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Il figlio sbagliato
A Fjällbacka è arrivato l’autunno e una fitta nebbia grigia si rifiuta di mollare la stretta sulla costa. Anche se la maggior parte dei turisti è già andata via, in paese sono in corso i preparativi per un’importante mostra fotografica: Rolf Stenklo, noto artista dello scatto, sta per esporre le sue opere più personali, e la curiosità per cosa svelerà l’allestimento è grande. Ma quando mancano solo due giorni all’inaugurazione, qualcuno entra nella galleria e lo uccide. Poco dopo, anche la casa del celebre scrittore Henning Bauer, candidato al premio Nobel per la letteratura in pieno blocco creativo, è sconvolta da un’aggressione brutale. Difficile non pensare che i crimini siano in qualche modo legati. Tanto più che i due uomini si conoscevano bene, essendo entrambi tra i fondatori del Blanche, un club culturale aperto a un ristretto numero di prescelti. Luogo di potere e contatti necessari a farsi strada nel cangiante mondo delle arti, il Blanche è una tappa obbligata per chiunque sulla scena svedese voglia ottenere fama e visibilità con un romanzo, una raccolta di poesie o un’installazione. Mentre le indagini di Patrik Hedström e della sua squadra procedono a fatica, Erica è alle prese con un nuovo libro. E nelle sue ricerche su un caso di omicidio che risale al 1980, riesce a trovare un collegamento proprio con il Blanche e le persone coinvolte negli eventi che hanno di recente scosso Fjällbacka. A riprova che l’eco delle menzogne risuona sempre a lungo. -
L' umana nostalgia della completezza. «L'Androgino» e altri testi ritrovati
«L'archetipo dell'androgino si aggira per le terre. Gli uomini, toccati dalla sua ombra, si addolciscono e allentano la presa sui loro rudi e contratti ruoli e convincimenti maschili. Le donne si risvegliano a nuovi spazi, nitidi e glaciali, a piani di precisa coordinazione in cui cominciano a tracciare con calma il proprio cammino». Così, riguardo all'avvento di un Sapiens sia maschile che femminile, scriveva Elémire Zolla nel lontano 1981, in anticipo come sempre sui tempi. Tempi che oggi, a vent'anni dalla morte (2002), invitano a riscoprire, accanto alla monografia sull'androgino originariamente in inglese, una selezione di scritti ""ritrovati"""" composti tra la metà e la fine del Novecento. Una quarantina di saggi che fanno scorgere lo spessore di una scrittura polifonica, cangiante per l'estesa varietà dei temi trattati: storia europea, diritto, etica ed estetica, costume, pensiero e mito, musicologia, narrativa giapponese, pittura, alchimia, umanesimo laico e religioso; e tempestiva nel presentare, spesso per la prima volta in Italia, autori divenuti poi di culto, quali Tolkien, Florenskij, Heschel, Schneider, Izutsu, protagonisti di una ripida vicenda intellettuale che non tramonta. Dalle conversazioni con Vittorio Messori, Giampiero Comolli, Doriano Fasoli e Maurizio Nocera, tra i tanti che hanno interrogato Zolla negli anni, si traggono spunti dal vivo per cogliere la peculiarità di un destino itinerante di cui s'incominciano a riconoscere in modo meno miope e distratto la coerenza, il rigore, l'appassionata attenzione al """"diverso"""" che si aggira tra noi e ci fa crescere."" -
Un serpente di giugno
In una metropoli del Giappone investita dai monsoni, Rinko, la timida consulente di una hot line dedicata ai disturbi psichici, conduce un'esistenza inappagata, inchiodata a una vita senza sesso con il marito Shigehiko, molto più vecchio di lei e ossessionato dalla pulizia domestica. Tra loro la passione è ormai sepolta sotto anni di abitudine: mangiano separatamente, dormono lontani, quasi non si parlano, e trascorrono le giornate in due solitudini che non si incrociano mai. Ma l'arrivo di una busta con delle foto che la ritraggono in momenti di autoerotismo rivoluziona l'esistenza di Rinko. Il misterioso fotografo, che in passato si era rivolto alla sua hot line, vuole costringerla a dare sfogo a fantasie sessuali che lei ancora non sa di avere e a prendere coscienza del proprio desiderio. Tra lampi e ortensie, sudore e umori, un invisibile serpente si risveglia così nel corpo della protagonista, accendendone i sensi. Persa ogni inibizione, Rinko cede alle richieste del suo ricattatore e finisce per trovare in quel vortice di erotismo una dimensione terapeutica. Quando Shigehiko scopre le foto, l'uomo dietro l'obiettivo lo punisce per la sua mancanza di attenzione nei confronti della moglie. E il bacio finale tra Rinko e il marito, primo e ultimo contatto fisico in questa storia dove l'eros è tutto mentale, diventa la trasgressione estrema di due corpi che tornano a sfiorarsi. -
Ulisse, parola di leader
Il libro è una rilettura appassionata dell'Odissea, scrutata con lo sguardo di chi vuole capire il presente. Gli autori interrogano il protagonista del poema omerico per comprendere cosa possa dotare di leadership le persone che agiscono nella contemporaneità del XXI secolo. Perché Ulisse si focalizzò così tanto sul ritorno? Perché rinunciò alla vita eterna che Calipso gli garantiva? Cosa lo rendeva così incline a raccontare storie? Quali parole usava per convincere? Perché si nascondeva dietro travestimenti e inganni? Non aveva niente da rimproverarsi per aver perduto tutti i compagni ed essere arrivato da solo a Itaca? Da quali sfide imparò di più? La sconfitta dei Proci fu merito suo o della dea Atena che lo proteggeva? Queste domande risuonano nel volume ed echeggiano nelle menti di molte persone. In definitiva, rileggere un testo classico consente proprio di moltiplicare gli interrogativi e cogliere il significato di alcune risposte: Ulisse, in quanto leader, è riuscito appunto a dare forma alla potenzialità umana di interrogare il proprio io. -
Colloqui sostenibili. A confronto con chi crede nella transizione green. Ediz. a colori
Questo volume, che restituisce una visione il più possibile multidisciplinare, racconta l'impegno a cui l'umanità intera è chiamata per avviare l'urgente transizione verso la sostenibilità e raccoglie interviste a rappresentanti di diversi ambiti: dalla cultura, all'arte, all'impresa, alla scienza, all'economia, alla società civile. Il GSE è l'azienda di Stato che ha il compito di perseguire e conseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale, attraverso i pilastri delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica. Con quest'opera l'azienda ha voluto andare oltre questo compito, per dare vita ad un processo culturale di sensibilizzazione e di consapevolezza sul tema della sostenibilità. Le testimonianze raccolte offrono molti spunti di riflessione e aiutano a capire quali sono i rischi che corriamo e quali strumenti abbiamo per superarli. Il filo conduttore è il tempo. Il tempo che abbiamo perso. Il tempo che resta per agire. Questo fil rouge è rappresentato anche attraverso l'iconografia scelta per illustrare il volume, grazie all'opera dell'artista Letizia Cariello. Il tempo raccontato da Cariello nel suo Libro del silenzio è il tempo dell'osservazione, dell'ascolto - anche di sé -, della gestazione di un pensiero. Frammenti dell'opera compaiono tra le pagine del volume, per sottolineare che le testimonianze raccolte sono il frutto di riflessioni maturate nel tempo, sia interiore che esteriore. Nel libro compare anche l'opera Calendario Michele che è un lenzuolo su cui è stato ricamato un calendario concentrico, con inserimento di piume, montato su un telaio tondo. Una sintesi concettuale della riflessione sul tempo come tempo circolare. Questo volume rappresenta il primo appuntamento di un percorso che il GSE intende mantenere nel futuro attraverso altre pubblicazioni. -
Decoding Leonardo's codices. Compilation, dispersal, and reproduction technologies. Ediz. italiana e inglese
Il volume contiene gli atti del convegno internazionale organizzato dal Kunsthistoriches Institut e dal Museo Galileo, che si è tenuto proprio al Kunsthistoriches Institut di Firenze nel 2019. Nei saggi si è cercato di investigare come Leonardo da Vinci abbia creato quei codici, dispersi dopo la sua morte, cominciando la ricerca agli inizi del XIX secolo con studi pionieristici fatti su riproduzioni in facsimile. Questi studi sperimentali erano basati sulla rapida evoluzione delle tecniche da stampa - fotografia, litografia, eliocopie - che hanno aperto la strada alle nuove tecnologie digitali e di stampa per poter pubblicare e divulgare i codici di Leonardo. Il volume contiene saggi di: Juliana Barone, Janis Bell, Andrea Bernardoni, Francesca Borgo, Claudio Calì, Costanza Caraffa, Margaret C. Ellis, Barbara Fanini, Claire Farago, Frank Fehrenbach, Fabio Frosini, Paolo Galluzzi, C. Richard Johnson Jr., Domenico Laurenza, Pietro C. Marani, Alessandro Nova, Dorothea Peters, Nicholas Pickwoad, William A. Sethares, Carlo Vecce. -
Editoria come curatela. Ediz. a colori
«A Magazine», «Dutch», «joe's», «Purple», «Self Service», «Six» e «Visionaire» sono alcune delle riviste privilegiate per investigare il funzionamento di periodici di nicchia fondati da gruppi di persone che coltivano la dimensione collaborativa e sperimentano nello spazio bidimensionale della pagina. Riviste intese come luoghi d'indagine, dispositivi che mettono in scena il discorso della moda e lo alimentano attraverso i linguaggi dell'art direction, del graphic design, della fotografia e dello styling. Connesse in profondità agli anni novanta, allacciano la cultura e il sistema della moda con le pratiche artistiche manifestando il lavoro di autori prima sconosciuti. Il saggio visivo in apertura riflette sulla performatività degli oggetti editoriali e, come una mostra in pagina, tiene insieme il lavoro di sei fotografi contemporanei: Benoît Béthume, Elizabeth Bick, Alan Chies, Paolo Di Lucente, Estelle Hanania e Dario Salamone. Questo libro si inserisce nel più ampio orizzonte delle ricerche - condotte dal gruppo di lavoro dell'Università Iuav di Venezia coordinato da Maria Luisa Frisa e impegnato nello studio della moda e delle sue culture - che indagano la moda italiana e le sue storie, l'editoria, gli archivi, la formazione nel design di moda, e le culture progettuali proprie di questo campo di studi. Postfazione di Judith Clark. -
Publishing as curating. Ediz. a colori
«A Magazine», «Dutch», «joe's», «Purple», «Self Service», «Six» e «Visionaire» sono alcune delle riviste privilegiate per investigare il funzionamento di periodici di nicchia fondati da gruppi di persone che coltivano la dimensione collaborativa e sperimentano nello spazio bidimensionale della pagina. Riviste intese come luoghi d'indagine, dispositivi che mettono in scena il discorso della moda e lo alimentano attraverso i linguaggi dell'art direction, del graphic design, della fotografia e dello styling. Connesse in profondità agli anni novanta, allacciano la cultura e il sistema della moda con le pratiche artistiche manifestando il lavoro di autori prima sconosciuti. Il saggio visivo in apertura riflette sulla performatività degli oggetti editoriali e, come una mostra in pagina, tiene insieme il lavoro di sei fotografi contemporanei: Benoît Béthume, Elizabeth Bick, Alan Chies, Paolo Di Lucente, Estelle Hanania e Dario Salamone. Questo libro si inserisce nel più ampio orizzonte delle ricerche - condotte dal gruppo di lavoro dell'Università Iuav di Venezia coordinato da Maria Luisa Frisa e impegnato nello studio della moda e delle sue culture - che indagano la moda italiana e le sue storie, l'editoria, gli archivi, la formazione nel design di moda, e le culture progettuali proprie di questo campo di studi. Postfazione di Judith Clark. -
Edilizia universitaria e laboratori di ricerca. 50 anni di progetti e innovazione. Ediz. illustrata
L'università è da sempre sinonimo di innovazione e ricerca. Non stupisce infatti che proprio nell'edilizia universitaria siano leggibili i progressi che l'ingegneria impiantistica ha fatto da cinquant'anni a questa parte. Il volume racconta mezzo secolo di storia della società Manens-Tifs, che ha le sue radici nel 1971, e di tutta l'edilizia universitaria, attraverso dettagliate schede di progetto di alcune delle maggiori università italiane, dagli atenei di Bologna, Padova e Venezia a quelli di Bolzano e Trento. Un testo introduttivo racconta l'evoluzione dell'edilizia universitaria, la progettazione dell'ambiente e le strategie per il progetto degli impianti. Le numerose immagini illustrano la fase di progetto - fondamentale punto di sintesi tra l'idea e la sua fattibilità - tra mappe, impianti, laboratori e architetture. Il filo conduttore che lega i progetti illustrati nel libro è un'approfondita sintesi culturale di quanto sta alla base dei progetti stessi, richiamando alcuni concetti fondamentali della progettazione impiantistica, la storia e le prospettive di una metodologia di lavoro sempre più attenta agli ineludibili temi della sostenibilità. -
Arte e colonialismo in Italia. Oggetti, immagini, migrazioni (1882-1906). Ediz. illustrata
Il volume rilegge il colonialismo italiano in Africa Orientale attraverso il prisma dell'arte e della cultura visiva del tardo Ottocento. Discostandosi dal più diffuso interesse rivolto all'espansione coloniale del regime fascista, viene posta al centro dell'indagine la prima guerra d'Africa, ovvero i primi decenni della lunga storia coloniale italiana. Ci si addentra in una costellazione di opere d'arte, monumenti, illustrazioni, fotografie e oggetti etnografici, che in Italia giocarono talvolta un ruolo attivo nella costruzione del consenso, oppure, al contrario, parteciparono all'elaborazione di un deciso dissenso anticoloniale. Scalfendo prassi di rimozione e invisibilità che hanno a lungo investito il patrimonio coloniale italiano, viene ricostruito un ampio corpus transmediale di opere, oggetti e immagini, al fine di indagare il ruolo dell'arte nelle strategie di propaganda, le mostre e le esposizioni coloniali, il rapporto tra realtà e finzione nella rappresentazione degli eventi contemporanei, così come la mutevole relazione tra storia e memoria che prende forma intorno a un monumento. Ne emerge un vocabolario visuale coloniale ottocentesco, denso di topoi di lunga durata, le cui immagini sopravvivono e ricorrono nelle diverse fasi dell'imperialismo italiano, fino a riaffiorare nell'immaginario contemporaneo. -
C'è un cadavere al Bioparco
Una nuova indagine, particolarmente insidiosa, dà del filo da torcere al commissario Giovanni Buonvino e alla scalcinata squadra di Villa Borghese. Stavolta le spire di un serpente stringono il lettore in un giallo dal delizioso sapore classico e ricco di colpi di scena.«Eccolo, il cadavere. O quello che ne restava. Si trovava nel posto più strano che potessero immaginare. Non schiacciato dalla zampa di un elefante, non sbranato da un leone o calpestato da un ippopotamo. No. Era nel rettilario. Più precisamente nella teca dove d'abitudine stazionava l'anaconda verde del Sud America.»Dopo la felice soluzione del caso del bambino scomparso, il commissario Buonvino si gode la quiete ritrovata del parco di Villa Borghese e le gioie dell'amore. Ma è una tregua di breve durata. Il ritrovamento di un cadavere nel rettilario del Bioparco, il giardino zoologico della capitale ospitato all'interno della Villa, rappresenta una brutta gatta da pelare per Buonvino, che si dà il caso sia erpetofobico, provando un terrore atavico per qualsiasi tipo di rettile. Come ci è finito il corpo di un uomo nudo dentro la teca dell'anaconda? E come ci è finita nella pancia del gigantesco serpente la testa del suddetto? Sono solo alcuni degli interrogativi senza risposta tra i quali il commissario e i suoi impavidi quanto scombinati agenti si barcamenano nel tentativo di risolvere quello che si presenta come un vero e proprio rompicapo. Quasi ci trovassimo nel più classico dei gialli di Agatha Christie, Buonvino dovrà dar fondo a tutto il suo acume e alle sue capacità deduttive per sbrogliare i fili di un'indagine in cui gli indizi scarseggiano e i sospettati abbondano, e smascherare finalmente il colpevole. -
Buonvino tra amore e morte
Dopo l’attentato subito dalla moglie proprio nel giorno del matrimonio, il commissariornBuonvino, straziato dal dolore, indaga insieme ai suoi uomini per capire se, colpendornVeronica, gli ignoti criminali hanno voluto mandare un segnale a lui o se invece nella vitarndi sua moglie si nasconde qualcosa che giustifichi una vendetta tanto efferata. Intanto, arnpiazza di Siena viene ritrovato il corpo di un uomo crivellato da proiettili sparati da diversirnfucili: scavando nel passato della vittima, Buonvino risalirà fino al clima torbido ernavvelenato dagli intrighi della Roma del 1944. -
Dasvidania
«Feci un patto con me stesso: non avrei più associato a una cosa brutta il sacchetto di mele che mia madre mi aveva portato all'ultima visita, ma piuttosto a qualcosa di spirituale. I bambini hanno grande fantasia, e io con la fantasia me la cavavo bene.»«Nikolai Prestia con ""Dasvidania"""" riesce nell'operazione più difficile di tutte, costruire un romanzo in cui la storia di uno è la storia di tutti. Nel piccolo Kola, il protagonista, c'è un popolo intero, quello russo negli anni post-sovietici, sospeso tra un passato ideologico e un futuro pieno di ingiustizie. Kola è un orfano, legge Dostoevskij grazie al direttore dell'istituto in cui vive, in lui la tragicità della sua esistenza è mitigata dalla forza dell'immaginazione, dal bene sommo della fantasia. Un esordio che farà parlare di sé, per la sua limpida semplicità, per il potere della parola quando s'incarna veramente» – Daniele MencarelliKola ha sette anni e, concentratissimo, studia una mela verde sul davanzale di una finestra. Fuori ogni cosa è bianca della neve appena caduta. I tetti della città si scorgono appena. La città dà su un fiume: è il Volga, nel pieno dell'inverno russo. Kola è orfano e vive con la sorella in un istituto. Ha alle spalle una storia di povertà, disagio e scarsa cura, se non abbandono. Quel bambino, che oggi ha trent'anni e abita in Sicilia, racconta la sua storia. In questo libro, l'istituto, i lunghi corridoi sempre vuoti – tranne quando i bambini e le bambine rientrano dalla scuola –, la famiglia d'origine, la madre giovanissima e senza aiuti, lo zio disperato e violento riprendono sostanza, e volti. Con la precisione di un reportage, Nikolai Prestia racconta la seconda metà degli anni Novanta e l'epoca post-sovietica nel loro aspetto più duro di miseria ed esclusione sociale, violenza domestica, alcolismo e droga. Descrive quegli anni con la disinvoltura di chi ne ha fatto esperienza, e con straordinaria capacità di osservazione. Questo libro però non è un reportage, è un romanzo. È una storia durissima, che sarebbe insostenibile se lo sguardo di Kola non compisse una specie di magia: l'immaginazione. Solo che l'immaginazione di Kola non crea mondi alternativi, non cerca vie di fuga, ma indaga il potere simbolico, poetico e quasi magico degli oggetti quotidiani: basta una mela verde per rendere nutriente quello che era solo cupo e doloroso, basta un paio di calzoni con le tasche per volare verso il futuro. Kola trova la forza di immaginare molto prima delle parole per esprimerla. E queste pagine in controluce raccontano anche la conquista delle parole. Prima del bambino che guarda, ora del ragazzo che scrive. Una lingua chiara, semplice, accogliente, nella quale si avvertono echi antichi e letterari. Ne viene fuori un'atmosfera dolce amara, a tratti dickensiana. Dasvidania racconta del male e del dolore, ma anche moltissimo del bene: la zia che tira fuori i bambini dai guai, il direttore dell'istituto che per primo mette in mano un libro al bambino, e quel libro è L'idiota di Dostoevskij, e poi l'infermiera... -
La fattoria degli animali. Con testo a fronte
«Dall'esterno gli animali volgevano lo sguardo dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale, poi di nuovo dal maiale all'uomo; ma già risultava impossibile distinguere l'uno dall'altro.»Scritta in soli tre mesi (novembre 1943 - febbraio 1944) con l'intento di affiancare a una satira della Russia stalinista la denuncia di qualunque forma di totalitarismo, La fattoria degli animali, subito diventata un best seller internazionale, è uno di quei ""piccoli grandi classici"""" destinati a durare nel tempo, e ancora oggi uno dei libri più amati di Orwell. La storia degli animali che si ribellano ai loro sfruttatori per instaurare una società degli uguali e che a poco a poco degenera in un incubo macchiato di sangue è narrata in uno stile terso e ammaliante, e trascorre con felice naturalezza dall'ironia al sarcasmo, dal grottesco all'umorismo nero. Un'avvincente parabola in cui si dibattono i temi che ancora travagliano il nostro presente: la lotta per il potere, l'uso fraudolento del linguaggio, la falsificazione del passato, la menzogna come strumento politico, la violenza riservata a chiunque dissenta."" -
Le ripetizioni
Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021«Un meccanismo a orologeria dove verità e menzogna si confondono» - la Lettura«Questa mattina alle otto ho visto la mia anima. Ero nel bagno della casa di Bianca e mi stavo lavando i denti. Mentre sputavo l'acqua ho avuta la sensazione che ci fosse qualcuno dietro di me. Ho alzato gli occhi e mi è sembrato di vedere nello specchio un movimento grigioargento, lucente, che si ritirava dietro le mie spalle. Mi sono voltato di scatto, e non ho visto nessuno.»Mario è un uomo che inventa storie, modifica la realtà, non è interessato alla verità, né sulle cose né sulle persone. Mario sfugge, per indolenza, all'obbligo di capire che tutti ci lega e tutti ci frustra. Vuole sposare Viola ignorandone la doppia, forse tripla vita. Anni prima è stato lasciato da Bianca, subito prima che nascesse Agnese, che forse è sua figlia o forse no. Tuttavia, se Bianca, spuntando dal nulla dopo anni, chiede aiuto, Mario subito accorre, disponibile ad accollarsi la paternità. È succube di Santiago, un ragazzo dedito a pratiche sessuali estreme, e affida alle fotografie la coerenza e consistenza della propria vita. Se dei giorni della vita di Mario possiamo dire – quasi sempre è il 17 giugno –, degli spazi in cui Mario si muove non siamo certi. La ripetizione è l'unica realtà di Mario. Con una scrittura avvolgente, sensuale e che procede per variazioni capitolo dopo capitolo, pur conservando un incalzare ipnotico, Giulio Mozzi in questo suo romanzo guida il protagonista, e chi legge, attraverso avventure in parte reali e in parte – ma la cosa è sempre indecidibile – del tutto immaginarie, portandoli a sfiorare le vite strane e misteriose di personaggi senza nome – il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Monaci, il Capufficio – che Mario contempla come enigmi incomprensibili e rivelatori. Arrivando, nell'ultima pagina, alla più orribile delle conclusioni.Proposto da Pietro Gibellini al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:rnrn«Questo libro di Giulio Mozzi è un romanzo che riesce a coinvolgere e a parlare di noi, senza che l’autore passi, come accade spesso nella narrativa contemporanea, attraverso la cronaca. Il legame che ci connette l’uno l’altro, racconta Mozzi, è una particolare forma di violenza, interna alla nostra coscienza: può sfociare nel gesto aggressivo o imboccare il sentiero dell’amore. Il romanzo di Mozzi è infatti un romanzo di amore e violenza, di tradimento e di quelle “ripetizioni” che danno, a ciascuno di noi, il senso della realtà. Con un linguaggio e suggestivo e preciso al tempo stesso, l’autore conduce Mario, il suo protagonista, attraverso avventure in parte sospese tra realtà e immaginazione, che lo portano a sfiorare vite strane e misteriose di personaggi senza nome: il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Frati, il Capufficio… Mario li contempla come enigmi incomprensibili e rivelatori. Arrivando, nell’ultima pagina, a una sgomentante conclusione: non farà nulla. Della propria vita né delle proprie storie.rnCandido il romanzo di Mozzi per l’originalità tematica,... -
Il racconto d'inverno. Testo inglese a fronte
Il racconto d'inverno (1610) fa parte, insieme a Pericle, Cimbelino e La tempesta, dei cosiddetti romances o drammi romanzeschi, che Shakespeare produsse nei suoi ultimi anni. Articolata in due grandi blocchi, il primo furiosamente tragico e il secondo meravigliosamente fantastico, è la storia di un re che all'improvviso, costruendosi una trama senza fondamento, impazzisce di gelosia per la regina sua moglie, e apre così una catena di morte e distruzione: questo è il cupo racconto invernale dei primi tre atti. Ma all'inizio del quarto una grande ellissi temporale, introdotta dal Tempo stesso in funzione di Coro, fa passare sedici anni in un colpo solo, e in un contesto primaverile d'amore e di rinascita, cui fanno da cornice scene festive, musica e intrecci comici, ricuce il plot tragico nel segno della riconciliazione. Fino al massimo impatto dell'agnizione conclusiva, un grande colpo di teatro nel teatro in cui la statua della regina Ermione, morta da sedici anni, scende dal piedistallo a rendere credibile la ""realtà"""" della vita che si rinnova e dell'illusione teatrale. Tutto questo in una vena inesauribile di invenzioni che, facendosi gioco di ogni coerenza spaziale, cronologica, mitica e immaginaria, mescola tempi, luoghi, generi teatrali e registri linguistici, lacrime e canzoni, risate e imbrogli, turbamenti profondi e ritrovate tenerezze."" -
Il potere della parola. Il linguaggio politico di Bettino Craxi
Volto ad analizzare le procedure e le strategie linguistiche caratterizzanti la produzione discorsiva di Bettino Craxi, questo studio esamina l'attività verbale del leader socialista dal 1965 al 1985, ventennio che copre interamente la formazione e l'ascesa dell'uomo politico, dalla segreteria provinciale e regionale del psi a Milano alla presidenza del Consiglio dei Ministri. L'indagine ha preso in considerazione un corpus molto vasto ed eterogeneo, che comprende appelli elettorali televisivi, conferenze stampa, interventi parlamentari, discorsi commemorativi, interviste, articoli giornalistici, dichiarazioni presidenziali ecc. Attraverso l'esame dei processi enunciativi, delle configurazioni modali, dei percorsi retorico-argomentativi, dei diversi moduli lessicali di organizzazione dei messaggi – procedimenti che mirano a stabilire precisi rapporti comunicativi tra il soggetto e l'uditorio – viene messa in luce un'articolata ed efficace rete di operazioni persuasive. La ricerca si sofferma inoltre sul ruolo di ricorrenti fenomeni linguistici di ri-uso, quali la citazione diretta, il proverbio, il modo di dire, la locuzione popolareggiante, responsabili, insieme al traslato del registro informale, di quel carattere di concretezza discorsiva e di immediatezza interazionale funzionali alla promozione e alla crescita della leadership craxiana. -
Playtelling. Performance narrative nell'Italia contemporanea
Negli ultimi trent'anni abbiamo assistito, a partire dalle fortunate tesi di Richard Schechner, all'imporsi inesorabile delle teorie della performance, intese come paradigma epistemologico ad ampio spettro. Il volume intende analizzare la narrazione nei suoi espliciti nessi con l'azione, playtelling appunto, esaminata come testimonianza transeunte che rivendica il primato non effimero di una presenza dal vivo. Un'accurata campionatura di esempi eterogenei, ma ugualmente resistenti, ci permetteranno di ridiscutere, anche alla luce della Cognitive Poetics, nozioni come il tempo del racconto e, soprattutto, la relazione intricata tra il testo e la dimensione orale della performance. -
L' ultima spiaggia. Rive e derive del cinema italiano
La spiaggia è un topos culturale nel quale si rispecchiano lucidamente le caratteristiche sociali, antropologiche e identitarie di un popolo. In quanto tale essa occupa da sempre nella tradizione cinematografica italiana un posto di assoluto rilievo che tuttavia ad oggi non è stato sufficientemente indagato. Il presente volume nasce dunque dall'esigenza di approfondire la riflessione su questo ""luogo comune"""" dell'immaginario nazionale che, soprattutto nel periodo compreso tra gli anni trenta e ottanta, ha fatto da set a singole scene o anche a interi film capaci di rappresentare con nitidezza, tra luci e ombre, il rapporto degli italiani con l'avvenire e la modernità."" -
Vitruvio e Fano. Per una rilettura della documentazione
Diverse sono le località che si accreditano come patria del famoso trattatista e architetto Vitruvio, ma Fano si candida come la città più indiziabile per esserlo. Esaminata tutta la documentazione letteraria ed epigrafica riguardante la gens Vitruvia, il libro giunge alla conclusione che Vitruvio potrebbe essere stato fra i neo-ecisti della colonia di Fano ottavianea. Il distretto censitario, o tribus, al quale era iscritto Vitruvio era quello della tribus Pollia, che, non a caso, comprendeva anche Fanum Fortunae nel proprio ambito territoriale; inoltre nessuna delle città dove è attestata una gens Vitruvia – e che per questo motivo rivendicano i natali dell'architetto – è compresa nella tribus Pollia. Introduzione di Lorenzo Braccesi.