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La via del risveglio
Un libro di dettagliate indicazioni meditative: l'autore insegna una pratica continua che affianca ogni istante della vita e mostra come affrontare il ""maligno"""", ossia la mente giudicante e discriminante che proietta su tutto l'idea di un sé, un io, che è il più grande ostacolo all'illuminazione. Per arrestare il pensiero occorre osservare tutti i contenuti mentali e le sensazioni fisiche senza mai cercare di definirli, interpretarli, né verbalizzarli. Se si presenta un problema non bisogna cercare di risolverlo o di spiegarselo, ma solo vedere i pensieri, le emozioni o le percezioni che sorgono e svaniscono. L'esame attento, ravvicinato, di tutti i fenomeni nella loro impermanenza può essere coltivato con la meditazione, e da esso sgorgherà la visione profonda che mostra con chiarezza l'assenza di un sé. In un tale processo spirituale sorge spesso la paura che l'io, la mente, soffrirà o verrà distrutto; ma secondo Dhiravamsa a morire è solo l'idea di un """"io"""" che in realtà non è mai esistito. Con le parole dell'autore: """"La visione oggettiva è quella percezione priva della divisione tra soggetto e oggetto, che consiste nel vedere una sensazione come sensazione, un pensiero come pensiero. Solo se non sovrapponiamo idee e opinioni all'oggetto osservato, se non interpretiamo la sensazione, o il pensiero, se non elenchiamo mentalmente gli oggetti di percezione, solo allora la visione è oggettiva""""."" -
La psicoterapia contemplativa. Il buddhismo, la psicoterapia e il risveglio della saggezza naturale
La psicoterapia contemplativa è un programma di formazione per terapeuti e counselor che prevede lo studio e la pratica degli insegnamenti buddhisti. Essa è nata nell'ambito della Naropa University, struttura educativa fondata dal lama tibetano Chògyam Trungpa e orientata a indagare la rilevanza e l'incidenza della teoria e delle pratiche buddhiste sul sapere e in genere sui modi di vita che si sono sviluppati in Occidente. Nella presente opera l'autrice descrive la forma che hanno assunto la teoria e la pratica psicoterapeutiche attraverso quel processo di ripensamento, seguendo un piano che delinea il progresso di un ""aspirante bodhisattva"""", ossia di una persona che aspira a percorrere fino in fondo la via evolutiva indicata dal buddhismo cosi come è descritta nei testi classici, e mostrando da vicino come quel progresso raffiguri sostanzialmente l'evoluzione del processo psicoterapeutico così concepito. Un concetto centrale che emerge da questa visione della psicoterapia è quello della """"sanità naturale del paziente"""", ossia l'idea che in tutti gli esseri umani esista, permanente e incontaminato, uno stato originario di sanità mentale, per quanto oscurato esso possa essere dalle vicende psicopatologiche dell'individuo, e che su di esso possa fare leva l'azione terapeutica, cercando di liberare la via dagli ostacoli che impediscono al paziente di sperimentare quello stato mentale originario presente comunque in lui."" -
L' evoluzione dell'uomo
Scelto da IBS per la Libreria ideale perché coniuga perfettamente i temi dell'esistenza terrena con quelli del misticismo indiano che tanto hanno influenzato anche il pensiero occidentale.rnrnIn quest'opera la visione di Sri Aurobindo mostra tutta la sua presa nell'ambito delle idee che tra l'800 e il '900 hanno trasformato la cultura occidentale: l'evoluzionismo, il materialismo laico, la scienza, l'inconscio freudiano, il superuomo di Nietzsche. In modo sorprendente, l'autore mette in luce tutta l'importanza di questi movimenti del pensiero umano, straordinari passi avanti in confronto al dogmatismo, oscurantismo e ignoranza precedenti, barlumi di una verità più grande e completa che l'umanità deve ancora scoprire collettivamente e che per ora solo alcuni saggi hanno colto. Egli concepisce l'evoluzione come un progresso in cui lo spirito che si manifesta nel tutto diviene sempre più cosciente di sé e assurge infine a una supercoscienza detta 'coscienza di verità'. Dio informa tutti i processi materiali da cui in seguito si sviluppa la vita e poi compare nella mente e nell'intelletto umano; ma il gradino superiore sarà la 'supermente', che non è una mente ipersviluppata o potenziata, ma ciò che la trascende e non è soggetto a errore. L'anima percorre quindi un tragitto verso tale perfezione: un nuovo essere totalmente padrone di sé, che risplende in massimo grado di amore, libertà e conoscenza. Non si tratta però di un vaticinio, né di una costruzione utopistica, perché la realizzazione fiorita nell'autore stesso, e in tanti altri, viene semplicemente auspicata ed estesa in prospettiva a tutto il genere umano, come una possibilità concreta e attuabile. -
La spada non spada. Una via all'illuminazione zen
Yamaoka Tesshu (1836-1888), fondatore della scuola di kendo Itto Shoden Muto Ryu, o 'non spada', è stato una figura di primo piano nel periodo turbolento che ha segnato la nascita del Giappone moderno. Spadaccino eccellente, fu uno dei pochi cultori di arti marziali ad aver penetrato l'essenza di tante vie diverse: la via della spada, la via dello zen e la via del pennello. La biografia di Stevens ripercorre le fasi salienti della sua vita e del suo insegnamento: la passione per la spada, sviluppata fin da giovanissimo e coltivata sottoponendosi a un addestramento durissimo per fortificare il corpo e la mente; l'impegno politico al fianco dell'imperatore e poi il ritiro dalla scena pubblica per dedicarsi all'insegnamento della scherma fondando una propria scuola; la pratica dello zen nella tradizione di Tekisui e il conseguimento del risveglio a quarantacinque anni, e infine l'amore per la calligrafia, testimoniato da oltre un milione di opere, con cui usava sovvenzionare il restauro di templi o aiutare i bisognosi. Chiude il volume una selezione di scritti di Tesshu tradotti dagli originali conservati nella biblioteca dello Shumpukan. Brevi e pertinenti, illustrano la sua concezione del dojo: non una palestra in cui si impara a colpire l'avversario sulla testa con un bastone, ma un sacro 'luogo della Via' in cui forgiare lo spirito e promuovere il risveglio. -
La nuova volontà. Un'indagine teorica e pratica
A differenza di pensieri ed emozioni, che possono essere antichi e radicati, la volontà nasce ogni volta nuova. Usarla ci riconduce al qui e ora, al centro di noi stessi. La volontà descritta in questo libro è nuova anche perché si differenzia radicalmente dal concetto antico di un atteggiamento forzoso e autoritario. Qui la volontà è descritta nella prospettiva della psicosintesi di Roberto Assagioli, che per primo la riportò al centro della psicologia: una funzione che può affrancarsi da condizionamenti e abitudini, diventando libera. Fino a pochi anni fa di volontà si parlava poco in campo scientifico. Ora è spesso oggetto di ricerca, magari chiamata con un altro nome: autoregolazione, resilienza, funzione esecutiva, efficacia, autonomia. L'autore si collega a studi svolti su questi soggetti nei campi della psicologia e nelle neuroscienze, ma fa spesso riferimento anche a miti, filosofie e antiche tradizioni. Non stupisce che della volontà e dei suoi molti aspetti si parli in vari ambiti: è alla base delle nostre scelte, e, più di ogni altra funzione psichica, rappresenta ciò che noi siamo e ciò che vogliamo diventare. Un deficit di volontà può produrre disagi, squilibri e patologie. Può portare a un senso di scoraggiamento e inferiorità, a un'insicurezza cronica, a un'inconcludenza e a una frammentazione che minano l'esistenza. Ma il rimedio c'è. La volontà può essere sviluppata, e questo libro mostra alcune maniere in cui ciò è possibile. -
La gravidanza vista dall'interno
Quale significato ha la gravidanza nel mondo interno di una donna o di un uomo? In che modo le forze inconsce influiscono sul nostro diventare genitori? Come ci si sente ad avere dentro un'altra persona? Qual è l'esperienza emotiva del partner durante la gravidanza? Cosa sappiamo delle capacità fetali, e chi o che cosa rappresenta il feto per il genitore? Quali sono le emozioni e i sogni della gravidanza e quali fantasie e paure circondano la nascita? Come diventiamo quelli che siamo in relazione ai nostri figli e al nostro stesso sé infantile? Il bambino immaginario combacia con quello reale? Che effetto ci fa esser esposti ai nudi bisogni del neonato? Che ne è della relazione intima quando i partner procreano? In che modo le fantasie prenatali influenzano il clima emotivo postnatale? Sono queste le domande a cui l'autrice si impegna a rispondere in questo libro, adottando un approccio che ribalta la scarsa soggettività attribuita alla madre nella letteratura psicoanalitica per concentrarsi sulla 'vicenda interna': l'ipotetica voce del lattante o quella prescrittiva dell'esperto sono rimpiazzate, nella narrazione della gravidanza e della primissima infanzia, dalle madri e dai padri, dal loro punto di vista. Ciò nonostante, il racconto non è mai lineare: i genitori sono anche sempre, a loro volta, figli e figlie. Per questo l'attenzione della studiosa si sposta spesso dal mondo interno dell'individuo verso l'interazione col partner e col bambino, e coi propri genitori nell'infanzia. -
Somatic experiencing. Esperienze somatiche nella risoluzione del trauma
"Una mattina, all'inizio del 2005, uscii di casa e mi immersi nel dolce clima sudcaliforniano. Una brezza gentile, calda e delicata, dava brio al mio passo. Era l'inizio di un giorno perfetto, uno di quei giorni in cui sei sicuro che nulla possa andare storto, che nulla di male possa accadere. Camminavo assorto, e avevo appena messo piede sulle strisce pedonali, quando..."""". Peter Levine, un attimo dopo, fu investito da una macchina, soccorso e portato in ospedale in ambulanza. Ne riportò danni non gravi, ma soprattutto si rese conto che aveva messo in atto, istintivamente, dei meccanismi autodifensivi di reazione al trauma, grazie ai quali aveva evitato di sviluppare un disturbo post-traumatico da stress. Tutto ciò era avvenuto ascoltando la 'voce silenziosa' del corpo, cioè assecondando, invece di inibire, le reazioni spontanee del corpo in risposta al trauma, e traendo beneficio dalla presenza affettiva di una donna che si era fermata a prestare soccorso. Si tratta in effetti dei principi che sono oggi alla base del metodo da lui elaborato, noto come """"Somatic experiencing"""": il terapeuta deve, da una parte, creare un ambiente sicuro che faccia sentire il paziente al riparo e, dall'altra, sollecitare l'espressione fisica ed emotiva delle reazioni istintive al trauma. L'idea di fondo è che il trauma non sia una malattia da curare, ma una reazione spontanea dell'essere umano a eventi dolorosi, radicata nell'istinto di sopravvivenza, e che vada attraversato per giungere a una risoluzione." -
Il mio insegnamento e Io parlo ai muri
Questo testo raccoglie due gruppi di conferenze: le prime tre, pubblicate nella parte intitolata ""Il mio insegnamento"""", sono state tenute tra il 1967 e il 1968 rispettivamente a Lione, Bordeaux e Strasburgo. Il metodo di Lacan, qui, è quello di partire da ciò che tutti sanno. Poi, insensibilmente, con astuzia, come per gioco, fa sprizzare a cascata concetti sorprendenti: un pensiero che non si pensa da sé; un inconscio che è linguaggio; un linguaggio che sta """"sul cervello come un ragno""""; una sessualità che """"fa buco nella verità""""; un Altro in cui questa verità si inaugura; un desiderio che ne viene generato, e che ne viene fuori solo a prezzo di una perdita, sempre; e l'idea che tutti questi paradossi corrispondano a una logica, distinta da quello che viene chiamato """"lo psichismo"""". Il secondo gruppo di testi riunisce sotto il titolo """"Io parlo ai muri"""" tre dei sette """"incontri"""" all'Ospedale Sainte-Anne, che Lacan pronunciò per i medici psichiatri """"internes"""" tra il 1971 e 1972. I muri sono quelli della cappella di Sainte-Anne. Lacan vi ritrova la sua giovinezza come medico psichiatra dell'ospedale. Si diverte, improvvisa, si lascia andare. L'intenzione è polemica: i suoi migliori allievi, avvinti dall'idea che l'analisi faccia il vuoto di ogni sapere preliminare, hanno issato la bandiera del non-sapere, preso da Bataille. No, dice Lacan, la psicoanalisi procede con un sapere supposto, quello dell'inconscio."" -
Lo shinto. Una nuova storia
Che cos'è lo shinto? È la religione autoctona dei giapponesi? È un complesso di credenze primitive fondato su pratiche magiche e idee superstiziose? O forse è una dottrina di superiorità etnica, l'ideologia imperialista che ha infiammato il cuore dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale? È la religione della natura, ecologista per eccellenza? Lo shinto permea tuttora la cultura giapponese, caratterizzandone aspetti apparentemente lontani: dalle pratiche sociali radicate nella vita quotidiana fino al cerimoniale della corte imperiale, cosicché è spesso presentato come la religione autoctona del Giappone, la più vicina alle sue origini, alla sua tradizione, alla sua estetica o, a detta di alcuni, alla stessa 'giapponesità'. Sono forse la sua apparente unicità, il fitto mistero insito nel simbolismo e nell'estetica dei suoi culti, e la difficoltà, per gli occidentali come per i giapponesi, di distinguerne i confini con il buddhismo a rendere lo shinto tanto affascinante quanto difficile da comprendere e descrivere senza incorrere in semplificazioni o fraintendimenti storici. Questo libro presenta la 'via dei kami' in modo inedito. La descrive, forse poco romanticamente ma realisticamente, per quello che è: una costellazione di santuari, miti e riti, un universo in moto perpetuo che cambia in risposta alle necessità religiose più spontanee della gente, e alle sue interazioni con il buddhismo e con il potere politico. -
La presenza consapevole. L'esperienza diretta della nostra vera natura
Sin da piccoli scopriamo che ottenere l'oggetto dei nostri desideri sembra apportare un senso di felicità. Ma dopo un po' di tempo, pur possedendo ancora l'oggetto desiderato, la felicità svanisce. Basterebbe un tale fatto per capire che essa non dipende dagli oggetti o dai rapporti personali. Ma noi non facciamo altro che abbandonare l'oggetto di un tempo e sostituirlo con un altro, ripetendo il ciclo nel vano tentativo di assicurarci felicità e amore. Alcuni iniziano a percorrere altre strade spostando l'attenzione sulla spiritualità. La ricerca spirituale ci porta a scoprire dimensioni nuove e mira a ottenere stati mentali più che oggetti mondani o relazioni, ma poi si scopre che anche gli stati mentali non danno nient'altro che barlumi di pace. Un tale fallimento coincide talvolta con un periodo di crisi, in cui si comprende che quanto desideriamo veramente non si può trovare in alcuno stato corporeo o mentale né in nessuna circostanza terrena. Comincia allora un'indagine profonda sulla natura di noi stessi e sulla felicità, e questo libro ne indica ampiamente i percorsi e le scoperte, che tuttavia ognuno deve compiere per sé. Il nucleo profondo di noi stessi, la presenza consapevole, non è limitato alla nostra persona o alla nostra mente, ma è per sua natura libero, appagato e in pace. Nel riconoscimento diretto della propria vera natura si scopre di essere un tutt'uno con l'universo e l'amore si rivela la base di ogni nostra esperienza. -
Ego. L'emergersi e il dissolversi dell'io. Verso una trasformazione totale
Vivere in questa società e soddisfarne le richieste ci rende tesi, irritabili e impazienti. Siamo schiavi delle nostre reazioni, schiavi delle richieste della mente. Esultiamo se ci accade qualcosa che giudichiamo un bene o ci demoralizziamo se lo riteniamo un male; ma cosa succede se ci sediamo in silenzio, senza giudicare, valutare o mettere in atto i dettami della mente? Siamo abituati a giudicarci in continuazione, vogliamo essere i migliori agli occhi degli altri, vogliamo essere riconosciuti e apprezzati. Perché non siamo soddisfatti di come siamo? La vita è appagata dal fatto stesso di vivere; se il solo vivere non ci dà gioia e aspettiamo che la gioia provenga dalle circostanze esterne o dalla società, abbiamo perso la nostra libertà. Durante la giornata siamo sempre in compagnia degli altri, sempre in rapporto, ma nella meditazione passiamo dai rapporti alla solitudine, dalla parola al silenzio, dal continuo movimento all'immobilità. Le divisioni qui non hanno più significato, i ruoli e le responsabilità sono scomparsi. È una dimensione che il mondo moderno non ci ha insegnato e proprio per questo viviamo nello squilibrio. Con il cessare dei condizionamenti, invece, il rilassamento regna supremo e guarisce le ferite delle difficoltà e della fatica. C'è soltanto la sensazione di essere vivi, la dimensione del puro accadere. -
Musorgskij. Otto saggi e un epilogo
Profondo conoscitore della letteratura storiografica e critica, oltre che della lingua e dell'universo culturale russo, dotato di una rara sicurezza analitica, in grado di penetrare in profondità nel materiale originario e nelle fonti inedite, di muoversi liberamente nel vasto continente che è la musica popolare russa, Taruskin ha prodotto un testo utile per la conoscenza e la collocazione storica dell'opera di Musorgskij. In una serie di saggi (otto) su vari temi musorgskiani cruciali, l'autore ha messo in questione e rivoluzionato il quadro convenzionalmente accettato della vita di Musorgskij, delle sue opere e del contesto storico in cui operò. La visione tradizionale del musicista russo come un artista populista engagé, e della sua opera come una parabola che ascende fino a raggiungere il suo zenit in Boris Godunov, per poi declinare inesorabilmente fino alla sua morte, ebbe origine negli scritti di Vladimir Stasov, il critico musicale e letterato che si adoperò per primo per salvare dall'oblio e diffondere l'opera dell'amico musicista, diventandone il primo biografo e l'instancabile propagandista fino ai primi anni del '900. In questa attività di per sé meritoria, tuttavia, egli fabbricò un'immagine che ha distorto, non solo la realtà storiografica, ma addirittura la persona storica di Musorgskij, e che ha finito per condizionare pesantemente la visione e la ricezione delle sue opere per più di un secolo. -
Il nettare dello yoga
Perché praticare lo yoga, qual è la meta finale? Quali sono i suoi benefici? Per quanti anni si dovrebbe praticare e quanto dovrebbe durare la pratica quotidiana? Questi gli argomenti centrali del libro. Esso comprende la descrizione dettagliata di asana, bandha, mudra, elencandone gli effetti, e spiegando le tecniche sotto forma di vinyasa, ovvero sequenze che conducono alla postura finale. Tratta dei canali energetici (nadi), dei cakra e del pranayama, che insieme alle posture permette di ottenere il controllo del sistema nervoso, un'ottima salute e la longevità. Scopo dello yoga è la cessazione dell'attività della mente rivolta all'esterno e poi la concentrazione sulla propria vera natura; infatti la disciplina fisica non è che una preparazione all'indagine sulla verità ultima. I suoi benefici, ossia la purificazione dell'organismo e la forza, si riflettono sulla mente rendendola stabile e lucida, non più preda di emozioni o sensazioni, e promuovono la crescita spirituale in termini di gioia ed entusiasmo. Occorre applicare uno sforzo sistematico fino al raggiungimento della meta e stabilire in ogni fase i dettagli della pratica: luogo, durata e attività connesse. Krishnamacharya ha rinnovato una disciplina antica che stava scomparendo e l'ha adattata alla vita moderna; a lui va tale merito. Il testo è corredato da un'ampia Appendice che illustra tutte le sequenze descritte dall'autore. Presentazione di B. K. S. Iyengar. -
La mente non limitante. La natura radicalmente esperienzale della psicologia buddhista
Il mondo è alle soglie di una nuova era e non sappiamo se quelli che ci attendono saranno tempi peggiori o migliori. Che la nostra sia un'epoca di speranza o disperazione, comprendere noi stessi e i nostri comportamenti meglio di quanto facciamo attualmente offre indubbi vantaggi. Addirittura potrebbe darsi che la consapevolezza psicologica sia un fattore chiave nel determinare quale dei due scenari ci troveremo a vivere. La psicologia, disciplina che ha poco più di cent'anni di vita, è uno dei contributi caratterizzanti del ventesimo secolo. I pionieri della psicologia scoprirono la mente inconscia e preconscia e svilupparono nuovi strumenti per esplorare e interpretare il suo misterioso territorio. Dopo gli sviluppi più vari e rigogliosi di forme di ricerca psicologica nate da questo ceppo, e dirette spesso verso l'utilizzazione di metodi più affini alla ricerca scientifica ""oggettiva"""", oggi si assiste a un ritorno della psicologia alle sue radici introspettive dietro la spinta crescente di una fonte inattesa: le pratiche contemplative della meditazione. L'esperienza accumulata durante secoli di pratica meditativa dall'Oriente comincia ad avere un impatto significativo sul modo di comprendere ed esplorare la mente nell'Occidente contemporaneo. Gli psicoterapeuti, naturalmente, hanno sempre saputo che la componente soggettiva del fenomeno che chiamiamo coscienza, ossia quello che si prova a essere coscienti, è parte importante di qualunque modello della mente."" -
Neuroscienze e spiritualità. Mente e coscienza nella tradizioni religiose
Neuroscienze, filosofia e studi religiosi si interrogano in questo testo sui fondamenti dell'esperienza spirituale: la mente, il corpo, la coscienza. Con un viaggio nel tempo e nello spazio che parte dall'antica Grecia, passa per il cristianesimo delle origini, la cultura ebraica, la filosofia occidentale, la tradizione induista e quella buddhista, e approda alle neuroscienze, gli autori fanno dialogare e intersecare in modo fecondo i concetti fondamentali dei diversi sistemi filosofici e spirituali. Frutto di una serie di iniziative culturali e di ricerche sperimentali condotte presso l'Università di Udine, lo studio affronta tematiche come il contributo della filosofia e della neuropsicologia allo studio della religione e della spiritualità, il rapporto tra corpo mente e spirito nella cultura ebraica e nel cristianesimo delle origini, lo studio della coscienza nell'induismo, la teoria della mente buddhista a paragone con la filosofia occidentale, l'insegnamento e la pratica della meditazione in ambito clinico e psicologico. Nell'ottica di approfondire il rapporto fra spiritualità, malattia e guarigione, sotto la guida del curatore di questo volume è stato tra l'altro avviato un percorso sperimentale di meditazione orientata alla mindfulness in cui, oltre alla pratica meditativa, vengono discussi gli aspetti neuropsicologici, storici, religiosi e spirituali, con particolare attenzione allo studio della personalità e alle modificazioni che il percorso meditativo può determinare. -
L' Arte della terapia della famiglia
Cosa fare quando una famiglia si presenta nello studio del terapeuta? Qual è il modo migliore di cominciare la seduta? Chiedere qualcosa sul problema che li ha portati lì? Offrire aiuto? Sorridere e chiedere com'è andato il viaggio? Tacere finché un membro della famiglia comincia a parlare? Ognuna di queste opzioni può rivelarsi appropriata. La terapia è un incontro fra estranei che si accingono a fare insieme un viaggio importante. La prima presa di contatto sarà dunque assolutamente individuale, dipenderà da quella particolare famiglia e da quel particolare terapeuta. È un viaggio che comincia nell'incertezza. Il terapeuta alle prime armi tenderà probabilmente a rifugiarsi nella teoria, per ridurre l'ansia e poter funzionare adeguatamente. Ma quale teoria? Come scegliere una teoria che permetta di agire efficacemente? A qualunque indirizzo si scelga di rifarsi, per quanto eclettico, la terapia non si esaurisce certo nei concetti e nelle tecniche di quel modello teorico. Due terapeuti possono usare la stessa tecnica, perfino con la stessa famiglia, e trovarla uno di grande aiuto, e l'altro inefficace. Il sapere nasce dal fare, e questo manuale è il prodotto del tempo passato da Minuchin e dai suoi colleghi con i tirocinanti del corso di terapia della famiglia. Nella prima parte del libro l'autore analizza alcune sedute da lui condotte, sottolineando i concetti chiave, mentre nella seconda parte viene descritto il processo, talvolta arduo per un terapeuta alle prime armi. -
La terapia del respiro. Dall'esperienza sensoriale all'espressione musicale
Parlare di respiro significa parlare di corpo nella sua espressione più impalpabile e allo stesso tempo più concreta. Attraversando un territorio ad alto rischio di astrazione e imprecisione, da una parte, e di eccessivo tecnicismo, dall'altra, questo testo riesce a collegare saldamente l'ambito terapeutico e quello dell'espressione musicale seguendo il movimento del respiro. Rivolto a terapeuti, cantanti, musicisti, docenti e professionisti della voce, ma anche a chiunque sia interessato alla valenza profondamente conoscitiva che il respiro può dischiudere, se pure slegato dagli approcci più specificamente spirituali, il percorso qui proposto si basa principalmente sul lavoro di terapeuta e pedagoga del respiro svolto dall'autrice con la ricerca di Ilse Middendorf (del cui testo fondamentale, ""L'esperienza del respiro"""", ha curato per questi tipi l'edizione italiana) e con l'""""Atem-Tonus-Ton"""" di Maria Höller Zangenfeind. Partendo dunque da un approccio fisiologico al movimento del respiro e alla sua funzione di modellamento dello schema corporeo, l'autrice approda all'ambito espressivo e creativo e al ruolo fondamentale che il respiro assume in relazione al suono e alla voce, presentando vari casi esemplificativi del lavoro da lei condotto sul corpo, sul respiro e sull'ascolto con cantanti, musicisti e in generale con persone che lavorano con la voce."" -
Il libro tibetano del vivere e del morire
Al suo primo incontro con la cultura occidentale, Sogyal Rinpoche rimase costernato nello scoprire che, a dispetto di tutti i suoi successi nel campo tecnologico, la società moderna occidentale non comprende minimamente quel che accade al momento della morte: “Quasi tutti muoiono impreparati a morire, così come hanno vissuto impreparati a vivere”. In Tibet, al contrario, nel corso dei secoli si è sviluppata una vera e propria ‘tecnologia sacra’ della morte, un’ars moriendi che raccoglie il corpo di conoscenze più accurato, complesso e completo sulla morte e lo stato successivo, o bardo. Il termine ‘bardo’, letteralmente ‘sospeso tra’, e quindi ‘intervallo, transizione’, è un concetto chiave per comprendere la concezione tibetana della vita e della morte. Nel buddhismo tibetano, la vita e la morte appaiono come un tutto costituito da una serie di realtà in mutamento costante, che presentano dei bardo, ovvero giunture di transizione in cui si manifesta la dharmata, la vera natura della mente, illimitata ed eterna. I quattro bardo (della vita, della morte, del dopo morte e della rinascita) offrono quindi una grandissima possibilità di liberazione, ma solo il bardo di questa vita consente di prendere familiarità, tramite la meditazione, con la natura essenziale della mente, così da poter riconoscere la sua potente e terrificante manifestazione spontanea al momento della morte. Chi si è preparato per tempo attraverso la pratica e la contemplazione dell’impermanenza non vedrà la morte come una disfatta, ma come una vittoria, il momento più fulgido a coronamento dell’esistenza. Edizione del XXX anniversario. -
Dal dramma musicale alla Literaturoper
L'impresa che si propone Dahlhaus è indagare un periodo della storia dell'opera in musica quanto mai vario e in qualche modo anarchico, ossia non riferibile a una forma che storicamente si presenti come egemonica: è il periodo racchiuso tra due estremi che sono, da un lato il dramma musicale wagneriano (dalla Tetralogia in poi), dall'altro quella che Dahlhaus chiama la Literaturoper, ossia ""un'opera composta su un testo drammatico preesistente, ripreso alla lettera sebbene abbreviato"""", forma che nel Novecento costituisce un tipo caratteristico di teatro musicale. Il pensiero corre immediatamente ai prototipi come Pelléas et Mélisande o Salome, e a una quantità di opere venute dopo di esse, ma il periodo preso in esame da Dahlhaus comprende anche un gran numero di lavori concepiti in antitesi all'opera tradiziona-le, che vanno dalle operine di Stravinskij alla drammaturgia di Brecht-Weill, passando per l'Oedipus Rex, fino al Rake's Progress, opera solo apparentemente tradizionale."" -
Sulla fine e sull'inizio
Dopo aver lavorato tutta la vita con bambini e adolescenti presso la Tavistock Clinic di Londra, Isca Salzberger-Wittenberg scrive a quasi novanta anni questo testo sulle esperienze di fine e inizio, non solo in psicoterapia, ma nel corso della vita di ognuno. Un'impresa ambiziosa, che tuttavia riesce ad arrivare al lettore con semplicità e con tutta l'evidenza dell'esperienza diretta. Nel corso di questa ricerca di fatto l'autrice descrive una parabola, dal grembo materno alla morte, disseminata di esperienze di fine e di inizio. Il neonato conclude la vita nel grembo ed è gettato improvvisamente in un nuovo ambiente sconosciuto. La Salzberger, attingendo alla sua lunga esperienza di osservazione del neonato e di trattamento psicoanalitico dei bambini, osserva con attenzione e interesse le reazioni dei bimbi allo svezzamento e il modo in cui lo vivono le madri, ascolta uomini e donne anziani che hanno smesso di lavorare, parla con persone molto avanti negli anni che si stanno avviando verso il traguardo della morte. In tutti questi casi l'autrice aiuta le persone non solo ad accettare il cambiamento, ma anche a vedere opportunità e scopi diversi nella nuova condizione in cui si vengono a trovare.