologio
Willa Drake ha speso la vita nel tentativo di essere una donna affidabile, ragionevole, accomodante. L'esatto contrario di quella madre volubile, dal carattere impetuoso, che con i suoi umori violenti ha turbato la serenità della sua infanzia. Per questo ha acconsentito a un matrimonio forse precipitoso, finendo per rinunciare alle sue aspirazioni accademiche; per questo ha cercato di essere sempre comprensiva con i figli e di perdonare al marito la colpa più imperdonabile, quella di averla lasciata vedova. Troppo spesso, insomma, Willa ha permesso a qualcun altro di scegliere al suo posto. Fino a un pomeriggio di metà luglio come tanti, in cui una telefonata la sorprende mentre sta riordinando le sue fasce per capelli. Una telefonata da Baltimora, dove vive il suo figlio maggiore. Non è lui a cercarla: è una donna sconosciuta, che però è convinta di sapere molto di lei e, soprattutto, di avere urgente bisogno del suo aiuto. Senza dissipare l'equivoco, Willa decide impulsivamente di partire, nonostante la perplessità del secondo marito, che vorrebbe trattenerla. Willa si troverà a badare a una bambina di nove anni che non è sua nipote, ma un po' lo diventerà; a portare a spasso un cane che da subito le obbedisce; a inserirsi nelle dinamiche di una comunità che non è la sua, ma forse potrebbe esserlo. Perché forse per Willa è arrivato il momento di aprirsi a nuovi legami, di scegliere stavolta la propria famiglia, per ricominciare. -
Là dove s'inventano i sogni. Donne di Russia
Questo libro raccoglie in una lunga catena le vite di sedici donne russe formando una staffetta ideale dove il testimone è la storia della Russia negli ultimi due secoli.rnrn Si passa dall’abolizione della servitù della gleba alle rivolte dei decabristi, dall’assassinio dello zar Alessandro II alla rivoluzione bolscevica, dall’assedio di Leningrado ai gulag e alla perestrojka. Scrittrici, poetesse, ballerine, rivoluzionarie, artiste, figure di potere, dissidenti: donne che si sono incontrate, hanno avuto una casa in comune o hanno lottato per gli stessi ideali. Ecco l’attrice preferita di Stalin e il ministro della Cultura di Chruščëv, Anna Achmatova e Nina Berberova, la musa di Majakovskij e la moglie di Andrej Sacharov. Attraverso il racconto delle loro storie straordinarie, che meritano tutte di essere conosciute, emerge anche il disegno di un mondo complesso di cui sappiamo troppo poco. L’epilogo è dedicato a Anna Politkovskaja, che l’autrice ha incontrato di persona nei suoi undici anni a Mosca da giornalista. -
Storie ribelli
I racconti di una lunga vicenda umana, politica e civile che ripercorrono oltre quarant'anni di storia personale e corale. Pagine in cui affiora di continuo il narratore di razza. Si affacciano in questo libro temi come l'amicizia - con Saramago, Soriano, Neruda e altri -, il ricordo dei maestri, l'impegno per l'ambiente, la lotta per la libertà e per la difesa degli ultimi. ""Storie ribelli"""" si apre con il racconto dedicato alla memoria di Oscar Lagos Rios, il più giovane della scorta che quel tragico giorno restò fino alla fine accanto al presidente Allende nel palazzo della Moneda, e si chiude con il testo scritto a caldo in occasione della morte di Pinochet. Nella prefazione Luis Sepùlveda rievoca il momento emozionante in cui gli viene finalmente restituita, dopo tanto tempo, la nazionalità cilena."" -
Neve sottile
Il grande romanzo della maturità di Tanizaki: nelle sue pagine l'erotismo delle prime e delle ultime opere si arricchisce fino a una profonda ricognizione dell'esistenza umana.rnrnNel 1942 il governo giapponese imponeva la censura su Neve sottile, il romanzo che Junichirō Tanizaki stava pubblicando a puntate su una rivista: nelle sue pagine la guerra, minacciosa e inarrestabile marea, suscitava nei personaggi sgomento e preoccupazione, non il fervore dell'allineamento. Tanizaki era ben lontano dall'urgenza degli eventi: nella storia di quattro sorelle di Osaka, degli equilibri e squilibri affettivi che giocano in seno alle famiglie, straordinaria è l'intensità dell'esperienza psicologica; mai il racconto si aggiusta nei limiti angusti di una cronaca. Ma c'è di più. Il confronto fra il modello occidentale e le antiche tradizioni nipponiche si fa materia e motivazione delle scelte, emblema dei destini personali. -
Il canto degli alberi
Un libro di poesie, prose e racconti di Hermann Hesse che hanno come tema unificante gli alberi, considerati simbolo della caducità, dell'eterna rinascita e della spensieratezza della vita istintiva e naturale. Faggi, castani, peschi, betulle, tigli, querce e molti altri, nella magnificenza della fioritura o con i rami nodosi offerti alle brinate notturne, illuminati dal sole o al chiarore della luna: sono loro i protagonisti indiscussi di questa raccolta. Essi accompagnano lo scrittore, silenziosi e saggi, nel corso della sua vita, segnano momenti precisi, suscitano riflessioni e ricordi, vengono invocati come esseri viventi, come amici. -
Un paese di temporali e di primule
Per la formazione umana, intellettuale e letteraria di Pasolini, gli anni trascorsi a Casarsa, paese natale della madre, furono decisivi. Il mondo friulano, intensamente vissuto e amato, resterà per lui un punto di riferimento esistenziale e mitologico: il simbolo di un'umanità arcaica e innocente, capace di un senso lirico, magico della vita, il punto d'avvio di una vocazione artistica assoluta. ""Un paese di temporali e di primule"""" racchiude ed esprime l'esperienza friulana di Pasolini attraverso scritti che vanno dal 1945 al 1951. Il libro si articola in quattro sezioni. La prima e più cospicua comprende racconti e prose che, nelle loro vibrazioni espressive, anticipano l'evoluzione futura dello scrittore. La seconda sezione è dedicata alla lingua friulana come portato di un lungo percorso storico, manifestazione di una cultura e mezzo letterario, e documenta il precoce interesse dello scrittore per le questioni linguistiche, che in seguito sfocerà nelle pagine di """"Passione e ideologia"""". Pasolini tocca poi, con lucidità e intuizione straordinarie, i temi dell'autonomia regionale, collegandoli a una necessità soprattutto culturale e linguistica. Vi sono infine i ricordi dell'intenso periodo di insegnamento svolto nella piccola scuola di Valvasone, cui si aggiungono i testi dell'Appendice, che illuminano un periodo tanto cruciale quanto poco conosciuto della vita di Pasolini."" -
Ehi, Kafka! Testo inglese a fronte
Charles Bukowski travolge e seduce il lettore, facendolo prigioniero nel suo mondo senza lasciargli via di fugarnrnNella sua voce si sentono echi di un dolore soffocato ma ben percepibile, si vedono immagini di povertà ed emarginazione sullo sfondo di un'America in ginocchio ma non ancora al tappeto. Soprattutto, però, si riverbera, potente, l'umanità dell'autore. Quella di Bukowski è infatti una poesia ""umana"""", una poesia contemporanea per eccellenza, in quanto molto lontana dagli effetti speciali della retorica del passato e sempre profondamente intrisa di realtà, spietata e onesta fino all'ultimo sorso: l'alcol, i cavalli, le donne, la macchina da scrivere sono i compagni di sempre, ma qui non di rado si affacciano i ricordi di anni sempre più remoti, la nostalgia di un uomo ormai vecchio che cerca e trova conforto e riscatto, ancora una volta, nei suoi versi."" -
Arlecchino. Dialoghi originali
Questo libro presenta la prima edizione del testo dello spettacolo scritto per la Biennale di Venezia in occasione dei 400 anni dalla nascita di Arlecchino e rappresentato in anteprima nazionale al Palazzo del Cinema del Lido nel 1985.rn«Arlecchino era fondamentalmente un amorale.Quelle sue provocazioni suscitarono un successo incredibile; con le sue entrate oscene aveva rotto le normali convenzioni dello spettacolo.»rnFra le maschere della commedia dell'arte più conosciute al mondo, Arlecchino ha rappresentato e rappresenta il rifiuto di tutti i perbenismi, i luoghi comuni, le ipocrisie. È un personaggio che conosce tutti i lazzi e le allusioni, i segreti della satira e dello spasso, che rifiuta per intero la società senza però concepirne un'altra, assecondando la sua natura di selvatico, di anarcoide. Questo, almeno, all'inizio: poi la maschera evolve, fino a diventare nella commedia del Seicento in Francia una sorta di deus ex machina. Non più un servo ma un signore, dunque. Un caso unico. Opera inserita nella produzione letteraria e teatrale di Dario Fo, che ha portato in scena più volte un irresistibile Arlecchino, questo libro è la trascrizione del testo dello spettacolo, realizzata in occasione dei quattrocento anni dalla nascita della famosa maschera. -
Manuale minimo dell'attore
Dalle chiacchierate tenute da Dario Fo nel corso di un lungo stage per aspiranti attori all'Università La Sapienza di Roma, registrate e trascritte su idea di Franca Rame, nasce questo Manuale dove la voce del Premio Nobel per la Letteratura ci accompagna attraverso sei giornate di immersione totale nel mondo del teatro.Giullare affabulatore per eccellenza, Fo inaugura le sue lezioni-spettacolo proprio con la Commedia dell'Arte, quell'universo che lui e Franca conoscono così bene, per sfatarne miti e stereotipi. Con esempi concreti e divagazioni autobiografiche, affronta numerosi temi: il grammelot, le maschere, Arlecchino, il mestiere dell'attore, l'uso della voce, dei gesti, del costume e anche del maquillage. Fino alla chiusura della sesta giornata dove è invece Franca Rame a prendere parola, in un monologo sul ruolo della donna nel comico. Tante anche le domande e le risposte: come abbattere la quarta parete per rendere lo spettatore attivo e partecipe alla narrazione? E come tenere il pubblico incollato alla poltrona senza annoiarlo mai? Quello che l'attore-autore-regista teatrale racconta in questo libro è una vita sul palco, dove tutto è finzione e tutto è verità. Come dice Giuseppina Manin nella sua introduzione, il Manuale minimo dell'attore è «un trattato di storia del teatro, storia della letteratura, storia dell'arte. E di impegno civile. [...] Leggerlo o rileggerlo oggi non è consigliato solo ad aspiranti attori ma a ogni aspirante essere umano». -
Johan Padan a la descoverta de le Americhe
«È la storia della scoperta dell'America, vista non dal castello di prua, ma da sottocoperta, cioè da un disperato, un poveraccio, un pendaglio da forca.» Johan Padan è uno Zanni, un Ruzzante, un Arlecchino proiettato suo malgrado da Bergamo nelle Indie, su una nave di Colombo. A forza di far ridere, riesce a rovesciare il mondo. E anziché esser divorato dai cannibali, li guida ad appropriarsi del cavallo e della polvere da sparo. Così potranno ""scoprire"""" l'America da soli, alla faccia dei conquistadores."" -
Le commedie. Vol. 1: Gli arcangeli non giocano a flipper-Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri-Chi ruba un piede è fortunato in amor
Primo volume di una collana che presenta l’intera opera teatrale del nostro Premio Nobel, oggetto ancora oggi di grande interesse, questo libro raccoglie tre commedie che furono messe in scena fra il 1959 e il 1961, aprendo un ciclo di produzione molto fortunato. rnrnAutore, attore, regista, scenografo, uomo di spettacolo per eccellenza, Dario Fo è stato uno dei protagonisti più vitali del nostro teatro. Questo volume raccoglie la sua produzione maggiore, in cui i procedimenti classici del grande repertorio comico - da Plauto ai lazzi della commedia dell'arte, ai meccanismi della «pochade» e dei «gialli», dal gusto per il surreale, l'assurdo, il paradossale al rovesciamento del rapporto fra «sani» e «matti» - sono reinventati e utilizzati per scatenare perfetti congegni teatrali che, senza mai rinunciare al divertimento, si traducono in graffante satira. -
Le commedie. Vol. 2: Isabella, tre caravelle e un cacciaballe-Settimo: ruba un po' meno-La colpa è sempre del diavolo
Autore, attore, regista, scenografo, uomo di spettacolo per eccellenza, Dario Fo è stato uno dei protagonisti più vitali del nostro teatro. Le commedie raccolte in questa collana non sono semplici copioni, ma testi dal grande valore letterario nati grazie a un approfondito lavoro di riscrittura e ancora oggi oggetto di interesse e di culto per tanti lettori in Italia e nel mondo.rnrnLa prima commedia, Isabella, tre caravelle e un cacciaballe"", è frutto di ricerche storiche sulla spedizione di Cristoforo Colombo, sui compromessi e le scaltrezze messi in atto dall'esploratore e dalla corte di Spagna. Nella seconda commedia la scena si apre in un camposanto, Settimo: ruba un po' meno è una satira sul malcostume italiano della corruzione e sulla reiterata abitudine di insabbiare, per amor di patria, ogni scandalo... Il terzo e ultimo testo, La colpa è sempre del diavolo, è ambientato nell'antico brolo di Milano che, alla fine del Medioevo, da luogo di riunioni e discussioni politiche era ormai regredito a tribunale per ladri di polli e streghe: un momento di decadenza che offre a Fo il pretesto perfetto per un parallelo con la politica italiana degli anni Sessanta."" -
Le commedie. Vol. 3: Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi-L'Operaio conosce 100 parole e il padrone 1000 per questo lui è padrone-Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso
Alla fine degli anni Sessanta, quando sono state rappresentate per la prima volta le tre commedie raccolte in questo volume, il Collettivo Nuova Scena ha appena abbandonato le platee dei teatri e delle televisioni per approdare sui palcoscenici delle case del popolo. È una scelta pienamente consapevole, come afferma Franca Rame nella testimonianza che apre il volume: una precisa volontà di trasformarsi da giullari della corte borghese in giullari degli sfruttati – al loro servizio, nei loro luoghi. È in questo clima di comunione e vicinanza che nascono queste commedie. La prima, Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi, è un perfetto esempio di satira storico-politica, nella quale Dario Fo mette all'indice, con la consueta ironia dissacrante, i legami irrisolti tra il ventennio fascista e le diverse incarnazioni del potere nell'Italia repubblicana. Il secondo testo, L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone, prende le mosse dalle parole di Don Milani e rappresenta, già dal titolo, una dichiarazione d'intenti sull'importanza della cultura e dell'istruzione quali strumenti di affrancamento sociale. La terza e ultima commedia, Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso, rivolge la sua critica sferzante al sistema dei partiti, nonché al mondo dei lavoratori, colpevoli di credere ancora in un riscatto che arrivi dall'alto – col paracadute, per tornare alle parole iniziali di Franca Rame. -
Le commedie. Vol. 4: Vorrei morire anche stasera... -Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa, quello non è il padrone? Fedayn.
Questo quarto volume delle Commedie di Dario Fo e Franca Rame è caratterizzato da una decisa accelerazione in senso politico e militante: le opere, portate in scena all'inizio degli anni Settanta dal collettivo La Comune, segnano un cambio di passo nel loro teatro, la messa a fuoco della loro missione di controinformazione e al tempo stesso l'affinarsi di un nuovo «modo» teatrale, che non segue una linea narrativa ma ha la sua forza nella testimonianza diretta, nel «documento». A fianco, rimane la «commedia» costruita sui moduli tipici di Fo, per cui l'analisi storica e la polemica si traducono nell'ironia, nel sarcasmo, nella farsa. -
L'anno dei misteri. Un'indagine del commissario Bordelli
Un’indagine sulle note di Canzonissima per il commissario Bordelli.rn«Una tormentata figura di investigatore e un'Italia meno cinica ma non meno cattiva di oggi». – Corrado Augiasrn«Che tristezza, pensava Bordelli ogni volta. Ma era un tristezza che gli piaceva, che un po' per gioco e un po' sul serio lo faceva sentire una specie di eroe solitario...un uomo che si sarebbe portato nella tomba molti segreti…»rnrnÈ il 6 gennaio del ’69 e molti italiani si preparano a vedere la «finalissima» di una delle trasmissioni più popolari e seguite, Canzonissima. Anche il commissario Bordelli si siede davanti al televisore per godersi la serata, ma una telefonata della questura lo strappa dalla poltrona e lo costringe a uscire di casa: una ragazza è stata uccisa, proprio mentre andava in onda la sigla... zum zum zum zuuum zum. Da quel momento le giornate del commissario si complicano, altri misteri dovranno essere risolti. Uno in particolare lo tormenta: la terribile vicenda del maniaco omicida che ha già ucciso sei prostitute, tutte e sei bionde, di media statura, una ogni nove mesi esatti. Bordelli si sente affaticato, e in mezzo alle ricerche concitate cerca di ritagliarsi momenti di tranquillità e di riflessione nel silenzio del bosco, che i versi degli animali rendono ancora più vero e profondo. Tra poco più di un anno andrà in pensione, e teme di lasciarsi alle spalle dei casi insoluti... -
Memorie di un antisemita. Nuova ediz.
Le Memorie di un antisemita possono essere lette come la rappresentazione lucida, cristallina di un mondo variegato e complesso, ma sono anche e soprattutto il racconto di una ricerca della verità – la verità di un fenomeno ambiguo, quasi eterno, sempre latente e pronto a esplodere: l'insofferenza nei confronti della diversità.rnrnUn adolescente «distratto e solitario» cresce nella lontana Bucovina, provincia orientale dell'Impero asburgico. Terra di confine, dove i resti dell'eredità del Sacro Romano Impero d'Occidente convivono con quelli del Sacro Romano Impero d'Oriente, e crogiolo di popoli e razze: austriaci, tedeschi, slavi, turchi, armeni, ebrei. Con la guerra mondiale crollano insieme uno stato, una società, un mondo, ma resta intatto, in quello che è divenuto il Regno di Romania, il miscuglio delle razze. L'adolescente austriaco si trasforma in un giovane rumeno, si trasferisce a Bucarest e poi a Vienna, e diventa uomo. Lungo tutte queste tappe della sua esistenza lo accompagna un atteggiamento che è proprio del suo ambiente e della sua cultura, quello dell'antisemitismo, un sentimento che, come scrive Claudio Magris nell'introduzione, «viene ritratto in una sua inquietante spontaneità, quasi innocente perché naturale, e quindi tanto più oggettivamente colpevole». È un antisemitismo che nasce da una mescolanza irrazionale di amore e odio, di fascino e repulsione, così come testimoniano le cinque vicende di rapporti con il mondo ebraico che costituiscono l'ossatura del romanzo: l'amicizia adolescenziale con un ragazzo ebreo, la storia d'amore con una vedova ebrea, il confronto intellettuale ed esistenziale con una ragazza ebrea, la confidenza amorosa con una donna ebrea e, per ultimo, a collegamento di tutte le «memorie», la riflessione del protagonista sul fallimento del proprio matrimonio con un'ebrea. -
Lezioni di tenebra
Dall'autrice di La ragazza con la Leica, Premio Strega 2018rnrn«Helena scrive a voce asciutta il suo italiano caparbio e preciso che sa schioccare e bisbigliare, lingua esatta di chi ha saputo farsi scrittore in italiano, qualcosa di più intenso di scrittore italiano... È il raro caso di chi risale alla storia dei genitori anche contro il loro silenzio e la raccoglie a sillabe da una reticenza infinita. È il raro caso di chi onora il padre e la madre nel senso letterale del verbo ebraico del comandamento: kabbèd, dar peso.» - Erri De Lucarnrn«Due cose non si possono guardare in faccia: il sole e la morte» ha scritto La Roche-foucauld nelle sue Massime. La visione diretta della grande luce e del grande buio sono per noi intollerabili. Si può essere ciechi per troppa luce o per troppo buio. Per questo occorre abituarsi gradualmente all'una come all'altro. Ed è proprio così, per gradi, che queste Lezioni di tenebra ci portano al grande buio, al cuore nero della storia: Auschwitz. In un racconto nutrito di biografia, che diventa anche biografia di una generazione, l'autrice esplora, pagina dopo pagina sempre più in profondità, il rapporto con sua madre, l'unica di due famiglie numerose a essere sopravvissuta alla Shoah, insieme al padre: ebrei polacchi, vissuti in Germania, dove la figlia Helena è cresciuta sentendosi totalmente estranea al mondo tedesco e alla sua cultura, pur usandone la lingua. Non soltanto una memoria sulla Shoah, ma un resoconto appassionato e allo stesso tempo lucido che punta a misurare l'intensità del contraccolpo nella generazione successiva. E il contraccolpo sta nell'impossibilità di avere radici, nella confusione linguistica, nel bisogno disperato di appartenere e nella condanna crudele di sentirsi estranei, comunque e dovunque. Sta nello stupore di fronte al destino, al male, alla sorte: «Vorrei sapere se è possibile trasmettere conoscenze e esperienze non con il latte materno, ma ancora prima, attraverso le acque della placenta o non so come, perché il latte di mia madre non l'ho avuto e ho invece una fame atavica, una fame da morti di fame, che lei non ha più». -
La storia di un uomo che non si sposava e altri racconti
Tredici racconti che stupiscono e abbagliano per la capacità camaleontica: da vicende costruite su un solido impianto narrativo di stampo tradizionale, si passa a una storia in cui una trama labile si assottiglia fino a diventare lo spunto per la contemplazione della natura in un’atmosfera di sognante abbandono lirico; dal ritmo fortemente scandito del racconto ""Rapporto su una città minacciata"""", si arriva ai mirabolanti giochi di incastro della storia che dà il titolo alla raccolta. Come i moduli espressivi, anche i contenuti sono assai vari: c’è il richiamo alla contemporaneità e anche l’impegno politico e sociale. Magari con una punta di ironia, come in """"Spie che ho conosciuto"""", o coltivando il dubbio, come nel lungo racconto conclusivo La tentazione di Jack Orkney. Ma attraverso l’analisi del travaglio spirituale della donna, e della donna di una precisa generazione, l’interesse per l’attualità si dilata fino a diventare una più vasta ricognizione dell’animo umano, della vita molteplice e spesso imprevedibile del sentimento: Doris Lessing scandaglia la difficoltà di soddisfare le ragioni del cuore, nella volontà costante di sollevare il velo, di conoscere la creatura umana nella sua verità, senza finzioni e senza ipocrisie. E la lucidità non preclude la speranza: sullo sfondo delle assolate savane dell’Africa australe, Johnny Blakeworthy – l’uomo che non si sposava – riesce a portare a buon fine la sua ricerca di una vita «in armonia»."" -
Il caso Sparsholt
Passano i decenni, e di David Sparsholt si continua a parlare.rnrn«Al tempo stesso intimo e vasto... Un romanzo magistrale, che unisce il piacere sensuale alla sapienza dello sguardo» – Geoff Dyerrnrn«Hollinghurst è un maestro della narrazione» – John BanvillernrnFin dall'autunno del 1940, quando in una Oxford rabbuiata dalla guerra, tra cortili oscuri e veglie notturne per individuare aerei nemici, la sua bellezza abbagliante fulmina il circolo di giovani intellettuali raccolti intorno all'insicuro erede di un celebre romanziere, Evert Dax. Tutti nel gruppo ne sono allo stesso modo ammaliati. Attratti dal suo corpo statuario di canottiere quanto dall'apparente innocenza di David, recluta diciottenne in procinto di partire per il fronte, preda dei loro sguardi di esteti ma capace di approfittare di ogni loro debolezza. Aleggia ancora quell'apparizione più di trent'anni dopo, quando Evert e gli amici si riuniscono nel suo decadente appartamento di storico dell'arte in una Londra non più oscurata dai bombardamenti ma dagli scioperi dei minatori. E la fama conturbante di David insegue implacabile il figlio Johnny, aspirante pittore nella swinging London e poi ritrattista affermato per i nuovi ricchi della finanza e dei reality, lo perseguita nei suoi amori giovanili quanto nelle tardive trasgressioni notturne. Il suo nome sopravvive all'epoca degli scandali pruriginosi che stroncano ministri, imprenditori ed eroi di guerra, supera i tempi degli incontri clandestini nei bagni delle stazioni e nei parchi pubblici, delle passioni decennali celate dietro pudichi giri di parole, delle allusioni e dei segreti inconfessabili, per approdare nelle stanze di un amore alla luce del sole, affascinante e impenetrabile enigma sullo sfondo di tre generazioni che vivono sulla loro pelle i cambiamenti sociali e i passaggi cruciali di un secolo. -
Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare
«Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento.» Con queste parole Paola Mastrocola presentava un anno fa il suo libro, concepito e scritto come un attacco, appunto, ai vizi e ai ritardi dell'insegnamento nel nostro Paese, responsabili principali delle carenze culturali e linguistiche di cui soffrono i giovani ai giorni nostri. Ma Togliamo il disturbo assume in realtà un significato più vasto, cogliendo e illustrando una situazione diffusa: la caduta, in Italia e non solo, di quella cultura umanistica che ha formato innumerevoli generazioni. Per tali ragioni questo libro incisivo ha toccato la sensibilità di tanti lettori, e ha acceso un dibattito che è tutt'ora in corso.