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Scultura mosaico. Catalogo della mostra (Ravenna, 8 ottobre-26 novembre 2017). Ediz. italiana e inglese
L'idea di questo progetto nasce dalla volontà di sperimentare il mosaico coinvolgendo artisti scultori, scelti sulla base della loro personale ricerca e del loro interesse per il colore nella scultura. Tutta l'attività di sperimentazione e poi di realizzazione delle opere si è poi sviluppata con Marco Santi e il suo Gruppo Mosaicisti, a Ravenna, dentro lo storico Laboratorio di mosaico, nella zona monumentale di San Vitale nel periodo 2010-2017. -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2016-2017). Ediz. illustrata. Vol. 11: giubileo nella basilica di San Marco, Il.
La Procuratoria di San Marco dedica l'undicesimo numero dei suoi Quaderni al Giubileo straordinario della Misericordia annunciato da papa Francesco il 13 marzo 2015 con la bolla Misericordiae Vultus, nel cinquantesimo anno dalla conclusione del Concilio vaticano II. I saggi raccolti in questo «Quaderno» trattano i diversi temi giubilari, da quello di Orlando Barbaro con l'analisi storica Giubileo e Venezia, a quello di Mario Piana che indica le opere d'arte della basilica e ne spiega i restauri fatti e in corso. Gli altri saggi sono dedicati a tematiche più specifiche: Ettore Vio illustra il restauro della cupola della Genesi, Antonella Fumo la lampada della cupola di San Leonardo, Andrea Paribeni la porta santa di San Clemente, Martina Serafin l'intervento conservativo sulla Madonna del bacio. -
La casa di June
Se i vivi sapessero quanti segreti si nascondono tra i muri di una vecchia casa... Di certo non lo sospetta la giovane Cassie, che ha appena lasciato il fidanzato e la vita newyorkese per seppellirsi nella provincia dell'Ohio, in una magione di famiglia ormai in rovina, Two Oaks. Il palazzo, appartenuto alla nonna June, cade a pezzi, un po' come la vita di Cassie: per mesi lei osserva, senza fare nulla, la ruggine che si accumula sui tubi, l'atrio invaso da buste indirizzate a persone ormai morte, il groviglio di vegetazione attorno alle finestre, per non parlare dei pipistrelli che hanno occupato la sala da ballo del secondo piano. A scuoterla da questo isolamento, una mattina, qualcuno bussa alla porta, recando una notizia che ha dell'inverosimile: Jack Montgomery, ex divo hollywoodiano, le ha lasciato in eredità la sua immensa fortuna. Ma come è possibile che quella celebrità d'altri tempi abbia a che fare con lei? Quali memorie racchiude la remota località nella quale si è ritirata? E cosa vuole davvero da lei quella donna, che porta il cognome del famoso attore e che le offre un milione di dollari per togliersela dai piedi? Per rispondere a questi e ad altri interrogativi, Cassie si lancia in un viaggio indimenticabile, tra passato e presente, alla ricerca del mistero che nonna June ha ostinatamente custodito su quello che accadde un'estate di sessant'anni prima, segnando la sua famiglia per sempre. Miranda Beverly-Whittemore, maestra del suspense psicologico, ci conduce in un intreccio di passioni, rimpianti e gelosie, aiutandoci a scoprire la materia ambigua di cui è fatto l'amore. -
Fair play
«Oltre il rettangolo di gioco, oltrerni tifosi, i gol, esistono milioni di cose,rnmio giovane amico, che possono riempirernla vita e darle senso. L’importanternè che tu le faccia con lo stesso impegnorne la stessa dedizione con la qualernhai praticato il calcio fino a oggi»rnrnLe favole, si sa, hanno il pregio e il difetto di nonrnessere vere, e anche la favola di Ivan Providence Martinirn– il bimbo nato a bordo di una nave, in una notterndi burrasca, da una misteriosa madre morta duranternil parto, e diventato calciatore di rango capacerndi tentare imprese impossibili – non è vera. TuttaviarnClaudio Pallottini, montando in Fair play una quantitàrndi testimonianze di personaggi dell’epoca (da TarcisiornBurgnich a Paolo Maldini, da Francesco Totti alla reginarnd’Inghilterra) e recuperando da ogni dove documenti,rninterviste, verbali segreti delle federazioni calcisticherne quant’altro (tutto inventato, o quasi tutto, e tuttornverosimile), ci restituisce il brivido di una storiarnche davvero, se fosse vera, ci farebbe tutti felici:rnquella di un ragazzo che – a volte cadendo, semprernrialzandosi – riesce a salvare la propria purezza tantornnel mondo ultracompetitivo, e non del tutto pulito,rndello sport più popolare, quanto in quello complessorne imprevedibile dell’amore, luogo per eccellenza dovernbasta un niente per perdersi e perdere.rnIl racconto è affidato alla voce epica, commossarne umorale di padre Claudio, il sacerdote scolopiornche lo educò al calcio e all’onestà, e inventò per luirnuna bellissima favola. -
Come un giovane uomo
Candidato al Premio Strega 2018 - Finalista al POP, Premio Opera Prima 2018. - Finalista Premio Letterario nazionale Chianti 32ma edizione.rnCon una lingua che analizza, immagina e riflette,rnche mescola Eta Beta alla Bibbia e The O.C. e Lostrna Proust e Peter Schlemihl, Carlo Carabba medita sul casorne il destino, il lutto e la crescita, e racconta quandornfinisce la giovinezza, perché si diventa adulti, e comernrestiamo vivi, nonostante il dolore nostro, e soprattutto,rnnonostante il dolore degli altri. rnrn«Un poeta si riconosce dalla voce,rne Carlo Carabba una voce ce l’ha» - rnRaffaele La Capria, Corriere della Serarnrn«Avevo saputo dell’incidente il giornornin cui la neve, tornando a cadere,rnaveva chiuso i conti con la mia infanzia.rnCome potevo pensare al funeralerndella migliore amica della giovinezzarnavvenuto mentre firmando il mio primorncontratto di lavoro entravo nell’etàrnadulta, senza attribuire alla coincidenzarnun valore simbolico? Ma come potevornmeditare su qualcosa di astratto comernil simbolo e l’allegoria di fronte alla morterndella mia migliore amica?»rnrnrnSono due le coincidenze da cui muove questa storia.rnQuella tra la caduta della neve su Roma, dopo piùrndi vent’anni di attesa, e la scoperta che una giovane donna,rnMascia, è in coma. E quella tra il funerale di Mascia,rnuna decina di giorni più tardi, e la firma di un contrattorndi lavoro.rnSe la prima neve della vita del protagonista di questarnstoria, scesa sulla sua città quando era bambino, avevarnportato con sé l’incanto, la seconda ha portato unrnincidente. Mascia, l’amica degli anni del liceo, è scivolatarncol motorino là dove la neve è caduta e si è sciolta.rnQuesta seconda neve tanto desiderata, come se col biancornpotessero tornare i giochi e le meraviglie dell’infanzia,rninvece di restituire il passato si porta via un pezzo dirnfuturo. Perché Mascia muore per sbaglio, come purernsi può morire, e non c’è altra spiegazione.rnIl protagonista parla con amici comuni, riceve e mandarnsms, inventa scuse, cerca ragioni ai propri pensieri erncomportamenti, alle fughe e ai ritorni, e le trova,rnsi colpevolizza, si assolve. Se Mascia, come tutti, muorernsola, il protagonista di questo libro, come qualcuno,rnfa di tutto per restare, ancora un poco, solo con lei.rnCostruito come un labirinto che riproduce lo smarrimentorndi fronte al dolore, o come un videogioco che muovernnello spazio ancora sconosciuto e pericoloso dell’etàrnadulta, il romanzo segue i pensieri del protagonista, erndi chi legge, intorno alla perdita di quelli che si amanorne si ferma sul limite dell’amore umano che è quello,rninsopportabile, di non poterne impedire la morte. -
L' ombra nel pozzo
Cosa si può fare a Taipei quando si ha, da sempre, una grande passione per i romanzi polizieschi e per la filosofia? Wu Cheng, professore e drammaturgo fallito, il cui matrimonio esiste ormai solo sulla carta, ha preso la sua decisione: lasciare l'università e l'insegnamento e trasferirsi in un vicolo di Liuzhangli, quartiere non proprio trendy, che per la concentrazione di imprese funebri si è conquistato l'appellativo di ""zona dei morti"""". Qui, tra la scatola di cemento dove abita e il suo """"ufficio"""", al caffè all'angolo, dove trascorre le giornate seduto a osservare i passanti, intende avviare la prima agenzia di investigazione privata di tutta Taiwan. E proprio mentre sta cominciando la sua nuova vita, una serie di omicidi porta il caos tra le forze dell'ordine che, abituate a criminali impulsivi e maldestri, banalmente mossi da ragioni di cuore o di soldi, devono ora fare i conti con un profilo di assassino molto complesso. Impaziente di dare il suo contributo, Wu Cheng si getta con passione nelle indagini, senza immaginare che presto i sospetti ricadranno proprio su di lui: incontri dubbi, maldicenze varie e, soprattutto, le telecamere di sicurezza piazzate ovunque lo indicano come il probabile serial killer che tutti stanno cercando. Per dimostrare la propria innocenza e scoprire chi c'è realmente dietro gli omicidi, Wu Cheng sarà costretto a riprendere in mano le sue conoscenze di teatro e buddhismo e a scavare in profondità dentro se stesso, perché l'assassino è qualcuno che lo conosce molto da vicino, e che probabilmente si cela nelle ombre del suo passato. Strizzando l'occhio a Woody Allen e Murakami, nel suo romanzo d'esordio Chi Wei-Jan combina satira e umorismo a tutti gli ingredienti propri del poliziesco, mostrando la commistione di buddhismo e cristianesimo, pragmatismo e fantasia, tradizione e modernità della realtà cinese di Taiwan."" -
Fragile è la notte. La prima indagine di Denis Carbone
A Posillipo non succede mai niente. Da quando Denis Carbone è stato sbattuto nel commissariato di quel quartiere di signori per un brutto affare di scommesse, il suo fiuto da segugio si è dovuto misurare al massimo con qualche topo d'appartamento. Ma una mattina d'agosto il corpo di Ester Fornario, ricca, disinibita e bellissima, viene trovato ai piedi della torre che domina la sua villa da copertina: dopo dieci anni d'inattività forzata, è per Denis l'occasione perfetta per placare la sete di giustizia che insieme al Macallan gli sta bruciando il fegato. Per la squadra Mobile, che minaccia di scippargli l'inchiesta, sarebbe fin troppo facile chiudere il caso incastrando uno degli amanti dell'ereditiera, ma la caccia privata dell'ispettore Carbone, tallonato nell'ombra da ambigui figuri, rischia di portare alla luce una verità molto diversa. Una verità che ai piani alti della questura di via Medina non piace neanche un po', e che a Denis potrebbe costare non solo il posto, come dieci anni prima, ma la vita stessa. Per chi come lui le regole non le ha mai seguite non sarà un problema mettere la soluzione delle indagini davanti a tutto il resto, ma stavolta scoprirà suo malgrado che il nemico non ha un solo volto e che la cosa più saggia da fare sarà tenere il dito ben fermo sul grilletto. Dal giallista più spregiudicato e originale della sua generazione, una nuova serie noir in cui il bene e il male si scambiano di posto in modo frenetico, sullo sfondo di una Napoli vibrante di rabbia e rimpianto, d'amore e malinconia. -
Albert Oehlen. Cows by the water. Catalogo della mostra (Venezia, 8 aprile 2018-a gennaio 2019). Ediz. francese, inglese e italiana
Albert Oehlen si afferma come uno dei protagonisti della pittura contemporanea grazie a una ricerca in continua evoluzione dedicata al superamento dei limiti formali e alle sperimentazioni, più che al soggetto dell'opera. La musica ha avuto un ruolo centrale nella produzione dell'artista, metafora del suo metodo di lavoro dove contaminazione e ritmo, improvvisazione e ripetizione, densità e armonia dei suoni diventano gesti pittorici. Il catalogo monografico della mostra omonima di Palazzo Grassi a Venezia (8 aprile 2018-6 gennaio 2019) traccia un percorso lungo la produzione di Albert Oehlen, dalle opere più note a quelle meno conosciute, realizzate dagli anni ottanta a oggi e provenienti dalla Pinault Collection e da importanti collezioni private e musei internazionali. -
Dancing with myself. Catalogo della mostra (Venezia, 8 aprile-16 dicembre 2018). Ediz. italiana, inglese e francese
«Dancing with myself», catalogo della mostra omonima di Punta della Dogana a Venezia (8 aprile-16 dicembre 2018), indaga l'importanza primordiale della rappresentazione di sé nella produzione artistica dagli anni settanta a oggi e del ruolo dell'artista come protagonista, e come oggetto stesso dell'opera. Attraverso un'ampia varietà di pratiche artistiche e di artisti (da Claude Cahun a LaToya Ruby Frazier, da Gilbert & George a Cindy Sherman, da Alighiero Boetti a Maurizio Cattelan), di culture e provenienze, di generazioni ed esperienze, il volume riflette sul contrasto tra attitudini differenti: la malinconia e la vanità, il gioco ironico dell'identità e l'autobiografia politica, la riflessione esistenziale e il corpo come scultura, effigie o frammento, e la sua rappresentazione simbolica. -
L'arte di vivere a Venezia. Architettura e cucina. Ediz. a colori
«Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarse ne e nel cuore non resta più posto per altro» (Peggy Guggenheim)rnrnTutti amano la cucina italiana, ma pochi conosco la cucina veneziana, una tradizione gastronomica di raffinatezza degna della città dei Dogi, che utilizza sapientemente le verdure delle sue isole e i pesci della sua laguna. Con questo volume, Lydia Fasoli e Toto Bergamo Rossi spalancano le porte dei palazzi della Serenissima, dallo stile unico, e conducono alla scoperta delle ricette della tradizione, con le loro storie, i loro aneddoti e le loro particolarità. -
In questa grande epoca. Testo tedesco a fronte
Scritto nel novembre del 1914, quando la Prima guerra mondiale ha appena dispiegato i suoi tratti di insensata carneficina, ""In questa grande epoca"""" - qui tradotto per la prima volta in italiano - è forse il capolavoro saggistico di Karl Kraus: una durissima resa dei conti con la retorica patriottica e nazionalista, un assalto frontale alla mendacia del giornalismo, un j'accuse senza appello contro la viltà degli intellettuali schieratisi con il potere e, non per ultimo, un disperato mettersi a nudo dello scrittore, che espone se stesso e le proprie inestricabili contraddizioni di ebreo antisemita e fervido conservatore contrario alla guerra in nome dello Stato di diritto. In uno stile brillante, aforistico e paradossale, attento a schivare i colpi della censura, l'intellettuale viennese traccia il quadro di un'epoca chiamata «grande», che sacrifica la vita umana e lo stesso spirito agli idoli del progresso e del denaro, sostituendo la realtà con la sua rappresentazione mediatica."" -
La storia di Siva e Parvati (Kumarasambhava)
Composta secondo i principi raffinati della letteratura indiana classica, costruita in maniera magistrale nella scansione degli episodi e dei sentimenti, l’opera si può leggere anche come un’introduzione poetica ai grandi temi della relazione fra ascesi ed erotismo e della visione tantrica della sessualità.rnrn“Subito dopo la cerimonia nuziale,rntoccò alla figlia del re dei montirnla dolcezza della voglia d’amore che rubarnl’anima…”rnrnNello scenario del sublime Himālaya, scintillante di nevi e al tempo stesso antropomorfo sovrano dei monti, si svolge la vicenda di sua figlia, la stupenda Pārvatī, e dell’inquietante dio Śiva. Vuole un decreto del Creatore Brahmā che solo un figlio nato da questi sposi divini possa sconfiggere il demone Tāraka che si è impadronito dell’universo e ne fa scempio. Ma Śiva, affranto per la tragica morte della prima moglie, siede in meditazione profonda su un picco inaccessibile e non si accorge nemmeno della meravigliosa fanciulla già innamorata di lui. Non lo vincerà la freccia del dio dell’amore ma l’intelligente Pārvatī, che lo attrae dimostrando di essere capace anche di un’ascesi implacabile. Lo sposalizio trionfale nella capitale festante del regno e una notte d’amore senza fine coronano la storia di una delle coppie più amaterndella fede hindu e dell’immaginario mondiale,rncapace di incantare i lettori di ogni epoca. -
Zevi su Zevi. Architettura come profezia
I luoghi, gli avi, la fatidica data di nascita, la cospirazione antifascista, l'esperienza americana, gli incontri, i personaggi, gli interventi sono qui narrati in prima persona. «Zevi su Zevi» è un diario ironico e polemico di un'avventura intellettuale, un collage autobiografico di immagini e testi in cui saggi critici, ricordi, prolusioni universitarie, aneddoti rivelano la passione per la storia, l'impegno politico, il rigore nella difesa delle idee che hanno le scelte e la militanza. Questa edizione ripropone l'impaginazione originale ideata e realizzata in ogni dettaglio da Bruno Zevi. Il libro, «sempre personalizzato, cioè discorde, tinto di eresia, contestatario affinché si configuri e ti configuri in antitesi al vecchio, al ristagno, al corrotto, al logoro, al devitalizzato...» è anche, prima di tutto, un grande affresco dedicato all'architettura. In esso ritroviamo i maestri, da Brunelleschi a Michelangiolo e Palladio fino a Wright, Mumford, Gropius, Mendelsohn, e la critica, dall'analisi sul degrado culturale alla Comité International des Critiques d' Architecture, dal fascismo in architettura al manierismo del linguaggio. Testi raccolti in un lungo racconto di vita esplorata con l'intenzione di ribadire, pagina dopo pagina, la necessità di discutere sul «fare architettura». E il monito è già nelle citate parole di George Steiner: «La nostra epoca non è ordinaria. Avanza sotto l'angoscia dell'inumano, sperimentato in una scala inedita di grandezza ed orrore. Ci sono piaceri di distacco che uno vorrebbe concedersi, ma non può». Prefazione di Massimiliano Fuksas. -
Storia sociale della televisione in Italia (1954-1969)
Il volume analizza la storia della televisione italiana delle origini a partire da una prospettiva sociale. Tramite l'utilizzo sia di dati statistici sugli ascolti televisivi, conservati presso gli archivi RAI, sia di memorie degli spettatori di quegli anni, rintracciate in diari e autobiografie, questo libro propone una storia del pubblico televisivo attraverso i mutamenti della società del ""miracolo"""". Quali sono i programmi entrati a far parte dell'immaginario del nostro paese? Quali erano le dinamiche di visione, privata e collettiva, messe in atto dalla tv delle origini? Ribaltando la prospettiva gerarchica della tradizione di studi sulla televisione italiana, il libro rivisita la tv degli anni Cinquanta e Sessanta a partire da un'analisi del suo pubblico."" -
Sentieri del cinematografo. Sguardi teorici e percorsi nella pratica
È successo più volte nella storia del cinema che grandi registi abbiano girato, a fine carriera, dei film per così dire ""testamentari"""", che per molti versi hanno riassunto e ridiscusso temi e forme del loro percorso creativo. È il caso di """"Lola Montès"""" di Max Ophuls, """"Quell'oscuro oggetto del desiderio"""" di Luis Buñuel, """"Fedora"""" di Billy Wilder, """"La signora della porta accanto"""" di François Truffaut, """"L'argent"""" di Robert Bresson, """"Les plages d'Agnès"""" di Agnès Varda. Pur nella diversità dei sentieri autoriali, c'è in tutti la convinzione di un cinema possibile oltre le regole e i condizionamenti: un'idea di opera e di linguaggio che le indicazioni teoriche della prima parte del libro fanno emergere, invitando il lettore-spettatore a rivedere questi grandi capolavori da una diversa angolazione."" -
Rappresentare l'irrappresentabile. La Grande Guerra e la crisi dell'esperienza
"Una cosa è chiara: le quotazioni dell'esperienza sono cadute e questo in una generazione che, nel 1914-1918, aveva fatto una delle più mostruose esperienze della storia mondiale. Non si poteva già allora constatare che la gente se ne tornava muta dai campi di battaglia? Non più ricca, ma più povera di esperienza comunicabile. Una generazione, che era andata a scuola ancora con il tram a cavalli, stava, sotto il cielo aperto, in un paesaggio in cui niente era rimasto immutato tranne le nuvole, e nel centro - in un campo di forza di esplosioni e di correnti distruttrici - il minuto e fragile corpo umano"""". In questo noto, folgorante passaggio di uno scritto del 1933, Walter Benjamin condensa l'assurdo che sprigiona, ancora oggi, dall'esperienza della grande guerra, alla sua radice irrappresentabile. L'ampia ricerca a carattere interdisciplinare (filosofia, estetica, cinema, letteratura, linguistica, storia) che il volume presenta - condotta, tra gli altri, da alcuni studiosi nazionali e internazionali - considera la grande guerra, proprio a partire da questa traccia cruciale e a cento anni di distanza dalla sua deflagrazione, come nostra contemporanea. In particolare, mette a fuoco un carattere tragico dell'intero Novecento che la prima guerra mondiale avrebbe rivelato in tutta la sua crudezza: come fare esperienza, di fronte all'orrore, di ciò che non possiamo raccontare perché letteralmente inumano? Il volume esplora temi, autori e costellazioni di problemi che si collocano nel prisma culturale sollevato da questo interrogativo." -
Era di maggio. Cronache di uno psicodramma
A mezzo secolo dalla stagione che sconvolse il Novecento, Giampiero Mughini fa rivivere atmosfere e contraddizioni, protagonisti e comprimari del joli mai in un racconto appassionato del Sessantotto tra Parigi e l'Italia.rnrn""Nel maggio 1968, a Parigi, non piovve mai. Cosa rara per una delle più belle città del mondo... Era dunque lo scenario più adatto a che si scaraventasse in prima linea la gioventù europea più orgogliosa di se stessa che ci fosse mai stata. Cominciarono i 130mila studenti universitari, poi i liceali, gli operai, infine lo sciopero generale. Una gran festa, ma solo quella. Durò poche settimane, né poteva essere altrimenti""""rnrn«E se le celebrazioni del maggio '68 evitassero la prevedibile enfasi? Se scegliessero di attingere alla cascata di impertinenza, di rabbia ironica, di fraternità erudita che, cinquant'anni fa, guidarono le barricate entusiaste?». È esattamente questa sfida, indicata da Bernard-Henri Lévy, che Giampiero Mughini raccoglie: raccontare in altre parole quel che accadde a Parigi dal 3 al 24 maggio, il """"joli mai"""" che molti in Francia avevano annunciato come soltanto l'inizio di chissà quale rivolgimento, e invece fu un romanzo sentimentalmente intensissimo ma breve. Fu la traiettoria del privato, infatti, le vicende personali di ciascuno, a fare da scintilla: l'intreccio di gesti individuali e gesti pubblici ad abbattere il muro della solitudine e dare l'impressione che «d'improvviso le persone che ti stavano accanto si ravvivassero e facessero più luce». Le istantanee di quei giorni tra Parigi e Catania restituiscono il clima nelle strade fiammeggianti del Quartiere latino (il perimetro sacro degli studenti), lo stato di grazia creativo, le barricate, il desiderio di «acciuffare ogni istante del presente e farlo valere come un secolo» e, al di là delle Alpi, lo smarrimento di fronte a un fermento giocoso che sembrava distante anni luce dalla situazione italiana. Il gigantesco psicodramma, dove gli splendidi attori erano a centinaia di migliaia, continuò fino al momento in cui la dura realtà di una società industriale non fece valere i suoi diritti. Ne erano comunque sgorgate più libertà e più fantasia, e il vivere francese ne era stato intaccato alle fondamenta. Niente a che vedere con la rivoluzione socialista di cui parlavano in tanti. Avvennero cose più semplici. Alla Cité universitaire, dove viveva Mughini, la notte i ragazzi potevano dormire con le loro ragazze."" -
Chi si stanca perde. Diari dalla resistenza venezuelana
In Venezuela oggi chi manifesta pacificamente il suo pensiero può essere accusato di «istigazione a delinquere». È quanto accaduto a Leopoldo Lopez, diventato l'emblema dell'opposizione a quel regime che, con Hugo Chàvez e il suo successore Nicolas Maduro, ha rimpiazzato la democrazia con il «socialismo del XXI secolo», capace di rendere il Venezuela - scrive Mario Vargas Llosa - «il Paese con la più alta inflazione e il più alto tasso di criminalità del mondo». Consegnatosi spontaneamente alle autorità, Lopez è stato processato e condannato a quasi quattordici anni di carcere. Intorno alla sua vicenda si è creata una poderosa campagna internazionale: le più diverse organizzazioni e personalità ne hanno chiesto la liberazione. Nonostante la sorveglianza continua, i soprusi e le violenze, Lopez è riuscito a scrivere, fissando pensieri e propositi in vista della libertà, e a far uscire dal carcere la testimonianza che consegna a queste pagine. Guardando a Gandhi, a Nelson Mandela e a Martin Luther King, riflette sui suoi ideali politici e sul programma per costruire un Venezuela migliore, con un'incrollabile e trascinante fiducia nel futuro che qui lo spinge a proclamare: «mi sento libero, libero nello spirito e nella mente». -
Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi
Cosa direbbe Guareschi delle follie contemporanee? Non è necessario nessuno sforzo di immaginazione: a cinquat'anni dalla scomparsa, le sue parole suonano quanto mai attuali e sferzanti.rnrn«Don Camillo, tenga duro: quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati» – Giovannino Guareschi, Lettera a don Camillornrn«Caro Guareschi si sarebbe tentati di dire che lei scrisse con mezzo secolo in anticipo sulla capacità di leggere e giudicare il proprio tempo in dotazione all'intellettuale collettivo, al giornalista collettivo, al politico collettivo, al prete collettivo. Ma si sbaglierebbe, perché essi non intendono neppure oggi quello che lei intese allora» – Alessandro GnocchirnrnI mostri contro cui si scagliò Guareschi, solitario donchisciotte della Bassa, sono cresciuti, alimentati da comunisti e anticomunisti, da proletari e capitalisti, da preti e atei: la deriva della Chiesa, la nefasta commistione tra fede e politica, il predominio del malcostume. Alessandro Gnocchi, curatore delle opere e appassionato studioso di Guareschi, ripercorre, in un immaginario dialogo tra l’avo e i suoi posteri, nove pezzi magistrali che l’inventore di don Camillo scrisse tra il 1963 e il 1968 sul «Borghese», all’epoca unica rivista a reggere il confronto con «L’Espresso» di Scalfari. Guareschi passò al vaglio critico la società dei consumi mostrando come l’Occidente capitalista fosse l’altra faccia del materialismo che molti vedevano solo nell’Oriente comunista. Applicava il rigore dei suoi principi e del suo ragionamento a un mondo che nessuno sapeva ancora decifrare. Da quelle pagine emerge una sagace analisi della politica e della cultura del nostro paese, di cui solo oggi è possibile comprendere appieno la lungimiranza. Ma «per favore», scrive Alessandro Gnocchi nell’introduzione, «nessuno gli dia del profeta, perché negli ultimi decenni questa categoria è stata applicata con generoso anticipo a coloro che le hanno sbagliate proprio tutte. -
I musei d'impresa in Veneto. Un connubio virtuoso tra territorio, impresa e turismo
I grandi musei d'impresa esistono da sempre. A volte, come nel caso del museo della Mercedes a Stoccarda, sono un must per i turisti che vi trovano un'affascinante storia della tecnologia a livello mondiale. Non è il caso dei musei d'impresa nel Veneto, che, in linea con il modello regionale di industrializzazione diffusa, vede da alcuni anni la nascita di musei di contenute dimensioni che raccontano storie locali, di azienda o di distretto. Sono tuttavia storie di grande interesse sociale e valore culturale, sia perché riguardano pur sempre eccellenze produttive sia perché sono molto compenetrate nella vita della comunità in cui le imprese si sono sviluppate. Essi diventano pertanto anche fattori di identità collettiva e strumenti di educazione delle giovani generazioni. Se ne sono accorti anche i turisti che in numero ancora ridotto, ma crescente, si proiettano sul territorio e chiedono un coinvolgimento emotivo con la gente, vista nella quotidianità della vita sociale e dell'attività economica e culturale. A queste analisi è dedicato il presente libro che raccoglie anche ventotto schede di musei d'impresa: un mosaico suggestivo delle radici economiche del Veneto, che chiedono di essere conservate e visitate.