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Buona morte e sogni d'oro
"Buona morte e sogni d'oro"""" è un insieme di storie che raccontano i temi della morte e del sogno in tutte le loro sfaccettature e contraddizioni. Il sogno, come compagno e preludio della morte, rappresenta quel momento della vita in cui la realtà si confonde con la fantasia, consentendoci, anche solo per un istante, di esplorare scenari unici e surreali. La morte, invece, rappresenta l'ignoto da scoprire. Cosa si prova quando si muore? Esiste una buona morte? Questi sono i quesiti al centro dei racconti che analizzano i diversi tipi di morte ed il loro impatto nella psiche umana." -
Histeria
L'armonia familiare della violinista Giorgia Papini e dell'architetto Giacomo Martini, una volta coronato il sogno di trasferirsi nel loro casale sulle colline pisane, viene interrotta bruscamente dalla presenza di una losca figura. Chi è la persona che tormenta i coniugi Martini? -
Micro storie
Racconti che non seguono un tema comune ma che contengono tutte le sensazioni, le inquietudini ed i desideri dell'umanità: l'amore in tutte le sue sfaccettature, che si affievolisce con il tempo, come in ""Le parole da scrivere"""", o quello travolgente tra Tommaso e Matilde in """"La luna che influenza le maree"""". O ancora la voglia di ottenere una seconda opportunità, di fronteggiare un avversario e uscirne vittoriosi, non dimenticando però che la realtà non è una fiaba, ma è fatta di sogni e crude verità."" -
Chiamatemi ancora Anza
Sara non può credere a quello che Maria Grazia le ha appena detto. Famosa? Lei? Stanno sedute l'una vicino all'altra, in quella piccola stanza immersa nella penombra, innanzi ad un polveroso pianoforte a corde che aspetta solo di essere suonato, e, invece di incominciare come al solito la sua lezione, l'insegnante di musica le ha appena letto la mano. E poi basta... Che cosa potrà mai significare? È solo l'inizio di un puzzle sorprendente, che porterà Sara dal minuscolo sottotetto della sua scuola di musica, agli enormi spazi dei palazzetti sportivi; dalla penombra sicura della propria famiglia, alle abbaglianti luci di una improvvisa ribalta, tanto avvincente quanto inaspettata. ""Non bisogna mai rassegnarsi a vivere... Bisogna voler vivere!"""" Ma l'innocenza non basta e sarà la vita stessa a mettere Sara, all'apice della sua carriera, nella prova più ardua e difficile... In un racconto, Sara Anzanello, campionessa mondiale di pallavolo, obbedendo a una sorprendente vocazione eclettica, ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e della propria esperienza. Il testo, restituito nella sua integrità originale, ci consegna, in un vortice drammatico, incalzante e mozzafiato, un'immagine nuova e inedita della giocatrice azzurra: quella di una ragazza vera e genuina, dall'inguaribile ironia e passionalità, animata da una tenace quanto invidiabile forza, dall'inestinguibile gioia di vivere."" -
Serial
Duilio è uno scienziato e professore universitario che conosce, rimanendone ammaliato, Karina durante un concorso di bellezza. La ragazza è attratta sia dall'aitante professore che dall'agente delle miss Dario. Ignara del fatto che il professore nasconde uno oscuro e sanguinoso passato, durante un weekend che Karina passa in Toscana con Dario, è pronto a tutto pur di conquistare la ragazza. -
L'elevazione dal vuoto
Un evento luttuoso condizionerà l'intera vita di Catena, detta Cate. I suoi genitori fanno parte della tradizione anacronistica della Sicilia rurale del dopoguerra, dove rimangono anche dopo aver messo piede in Toscana, dove nasce Cate. La differenza di abitudini e culture fra due terre così lontane crea frizioni e problemi continui fra la figlia e i genitori, che si rapportano a lei con profondo cinismo, distacco, anaffettività, violenza. Allora a Cate non resta che affrontare un percorso psicologico molto profondo per liberarsi dalle Catene mentali in cui è stata rilegata fin da piccolissima. Ci vorranno oltre quarant'anni... in mezzo un'amicizia, un matrimonio, un figlio e la malattia. -
Nel segno del pensiero (Come pensavano gli antichi egizi)
Dimenticato dai manuali di filosofia, ridotto a qualche nota a margine, il pensiero dell'Antico Egitto si presenta come una miniera di suggestioni ancora da portare alla luce, sempre che si lascino da parte le categorie filosofiche classiche e ci si metta in ascolto dei testi originali. È questa la sfida di ""Nel segno del pensiero"""", in cui l'autrice, filosofa teoretica, ma anche giornalista e cultrice del geroglifico, si avventura in uno scavo sui generis nei testi classici dell'antico Kemet, per lo più relativi al Medio Regno, per condurre un personalissimo carotaggio in alcuni ambiti precisi: l'uso del mondo, attraverso la conoscenza e l'agire; il modo in cui gli egizi guardavano alla condizione umana; la pulsione alla vita, anche oltre l'esistenza biologica; la continua ricerca di equilibrio per comporre le dissonanze caotiche continuamente in agguato. Pensato come un manuale per i licei e per i corsi di istituzioni di filosofia delle università, """"Nel segno del pensiero"""", cerca - nel modo in cui gli antichi Egizi guardavano alla vita - una chiave di lettura per comprendere la persistenza millenaria della civiltà dei faraoni, nonostante invasioni, emergenze ambientali e sommovimenti."" -
La forma dell'aria
La poesia mi ha sempre accompagnato armonizzando il rigore tecnico e infrangendo quella divisione tra arti e mestieri frutto dei tempi moderni che pretendono attitudini rinchiuse dentro scatole dedicate. La poesia intesa come dei “lampi di luce”, parole libere che cercano di contaminare l’indifferenza senza spiegare i perché, sussurrando semplicemente il proprio messaggio, come un foglio in una bottiglia affidato al mare frenetico e spesso indifferente degli animi di chi legge. I racconti brevi tendono a conservare il ricordo proveniente da tempi lontani che vanno scomparendo in questa società veloce e competitiva. -
Mi racconti una storia? Grazie mille
Tuttavia, quando senti che la corrente inarrestabile della prosa sincopata di Denis - così immaginifica e pregnante, poetica di una poesia che ti lacera la carne - è sul punto di trascinarti irrimediabilmente sul fondo, ecco le bollicine di ossigeno che ti riportano alla vita; i ricordi, tanti, felici, di momenti intessuti di ineffabile quotidianità, delle conversazioni infarcite di lessico familiare, delle vacanze al mare, piadina e Sangiovese, di mamma Iva tanto amata, della scuola e delle amiche, rivissuti e raccontati con tratto lieve, scherzoso. E d'improvviso la ritrovi lì, davanti a te, Alice detta Ninni, sempre sorridente, studentessa modello, che sempre chiede, incalza curiosa, spiritosa, straordinariamente sensibile, con quel suo saltellare che sa di invincibile allegria. Lampeggiano altre schegge di memoria; l'infanzia elvetica, gli anni di piombo, la fabbrica, punteggiati dal refrain che dà titolo al libro, il titolo della loro vita: mi racconti una storia? Grazie mille... -
L' algoritmo sovrano. Metamorfosi identitarie e rischi totalitari nella società artificiale
Ripercorrendo le tappe salienti della colonizzazione della rete e delle identità virtuali dei suoi frequentatori, nella prima parte del libro si porta l'attenzione su alcuni dei dispositivi nascosti che stanno velocemente dissodando il terreno di una nuova e inedita deriva totalitaria. Nella seconda parte, si spinge lo sguardo sulle frontiere opache in cui gli Stati a più alta propensione digitale provano a difendere da questa sfida transumanista il loro stesso futuro, ma in una prospettiva cieca, ""al rialzo"""". Come in un incubo - documentato e niente affatto distopico - si profilano così i contorni di simil-democrazie dalle libertà sostanziali vacillanti in cui i cittadini, assoggettati biometricamente a un codice unico personale, si dispongono a riprodursi come cloni volontari di un algoritmo sovrano. Naturalmente, un'alternativa c'è ancora: prendere atto della nostra incompiutezza come specie e riportare la barra della nostra vita sociale anzitutto sui legami, sulle comunità istituenti e sulle relazioni faccia-a-faccia. Non """"contro le tecnologie digitali"""" ma portando la critica direttamente alla radice del modo di produzione capitalistico che esse riproducono."" -
SOS camminos della differenza. Due storie di vita, in Sardegna, in Brasile, nel carcere del 2000
«Era una mattina molto fredda. Nel cortile a fianco a quello in cui entrai c'era Valdimar, con una maglietta mezze maniche, tutto infreddolito. Che un ragazzo abituato a un clima caldo venisse al passeggio in mezze maniche, col freddo che faceva, mi stupì. Gli chiesi allora perché fosse senza maglione e lui rispose che lo aveva lavato e stava asciugando sul termosifone. ""Non ne hai un altro?"""". Aveva solo quello, mi rispose timidamente. A quel punto, rompendo la disciplina che pretendeva ch'io non parlassi con anima viva gli chiesi cosa gli servisse oltre al maglione. Aveva bisogno di tutto. Tutto». Così l'incontro, nel cortile dell'aria del carcere di Bergamo, fra Annino, pastore sardo condannato all'ergastolo, e Valdimar, omosessuale brasiliano. Questo libro narra i ricordi dei sentieri (sos camminos) sardi e delle vie brasiliane, narra l'incontro tra due differenze, e lancia una sfida, apre una breccia nel muro. Chiede a tutti di non rimuovere quella breccia, e di guardare dentro."" -
La guerra che fingiamo non ci sia
All'inizio degli anni Novanta del Novecento si è dato avvio a una guerra di cui non conosciamo i paradigmi, caratterizzata dall'asimmetria. Un'istituzione che si è nominata in modi diversi e che si avvale di strumenti tecnologici così avanzati da permettere, per la prima volta nella storia dell'umanità, di sedere in una stanza simile alle sale per videogiochi, e con un clic uccidere persone dall'altra parte del pianeta. Un'istituzione che, privatizzandosi, si è trasformata in un'attività produttiva e commerciale, e in quanto tale viene alimentata, esportata e resa permanente. Contemporaneamente i corpi delle persone in carne e ossa che sotto le bombe perdono ogni giorno la vita vengono rimossi dalla coscienza collettiva, come se non facessero parte della specie umana. Gettare uno sguardo sui dispositivi di queste nuove forme della guerra può rendere i cittadini maggiormente consapevoli delle scelte che i governi e gli Stati stanno facendo in loro nome. E forse, chissà, indurli a smettere di fingere che questa guerra non ci sia. -
Un universo di acciaio e cemento. Vita quotidiana nell'istituzione totale carceraria
Questo libro propone un'osservazione partecipante che permette di penetrare attraverso le sbarre e le porte blindate dell'istituzione totale carceraria. Seguendo una descrizione analitica che va dal processo di ammissione in carcere alla struttura delle celle e delle sezioni, dai rapporti sociali tra detenuti alle loro interazioni con lo staff, si può vedere cosa c'è ""dentro"""", sentirne i rumori, provarne gli odori, assaporare il rancio, toccare con mano. Si osservano le posture e le abitudini paradossali di chi è costretto in una dimensione priva di stelle, senza spazio e con un tempo immobile e ripetitivo, regolato solo dalle procedure interne dell'istituto. I processi di disculturazione e di perdita di identità a cui i prigionieri vengono sottoposti, al fine di ottenerne un completo soggiogamento psico-fisico, mostrano con chiarezza come la reclusione non sia soltanto privazione della libertà, bensì sia soprattutto un insieme di dispositivi mortificanti e infantilizzanti che mirano a raggiungere la docilità della massa incarcerata."" -
L' Alfasuin
Una dinastia di prosciuttai milionari. Una famiglia mafiosa in cerca di rispettabilità. Centinaia di lavoratori giunti da ogni parte del mondo, per disossare e rifilare cosce di maiali. Dove possono incrociare tutti costoro i propri destini? All'Alfasuin, storica azienda modenese del prosciutto, padrona di un territorio fondato sulla centralità dei salumi e sulla pace sociale. Un passato glorioso e mitizzato, un presente indecifrabile: lungo l'arco di vent'anni i protagonisti si agitano frenetici dentro un modello e un mondo che si va sgretolando. Dalla retorica dell'""eccellenza italiana"""", emerge una crudissima realtà: il vero preziosissimo maiale di cui """"non si butta via niente"""" è il lavoro vivo, sempre più spremuto, sfruttato e impoverito. Fino al giorno in cui gli schiavi del prosciutto decidono di alzare la testa. E il tempo della crisi diventa il tempo della rivolta."" -
Intanto vado. Una lettura onirica delle soggettività migranti
Muovendo dalla premessa che ciascuno di noi sia straniero a sé stesso e il concetto di identità sembri più che altro una costruzione narcisistica della società e della cultura occidentale, questo libro si propone di ""parlare di migranti"""" frequentando i loro sogni. Un lavoro in cui le storie e le memorie sono affidate al sogno stesso, alla sua contingenza di puro evento, all'apertura sulle sporgenze dell'inconscio, all'affiorare del desiderio puro in quanto reale, libero quindi dalle condizioni oggettive che lo osteggiano, sequestrano e respingono. Il titolo nasce da uno scambio a dir poco spaesante fra un operatore e un richiedente asilo ivoriano. Quell'intanto vado interviene a determinare una provvisorietà decisa dei passi dello straniero, nonostante tutto. Il suo corpo attraversa comunque uno spazio, si direbbe che ne buchi, passo dopo passo, la consistenza. Lo spazio intasato di codici e divieti, attraverso questa azione approssimata al desiderio, produce un piano, anzi più piani. La direzione sembra tanto indeterminata e indefinita quanto diviene, in questo modo, infinita e possibile."" -
Zaré. Ediz. illustrata
La sera dell'11 dicembre 1980, in via Varesina, a Milano, i carabinieri dell'antiterrorismo, in borghese, uccidono Roberto Serafini e feriscono mortalmente Walter Pezzoli, ventitreenne, che morirà poco dopo all'ospedale Niguarda. Trentotto anni dopo, i suoi amici di Pero, la periferia milanese in cui è cresciuto, scelgono, con questo lavoro a più mani, di ricordarlo così. ""In quest'angolo di mondo le loro madri e i loro padri nacquero poco prima o arrivarono poco dopo la fine della guerra. In quest'angolo di mondo, trasformato, in pochi anni, da fertile campagna a inenarrabile concentrato di veleni, Walter e i suoi amici e compagni diventarono grandi nel tempo in cui il desiderio che un altro mondo fosse possibile cresceva ovunque, nelle coscienze, inarrestabile e senza limite alcuno""""."" -
Un angelo a Bisanzio. Ragazze albanesi nella Calabria degli anni Settanta
Sei ragazze di Calabria, di un tempo in bilico fra tradizione e modernità quando, a metà degli anni settanta del Novecento, fu aperta l'Università della Calabria, sulla collina di Arcavacata a Cosenza. Sei giovani che, attraverso lo studio universitario, cercano di spingere le loro esistenze oltre il cerchio della vita di paese da cui provengono, oltre i muri della mentalità maschilista e talvolta patriarcale. Partecipi delle lotte di quegli anni per il diritto allo studio e per il futuro del Meridione. Le situazioni della vita universitaria, di studio, di maturazione personale e politica, sono narrate attraverso la sensibilità di Sofia, che proviene da un paese arbëresh, di antico insediamento albanese. Quasi in una libera associazione di istantanee, Sofia riflette sul suo presente e lo rispecchia nel mondo, che pur vuole lasciare, del suo passato e del suo paese, non senza la mesta nostalgia per ciò che - come l'infanzia - è destinato a tramontare. La lingua arbëreshe, che nel testo funge da controcanto suggestivo all'italiano, è qui non solo mezzo d'espressione ma anche contenuto del racconto. -
Polveri e ombre
Gli undici racconti brevi raccolti in questo volume ci avvicinano a quelle imperscrutabili soglie che animano l'agire degli umani. Le esperienze che incontriamo in queste storie fanno sorgere in noi emozioni, domande, riflessioni che normalmente teniamo a distanza. Ciò che siamo abituati a etichettare come estraneo al nostro modo di vivere, per paura o per indifferenza, ci viene incontro e mostra il suo volto. Un volto preciso, un nome, una storia. È Maysun che ci parla dalla ""giungla"""" di Calais, è Annabelle che perde l'uso delle gambe, è Jonathan condannato a rivivere l'incubo della guerra, sono Katie e Brenda, due facce del fallimento del mondo dell'istruzione, che pagano rispettivamente il prezzo della pressione sociale indirizzata alla competizione e della liberalizzazione delle armi. L'autrice ci accompagna nei loro pensieri, ce li fa conoscere perché hanno qualcosa da dirci sul mondo in cui viviamo. Loro, personaggi soprattutto immaginari, ma anche realmente esistiti (come l'imperatore romano Claudio e Lorenzo de' Medici), ci prendono per mano e talvolta ci strattonano, invitandoci a guardare un poco più? in profondità, al di là dell'apparenza."" -
Era solo un ragazzo
Trentasei canti compongono il poema che Guido Celli scrive per ri-significare a distanza di anni l'esperienza della propria vita familiare e in particolare la relazione con suo padre. Una relazione nella quale a ben vedere, qualunque sia la sua dinamica, chi diventa padre lo è per sempre e chi è figlio lo è giocoforza. Per come l'autore la racconta, questa relazione obbligata si sviluppa come un tragico corpo a corpo, fra un figlio bambino e un padre ragazzo, e sfugge a ogni riduzione definitoria. Il lettore sarà obbligato a destreggiarsi con i paradossi. L'autore si fa poeta per prendersi cura di un'esperienza riguardandola e raccontandola, per ""provare a imparare il Mondo come in un racconto"""", e la trasforma in conoscenza per tutti noi."" -
Una folata di vento. Scrivere a novant'anni
Sono qui proposte le scritture di una donna che ha attraversato quasi un secolo di storia. Bambina adottata e cresciuta negli anni della guerra in un Sud povero e dignitoso, ha poi costruito la sua famiglia e il percorso della sua vita ancorandosi a valori oggi caduti in disuso. Antonietta comincia a scrivere verso i novant'anni, per vincere la solitudine, lasciare una traccia delle sue esperienze e raccontare storie. Con un'introduzione di Giacomo Buonafede e due ritratti di Marina Carovani.