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Come finirà il capitalismo? Anatomia di un sistema in crisi
Dopo anni di salute malferma, il capitalismo versa ora in condizioni critiche. La crescita ha ceduto il passo alla stagnazione, la disuguaglianza ha condotto all'instabilità sociale e la fiducia nell'economia è ormai svanita. In Come finirà il capitalismo? Wolfgang Streeck tratteggia l'alba di sovvertimenti epocali. Del resto, il matrimonio fra democrazia e capitalismo - partner male assortiti convolati a nozze tra le macerie della Seconda guerra mondiale - è giunto al capolinea, le istituzioni di regolamentazione che un tempo arginavano gli eccessi del settore finanziario sono ora crollate e, dopo la vittoria del capitalismo alla fine della Guerra fredda, non esiste più un organo politico in grado di arrestare l'avanzata della liberalizzazione dei mercati. Il nostro è ormai un mondo definito da una crescita in costante declino, dalla governance oligarchica, da una sfera pubblica sempre più ristretta, dalla corruzione istituzionale e dall'anarchia internazionale, e nessuna cura per questi mali s'intravede all'orizzonte. -
Motori e miti della modernità. Comunicazione e immaginario industriale
Vapore ed elettricità sono stati il motore dei mutamenti sociali durante tutta la modernità. La comprensione sociologica di questa fase storica non può prescindere da un'accurata analisi di ciò che l'accelerazione dei trasporti tra Ottocento e Novecento ha costituito per l'esperienza umana. L'estensione delle reti ferroviarie, in particolare, è stata un elemento imprescindibile del successo della rivoluzione industriale: la possibilità di velocizzare e aumentare gli scambi commerciali ha rappresentato uno straordinario volano di sviluppo per il mondo occidentale, contribuendo a giganteschi mutamenti nelle configurazioni urbane e perfino negli orizzonti dell'immaginario umano, nella percezione del tempo e dello spazio. ""Motori e miti della modernità"""" prova a esplorare connessioni che la sociologia sembra aver sorprendentemente trascurato."" -
Sulla soglia delle forme. Genealogia, estetica e politica della materia
È ormai da circa un decennio che il dibattito culturale registra un ritorno del materialismo; ritorno che si delinea innanzitutto come un suo aggiornamento ai temi contemporanei (post-umanesimo, ecologia, femminismi), compiuto attraverso la riattivazione di quella materia che il materialismo in qualche misura si porta sempre dietro, nelle declinazioni filosofiche come negli usi politici. Pur inserendosi in questo movimento diffuso, il volume prova a riconfigurare i termini del dibattito attraverso uno spostamento prospettico: da un centro unico - la materia, che nella sua pervasività rischia di descrivere un determinismo in grado di trasmettersi dalla dimensione fisica a quella sociale, politica, estetica - ci si muove verso due fuochi, la materia e la forma. La scommessa è che dalla lunga vicenda filosofica di questi due concetti affiorino dei momenti in cui la loro dialettica lascia intravedere percorsi differenti rispetto a quelli che si sono dati storicamente, e configurazioni inedite di senso capaci di plasmare un materialismo che non cerchi solo la legittimazione materiale di lotte e pratiche, ma che trovi anche le parole e gli strumenti per immaginarne di nuove. -
Snorri Sturluson. Edda
Noto col titolo islandese ""Edda Snorra Sturlusonar"""", tratto dal manoscritto più antico che lo contiene, l'Edda è il principale trattato teorico dedicato all'arte scaldica del Medioevo scandinavo, attribuito non senza incertezze a Snorri Sturluson. Membro del potente clan degli Sturlungar, Snorri fu raffinato poeta, storico e cinico uomo di potere, assassinato su ordine del re di Norvegia Hákon IV nel 1241. La """"sua"""" Edda - da non confondere con l'omonima raccolta poetica trascritta mezzo secolo più tardi - è un capolavoro ideologico di arte retorica e mito, realizzato a partire dagli anni '20 del XIII secolo, benché tra ritocchi e integrazioni la forma attuale potrebbe rappresentare il risultato di mani diverse. Il volume analizza il contesto storico coevo, le fonti manoscritte e ciascun capitolo dell'opera, soffermandosi infine sulla sua ricezione nel corso dei secoli e sul suo valore antiquario, che ne fanno un autentico oggetto di culto del mainstream medievalista."" -
La struttura dell'azione sociale. Vol. 1
La struttura dell'azione sociale è il classico per eccellenza della sociologia statunitense. Ma non solo: si tratta di un testo che come pochi ha contribuito a definire a livello globale, nel dopoguerra, i canoni della sociologia come disciplina scientifica e accademica. La prima grande opera di Talcott Parsons ha un doppio volto. Da una parte, si presenta come un tentativo di ricapitolazione del pensiero di autori quali Weber, Durkheim e Pareto, sulla base di linee interpretative che contribuiranno in maniera decisiva alla loro ricezione come ""padri fondatori"""" della sociologia. Dall'altra, integra i diversi approcci da loro proposti, mirando a costruire una teoria sistematica dell'azione sociale dotata degli attributi della scientificità e in grado di offrire un'alternativa alle astrazioni dell'economia politica. Si pongono così le basi per l'elaborazione dell'approccio struttural-funzionalista, destinato a perfezionarsi nell'altra grande opera di Parsons, Il sistema sociale, e a proporsi a lungo come corrente dominante nella sociologia in termini di teoria dell'integrazione, sullo sfondo della crisi del liberalismo e dell'affermarsi del welfare state fordista."" -
Abiezione e oppressione. Le radici inconsce del razzismo
Lungi dal rappresentare un retaggio ormai superato, razzismo, sessismo e omofobia sono ancora riscontrabili in abitudini quotidiane, in sentimenti e reazioni corporee, in significati culturali sedimentati al punto da costituire strutture inconsce di oppressione. Nei saggi raccolti in Abiezione e oppressione, la filosofa statunitense Iris Marion Young indaga le reazioni di avversione che strutturano le società contemporanee, cosiddette liberali e tolleranti, nelle quali una certa estetica dei corpi si sostituisce alle legittimazioni ufficiali dell'oppressione. Ricorrendo alle categorie di abiezione e di pregiudizio inconscio, l'autrice analizza in che modo le paure e le avversioni automatiche - che ancora oggi definiscono alcuni gruppi come disprezzabili - interagiscano con l'angoscia di soggetti alle prese con una società complessa e mutevole. -
Metamorfosi dell'intelligenza. Che fare del nostro Blue Brain?
Non trovando una definizione per l'intelligenza, gli psicologi hanno cominciato a misurarla; dopo il fallimento dei test di misurazione, i biologi l'hanno allora cercata nei geni; ma, poiché la genetica restava silenziosa, è stato il cervello stesso con il suo sviluppo epigenetico a costruire il nuovo laboratorio della mente. Oggi, l'intelligenza autorizza la propria simulazione con i chip sinaptici: i programmi Human Brain e Blue Brain hanno mappato il cervello umano nella sua interezza, fino a produrre una coscienza artificiale in grado di auto-trasformarsi accedendo al proprio codice sorgente. Superando le posture tecnofobiche oggi diffuse, Metamorfosi dell'intelligenza ingaggia un dialogo tra autonomia e automatismo, mostrando il ruolo che il concetto di intelligenza può ancora giocare nel prolifico dibattito sulla democrazia sperimentale. -
Il dilemma dell'aragosta. La forza della vulnerabilità
Non tutti sanno che l'aragosta nasce nuda e solo successivamente la natura le fornisce un abito su misura. Ma questo non cresce con lei: col tempo si trasforma in una gabbia e poi in una tortura. Così, quando la corazza diventa opprimente, l'aragosta la getta via e resta nuda: senza protezione, sola, in attesa di crearsene una nuova. È questo il dilemma dell'aragosta, ripreso da Stefano De Matteis in chiave metaforica per una lettura antropologica dell'attualità: lasciare le proprie corazze, identità di ferro o monolitiche, smettere di trincerarsi in certezze che si trasformano in gabbie e procurano sofferenze, per esporsi invece al rischio, mettendosi a nudo, creando uno spazio di riflessione e di elaborazione, di dialogo e di confronto. La vulnerabilità si trasforma così in un punto di forza: produce il cambiamento e prelude alla ricostruzione di una nuova vita, tanto sul piano individuale quanto su quello collettivo. -
La miseria simbolica. Vol. 1: epoca iperindustriale, L'.
Quello a cui stiamo assistendo oggi è un processo di digitalizzazione estrema e assoluta, un processo che mira a innovare l'infrastruttura tecnologica della nostra società, ma a causa del quale stiamo perdendo ogni possibilità di identificazione. La ""miseria del simbolico"""" di cui parla Bernard Stiegler non è soltanto quel triste vuoto che viveva il proletario alienato dal lavoro, ma anche il vuoto d'esperienza del consumatore odierno, privato della possibilità di determinare i propri desideri e totalmente condizionato dalle logiche di consumo. L'estetica è l'arma privilegiata della tecnologia industriale, e il cinema il suo campo di battaglia preferito: entrambi concorrono ad avvelenare l'esperienza individuale e collettiva. Tuttavia, è proprio nel cuore di questi due campi che l'autore rintraccia l'antidoto per sfuggire alla miseria antropologica che stiamo vivendo e per ritrovare quel sentimento comune che è condizione preliminare e necessaria alla vita pubblica."" -
Filosofia tra i ghiacci. Viaggio nella fine di un mondo
Nell'era di Antropocene, i ghiacciai sono tra le entità più colpite dall'aumento delle temperature. La loro presenza-assenza si disvela e ci interroga attraverso le cronache di una perturbante agonia: il progressivo ritiro per causa antropica. Filosofia tra i ghiacci è un viaggio che parte da suggestivi confronti fotografici dell'arco alpino e dalla letteratura scientifica di riferimento per arrivare a instaurare un dialogo fecondo tra l'uomo e il ghiaccio. Quale lezione sulla relazione uomo- ambiente e sul futuro del pianeta possiamo trarre dalla lenta fusione dei ghiacciai? Li interroghiamo e il loro silenzio ci rimanda alla realtà inesorabile del riscaldamento globale, ma anche a un'altra vita, ad altri tempi e altri luoghi, al passo cadenzato che sale verso la cima, lungo il sentiero delle altezze alla scoperta del nostro limite fisico e morale, del magistero della montagna. Si pone così un nuovo interrogativo, di natura più esistenziale: che cosa può insegnare l'uomo di montagna al cittadino globale? In questo libro Matteo Oreggioni traccia i lineamenti di una kryosophia, una filosofia materica che riflette sui ghiacciai come fenomeno metafisico e non solo naturale; una filosofia che non si limita a descrivere, ma che prende le mosse dalla necessità, concreta ed esistenziale, di confrontarsi con il fatto che vivere, oggi, vuol dire vivere alla fine di un mondo. -
Antropologia del corpo
In ""Antropologia del corpo"""" David Le Breton indaga il tema dell'invenzione del corpo occidentale e della relatività delle sue rappresentazioni sociali nel mondo contemporaneo. Facendo del corpo il filo conduttore della sua analisi, l'autore propone un'antropologia del presente che prende in prestito la """"deviazione"""" dell'etnologia e della storia per apprezzare - attraverso una prospettiva insolita e tanto più feconda - una serie di pratiche, discorsi, rappresentazioni e immaginazioni che coinvolgono il corpo nelle nostre società contemporanee."" -
Globalists
Nella prima storia intellettuale del globalismo neoliberale, Quinn Slobodian segue il percorso di un gruppo di pensatori, dalle ceneri dell'Impero asburgico alla creazione dell'Organizzazione mondiale del commercio, dimostrando come il neoliberalismo sia nato non tanto con l'obiettivo di ridimensionare lo Stato e di abolire le regolamentazioni quanto col fine di riorganizzarli a livello globale. Partendo dalla dissoluzione degli imperi dopo la Prima guerra mondiale, quando il nazionalismo, il socialismo e l'autodeterminazione democratica minacciavano la stabilità del sistema capitalistico globale, Slobodian reclama un nuovo modo di organizzare il mondo: lungi dal rigettare lo Stato regolatore, auspica governi e istituzioni globali capaci di isolare i mercati dagli Stati sovrani, dai cambiamenti politici e dalle turbolente rivendicazioni democratiche di maggiore uguaglianza e giustizia sociale. -
L' Europa in camicia nera. L'estrema destra dagli anni Novanta a oggi
Date le modifiche cui è andato incontro il concetto di destra nel mondo e nella storia, anche quello di estrema destra è cambiato più volte. Ne L'Europa in camicia nera lo storico Elia Rosati prova a delineare come si siano evolute, trasformate o riorganizzate le destre radicali europeo-occidentali dagli anni Novanta a oggi. E ciò ponendo in rilievo come le culture politiche neofasciste/neonaziste, identitarie, reazionarie e tradizionaliste cattoliche abbiano affrontato e cavalcato l'impatto dei fenomeni globali, della nascita dell'Unione Europea e delle crisi economico-finanziarie sulla società europea. Il risultato è uno studio storico estremamente accurato e stimolante che guida il lettore nelle pieghe più oscure delle nostre società per cercare le radici del ""fascismo del terzo millennio""""."" -
Il contrattacco delle immagini. Tecnica, media e idolatria a partire da Vilém Flusser
L'emergere di nuove forme di immagini si accompagna a una domanda sempre più urgente: come l'interazione con queste immagini ci stia trasformando. Con la guida di un filosofo asistematico ed eccentrico, ma capace di grandi intuizioni, quale Vilém Flusser, Il contrattacco delle immagini prende le mosse da una riflessione sulla tecnica, tenendo conto dei processi di interiorizzazione e di esteriorizzazione, per comprendere le immagini come tecnologie in grado di modellare il modo in cui vediamo il mondo. Risalendo genealogicamente al problema dell'idolatria, che sembra aver raggiunto oggi una nuova attualità, il volume mira a individuare gli aspetti dai quali dovremmo stare in guardia e quelli che invece potrebbero migliorarci. Il carattere manipolabile delle nuove immagini può infatti rivelarsi una risorsa, se impariamo a giocare con loro. -
Antropologia del linguaggio. Nuova ediz.
Con questo manuale, ormai diventato un classico, Alessandro Duranti è riuscito ad affermare il ruolo decisivo dell'antropologia del linguaggio nelle scienze umane. Il testo muove dalla consapevolezza che ""il linguaggio non è solo parte integrante della cultura, ma un modello per creare e riprodurre l'intera realtà sociale"""". Con questa certezza l'autore affronta in forma sistematica gli aspetti della lingua come pratica culturale e strumento simbolico: dall'analisi della conversazione alla pragmatica del discorso, fino allo studio delle varietà linguistiche e delle comunità multilingui. Le prospettive teoriche - essenziali le parti dedicate alla nozione di cultura e alla diversità linguistica - si misurano con l'analisi della metodologia d'indagine etnografica e di trascrizione, cioè con il perno dell'antropologia del linguaggio come pratica scientifica. La lingua si identifica con l'interazione sociale e, dunque, con ogni forma di analisi dell'esperienza. Per l'antropologo del linguaggio, essa è allora allo stesso tempo oggetto e soggetto di studio, fenomeno che si amplifica fino a confondersi con l'intero universo sociale. Tra parola e oggetto, tra parola e azione non c'è più frattura, ma quel campo di infinite connessioni che è l'essenza della condizione umana."" -
Narratori italiani del Duemila. Scritti di stilistica militante
Il volume riporta le letture di circa ottanta romanzi dell'ultimo ventennio, precedute da riflessioni sullo statuto della critica. Vi si pratica una stilistica militante: i giudizi di valore di volta in volta espressi sono fondati su ricognizioni formali dei testi, nella convinzione che quella dello stile possa essere una chiave di accesso privilegiata, utile a capire meglio anche gli aspetti tematici. Particolare impegno viene messo nella segnalazione di opere prime meritevoli, magari poco visibili, che è uno dei compiti più importanti che la critica militante possa svolgere. In altre occasioni, invece, si mostrano i limiti di romanzi mediocri o addirittura pessimi di scrittori di successo, operazione che ha una precisa funzione ""ecologica"""". Viene molto valorizzata la prosa che esorbita dall'italiano medio, in ogni direzione possibile. Il consenso però va anche alle scritture che usano efficacemente la medietà espressiva come strumento adatto a determinati scopi di rappresentazione del mondo."" -
Lo sguardo ritratto. Thomas Bernhard tra parola e immagine
Perché da trent'anni un uomo trascorre le sue mattinate, a giorni alterni, nel chiuso di un noto museo di Vienna, dinanzi a un ritratto del Tintoretto alla ricerca ossessiva di un ""errore palese""""? Da questa interrogazione di natura estetica prende le mosse Lo sguardo ritratto, uno studio dedicato a uno dei più significativi romanzi di Thomas Bernhard (1931-1989): Antichi Maestri. Commedia (1985). Le considerazioni portate avanti investono alcuni dei nodi teorici intessuti nella trama del romanzo, da intendersi come riflessione globale sull'arte: la problematica dell'auraticità artistica nel mondo della riproducibilità tecnica; la polarità tra totalità e frammento; la dialettica tra perfezione e fallimento. Soprattutto, al centro del volume è il peculiare dispositivo della visione: una fuga di sguardi che fa da pendant a quell'orchestrazione della scrittura su tre punti che costituisce la sigla più propria della narrazione bernhardiana. Lo sguardo ritratto è il perno di quest'architettura."" -
Bombay brokers. Metropoli e creatività culturali
Bombay Brokers è la risposta etnografica ad alcune delle domande che da decenni impegnano molti studiosi di scienze sociali. Come si spiega una metropoli? Come la si racconta in modo che sia possibile comprenderne il senso e la funzione, la radice storica e la prospettiva a venire? Non si tratta di interrogativi oziosi, ma di questioni centrali che gli amministratori, i decisori politici e i pianificatori urbani rivolgono agli scienziati sociali, agli urbanisti, ai sociologi e agli antropologi urbani. La risposta che questo libro fornisce è lineare nella sua complessità: raccontare le vite, scegliendo la prospettiva del lavoro. Chi lavora in una megalopoli come Mumbai? Come ci si guadagna da vivere? Oltre la superficie del lavoro istituzionalizzato, una metropoli è prima di tutto uno spazio brulicante di inventiva e immaginazione. Senza celebrare la libera iniziativa ortodossa e senza svilire l'imprenditoria nella cinica retorica del liberalismo, il volume racconta le vite dell'imprenditoria informale, che procura qualunque bene o servizio attraverso reti ufficiose fatte di contatti e reciprocità. -
La sicurezza urbana. Da concetto equivoco a inganno
Il passaggio da concetto equivoco a fonte di inganno la dice lunga sulle ambiguità che ruotano intorno alla questione della sicurezza urbana. Lungi dal rispondere a quesiti inspiegabili, magari tentando strade impervie nella pratica di una competenza istituzionale non sempre contrassegnata da contorni definiti, questo libro mostra la scarsa conoscenza e talvolta l'inattività da parte della politica rispetto al governo della cosa pubblica e alle grandi trasformazioni planetarie, che spesso si ripercuotono sulle realtà locali con conseguenze negative. A partire da una sorta di politica dell'esperienza, intrisa di analisi, ricerche e valutazioni, l'obiettivo è quello di mettere ""nero su bianco"""" le innumerevoli occasioni mancate nel governo delle politiche statali di sicurezza urbana e della governance locale."" -
Supercalifragilistic... Teorie, formule e attrezzi della serialità
La serialità rappresenta la magnifica ""appropriazione debita"""" e la più astratta figurazione concettuale del cinema da parte della televisione. La chiave della fiction seriale è la sua scrittura: saper progettare e realizzare una fiction significa saperla scrivere, saper ridisegnare le carte di sviluppo dell'immaginario collettivo. Supercalifragilistic... riannoda i fili delle teorie, delle tecniche e delle formule della scrittura seriale per metterle a disposizione di chi voglia comprendere, ideare e scrivere la serialità nella sua inesauribile ricchezza. Il volume però racconta qualcosa di più: il portato magico della scrittura seriale, che, doppiando il capo della devolution - ultima grande mutazione della fiction seriale -, trasforma la sospensione dell'incredulità nell'esibizione del trucco quale intreccio affascinante tra effetto e metodo. Postfazione di Alberto Abruzzese.""