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L' inquilino
È orribile invidiare qualcuno che si detesta, ma a volte può succederernrn«Il romanzo di Vichi gioca le sue carte nel ritmo vivace e spietato della narrazione, nella freschezza dei personaggi.» - Il FogliornrnFirenze, periferia. Un traduttore in difficoltà economiche decide di prendersi in casa un inquilino per dividere le spese. Ma invece di risolvere i problemi, questa scelta ne crea infiniti altri: Fred è disordinato, rumoroso, indiscreto e pian piano si impossessa non solo degli spazi ma della vita di Carlo, il padrone di casa. Sbarazzarsi di lui non è facile, anche perché il fascino maligno che esercita è irresistibile. La storia, fin qui tragicomica, prende una piega decisamente più seria quando si profila sulla scena un misterioso assassino, e i sospetti della polizia cadono proprio sull'appartamento del povero traduttore e del suo strano ospite... -
La nemica del cuore
Quanto vale una vita umana? Com'è possibile che una donna come Agnes possa pensare di uccidere qualcuno? Si tratta solo di soldi? O dietro c'è qualcos'altro?rnrnÈ un momento molto difficile per Agnes: suo marito Erich è morto, e lei rischia di perdere la casa in cui hanno sempre vissuto insieme. Ancora rinchiusa nella solitudine del suo dolore, Agnes riceve una lettera inaspettata, un affettuoso messaggio da parte di Henny, amica d'infanzia con cui aveva rotto ogni rapporto vent'anni prima. Spinta dalla nostalgia e dalla curiosità, Agnes dà il via a quella che all'inizio sembra solo un'innocente corrispondenza tra vecchie conoscenti. Ma tutto cambia quando Henny svela ad Agnes il suo piano: uccidere il marito che la tradisce e cominciare una nuova vita. Per farlo senza destare sospetti, però, ha bisogno del suo aiuto, e per convincerla è disposta a tutto. Sopraffatta da un passato che credeva non sarebbe più tornato, Agnes sente di non avere scelta. Ma quanto vale una vita umana? Com'è possibile che una donna come lei possa pensare di uccidere qualcuno? Si tratta solo di soldi? O dietro c'è qualcos'altro? -
La ladra di frutta
Una serie di peripezie, incontri, folgorazioni ispirate dal contatto con la natura, che culminano in una grande festa. E questa sarà un approdo e un ricongiungimento, ma anche l’occasione per celebrare il vagare, l’erranza fine a se stessa, tutte quelle deviazioni dal tracciato che regalano visuali e doni inaspettati.rnIl nuovo libro di Peter Handke, Premio Nobel per la letteratura 2019.rn«La storia della Ladra di frutta ha il ritmo di una fiaba e la genuina sincerità del diario, e ciò porta lo spessore della riflessione nella sfera seducente dell’emozione» – La Letturarn«Nella sensualità e nella poetica dell'erranza gratuita, in quest'opera di Handke, si ritrova il sapore degli indimenticabili road movies da lui scritti insieme a Wim Wenders» – Il Venerdìrnrn«La letteratura tedesca non è concepibile senza Peter Handke.» - Die Zeitrn«Questo libro è una delizia, una pietra miliare nell’opera di uno dei più grandi scrittori contemporanei.» - WDRrnrnAd aprire il nuovo libro di Peter Handke, definito dall’autore stesso «Ultimo Epos», è una puntura d’ape, la prima dell’anno, che in una giornata di mezza estate rappresenta per lui un segnale. È il momento di lasciare la «baia di nessuno», la casa nei pressi di Parigi, per mettersi in cammino verso la regione quasi disabitata della Piccardia, ripercorrendo l’itinerario compiuto, in un passato non meglio definito, dalla ladra di frutta. La ragazza – un personaggio sfuggente, dai tratti leggendari – «afflitta dalla smania di vagare» e incline a scartare dalla strada maestra per «sgraffignare » e assaporare i frutti di orti e frutteti, è partita invece con un intento preciso: ritrovare la madre, scomparsa da circa un anno dopo aver lasciato senza preavviso il suo posto di dirigente in una banca. Il viaggio della ladra di frutta e quello del narratore finiscono per sovrapporsi, per confondersi, per specchiarsi l’uno nell’altro: una serie di peripezie, incontri, folgorazioni ispirate dal contatto con la natura, che culminano in una grande festa. E questa sarà un approdo e un ricongiungimento, ma anche l’occasione per celebrare il vagare, l’erranza fine a se stessa, tutte quelle deviazioni dal tracciato che regalano visuali e doni inaspettati, come i frutti presi di soppiatto dai frutteti altrui. Il «semplice viaggio nell’entroterra» è ricco di rivelazioni e scoperte, e diventa, o forse è sempre stato, anche un percorso interiore. -
Il dono di Arianna
I miti greci come in un romanzo. rnrnCome avvicinare oggi i miti greci? Marta Morazzoni entra quasi di soppiatto, da una porta socchiusa, nella sala delle divinità e degli eroi di quel mondo che la letteratura ha già a lungo percorso. E lo fa in libertà, rileggendo e modificando le linee del racconto. Nelle pagine di queste storie, dove compaiono tra gli altri Clitemnestra e Agamennone, Teseo, la bella Elena con la sua corte di sciagure, Alcinoo e Nausicaa, o un giovane molto simile a Edipo, non c’è un’aderenza rigorosa alla tradizione classica, ma nemmeno un’intenzione trasgressiva. Più semplicemente, da quella mitologia, con cui l’autrice ha confidenza fin da bambina, è sgorgata una vena narrativa senza schemi, ma con radici ben piantate nella terra ellenica. I luoghi qui raccontati diventano lavagne su cui scrivere le infinite possibilità di una leggenda millenaria: Creta, Mykonos, Tebe, il Taigeto, luoghi tutti attraversati dal mito, anche oggi che quei nomi corrispondono a volte a città senza fascino. Ma permane l’eco di ciò che lì si dice sia avvenuto, e proprio quel «si dice» ha mosso questa ricomposizione, o interpretazione, con il diritto naturale dello scrittore a inventare. -
In tutto c'è stata bellezza
Manuel Vilas ha scritto un libro unico nella sua capacità di coinvolgere il lettore e di mescolare destino personale e collettivo, romanzo e autobiografia: «Sono due verità diverse, ma sono entrambe verità: quella del libro e quella della vita. E insieme fondano una menzogna».rn«""In tutto c'è stata bellezza"""" è la storia familiare dello scrittore, nella quale la bellezza diventa una delle chiavi per leggere la vita dell'autore (o di ognuno).» – La Letturarn«Un libro magnifico, coraggioso e struggente» – Javier Cercasrn«Un narrare che arriva al cuore della verità, e fa della vita di un personaggio un insegnamento universale» – El Paísrnrn«Un'opera che nasce dalla perdita, e al tempo stesso dalla luminosità dell'amore» – La Vanguardiarnrn«Ci farebbe bene scrivere delle nostre famiglie, senza nessuna finzione, senza romanzare. Solo raccontando ciò che è successo, o ciò che crediamo sia successo.» Animato da questa convinzione, Manuel Vilas intreccia con una voce coraggiosa, disincantata, a tratti poetica, il racconto intimo di una vita sullo sfondo degli ultimi decenni di storia spagnola. Allo stesso tempo figlio e padre, Vilas celebra la presenza costante e sotterranea di chi non c'è più, il passato che riemerge a fatica dai ricordi, la lotta per la sopravvivenza che lega indissolubilmente le generazioni. Una narrazione che sottolinea l'umana fragilità, le inevitabili sconfitte, ma anche la nostra forza unica, l'inesauribile capacità di rialzarci e andare avanti, persino quando tutto sembra essere crollato. Perché i legami con la famiglia, con chi ci ha amato, continuano a sostenerci e a definirci, anche quando sono apparentemente allentati o interrotti. E proprio quei legami ci permettono di vedere, a distanza di tempo, che in tutto c'è stata bellezza: in molti gesti quotidiani e anche nelle parole non dette, nell'affetto trattenuto, inconfessato, a cui non possiamo fare a meno di credere e di aggrapparci."" -
L'immortale Bartfuss
Aharon Appelfeld ritrae in queste pagine una nuova figura di sopravvissuto alla Shoah, quella dell’antieroe che, nostalgico di un passato che è stato anche la sua tragedia, è ormai incapace di costruirsi una nuova esistenza.rn«Questo romanzo ci offre il ritratto di un personaggio che ricorda ""Lo straniero"""" di Camus, ma più estremo nella visione dell’alienazione, più audace nel processo creativo» - New York Times Book Review «Un romanzo di dolore, spaesamento e perdita» - Susanna Nirenstein, Robinsonrn«Il racconto magistrale e sconvolgente di un sopravvissuto all’Olocausto» - Publishers WeeklyrnBartfuss è immortale. Nessuno, infatti, sarebbe riuscito come lui a sopravvivere con più di cinquanta pallottole in corpo. Evaso da un campo di sterminio, rifugiatosi nella foresta vicina, è stato contrabbandiere sulla costa italiana, da dove si è poi imbarcato per Israele. Oggi, a cinquantasette anni, vive a Giaffa insieme a una famiglia da cui si sente perseguitato. Si tiene isolato nella sua stanza per non rischiare di incontrare la moglie Rosa e le due figlie. Impaziente di lasciare quella casa, per lui covo di nemici, Bartfuss passa le giornate muovendosi tra la riva del mare e i bar della città, dove a ogni angolo incrocia i volti di chi come lui ha attraversato l'esperienza dei campi e gli anni in Italia. Ma Bartfuss è davvero immortale? Ormai vera e propria leggenda vivente, ma solo e lontano da tutti, inizia a provare un bisogno di comunicare, di condividere i ricordi che si scontra con la sua radicale ricerca di solitudine..."" -
La felicità del galleggiante
In questa raccolta di poesie di Paola Mastrocola non manca, certo, quella curiosità verso i giovani che ha sempre caratterizzato i suoi romanzi, e qua e là un rapido apparire, sempre più metaforico, di animali. Tuttavia, il ventaglio tematico delle poesie risulta assai più ampio: da queste pagine emergono liriche d'amore e di meditazione, di nostalgia e di esortazione, in un dettato attento alla grande lezione di Orazio. È l'idea di una vita contemplativa che provocatoriamente, alla maniera dell'otium degli antichi, osi contrapporsi al caotico e molteplice dell'oggi, e imprevedibilmente lo vinca. È la continua, pervasiva e anche un po' ribelle tentazione a lasciar cadere, stare a guardare, non fare. Un caparbio tenersi in disparte e percorrere «viottoli» anziché autostrade. Meta privilegiata è l'isola, che si fa di volta in volta biblioteca, mare, ufficio, «biro in tasca», «sasso giusto», o anche solo la «posizione di una virgola»: il variegato appartarsi in luoghi dove, per fortuna, non ci sia «partita, pubblico e punteggio». -
Prima del buio
Hans Joachim Schädlich restituisce con delicatezza e una vena di poesia la storia vera di due artisti, del loro amore, della persecuzione che si insinua a tradimento nelle loro vite senza riuscire a dividerli. Una scrittura asciutta, fattuale, sempre più rarefatta, accompagna la loro odissea, che travalica il destino personale per diventare simbolo di una tragedia collettiva. rnrn«Hans Joachim Schädlich è uno dei più grandi autori della letteratura tedesca contemporanea.» - Die ZeitrnrnIn un giorno di maggio del 1933, il pittore Felix Nussbaum, borsista a Villa Massimo con altri artisti tedeschi, viene offeso pubblicamente da un collega per via delle sue origini ebraiche. Insieme a sua moglie, la pittrice polacca Felka Platek, si trova quindi costretto a lasciare Roma. Nell’impossibilità di rientrare in Germania, comincia così per loro un lungo e concitato peregrinare per l’Europa, alla ricerca di un luogo abbastanza sicuro da poter dare rifugio a due ebrei in fuga dalla furia nazista, ma anche abbastanza accogliente da essere definito «casa». Felix e Felka rifiutano il consiglio di un amico che vorrebbe tentare insieme a loro la via della Palestina, e scelgono invece di soggiornare prima sulla Riviera italiana, poi di abbandonare l’Italia di Mussolini per Parigi e quindi Ostenda. Infine si stabiliscono a Bruxelles, dove provano a trovare un nuovo equilibrio nella loro vita insieme e a ricominciare a dipingere, rinchiusi in un’angusta mansarda nella speranza di sfuggire ai controlli della Gestapo. -
La ragazza sconosciuta. Ultime storie
In questa raccolta di racconti, William Trevor ci fa entrare nella vita di gente ordinaria, rendendola straordinaria.rn«L'ultima raccolta del maestro irlandese» – The Washington Postrnrn«L'uomo era geniale, elegante, sorprendente, infallibile, preciso, aspro, spesso triste, a volte divertente, inquietante e perfino spaventoso» – Roddy Doylernrn«Un dei più grandi autori di racconti: all'altezza di Čechov» – John BanvillernLa solitudine di personaggi che si muovono tra il desiderio della vita e il senso ineluttabile di una fine è il filo rosso che lega questi ultimi dieci racconti di William Trevor: una maestra di pianoforte, che vive sola nel suo appartamento, finge di non vedere i furti dell'allievo per continuare ad ascoltare la sua musica; due amiche separate dall'amore per lo stesso uomo si incontrano, dopo tanto tempo, alla morte di lui; due immigrati dell'Est Europa restano in silenzio di fronte alla misteriosa scomparsa dell'uomo per cui lavorano; una ragazza scopre che la madre che credeva morta è ancora viva; una donna delle pulizie di cui nessuno conosce altro che il nome muore in un incidente stradale. Con delicatezza, la scrittura di Trevor entra nella vita di persone ordinarie, mostrando come singole esperienze apparentemente insignificanti siano in realtà straordinarie, se osservate sotto la giusta luce. La sua penna trasforma ogni più piccola storia in un universo in miniatura capace di rivelare, nell'attimo di un fugace bagliore, la verità della condizione umana nella sua finitudine, senza mai fissarla, per lasciare in eredità al lettore ancora un nuovo dubbio, ancora un'altra domanda. -
La psicoterapeuta bellissima e Le guardie del corpo
Il libro è composto da due testi, diversi anche formalmente (uno è in versi, l'altro in prosa molto dialogata, molto ""teatrale"""" e ritmata), ma accomunati da un riferimento più o meno forte ai malanni della psiche e alle tradizionali e nuovissime terapie.rnrn La psicoterapeuta bellissima è protagonista del testo omonimo, insieme al filosofo Tommaso, che sposa. È una storia coniugale che si fa storia corale di un ambiente e di una generazione assillata dalla modernità e dalla mondanità. """"Le guardie del corpo"""", il secondo titolo, è la cronaca di una patologia, un """"viaggio italiano"""" di un malato in compagnia appunto delle sue guardie del corpo, gli psicoterapeuti, anche qui, coloro che devono proteggerlo, anzitutto, da se stesso."" -
Suora carmelitana e altri racconti in versi
Una raccolta di una voce poetica contemporanea, che si colloca in un'area espressiva intermedia tra l'ascendenza 'fantaisiste' di Jules Laforgue e il lieve gioco di Palazzeschi.rnrnrnComposti tra il 1987 e il 1990, i suoi otto capitoli risultano uniti da un fortissimo sentimento del paesaggio emotivo. Nella nota finale, Buffoni ricostruisce il disegno del libro nei termini di un transito dall’infanzia alla maturità. Non c’è dubbio però che in tutte queste pagine resti immutata l’energia racchiusa in pochi spazi privilegiati: il cinema, ad esempio, luogo di un eros sofferto e trepido, o la clinica, teatro mentale di un intervento chirurgico. E ancora, la stanzetta della governante, regno di una solitudine sociale irrimediabile, oppure il parlatorio di un convento, che appare tanto nel terzo quanto nell’ultimo poemetto. In certo modo, nel segno di quest’ultima immagine si iscrive anzi l’intero volume, che può dunque essere letto come un commosso elogio del confine, di quella soglia su cui due mondi giungono a scambiarsi il dono della parola. - Valerio Magrelli -
Harvard Square
È l'estate del 1977 e Cambridge è quasi deserta. Gli studenti di Harvard vanno in vacanza o a fare esperienze di lavoro all'estero, e sono pochi quelli che rimangono nella città oppressa dal gran caldo di luglio. Tra questi c'è un dottorando che si sta preparando per gli esami. È un ebreo di origini egiziane, un outsider nel mondo accademico di una delle università più antiche e prestigiose degli Stati Uniti. Nella suggestiva Harvard Square, punto di riferimento della vita studentesca, c'è un locale dal sapore mediterraneo, il Café Algiers, completamente estraneo all'ambiente pretenzioso che lo circonda. È qui che lo studente fa l'incontro che potrebbe cambiare il corso di tutta la sua vita. Qui conosce Kalashnikov, un tassista tunisino, così soprannominato per la sua parlantina caustica e chiassosa, che non risparmia nessuno: uomini, donne, bianchi, neri, capitalisti, liberali, conservatori... I due, uniti da una lingua comune, il francese, dal profondo senso di sradicamento e dalla nostalgia per le atmosfere dei loro paesi d'origine, diventano inseparabili. Rinviata ogni decisione sul futuro, riempiono le afose giornate di chiacchiere, cibo, vino, caffé, gite al lago e belle donne. Fino a quando non ricomincia il semestre invernale ed entrambi vengono risucchiati dalle loro ""vite di sempre"""", inconciliabilmente diverse. Un Aciman inedito, ironico e divertente, che attraverso il racconto di un'estate indimenticabile e di un'amicizia intensa e impossibile esplora i temi della ricerca dell'identità e del bisogno di appartenenza."" -
Taccuino di un allegro ubriacone
In questo inedito spiccano due imperdibili chicche: il brano in cui Bukowski rivela il vero motivo della sua renitenza alla leva e quello in cui, per la prima volta, spiega l’origine del nome Chinaski, suo alter ego letterario.rnrn Il rituale di scrittura bukowskiano prevede radio sintonizzata sulla stazione di musica classica, birra e pacchetto di sigarette. Oltre, ovviamente, all’eterno monito: mai mettersi alla macchina da scrivere se non si ha nulla da dire. E a giudicare da questa raccolta, inedita in Italia, il nostro Vecchio Sporcaccione ne ha ancora per tutti. Sardonico, corrosivo, ironico, in questi testi Charles Bukowski si dedica ai suoi temi più cari, diventati ormai un feticcio: le donne, il sesso, l’alcol, le corse dei cavalli, gli incontri di pugilato… Ma, a modo suo, stavolta l’autore esce dai vicoli e sale in cattedra, dispensando consigli a scrittori esordienti e non, con quella lucida, anarchica follia che non smette mai di stupire il lettore. E che è fonte inesauribile di nuove storie. Su tutte, spiccano due imperdibili chicche: il brano in cui Bukowski rivela il vero motivo della sua renitenza alla leva e quello in cui, per la prima volta, spiega l’origine del nome Chinaski, suo alter ego letterario, ovvero colui che meglio di chiunque altro sa incassare i pugni sul mento (chin) e le beffe del destino. -
Crepuscolo e altre storie
Un pomeriggio al mare su una spiaggia di Barcellona, la vacanza in Italia di due giovani avvocati di belle speranze, una donna che attende la fine sul ciglio di una strada di campagna, meteore e vecchie glorie su un set cinematografico, uno scrittore e i suoi fantasmi... Undici racconti, quasi tutti al tempo stesso storie d'amore e squarci vividissimi e dolenti sulla vita, sulle persone che ci circondano con i loro insospettabili segreti, sugli abissi che si spalancano sotto la superficie levigata delle cose, tra veli di borotalco e forcine per capelli. Microcosmi evocati con sorprendente efficacia, grazie alla capacità di isolare con precisione chirurgica dettagli rivelatori, che prefigurano e sintetizzano destini, e di accostarli in un montaggio fulmineo e spiazzante. La sfida è fermare il tempo, sottrarre personaggi, atmosfere, luci e colori all'oblio, contrapporre al presagio della fine insito in ogni passione, legame, ambizione, qualcosa che duri. Un compito arduo eppure decisivo, quello che James Salter assegna alla scrittura, assolto in questi racconti con un talento cristallino, che incanta e commuove, e una fiducia incrollabile nel potere della parola. -
Quasi per caso una donna. Cristina di Svezia
Colta e ribelle, ammirata e avversata, imprevedibile e coraggiosa. L'ultima eroina narrata da Dario Fo è una «regina impossibile»: Cristina di Svezia.rnrnNata e cresciuta in un'Europa travolta dalla Guerra dei Trent'anni, educata dal padre per sostenere il peso e le responsabilità di un ruolo tipicamente maschile, Cristina sceglierà di assumere atteggiamenti e abiti da uomo e amerà soprattutto le donne. Si circonderà di filosofi e artisti, da Cartesio a Pascal a Molière. Lasciato il trono di Svezia si convertirà al cattolicesimo per trasferirsi a Roma, dove darà vita al movimento artistico che, alla sua morte, nel 1689, porterà alla fondazione dell'Accademia dell'Arcadia. Fo le dà voce esaminando i testi storici, osservando i dipinti che la ritraggono, riprendendo le cronache dell'epoca, e immaginandola, per farla rivivere in tutta la sua straordinaria unicità. -
La grande esposizione
Aprile 1923, Göteborg si prepara a celebrare i suoi trecento anni con la Grande Esposizione.rn La giovane e ambiziosa Ellen, trascinata dall’entusiasmo che pervade l’intera città, riesce a ottenere il suo primo lavoro presso il giornale dell’Esposizione. Un incarico piuttosto noioso, almeno finché qualcosa non risveglia il suo istinto da reporter. Una notte, di nascosto, Ellen assiste a una riunione segreta e scopre che qualcuno sta pianificando un omicidio, che verrà commesso proprio durante l’Esposizione. Sconvolta, decide di rivolgersi a Nils Gunnarsson, giovane sovrintendente di polizia onesto e determinato, che la aiuterà a indagare sulla faccenda. Ma chi sarà la vittima designata? A Berlino, intanto, Albert Einstein sta attraversando un momento difficile. La sua situazione finanziaria è critica, a causa dell’inflazione che ha colpito la Germania, e da un po’ di tempo riceve minacce di morte da estremisti di destra che non solo contestano le sue teorie scientifiche, ma soprattutto lo attaccano per le sue origini ebraiche. Einstein cerca di uscire il meno possibile e di spostarsi con discrezione, ma ora è costretto ad affrontare un lungo viaggio fino a Göteborg, dove terrà il suo discorso per il Nobel, se vuole che gli vengano consegnati i soldi del premio... -
Gettami ai lupi
Un romanzo incalzante che è allo stesso tempo un ritratto preciso e disincantato della Gran Bretagna di oggi. rnrn""Splendido. Ogni pagina lascia senza fiato"""" - John Banvillernrn""""McGuinness scrive in modo meraviglioso… sa essere acuto, saggio, riflessivo, un grande osservatore"""" - The New York Timesrn""""Un libro rigoroso, amaramente lucido, coinvolgente"""" - New StatesmanrnrnrnQuando nei pressi del Tamigi viene ritrovato il corpo senza vita della giovane Zalie, il suo vicino di casa, Michael Wolphram, ex professore di lettere di un prestigioso college maschile, è il candidato ideale al ruolo di mostro: abiti impeccabili ed eloquio raffinato, solitario ed eccentrico, viene subito preso di mira dai media e dato in pasto alle folle dell’Inghilterra in piena Brexit, dove cultura ed eleganza sono viste con sospetto. Sul caso indagano due poliziotti locali, Gary e Alexander. Sono diversi in tutto: temperamento, stile, età, classe sociale. Nelle indagini Gary non si fa scrupolo di svelare le sue teorie e con i sospettati preferisce i modi spicci e brutali. Alexander, detto il Prof, è taciturno e riflessivo, perennemente immerso nei ricordi di un’adolescenza trascorsa dietro le mura del college. Erano gli anni Ottanta, e sotto una patina di spensierato edonismo si nascondevano abissi di violenza e perversione. Alexander ricorda uomini pronti a sfogare sugli alunni le proprie frustrazioni, ricorda una società chiusa fondata sui soprusi, ricorda Wolphram dietro la cattedra, la sua autorevolezza inflessibile ma giusta. E ora eccolo lì, dall’altra parte del tavolo, sotto le luci spietate della stanza degli interrogatori, in balia di un sistema di informazione che privilegia lo scandalo facile rispetto alla ricerca della verità."" -
La filosofia di Topolino. Nuova ediz.
Altro che Topo tutto legge e ordine, aiutante della polizia! Topolino è un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l'esito non è sempre la vittoria.«Speriamo di restare giovani ma saggi come te, Topolino» – Stephen Jay GouldIl Novecento – secolo dei totalitarismi, ma anche delle più rivoluzionarie scoperte della scienza, dalla relatività di Einstein alla doppia elica del DNA – ha avuto il suo filosofo più provocatorio in un Topo che, per spregiudicatezza nell'attraversare i confini delle discipline e mettere in discussione la costellazione delle certezze stabilite, non ha nulla da invidiare a Russell, Popper o Heidegger. Altro che Topolino tutto legge e ordine, aiutante della polizia! È invece un ribelle capace di battersi contro ogni forma di prevaricazione, anche se l'esito non è sempre la vittoria. Quello che Walt Disney e i suoi collaboratori ci consegnano alla fine di ogni episodio è un Topo sempre più dubbioso sulla natura dell'universo e il complesso mondo di «uomini e topi». Ma proprio per questo continua ad affascinare, perché la ricerca, come l'avventura, non ha fine. -
La ragazza col turbante
Cinque storie legate da un filo sottilissimo, un filo di crudeltà. Crudeltà di Costanza che infierisce sul marito (forse Mozart?), già presago di una fine imminente, accusandolo di essere vecchio. Crudeltà di Lorenzo da Ponte che sfoga su un malcapitato mendico la rabbia delle proprie sconfitte. Crudeltà del mercante d'arte olandese che non presta ascolto alle ansie della moglie incinta e parte per una delle sue «pacate avventure». Crudeltà del nobile spagnolo che dà alle fiamme le pagine in cui Carlo V, vecchio e malato, ha riversato la storia della propria vita. Crudeltà, infine, di un'agiata famiglia viennese che a poco a poco isola il padre colpito da paralisi. Epoche e cornici diverse: cinque racconti immersi nella storia e tuttavia singolarmente sottratti al tempo. -
Arcobaleni
Qual è l'origine dell'intima inquietudine di Momoko, la giovane figlia dell'architetto Mizuhara, che la porta a condurre una intensa, disordinata vita sentimentale? Una latente omosessualità, oppure il senso forte, ma desolante, di una condizione femminile votata inevitabilmente al martirio? L'orgoglio, la vanità di chi si scopre padrona del proprio estro amoroso e dell'altrui, o l'assenza del padre, troppo lontano per insegnare ad amare? Intorno all'ansia di una figura a tratti dura, frigida, ma vera e dolente, la penna lieve e acutissima di Kawabata intesse una partitura complessa nella quale la figura della protagonista non domina, ma si crea in un magistrale contrappunto narrativo con le altre figure del romanzo: il padre, tanto estraneo alla figlia quanto ambizioso di apprenderne i segreti moti del cuore; Takemiya, il giovanissimo amante, il cui carattere dolce e devoto esaspera e commuove la ragazza. L'incontro conclusivo con una terza sorellastra, cercata e rifiutata insieme, suggella il romanzo in un finale aperto che vede Momoko e i suoi interlocutori non riconciliati, ma pronti a intraprendere altri itinerari, alla scoperta di una nuova, non meno sofferta, maturità. Lo stile di Kawabata si offre qui al culmine della sua maturità. In un raffinato incastro di flashback, di deviazioni e ritorni, la narrazione trova la sua continuità non tanto in un lineare, «occidentale» sviluppo della vicenda, quanto in un continuum della coscienza dove ricordi, riflessioni e piccoli avvenimenti quotidiani nella loro apparente indifferenza costituiscono al contrario il vero centro del romanzo.