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Le avventure della luna. Leopardi, Calvino e il fantastico italiano
Il fantastico italiano ha un padre imprevisto: Giacomo Leopardi. Lo sosteneva Italo Calvino, indicando ""in quel frammento poetico che descrive un sogno in cui la luna si stacca dal cielo"""" un seme destinato a germogliare soltanto nel Novecento, quando la nostra letteratura si riconosce finalmente nell'""""eredità di Leopardi"""", cioè in una """"limpidezza di sguardo disincantata, amara, ironica"""". Nella prima parte di questo libro le idee e le opere di Calvino, in particolare alcune delle """"Cosmicomiche"""", sono indagate in un serrato confronto col modello leopardiano e con un reticolo di letture dove si intrecciano le favole di Ovidio e la scienza moderna, la teoria del mito del maestro einaudiano Cesare Pavese e le invenzioni surreali della scena letteraria francese. Dopo un intermezzo dedicato a due """"Canti"""" emblematici del rapporto con il mondo animato degli antichi (la canzone Alla Primavera e, appunto, il frammento Odi, Melisso), la seconda parte prova a seguire, alle spalle di Calvino, altri momenti di una linea leopardiana della narrativa italiana del Novecento. Tenendo sempre di mira i miti lunari (innanzitutto l'immagine della luna staccata dal cielo, il cui influsso arriva fino all'ultimo film di Federico Fellini), l'indagine attraversa l'opera e la riflessione di Tommaso Landolfi per chiudersi sulle pagine di Antonio Delfini, autore di quel """"Ricordo della Basca"""" che, come La pietra lunare di Landolfi, sembra voler rendere omaggio a Leopardi."" -
Il serpente di bronzo. Scritti antesignani di critica sociale
"Eclissi dell'intellettuale"""", """"Volgarità e dolore"""" e """"Storia del fantasticare"""", i tre saggi di esacerbata critica sociale che negli anni Sessanta del Novecento fecero di Elémire Zolla l'autore più contestato dall'elite intellettuale progressista, mentre critici d'altra sponda riconoscevano nelle tesi al fiele esposte nella trilogia uno dei più saldi edifici morali eretti contro la dilagante massificazione, sono riuniti in un unico volume dal titolo biblicamente emblematico. Nel tratteggiare con argomenti stringenti e fittamente documentati l'eclissi del ruolo dell'intellettuale umanista con l'ascesa dell'industria culturale e dei media, e il conseguente abbassamento dei livelli di guardia sui guasti della massificazione, il non-senso programmatico, la volgarità dilagante e la resa alla fantasticheria nelle poetiche letterarie e artistiche degli ultimi tre secoli, l'atto di accusa zolliano, che suonò al tempo così intemperante, sembra oggi dar voce al bisogno di un pensiero forte, svincolato da strette ideologiche o estremismi di sorta, capace di indicare la via per convertire veleni ancestrali in farmaci che curano e arrecano salute." -
Panerai. Ediz. italiana
"Nel mondo dell'alta orologeria, il tempo scorre lentamente. Ci sono prestigiose manifatture che esistono da secoli e hanno attraversato la storia recente dell'umanità tramandando una straordinaria tradizione di saper fare. Ben prima della loro nascita, le fondamentali innovazioni nel campo della misurazione del tempo si sono susseguite a intervalli di decenni, se non di secoli, e ancora oggi, dopo centinaia di anni, le intuizioni di geni come Galileo Galilei sono alla base del funzionamento degli orologi che indossiamo con piacere e passione. L'evoluzione tecnologica più recente ha provato e proverà ancora a rendere obsoleto questo antico saper fare, e sicuramente oggi non c'è niente di più facile che sapere con estrema precisione che ora sia senza dover interrogare un orologio di manifattura. C'è però qualcosa, in un segnatempo meccanico, che lo rende insostituibile: il tic tac di un orologio racconta una storia. E tante storie che si intrecciano danno vita a un patrimonio culturale. Quando, oltre quindici anni prima della pubblicazione di questo libro, mi è stata offerta l'opportunità di far riemergere dall'oscurità dei fondali marini la storia di Officine Panerai, ho accettato con entusiasmo. Un entusiasmo stimolato da un'affascinante sfida professionale: trasformare un orologio-strumento utilizzato solo in campo militare, conosciuto da pochi appassionati e collezionisti e praticamente mai venduto al pubblico, in un marchio di alta orologeria sportiva."""" (dall'introduzione di Angelo Bonati)" -
Ariosto e l'ironia della finzione. La ricezione letteraria e figurativa dell'«Orlando Furioso» in Francia, Germania e Italia
L'ironia rappresenta oggi uno dei caratteri distintivi dell'""Orlando furioso"""". Eppure quell'ironia che Ariosto ha infuso in modo consapevole e magistrale nel suo capolavoro venne misconosciuta per secoli e non fu apprezzata se non molto tardi. Per quali motivi? Quando e dove ha inizio la sua valorizzazione? Il libro ricostruisce per la prima volta la storia (e la """"preistoria"""") letteraria e figurativa dell'ironia ariostesca: nel panorama europeo essa assume diversi volti, passando dalle illustrazioni e dai dipinti del Cinque e Seicento italiano alla Francia di La Fontaine, Voltaire e Fragonard, nonché alla straordinaria stagione ariostesca di Wieland e dei romantici tedeschi (Schiller, Friedrich Schlegel, Schelling), per approdare infine - dopo De Sanctis, Pirandello e Croce - ai rapporti più segreti che intrattiene con il primo romanzo di Calvino. La tesi centrale è che la riscoperta moderna dell'ironia del """"Furioso"""" avvenga ben prima dell' """"Estetica"""" di Hegel, diversamente da quanto si conosce. All'idea di ironia romantica si può ricondurre il concetto di """"ironia della finzione"""" (Fiktionsironie), di cui vengono analizzati le implicazioni storiche e teoriche, i risvolti interpretativi e la funzione (ancora oggi attuale) di """"mettere in prospettiva"""" la realtà per farcela osservare, attraverso una finzione consapevole, da punti di vista diversi."" -
Storia del cinema italiano. Vol. 4: 1924-1933.
Scritti di: A. Aprà, M. Argentieri, S. Berruti, G. Bertellini, M. Bertozzi, E. Biasin, C. Bisoni, F. Bono, A. Boschi, V. Buccheri, G. Bursi, C. Caranti, S. Carpiceci, S. Celli, L. Ciacci, M. Comand, L. Cuccu, M. Dall'Asta, R. De Berti, G. Di Vincenzo, F. Donà, R. Eugeni, A.Faccioli, M. Fanchi, K.Fiorini, L. Gandini, B. Grespi, P. Iaccio, L. Malavasi, G. Manzoli, G. Marchesi, L. Mazzei, R.Menarini, E. Mosconi, G. Muscio, G. Pescatore, M. Pistoia, F. Pitassio, F. Prono, L. Quaresima, R. Redi, M. Rossitti, C. G. Saba, S. Spadotto, G. Spagnoletti, P. Valentini, S. Venturini, L.Vichi. -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2014). Ediz. illustrata. Vol. 9
Con questo ""Quaderno"""" siamo giunti al nono numero, ricco di sorprese anche per noi che lo seguiamo nei mesi di preparazione. San Marco e i suoi tesori sono come un vaso di Pandora, basta scoprirlo e ne esce un fiume sorprendente che, a differenza del racconto mitologico, dona solo cose belle. Cose belle e sempre nuove, quanto meno poco note, come nel caso delle nove tarsie lignee con figure di virtù, san Marco e san Teodoro, che fino agli anni sessanta dello scorso secolo si trovavano nel presbiterio della basilica, come dossali a una serie di scranni."" -
La galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d'arte
Vittorio Cini è stato uno dei più grandi collezionisti d'arte antica in Italia del Novecento. Un collezionismo onnivoro, raffinato nelle scelte e negli orientamenti, rappresentativo di una cultura e di un gusto che nell'arte del tardo Medioevo e del Rinascimento individuava apici qualitativi di un'evoluzione tecnica e artistica. Di questa immensa collezione e di questo straordinario personaggio, in contatto diretto con storici dell'arte come Nino Barbantini, Bernard Berenson, Federico Zeri, restano oggi monumenti e luoghi che ne restituiscono l'anima e la memoria. Tra questi vi è la Galleria di Palazzo Cini a Venezia, creata nel 1984 nella residenza di Vittorio Cini sul Canal Grande, grazie alla donazione della figlia Yana Cini Alliata di Montereale di un nucleo pregevole di dipinti, sculture, oggetti d'arte, nel tempo arricchitosi del gruppo dei ferraresi con il comodato del 1989 di Ylda Cini Guglielmi di Vulci e da altri preziosi conferimenti degli eredi. Riaperta nel 2014, dopo importanti lavori di riqualificazione e di restauro, la Galleria si offre nel panorama museale lagunare come uno degli esempi più interessanti di casa museo e come spaccato ragguardevole della vasta e ramificata collezione di Vittorio Cini, con gli splendidi fondi oro senesi e fiorentini, i capolavori del Quattrocento toscano, da Filippo Lippi a Beato Angelico, da Piero di Cosimo a Pontormo, il mirabile corpus delle tavole del Rinascimento estense, da Tura a Roberti, da Mazzolino a Dosso Dossi, il nucleo degli avori francesi, gli smalti veneziani, le porcellane settecentesche. Il nuovo catalogo, strumento imprescindibile nel percorso di valorizzazione del museo, è il frutto di un'approfondita ricerca scientifica che si è avvalsa della collaborazione di numerosi studiosi e specialisti; le schede sono seguite da una corposa sezione di saggi che, per la prima volta in modo così capillare, affronta il ruolo e la natura di Vittorio Cini collezionista. -
Gli affreschi nelle ville venete. L'Ottocento. Ediz. illustrata
Il volume, frutto della collaborazione tra l'Istituto Regionale per le Ville Venete e l'Istituto di Storia dell'arte della Fondazione Giorgio Cini, affronta il capitolo, in gran parte inedito, della decorazione ottocentesca nelle ville del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Lungi dal ritrovare, com'era nei passati pregiudizi, la decadenza del genere, è emersa una civiltà figurativa ancora originale e autonoma, pur in un'atmosfera volutamente ""minore"""", come ben illustra il catalogo di oltre trecento schede. Al ruolo che nei secoli precedenti avevano avuto le quadrature trionfali, si sostituisce l'ornato geometrico, astratto, floreale; il trompe-l'oil ludico; l'arredamento di gusto francesizzante dei papiers peints. Si perde l'evidenza di un chiaro confine tra la grande decorazione e l'arredamento. Ma all'interno di questo sistema compaiono ancora, e qualche volta nella forma più alta, i capolavori dei maggiori artisti dell'epoca, da Ippolito Caffi a Giovanni Demin, da Mosè Bianchi a Giacomo Favretto."" -
La banca del papa. Le finanze vaticane fra scandali e riforma
La Chiesa e le sue finanze: questo binomio, di per sé contraddittorio, fonte di frequenti scandali e causa di lotte di potere, è stato al centro dell'attività riformatrice di papa Francesco nei primi due anni di pontificato. Del resto, in un arco relativamente limitato di tempo - dal 2009 al 2015 - si sono susseguiti molti degli eventi chiave che hanno portato a cambiamenti senza precedenti: la Santa Sede prima ha attraversato momenti di conflittualità e di crisi drammatici, poi si è incamminata su una strada di riforme non ancora conclusa e che sta adesso entrando nel vivo. Fra cronaca, retroscena, analisi e riflessioni, il libro racconta la svolta nella gestione e nell'organizzazione delle finanze vaticane, già cominciata con il pontificato precedente e proseguita dopo l'elezione di papa Francesco. Molti gli interrogativi e i nodi da sciogliere: in che misura la riforma finanziaria del Vaticano è stata imposta dall'esterno alla Santa Sede? Quali i ""poteri forti"""" coinvolti in questo processo? Che ruolo hanno avuto le multinazionali esperte in antiriciclaggio e gestione finanziaria? Quanto ha pesato quest'insieme di fattori nel determinare le dimissioni di Benedetto XVI? Ancora, perché sta finendo il potere italiano nella Curia e nel papato? Infine, riuscirà Bergoglio a coniugare la sua idea di una Chiesa """"povera per i poveri"""" con la trasparenza?"" -
Diritti umani e cristianesimo. La Chiesa alla prova della modernità
"Dopo secoli di ostilità, durante i quali furono considerati anatema, oggi """"la Chiesa, in forza del Vangelo affidatole, proclama i diritti umani"""", secondo l'espressione usata dal Concilio Vaticano II, e considera questa proclamazione come un """"aggiornamento"""" del messaggio cristiano. Sul fronte opposto, i diritti umani sono considerati beni di giustizia che si possono giustificare sulla base della ragione ed esportare ovunque. Dubito di queste tesi. Penso che, accettando i diritti umani, in particolare i diritti sociali, la Chiesa abbia riveduto il suo tradizionale insegnamento che mette al centro del comportamento cristiano i doveri dell'uomo verso Dio, non i suoi diritti verso gli altri uomini. Penso anche che non esista una correlazione stretta fra doveri e diritti che giustifichi questa revisione. E penso infine che quel dialogo che, tramite i diritti umani, la Chiesa intende intrattenere con il mondo moderno sia piuttosto una mela proibita. La tesi che sostengo in questo libro è che i diritti umani appartengono più alla storia della secolarizzazione che a quella della salvezza. Essi presuppongono un'antropologia dell'uomo, una concezione della persona umana e un finalismo della storia terrena difficilmente compatibili con l'escatologia cristiana. 'Chi sei tu per rispondere a Dio?': la logica dei diritti umani non arretra di fronte a questa domanda, che invece rende umile il credente..."""" (Marcello Pera)" -
Pazzesco! Dizionario ragionato dell'italiano esagerato
L'italiano del nuovo millennio è una lingua pazzesca, perché chi la parla spesso è incapace di intendere quel che vuole dire. Trabocca di termini stranieri o falsamente familiari, usati a sproposito o usciti di senno, che significano tutto e il loro contrario, come l'aggettivo pazzesco: indica qualcosa di pazzo, straordinario o anormale, ma è così diffuso da essere diventato un'esclamazione universale che esprime indistintamente stupore, meraviglia, ammirazione, terrore. La colpa? È di Fantozzi e di Grillo, di un'aranciata amara e, ovviamente, nostra. Ma il dilagare di pazzesco è solo il sintomo più evidente dell'impazzimento generale di una lingua esasperata, esagerata ed esagitata, nei toni e nelle proporzioni, nel lessico e nella sintassi, per la continua e incrociata sovraesposizione mediatica alla ricerca di visibilità e condivisione, al bar come sui social network. In questo libro Luca Mastrantonio denuncia, nella prima parte, le mutazioni dell'italiano di oggi: il digitaliano, il new inglesorum, la neo-lingua di regime, il sinistrese di destra, l'antipolitichese, il politicamente ipercorretto, la porno-emotività, l'apatia critica, il battutismo cinico... Segue un dizionario che mette a nudo alcune parole pazzesche per demistificarne l'orrore e per favorire la comunicazione tra tribù italiane distanti: padri e figli, nativi digitali e tardivi analogici, chi usa emoticon, acronimi e faccine, e chi invece traduce Facebook in Faccialibro e campa di apericena. -
Ribelli d'Italia. Il sogno della rivoluzione da Mazzini alle Brigate rosse
Perché ancora oggi in Italia stenta ad affermarsi una cultura politica riformista? Per quale motivo persistono, tanto a destra quanto a sinistra, consistenti tracce di populismo e di estremismo? Perché abbiamo avuto il più grande Partito comunista dell'Occidente e non è riuscita a mettere radici una solida socialdemocrazia di tipo europeo? E su quale terreno affonda le radici il terrorismo, da noi così virulento? Il tentativo di rispondere a queste domande, più che mai attuali, non può prescindere da un'analisi della storia del nostro Paese che ponga al centro il mito della rivoluzione. Un mito non soltanto italiano, ma che in Italia si è dimostrato particolarmente vitale e incisivo. Un'idea potente e trasversale, fonte allo stesso tempo di grandi speranze e di luttuose tragedie: la patologia di un secolo, il Novecento, segnato da guerre e totalitarismi. In questo libro Paolo Buchignani traccia un percorso che, dal Risorgimento agli anni di piombo, mostra la fortuna e la longevità della rivoluzione: «tradita», «incompiuta», via via corredata da varie denominazioni, così seducente e popolare da essere stata per tanto tempo, più o meno consapevolmente e strumentalmente, abbracciata anche da coloro che rivoluzionari non erano. Emerge con forza come, al di là della volontà di uomini, partiti, élite intellettuali, spesso mossi da sincere intenzioni di rinnovamento e di giustizia sociale, il richiamo alla rivoluzione abbia avuto esiti deleteri e abbia costituito un ostacolo rispetto all'affermazione di una cultura politica autenticamente democratica e riformista. Una cultura di cui, specialmente in questa fase storica, si avverte la necessità, per affrontare con efficacia le drammatiche sfide del nostro tempo. -
Masnago
Gallarate, Varese. Andrea Lanciano, diciannove anni, orfano, un gran talento per la pallacanestro. Suo padre, piccolo imprenditore nell'impiantistica idraulica, col rimpianto di non fare abbastanza per il figlio. Elena, la ragazza di Andrea, figlia di notaio, insofferente della famiglia e indecisa sulla vita. Luca, amico e compagno di squadra di Andrea, figlio di madre depressa e di padre fuggito, un lavoro al McDonald's. Alessandra, di un paio d'anni più grande, di buona famiglia, compagna dominante di Luca, spacciatrice senza problemi di marijuana svizzera. L'incerto equilibrio delle vite di questi personaggi salta quando il signor Lanciano compra il cantiere di una palazzina, pagandolo in buona parte con promesse, e intesta un appartamento ad Andrea. Dopodiché fa un'emorragia cerebrale e finisce in terapia intensiva. Ad Andrea tocca affrontare il creditore, tale Dicuonzo, che vuole subito i soldi, minaccia, picchia, non intende ragioni. I clienti della Lanciano Idraulica non pagano, i pochi parenti hanno altro da pensare, la banca dice no. Tutto precipita, e Andrea ed Elena si ritrovano a fare avanti e indietro dalla Svizzera con Luca e l'Ale. Soldi facili, ma che non bastano. Alla fine salterà tutto, e verrà ristabilito un certo ordine. Solo ordine, però; non giustizia. -
Io e topo Gigio. Vita artistica e privata di una donna straordinaria
All'inizio degli anni '60 appare in TV un personaggio romantico, innocente e con un forte senso dell'ironia e dell'umorismo, che accompagnerà famiglie e numerose generazioni attraverso l'infanzia e l'adolescenza, che ha intrattenuto e intrattiene fan in tutto il mondo. Famiglie, ragazzini e teenager che sono cresciuti e crescono portandosi dentro quel piccolo personaggio, alto poco più di venti centimetri. Stiamo parlando di Topo Gigio, il compagno e l'amico fedele di tutti noi. Questa è la storia della sua creatrice, che ci racconta la nascita e l'evoluzione di Gigio partendo dalla sua stessa vita piena di fascino e di magia attraverso gli avvenimenti più salienti dalla seconda metà del Novecento sino ai giorni nostri, una girandola di eventi e incontri. Artisti e icone mondiali, come Ed Sullivan, Louis Armstrong, Ichikawa, Hugo Pratt, Michael Jackson, Lucio Dalla, John Wayne e tanti altri, tutti compagni di viaggio e sinceri ammiratori di un personaggio semplice eppure profondo e molto coinvolgente. Maria Perego racconta con sincero divertimento e umiltà il suo grande successo mondiale senza tuttavia tralasciare le difficoltà e le rinunce esistenziali che tale successo ha inevitabilmente portato con sé. -
Il bacio traditore
Nella cittadina di Christianssund - un posto tranquillo affacciato su un bel fiordo, con un delizioso centro storico impreziosito da case a graticcio e da colorate piante di malva - si viene a sapere di un giovane cacciatore di dote che, per tutta la Danimarca, seduce e poi abbandona facoltose donne di mezza età che rincorrono un irraggiungibile sogno d'amore. Anche Ursula Olesen è caduta nella rete, e quando scopre che l'uomo che doveva sposare è scomparso con il suo intero patrimonio, decide di rivolgersi a Dan Sommerdahl, il brillante ex pubblicitario che un esaurimento nervoso ha spinto a lasciare una carriera di successo per indossare i panni del detective privato. Dan si mette subito al lavoro, e scopre presto che la losca attività del seduttore sconosciuto è collegata al brutale omicidio di uno studente appassionato di computer, membro di una rigida e inquietante comunità religiosa. Seguendo la traccia di un misterioso tatuaggio dai mille significati, in coppia - o forse piuttosto in gara - col suo amico di sempre, il commissario Flemming Torp, Dan cerca di mettere le mani su un uomo pericoloso e sfuggente, dalle molteplici identità. La sua indagine, condotta talvolta con eccessiva autonomia e un pizzico d'ingenuità, lo porterà fino alle strade infuocate di Goa, a caccia di un fatale truffatore dalla personalità complessa e dal passato difficile. -
Musica dalla spiaggia del paradiso
Una mattina d'estate, un gruppo di ospiti di un campeggio non lontano da Stoccolma si risveglia in mezzo al nulla. Ogni cosa è stata cancellata, gli alberi, il lago, gli scogli e il chiosco, è tutto scomparso. Intorno ai villeggianti increduli - dieci persone, un cane e un gatto - c'è solo una landa desolata, ricoperta da un prato perfettamente rasato e sovrastata da un cielo blu e senza sole, così uniforme da apparire artificiale. Ogni contatto con la realtà è interrotto. Non rimane che il segnale di una misteriosa stazione radiofonica, che trasmette senza sosta le canzoni di Peter Himmelstrand, uno dei più noti cantautori svedesi di musica leggera. Musica pop a ripetizione, Abba in testa. Com'è possibile che queste persone siano finite lì con le loro roulotte? Sono state spostate oppure è la realtà a essere svanita? In questo luogo surreale, capace di scatenare le reazioni più violente e irrazionali, ogni adulto si troverà a fare i conti con gli spettri del passato. Sovvertendo gli schemi classici della ""camera chiusa"""" della letteratura del terrore, Lindqvist non intrappola i suoi personaggi in uno spazio angusto e senza via d'uscita, ma li cala in un luogo sconfinato e senza ostacoli, da cui tuttavia è impossibile fuggire. Perché non esiste un altrove se non l'abisso altrettanto minaccioso della coscienza."" -
Azrael
Finalista al Premio Garfagnana in giallo 2016Un misterioso assassino è pronto a colpire utilizzando lo stesso modus operandi del Teschio, il serial killer che agiva coperto da una inquietante maschera che gli è valsa il soprannome. Ma il Teschio è stato catturato, e attualmente è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Allora chi si nasconde dietro la maschera del killer? Chi uccide imitando i macabri rituali del suo predecessore? Qualcuno che sta mettendo in atto una vendetta nei confronti dell'ex agente e profiler Alex Nero? Un complice? Un imitatore? Un seguace? Chi è Azrael? Questi sono gli inquietanti interrogativi a cui sarà chiamato a rispondere Alex Nero, insieme alla squadra di investigatori con cui ha già collaborato nelle precedenti indagini. In una società annichilita dalla crisi, sconvolta da scontri etnici e avvelenata dalla corruzione, una realtà di macerie, non tanto fisiche quanto morali e umane, il cacciatore diventa preda, nel delirio ossessivo di un uomo che ha concepito un folle piano di vendetta, dando inizio a una caccia all'uomo senza tregua, senza quartiere. Per cercare di risolvere il caso, gli investigatori dovranno utilizzare tutte le loro risorse, scientifiche ma soprattutto umane, in un'indagine che metterà in pericolo tutti loro e condurrà a sacrifici dolorosi. -
Charles Pollock. Una retrospettiva. Catalogo della mostra (Venezia, 23 aprile-14 settembre 2015). Ediz. illustrata
"I dipinti di Charles eccellono in spazialità; rappresentano un 'mondo', sono avvolti da 'virtualità', sono il locus di una sorta di 'spazio interno' e possiedono una fantastica forza trascinante. Sono dipinti destinati a durare nel tempo. [...] Se c'è giustizia nei posteri, l'opera di Charles resterà nel tempo. La sua arte, al meglio, è l'immagine perfetta di ciò che egli è."""" (Terence Maloon)" -
Il futon
Primo lavoro rappresentativo della corrente naturalista in Giappone, il romanzo Futon (1907) di Tayama Katai destò scalpore per la crudezza e il realismo con cui veniva presentata la vita interiore del protagonista, alter ego dichiarato dello stesso autore. Una confessione senza veli del suo rapporto d'amore con la giovane studentessa che a lui, letterato e maestro, era stata affidata e che assurge a emblema di un amore diverso, moderno, opposto alle convenzioni sociali tradizionali. I lettori contemporanei interpretarono le vicende del protagonista Takenaka Tokio come una fedele rappresentazione della sua vita intima. Nel misurare la distanza tra autore e opera letteraria, fu esaltato il coraggio di una confessione aperta e l'audacia di cui lo scrittore era stato capace per realizzare una descrizione autentica di sé. -
La formazione del designer in Italia. Una storia lunga più di un secolo
Da sempre eccellenza nel settore del disegno industriale e dell'architettura, l'Italia vanta tra le proprie scuole universitarie di formazione per i designer gli ISIA, Istituti Superiori Industrie Artistiche, presenti in diverse città del Centro e del Nord Italia. In un frangente in cui oggi si valorizzano sempre di più i punti di forza della nostra cultura e della nostra economia, La formazione del designer in Italia offre un ricco ed esaustivo excursus sulla storia dei luoghi di formazione che l'hanno reso famoso, riflettendo quindi su competenze e sfide, ricchezze e possibilità dell'insegnamento e dell'istruzione dei futuri designer. Anty Pansera traccia con maestria il profilo di una scuola unica nel suo genere, analizzandone le incredibili specificità: la riconosciuta professionalità e la straordinaria competenza dei suoi docenti, la capacità di precorrere i tempi e la sua riconoscibilità in tutto il mondo.