Sfoglia il Catalogo feltrinelli010
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6381-6400 di 10000 Articoli:
-
Welcome home
La vita straordinaria di Lucia Berlin raccontata dalla sua voce unica.rn«La sua scrittura ama il mondo» – The Atlanticrn«Evocativo, intenso, acuto e divertente» – The Observerrn«La riscoperta della grande Lucia Berlin procede spedita» – The New York TimesrnLucia Berlin, acclamata autrice americana di cui Bollati Boringhieri ha pubblicato La donna che scriveva racconti e Sera in paradiso, ha sempre nascosto pezzetti della sua storia personale nei racconti che scriveva, alla sera, seduta al tavolo della cucina con un bicchiererndi bourbon accanto al quaderno. La sua è stata una vita inimitabile, che l’ha portata dall’Alaska al Texas, dal Kentucky al Cile, dal Messico a New York. Sposata tre volte, ha cresciuto i suoi quattro figli muovendosi in lungo e in largo per tutta l’America e a ogni spostamento Lucia Berlin è andata cercando la sua casa.rnWelcome Home è uno splendido album di famiglia, dove ogni luogo in cui ha vissuto porta con sé una storia, spesso proprio quella storia che è poi riapparsa in uno dei suoi inconfondibili racconti.rnll memoir, che incomincia nell’anno del concepimento di Lucia, il 1936, si conclude, incompiuto, nel 1965. Ed è proprio questa incompiutezza – che il figlio Jeff ha arricchito con numerose fotografie della sua raccolta privata e con le lettere scritte in quegli anni darnLucia a familiari e amici – a rendere ancora più prezioso ciò che Lucia ci racconta ripescando dalla memoria scene e momenti privati.rnNella sua voce unica, la vita diventa finzione, ma quando si tratta della vita di una donna libera e inafferrabile come Lucia Berlin, è la stessa finzione che si rivela essere un’avvincente realtà. -
Un incantevole aprile-Il giardino delle rose
Un inno spensierato al coraggio di cambiare vita. Una strepitosa storia di vagabondaggi e seduzioni, in una nuova edizione che contiene il racconto inedito Il giardino delle rose.rn«Una folla di raffinati lettori ha riscoperto i romanzi di questa lettrice ironica, spregiudicata, fuori da ogni corrente letteraria, spesso crudelissima nel descrivere una società boriosa, superficiale, vecchia, ingiusta soprattutto verso le donne» - Natalia Aspesi, la Repubblicarn«Un incantevole romanzo lo si può definire, incantevole e avvincente. Leggera è la mano della von Arnim, delicato il suo passo ma irresistibile per humour, sottigliezza psicologica, fini descrizioni d’ambiente» - Serena Zoli, Corriere della Serarn«Cattiva, spiritosa, anticonvenzionale, lungimirante, Elizabeth von Arnim racconta con verve e un acuto occhio sociale i tic e i tabù della buona società» - Irene Bignardi, Vanity Fairrn«Definita “la donna più intelligente della sua epoca”, Elizabeth von Arnim è capace di confliggere, attraverso il dono di una grazia urticante, con il durissimo velluto della società che la circonda» -rn Mirella Appiotti, TTL - La StamparnUn discreto annuncio pubblicitario - Per gli amanti del glicine e del sole - apparso sul «Times» è il preludio a un mese rivelatore per quattro donne dalla personalità assai diversa. A picco su una baia della Riviera, tra giardini di calle, violacciocche e acacie, si staglia il castello medievale di San Salvatore. Alla ricerca disperata di sollievo dalle preoccupazioni quotidiane, Mrs Wilkins, Mrs Arbuthnot, Mrs Fisher e Lady Caroline Dester si lasciano allettare da quel paradiso terrestre. Cullate dalla primavera mediterranea, dai monti ammantati di violette e fiori dal dolce profumo, queste donne abbandonano a poco a poco i formalismi di società e scoprono un’armonia da tutte anelata e tuttavia mai conosciuta. rnNel Giardino delle rose (1897), il racconto del tutto inedito che arricchisce questa edizione di Un incantevole aprile, ritroviamo i tipici temi von arnimiani della libertà della donna, della sua insofferenza verso i vincoli parentali e matrimoniali, del desiderio di spazi e momenti «tutti per sé» difficilmente riconosciuti dalla più stretta cerchia familiare. Si racconta qui la storia di Annie, giovane sarta con la grande passione dei fiori, costantemente distratta dalle cure del suo giardino dalle due persone che le sono più vicine: la madre, sempre bisognosa di attenzioni, e il fidanzato William, che su di lei ha precisi progetti: almeno sei figli. Ancora una volta Elisabeth Von Arnim ci delizia con la sottile ironia e la grande verve narrativa che l'hanno resa un'autrice amatissima dal pubblico. -
La fattoria dei gelsomini
Un tradimento svelato. Un turpe ricatto. Una storia carica di deliziosa ironia.rn«Autrice brillante e donna di raro anticonformismo... Nei suoi romanzi le protagoniste hanno a che fare con i temi della seduzione, della solitudine, dell'emancipazione, dell'intelligenza come magnifico antidoto al tempo che passa.» - Laura Lepri, Il Sole 24 orern«L'acutezza di Elisabeth von Arnim nel guardare alla commedia umana e sociale si dispiega qui in tutta la sua ironia.» - Irene Bignardi, Vanity Fairrn«Matrimoni, eredità, interni borghesi molto amati e perciò perfidamente messi alla berlina... un romanzo divertente che non si vorrebbe finisse mai.» - Mario Fortunato, L'EspressornÈ un torrido pomeriggio estivo nella casa di campagna di lady Daisy e della figlia Terry. La tavolata di illustri ospiti è allo stremo, il calore insostenibile, le vivande non all'altezza della dimora. Per sconfiggere la noia, il vecchio Mr Topham e l'amico Andrew si immergono in una lunga partita a scacchi che durerà ben oltre il momento in cui l'ultimo ospite va a dormire. Ma allora come fa Terry, la mattina dopo, a sapere chi ha vinto? Il sospetto, anzi la certezza, dell'adulterio del marito Andrew si insinua nella mente di Rosie, e quando quest'ultima racconta ogni cosa alla madre, la scaltra e avida Belle non trova soluzione migliore che pianificare una ritorsione ai danni di lady Daisy per garantirsi una rendita a vita. Per sfuggire al ricatto, e alla delusione di fronte al comportamento di Terry, all'irreprensibile lady Daisy non resterà che intraprendere una repentina quanto rocambolesca fuga in Provenza nella speranza di riuscire a nascondersi da chi le ha procurato ferite tanto cocenti. Nelle pagine di questo romanzo la von Arnim raggiunge la sua maturità e, nel descrivere personaggi, ipocrisie e retaggi vittoriani, sfodera il suo artiglio affilato con la precisione dei grandi narratori. -
Il giardino di Elizabeth
Un giardino ""tutto per sé"""" dove leggere scrivere e sognare.rnrn«Se entri nel mondo di Elizabeth von Arnim non lo lasci più.» - Natalia Rancati, Ellernrn«Ho letto tutti i libri di Elizabeth von Arnim. Straordinaria» - Edmund de WaalrnrnSposata da cinque anni con il conte von Arnim, ben più anziano di lei e prussiano fino al midollo, Elizabeth abbandona la caotica Berlino per Nassenheide, enorme tenuta in Pomerania. Si innamora della pace, dell’isolamento del luogo: il tetro convento seicentesco viene ripristinato, come pure il vasto e derelitto giardino che lo circonda. Il libro, pubblicato anonimo nel 1898 (e con grande successo, tanto da spingere l’autrice a firmare le successive opere con «l'autrice del Giardino di Elizabeth»), nasce in questa oasi, ed è profondamente legato alla vicenda biografica della giovane inglese trapiantata in Germania. Ma non si cerchino, in queste pagine, l’idillio o il romanzo pastorale: Il giardino di Elizabeth non è frutto di torpore e abban-dono; nemmeno tradisce debiti verso l’estetismo tardoedoardiano. Nel giardino (lo ammirerà estasiato E.M. Forster, insegnante privato a Nassenheide nel 1904) Elizabeth legge, sogna, prepara la sua carriera di scrittrice. Nella cura delle piante e dei fiori, nella maternità, nel trascorrere delle stagioni, nella fuga dalla distruttività dei rapporti sociali, Elizabeth sente autentica la determinazione a essere qualcosa di più di una buona moglie tedesca. La na-tura, come l’uomo, dev’essere libera. E, sotto le mentite e raffinate spoglie di un inno alla intensa bellezza della vegetazione, una donna più avanti del suo tempo ci parla di un modo – così moderno – di vivere il conflitto tra libertà e oppressione."" -
Colpa d'amore
Un'eredità negata, una famiglia in subbuglio. Quale segreto nasconde la dolce Milly dagli occhi di colomba?rn«Se entri nel mondo di Elizabeth von Arnim non lo lasci più» - Natalia Rancati, Ellernrn«Cattiva, spiritosa, anticonvenzionale, lungimirante, Elizabeth von Arnim racconta con verve e un acuto occhio sociale i tic e i tabù della buona società» - Irene Bignardi, Vanity Fairrnrn«Elizabeth von Arnim, ironica e crudele, distrugge qui allegramente gli uomini... per non parlare delle signore, poverine anche loro, allora come adesso» - Natalia Aspesi, la Repubblicarnrn«Di incantevole, come sempre, ci sono i personaggi. Ma niente enfasi mai: la vita non sarà mai una faccenda così seria da farne un dramma» - Daniela Mattalia, PanoramarnrnUno scandalo incombe sulla famiglia Bott: il povero Ernest, appena deceduto in un incidente stradale, ha diseredato la moglie Milly. Possibile che quegli occhi di colomba, quella figuretta tanto dolce e amabile meritino un castigo tanto duro? La costernazione e l’indignazione iniziale dei Bott si trasformano presto in dubbio e sospetto: e se quei venticinque anni di vita matrimoniale nascondessero un inconfessabile segreto? La soave Milly si è forse macchiata di qualche oscuro peccato? Milly sa che l’esclusione dal testamento del marito non è che l’espiazione per un’esistenza di doppiezza: per tutto quel tempo ha amato uno studioso di Oxford, Arthur. Ora, finalmente, potrà chiarire la sua situazione con lui, raccontargli che Ernest era al corrente della loro relazione e accettare la sua proposta di matrimonio. Non vede l’ora di andarsene lontano dai Bott, lasciando tutti lì a bisbigliare su di lei. D’impulso Milly esce di casa con un piccolo bagaglio e si dirige alla stazione. Ma nulla andrà secondo le sue aspettative. Autrice brillante e di raro anticonformismo, Elizabeth von Arnim conferma qui la sua straordinaria abilità nel tratteggiare precisi e caustici ritratti di un mondo dominato dall’ipocrisia e dalle convenzioni sociali. Nella sua profonda, incisiva e divertentissima messa a nudo dell’animo di ciascuno dei suoi protagonisti, l’accento cade sui punti scoperti della cosiddetta morale comune: davvero si può parlare di colpa quando si tratta di amore? -
Vera
Una giovane donna e un vedono affascinante. Tra loro, il mistero della scomparsa della prima moglie.rn«Magistrale, nel romanzo, il progressivo svelarsi della personalità del marito, viva via ritratto come un mostro di egoismo e supponenza, con guizzi di sarcasmo freddo ma feroce. Ed è avvolgente lo stile limpido, pacato e attento ai minimi dettagli della quotidianità, secondo un gusto dei piccoli rituali tipico della letteratura femminile inglese.» - Leonetta Bentivoglio, la Repubblicarn«Con un’innegabile dose di perfidia la von Arnim non ce lo rivela: ma quello che davvero conta in questa storia non è il finale. È tutto quello che c’è prima, la lucidissima, sferzante parabola di una amore che può diventare modalità di sicura asfissia.» - Maria Vittoria Vittori, Liberazione rn«Non c’è violenza fisica, ma è come stare a letto con l’assassino.» - Cristina De Stefano, La Stamparn«L’abile finale a sorpresa serve di monito alle donne, anche a quelle di oggi.» - Angela Bianchini, La Stampa rnrnLa ventiduenne Lucy Entwhistle, viso e corpo da bambina, è rimasta sola al mondo dopo che l'adorato padre se n'è andato per sempre. Confusa e infelice, mentre affranta si stringe al cancello di casa viene turbata dalla comparsa di Everard Wemyss, un bell'uomo maturo anch'egli vestito a lutto. Sua moglie Vera è morta da poco, in circostanze misteriose. Prima che Lucy possa rendersene conto, Wemyss entra nella sua vita facendosi carico di ogni incombenza, dall'organizzazione del funerale del padre alle cure della dolce zia Dot, e ben presto di Lucy stessa, del suo corpo e della sua anima. Lei lo ripaga di un amore devoto, grata della sua protezione e del suo senso dell'umorismo. Ma nella casa intrisa di rituali in cui lui la porta a vivere, sì addensa il mistero della morte di Vera. Scritto diciassette anni prima di Rebecca,rn la prima moglie, questo libro - che la von Arnim stessa considerava il suo romanzo migliore - anticipa le atmosfere inquietanti del thriller di Daphne du Maurier che Alfred Hitchcock riprenderà nel celebre film omonimo: Vera è un'indagine nei labirinti dell'amore, della violenza e della morte, a partire del potere degli uomini nel matrimonio e dalla debolezza delle donne innamorate. -
Mr Skeffington
Se l'amore è senza tempo perché farne una banale questione di età?rn«Elizabeth von Arnim, ironica e crudele, distrugge qui allegramente gli uomini… per non parlare delle signore, poverine anche loro, allora come adesso.» – Natalia Aspesi, la Repubblicarn«Un romanzo incantevole e avvincente, con finale a sorpresa, sulla bellezza e il tempo che la sfalda: Elisabeth von Arnim è irresistibile per humour, sottigliezza psicologica, fini descrizioni d'ambiente.» – Serena Zoli, Corriere della Serarn«Cattiva, spiritosa, anticonvenzionale, lungimirante, Elizabeth von Arnim racconta con verve e un acuto occhio sociale i tic e i tabù della buona società.» – Irene BignardirnAll’approssimarsi del suo cinquantesimo compleanno Fanny, che ha da tempo divorziato da Mr Skeffington e ha vissuto molte altre storie senza pensare più a lui, è sorpresa dal riaffiorare dei ricordi che la riportano alla propria giovinezza, quando era bella e ricca di fascino. Per una serie di circostanze, ma anche per volontà deliberata, ritrova gli uomini che aveva conquistato un tempo: ma tutti si sono fatti una nuova vita e non intendono rimettersi in gioco. Attraverso una serie di incontri che mettono a nudo con la consueta fine sensibilità i vari aspetti del comportamento maschile, Fanny è costretta a rendersi conto del peso che ha avuto nella sua vita una bellezza ormai svanita. Se vuole sopravvivere deve confrontarsi con una diversa percezione di sé e riorganizzare la propria esistenza. Arguta e profonda come sempre, Elizabeth von Arnim ci regala una commedia tenera e ironica sulla bellezza e il suo sfiorire, i vecchi amori e la raggiunta maturità. -
Amore
"Tutta colpa della vanità, della lusinga dolce e irresistibile di esser scambiata per una donna ancora giovane; e prima di rendersene conto, era già innamorata, innamorata cotta come una stupida ragazzina.""""rn«Elizabeth von Arnim... una donna geniale... ironica e crudele.» - Natalia Aspesi, la Repubblicarn«La buona società e l'intellighenzia erano il suo mondo, e su quelle punta lo sguardo senza risparmiare nessuno.» - Il Fogliorn«Di incantevole, come sempre, ci sono i personaggi. Soprattutto le donne di mezza età: ancora giovani se la cipria tiene, già appassite se le lacrime la sciolgono, ancora prigioniere delle convenzioni, già indomite nei loro soprassalti. ma niente enfasi, mai: la vita non sarà mai una faccenda così seria da farne un dramma.» - Daniela Mattalia, PanoramarnCatherine si accorge di Christopher mentre assiste alla quinta replica dell'Ora immortale, recitato davanti a una platea semivuota. È un giovanotto esuberante, dalla chioma rosso fiamma. Lei è una donna minuta nascosta sotto il cappello. Quella sera si ritrovano seduti accanto e tutto sembra preludere a una perfetta storia d'amore. C'è però un problema: l'età. Catherine è un po' più vecchia. Per una donna di quasi cinquant'anni, che ha ormai alle spalle gli anni del matrimonio e della maternità, l'essere creduta più giovane aggiunge ulteriore emozione al corteggiamento. Ma nascono ostacoli imprevisti... Sotto l'affilato umorismo di questo avvincente romanzo pubblicato per la prima volta nel 1925, emerge l'ipocrisia di un'intera società e i codici cui le donne sono costrette a ubbidire nel nome dell'""""amore"""". Elizabeth von Arnim lo sapeva bene: buona parte del romanzo è autobiografica." -
Uno chalet tutto per me
In fuga tra montagne incantate per ritrovare la gioia di vivere. E un'amicizia insperata.rn«Cattiva, spiritosa, anticonvenzionale, lungimirante, Elizabeth von Arnim… racconta con verve e un acuto occhio sociale i tic e i tabù della buona società.» - Irene Bignardi, Vanity Fair rn«Di incantevole, come sempre, ci sono i personaggi. Soprattutto le donne di mezza età: ancora giovani se la cipria tiene, già appassite se le lacrime la sciolgono, ancora prigioniere delle convenzioni, già indomite nei loro soprassalti. Ma niente enfasi, mai: la vita non sarà mai una faccenda così seria da farne un dramma.» - Daniela Mattalia, Panorama rn«Amore, sesso, conflitti, questioni di denaro popolano i romanzi di Elisabeth von Arnim, mescolati in un cocktail perfetto da un'ironia caustica ma anche tollerante.» - Elisabetta Rasy, Il Sole 24 Ore rnEstate 1919. Oppressa da una profonda tristezza causata dagli orrori della guerra, Elizabeth si rifugia nel suo chalet svizzero. Arriva sola, l'animo rabbuiato dalle pesanti perdite subite e consapevole della malvagità umana, nella casa tra i monti che fino a pochi anni prima riecheggiava della presenza e delle risate di numerosi amici. Vuole ritrovare la gioia di vivere, scuotersi dall'apatia, tornare ad amare la natura, ad apprezzare i fiori e i panorami incantevoli che la circondano. Non è un'impresa facile, ma lentamente comincia a riaccendersi in lei una sottile vena di energia. Anche per il suo compleanno è sola. Concede ai domestici un giorno di libertà e si accinge a dedicarsi a qualche lavoro pesante che la costringa a non pensare, quando le arriva un regalo inatteso: due donne inglesi, reduci da un'escursione e in cerca di una pensione dove trascorrere la notte, giungono per caso allo chalet. Elizabeth le invita a pranzo, poi per il tè, quindi a rimanere con lei per alcune settimane. E dalla loro presenza nascerà la promessa di una nuova felicità. Pieno di scene divertenti e intriso della solita lieve ma spietata ironia che contraddistingue lo stile di Elizabeth von Arnim, Uno chalet tutto per me, scritto in forma di diario, ci offre una serie di pensieri profondi sull'importanza del preservare la vita e sull'insensatezza della guerra. -
Vi presento Sally
Sally è povera ma bella. Molto bella. Straordinariamente bella.rn«Sally si fa beffe del suo uomo, dopo un vortice di esilaranti avventure. E con la propria nullità trionfa su tutti, suocera intellettuale compresa.» - Leonetta Bentivogliorn«Definita ""la donna più intelligente della sua epoca"""", Elizabeth von Arnim è capace di confliggere, attraverso il dono di una grazia urticante, con il durissimo velluto della società che la circonda.» - Mirella Appiotti, Tuttolibri - La StamparnSally Pinner, una bellissima ragazza di umili origini e inesistente cultura, nonché assai poco padrona dell'arte del linguaggio, fa innamorare di sé tutti gli uomini che le posano gli occhi addosso. Fin da piccola gli ansiosi genitori la fanno vivere segregata nel retrobottega della loro drogheria, il modo migliore per tenerla lontana dai numerosi guai che la sua bellezza finisce immancabilmente per calamitare. Morta la madre, la diciassettenne Sally viene data in sposa a un giovane studioso di Cambridge, Jocelyn, destinato a una fulgida carriera scientifica, il quale organizza un precipitoso matrimonio onde avere la meglio sugli altri numerosi pretendenti. Ma tanta bellezza l'ha reso completamente cieco ai molti svantaggi che la mancanza di cultura, la completa acquiescenza e il carattere di Sally - anzi, la mancanza di carattere - presentano. Geniale e crudele come sempre, Elisabeth von Arnim porta avanti con spietata ironia la sua battaglia contro ogni luogo comune e ogni facile conclusione, soprattutto quando è in gioco il destino delle donne."" -
Una principessa in fuga
Via da palazzo e dagli obblighi di corte. Da sola, per cambiare vita, in cerca della felicità.rn«Definita “la donna più intelligente della sua epoca”, Elisabeth von Arnim è capace di confliggere, attraverso il dono di una grazia urticante, con il durissimo velluto della società che la circonda.» - Mirella Appiottirn«Cattiva, spiritosa, anticonvenzionale, lungimirante, Elizabeth von Arnim… racconta con verve e un acuto occhio sociale i tic e i tabù della buona società.» - Irene Bignardi, Vanity Fair rnrn«Ho letto tutti i libri di Elizabeth von Arnim. Straordinaria » - Edmund de Waal rnLa giovane principessa Priscilla è stanca, stanca morta della vita di corte, del protocollo, delle dame di compagnia e di tutti gli obblighi cui deve sottostare per il solo fatto di essere figlia del granduca di Lothen-Kunitiz. Così progetta la fuga da palazzo, una fuga inesorabilmente e frettolosamente anticipata non appena il granduca decide di dare Priscilla in moglie a un cugino. Accompagnano Priscilla il bibliotecario Fritzing - ufficialmente bibliotecario, in realtà una via di mezzo tra un padre, troppo assente quello vero, e la madre che Priscilla ha perso anni prima - e la cameriera Annalise, ignara del fatto che la principessa abbia deciso di trasferirsi in un piccolo cottage della campagna inglese soffocato dai rampicanti, senza servitù, per condurre finalmente una vita del tutto normale. Priscilla può adesso cominciare la vita che sogna da sempre: non avere nessun obbligo, se non quello di essere buona e aiutare i bisognosi. Ma la sua idea di bontà distribuire banconote di grosso taglio tra i paesani allibiti, rimpinzare di dolciumi i bambini, somministrare del rum a una vecchietta malata - non è delle più canoniche. Neanche a dirlo, presto i sogni si infrangono: i soldi finiscono, la cameriera avvilita tesse un ricatto ai danni di Priscilla, le famiglie del villaggio mal tollerano lo scompiglio che l'arrivo della principessa ha portato con sé. Ma, come in ogni fiaba che si rispetti, non manca il lieto fine. O quasi. Elisabeth von Arnim, dama geniale e crudele delle lettere inglesi, mette a segno un'altro dei suoi capolavori d'ironia, con i quali ha conquistato un sempre maggior numero di lettori. -
Come capire E=mc2
È la formula più famosa di tutti i tempi. Ma quanti di noi sanno che cosa significa, esattamente? E perché è ancora importante per noi cent’anni dopo la sua esposizione?rnIl fisico di fama mondiale Christophe Galfard considera il significato reale dietro all’iconica sequenza di simboli di cui è composta la più nota equazione di Einstein. Nello stile accessibile ed evocativo che lo contraddistingue, Galfard dispiega in un racconto appassionato l’impatto di questa teoria sulla nostra visione della realtà, portandoci a una nuova comprensione della natura dello spazio e del tempo. -
Come contare fino a infinito
Gli uccelli lo fanno, le api lo fanno. Persino le pulci lo fanno. Animali o esseri umani, abbiamo sempre usato contare per riuscire a farci strada nella giungla della vita.rnI babilonesi usavano il corpo per contare fino a 60. Nel VII secolo i matematici indiani scoprirono il numero 0. E ci siamo sempre domandati: esiste un ultimo numero? Ha mai fine l’infinito? Che cosa mai intendeva Buzz Lightyear con «verso l’infinito ernoltre»?rnUno dei più rispettati matematici del mondo, Marcus du Sautoy, rivela questo mistero. Usando soltanto il numero finito dei vostri neuroni e il numero finito di pagine di questo libro, resterete sbalorditi nel scoprire il segreto di come contare fino a infinito. -
Il catalogo dei libri naufragati. Il figlio di Cristoforo Colombo e la ricerca della biblioteca universale
Il catalogo dei libri naufragati è un libro fuori dall'ordinario; contiene mondi, sogni, smanie, è un'appassionata dichiarazione d'amore per il sapere, un racconto di sconcertante immaginazione che fonde lo splendore di un'erudizione profonda alla sensibilità e alla vivacità dell'ingegno umano.rn«Leggete questo libro, vi lascerà senza fiato. Portatelo con voi in spiaggia, in campagna, ovunque. E grazie a Edward Wilson-Lee per averlo scritto, e con un tale senso di grazia vitale» - Simon Schama, autore di Gli occhi di Rembrandt e La storia degli ebreirnrn«Il catalogo dei libri naufragati è un'opera di immaginazione che rispetta però l'origine delle fonti, dove la magnificenza del racconto si fonde opportunamente all'erudizione. La ""biblioteca che avrebbe raccolto tutto"""" divenne un labirinto borghesiano di """"meraviglie sconcertanti"""". Wilson-Lee la descrive con passione e costella il suo racconto di elenchi, incantatori e quasi magici, degni di Rabelais» - Felipe Fernández-Armesto, """"Literary Review""""rnCi sono storie che a sentirle raccontare, o a leggerle, non sembrano vere; il potere della loro fascinazione ci attrae, però, fino ad ammaliarci e a lasciarci senza fiato. La storia di Fernando Colombo, figlio naturale di Cristoforo Colombo, è una di queste: capace di irradiare meraviglia e stupore, e – al contempo – di ridisegnare la nostra conoscenza del mondo. Fernando Colombo, cadetto illegittimo dello scopritore delle Indie occidentali, Ammiraglio e conquistatore dei regni oltre il grande Mare Oceano per conto della Corona di Spagna. Hernando Colón, figlio bastardo, eppure profondamente amato, primo biografo di Cristoforo, viaggiatore avventuroso egli stesso, che con le Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo ci ha lasciato il resoconto delle alterne fortune dei quattro viaggi del padre nelle Americhe. Fernando, lettore onnivoro e vorace, preso da bruciante passione per una nuova e dirompente invenzione, la stampa a caratteri mobili, che in pochi anni rivoluzionò il mondo, al pari delle scoperte geografiche paterne. Fernando, smanioso classificatore di ogni libro che sia mai stato stampato, raccoglitore di ogni foglio mai prodotto da un torchio, corrispondente di Albrecht Dürer, Erasmo da Rotterdam, Aldo Manuzio; viaggiatore umanista ossessionato dal principio di catalogazione, perennemente in corsa – di città in città (Siviglia, Granada, Toledo, Londra, Milano, Venezia, Strasburgo, Colonia, Magonza e così via) –, alla ricerca spasmodica e costante delle migliori e ultime novità: i libri più belli – magnifica perversione – curati al meglio, stampati coi caratteri più chiari e puliti, sulla carta più durevole, e nella confezione più raffinata. Fernando, compilatore di liste vertiginose, inventore della prima biblioteca universale, catalogo dei cataloghi, che contenesse tutto il sapere umano, concepita come una macchina viva, un organismo vivente, che respira, si ammala, perde i pezzi, guarisce e sopravvive. Fernando Colombo e la sua biblioteca, monumento del Rinascimento europeo; Fernando e i suoi libri che sono andati perduti, trafugati, bruciati, che sono persino naufragati, eppure hanno resistito e sono sopravvissuti fino a noi, fino ad oggi."" -
Storie che ci raccontiamo
Un'irresistibile commedia degli equivoci, ambientata nel luogo più pericoloso che possa esistere: la famiglia.rnrn«Il meraviglioso, generoso, intimo ritratto di una famiglia. Sublimi, delicate osservazioni, illuminate da lampi di umorismo» – Jess Kiddrnrn«Nessuna famiglia può permettersi di prendere il Natale alla leggera»rnDopo trent’anni di incomprensioni passati nella loro casa eternamente incompiuta sulle Alpi francesi, la frustrazione di Joan nei confronti del marito disattento ha raggiunto il limite: Frank è un architetto di successo, ma irrequieto, e Joan è logorata da anni di aggiunte, cambiamenti, progetti rimasti sulla carta, disfunzioni plateali. Frank, poi, oltre che sempre immerso nei suoi hobby, è distratto da un affair via Facebook con l’ex fidanzata tedesca. rnLa tensione è palpabile. Ma si avvicina il Natale, i figli già da tempo lontani da casa sono in arrivo, e Joan vuole con tutta se stessa che le cose vadano alla perfezione. Anche i figli però hanno i loro problemi. Lois, la maggiore, sta cercando di recuperare il marito dopo un tradimento e un aborto spontaneo; Maya, la seconda, vorrebbe andare a vivere con Liz, imprevisto amore saffico, ma ha due bambini e un marito buono e disponibile che non sospetta niente; William, il piccolo, è all’università a Londra, e proprio a Natale decide di rompere il fidanzamento con Tara, vicina di casa e compagna d’infanzia. E c’è anche Simon, il cane, che svela i propri divertentissimi «pensieri» in prima persona. rnScritta con rara precisione e capacità introspettiva, la storia esplora la spinosità dell’amore famigliare, e la sua capacità di resistere a ogni difficoltà. L’autrice, qui all’esordio, racconta con calore, spirito e disarmante sincerità, e riesce a mantenere un tono ironico-sentimentale, uno stile che ricorda il più famoso dei «romanzi di Natale», Le correzioni di Jonathan Franzen. Il divertimento è assicurato. Scritta con rara precisione e capacità introspettiva, la storia esplora la spinosità dell’amore famigliare, e la sua capacità di resistere a ogni difficoltà -
Magnifici perdenti
Frasi tagliate come diamanti, dialoghi lapidari e venati di humour per un'insolita storia d'amore e agonismo.rnrn«Una breve, essenziale delizia di romanzo... leggendo, si continua a girare compulsivamente pagina, anche quando non succede niente di particolare, anche quando si tratta solo di un’altra giornata sulle colline del Tour de France» - The New York Timesrn«Per il ritmo e il tono, la prosa di Reed ricorda quella di Don DeLillo. Accanto alle idee e ai dialoghi umoristici, c’è vera suspense, e un dramma umanissimo» - Kirkus Reviewrnrn«La prosa di Reed, stringata, essenziale, scevra di sentimentalismo, offre al lettore il racconto di una famosissima gara ciclistica, insieme al ritratto intimo di una coppia alle prese con l’ambizione e il raggiungimento di mete difficili» - Publishers WeeklyrnrnrnSol e Liz sono sposati, e innamorati. Sol è innamorato di Liz, e Liz di Sol, ma Sol è anche innamorato della sua professione di ciclista, e Liz del proprio lavoro di genetista. Sol, il cui motto è «Per noi la vita è ciclismo, il ciclismo la vita», corre al Tour de France come gregario di Fabrice, non per vincere, ma per far vincere la squadra. Liz definisce lo scopo del proprio lavoro «Capire a cosa serve un gene in un pesce», e capisce bene anche Sol perché è interessata alle dinamiche di gruppo, molto simili alle leggi biologiche. Entrambi comprendono il senso del loro successo anonimo a beneficio di altri, e si sostengono a vicenda, ma devono difendersi dal contesto che li circonda: per Katherine, la madre di Liz, e per Rafael, il direttore sportivo, se non si vince si fallisce. rnSeguiamo i ciclisti nella routine giornaliera, spesso comica, e nelle situazioni agonistiche, spesso difficili, nel bene e nel male, fi no al traguardo finale, catartico. Le difficoltà e le divergenze cominciano quando il cinico Rafael invita a mezza voce Sol e gli altri corridori e ricorrere a qualche trucchetto di «innocuo» doping. Sol vorrebbe rifiutare, ma Liz, sempre pronta ad agire con entusiasmo e dedizione, decide che la proposta va accettata. Non solo, si off re come «corriere» dietro lauto compenso, seguendo la corsa in automobile e trasportando le sostanze vietate, coperta dalla presenza del piccolissimo Barry, figlio suo e di Sol. Naturalmente dove ci sono anabolizzanti e sacche di sangue per trasfusioni, ci sono anche guai, e infatti il dramma non manca. Ma Reed riesce a equilibrare il tono della scrittura in modo da alleggerirne i risvolti tragici, concentrandosi sul suo scopo ultimo, quello di raccontare una corsa in salita per raggiungere una meta che non è la vittoria. E la metafora corre insieme ai ciclisti e all’automobile di Liz per tutta la narrazione, senza mai incepparla, senza che il lettore quasi se ne accorga. -
Così finisce la democrazia. Paradossi, presente e futuro di un'istituzione imperfetta
Così finisce la democrazia è una lettura agile, informativa, a tratti cupa, ma indispensabile per comprendere a fondo i tempi incerti di cambiamento che viviamo.rn«Una provocazione estrema che ha il dono della chiarezza» – Robinsonrn«Un libro colto e ragionato» – La LetturarnrnOvunque, tra i paesi democratici, sotto i colpi di crisi finanziarie ricorrenti, migrazioni incontrollate e crescita stagnante, si sta insinuando un dubbio sempre più persistente. E se il nostro sistema democratico, che ci ha portato progresso e stabilità, non fosse più la forma di governo migliore per affrontare i cambiamenti e le sfide del XXI secolo? È, oggi più che mai, una domanda fondamentale. Tanto più, visto che ad ogni voto si erode la partecipazione degli elettori e montano pulsioni centrifughe e populiste, in Europa e negli Stati Uniti. David Runciman, tra i più ascoltati studiosi di politica del mondo anglosassone, non pensa che la democrazia sia finita. Piuttosto, sostiene che stia soffrendo – questo sì – di una «crisi di mezza età». Sì, la democrazia è spesso disordinata, lenta e inefficace. Sì, gli elettori a volte scelgono governanti impresentabili o oltremisura. Sì, la democrazia in questo momento storico sembra particolarmente stanca e non gode di buona salute. Eppure, nonostante tutto, c’è ancora qualcosa di speciale in questo sistema imperfetto. Uno dei suoi grandi meriti è la capacità di autointerrogarsi sui propri limiti e di correggersi in corsa, come nessun’altra forma di governo. La democrazia come la conosciamo non cadrà, ci dice Runciman, per un colpo di Stato, né a causa della rivoluzione digitale, o in seguito a una catastrofe climatica o nucleare; paradossalmente sembra che l’aspirazione delle comunità umane sia sempre progressiva e che con il tempo vada sempre, inevitabilmente, ad assestarsi verso un sistema che oggi è dato per scontato. L’ondata populista, il trumpismo, le tentazioni illiberali, la reductio ad absurdum della politica, le risse su Twitter non saranno la fine della democrazia. -
Non è vero che non siamo stati felici
Non è vero che non siamo stati felici è una lunga lettera − disperata, folle, sorprendente, magica − a una madre mai morta. Perché, si potrebbe dire, una mamma non muore mai: non è certo il destino, con i suoi scherzi puerili, a farci diventare orfani.rn«Un singolare racconto epistolare, denso di riferimenti autobiografici» – Il Venerdìrn«Una lunga e appassionata lettera alla madre che non c'è più» – RobinsonrnSi smette di essere figli quando si intraprende la carriera del genitore. Eppure mai come in quel momento si ha bisogno della mamma: per sapere come si fa a diventarlo a propria volta, o forse più semplicemente per non sentirsi troppo soli. E se la mamma non c’è più perché la morte ha tolto la sua carta dal mazzo, sfilarsi dall’infanzia per crescere tre bambini diventa un’avventura. Ambientato tra la Versilia degli anni Ottanta e Novanta, Cracovia e Berlino, Non è vero che non siamo stati felici racconta, con rara incandescenza emotiva ma anche con divertita poesia, uno scombinato apprendistato. Quello che la protagonista mette in scena è una sorta di piccolo circo che si sposta per l’Europa: ha due cani (due bracchi ungheresi) e tre bambini, chiamati Gauguin, Scoiattola e Caravaggio. Non c’è cartellone, ogni sera s’improvvisa. A lei − che si rivolge per scritto alla madre, non potendole parlare − tocca il compito di scegliere il luogo e montare il tendone. Soprattutto, le tocca il numero di magia più spericolato: convincere i bimbi che il mondo sia un bel posto, a dispetto della nostalgia che le tormenta il cuore. Heimat, dicono i tedeschi, è il posto da cui si proviene e a cui si apparterrà per sempre. È quello il luogo che, viaggiando di stato in stato e di lingua in lingua, la piccola comunità di questo romanzo ha messo come nord alla sua bussola. Per poi rendersi conto, banalmente, che non è la geografia a dare la risposta. Heimat è la mamma: non c’è altra provenienza originaria, e dunque non c’è altra possibile destinazione. -
Molto mossi gli altri mari
Proposto per il Premio Strega 2020 da Marco Cassini.rnFrancesco Longo ha scritto un romanzo breve che ha il respiro largo di un classico. Ci convoca in quello spazio speciale in cui tutti, ogni anno, siamo stati eterni per tre mesi – da giugno a settembre – quando l’estate finalmente spalancava le porte ai desideri andati in letargo per tutto l’inverno.rn«Molto mossi gli altri mari si distende come un malinconico blues marino, un romanzo tenero e franante, un lungo addio alla giovinezza, dove ""il nostro desiderio dell'eccesso"""" si appaga solo momentaneamente nella pienezza cristallizzata dell'attimo» - Filippo La Porta, RobinsonrnRimpianti e attese, sembra non possano esistere altri stati d’animo nella Baia di Santa Virginia, una spiaggia sotto un promontorio cupo e selvaggio. Quando la radio annuncia l’arrivo di una tempesta anomala che si abbatterà sulla costa, i ragazzi che hanno passato lì tutte le estati della loro vita tornano per cavalcare le onde epiche che hanno sempre invocato. Michele, l’unico di loro a essere nato a Santa Virginia – conosce a memoria ogni quercia e sentiero del promontorio –, oltre all’allerta meteo riceve la notizia che Micol si sta per sposare. È la ragazza riccia, elegante e inafferrabile che ha conosciuto tanti anni prima, in un bagno tra i cavalloni di fine stagione. L’ha attesa e sognata giorno e notte per anni, finché non ha fatto di tutto per dimenticarla. Lei e Michele sono sempre stati sul punto di dirsi qualcosa che non si sono mai detti, perché ogni volta settembre li separava. Lui trascorre gli inverni a letto con lunghe febbri, aggiustando biciclette con il padre, osservando la luna con il telescopio, immaginando lo sbarco degli alieni, incatenato allo splendore del luogo da cui non vuole allontanarsi. Intimidito, reticente, ultimo dei romantici, diventa l’unico punto fermo del gruppo di ragazzi benestanti e abbronzati che vanno e vengono tra Roma e le loro ville al mare. È amico perfino di Guido, l’eccentrico leader della comitiva, che gli donerà la sua prima tavola da surf. Molto mossi gli altri mari disegna la mappa perfetta della nostalgia, raccontando una storia d’amore fatta solo di silenzi, cresciuta tra gli innaffiamenti automatici dei giardini e le siepi curate, alimentata da infiniti giri in canoa e in bicicletta, vissuta tra il campo da ping-pong e la splendida piscina di Guido. Un amore plasmato dai tanti tramonti incandescenti e dai riti estivi di un luogo infestato di malinconia. La luce dorata di settembre si riversa sulla scrittura stessa, una luce marina che proietta le ombre lunghe e minacciose del passaggio tra adolescenza e età adulta. Francesco Longo ha scritto un romanzo breve che ha il respiro largo di un classico. Ci convoca in quello spazio speciale in cui tutti, ogni anno, siamo stati eterni per tre mesi – da giugno a settembre – quando l’estate finalmente spalancava le porte ai desideri andati in letargo per tutto l’inverno.rnProposto per il Premio Strega 2020 da Marco Cassini: «C'è un'estate che è sempre sul punto di finire, questo 31 agosto,... -
Madrigale senza suono
Romanzo vincitore del Premio Campiello 2019rnrnLa musica più pura, il più efferato dei delitti, in un gioco di specchi potente e sottilissimo.rn«Solo la fragilità e il dolore, presi per mano dall'amore ci portano nel punto più profondo del mondo» - Alessandro D'Avenia, Corriere della Serarnrn«Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da un richiamo morale, e lo usa per indagare - senza alcunché di morboso, miracolo - il Male nella e della Storia attraverso la scrittura, in una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij fino a carrère o Vollmann» - Marco Rossari, Il Sole 24Orernrn«Tarabbia riesce a trasfigurare [i fatti] in grande letteratura» - Andrea Coccia, GraziarnUn uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico. Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito? Per vendicare l'onore e il tradimento, il principe di Venosa uccide Maria D'Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto. Questa storia − è ciò che il lettore scopre sbalordito − ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio. Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti ritrovati e chioe di Igor Stravinskij − che nel Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo − Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della sua generazione, costruisce un romanzo importante, destinato a restare. L'edificio che attraverso ""Madrigale senza suono"""" Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui scaturisce la potenza misteriosa della musica. È impossibile, per il lettore, non spingere il portale. E, una volta entrato, non restarne intrappolato.""