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La strada di Ilaria-Non tacere
Due testi, due voci, due sguardi, un unico obiettivo: tenere viva la memoria su uno dei casi più oscuri della storia italiana recente. ""La strada di Ilaria"""" racconta i fatti sui quali lavorava Ilaria Alpi e le ragioni della sua morte. Un caso scomodo che la giustizia italiana sta cercando di chiudere, benché sia rimasto fino a oggi senza responsabili. Traffici di armi e di rifiuti tossici, corruzione, misteri nello storico rapporto fra Somalia e Italia: una storia che deve essere raccontata. Un romanzo rigoroso nelle informazioni e poetico nelle parole, che riesce a raccontare tante storie, unite tra loro dal filo sottile, ma vero e indispensabile, della verità e del rispetto della memoria. """"Non tacere"""", un'inchiesta scritta in forma di orazione civile, ripercorre le tappe del lungo iter giudiziario con cui si è cercato di mascherare quella che è stata una vera e propria esecuzione, consumatasi il 20 marzo 1994 nel """"più crudele dei giorni"""". Ripercorrendo tutti i tentativi di insabbiamento, le contraddizioni e le connivenze che negli ultimi anni si sono susseguite sul caso Alpi, Mariangela Gritta Grainer smonta puntualmente le ipotesi di tentativo di sequestro e/o di rapina finite male e sostiene, con documenti finora inediti, la tesi dell'esecuzione. Non tacere: una scelta etica che si rintraccia sempre nei lavori di Ilaria. Per questo è stata assassinata, perché tacesse per sempre e non potesse più raccontare."" -
Il mio museo della cocaina. Antropologia della polvere bianca
"Il mio museo della cocaina"""" è uno dei capolavori di Michael Taussig, frutto dell'esperienza di una vita in un mondo complesso: la Colombia delle comunità nere, le atrocità commesse in nome dell'oro, della cocaina, dello zucchero di canna e del tabacco. In questo libro, scritto con lo stile febbrile di un Burroughs, con la poesia di un Benjamin, lo sguardo dell'antropologo e la passione civile di chi ha condiviso la vita di minatori, contadini, indigeni e sciamani, Taussig ci racconta un """"cuore di tenebra"""" attualissimo. Tra narcos, guerriglieri, paramilitari e popolazioni locali si snoda una narrazione in cui l'antropologia non è mai accademia, ma modo di indagare nel presente la magia bianca e nera, l'ambiguità difficile del reale, il """"conjurar"""", quello svelare e coprire di cui sono fatti i processi storici e umani." -
Africa loro. Viaggio lungo un continente
L'Africa è il luogo per eccellenza della presunzione europea e in particolare italiana. Da ""aiutiamoli a casa loro"""", a """"ricacciamoli a casa loro"""", dal becerismo salviniano alla France-Afrique, al buonismo veltroniano, alla retorica degli aiuti, quello che prevale è la totale ignoranza di un mondo che non è solo un serbatoio di potenziali invasori o il luogo di residenza dei miserabili della terra. L'Africa è un continente vasto, moderno e antichissimo di cui continuiamo a ignorare abitanti e geografia facendo finta di sapere ma che non siamo mai andati a vedere di persona. Una ricerca sulla sostenibilità alimentare in Kenya, Tanzania e Sudafrica vi ha spinto Franco La Cecla. In questo diario di campo, tramite l'amicizia con un personaggio singolare, l'autore racconta quello che capisce e che non capisce. Soprattutto si accorge che esiste una """"Africa loro"""" che per un bianco europeo è problematico cogliere nella sua interezza. L'Africa è un luogo intenso e nuovissimo per il nostro sguardo così abituato ad accontentarsi di stereotipi."" -
Collezione di camere. Abitare la scrittura
Nella vita di ogni lettore resta, stratificata libro dopo libro, una memoria di luoghi inesistenti. I luoghi della narrazione: case, camere, architetture mai viste, mai attraversate, mai abitate, se non tramite un immaginario multiforme quanto indeterminato e intangibile. Solitarie stanze o affollati universi ridondanti e pieni di cose, ambienti sovrapponibili, come ritratti, alle fisionomie di soggetti che animano storie, si raccontano, vivono nel tempo e nello spazio illusorio della scrittura. La raccolta di brani di questa antologia di autori del passato e contemporanei, suggerisce un'inedita prospettiva interpretativa e insieme si propone come invito alla lettura, in un continuo rimando di suggestioni e libere associazioni tra luoghi, oggetti, liste e descrizioni, tra mondi reali e realtà fittizie. -
Paleodesign. Sopravvivenza delle cose
"Paleodesign"""" è un atlante di immagini commentate, una storia alternativa del quotidiano, una strana famiglia di oggetti che sembra ispirarsi alla preistoria per dialogare con la modernità. In questo senso è anche un laboratorio della materia e del gesto, una riflessione sul contemporaneo e sul futuro dell'uomo. """"Paleo"""" non significa qui recupero dell'arcaico o nostalgia per un passato """"naturale"""", non è revival o riuso, ma è un'esperienza della mano e del corpo che mette in connessione chi utilizza oggetti con il Pleistocene attuale che è in noi: da trecentomila anni Homo sapiens costruisce cose e le trasforma in simboli, dal Paleolitico fino a oggi non ha mai smesso di prestare un'anima alla materia per trarne emozioni, racconti, idee. """"Paleodesign"""" è questa capacità dell'oggetto di attivare attorno a sé un ecosistema primario, una geografia di significati, una cosmologia domestica. Perché per sedersi basta un sasso, tutto il resto è immaginario." -
Un'avventura di Amadeo Bordiga
Fondatore del Partito comunista d'Italia nel 1921, antiparlamentarista, principale icona dell'""estremismo infantile"""" secondo Lenin, visionario e grande scrittore, Amadeo Bordiga ebbe una vita avventurosa, la stessa di Don Chisciotte: il marxismo (di cui proclamò l'""""invarianza"""", come l'hidalgo della tradizione cavalleresca) fu la sua avventura. Un'avventura teorica, dunque letteraria. Alla testa del """"partito storico"""", difese il """"programma inalterabile"""" del comunismo dalle derive della modernità. In attesa che la storia allentasse le briglie al """"partito formale"""", che avrebbe proceduto con un oplà alla riforma generale del mondo, Bordiga si fece beffe del comunismo pop, sdolcinato e genocida insieme. Non tifò per le catastrofi socialiste e nazionalsocialiste che devastarono il XX secolo (poi detto """"breve"""") ma lavorò al romanzo della rivoluzione proletaria, di cui illustrò miserie e splendori. Fu un comunista senza colpa. Diego Gabutti, molti anni fa, gliene rese merito con """"Un'avventura di Amadeo Bordiga"""" (Longanesi 1982). Berlino, 1926. Al centro d'un intrigo storico, che coinvolge Karl Marx e il cancelliere tedesco Otto von Bismarck, una storia segreta le cui radici affondano nella Londra vittoriana, Bordiga dovrà vedersela con i demoni e le furie della teoria marxista. Al suo fianco terroristi russi e legionari fiumani, stelle del cabaret, Nero Wolfe, il mago Gurdlieff, il regista Fritz Lang, il grande giornalista americano Edgar Snow, l'astronomo e comunista di sinistra Anton Pannekoek. Ultima tappa: Mosca, dove Bordiga si misurerà faccia a faccia col Grande cannibale, Stalin in persona. """"Questa domanda non m'era mai stata rivolta. Non pensavo che un comunista potesse rivolgermela. Dio vi perdoni per averlo fatto, compagno Bordiga"""". """"Un'avventura di Amadeo Bordiga"""" torna in libreria con un'edizione reloaded, profondamente rivista e aggiornata."" -
Chiese in fiamme. Ediz. illustrata
Nel caldo luglio del 1909, a Barcellona, vennero dati alle fiamme oltre 139 edifici tra chiese, conventi e collegi cattolici. Era la Settimana Tragica, forse la più violenta insurrezione iconoclasta del XX secolo. Una ""rivoluzione di quartiere"""", la cui testimonianza è custodita nelle immagini stampate sulle cartoline di viaggio e nelle colonne di fumo che torreggiavano sul cielo di una Barcellona di ieri. Escuela Moderna/Ateneo Libertario presenta in questo volume la prima raccolta completa delle cartoline catalane prodotte subito dopo l'insurrezione. Fotografie il cui portato storico e rivoluzionario non cessa di riecheggiare nella storia moderna, nelle statue deturpate, nei templi saccheggiati e negli edifici bruciati, dove si ritrova lo stesso spirito insurrezionalista che animò quella settimana di luglio. A mettere in discussione la nozione di sacro, ieri come oggi, sono le fiamme delle insurrezioni, il fumo e le braci delle città. Ma è anche nella distruzione stessa che le icone trovano la possibilità di riemergere: è il sacrificio necessario dei simboli, la tabula rasa, il vuoto della sacralità. Chiese in fiamme ripercorre il ruolo dell'iconoclastia nella storia recente, delle sommosse e dei movimenti che mossero guerra alla rappresentazione. Attraverso le immagini della Settimana Tragica e i testi dell'intellettuale Joan Maragall i Gorina, passando per la storia dell'anarchico libertario Francisco Ferrer i Guardia con la sua Escuela Moderna e l'ingiusta condanna, il volume inquadra le vicende e le pulsioni della distruzione in chiave contemporanea. Un tragitto tra ricerche storiche, testi critici e documenti che racconta un evento capace di racchiudere la storia di un'epoca, la nostra, dove ancora fuochi e fiamme giocano con le altezze vertiginose delle città."" -
Profondo Nordest
"Profondo Nordest"""" è un romanzo, ma anche un reportage giornalistico. Un libro che racconta in profondità l'infiltrazione e il radicamento della camorra e in particolare del clan dei Casalesi in Veneto. Un romanzo che anticipa di un bel po' di anni l'inchiesta della magistratura veneziana che si è conclusa con una raffica di arresti. Tra gli inquisiti anche un paio di sindaci di Eraclea, sospettati di aver stretto negli anni patti con il clan dei Casalesi, un'organizzazione criminale che spaziava dall'usura alle truffe, dallo spaccio agli appalti pubblici. I Casalesi a Eraclea erano arrivati agli inizi degli anni novanta e avevano partecipato alla cementificazione del litorale, da Jesolo a Caorle, ma prima di loro la camorra si era già insediata a San Donò di Piave, nei primi anni ottanta, e lì aveva stretto accordi """"commerciali"""" con la banda di Felice Maniero per l'importazione di cocaina ed eroina. Questo e molto altro racconta """"Profondo Nordest"""", frutto di una inchiesta iniziata diversi anni prima che la magistratura concludesse l'indagine. I lettori potranno trovare mille indizi e mille riferimenti utili a capire meglio anche quel che l'inchiesta giudiziaria non può raccontare e cioè il contesto sociale, economico, personale e umano di una penetrazione malavitosa che è entrata a far parte integrante della vita di una intera comunità. Questo è """"Profondo Nordest"""", un libro d'inchiesta che ha scelto la forma romanzata non per staccarsi dalla realtà, ma per poterla raccontare meglio. I nomi dei protagonisti e dei comprimari sono di fantasia, mentre quel che si racconta è vero. Tutto tremendamente vero." -
Milan, gli eroi della bombonera. Storia e protagonisti di una partita epica
Cinquant'anni da Estudiantes-Milan, cinquant'anni dalla partita più violenta della storia del calcio rossonero. Le celebrazioni si portano sempre dietro un carico di nostalgia. Si toglie la polvere dall'album dei ricordi, si sorride amari e sardonici. Ma raramente un anniversario come questo, i cinquant'anni dalla partita più violenta della storia del Milan, si rivela più azzeccato per guardarsi indietro e vedere come siamo cambiati. In peggio. -
Fuochi
Un viaggio caleidoscopico e infuocatornnelle storie di personaggi ribellirnche hanno segnato la politica, il cinemarne la letteratura degli ultimi due secoli.rnrnUna risalita sulle macerie dei tempi che furono, alla ricerca di leggende di vita vissuta, dalla Rivoluzionernfrancese alla Resistenza italiana, dalla Russia dei Karamazov al cinema muto, dall’Americarndi Sacco e Vanzetti alla Milano di Medardo Rosso.rnMemorie sperdute, rifiorite in un ciclo di racconti dove personaggi storici, costruiti per accumulorndi fatti reali, sono sviluppati liberamente, narrativamente, alla ricerca di una verità intima, romanzesca.rnOgni racconto racchiude un’intera vita: un personaggio poco noto, ma colossale, o unrnpersonaggio molto noto, del quale però viene raccontato un aspetto dimenticato della biografia.rnPersonaggi molto vicini o lontani nel tempo e nello spazio, ma legati da un filo rosso, talvoltarnevidente e talvolta meno, ma sempre presente: il filo rosso della ribellione, di una lotta per larnliberazione dell’individuo, di tutta l’umanità, dalla schiavitù e dall’ignoranza. Quale che sia l’epocarnin cui hanno vissuto la loro battaglia, dormono tutti sulla stessa collina. Sta a noi visitarnerni sepolcri, per renderli parola viva. Nessuno, nemmeno l’uomo solo dimenticato in fondo a unarnfogna, lotta soltanto per se stesso.rnDopo aver dato vita a una serie di opere corali unite dal filo rosso della ricerca storica che sirncontamina con la leggenda metropolitana, come I dolori del giovane Paz (la prima biografia scrittarnsu Andrea Pazienza), Il pane bianco e La ballata del Pelé, lo scrittore milanese Roberto Farina dàrnvita alla sua opera più intima e ambiziosa: una raccolta di racconti che attraversano due secoli dirnstoria alternando i registri ironici ed epici che caratterizzano la sua opera.rnPiccoli episodi, spesso inediti, delle vite di grandi personalità della storia, in grado di renderernuniversali le loro esistenze. Giovanni Pesce, Sacco e Vanzetti, Jack London, Dashiell Hammett,rnMaximilien Robespierre, Buster Keaton, Fedor Dostoevskij sono solo alcuni dei personaggi dirnquesto viaggio caleidoscopisco nella storia di uomini dalle vite e dai pensieri infuocati. -
Milanesi brava gente. Storie di nera a Milano (1946-1975). Vol. 2
Rapine geniali, omicidi violenti, banditi leggendari: dodici nuove storie per scoprire il lato buio di Milano, la sua parte più balorda e affascinante. Come il volume I, anche questo nuovo libro racconta la violenza, le regole non scritte della Mala, le storie d'amore sbagliate, momenti minimi che possono cambiare una vita intera. I protagonisti sono sempre loro: i balordi, persone che il dopoguerra, il boom e gli anni 70 hanno messo ai margini della società, ma che - nel mondo sotterraneo della criminalità - hanno trovato una seconda vita. E accanto a nuovi piccoli banditi e altri grandi nomi della Ligéra Milanese - Ezio Barbieri, Don Mimì e Carlo Pinto - tornano le leggende dimenticate di Milano e quegli uomini, come il Commissario Mario Nardone, che, leggenda, sono diventati. Una Milano più cupa, popolata da banditi e poliziotti che frequentano le stesse osterie, truffatori che danno del tu ai commissari, prostitute che si spengono lungo le strade, case di ringhiera con bagno sul ballatoio. Che però è sempre occupato. Nato dall'esperienza di Radiografia Nera, uno dei programmi di maggior successo degli ultimi anni di Radio Popolare, Milanesi brava gente vol. II raccoglie le storie più sciagurate e poetiche che Matteo Liuzzi e Tommaso Bertelli, da quattro anni, inseguono negli archivi e raccontano in onda. -
Béla Guttmann. Il grande ritorno
Per il Giorno della Memoria, unarngrande epopea storico-calcistica.rnLa vita dell’allenatore sopravvissutornai campi di sterminio e divenutornprofeta in Italia e in Europa.rnrnPrima di Pep Guardiola e prima di José Mourinho, c'era Béla Guttmann: la prima vera superstar da calcio. Sorprendentemente, Guttmann era anche un sopravvissuto dell'Olocausto. Suo padre, sua sorella e la sua famiglia allargata furono assassinati dai nazisti. Del folto nucleo di allenatori ungheresi che giunse in Italia per arricchire il nostro calcio, Guttmann fu l'ultimo ad arrivare in Italia, nell'immediato secondo dopoguerra e l'unico a morire di vecchiaia. Erni Erbstein, dopo essere scampato alla Shoah, si schiantò con il Grande Torino sulla collina di Superga il 4 maggio del 1949. Arpad Weisz, dopo aver vinto tutto con l'Inter e il Bologna, fu deportato e ucciso con tutta la sua famiglia ad Auschwitz nel 1944. Già calciatore del MTK Budapest e della compagine ebraica di Vienna, l'Hakoah, divenuto un allenatore giramondo, Guttmann sbarcò in Italia nel 1949 allenando in prima battuta Padova e Triestina. Nel 1953 fu ingaggiato dal Milan, dove portò oltre al fuoriclasse uruguagio Schiaffino, su consiglio del ""Paron"""" Nereo Rocco, il """"mulo"""" triestino e futuro capitano Cesare Maldini. Allenatore già strapagato, strappò un ricco contratto al Benfica nel 1959. A Lisbona vinse due campionati e due Coppe dei Campioni, lanciando un giovane ragazzo proveniente dal Mozambico, la """"Pantera nera"""" Eusebio. La cesura con i lusitani avvenne proprio dopo l'ultima grande vittoria nella finale contro il Real Madrid di Puskas e Di Stefano. Guttmann chiese un'ulteriore riconoscimento economico al rinnovo del contratto. Negatogli, memorabile fu la sua profezia tutt'oggi ancora valida: «Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d'Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni». Era il 1962. Da quel giorno anche Guttmann non vinse più trofei, ma istrione come sempre, proseguì la sua gloriosa carriera in Europa e in Sud America fino alla metà degli anni Settanta. Di tutta la sua vita era rimasta misteriosa solo una frase, quella terribile relativa alla Shoah. Per la prima volta David Bolchoiver ricostruisce anche quella vicenda, come Guttmann sia riuscito a sfuggire al genocidio. Una storia tragica e avventurosa, come tutta la sua vita."" -
In India. Viaggio di un poeta da giovane
Nel dicembre del 1961, Gary Snyder, l'uomo che ispirò a Jack Kerouac il protagonista di Vagabondi del Dharma, parte con Joanne Kyger dal monastero di Kyoto in cui è stato iniziato allo Zen alla volta dell'India del Buddha. Si imbarcano con biglietti di terza classe sulla Cambodge che fa rotta verso Ceylon. Portano con sé pesantissimi zaini e Joanne scarpe con tacchi alti. L'India, raccontata in questo diario, è un momento di verifica e di scoperta, un viaggio per comprendere la reale estensione del mondo spirituale buddhista. Percorrono il subcontinente al modo dei Beat - on the road utilizzando mezzi locali e, quando possibile, a piedi. -
È la nebbia che va. Storie milanesi
Giancarlo Ascari, noto da sempre come Elfo, è uno dei grandi fumettisti milanesi. Una carriera lunga quarant'anni, la sua, che viene celebrata per la prima volta con un volume che raccoglie tutte le sue storie alternate da lunghi racconti che ripercorrono quell'epoca che va dal Sessantotto fino alla Milano da bere e alla Milano europea di oggi. Elfo ha ambientato moltissime storie nella sua Milano (città in cui vive da quando aveva cinque anni), riuscendo a raccontarne i molteplici aspetti, le contraddizioni, le mille facce e i mutamenti. Dai racconti noir, al suo personale ricordo della contestazione, ai costumi e alle abitudini dei milanesi, Elfo ha dedicato le sue pagine a una metropoli spesso inafferrabile, con un'anima che si svela soltanto ""a chi la sa guardare"""". Il volume, costruito in ordine cronologico, raccoglie anche diversi racconti inediti che illustrano il dietro le quinte di quegli anni, quando il mondo del fumetto e delle riviste era abitato da figure mitiche come Pazienza e Spiegelman e da direttori di spicco del mondo culturale come Del Buono e Deaglio. Tra i pezzi forti del volume, il fumetto autobiografico Tutta colpa del '68 e le strisce sul detective Paolo Valera, ormai introvabili, che raccontano gli anni settanta in chiave grottesca e noir."" -
Un calcio alla guerra, Milan-Juve del '44 e altre storie
A settantasei anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Davide Grassi e Mauro Raimondi, da sempre interessati agli intrecci tra storia e sport, hanno unito le loro passioni per creare un libro di impegno civile. ""Un calcio alla guerra"""" narra di storie individuali e collettive che esaltano il coraggio e l’abnegazione dei molti sportivi coinvolti nell’assurdità della guerra. Vicende di persone che sono passate dal campo di calcio alla lotta per la Liberazione, in qualche caso pagando con la vita. Storie vissute in bilico tra pallone e Resistenza al nazifascismo come quelle di Bruno Neri, Giacomo Losi, Raf Vallone, Carlo Castellani, Michele Moretti, Antonio Bacchetti, Dino Ballacci, Cestmir Vycpalek, “Cartavelina” Sindelar, Erno Erbstein, Arpad Weisz, Géza Kertész, Gino Callegari, Vittorio Staccione, Edoardo Mandich, Guido Tieghi, e Alceo Lipizer, solo per citare i più celebri. Le incredibili partite giocate tra partigiani e nazisti, come quella che si disputò a Sarnano nel maceratese nel 1944, o quelle fra reclusi nei lager e i loro aguzzini, vere e proprie partite della morte, a cui si ispirò il film di John Houston, """"Fuga per la vittoria"""", passando per un episodio che pochi conoscono: il rastrellamento avvenuto dopo la partita fra Milan e Juventus del 2 luglio 1944, correlata da una accurata ricerca d’archivio. Senza trascurare i protagonisti di altri sport. Tra i tanti Alfredo Martini, partigiano che diventò commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo, il pallanuotista e rugbista, Ivo Bitetti, fra coloro che catturarono Benito Mussolini in fuga, il ciclista tedesco Albert Richter, che aiutò gli ebrei a scappare e venne impiccato, i tanti pugili costretti a combattere per la vita sul ring di Auschwitz per il divertimento dei loro kapò o che si ribellarono lottando alla guerra nazifascista, come Leone Jacovacci, Lazzaro Anticoli, Pacifico di Consiglio e Settimio Terracina. Questo libro è dedicato a tutte le persone che hanno sognato un pallone, dei guantoni, una sciabola, un paio di sci, un’auto da corsa, una piscina o una pista d’atletica insieme alla libertà. Con l’obiettivo di ricordare, per dare un calcio alla guerra."" -
I dannati della metropoli. Etnografie dei migranti ai confini della legalità
Esistono da sempre due città, una legale e l'altra illegale, i cui confini si spostano a seconda delle epoche storiche e delle necessità economiche contingenti. Spesso gli abitanti di queste due città si sfiorano, interagiscono, confliggono. Sulle loro contaminazioni si costruisce il tessuto sociale. Quasi sempre gli abitanti della città oscura non hanno voce sui media ufficiali: sono un numero, una statistica o un titolo di giornale. I dannati della metropoli nasce dalla necessità di far parlare i protagonisti del disagio e della devianza che vivono e attraversano le nostre metropoli. Sulle tracce di Danilo Montaldi e della scuola di Chicago, animato da un bisogno radicale di far uscire l'antropologia dalla torre d'avorio dell'accademia, Andrea Staid si è messo in ascolto delle voci della città oscura, senza pregiudizi. Con una ricerca che è frutto di anni passati con i migranti, iscrivendosi in maniera del tutto nuova al filone dell'antropologia delle migrazioni, contaminato con l'etnografia e la storia orale. Il cuore del saggio è rappresentato dall'analisi di un caso specifico spesso al centro della cronaca, su una via e più precisamente un grande palazzo soprannominato dalla stampa 'il fortino della droga', situato in un quartiere centrale di Milano (via Bligny 42). Un caso celebre e paradigmatico, raccontato per la prima volta attraverso le voci dei protagonisti. Ne è uscito un affresco di storie ascritte al mondo della strada, una etnografia della criminalità migrante o meglio dell'uscita dal confine della legalità, un saggio su chi si ribella a un destino di schiavitù, cercando di fuggire da un carcere o semplicemente andando a ingrossare per scelta le fila del nuovo milieu criminale metropolitano. Prefazione di Franco La Cecla. -
Rabbia e stile. Storie di mods e degli Statuto
Nascita e sviluppo in Italia e in particolare a Torino, della scena Mod: un racconto dedicato al periodo d’oro, quello delle origini, negli anni ottanta, rivissuto attraverso l’esperienza e i ricordi di ragazzi accomunati tra loro dalla cultura modernista, con il suo epicentro nella celebre piazza Statuto. Se oggi il nostro paese può vantare una consistente scena musicale ska, questo dato non può che essere collegato di riflesso alla cosiddetta old school nata durante il revival mod del 1979, della quale gli Statuto rappresentano non solo il primo gruppo in assoluto a cantare testi in italiano, ma soprattutto rimangono la formazione più longeva in assoluto, in attività dal lontano 1983. ""Rabbia e stile. Storie di Mods e degli Statuto"""", scritto da Oskar, cantante e leader degli Statuto, ripercorre con stile corale quel periodo, mantenendo un registro diretto, epico e a tratti ironico, che ricorda i racconti ascoltati dai fratelli maggiori, che dietro una sottile aura di malinconia celano nostalgie che il tempo non cancella facilmente. Tra risse allo stadio, concerti e scontri con punk e skin, un memoir di formazione che racconta un’intera epoca, introdotta dalla lunga prefazione di Valerio Marchi, che ripercorre le radici della scena culturale mod a partire dagli anni sessanta e dallo sviluppo del Beat italiano. La seconda parte del libro racconta gli ultimi anni del gruppo con un occhio particolare all’amicizia con un grande musicista, Ezio Bosso, che face parte di una delle prime formazioni degli Statuto. Ricordi epici e commoventi di un grande e indimenticato artista."" -
Un' osteria a Milano
Precario dopo il licenziamento, il giornalista Gigi Lobo, si stabilisce in una periferia urbana povera ma in via di gentrificazione, deciso ad abbandonare il mestiere e il fallimentare sodalizio professionale con il paparazzo Caffarelli. Diventato barista all'osteria (un lavoro fisso!), al centro di strade malfamate dove circolano abitanti di ogni parte del mondo, si immerge nel nuovo ambiente. Tra i bizzarri habitué spiccano Jimmy ""Ceviche"""", chef peruviano virtuoso del coltello che usa il peperoncino amazzonico come arma, e la trans brasiliana Eliane, ex prostituta, piccola spacciatrice e sensitiva di professione. Sfruttando dal bancone le competenze da giornalista, Gigi si accorge che il locale è indebitato con un commercialista strozzino, Sergio. La polizia sa ma aspetta a intervenire, i soci del locale, Giorgio e Vito, subiscono senza reagire. Ricostruita la ragnatela di affari illeciti di Sergio, Gigi passa all'azione con l'aiuto dei suoi alleati, compresi i soci e il ritrovato amico paparazzo. La commedia, sempre brillante nel ritmo e nei toni, ora scava più a fondo. Con l'arrivo di Luz, la curandera moglie di Ceviche, al pensiero maschile si sostituisce il femminile, allo scontro la sapienza millenaria della medicina amazzonica. Il ricorso all'ayahuasca come cura dell'avarizia è un colpo di scena visionario e psichedelico che ne innescherà molti altri."" -
Il grande Sly. Film e avventure di Sylvester Stallone, eroe proletario
Sylvester Stallone, negli anni settanta, passa rapidamente dalle brevi comparsate in Bananas e altri film dell'epoca al grande cinema di cui è interprete, sceneggiatore e qualche volta regista. Giovanissimo, è autore di F.I.S.T., un grande film sul movimento sindacale americano, e di Taverna Paradiso, un divertissement sul sottoproletariato di Manhattan che ricorda le avventure picaresche dei pezzenti californiani di John Steinbeck in Vicolo Cannery e Pian della Tortilla. Col primo Rocky, nel 1976, scrive e interpreta il miglior film mai dedicato a un pugile. Rambo, qualche anno dopo, è il film definitivo sul Vietnam e sui disturbi post traumatici da stress (la pandemia novecentesca che ha mietuto più vittime d'ogni altro virus mai apparso sulla faccia del pianeta). Scrive e dirige Staying Alive, un cult del cinema ballerino. Poi, negli anni ottanta, la svolta: mentre Rambo e Rocky, i suoi personaggi iconici, diventano seriali e perdono un po' della loro freschezza, Sly inventa praticamente da solo il moderno action movie. Mette su muscoli e, con una bandana intorno alla fronte, imbraccia armi spazzacattivi che abbattono fortezze, polverizzano carri armati e tirano giù dal cielo i cacciabombardieri. Per metà nostalgia d'Ercole e Maciste contro Ursus, per metà prefigurazione dei videogame a venire, Sly si trasforma da grande firma del Nuovo Cinema anni settanta in bandiera d'un cinema avveniristico, mai neanche immaginato prima. C'è infine, doppiato il millennio, l'ultima delle metamorfosi, da maschera impassibile dell'action movie in «decostruttore», per dire così, del suo stesso cinema, in particolare con il serial vintage dei Mercenari, che riassume e porta al tracollo l'epopea dei warriors palestrati. Il grande Sly racconta con passione e divertimento le avventure di Sylvester Stallone dentro e fuori Cinelandia. -
Milano e la violenza politica 1962-1986. La mappa dei luoghi della città e i luoghi della memoria
L'idea di Milano e la violenza politica nasce da una serie di articoli pubblicati su Repubblica per una rubrica, La politica della paura, voluta da Piero Colaprico. Negli articoli si ricordavano con cadenza giornaliera le tante morti avvenute a Milano per ragioni politiche nel corso di quel violentissimo conflitto sociale esploso in Italia negli anni sessanta e che per intensità non ebbe paragoni nel resto del mondo occidentale. Attivisti politici di sinistra e di destra, poliziotti, giudici, giornalisti, a volte semplici cittadini sono stati vittime di questo lungo conflitto che si è aperto con l'uccisione in piazza del Duomo dello studente Giovanni Ardizzone, passando per gli anni settanta con le morti di Giangiacomo Feltrinelli e Luigi Calabresi, no all'ultimo episodio del 1986, la morte di Luca Rossi, figlia della Legge Reale. A quella rubrica, che riportava alla luce anche tantissime storie dimenticate, di vittime ""minori"""", è seguito un dibattito che mira a ricomporre una nuova lettura del fenomeno della lotta politica degli anni settanta. È nata quindi questa pubblicazione che riporta in forma ampliata tutte le storie arricchendole con un importante apparato iconografico, unico nel suo genere. Per riaprire definitivamente il dibattito su quegli anni. Corredato da immagini d'epoca, spesso sepolte negli archivi delle redazioni giornalistiche, il volume è diviso in tre parti: la prima cerca di sintetizzare in una sorta di """"carrellata"""" di immagini flash quello che accadeva a Milano sui diversi fronti, fino agli anni del """"riflusso"""". Nella seconda, dopo avere ricostruito quattro """"percorsi della memoria"""", vengono raccontati 50 episodi nell'ordine cronologico in cui si sono verificati, seguiti da una dettagliata """"cronologia cittadina"""" dal 1969 al 1983. Nella terza sono riportate oltre un centinaio di testimonianze rese in diverse occasioni da chi quegli anni li ha direttamente vissuti.""