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Nemici fratelli
Due capitani, un garibaldino, un altro dell'esercito piemontese, politicamente lontani ma fianco a fianco nella lotta. La storia esce nel 1960 sul «Corriere dei Piccoli». Da allora Milani saprà accreditarsi tra i maggiori sceneggiatori italiani di graphic-novel, affidando le sue storie ad alcuni tra i più grandi illustratori del dopoguerra: da Hugo Pratt a Sergio Toppi, da Aldo Di Gennaro a Grazia Nidasio, da Milo Manara a Dino Battaglia, senza dimenticare un maestro come Mario Uggeri, co-autore di questo fumetto. -
I presupposti del disabitare
"Zampi pare inizi a traghettare la sua poesia da una zona delimitata tra il polo del ricordare e il polo del riordinare verso un sentimento di paura, in un'ambientazione che si pone sulla sponda del naufragio estremo."""" (Silvia Zoppi Garampi)" -
Sorelle stelle
"Sorelle stelle nasce sotto il segno di una forte fiducia riposta nelle possibilità comunicative ed etiche concesse alla poesia, intesa come valore assoluto in grado di congiungere ogni manifestazione fisica, molecolare, dell'esistenza."""" (Francesco Brancati)" -
Vita di Dante
"Come un funambolo, Alberto Bellocchio percorre la fune invisibile della storia, della vita e, mentre, con ammirevole determinazione, sembra volerci mettere, a ogni passo, con i piedi per terra, in verità ci rapisce in una sorta di meravigliosa levitazione, conducendoci in un mondo ultraterreno di fantasmi in tutto e per tutto simili a noi. Facendoceli incontrare, facendoceli amare."""" (Dalla nota di Giuseppe Bertolucci)" -
Vietato calpestare le rovine
"Un pianeta è esploso. Il nostro. Era un caleidoscopio impazzito e i suoi frammenti vagano e si confondono nello spazio. Arrivano fluttuando e vengono rilevati dagli strumenti della mente narrante immagini, arrivano suoni, arrivano storie. Incuranti del tempo cronologico, si salvano documenti della memoria che spaziano dal contemporaneo ai secoli oscuri, a un improbabile futuro. I racconti di questo libro si susseguono legati l'uno all'altro in modo organico come una catena impossibile da spezzare. Ogni anello del puzzle s'identifica col suo riferimento a un luogo geografico, ognuno permeato da una costante atmosfera gotica in cui i sentimenti umani non bastano alla sopravvivenza e in cui tutto sembra perduto. Andrea Appetito scava nell'archeologia delle sue invenzioni raccontando ancora, come in 'Tomàs', il suo precedente romanzo, la nebbia in cui ci troviamo, l'orrore della perdita di orientamento, la distruzione dei nostri valori. il paradosso è che la catastrofe è già avvenuta. Il disperato messaggio dell'autore grida come sia forse ancora possibile evitarla."""" (Massimo Bucchi)" -
L' albero del romanzo. Un saggio per tutti e per nessuno
Nella presentazione al libro Milan Kundera scrive: «Credo soltanto di sapere che la letteratura non potrà sopravvivere senza la critica letteraria in forma di saggio. Senza una meditazione personale così come la conosciamo (ad esempio) in Nietzsche, in Hermann Broch, in Julien Gracq, in Octavio Paz. Questo tipo di riflessione saggistica, attraverso i suoi sguardi, i suoi giudizi, i suoi stupori, i suoi dubbi, ha sempre accompagnato la letteratura». Ma «la critica letteraria in forma di saggio» e di «meditazione personale» sembra scomparsa, appartenere al passato, fagocitata da una parte dalla Dea Attualità e dall'altra dalla scienza e dai suoi proclami post-umanistici. Eppure senza l'arte del saggio, anche le altri arti, secondo Kundera, rischiano di essere condannate alla solitudine, all'oblio, alla moda, alla morte. Nel suo saggio «per tutti e per nessuno», Massimo Rizzante ci ricorda che essere radicali significa tornare continuamente alle radici, che la storia non può essere sostituita dalla cronaca e che i frutti dell'albero dell'arte del romanzo, considerati i décalage che esistono tra le diverse parti del mondo - e la coesistenza di diversi gradi di civiltà -, possono nascere nei luoghi più segreti. Tuttavia, afferma l'autore, se il romanzo è un albero, il romanziere non aspira a coltivarlo. Non aspira al giardinaggio. Quel che desidera è appartenergli, diventare un ramo di quell'albero. A tal punto che sarà inutile cercare di ridurre la complessità dell'opera alla storia del suo paese natale, alla sua lingua, al patrimonio della sua nazione. Ogni nuovo ramo dell'albero del romanzo, infatti, è una misteriosa messa in discussione della sua genealogia. -
Kepparli arabo? Sfida a una lingua impossibile
Imparare l'arabo è quasi un rompicapo. Non perché sia una lingua difficile, ma perché anche per gli arabi stessi l'arabo classico è una lingua straniera. Chi parla e studia arabo infatti capisce il dialetto siro-palestinese perché è molto simile al classico, capisce l'egiziano perché molti film provengono dall'Egitto, ma a stento si raccapezza in Marocco. Questo libro aiuta a fare chiarezza su una lingua misteriosa e affascinante servendosi di un approccio scorrevole e narrativo. Utile per lo studio e per chi, da semplice lettore, ha il desiderio di capire il nostro mondo e il passato, ma anche un po' se stesso. -
L' uomo e una bestia
Come ha scritto Carlo Vecce, queste pagine di Leonardo sono una «inesauribile miniera di notizie fantastiche e meravigliose sospese tra scienza e magia, e di considerazioni morali sull'uomo e sul suo rapporto con la natura». Nel primo dei tre quadernetti che compongono il Manoscritto H, Leonardo si dilunga in quello che potremmo definire uno studio di psicologia comparata tra umani ed altri animali, reali o immaginari, presi a simboli morali o limitandosi a una descrizione di carattere morfologico. Sono compilazioni in gran parte attinte dalla ""Naturalis historia"""" di Plinio il vecchio (77-78 dopo Cristo) e rielaborate, scrive ancora Vecce, «con un originale metodo di scrittura che procede simultaneamente con la condensazione delle immagini e la riduzione in una prosa scorciata simile a quella delle favole brevi» dell'altrettanto amato Esopo. Conclude il libro la riproposta del prezioso saggio ottocentesco di Gerolamo Calvi sul Manoscritto H, ormai introvabile. Introduzione di Giovanni Giovannetti."" -
Trilogia della scomparsa: Il corpo della casa-Doppio diario-Nell'altra stanza
Martina si confronta con i personaggi immaginari che abitano la sua mente: una figlia di natura ibrida, umana animale e vegetale; una madre che borbotta nei tubi della casa, ritornello di traumi infantili. Per far fronte alla solitudine ospita un artista in difficoltà, mentre un medico le offre l'occasione di un timido recupero. Nel secondo romanzo come in alcune parti del primo si acuisce un contrasto madre-figlia: Fabiola e l'adolescente Virginia commentano le reciproche mancanze e menzogne in un quaderno composto e strappato, scucito e ricucito più volte. Tuttavia anche questo diario è attraversato da un vento di follia che distrae da se stessi e a un certo punto solleva un turbine di congetture intorno all'inspiegabile allontanamento di Sergio, il marito di Fabiola. Nel terzo romanzo Virginia incontra Andrea, neolaureato in filosofia costretto da un incidente a un'immobilità temporanea accanto alla stanza della madre malata. Egli annota le conversazioni tenute on-line con un amico omonimo e con lei. Come in un diario traforato da pagine non scritte, in Trilogia della scomparsa l'autrice s'interroga sugli spazi bianchi della vita, sulle lacune, sui vuoti di senso, sull'autodistruttività che costeggia e fa da sfondo al flusso verbale. -
L' automa puro
Wallia è in fuga dopo la sconfitta del Goto Totila; una giovane ""mummia"""" vivente promessa in sposa a un nobile; il vescovo sassone lacerato tra il cristianesimo e un rito pagano autoctono; un padre anaffettivo; lo storico e antropologo che conduce ricerche sulle streghe, per cui simpatizza; un licantropo in abiti moderni... Un filo lega le novelle, o forse """"capitoli"""" de L'automa puro: lo stato di servitù sociale e psicologica dei personaggi, addirittura l'automa del titolo - in epoche storiche d'Europa - la cui esperienza è osservata in una o più scene, dove il prima e il dopo si offrono all'intuizione del lettore. Dall'alto medioevo al barocco, alla Francia di Luigi XIV, agli anni Cinquanta del Novecento, l'automa è la persona che si esaurisce in un'esistenza ripetitiva, impostata, o nel servilismo da sgherro di un capo. I racconti sono scritti in uno stile individuato, la lingua è causa materiale del testo, il """"montaggio"""" è leggibile, per il divenire degli eroi e delle eroine, non per l'azione, ma per quello che si dice e si fa."" -
Uno scrittore visionario. Antonio Moresco
Su iniziativa di due critici francesi, nasce questo volume interamente dedicato a Antonio Moresco che negli ultimi anni ha avuto un clamoroso successo presso il pubblico francese. Viene qui sottoposto a una benefica “de-territorializzazione”. Se in patria i suoi libri sono spesso venuti alla luce già avvolti e resi opachi da giudizi precostituiti, qui la forza immaginativa e visionaria della sua opera affiora in libertà, avvicinata con sguardo vergine, nei saggi di Benedetti, Borsari, Costantino, Cristiano, Lombard, Luglio, Pietri, Riccardi, Scarpa e Voltolini. Chiude il volume lo stesso Moresco. -
Effetto notte
Alessandro, giornalista radiofonico in crisi, dopo una promettente carriera, si ritrova a condurre una trasmissione notturna. Gli ascoltatori telefonano per confessare le loro miserie, tra ironia e disincanto. Le voci di personaggi tragici, buffi, surreali, disperati si alternano al racconto della deriva del grasso giornalista in crisi in una città americana, alla ricerca del bandolo della sua vita. -
Malastoria. L'Italia ai tempi di Cefis e Pasolini
Questa Malastoria non è un libro su Pasolini, ma un affondo nell’Italia del suo tempo: dalle speranze di libertà e progresso coltivate nei primi anni della democrazia repubblicana fino al Paese attuale, un Paese a mutazione criminale avvenuta.Nei suoi ultimi anni di vita Pier Paolo Pasolini riceve dossier su notabili democristiani, raccoglie informazioni su potenti manager dell’industria pubblica, va in giro «a fare domande che non dovrebbe fare» e non è un curioso qualsiasi: scrive sulla prima pagina del “Corriere della Sera”. Pasolini è anche un affermato regista cinematografico, poeta, critico, romanziere e sta scrivendo Petrolio, un romanzo sul nuovo Potere. -
Se l'aria ci avvelena da vent'anni in Lombardia
Ogni anno centinaia di sostanze chimiche nuove prodotte dall'uomo sfuggono nell'ambiente, oltre a molte esalate da fonti naturali, e possono causare danni alla salute umana e agli ecosistemi nelle regioni più avanzate, come la Lombardia. Qui respiriamo, tra l'altro, monossido di carbonio (CO), biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili (VOC), ozono (O3), metalli pesanti, particolato atmosferico (PM 2,5 e PM 10): cioè gas che hanno differenti reattività e capacità di diffondere su distanze lunghe o corte e inquinare estesi territori. L'aria della Lombardia, come di tutta la pianura padana, negli ultimi vent'anni è stata molto inquinata, e ha indotto effetti sia acuti sia cronici sulla salute: da irritazioni respiratorie e gravi malattie cardiache e polmonari, a infezioni acute nei bambini e bronchiti croniche negli adulti, a leucemie e tumori, con mortalità prematura e ridotta speranza di vita. I dati della più accurata e recente ricerca scientifica, italiana e internazionale, mettono in guardia sulle principali conseguenze del respirare polveri sottili e smog. Il libro ne presenta in breve i meccanismi d'azione sulla popolazione, come pure su animali e piante in diverse zone lombarde. -
Fortebraccio
«Mino Milani e Aldo Di Gennaro riescono a sposare in Fortebraccio il gusto per l'ambientazione storica con il fascino dell'avventura, dimostrando quali felici spunti narrativi e grafici possano offrire ai fumetti i costumi, gli scenari e le situazioni del passato. A queste componenti si aggiunge poi l'aspetto ""magico"""" o paranormale di alcune vicende, che testimonia l'abilità di Milani nel contaminare il romanzo storico con il tema del mistero, secondo una tradizione che risale al Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro di Alexandre Dumas.» (Andrea Sani). Primavera del 1696. Fortebraccio Corsini è un giovane e nobile avventuriero italiano, appassionato studioso d'alchimia. Un giorno viene a sapere che è in vendita la ricchissima biblioteca del conte Laszlo Ferencz, famoso scienziato e ricercatore ungherese passato a miglior vita, e non esita a comprarla. Accompagnato dal segretario Sebastiano e da due servitori, Fortebraccio raggiunge allora l'Ungheria discendendo il Danubio a bordo di una grossa zattera costruita per l'occasione. La contessa Agnese di Ferencz - l'ereditiera che, pur d'avere la biblioteca, egli ha sposato per procura - non è affatto una signora avanti negli anni come lui stesso presumeva, ma una giovane donna bellissima, orgogliosa e colta. Di lei Fortebraccio s'innamora, venendo nel frattempo coinvolto nella guerra ai Turchi che da anni occupano l'Ungheria, scontando infinite peripezie, in una storia fitta d'intrighi e colpi di scena."" -
La pentola
Folletti, storielline e un omino grigio. Non è una fiaba, è solo follia, ma anche il gioco è una malattia. La vecchia contessa è malata, ha i folletti in testa: le parlano, la assillano. Per non sentire le loro voci lei si mette in testa una pentola, e per ingraziarseli scrive raccontini su di loro. Vorrebbe denunciare la situazione e si presenta in commissariato con un giardino pensile sul capo, a nascondere la pentola, palesando la sua follia a uno stupito commissario e ai suoi fidi collaboratori. Melchiorre Ferrari è un poliziotto e non un dottore, ma in questa storia di malattia mentale c'è qualcosa che lo coinvolge molto. Non riesce a farsene una ragione, ma ogni cosa trova il proprio posto, quando scopre che un'altra grave malattia ha innescato altre e ben diverse follie. -
Per il lobo d'oro
Il racconto copre quaranta anni del Novecento, dal 1938, anno di nascita dell'autore a Budapest, fino al 1978 a Milano. L'azione include la caduta di suo padre sul fronte russo e la successiva ""invasione-liberazione"""" dell'Ungheria da parte dell'Armata rossa. Nel 1947 Kemeny viene adottato dal patrigno e nel 1948 la famiglia fugge dall'Ungheria per non venire deportata. L'avventura esistenziale vede l'autore peso medio negli Stati uniti sul ring di Chicago. Segue l'incontro con André Breton e le esperienze d'avanguardia nella Milano degli anni Settanta. Il libro evoca i labirinti di libertà percorsi e costruiti da un poeta nostro contemporaneo."" -
Trentanove transpoesie. Ediz. italiana e ungherese
La poesia di Szkárosi apre le finestre su un mondo altro, dove il linguaggio la fa da padrone. Sgorga da una spontanea autenticità, nondimeno da autori ungheresi come Ady e Petofi József, dalle opere moderniste di Rimbaud; da Apollinaire, dadaisti e surrealisti, ma anche da canzoni popolari e modi di dire che, nella transpoesia, tornano con energia trasfigurati dal poeta che definisce l'arte poetica come fondata da ""spazio, materia e movimento""""."" -
Il tamburo di lotta. Polonia, la parabola di Solidarnosc
Ecco alcuni retroscena degli scioperi del Baltico nell'agosto 1980, che cambiano il volto dell'Est europeo. Una pacifica rivoluzione operaia in un Paese socialista: iniziata in sordina via via sfugge di mano un po' a tutti - a Walesa che spinge per un accordo sindacale, al partito che ha sottovalutato la protesta sociale, all'Unione Sovietica, che non può ricorrere a un'altra invasione. Il declino della Russia comunista passa per Danzica: negli anni a seguire, con un effetto a catena, a Ovest dei cantieri Lenin cade un muro, a Est cade un impero. Questo libro rivisita quei luoghi e ricostruisce le storie dei protagonisti e gli esiti attuali. -
I marchiati
«Peggio di quella dei segnati dal destino, i ""portatori di handicap"""" che hanno trovato nel tempo chi li assistesse, difendendo i loro diritti ma, nei limiti del possibile, secondo la vecchia regola di """"aiutare gli altri perché si aiutino da soli"""", peggio di quella è la condizione degli sbandati, dei senza-nessuno e dei senza-patria, dei vaganti soli o in mezzo ad altri come loro non sempre franchi e solidali, dentro una società detta globale dalle frontiere transitabili legalmente o tra tanti pericoli, e di coloro che, come nel Medioevo o nell'Ottocento dei romanzi di Hugo (appunto """"i miserabili""""), per le più varie e bensì consuete delle sventure, si rifugiano o nascondono o vengono malamente respinti ai margini di una società. Le storie che Roberto D'Alessandro racconta sono di persone vere, di vere difficoltà e di vere sofferenze, e la nostra fortuna di lettori è di aver trovato in lui un mediatore, tanto capace quanto onesto, tra quelle storie e la nostra sensibilità.» (Goffredo Fofi)""