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Maria Paola Colombo Svevo. Una cattolica democratica libera e forte
La vita, tra impegno politico e civile, di Maria Paola Colombo Svevo.Questa biografia vuole far emergere una storia comune, di cui Maria Paola Colombo Svevo è stata un ""anello forte"""". Classe 1942, nativa di Rho, in provincia di Milano, democristiana, è stata assessore al comune di Monza e alla Regione Lombardia, senatrice e poi parlamentare europea. Si è sempre occupata, prevalentemente, delle fasce più deboli e vulnerabili, con uno sguardo costante alla condizione delle donne e al loro punto di vista sulle cose. È la stessa vita di Maria Paola Colombo Svevo ad aver suggerito la strada da percorrere per la stesura di questo libro: il suo impegno per la storia comune permette di ricostruire il tessuto culturale della realtà del suo tempo. Nella sua unicità, è anche una biografia """"rappresentativa"""": di una cultura, di un territorio, di una generazione, di moltissime donne. È parte di una tradizione: quella del movimento cattolico democratico e popolare, delle persone libere e forti, che trova le sue origini nel pensiero di Luigi Sturzo."" -
Il buon tedesco
Il capitano Jacobs è un buon soldato, rispettoso delle gerarchie, onesto. Improvvisamente nel 1944, assieme al suo attendente, decide di passare, armi in pugno, dalla parte dei partigiani. Sceglie di combattere contro i propri camerati. Perché lo fa? Inseguendo la parabola di quest'uomo viene alla luce una grande storia dimenticata: furono centinaia i tedeschi e gli austriaci a percorrere lo stesso cammino. Un piccolo esercito senza patria e bandiera, una pagina unica nella storia d'Italia.Sui monti di Sarzana, proprio lungo la Linea Gotica, dove nel 1944 i combattimenti infuriavano con maggiore ferocia, il capitano della marina tedesca Rudolf Jacobs, ottimo soldato, abbandonò le proprie fila. Non lo fece per fuggire da una guerra ormai persa, ma per unirsi ai partigiani garibaldini, fino a morire eroicamente durante l'assalto a una caserma delle Brigate nere fasciste. Apparentemente la sua sembra la storia di un'eccezione, commovente e coraggiosa, ma pur sempre un'eccezione rispetto alla nostra idea dei tedeschi zelanti combattenti della Germania nazista, fedeli fino al suo crollo. Eppure questa eccezione non fu così solitaria e isolata: parliamo di centinaia di uomini, almeno mille secondo le stime degli storici. O erano di più? Tedeschi e austriaci, ""banditi"""", """"disertori"""", """"senza patria"""", che hanno saputo dire di no agli ordini ingiusti, che hanno rigettato la legge dell'onore e del sangue per scegliere quella della libertà e della coscienza. Partendo da tracce labili, quasi svanite – un nome su una lapide, poche righe nei documenti ufficiali, qualche ricordo dei partigiani sopravvissuti –, questo libro è un'indagine appassionata e coinvolgente che ci trascina alla riscoperta di una pagina di storia che nessuno in Italia ha mai raccontato in questo modo."" -
Scritture per la scena. Leggere i testi teatrali
Un utile strumento che invita alla lettura consapevole dei testi teatrali di ogni epoca, dalla tragedia classica ai testi contemporanei. Perché scrivere per la scena non è la stessa cosa che scrivere per la lettura.Siamo spesso abituati, sin dalla scuola, a leggere i testi teatrali con le stesse modalità e le stesse categorie con cui leggiamo i romanzi: ma i testi teatrali sono strettamente legati alle condizioni dello spettacolo dell'epoca in cui sono stati scritti e dunque possiedono una specificità che deve orientare la lettura. Con questo libro Luigi Allegri ci porta a scoprire, con una scrittura limpida e senza tecnicismi, gli stili di scrittura, le composizioni drammaturgiche, le tipologie dei personaggi, i rapporti con la concretezza degli spettacoli dei testi che via via prende in esame. I capitoli del libro spaziano in due millenni di storia del teatro e analizzano la struttura del testo drammaturgico nelle sue differenze col testo narrativo, gli schemi che ne determinano gli intrecci, le differenze non strutturali e di riferimenti sociali della commedia, della tragedia e degli altri generi drammatici, i contesti storici e culturali, le mutazioni dei personaggi, le interrelazioni continue tra scrittura e scena. Il libro è anche una fonte ricchissima di storie, aneddoti, sorprese. Come per esempio quella di scoprire che Amleto, nella lettera del testo di Shakespeare, non è la pallida ed esangue figura che abbiamo sempre conosciuto ma un corpulento omone! -
Anche i partigiani però...
Avventurieri e ladri di polli. Protagonisti di una guerra inutile. Vigliacchi che colpiscono i nemici a tradimento. Terroristi. L'elenco dei luoghi comuni e delle falsificazioni sulla Resistenza è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria. Perché?Irresponsabili che con le loro azioni scatenano le rappresaglie naziste e fasciste che si abbattono sulla popolazione inerme. Esaltati che combattono per imporre una dittatura comunista in Italia. Assassini che infieriscono sui vinti. E ancora, autori di un racconto falsificato della storia, imposto a tutti. Questi giudizi sui partigiani oggi sono parte integrante di un senso comune diffuso, popolato di frasi fatte. Con un meccanismo connaturato ai media in generale ma amplificato dalla rete, prende forma un racconto che azzera i contesti, semplifica brutalmente, trasporta gli avvenimenti del passato nel presente per giudicarli con il metro dell'oggi. Come possiamo rispondere a questa offensiva pluridecennale? Chiara Colombini restituisce concretezza alla distanza che ci separa da quegli anni, calandosi nella realtà dura e drammatica, ma anche piena di speranza, di quei venti mesi che tanto hanno significato per la storia del nostro paese. Un libro per conoscere ciò che è stato. Senza retorica, tornando alla storia. -
Targa Florio. Le Madonie e la gara più bella
La Sicilia meno nota, quella lontana dalle coste più affollate e dalle celebri città barocche, è l'imprevisto palcoscenico di una vera e propria epopea. Protagonista: la gara automobilistica più antica al mondo.La Targa Florio è nata nel 1906 e si disputa tutt'ora. Gli anni gloriosi della competizione, che si svolge in Sicilia, sulle Madonie, hanno visto la partecipazione dei più importanti campioni di ogni epoca: da Varzi a Nuvolari, da Fangio a Siffert. Ideata da un giovanissimo Vincenzo Florio, rampollo della grande famiglia di armatori e industriali, la gara ha consentito che un'area agricola e ancora dominata da un'economia feudale venisse alla ribalta internazionale delle cronache sportive e mondane. Sullo sfondo di una grande sfida della velocità, il libro ci permette di apprezzare un luogo che dal mare alla montagna custodisce straordinarie bellezze e tradizioni, nonché – chi lo avrebbe mai detto – il più alto tasso di biodiversità in Europa. -
Le edizioni Laterza. Catalogo storico 1901-2020
Il 10 maggio 1901 Giovanni Laterza diffondeva una circolare nella quale annunciava l’esordio della casa editrice Laterza con i volumi della “Piccola biblioteca di cultura moderna” e il cantiere della “Biblioteca di Cultura Moderna”. Ai primi, incerti, passi di un’iniziativa con forte matrice locale seguì l’incontro con Croce e il decollo di una sigla che da allora ha acquisito un solido posto nell’editoria italiana ed europea. Nel 2001 è stata realizzata la prima edizione di questo Catalogo storico, per celebrare il centenario della casa editrice ma anche per onorare la memoria di chi l’ha guidata, trasformata, rilanciata, dal secondo dopoguerra alle soglie del Duemila: Vito Laterza, scomparso nel maggio di quell’anno. Questa edizione del Catalogo, aggiornata al 31 dicembre 2020, viene pubblicata vent’anni dopo per testimoniare come l’impegno di Vito Laterza, al pari di quello del fondatore Giovanni Laterza, è stato portato avanti. Con problemi, soluzioni e iniziative nuovi, ma sempre con l’obiettivo di selezionare, dare forma, diffondere contenuti culturali di qualità. -
Il primo re crociato. La spedizione di Sigurd in Terrasanta
Dall'Inghilterra alla Spagna musulmana, dalla Sicilia a Gerusalemme e oltre, fino a Costantinopoli, in un susseguirsi di battaglie navali e assedi, prestigiosi incontri con re e imperatori e violenti scontri con nemici musulmani ma anche all'occorrenza cristiani. Come le saghe islandesi affermano «si dice che dalla Norvegia non è stato intrapreso nessun viaggio più famoso di quello compiuto da re Sigurd».«Un crociato sui generis, Sigurd: figlio di un mondo lontano, la cui storia, grazie a questo libro, arricchisce la nostra percezione di un Mediterraneo medievale che fu più ricco e vasto di quanto in genere si immagini» - Amedeo Feniello, la LetturaIl re norvegese Sigurd Magnússon è stato il primo sovrano cristiano a visitare la Terrasanta dopo la conquista crociata di Gerusalemme. E la sua storia è unica nel panorama delle crociate medievali proprio per la sua provenienza: uno scandinavo, signore di un regno lontano in cui il cristianesimo si era affermato da appena un secolo. Un viaggio straordinario: dall'Inghilterra alla Spagna musulmana, dalla Sicilia a Gerusalemme e oltre, fino a Costantinopoli, in un susseguirsi di battaglie navali e assedi, prestigiosi incontri con re e imperatori e violenti scontri con nemici musulmani ma anche, all'occorrenza, cristiani. Un periplo del mondo allora conosciuto che, in cinque anni (1107-1111), condusse sessanta navi dagli estremi confini della terra fino al cuore della cristianità e da qui nuovamente in patria. Uno degli episodi meno conosciuti e più affascinanti della grande storia delle crociate che unisce ai tratti tipici delle scorrerie vichinghe (desiderio di avventura, di fama e di ricchezze) quella tensione spirituale di cui è permeata tutta l'epoca, e che farà guadagnare al suo giovane protagonista fama imperitura. -
Pietre d'oltremare. Scavare, conservare, immaginare l'Impero (1899-1940)
Tra Ottocento e Novecento molti paesi europei si lanciarono in grandi campagne archeologiche nei paesi del Mediterraneo, alimentando le collezioni di prestigiosissimi musei a Londra, Parigi e Berlino. Tali operazioni politiche e culturali servivano a giustificare il proprio espansionismo coloniale attraverso l'appropriazione e l'uso simbolico dei materiali della storia. Anche in Italia l'archeologia ha svolto un ruolo di primo piano, e mai prima esplorato, nella costruzione di un'alterità barbara, inferiore e subalterna, incapace di aver cura del passato. Un ruolo tanto più rilevante in quanto, nello stato liberale prima che nella propaganda fascista, l'archeologia proiettò l'immagine dell'Impero moderno sulle fondamenta di quello romano. Partendo dall'istituzione della Missione archeologica italiana a Creta (1899), passando per il 'discorso dell'antico' nella guerra italo-turca (1911-1912) e la nascita degli organismi di tutela nelle colonie di Libia e del Dodecaneso, il libro ricostruisce questa stagione attraverso il vissuto dei suoi protagonisti (degli archeologi come degli 'scavatori' reclutati localmente) e, al tempo stesso, getta luce sulle reazioni locali all'?espropriazione'. Ampio spazio viene poi dedicato al fascismo, mostrando la centralità dei nuovi siti libici (Cirene, Sabratha e Leptis Magna) nelle politiche del consenso del regime. -
La musica della luce. Dal «Flauto magico» alla «Nona Sinfonia»
La musica può cambiare il mondo. Ascoltarla o eseguirla è un invito a usare la nostra intelligenza. Di questo erano convinti fermamente Haydn, Mozart e Beethoven che, attraverso le loro opere – dal Flauto magico a La creazione, dal Fidelio alla Nona Sinfonia – hanno espresso una grande ambizione: far uscire l'uomo «dallo stato di minorità».Nel Flauto magico, nella Creazione, nel Fidelio, nella Quinta e nella Nona Sinfonia si esprimono i valori illuministi per eccellenza: la libertà, la fratellanza, l'uguaglianza. Valori che vanno conquistati passo dopo passo, che devono essere raggiunti attraverso un percorso graduale; e il processo musicale rispecchia questo percorso di conoscenza e di consapevolezza. Molte composizioni dei tre musicisti, e in particolare le cinque prese in esame in questo libro, sono articolate come una grande realizzazione musicale della metafora illuminista più nota, quella che ha dato il nome all'intera corrente di pensiero settecentesca: il passaggio dal buio alla luce, dall'oscurità dell'ignoranza e dell'oppressione alla luce del sapere e della libertà. Giovanni Bietti, il più stimato divulgatore musicale italiano, è convinto che oggi sia particolarmente importante ascoltare, eseguire, spiegare una musica che ci invita a usare la nostra intelligenza. Tanto più importante in quanto viviamo in un'epoca in cui molto spesso si cerca di addormentare il nostro intelletto. -
Prima gli italiani! (sì, ma quali?)
"Prima gli italiani"""" è uno slogan di grandissimo successo. Lo abbiamo sentito ripetuto migliaia di volte e lo troviamo in rete in ogni dove. Prendiamolo sul serio, allora: chi sono questi italiani che devono venire prima? Gli eredi dei Romani o quelli che abitano la nostra penisola? Insomma, quand'è che siamo diventati italiani? E perché?Quando diciamo: «Prima gli italiani!» cosa intendiamo? Chi ha la cittadinanza italiana o chi in Italia ci abita? Chi parla italiano? Chi ha genitori italiani o chi in Italia ci è nato? E non è la prima volta che ci poniamo questa domanda: ha cominciato Dante con la """"serva Italia""""; poi d'Azeglio con gli """"italiani da fare""""; e ancora, i """"santi, poeti e navigatori""""; gli """"italiani nuovi"""" fascisti o """"gli italiani brava gente"""". Urliamo questo slogan in un paese dai confini incerti, diviso tra nord e sud, est e ovest, città e campagna. Un paese che ha faticato a parlare la stessa lingua, che racconta a sé stesso una storia composta di micromemorie di parte. Un paese in cui i momenti più divisivi della vita pubblica sono proprio le feste nazionali. Ora questa identità frammentata è messa ulteriormente sotto stress dalle generazioni di ragazze e ragazzi nati in Italia da genitori """"forestieri"""". E negli stadi, con la realtà attorno a smentire l'ennesimo precario schema identitario, si grida: «Non ci sono negri italiani»." -
Il cacciatore di corte. Una vita ribelle nell'Europa del Seicento
Quella che leggerete in questo libro è l'incredibile storia di Ferdinando Carlo Thun di Croviana, figlio della migliore aristocrazia imperiale, che alla fine del Seicento preferì una vita avventurosa e ribelle alle pressioni familiari e alle convenzioni sociali. E, assieme a lui, scopriremo una serie di straordinarie strategie messe in piedi da uomini e da donne ribelli per sfuggire agli obblighi, ai condizionamenti, alle norme del loro tempo.Perché mai occuparsi di un conte bigamo, morto prigioniero in una fortezza di Luigi XIV? Di una moglie che si vendica come può del coniuge che l'ha abbandonata? Di un arcivescovo padre di quindici (forse sedici) figli? Di un uomo rinchiuso in una cella da vent'anni e più, perseguitato per causa di fede? Di una donna prigioniera alla Bastiglia? Tutti sono accomunati da almeno un agente: la volontà, se non la capacità, di sfuggire ai condizionamenti sociali, agli obblighi che il ruolo impone, alle norme, giuste o ingiuste che siano. Tutti marcano uno scarto. Se può esser vero che Chiesa e Stato, in particolare dopo il Concilio di Trento, hanno perseguito il modello del ""disciplinamento"""", ovvero il controllo dei comportamenti umani in virtù di valori politici e spirituali, bisogna però riconoscere che un tale obiettivo si è scontrato con forti resistenze, talvolta con veri e propri fallimenti. E questo libro, a partire dal racconto di storie particolari, è dedicato proprio a questi fallimenti, allo studio di quegli irregolari che al disciplinamento non si piegano, non tanto e non solo per scelta ideologica, ma anche per questioni private – affetti coniugali e rapporti famigliari, matrimonio e trasgressione –, per fede, aprendo di fatto uno spiraglio su un tema più generale e rilevante: i limiti del controllo sociale e le mille strategie adottate dagli individui per sottrarvisi."" -
Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri
Eugenio Cefis è stato per anni uno degli uomini più potenti d’Italia. Secondo molti, il più potente: la politica al suo servizio, i rapporti con i servizi segreti, le accuse di progettare disegni eversivi, fondi neri, dossier e intercettazioni telefoniche. Un grande burattinaio della Repubblica, capace di nutrire per oltre mezzo secolo una inarrestabile leggenda nera. Ma che cosa c’è di vero?Tenente dell'esercito del Regno, capo partigiano in Val d'Ossola, braccio destro all'Eni di Enrico Mattei, di cui divenne successore. E poi la scalata a Montedison. Fino al colpo di scena del 1977: le dimissioni da presidente del colosso chimico e l'espatrio in Svizzera, con un immenso patrimonio personale. Un improvviso abbandono della scena pubblica di cui era stato a lungo uno dei principali protagonisti. In mezzo, una miriade di polemiche giornalistiche, scandali e inchieste, da cui uscì miracolosamente indenne. Una coltre di sospetti alimentati dalla sua leggendaria riservatezza: le sue interviste si contano sulle dita di una mano, rarissime le foto, inesistenti i filmati in cui compare. La leggenda nera, che da sempre lo avvolge, dopo la sua morte nel 2004 si è arricchita a dismisura, con Cefis messo in correlazione con le morti di Mattei, del giornalista Mauro De Mauro e di Pier Paolo Pasolini che, nell'incompiuto Petrolio, scriveva proprio di lui. E poi la P2, di cui è stato indicato come il fondatore. Questo libro, grazie a una documentazione inedita (compreso un clamoroso retroscena sulla morte di Mattei), è un profilo autentico e senza sconti. Perché raccontare Eugenio Cefis oggi, nel 2021 in cui ricorre il centenario della sua nascita, significa raccontare l'Italia come mai è stato fatto prima. -
Centri e periferie. Europa, Italia, Mezzogiorno dal XX al XXI secolo
La geografia economica è cambiata, crescono le disparità. Ma il futuro delle città e delle regioni, e quindi delle nazioni, non è mai scritto. Nulla condanna a essere periferiaIl XXI secolo ha visto il declino dell'Italia e l'approfondirsi delle sue disparità interne. Per comprenderne il perché serve collocare quelle vicende, con un'analisi comparata, nel contesto dei grandi cambiamenti internazionali: l'allargamento a Est dell'Unione Europea, la deindustrializzazione, i nuovi servizi avanzati nelle città, il mutamento demografico, le migrazioni, l'influsso liberista sulle politiche economiche. In tutta Europa, a differenza di quanto avveniva nel Novecento, le disuguaglianze stanno aumentando. Ma le gerarchie territoriali non sono un destino irreversibile, cambiano grazie a intelligenti politiche pubbliche. Non è però ciò che è avvenuto, specie negli anni Dieci, in Italia: le politiche hanno spesso assecondato e non contrastato il declino e l'aumento delle disparità. Un'analisi di ampia prospettiva storica, fondata su dati e casi concreti, indispensabile per chi voglia trarre indicazioni per ripensare un'Italia più competitiva e più inclusiva, specie dopo la grande pandemia. -
Italya. Storie di ebrei, storia italiana
Dalla raffinata corte dei Gonzaga al ghetto di Venezia; dal Piemonte sabaudo alla Sicilia risorgimentale; dalla curia papale ai porti e alle botteghe: in queste pagine rivive un vero e proprio caleidoscopio di storie di ogni giorno, che hanno come protagonisti donne e uomini ebrei. Troveremo banchieri e sovrane, imperatori e gioiellieri, esorcisti e poetesse, librai e massoni, parlamentari, pittori, ciarlatani e musicisti. Storie di ebrei, tutte parte di un'unica, sorprendente, storia italiana.La maggior parte degli italiani non è abituata a pensare alla lunga storia del proprio Paese (tra Medioevo e Rinascimento, Controriforma e Risorgimento) anche come storia degli ebrei che pure, fin dall'epoca romana, lo abitarono ininterrottamente. Né, al contrario, la vitalissima storia ebraica nella nostra penisola è di solito concepita come parte integrante della storia italiana: la si pensa piuttosto come la parabola speciale di una minoranza emarginata, isolata, perseguitata; passiva di fronte agli eventi della ""Grande storia"""" o colpita in negativo da essi in ondate ininterrotte di antisemitismo. Germano Maifreda rovescia questo paradigma, sostenendo che conoscere la storia degli ebrei è indispensabile per capire la storia d'Italia nel suo complesso. Ripercorrendo, anche tramite documenti inediti, tante vicende piccole e grandi nell'arco di diversi secoli, l'autore dimostra che il passato italiano nei diversi ambiti (politico, economico, sociale, culturale, religioso) può essere visto con occhi nuovi se si tiene conto dell'azione costruttiva di donne e uomini ebrei; nonché delle influenze reciproche e delle tante forme di interazione avvenute tra loro e tutti gli altri abitanti della penisola."" -
1289. La battaglia di Campaldino
L'11 giugno 1289, a Campaldino, nella angusta valle del Casentino, si scontrano due grandi eserciti capeggiati da Firenze e da Arezzo. 20.000 fanti e oltre 2.000 cavalieri divisi da rivalità ideologiche, volontà egemoniche e interessi economici. Infatti le città toscane sono tutte guelfe e Firenze è ormai assurta al rango di vera e propria potenza regionale, i Ghibellini sono ridotti all'esilio e trovano rifugio in sparuti capisaldi come Pisa e Arezzo. La guerra che si apre allora è per una parte una guerra di sopravvivenza, a fronte di un contesto internazionale che vedeva il campo imperiale in gravissima difficoltà, per l'altra è di affermazione di un dominio e di una centralità che non accettano rivali o resistenze. Dopo due anni dall'andamento incerto e dalle sorti altalenanti, il conflitto si decide in un unico scontro. Una battaglia entrata nella storia perché non si trattò soltanto dell'ennesima guerra tra Comuni, così frequenti nel Medioevo italiano, ma anche tra fazioni e persino di guerra civile, militando fuorusciti nell'uno e nell'altro schieramento. A Campaldino, tra i cavalieri della prima schiera, quelli che avrebbero dovuto eseguire le azioni più temerarie, vi è un giovane Dante Alighieri che non dimenticherà facilmente le scene agghiaccianti di quel giorno di sangue, lasciandone traccia nella sua Commedia. -
Prima lezione sulla letteratura. Nuova ediz.
"Non importa quanto la vita vi sia rimossa, imitata, distorta, presa in giro, esagerata. Se l'opera letteraria non dice qualcosa ai viventi è muta"""". Piero Boitani introduce il lettore alla grande letteratura in un viaggio di conoscenza ricco di suggestioni, come un cammino attraverso il vivere." -
L' azienda sostenibile
Il rispetto delle persone e dell'ambiente deve essere al centro dell'impresa che guarda al futuro. Questo è in sintesi il paradigma dello sviluppo sostenibile, che chiama in causa non solo le aziende ma anche i consumatori e lo Stato. La sfida sarà vinta solo se il cambiamento culturale sarà preso in carico da tutti. -
Le reti organizzative
Per trovare lavoro ci vuole una buona rete di conoscenze; per costruire un'automobile ci vuole una buona rete di fornitori; le imprese per innovare dovrebbero mettersi in rete; i migranti che si integrano bene dispongono di buone reti familiari: il termine rete si usa ormai nei contesti più disparati. Nelle scienze sociali, poi, si è affermato un vero e proprio paradigma, secondo cui non solo le persone ma anche le organizzazioni non possono essere comprese appieno se non prendendo in considerazione le relazioni che intrattengono con varie porzioni dell'ambiente con il quale interagiscono. Questo libro è uno strumento utile per chi voglia conoscere un campo sempre più nevralgico per la comprensione della nostra economia e della nostra società. -
La pediatria a Padova. Una storia secolare
Frutto di ricerca interdisciplinare, il libro ripercorre la secolare storia della Pediatria a Padova, vivida testimonianza del percorso che ha condotto la pediatria di ieri a essere oggi una disciplina di frontiera dotata di un solido corpo, a sé stante, di saperi e competenze. Tutto ciò le conferisce una specificità tale che nel mondo attuale trova piena espressione solo in una autonoma struttura assistenziale accademica, contesto ideale per promuovere cura, formazione e ricerca d'avanguardia.Segnali rassicuranti sui modi e mezzi per combattere le malattie, segnali inquietanti sui rischi – individuali e collettivi – per la salute, giungono dalla società in cui viviamo. Il controllo della patologia e l'uso razionale dei farmaci, le condizioni socioambientali patogene e il protrarsi dei tempi di vita assistita per la popolazione anziana, la politica della salute e l'organizzazione sanitaria, il rapporto tra sanità pubblica e privata, l'assistenza negli ospedali e a domicilio, la medicina di base e la medicina di vertice, la formazione del medico di oggi e di domani, la bioetica delle nascite e delle morti, le prospettive aperte dalle biotecnologie e dalla manipolazione genetica, la socializzazione della medicina e la medicalizzazione della società, le variabili sanitarie della crescente globalizzazione e gli aspetti medici di una società multietnica, sono temi e problemi che esigono una riflessione critica, la quale non può non passare anche attraverso la storia. La «grande storia» può essere arricchita non poco dalla «piccola storia» di idee ed eventi relativi al nostro benessere. Dare voce a una umanità – fatta di pazienti e di curanti, di infermieri e di medici, di religiosi e di laici, di ricercatori e di politici, di imprenditori e di operai – che ha scritto, essa per prima, la «storia della medicina e della sanità», è lo scopo di questa collana, che viene a situarsi in un contesto poco e non adeguatamente esplorato.(Giorgio Cosmacini, Vittorio A. Sironi) -
Lottare contro la povertà
«Noi non deteniamo il segreto della fine della povertà: tuttavia, è possibile lottare meglio contro i mali che genera.»Davanti all'ampiezza e alla complessità delle condizioni di povertà estrema diffuse ancora in troppa parte del mondo, lo sgomento è tale che si sarebbe tentati di arrendersi o di proporre soluzioni radicali. Esther Duflo, nella consapevolezza che nessuno purtroppo detiene il segreto della fine della povertà, percorre una terza via molto ambiziosa: quella di lottare contro i mali che essa genera con l'arma della conoscenza che sola può aiutare a proporre delle soluzioni e a valutarne la pertinenza. Dobbiamo essere consapevoli che la lotta contro la povertà è una risposta a una crisi permanente. Ha bisogno di sperimentazione, nelle due accezioni del termine: è necessario cercare senza posa nuovi approcci, ma è necessario anche riconoscere e apprendere dai propri errori per mettere in atto strategie più efficaci. Il compito degli economisti è portare un contributo a questo processo di sperimentazione creativa.