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Dalla Terra alla Luna. Rocco Petrone, l'italiano dell'Apollo 11
Rocco Petrone fu il direttore del lancio dell'Apollo 11 da Cape Kennedy il 16 luglio 1969: l'uomo del «go» alla missione che avrebbe portato i primi uomini sulla Luna. Figlio di contadini lucani che avevano cercato fortuna in America, era nato a Amsterdam, New York, nel 1926. Non aveva ancora sei mesi quando il padre morì in un terribile incidente, travolto da un treno. Lo attendeva una vita di sacrifici ai quali non si sottrasse. Imponente nel fisico e vivace nell'intelligenza, si pagò gli studi lavorando. A diciassette anni fu ammesso all'Accademia militare di West Point, dove fece parte della squadra vincitrice del campionato nazionale di football. Diventato ufficiale dell'esercito americano, completò gli studi al Massachusetts Institute of Technology e divenne uno dei maggiori esperti di missili e rampe di lancio. Voluto alla Nasa da von Braun, lavorò alla costruzione del Saturno V e della mitica rampa di lancio 39 da cui partirono gli astronauti verso la Luna. Poi fu promosso direttore del programma Apollo e, al culmine della carriera, divenne il numero tre della Nasa. Mori a ottant'anni a Palos Verdes Estates, una cittadina costiera della California, dove si era ritirato per dedicarsi ai suoi amati studi sulla guerra civile americana. Prefazione di Tito Stagno. -
C'era una volta un pezzo di legno. I Vigolungo, da falegnami e costruttori di mobili a leader nei compensati
Giovanni Vigolungo nella seconda metà dell’Ottocento è un attivo artigiano falegname a Benevello, nelle alte Langhe albesi. Il figlio Pietro, nel 1919, trasferisce l’attività a Borbore, sull’asse Torino-Alba. Qui sviluppa una notevole attività artigianale di mobili; quando già occupava una ventina di operai muore tragicamente, lasciando il figlio Emilio appena diciassettenne. Emilio Vigolungo è il vero artefice del passaggio dalla grande bottega artigianale all’industria; nel 1947, dopo aver già aperto un negozio a Canale d’Alba, trasferisce l’attività in un nuovo stabilimento sempre a Canale, dove si producono mobili da cucina ed armadi. Più avanti Emilio sente la necessità di diversificare e nel 1960 apre un nuovo stabilimento per la produzione di pannelli compensati. Nel 1966 entra in azienda il figlio di Emilio, Piero Vigolungo, che apporta nuovi elementi tecnologici per cui tutti gli sforzi sono concentrati nell’attività dei pannelli compensati e multistrati. L’azienda aumenta sempre di più negli anni Ottanta e Novanta le quantità e le tipologie di prodotti, con conseguente diversificazione dei mercati e settori di vendita. -
Professione export manager. Strategie ed esperienze per internazionalizzare le imprese
Una panoramica strategica e operativa della professione di Export Manager che delinea i fattori chiave per lo sviluppo di un Marketing Plan Internazionale, grazie all'esperienza diretta dell'autore che, dopo aver collaborato con alcune realtà nel campo dell'internazionalizzazione, ha fondato un'azienda specializzata nell'accompagnare le imprese italiane sui mercati mondiali, in particolare per le Piccole e Medie imprese italiane. Prefazione di Augusta Consorti. Postfazione di Roberto Saliola. -
Senza maestri? Storie di una generazione fragile
«Siamo nati dopo la caduta degli dèi, dopo la caduta dei muri, delle ideologie, dei grandi partiti di massa, dopo le brigate rosse, dopo il terrorismo nero. Siamo nati dopo. E senza maestri che ci aiutassero a orientarci. Ci hanno invece sommerso di racconti nostalgici sul ""prima"""", su quali fossero le grandi correnti aggreganti, su come fosse bella l'infanzia senza la televisione, l'adolescenza senza il computer, la giovinezza senza Facebook. Siamo nati-dopo, noi. Ci hanno definito bamboccioni, choosy, annoiati, sfaticati, sdraiati. E invece siamo semplicemente fragili, una generazione-Sisifo, anche se spesso ce ne vergogniamo». I nati negli anni '80 sono stati raccontati in molti modi, anche perché uno dei tratti che caratterizza la loro vita (la precarietà) è diventato strutturale nel nostro modo di guardare il mondo, dalle esistenze individuali alle organizzazioni collettive e finanche al potere di cui molti autori hanno raccontato la fine o le debolezze. «È un superpotere essere vulnerabili», cantano le Luci della Centrale Elettrica. Anna Ascani sceglie di fare proprio questo salto nell'interpretare la propria generazione: dalla precarietà alla fragilità, sotto l'egida del profondo umanesimo del Sisifo di Albert Camus. Il racconto della vita di cinque ragazze e ragazzi è la trama di un viaggio che ha come collante la politica, ossia l'arte del possibile e quindi il diritto a essere umani, cioè fragili. Prefazione di Matteo Renzi."" -
La rivincita
Si esce mai davvero di prigione? O meglio, dove inizia la prigione? Nell'Albania totalitaria della seconda metà del XX secolo raccontata ne ""La rivincita"""", l'esistenza di Aleks Krasta, condannato senza conoscerne i motivi come """"traditore della patria"""", si fa testimonianza per tanti altri che hanno """"un libro intero da raccontare"""". Divorato dall'ombra del padre, un membro autorevole dell'apparato statale, e vinto dalla sventura, Aleks arriva a conoscere tutti i gradi di una vera e propria discesa agli inferi. Lo accompagna il suo unico amico, il narratore, il suo doppio, che raccoglie la storia della sua vita. La colpevolezza onnipresente (che accosta l'eroe a K. di Kafka), le torture inflitte ai francescani di Shkodra, la donna amata divenuta illusione... il mondo offre come sola via d'uscita la vertigine interiore, quel gioco in cui bisogna essere personaggio, regista e spettatore."" -
Terraferma. Un'«altra Basilicata» tra stereotipi, identità e [sotto]sviluppo
Il volume affronta e decostruisce, mediante l'impiego critico e comparativo di un vasto armamentario di fonti documentarie, quelle narrazioni destorificanti che a partire dagli anni postunitari hanno investito la Basilicata a lungo descritta quale ""terra ferma"""", immobile, priva di mutamento, dominata da uomini fatalisti e familisti, e tratteggia invece una Regione ancorata alla """"terraferma"""", ad una terra stabile che non è spazio di destino e di attesa ma di compimento. Così facendo, il volume mostra il significato contingente e inevitabilmente mutevole delle stereotipizzazioni e delle stigmatizzazioni, vale a dire delle rappresentazioni identizzanti che di una specifica popolazione pretendono paradossalmente di poter cogliere finanche gli aspetti più intimi e profondi, sino a giungere al loro """"DNA"""" culturale. """"Terraferma"""", pertanto, si fa occasione per vedere da vicino - servendosi di una approfondita indagine storico-antropologica, cristallizzatasi in topos identizzanti di lunga durata, piuttosto una terra che indica la tenacia dell'esserci, e che lascia cogliere meglio che altrove quei dispositivi culturali con i quali gli uomini costruiscono relazioni empatiche ed intime con i luoghi. Tutto ciò prima che quest'ultimi siano attraversati da processi di re-identizzazione, ovvero da dinamiche di ri-definizione del """"noi"""", generate da stravolgimenti ecologici, politici e sociali."" -
Viaggio in Lucania
«Sono due le Lucanie che Mario La Cava conosce negli anni Cinquanta. Una è la terra osservata con gli occhi di Leonardo Sinisgalli e Rocco Scotellaro, i poeti alfieri di una regione che all'epoca viveva sotto i riflettori di un successo letterario. L'altra è quella geografica, sperimentata in un viaggio effettuato nel 1952 con lo scopo di scrivere un reportage. La prima, quella dei poeti, ha le tinte dell'elegia e la metrica del ricordo. L'altra, quella del viaggio, si presenta secondo il paradigma della terra interna, dal carattere silenzioso e forse anche un poco meditativa, di sicuro un luogo introverso e poco lineare: stradine labirintiche, borghi isolati, tornanti. La Cava ci arriva nelle vesti solitarie dello scrittore in cerca di storie, ma poi si trova dentro una rete di relazioni umane con persone incontrate lungo le strade, nelle locande, nelle case, anonime certo ma non senza volti, di cui si diverte a fornire dettagli. La Lucania vista da La Cava presenta, dunque, un lessico che è ancora quello di un mondo al di qua del moderno, dove però il moderno sta per arrivare dando a questa terra la patente di regione- laboratorio». Prefazione di Giuseppe Lupo. -
Congedo da Goethe
Relegato senza motivi concreti al confino in un piccolo paese della pianura valacca dal regime stalinista rumeno nel 1949, il filosofo Constantin Noica può portare con sé solo l'opera omnia di Goethe e pochi altri libri. Nella solitudine e nell'estrema povertà del luogo comincia a scrivere un'originale monografia sul gigante di Weimar nonché una molto personale interpretazione del Faust. Noica dichiara la sua ammirazione per Goethe (e chi potrebbe mai negargli ammirazione?) ma lo coglie nel suo unico, benché decisivo, punto debole: non ha senso filosofico, se, come fa, dice di sì a tutto. Questo atteggiamento si rivela nella concezione goethiana della natura, delle scienze e dell'uomo ovvero della cultura. In ogni campo Goethe tocca ma non supera mai il limite oltre al quale inizia la filosofia, intesa come riconoscimento della caduta del mondo, e quindi del suo disordine, e della necessità di ritrovare o postulare un ordine, che potrà essere pensato in qualunque modo, ma che non può essere pensato se non dalla ragione e trovarsi perciò conforme ad essa. Per Noica il ""Faust"""" dimostra, che ne fosse cosciente il suo autore oppure no, come si vive quando il pensiero non trova alcuna necessità nella sua libertà: si vive nel possibile, nella neutralità, nel regno in cui si è rifugiato il diavolo, dopo la moderna abolizione dell'inferno. Il vero protagonista della Tragedia (che tragedia però non è, né può essere, mancando l'aspetto della necessità) si rivela essere Mefistofele. L'ultimo capitolo del libro di Noica prova ad illustrare una via d'uscita dalla dimensione del solo possibile nella quale ha vissuto il Novecento europeo."" -
Il Mezzogiorno d'Italia e il Sud degli Stati Uniti. Due casi di sviluppo a confronto
Il volume mostra che, nonostante nella metà del secolo XIX, esistessero sia nel Mezzogiorno d'Italia sia nel Sud degli Stati Uniti differenze economico istituzionali e culturali sostanziali rispetto alle zone più sviluppate del paese, solo il Sud degli Stati Uniti ha avuto un processo di convergenza. Inoltre l'efficienza delle istituzioni ha giocato un differente ruolo nei vari periodi di sviluppo del Mezzogiorno e del Sud degli Stati Uniti. In alcuni periodi istituzioni inefficienti hanno indebolito la crescita in entrambe le regioni anche se nel caso del Sud degli Stati Uniti, per la presenza di fattori economici favorevoli non venne impedito un processo di convergenza. Il volume ha una duplice originalità: anzitutto perché è il primo in cui viene effettuato un confronto fra lo sviluppo del Sud degli Stati Uniti e quello del Mezzogiorno d'Italia e inoltre perché sottolinea che, oltre ai fattori economici, come la dotazione delle risorse, sia i fattori culturali sia quelli istituzionali sono importanti nel promuovere lo sviluppo. L'esperienza dei due Sud mostra che l'importanza di questi fattori si può modificare nel corso del tempo favorendo o meno i processi di convergenza. Politiche che puntano solo sui trasferimenti di risorse a favore delle regioni più povere senza modificare profondamente i fattori culturali e istituzionali rischiano di avere effetti modesti sullo sviluppo delle aree interessate. -
Cedri e ulivi nel giardino del Mediterraneo. Storia delle relazioni diplomatiche italo-libanesi tra il 1943 e il 1958
Viene qui inquadrata storicamente la formazione e la nascita dell'attuale Libano, dagli anni del dominio ottomano allo sviluppo del processo indipendentista dalla potenza mandataria francese. Dopo lo spartiacque del fascismo e della IIGM, hanno inizio le relazioni diplomatiche ufficiali italo-libanesi: dalla seconda metà del 1945 e sempre con maggiore vigore dal 1946 si registra, infatti, un corposo scambio di rapporti, note e considerazioni tra i due paesi. La special relationship che emerge tra Roma e Beirut trova emblematica rappresentazione nella firma nel 1949 di un trattato di amicizia che appare come una sorta di caso apripista per la ritrovata autonomia della politica estera italiana, liberatasi ormai dal ""fardello coloniale"""". Con l'inizio degli anni '50 l'amicizia tra questi due paesi verrà ad essere declinata nell'ambito dello sviluppo delle relazioni bipolari e delle diverse dinamiche che si sviluppano all'interno del mondo arabo e tra questo e le due superpotenze. Prefazione di Luca Riccardi."" -
L' edera
Uscito in Italia nel 1908 - dopo che già nel 1907 i tedeschi e i francesi lo avevano accolto con entusiasmo - il romanzo ""L'edera"""" ci è stato trasmesso attraverso un autografo e quattro edizioni a stampa. Il racconto di fatto ruota intorno al vissuto di Annesa, la «figlia d'anima», la giovane serva che si innamora del proprio padroncino, Paolo Decherchi. La maturazione del personaggio avviene significativamente sulla «via di Damasco», dalla cecità del male alla luce del bene, implicata nella pragmatita di esistenti immodificabili nei loro ruoli e dietro le loro tragiche maschere. La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, «gettata» in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta."" -
Il dialogo tra Epitteto e l'imperatore Adriano (Versione A). Testo latino a fronte. Ediz. critica
Il ""Dialogo tra Epitteto e l'imperatore Adriano"""" è un testo anonimo della seconda metà del XIII secolo di carattere didattico. Si tratta del dialogo tra il giovane Epitteto e l'imperatore Adriano, che porrà al primo una serie di domande sul legame tra Dio e l'uomo, sulla natura peccaminosa dell'essere umano, sulla conoscenza della Bibbia, etc., al fine di testare il sapere dell'interlocutore. Delle quattro versioni A, B, C e D del testo, si presenta la traduzione a fronte della versione A, preceduta da un'introduzione in cui si evidenziano le principali difficoltà riscontrate durante la traduzione di un testo lontano diacronicamente."" -
L' impresa internazionale tra Paesi di common law e MIST
Il manuale è uno strumento operativo destinato ai tecnici, ai giuristi ed agli operatori commerciali che desiderano guardare oltre i confini nazionali come punto di approdo o di sviluppo delle proprie attività imprenditoriali e professionali. Esso si pone come primo orientamento per l’utente dei servizi di internazionalizzazione ed ha come ulteriore obiettivo quello di riunire e sintetizzare alcuni tra i più importanti contributi italiani e stranieri in materia di internazionalizzazione pubblicati in cartaceo e sul web. In generale, la prima parte inquadra la tematica della internazionalizzazione ed è dedicata a definire meglio “il perché” un’impresa dovrebbe realizzare un processo di espansione estera; nella seconda parte si delinea in modo pratico e concreto “il come” una impresa dovrebbe operare all’estero; infine, nella terza parte lo scopo è evidenziare “il dove” una impresa potrebbe realizzare il suo piano di internazionalizzazione. L’opera evidenzia, in particolare, come la attività di internazionalizzazione di ogni singola impresa debba essere necessariamente valutata caso per caso, a seconda delle situazioni tecniche, delle condizioni giuridiche ed economiche del Paese in cui si intende investire e soprattutto degli accordi contrattuali specifici, nella convinzione che l’operatore commerciale, al fine di evitare controversie, debba sempre tenere in considerazione non solo gli aspetti operativi ma anche e soprattutto quelli giuridici. Ed infatti sullo sfondo si sono sempre tenute ben presenti le sostanziali differenze che si incontrano a seconda che si operi in ordinamenti di “Civil law” o di “Common law”; inoltre, particolare attenzione è stata prestata ai cosiddetti “Paesi Emergenti” ed ai nuovi mercati che rappresentano occasioni irrinunciabili per le piccole e medie imprese italiane. -
L' impresa internazionale e le riforme del sistema Italia
Riforme, poi Riforme, ancora Riforme ed infine Riforme. Questo è ciò che chiedono i Governi stranieri all’Italia ed è quello che noi italiani dovremmo fare per uscire finalmente dalla crisi e ritornare ad essere riconosciuti come una “grande” Nazione nonché il desiderio e la volontà delle Imprese Internazionali per tornare ad investire nel nostro Paese. L’Italia ormai da molto, troppo tempo non è più governata attraverso una visione di insieme ed una prospettiva realmente liberale e riformatrice. Da sempre siamo il Paese dei Patti e dei Contratti più che delle riforme effettivamente realizzate. Ed allora perché mai una impresa straniera dovrebbe oggi investire in Italia piuttosto che in Germania o negli Stati Uniti? E cosa potrebbe rendere nuovamente il nostro Paese appetibile dopo essere stato sino a non molti anni fa la quinta potenza mondiale? Per rispondere a queste domande Paolo Zagami chiude la sua trilogia sulla “Impresa Internazionale” e svolge una lucida e dettagliata analisi, in realtà non solo economica ma anche e soprattutto politico/sociale, con accuse molto forti e precise al “Sistema Italia”, vale a dire l’insieme delle componenti istituzionali, politiche, imprenditoriali, culturali e sociali che hanno contribuito al declino della competitività del nostro Paese ed a causa delle quali oggi da noi “fare impresa è una impresa”. In particolare, nell’opera sono evidenziati, spesso in modo ironico e pungente, i vari problemi che frenano la nostra crescita e suggerite senza pretesa di esaustività una lunga serie di proposte, soluzioni, idee e ricette divise per nove aree tematiche ciascuna delle quali trattata sempre da un punto vista internazionale: Costituzione, Liberalizzazioni, Esteri, Burocrazia, Lavoro, Spesa, Fisco, Giustizia ed Innovazione. Il tutto aperto, inframezzato e chiuso da una altrettanto interessante parte romanzata in cui un diplomatico di alto livello non meglio identificato ed il suo interlocutore discutono senza peli sulla lingua tra Roma e Washington di come l’Italia potrebbe e dovrebbe risollevarsi dall’immobilismo che l'ha fatta diventare da potenza industriale un Paese quasi del “Terzo Mondo”. -
Padre Giovanni Messina. L'uomo, il fondatore, il santo
Un’esistenza, quella di Padre Giovanni Messina (1871-1949), fondatore della Casa Lavoro e Preghiera, interamente spesa al servizio degli orfani e degli abbandonati, in una Palermo della prima metà del ’900 caratterizzata da una condizione sociale, civile e morale assai precaria, in particolare per migliaia di fanciulli – orfani o abbandonati dai genitori – che riempiono le strade dei quartieri più disagiati. Questo volume intende presentare lo straordinario ritratto umano, spirituale e letterario di padre Messina a favore di questi piccoli orfani, bisognosi di pane, di affetto e di speranza. Animato e quasi divorato dallo zelo per le anime, fin dalla sua ordinazione sacerdotale si impegna in un apostolato spirituale e sociale nel quartiere Kalsa, uno dei rioni più poveri, che egli chiama l’Africa di Palermo. Un sacerdote che porta il fuoco della carità, risolleva nella dignità peccatori piegati dal vizio. Ridà energie a tanta gente desolata, bisognosa di aiuto materiale e di fede. Ma sono i fanciulli a inquietarlo. Vuole fare qualcosa per i suoi pulcini, i picciriddi, per i suoi dolci figli: dare loro una casa, mantenerli, istruirli, educarli. -
L' integrazione europea prima dei Trattati di Roma
Il volume si propone di fornire spunti per una riforma dell'Unione europea attraverso un'analisi giuridica, economica e politica delle esperienze di integrazione (realizzatesi o fallite) dei primi anni '50: la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, la Comunità europea di difesa e la Comunità politica europea. Il volume offre un quadro di quelle esperienze da un punto di vista sia storico, attraverso l'analisi delle testimonianze di uno dei principali artefici di tali forme di integrazione - Jean Monnet -, sia economico, mettendo in luce soprattutto il profilo del legame tra forme di finanziamento di un'organizzazione e sua indipendenza dagli Stati membri, sia giuridico, confrontando la struttura istituzionale di CECA e CPE e quella dell'attuale Unione europea e mettendo in luce il carattere estremamente avanzato delle prime. -
Eros e Cristo. Michelangelo, Cellini, Bronzino
L'eros dell'Occidente racchiude una tensione che scopre nel Messia l'oggetto definitivo del desiderio. È un tema rimosso che queste pagina affrontano da una prospettiva avvincente, poichè vogliono individuare l'impulso amoroso verso Gesù nelle opere dei maggiori artisti del Rinascimento. Figure ed episodi che non suscitano solo l'interesse degli storici e degli appassionati, ma ancora risvegliano emozioni per il Verbo che attrae le anime e le civilità in sì leggiadro aspetto. -
Formiche (2019). Vol. 145
Formiche è un progetto culturale ed editoriale fondato da Paolo Messa nel 2004 ed animato da un gruppo di trentenni con passione civile e curiosità per tutto ciò che è politica, economia, geografia, ambiente e cultura. Nato come rivista cartacea, oggi l'iniziativa Formiche è articolata attraverso il mensile (disponibile anche in versione elettronica), la testata quotidiana on-line formiche.net, un sito di informazione europea in lingua inglese anthill.eu, una collana di libri, un programma di seminari a porte chiuse Landscapes ed una Fondazione onlus. -
La Calabria silente
Quello che la Calabria e gran parte del Sud mostra di non capire fino in fondo in questo delicato passaggio di fase, politica e sociale, è che non basta più lo scontro e il rifiuto netto delle politiche all'orizzonte per quella che è stata definita la secessione dei ricchi. Occorre mettere in atto politiche nuove ma soprattutto un nuovo protagonismo di tutte le articolazioni della società. Invece di restare più o meno in silenzio quello che viene sempre più richiesto è che organizzazioni, ceti, gruppi, associazioni rompano il muro del silenzio e scendano finalmente in campo. Dopo la Calabria dolente la Calabria silente: poi resta poco. -
Modelli di riforma nella tradizione giudaico-cristiana. Maestri e testi
Il presente volume raccoglie quattro studi che trattano della riforma nella Chiesa dei Padri e nel pensiero medievale di Ja'aqov Anatoli. A essi, seguono due contributi che prendono in considerazione le ricadute moderne e contemporanee del pensiero riformistico dei Padri. Sebbene ognuno di essi si occupi di settori religiosi differenti, nel loro complesso, questi contributi mostrano come la riforma religiosa antica si articolasse secondo una triplice gradualità: era avviata a partire dall'esperienza di fede di un maestro; essa, a sua volta, era trasposta in una codificazione scritta; infine era recepita dai discepoli del maestro, che potevano formare una comunità.