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Nel fumo di Londra. Albert Campion indaga
Ambientato nella classica fumosa Londra dell’età d’oro della crime novel, il romanzo è forse il più elegante e sofisticato dell’autrice.rnrn«Una leccornia per amanti del giallo» - Il venerdì di Repubblicarn«Roba da Hitchcock» - Sette - Corriere della Serarn«Questo, credo, è il romanzo poliziesco che preferisco. Lo rileggo in continuazione, non appena ho rimosso quanto basta per tuffarmici di nuovo» - Antonia S. Byatt, TTL - La StamparnrnrnrnrnUna nebbia impenetrabile avvolge le strade di una Londra faticosamente impegnata nella ricostruzione post bellica. Una situazione di caos perfetta per pianificare un violento omicidio. Albert Campion, detective gentiluomo, è sulle tracce di un uomo misterioso che, nelle fotografie in cui è ritratto, sembra assomigliare incredibilmente al marito, morto, di una delle vedove di guerra più in vista della società londinese. Una donna che peraltro si è appena riavuta faticosamente dal lutto, cominciando una nuova relazione. Ma la discesa di Campion nei recessi del crimine rivela scenari molto più sinistri di un semplice ricatto. Ambientato nella classica fumosa Londra dell’età d’oro della crime novel, il romanzo è forse il più elegante e sofisticato dell’autrice. -
Cose. Per una filosofia del reale
C’è un vantaggio ad essere una cosa, ad esempio una palla da biliardo. Non hai bisogno di spiegare nulla: rotoli, finisci in una buca, stai al mondo, tutto qui. rnrn«Le cose sono mute, in un senso radicale, non come è muto qualcuno che ha perso la parola, ma mute come una roccia, una foglia, una nuvola, una penna su un tavolo. Le cose non parlano perché non sanno che farsene del linguaggio. Quindi questo libro, che pretende di dare la parola alle cose, non potrebbe esistere»rnrnC’è un vantaggio ad essere una cosa, ad esempio una palla da biliardo. Non hai bisogno di spiegare nulla: rotoli, finisci in una buca, stai al mondo, tutto qui. Al contrario di un essere umano, che invece sta sempre a chiedersi perché esiste, da dove viene e dove va. L’umano (si) racconta storie, mentre le cose non parlano, o se «parlano» lo fanno solo perchérnnoi ci abbiamo infilato dei dispositivi per «comunicare», fra loro e con noi.rnDi per sé, le cose non sanno che farsene del linguaggio. Invece il linguaggio esiste proprio per parlare delle cose. Ma come si può parlare delle cose, allora? Oggi è di moda il realismo, ma anche il realismo più intransigente non smette di essere un realismo parlato. Di nuovo sentiamo ripetere che vogliamo le cose, e solo le cose: fatti, non parole! Giusto, giustissimo. Ma poi ecco che ci si mette a parlare delle cose, e così torniamo al punto di partenza. Gli umani hanno un problema con le cose, è evidente, ne parlano sempre, ma non riescono mai a farne esperienza. Come ci ricorda la storia del re Mida, che riceve da Dioniso il dono di poter trasformare in oro tutto quello che tocca. Ma in questo modo Mida può toccare soltanto oro.rnAlla fine, per sopravvivere, dovrà implorare il dio di privarlo di quel potere. Ci capita lo stesso con le cose, che sono sempre cose parlate, catalogate, immaginate, temute. Delle cose e basta, invece, non sappiamo nulla. Questo libro prova a immaginare un percorso verso le cose. Prova cioè a immaginare un realismo possibile, ma consapevole del problema insolubile che le cose pongono agli esseri umani. Si comincia con la scienza, che delle cose diffida, e a ragione; si passa quindi per la filosofia, che spesso è stata ingenerosa con le cose; poi la letteratura e la psicoanalisi, spesso altrettanto incapaci di vedere le cose semplicemente per quel che sono. Infine si conclude con alcuni tentativi artistici, perché in fondo gli unici realisti davvero intransigenti sono proprio gli artisti. E gli animali. -
Il mito della dieta. La vera scienza dietro a ciò che mangiamo
Ogni anno sugli scaffali delle librerie vediamo fiorire nuove ricette miracolose pronte a promettere con le loro diete percorsi più o meno facili per perdere peso, e vivere più sani e felici. Ora, grazie ali mito della dieta, abbiamo finalmente a disposizione un antidoto contro le false promesse di dietologi e ciarlatani. Per capire come funziona l'apporto nutrizionale nella nostra specie ci mancava qualche ingrediente fondamentale: il 60-70% del nostro peso è dovuto alla nostra costituzione genetica, e quindi non ci possiamo fare granché. Resta però quel 30-40%, sul quale possiamo intervenire. Ma come? La risposta si chiama «microbioma», ovvero quella complessa, variabile e poco conosciuta flora batterica che vive nel nostro intestino e che lungi dall'essere un inquilino indesiderato del nostro organismo, è una componente fondamentale per il nostro benessere. Dobbiamo dunque imparare a rispettare e curare questi batteri amici e a coltivare la biodiversità che inconsapevolmente ospitiamo. -
Democrazia. Nuova ediz.
Nuova edizione riveduta e ampliatarnrn""Nonostante i nostri difetti, nonostante gli intralci che frenano la sua realizzazione, la democrazia è però il sistema che più di tutti gli altri consente indifferentemente a ciascuna persona di avere libertà analoga a quella dei suoi simili""""rnrnImperfetta, esigente, fragile. Eppure irrinunciabile, perché non ha rivali se si tratta di garantire la ricerca della felicità individuale, nel rispetto e nella considerazione degli altri. È la democrazia. La respiriamo ogni giorno, fa così parte del nostro paesaggio mentale e del nostro vocabolario di base che avremmo difficoltà a delinearne i connotati, come accade quando qualcosa ci sembra troppo familiare. Probabilmente non andremmo oltre la definizione scolastica, «governo del popolo», senza sospettare che niente è ovvio in quei due concetti, governo e popolo, e che coniugarli comporta premesse e conseguenze di estremo rilievo. Di più: implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole e attivo, non si accontenti di delegare chi lo rappresenta. Per governare una società complessa occorre infatti stabilire principi, regole, finalità, limiti, ma anche educare alla cittadinanza. «Democrazia» significa tutto ciò. Lo spiega benissimo Gherardo Colombo, con la semplice cordialità di chi compie un gesto civile. Maneggiate da lui, le parole dense di una elaborazione secolare – libertà, diritti, doveri, uguaglianza, giustizia – rivelano una stretta pertinenza con i modi del vivere insieme, qui e ora, e riservano qualche sorpresa. Alla fine è ancora più chiaro che la democrazia, la si chiami forma di governo o modello organizzativo della società, parla di noi, della nostra sofferta perfettibilità."" -
Brevi lezioni sul linguaggio
La lingua è una componente fondamentale della nostra vita, l’uso che ne facciamo parla della nostra personalità e del nostro modo di relazionarci agli altri, e sono poche le cose tanto intime per un essere umano come la propria storia e competenza linguistica.rn«Un libro che arriva a indagare i meccanismi del cervello. Perché studiare il linguaggio, significa conoscere la nostra umanità» – Robinsonrn«Negli ultimi tempi ho sentito sempre più urgente il bisogno di scrivere quanto sia bello il linguaggio, quanto sia interessante e appassionante continuare a scoprire la sua inesauribile ricchezza, la sua complessità evolutiva, biologica e strutturale. E, soprattutto, la sua straordinaria umanità: quella formidabile abilità che è di tutti gli essere umani, che ci rende (tutti) umani e che nessun muro - da quelli reali a quelli della stupidità - potrà mai frammentare»rnrnSecondo alcune fonti, nel mondo ci sarebbero oltre settemila lingue vive. In Europa le lingue parlate sarebbero quasi trecento, delle quali una trentina solo in Italia. Effettivamente, trenta lingue per l’Italia sembrano davvero tante, e molti infatti le «declasserebbero» quasi tutte a semplici dialetti. La distinzione tra lingua e dialetto è però tutt’altro che scontata, e resta comunque il fatto che la nostra penisola, come il resto del mondo, possiede una varietà linguistica sbalorditiva. Dunque, cos’è una lingua? Da dove viene questa abbondanza? In che cosa, linguisticamente, noi esseri umani siamo così diversi? E in che cosa, soprattutto, siamo simili? Queste sono solo alcune delle domande da cui prende spunto Federico Faloppa in questo libro, un godibile e illuminante vademecum per addentrarsi nei meandri della comunicazione verbale e dei suoi segreti. Questo libro ha il pregio di introdurre il tema del linguaggio da molteplici punti di vista, per dare a chi lo legge un quadro completo della linguistica contemporanea e della sua irriducibile multidisciplinarietà. Chi oggi studia i fenomeni linguistici, infatti, non può prescindere dagli studi culturali, dalla semantica e dalla storia, ma neppure dall’anatomia, dall’evoluzionismo e dalle scienze cognitive. Questa ricchezza si specchia negli interrogativi che percorrono il libro: nasciamo già predisposti al linguaggio o lo apprendiamo per via culturale? Che relazione c’è tra un suono e il suo significato? Quale meccanismo usiamo per produrre suoni e che cosa succede quando il meccanismo si inceppa? Quanto si aiutano gli esseri umani comunicando a gesti, intonazioni, occhiate? Quante lingue sono in via di estinzione? Stiamo davvero riducendo la «biodiversità» linguistica umana? La lingua descrive il mondo o lo crea? Sono tutti temi che incuriosiscono molto, perché parlano di qualcosa che ci tocca nel profondo. La lingua è una componente fondamentale della nostra vita, l’uso che ne facciamo parla della nostra personalità e del nostro modo di relazionarci agli altri, e sono poche le cose tanto intime per un essere umano come la propria storia e competenza linguistica. -
Le parole nell'aria
«Ci sono messaggi nell'aria. Su questo non c'è dubbio»rnrn«Le parole nell’aria è lirico, tenero e spietato… Bernie McGill scrive con tocco leggero e infinita empatia. È narrativa al suo meglio» - The Guardian rnrn«Bernie McGill scrive della vita, dell’amore e degli albori del telegrafo senza fili con lo sguardo limpido di un poeta» - The Sunday Timesrnrn«McGill coglie con infinita empatia un mondo sospeso tra vecchi rituali magici e imminenti trasformazioni scientifiche» - The Irish TimesrnrnÈ l’estate del 1898 nella piccola isola irlandese di Rathlin, non lontana dalla costa settentrionale dell’Irlanda. La giovane Nuala Byrne, abbandonata dalla famiglia partita a cercare fortuna nel Nuovo Mondo, non vede altra possibilità per garantirsi la sopravvivenza se non sposare l’anziano sarto del paese. Un matrimonio scialbo, senza amore, con tanto duro lavoro in un’Irlanda rurale povera e gelida. Ma il vento del cambiamento soffia anche nella remota Rathlin: sull’isola sbarca uno scienziato italiano, Gabriele Donati, collaboratore di Guglielmo Marconi, cui sono affidati i primi esperimenti del telegrafo senza fili e della trasmissione di onde radio. E quando Nuala, mandata a servizio dal nuovo arrivato verrà invece da lui arruolata come apprendista, il mondo della scienza le aprirà nuovi, inimmaginabili orizzonti. Bernie McGill è bravissima a unire due mondi: l’arretratezza dell’isola e la modernità portata dagli uomini di Marconi. Se Nuala è una creatura imbevuta della tradizione locale e anche un po’ magica – sa guarire con le erbe, sa captare le voci dei morti, sa vedere il futuro – la tecnologia avanzata di Gabriele in fondo fa la stessa cosa: capta voci, vince lo spazio e il tempo, rende possibile quello che sembrava inimmaginabile. Una comunione di anime, la loro, molto suggestiva che dà grande fascino a questo libro, rendendolo curiosamente scientifico e «magico» allo stesso tempo. -
Linguaggio, pensiero e realtà
Una raccolta di saggi di Benjamin Lee Whorf sul ""relativismo linguistico"""" e il determinismo lingua/cultura.rnChe il nostro pensiero venga influenzato dalla lingua che parliamo, ovvero che sia la grammatica a condizionare la nostra visione del mondo, è una delle grandi ipotesi della linguistica contemporanea. Benjamin Lee Whorf ne condivide la paternità con Edward Sapir, e ai loro nomi è legato il cosiddetto «relativismo linguistico», che trova importanti formulazioni nei saggi di Whorf qui raccolti. All'inizio questa prospettiva di ricerca si è attirata addirittura l’accusa di sovversione, perché osava postulare che alcuni popoli ritenuti «primitivi» avessero una struttura linguistica più ingegnosa di quelli evoluti, rovesciando un preconcetto diffuso. Ma non ha avuto vita facile neppure in seguito, quando si è imposta la tendenza a studiare gli universali del linguaggio, piuttosto che gli aspetti distintivi delle singole lingue.rnCiononostante, con il determinismo lingua/cultura sostenuto da Whorf hanno dovuto continuare a confrontarsi fino a oggi tutte le teorie del funzionamento del linguaggio. E sono tuttora esemplari e ricche di implicazioni inesplorate le sue indagini sulle categorie grammaticali e sulla formazione delle parole."" -
La libertà di Emma Herwegh
Una donna coraggiosa, alla ricerca della felicità, della partecipazione e del cambiamento.«Non ci si dimenticherà facilmente di Emma Herwegh: una donna alla ricerca della felicità, del cambiamento, dell'emancipazione. Una donna testarda, diventata adulta nel XIX secolo» – Neue Zürcher Zeitung«Tre livelli temporali, una scelta mirata dei personaggi e delle situazioni storiche... Un romanzo illuminante» – Die Zeit«Con La libertà di Emma Herwegh leggiamo tre libri: una biografia, un libro di storia e un dramma matrimoniale. Che cosa si può volere di più?» – MDR KulturÈ una donna forte, Emma, e tutto quello che fa lo fa con convinzione e determinazione. Attiva nella lotta delle donne per il diritto di voto, sostenitrice dell'emancipazione femminile e della libertà dell'individuo contro i pregiudizi del suo tempo, Emma fu la moglie del poeta romantico e politico tedesco Georg Herwegh. Ed è lei stessa a raccontarci la sua storia − o meglio la racconta a un suo ospite, un giovane drammaturgo che si rivelerà essere Frank Wedekind −, la storia di una donna che non si piega alle aspettative di una strada già tracciata per lei da altri. Nata nel 1817, figlia di un ricco mercante di tessuti e ottima musicista, Emma fu l'unica donna a unirsi alle truppe armate che, nel 1848, dalla Francia porteranno la rivoluzione nella sua Germania. Uno scandalo, come del resto fu uno scandalo il suo matrimonio con il rivoluzionario Herwegh, che la condusse dalla Germania a Parigi, a frequentare i salotti di Karl Marx e Heinrich Heine, personaggi di cui ci racconta l'umanità, anche a scapito della loro statuaria grandezza. Ma quando Herwegh si innamora follemente di Natalie, la moglie del suo amico Alexander Herzen, l'ideale dell'amore libero si trasforma in una lotta tra lealtà e tradimento, tra l'amore per il marito e quello per l'indipendenza. In modo avvincente ed estremamente intimo Dirk Kurbjuweit ha composto un'opera in cui la storia e le vicende private si confondono con credibilità, offrendo una prospettiva diversa da cui guardare ai grandi ideali e alle personalità che hanno fatto la Storia. Da questo romanzo scorrevole, seducente, Emma ne esce a testa alta, forte, intelligente, ironica e soprattutto estremamente sincera, alla costante ricerca della più totale libertà e della più completa felicità personale. -
Racconto matematico. Memorie impersonali con divagazioni
«La matematica non è altro che un'arte, una specie di scultura in un materiale estremamente duro e resistente» - André WeilrnQuante volte, a scuola, ci hanno esortati a non divagare? Ci sono poi materie – la matematica innanzitutto – che ancor meno di altre sembrano tollerare delle diversioni. Eppure Michele Emmer, tra i più noti matematici italiani, non esita a uscire dall'abituale tracciato logico-deduttivo che porta alla dimostrazione, per addentrarsi in animate vie laterali, dove i numeri incrociano storie di donne e di uomini, vanno al cinema, a teatro e alle mostre d'arte, si intendono di poesia, filosofia, letteratura e architettura. Insomma, prendono colore. «Sono molto stringati i lavori dei matematici, raccolgono solo i risultati giusti, non parlano dei dubbi, dei cambiamenti, degli errori. sembrano tavole della legge immutabili, scritte così perché così dev'essere. Quando invece si narra, bisogna saper raccontare, non basta essere intelligenti». In queste pagine intelligenza matematica e narrazione scoprono la loro congenialità, vagando felicemente tra la preistoria e l'oggi, con il gusto di molti incontri inaspettati e il piacere di ritrovare qualche volto conosciuto: rivediamo la Mediaglia Fields Cédric Villani, passato di recente dalle derivate parziali agli scranni parlamentari, o il mistico russo Pavel A. Florenskij, che fino all'ultimo si è battuto per non ridurre la matematica a «disciplina morta», ma assistiamo anche allo storico «sermone» di Luca Pacioli su Euclide nella venezia del 1508, di fronte a un uditorio inimmaginabile ai nostri giorni, e ci appassioniamo alle avventure millenarie di una superficie continua che dalle culture precolombiane arriva alla teoria psicoanalitica di Jacques Lacan, si imprime sulle sculture di Max Bill e ispira le sperimentazioni topologiche di Zaha Hadid. Ed è proprio la geometria impersonale del nastro di Möebius, che scivola via senza inciampi, a dare forma al saggio avvolgente di Emmer, in cui l'intero mondo della vita appare scritto in vibranti caratteri matematici. -
L'istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani
"Le storie sono il collante della vita sociale umana, definiscono i gruppi e li tengono saldamente uniti. Viviamo nell'isola che non c'è perché non possiamo farne a meno. Siamo l'animale che racconta storie.""""rnL’uomo passa più tempo immerso in un universo di finzione che nel mondo reale. Nessun altro animale dipende dalla narrazione quanto l’essere umano, lo «storytelling animal». Questo strano comportamento, che ci porta a mettere al centro della nostra esistenza cose che non esistono, è innato e antichissimo. Ma a che scopo? Jonathan Gottschall studia la narrazione da molti punti di vista e si muove tra biologia, psicologia, neuroscienze e letteratura, appoggiandosi alle ricerche più avanzate, ed evoca i tangibili vantaggi del mondo fantastico. Raccontando storie i bambini imparano a gestire i rapporti sociali; con le fantasie a occhi aperti esploriamo mondi alternativi che sarebbe troppo rischioso vivere in prima persona, ma che risulteranno utilissimi nella vita reale; nei romanzi e nei film cementiamo una morale comune che permette alla società di funzionare. Il potere universale della finzione è probabilmente la nostra caratteristica più distintiva, il segreto del nostro successo evolutivo, ciò che ha reso l’uomo un animale diverso dagli altri, permettendo a lui solo di vivere contemporaneamente molte vite, accumulare esperienze diverse e costruire il proprio mondo con l’incanto dell’invenzione." -
Il tempo. La sostanza di cui è fatta la vita
Che cosa è il tempo e - soprattutto - come funziona? Il tempo della nostra vita coincide davvero con quello che mostrano gli orologi?rn«Un coinvolgente viaggio in tre tappe fra le tante dimensioni del concetto di tempo e i nostri modi di percepirlo, spaziando da Einstein a Hitchcock a Goethe, tra ricerca scientifica e filosofica, medicina, letteratura, cultura popolare.» - le Scienzernrn Stefan Klein ci accompagna nell'esplorazione di una delle attività più raffinate della mente alla quale partecipano - incredibilmente - quasi tutte le funzioni del nostro cervello. Scopriremo come funzionano i ritmi circadiani, la psicologia della memoria e della percezione, perché alcuni di noi sono attenti e ricettivi fin dal primo mattino (sono delle allodole) e perché per altri tirare fino a tardi è la più naturale delle cose (sono delle civette). Scopriremo perché il tempo ci sembra sempre poco e come fare per prendercene cura, e così prenderci anche, un poco, cura di noi stessi perché, come scrisse Benjamin Franklin, «il tempo è la sostanza di cui è fatta la vita». -
Quel che resta di Baudrillard. Un'eredità senza eredi
Serge Latouche e Jean Baudrillard: il massimo teorico della descrescita e il più magnetico, iconoclasta e sfuggenterntra gli esponenti del pensiero francese contemporaneo.rnDue figure che non è immediato accostare. Eppure sono proprio l’antica vicinanza e la successiva lontananza, durata poi tutta la vita, che spingono Latouche a confrontarsi con l’amico di un tempo, dedicandogli la prima biografia intellettuale.rn«Non sopportava di essere classificato e ha fatto di tutto per risultare inclassificabile». In quel «tutto» è la chiave di un pensiero che Jean Baudrillard stesso ha provveduto funambolicamente a minare di paradossi, da vero scompigliatore, per scoraggiare possibili riprese. Tuttavia l'«assenza di un orizzonte d'azione e di speranza», che oggi sembra averlo esiliato dal discorso pubblico della filosofia, ha favorito in passato la lunga fascinazione esercitata dalla sua inventività concettuale: la teoria della seduzione e del simulacro, l'idea dell'implosione del sistema (e del terrorismo come sua estrema manifestazione), dell'ipertrofia del virtuale e dell'immondializzazione hanno scosso gli schemi mentali di fine secolo. Nessuno finora si era azzardato a ricomporre quel «puzzle barocco» attorno a nuclei tematici. Serge Latouche invece è convinto che rinunciare a una cronologia convenzionale, seguendo il «cammino immobile» dell'opera, sia l'unico modo per scrivere la biografia intellettuale di Baudrillard. Una vicenda in cui lo stesso Latouche ha avuto parte, negli anni settanta del Novecento, all'epoca della critica della società dei consumi. Allora credeva che Baudrillard si prefiggesse il suo stesso obiettivo, ossia la fuoriuscita dall'economia; si accorse presto dell'equivoco, destinato a segnare il loro legame, ma non a precludere la collocazione postuma dell'amico tra i «precursori della decrescita». Quando Baudrillard è morto, nel 2007, ogni territorio che aveva attraversato - sociologia, filosofia, semiologia, antropologia, linguistica, arte - recava le tracce del suo folgorante passaggio. Un lascito ingente e disperso, che solo Latouche è riuscito a inventariare, in assenza di eredi designati. Perché Baudrillard, come non ha riconosciuto alcun maestro, così non ha voluto alcun discepolo. La sua unicità priva di albero genealogico è uno degli enigmi di cui Latouche raccoglie la sfida. -
I buchi neri
«I buchi neri di Gubser e Pretorius sono una breve ed elegante introduzione alle proprietà fondamentali dei buchi neri e alla presenza di questi giganti nell’universo. Ne raccomando caldamente la lettura a chiunque» - Roger Penrose, autore di La strada che porta alla realtà e La mente nuova dell’imperatore rnrn«Le emozioni ti investono, solide e veloci, ad esempio quando si legge di un’ipotetica sonda che si avvicina a una singolarità e viene ""schiacciata e stirata fino a diventare una sottile linea infinitesimale”» - Barb Kiser, Naturern rn«Questo libro fornisce un riassunto eccellente di tutto ciò che sappiamo dei buchi neri nell’universo. Gubser e Pretorius sono tra i maggiori esperti mondiali in questo eccitante settore di ricerca» - Raphael Bousso, University of California, Berkeley rnrn«Divertente e informativo. I buchi neri è scritto bene, bene organizzato e molto godibile» - Gary Horowitz, University of California, Santa Barbara rnI buchi neri hanno il fascino delle cose misteriose e allo stesso tempo sono l’esito teorico necessario di una grande teoria, quella della relatività di Einstein. Come se non bastasse, esistono davvero e oggi ne abbiamo le prove. All’inizio non erano altro che una possibile soluzione matematica delle equazioni della relatività generale, ma lo stesso Einstein pensava che fossero solo una speculazione teorica, non oggetti reali. Osservazioni cosmologiche successive, negli anni sessanta e settanta, hanno però reso i buchi neri una realtà tangibile. Si tratta di residui di stelle esplose e collassate su se stesse, quantità enormi di materia superdensa talmente massiccia che il campo gravitazionale tutt’attorno si chiude su se stesso. Ciò significa che la velocità di fuga dall’interno di un buco nero è maggiore della velocità della luce o, in altre parole, che non importa quanto forte tiriate: da dentro un buco nero non può uscire niente. rnDopo decenni di intensa ricerca, oggi sappiamo che di buchi neri ne esistono diverse categorie, e la fisica del loro comportamento e di come la loro presenza influenzi lo spazio circostante risulta più strana del più visionario dei romanzi.rnIn questo breve libro, Gubser e Pretorius introducono il lettore alla teoria della relatività, per passare in seguito ad analizzare i buchi neri sia come oggetti astronomici, sia come laboratori teorici nei quali i fisici possono mettere alla prova la loro comprensione della gravitazione, della fisica quantistica e della termodinamica. Dai buchi neri di Schwarzschild, a quelli rotanti, dalle collisioni tra buchi neri, alla radiazione gravitazionale, dalla radiazione di Hawking alla perdita di informazione, il libro racconta tutti i misteri che si celano dietro a questi giganti del cosmo. Strada facendo spiegano anche cosa succederebbe se dovessimo cadere dentro a un buco nero, per giungere al suo nucleo, dove per le leggi della fisica il tempo si ferma e la materia si compatta a densità teoricamente infinite. Sempre ammesso che non sia già successo e non ce ne siamo accorti.rnInfine, gli autori raccontano quel che è accaduto nel settembre 2015, quando l’interferometro LIGO ha captato per la prima volta l’onda gravitazionale causata dalla collisione di due enormi buchi... -
Storia di Roma in sette saccheggi
Un libro che svela Roma in una prospettiva rinnovata: una realtà complessa e stratificata, un vero e proprio museo a cielo aperto in cui le contraddizioni e le storture del presente sembranornquasi eclissarsi a paragone delle avversità che la città, e i suoi abitanti, hanno dovuto fronteggiare nel corso dei millenni.rn«Un capolavoro per ritmo e suspense.» - Sunday TimesrnNessuna città sulla terra ha conservato il suo passato come Roma.rnDopo due millenni e mezzo di inondazioni, terremoti, incendi, pestilenze, assedi e pianificazioni urbane, sono giunti sino a noi inestimabili tesori sopravvissuti alle alterne fortune della Storia. Nei Musei Capitolini è ancora possibile osservare le fondamenta del Tempio di Giove Ottimo Massimo, che dominava il profilo della città quando Brenno e i suoi galli la attaccarono nel 387 a.C.; è ancora visibile la maggior parte di quelle Mura Aureliane che non riuscirono a tenere lontani Alarico e i suoi visigoti nel 410; si può attraversare Ponte Cestio presso l’Isola Tiberina, costruito all’epoca di Cicerone, quando la Repubblica romana lottava per la sopravvivenza. E ancora, si possono osservare i templi classici, i resti delle grandi terme cittadine – quelle di Caracalla, di Diocleziano e di Traiano – oltre alle rovine del Palazzo di Domiziano sul Palatino, al Mausoleo di Augusto e alla sua stupenda Ara Pacis. E naturalmente sopravvive il tempio pagano più grande di tutti: il Pantheon, non molto diverso da quando fu costruito quasi diciannove secoli fa. L’elenco delle meraviglie romane potrebbe essere infinito – Castel Sant’Angelo, le facciate rinascimentali e barocche, la Cappella Sistina, i grandi parchi, e naturalmente San Pietro e la sua piazza, circondata dall’ampio colonnato di Bernini – e ancora oggi turisti, pellegrini e cittadini di Roma possono esplorare e visitare i luoghi eretti dagli imperatori romani ed entrare in chiese in poco o nulla cambiate da quando i papi vi celebravano la messa sedici secoli fa.rnTutte queste meraviglie architettoniche sono ancora più notevoli considerando i numerosi disastri che hanno colpito la città. Roma è stata flagellata da terremoti, inondazioni e soprattutto è stata ripetutamente devastata dagli eserciti itineranti: galli, visigoti, normanni, mercenari al soldo del Sacro Romano Impero, «liberatori» francesi e occupanti tedeschi. -
L'esercizio del distacco
Essere giovani è per sempre. rnUn collegio fuori dal tempo e tre ragazzi che si amano. rnSullo sfondo, Trieste. rnUna storia d’amore struggente, una scrittura unica. rnLa seduzione del racconto e la densità della poesia.rnrnrnrnQuesto romanzo ha una storia breve, ma chernnon lascia mai il lettore. E una volta chiuso,rnl’eco resta a lungo. Sono in tre: Emma, Davidrne la protagonista. Vivono in un collegio arnpochi passi da un confine immerso nei boschirne nel vento. Fuori c’è una Trieste segreta, mairnnominata. Lontani dai propri genitori, i ragazzirncrescono educati all’ordine e al controllorndelle passioni. Il loro è un triangolo elettivo:rnun’amicizia più facile con l’esuberante Emma,rnuna seducente competizione con David, ilrnragazzo dal cuore appuntito. I tre si amanorncon lo slancio incondizionato dell’adolescenzarne con il terrore di abbandonarsi all’amore vero.rnFinché crescono tra le mura protette dellarnscuola la vita scorre disarmante tra lo studio,rnlo sport e le passeggiate nei viali del parco.rnNon s’interrogano troppo sul loro futuro, nérnsul perché la loro educazione sia concepitarnper fronteggiare destini interminabili. Nonrnimmaginano che le loro vite, un tempo cosìrnintrecciate, si divideranno. Anni dopo a legarlirnrimane solo una fotografia e il mistero dellernloro esistenze. Della grande amicizia conrnEmma, dell’amore per David e della passionernper Nicolas, il giovane anarchico incontratornoltreconfine, non è rimasto quasi nulla. Eppurernnon si può fare a meno di inseguire quelrntempo perduto, chiedendosi: a cosa eranorndestinati loro?rnL’esercizio del distacco è prima di tutto unarngrande storia d’amore scritta in una prosarnunica, malinconica e intrisa di poesia. Unrnromanzo visionario che mette in scena il piùrnterribile dei desideri umani, quello che cirnspinge a sognare un’esistenza più lunga, unrnamore eterno. -
Il futuro che verrà. Quello che gli scienziati possono prevedere
Demografia, biosfera, cambiamento climatico, ingegneria genetica, biologia sintetica, intelligenza artificiale, robotica, computazione quantistica e finanche viaggi nel tempo: possiamo aspettarci tutto questo e altro ancora in un futuro che in parte è già a portata di mano.rnrnMillenarismi, profezie, utopie, speranze e apprensioni: oggi nell’aria c’è una sensazione condivisa di precarietà. Il mondo sembra trovarsi in un momento di svolta senza precedenti, alle soglie di un grande e radicale cambiamento. La vita alla quale eravamo abituati sbiadisce ormai nel passato e non è destinata a tornare, mentre il mondo di domani si annuncia estremamente diverso da quello che conosciamo. I nostri nipoti e pronipoti si troveranno con ogni probabilità a vivere in un contesto così differente dal nostro che facciamo fatica a immaginarlo. Sembra però scontato che le generazioni future si differenzieranno dalle precedenti in maniera ben più marcata di quanto sia storicamente avvenuto finora. rnIn effetti anche i nostri nonni sono stati testimoni di enormi cambiamenti: sono nati con le prime automobili e il grammofono, e nella loro vita hanno visto nascere la televisione, l’avvento degli antibiotici, il nucleare, la conquista della Luna, la plastica, Internet, la pillola contraccettiva, l’esplosione demografica e la telefonia mobile; per non citare che poche rivoluzioni. Ma il futuro che verrà, da adesso in poi, appare molto più accelerato di così.rnDi cosa saranno testimoni, allora, quelli che verranno dopo di noi? Jim Al-Khalili ha raccolto le voci degli scienziati più autorevoli e ha chiesto loro, a ciascuno per la parte che gli compete, di fare delle stime realistiche. Non è più il tempo dell’ottimismo tecnologico a tutti i costi, per cui in questo volume troverete un paesaggio dipinto a tinte alterne, alcune più ottimiste, altre decisamente meno. Demografia, biosfera, cambiamento climatico, ingegneria genetica, biologia sintetica, intelligenza artificiale, robotica, computazione quantistica e finanche viaggi nel tempo: possiamo aspettarci tutto questo e altro ancora in un futuro che in parte è già a portata di mano e in parte, forse, vedrà la luce tra qualche secolo. Vale comunque la pena di fantasticare un po’ e allenare la mente al futuro, guidati dalle migliori firme della divulgazione scientifica. -
L' America sottosopra
Vincitore per la Narrativa del Premio The Bridge 2018rnUn ampio quadro dell'America rurale contemporanea, che spera sempre nel miracolo del sogno americano nonostante le ripetute delusionirnrn«Avvincente, realistica e totalizzante, la sua prosa è paragonabile a quella di grandi autori molto diversi tra loro quali Richard Ford, Richard Price e Richard Russo» - The New York Timesrnrn«Finalmente un romanzo e un’autrice ambiziosi, degni dell’importanza dell’argomento trattato... Un tour de force, una storia raccontata da diversi punti di vista... DeLillo-esque... In questo romanzo imperdibile, Jennifer Haigh riesce a delineare quello che ci rende, tutti, connessi, nel bene e nel male» - The Washington PostrnrnSiamo in Pennsylvania, una terra che «più di qualunque altra è ciò che giace nel suo sottosuolo». Fino a una quarantina di anni fa gli abitanti di Bakerton hanno vissuto, anche se non proprio prosperato, sull'estrazione del carbon fossile. Chiuse le miniere, la città si è sciolta come neve al sole. Fino a quando una grossa società si accorge che sotto i campi coltivati si estende un enorme giacimento di gas naturale, estraibile con la nuovissima tecnica del fracking, e manda i suoi emissari a percorrere il territorio per convincere gli agricoltori, poveri e arrabbiati, a cedere i loro appezzamenti per cifre molto molto allettanti. Nessuno di chi vende si rende conto che gli scavi procureranno ogni sorta di guai alla comunità. Guai che cominciano subito, con l'arrivo delle squadre di operai incaricati di scavare. A loro volta poveri e arrabbiati per la vita grama nei dormitori, la lontananza dalle famiglie, i turni di lavoro disumani. E l'ostilità della popolazione. Si rischia la guerra dei poveri. Ma Haigh ha la mano leggera, e un grande talento nel raccontare storie di povera gente senza eccessivi realismi, e senza sentimentalismi, mantenendo una lodevole equidistanza dalle due «fazioni». C'è una guardia carceraria con una famiglia difficile; un'altra piccola famiglia, gay, dedita all'agricoltura biologica, che vede sfumare anni di lavoro; il capo degli operai che si innamora della «pastora» di una neo-chiesa, vedova di una vittima dell'incidente nucleare di Three Mile Island, avvenuto decenni prima, sempre in Pennsylvania... È una storia che si potrebbe trasporre dovunque: inquinamento e distruzione del territorio e della salute dei suoi abitanti versus il benessere economico degli stessi abitanti. Il risultato è un ampio quadro dell'America rurale contemporanea, che spera sempre nel miracolo del sogno americano nonostante le ripetute delusioni. -
Nascere. Genesi di un nuovo essere umano
Il tema è universale. Forse non c’è tema più universale di questo: che cosa significa per noi umani nascere.rn«Il primo e forse il più radicale fallimento della nostra cultura è il fatto di prendere avvio dall'essere umano in quanto tale. Ora, questo nostro essere non corrisponde a un essere vivente, ma a un'idea o a un'entità costruita»rn Non ci sviluppiamo dalle radici come una pianta, e non siamo neppure autosufficienti come Dio. Così, siamo gli unici viventi che mancano di un’origine, e ne vanno sempre alla ricerca. Privi di un «essere» originariamente identificabile, dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra esistenza e del nostro destino. Come? «In primo luogo, coltivando il nostro respiro, una risorsa che troppo passivamente abbiamo attribuito a un Dio estraneo alla nostra esistenza terrena, sebbene il respiro sia ciò che ci permette non solo di vivere autonomamente, ma anche di trascendere la mera sopravvivenza, di superare il livello della mera vitalità, così da essere in grado di portare a compimento un’esistenza umana. Incaricarci di incarnare la nostra appartenenza sessuata è il secondo elemento che ci rende capaci di adempiere la nostra esistenza naturale, pur trascendendola». La sessuazione compensa l’assenza di radici attraverso la spinta all’unione tra due esseri: «Dove prima non c’era nulla tra loro, se non l’aria, a partire dalla loro attrazione e dalla loro capacità di assumere il negativo della loro differenza nasce il germe di un nuovo essere umano e di un mondo in cui possiamo davvero dimorare». La potenza di pensiero di Luce Irigaray si muove con «con passi di colomba» – direbbe Nietzsche – e vince ogni scetticismo circa l’arditezza di un compito di trasformazione che riparta dall’istanza incondizionata della vita in sé, e non dagli «assoluti sovrasensibili che troppo spesso sono il risultato della nostra incapacità di vivere». -
I segreti delle nuvole
La risposta più immaginifica, dolce, struggente alla domanda delle domande: da dove veniamo?rnrnFa' attenzione a ciò che sto per dire: le nuvole non sono quello che pensi. O almeno non sono soltanto quello che pensi. Sopra le nuvole è pieno di bambini, pienissimo. È pieno di bambini che aspettano di essere chiamati alla vita, che aspettano di nascere. Come in comode, soffici, bianchissime, sale d’attesa. Non stupirti, ci sei stato anche tu anche se l’hai dimenticato. Ci siamo stati tutti. Nessuno ricorda di esserci stato, di essersi affacciato, da lassù, e di avere tifato perché i propri possibili genitori si incontrassero, si conoscessero, si innamorassero e decidessero di metterlo al mondo. Ma è successo, altrimenti non saresti qui, non staresti leggendo queste righernrnI segreti delle nuvole racconta la storia di Tommaso e della famiglia Sili. Tra le nuvole e la piccola cittadina di Urbania, tra il cielo e le verdi colline delle Marche. Racconta la vita dolce e spericolata di questo bambino prima di nascere, a diecimila metri dal suolo, e quella che l’aspetta, in una famiglia felice come tante, infelice come tante. Racconta l’attesa, insieme a migliaia di altri bambini, e poi la discesa sulla terra.rnQuesto libro è una fiaba che fa ridere e commuove. Ha la fantasia e l’universalità del Piccolo Principe e un linguaggio che sa toccare il cuore. Ha la magia delle immagini di Valerio Berruti.rnInsieme, parole e immagini, raccontano i piccoli abitanti delle nuvole – i loro segreti – che rincorrono senza tregua desideri irraggiungibili, che si esaltano e disperano e disperandosi rovesciano sulla terra pioggia e grandine.rnE quando ridono è perché laggiù, quaggiù, due persone si sono innamorate. -
Contro i bei tempi andati
Il seguito di Non è un mondo per vecchirnrn«Michel Serres è la mente filosofica più fine che esista oggi in Francia» - Umberto Eco, lectio magistralis al Festival della Comunicazione di Camogli, settembre 2015rnrnA ottantasette anni compiuti, ovunque celebrato tra i più acuti epistemologi dei nostri giorni, Michel Serres rivendica per sé un unico privilegio: sconfessare motivatamente chiunque deprechi il presente in nome di un passato migliore. Catastrofisti e declinisti di ogni risma sono avvertiti. Non sarà consentito loro alcun vagheggiamento del buon tempo andato. Ogni nostalgia del «prima» dovrà mostrare il proprio volto ipocrita di difesa di prerogative acquisite e chiusura preconcetta al nuovo. Così Vecchio Brontolone, eroe negativo di questo pamphlet, è incalzato senza tregua dal suo coetaneo Serres, che gli fa sgranare le litanie edulcoranti dell’«eh, una volta sì che...», per il gusto di rivoltarle una a una. Figlio della profonda provincia francese, Serres li ha vissuti, quei tempi decantati, ma a differenza della gran parte dei professori suoi colleghi ha conosciuto la guerra mondiale e coloniale, la malnutrizione, la durezza del lavoro che sfiancava il corpo, la difficoltà degli spostamenti, l’esistenza stentata in ambienti malsani, dove alle donne erano riservati perlopiù sudore, sottomissione e ignoranza. rnLe conquiste di civiltà tanto macroscopiche quanto sottovalutate dai passatisti – il balzo della speranza di vita, la sensibilità ecologica, la parità di genere, i progressi giganti dell’igiene e della medicina – sono perfettibili, certo. Ma perché dimenticare gli oltre settant’anni di pace, condizione eccezionale nella storia d’Europa? Serres e la sua giovanissima eroina positiva, Pollicina, che con il cellulare tiene in mano il mondo intero, parteggiano per una vita dolce e lieve, solo adesso possibile. Se è ottimismo, non presenta però tratti di ingenuità. È combattente, argomentato, trascinante come il brio occitano di una prosa che non ha eguali.