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Gli insonni di Via Roma, 32
"Gli insonni di Via Roma, 32"""" è una commedia paradossale che tra battute pungenti e feroci, situazioni comiche, parodie e dialoghi guasconi al limite - non oltrepassato - del goliardico, dipinge un affresco per niente consolatorio della vita ossessionata e stressante a cui noi tutti siamo sottoposti, spesso senza rendercene conto, raccontandoci della sua crudeltà nei confronti dei più fragili e soprattutto che i più fragili siamo, appunto, tutti noi. Che non esiste """"normalità"""" capace di porre al riparo. E allora ecco l'enclave, il gruppo, il clan esclusivo, lo spazio circoscritto - in questo caso la terrazza condominiale dove gli otto protagonisti si ritrovano per aiutarsi a passare le lunghe ore senza sonno - in cui i personaggi di Ozza si rifugiano/rinchiudono, nell'illusione che appartenere a qualcosa possa lenire la sofferenza, solo per scoprire l'assoluta fragilità di tale soluzione, quando la vita, con la sua impermanenza, e il dio denaro, con la sua potenza, minacceranno il loro porto sicuro." -
Lacerti di coro
Se il tempo e le scelte improprie degli uomini hanno alterato i lineamenti del luogo in cui si vive e cancellato la memoria dei suoi abitanti, per non cedere alla tentazione di finire ""i giorni su altri lidi"""", è necessario sollevarsi da terra e acuire i sensi, scavare per prendere visione delle proprie radici, contemplare ogni topos che si calpesta e ogni mare che si naviga, ridare voce agli aedi per riscoprire la propria identità. Giovanni Luca Asmundo in questo libro compie un viaggio nella sua isola, approfondisce le ragioni di un'atarassia viscerale e prolungata, e ci consegna un ricco e perentorio processo di purificazione che dà al lettore la forza di reagire, curare le ferite della storia, """"restare per cullare i ritorni"""". Una lettura dell'oggi, dunque, che scava nei rigagnoli del passato, sia esso sociale, storico, culturale, politico e persino linguistico. La parola, infatti, è il luogo della riappropriazione etimologica, ma anche della sua scarnificazione, dell'originarietà del senso, anche quando propone neologismi, neoformazioni, prestiti dialettali. L'iterazione delle strutture ipotetiche, che accompagnano l'intero libro, diventa la premessa di un """"noi"""" imperativo, il canto che si fa grido di rivolta, nella necessità di una lotta condivisa contro le """"scorrerie di questi tempi"""". (Giuseppe Manitta)"" -
La cura dell'Infinito
La poesia di Eloisa Ticozzi è un sussurro che scaturisce delicatamente dal subconscio e coniuga la parola con l'emozione nella vertigine di elevati sentimenti, divenendo simbolo di una interiorità trasognante che attanaglia l'esistenza. È la bellezza dell'anima ad emergere, una bellezza interiore che la poetessa trasmette nel cuore di chi legge, bellezza che non può essere vista, ma solo percepita, e non può essere distrutta, in quanto è eterna. -
Una sera di carnevale. Tre atti e un prologo
Le Muse, Arlecchino, Colombina, Balanzone e le marionette organizzano uno spettacolo teatrale per rendere speciale l'ultima sera di carnevale al giovane Dario che, dopo un incidente, si era allontano volutamente dai suoi amici, perché costretto su una sedia a rotelle. Battute scherzose e piccole controversie, come la storica gelosia di Colombina per il suo Arlecchino, si presentano da una parte quali vere e proprie performance del sorriso, ma dall'altro evidenziano lo scopo sociale ed umano del teatro, che si trasforma in ambasciatore della vita. -
Ombre. Le storie del Sud (due atti unici)
"Un teatro vuoto, spoglio quanto si vuole, malandato come si vuole, rimane comunque un luogo strano e misterioso in cui ancora di più si avvertono atmosfere strane e piene di incognite. Il teatro contenitore di ogni finzione in cui, a volte, rimangono sparsi, negli angoli più diversi, i ritagli della fantasia, i sogni dimenticati, i progetti realizzati, le ombre proiettate in tutte le vicende che si rappresentano."""" (Marta Giannotti)" -
Nella nudità del tempo
"Nella nudità del tempo"""" completa la trilogia poetica iniziata con """"Lo spolverio delle meccaniche terrestri"""" (2019) e proseguita con """"Il sodalizio con gli specchi"""" (2021). Un percorso, quello di Soldini, che si caratterizza per il suo tratto gnoseologico e fondamentalmente esistenzialista, una indagine che in questo libro si concentra sul tempo nella sua nudità ontologica, ma che l'uomo scandisce, quasi seziona, e riempie con fatti e con ricorrenze più o meno fisse nell'arco di un anno solare. Ogni istante, però, ha una doppia entità: da un lato è oggetto del recupero memoriale e della condizione empirica, dall'altro si confronta costantemente con il tempo nella sua essenza e con il mistero della vita nella ossimorica e ciclica condizione della nascita e della morte. C'è un protendere verso la consapevolezza dell'Essere e dell'Esserci eppure «la meta non conosce tempo e spazio / è lì soffre l'attesa...», tuttavia esiste anche una canonicità della scansione cronologica che l'uomo cerca di rivestire con la concretezza fattuale, anche se si tratta sempre di un 'rivestimento'. Si rende necessario, a questo punto, provare a sondare l'insondabile, e la parola e il Logos possono far emergere quel 'senso' recondito. La capacità, che appartiene alla poesia, di fissare la vita testimonia più di ogni altro aspetto la traccia indelebile delle cose. Ecco, dunque, come si può recuperare in parte quella nudità di cui parla il titolo e iniziare un percorso che non necessariamente si staglia nel buio, ma che probabilmente sfocia nella luce: «s'inerpica dal fondo emerge insinua / la sua forza nei reconditi del tempo / s'intride di spazio giunge alla soglia». (Giuseppe Manitta)" -
Insorte
"Insorte"""" di Anna Maria Curci sonda i territori umbratili della parola, cioè quelli che stanno sul limite e permettono ambivalenza o plurivalenza, individuando un elemento sostanziale della poesia e della lingua: la polisemia. È chiaro, infatti, che l'esperimento riveste, per questo libro, un valore importante, ma allo stesso tempo non si tratta di un puro esercizio stilistico, perché al centro permane la manifestazione di un concetto, di un moto interiore, di una impressione e persino dell'inesprimibile. Per intuire una simile funzione speculare è sufficiente leggere il titolo, """"Insorte"""", come participio del verbo """"insorgere"""" oppure come """"stare nella sorte"""", in mezzo alla casualità. Il doppio, però, è anche espressione del bene e del male, di dolore e di gioia, così come in più punti lo sono le tre sezioni del libro che, lungo tale discrimine non sempre chiaro per l'uomo, attraversano il mistero del mito, del patire, della stasi più o meno apparente. In tutto ciò, è la parola che recupera e chiarifica, custodisce la voce dell'Io e cura, però, come l'uomo, rimane sempre vestita di luce e di buio." -
Sul treno della vita
Il treno, richiamato nel titolo della raccolta di Maria Dolores Suma, è una metafora del viaggio e come tale possiede un inizio, una meta e un percorso. Ma essere lì, su quel treno, significa attraversare luoghi sconosciuti e affrontare situazioni imprevedibili. È proprio lungo questa linea che va interpretato il cammino che la poetessa compie, in cui vi è una forte coscienza della sofferenza. Si ha la consapevolezza che un'arida radice dà aridi frutti e, al contempo, che dare amore, alle volte, può corrispondere a ricevere solo dolore. Una tale situazione comporta, a livello testuale, la solida presenza della funzione pronominale, in cui l'Io scava nei meandri della propria coscienza, dei ricordi e dei sentimenti per delineare un quadro dell'esistenza. -
Iridi
I colori dell'iride, spesso variegati e persino cangianti, costituiscono il filtro con il quale Filomena Ciavarella introduce la visione sulle cose del mondo e sull'Io. Una poesia immediata, nel senso in cui l'immediatezza è folgorazione, che compie un viaggio esistenziale e reale, con lampi di emozioni e di impressioni che attraversano la pagina e si tramutano in un percorso conoscitivo. Ogni testo è un quadro, dunque, che scava nelle luci e nelle ombre, ma è anche un primo passo per guardare nelle «pupille dell'umano» e per lasciarsi affascinare dal cosmo. -
Vita
"Su questo originale spartito che avvolge e svolge musica, geometria, letteratura, filosofia, Giuseppina si racconta ma, questa volta, scrivendo con una penna nuova che non scarnifica le pagine dell'anima: non è più l'incisione della punta che non si rimargina ma è sinestesia vitalizzante che profuma di aggettivi cromatici, schiocca di verbi, si presenta calma ma ferma. È una donna non più 'contro' ma 'nel' flusso di una vita in cui ha imparato a nuotare."""" (Alessandra Degano)" -
Storie di ragazzi
Il mondo narrativo, offertoci da Benedetta Tiseo in questa raccolta, è genuino e fresco, spontaneo e immediato. In esso i ragazzi, con le loro emozioni e i loro pensieri, danno spesso una lezione di responsabilità e di umanità nel rapporto con gli altri, appianando le diffidenze e rendendo più piacevole vivere sia con i genitori che con i propri coetanei e amici. I protagonisti, ragazzi o ragazze come Francesca, Luigi, Maurizio o Rita, evidenziano il percorso evolutivo e la volontà di essere diversi da quelli che si è, migliorando la propria condizione o superando le difficoltà della vita nel relazionarsi con le loro azioni al proprio mondo e a quello degli adulti. Età di lettura: da 10 anni. -
Taglio-The cut
La situazione, essenzialmente surreale e velatamente drammatica, propone tre luoghi sovrapposti, con le relative azioni: una sala da barbiere, la cella, la casa, dove si muovono, tra gli altri, alcuni personaggi chiave: il barbiere e il cliente, la madre e il figlio, il maggiore e il prigioniero, nell'ambito di una contrapposizione dialettica che sa di futurismo. Indefinito appare il tempo in cui si svolgono le relazioni e le interazioni tra di essi, offrendo al lettore un'ampia libertà interpretativa, con una guerra lontana, sullo sfondo, quasi impercettibile ma che con le sue atrocità lascia emergere un'intima aspirazione alla pace, pur nella costatazione che «ci sono popoli che vengono, popoli che vanno, poi altri che arrivano, guerre, la pace, poi un'altra guerra e poi un'altra pace», mentre la tracciatura della trama e i destini incrociati dei diversi personaggi appaiono ingegnosi e a tratti di sapore pirandelliano, fino a giungere all'esecuzione di un ipotetico colpevole. -
Briseide
Briseide è una figura eletta perché incarna nell'ideario femminile la bellezza e la delicatezza, ma al contempo la tradizione l'ha protetta da sguardi indiscreti, data la sua natura poco famosa rispetto ad altre rappresentanti del ciclo troiano. Eppure la figlia di Brise, a discapito della sua scarsa fioritura in letteratura, per Paola Maria Liotta è la rappresentazione di una faccia della contemporaneità, potremmo dire il simbolo di una realtà tanto antica quanto moderna. Di questa attualizzazione non fa mistero l'autrice affermando apertamente un dato di fatto: ciò che accadde, in quel tempo, accade ancora. -
L' attimo. Atto d'amore in versi e in prosa
In un mondo abituato alla fredda comunicazione digitale e apparentemente avverso alla poesia, Cinzia Aloisi continua ostinatamente a narrare le emozioni del legame sentimentale. È quasi una esortazione, quella dell'autrice, a riprendere in mano carta e penna per ritrovare il fascino antico e perduto del ""parlare d'amore"""". Una raccolta di versi e prose da leggere o regalare per perdersi nelle sfumature del sentimento, inteso come passione."" -
Un tralcio di more
La letteratura giapponese ha da sempre esercitato un certo fascino sulla cultura occidentale. In modo particolare la composizione di Haiku - ""in breve narro"""" - che è una delle poetiche più amate in Oriente, ha destato l'interesse dei poeti di varie nazioni europee. Se il suo punto forte è proprio la brevità, il riuscire ad esprimere pensieri profondi in appena tre versi, la sua essenza è il respiro dell'anima trattenuto nell'attimo dell'ispirazione ed effuso nella semplicità del """"dire e non dire""""."" -
Dovunque guardo ci sei tu
La fascinazione, la tenerezza, la confidenza, la seduzione appaiono nel corso dell'intera silloge quali momenti di un complesso universo che scandaglia le forme del desiderio e le manifestazioni del sentire, pur tra contraddizioni e negazioni. La poesia di Vincenzo Vallone proprio per questo non si rivela di retorica e passiva emotività, ma fluisce dal cuore con un'ampia capacità di coinvolgimento nelle giuste tonalità e con adeguate espressioni d'un linguaggio fortemente poetico. -
Ombra e luce
La raccolta di poesie ""Ombra e luce"""" segue il filo della grande metafora della vita, in cui le ombre e le luci si mostrano nella loro essenza, e l'uomo, tra smarrimenti e nuovi percorsi intrapresi, cerca una ragione del proprio """"essere nel mondo"""", ma soprattutto di infondere attraverso la parola il seme della coscienza e della riflessione."" -
Nel segno nuovo dell'infigurazione. Saggio breve con monologo «Sicilia come infigurazione» (1997-2022)
Ma cosa sono le infigurazioni? Gabriella Cremona si avvale di questo neologismo in ambito letterario, per definire una «figura dell'invisibile» che si può concretizzare, sotto varie forme, nella scrittura attraverso il confronto con un limite che viene a costituire un'imprescindibile cornice verbale tale da consentire un «attraversamento di soglia» per rendere visibile con le parole l'invisibile, sì da ritrovare «frammenti dell'universale nel particolare». (Novella Primo) -
Tra campi di trifogli
Frammenti di me, / in un'unica essenza, / come forme fluttuanti / in uno stesso universo. / Frammenti di me, / del mio essere tanto vivo / nella presente tempesta. -
La slegatura
In questa promettente opera d'esordio, Maura Baldini inscena, con fare a volte apparentemente geometrico (ma in realtà si potrebbe più pensare ad una geometria del sopravvivere che ad una modulazione metodica figlia di uno schema mentale), il proprio corpo a corpo contro la parola per innescare una detonazione della lingua... la sintassi viene strappata al suo regolare moto consolatorio per impennare verso una più sincera svolta patologica, anche a scapito di sgangherare, nella sua torsione impulsiva, il linguaggio oltre la propria mera origine. ""La slegatura"""", a lettura terminata, porterà il lettore più acuto e preparato a voler tornare a leg¬gere e rileggere queste poesie per chiedersi ancora se la sola realtà possibile sia soltanto quella fuori dal libro. Ed è questo il vero dono che ogni vero libro di poesia deve avere in dote per dichiararsi tale. (Antonio Bux)""