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Nazionalisti e patrioti
Il nazionalismo va combattuto con intransigenza perché esalta l'omogeneità culturale ed etnica, giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione e, come ha già fatto in passato, può distruggere i regimi democratici e aprire la strada al totalitarismo. Se vuole porre freno al nazionalismo, la sinistra democratica deve in primo luogo rispondere al bisogno di identità nazionale, di cui ha sempre lasciato il monopolio alla destra. Per farlo, deve apprezzare la cultura nazionale e i legittimi interessi di ciascun cittadino ma anche elevare l'una e gli altri agli ideali del vivere libero e civile: è il patriottismo repubblicano, che tiene unite nazione, libertà politica e giustizia sociale. -
Riforma protestante ed eresie nell'Italia del Cinquecento
Nell'Italia del Cinquecento, divisa tra lo splendore delle corti e delle arti e la tragedia delle guerre e delle pestilenze, nuove dottrine religiose diffondono gli umori inquietanti del dubbio e della ribellione, insieme con le speranze di un profondo rinnovamento. Il fervore del dissenso e della libera critica percorre strati sociali di ogni condizione, tocca il vertice e la base ecclesiale della cattolicità, investendo tanto le dottrine teologiche quanto le pratiche religiose quotidiane. Massimo Firpo delinea una densa sintesi della diffusione in Italia di dottrine eterodosse scaturite dalla Riforma protestante ma con tratti di peculiare originalità. Pressoché cancellate dalla repressione controriformistica, esse furono tuttavia capaci di alimentare importanti filoni del radicalismo religioso europeo. -
Ritorno alle Foreste Sacre
«Il Giappone è quel luogo dove i fantasmi sono reali. È un paese che nasconde la propria spiritualità dietro alle luci brillanti dei malls, al cemento degli uffici e delle autostrade, al fumo dei bar e degli izakaya. È nelle campagne silenziose, nell'intimità delle case, che appaiono i fantasmi della tradizione, gli dèi dello shintoismo e gli eroi delle leggende, i tengu e gli spiriti dispettosi che interagiscono con gli umani. Conoscere questo Giappone è molto complesso per un gaikokujin, uno straniero, perché è difficile esserne accettato, è difficile da comprendere, difficile da trovare. Ho dovuto lasciarmi alle spalle la città, le guide, i reportage scritti in inglese per gettarmi nel vuoto. È così che li ho incontrati, questi spettri reali, per la prima volta in una foresta tanto imponente quanto dimenticata, dove i primi passi mi hanno lasciato letteralmente senza fiato. E da lì questi fantasmi mi hanno seguito per tutto il mio viaggio, tra le decine di villaggi abbandonati, gli ultimi monaci animisti al mondo, gli alberi millenari grandi come torri e venerati come dèi. Erano con me tra le case piccole, dai tetti blu, immerse nelle nebbia, circondate dal tè profumato di rugiada, negli altari nascosti dal muschio, nella foresta che divora la vallata e i suoi abitanti». -
Alla conquista del potere. Europa 1815-1914
Il secolo che va dalla battaglia di Waterloo allo scoppio della Prima guerra mondiale è stato una fase decisiva per la storia del mondo. In questi cento anni l'Europa ha allargato il proprio dominio a tutto il pianeta e ha tracciato un solco al cui interno ancora ci muoviamo: dalla nascita della civiltà industriale alla volontà di controllo sulla natura, dalle lotte dei lavoratori a quelle delle donne, dalle sfide degli artisti alle accademie sino alle rivolte dei servi contro i padroni. Questo affresco ci racconta l'Europa del XIX secolo, intrecciando storia politica, economica e culturale, a partire dai rapporti di forza interni ed esterni al continente. Particolare attenzione è dedicata alla ricostruzione della dimensione umana di questa storia, per cui ogni capitolo si apre con la vita di una persona, ognuna di un paese europeo diverso. «Verso l'inizio degli anni Trenta dell'Ottocento, lo scalpellino Jakob Walter si mise a scrivere le sue memorie. Era stato un soldato semplice nella Grande Armée dell'imperatore Napoleone Bonaparte, arrivando fino a Mosca. Dell'unica occasione in cui vide Napoleone scrive: ""Osservava passare il suo esercito, che era in condizioni disastrose. Impossibile immaginare cosa provasse. Il suo aspetto esteriore sembrava indifferente riguardo al miserabile stato dei suoi soldati; solo l'ambizione poteva fare effetto sul suo cuore.""""»."" -
Il cacciatore di comete. Diario di un'avventura nello spazio profondo
Nel 2014, per la prima volta nella storia, l'uomo è entrato in contatto diretto con il nucleo di una cometa. Lo ha fatto con la sonda Rosetta e il suo modulo di atterraggio Philae, dopo un volo di 7 miliardi di chilometri nello spazio profondo durato 10 anni. Paolo Ferri, lo scienziato che ha diretto la missione, racconta la straordinaria avventura che ha rivoluzionato le nostre conoscenze delle comete e della nascita del sistema solare. Una cometa è un piccolo corpo celeste che vaga nello spazio profondo. Irraggiungibile, intangibile, l'uomo l'ha resa nella sua immaginazione presagio di sventura o spirito guida. Questo fino al 2014, quando i cacciatori di comete dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno raggiunto il nucleo di una di esse con la sonda Rosetta. Il touchdown, epico come l'allunaggio del 1969, è avvenuto dopo un viaggio durato 10 anni e 7 miliardi di chilometri nello spazio profondo. Un inseguimento che ci ha permesso di arrivare a studiare la scia della cometa, le sue code di gas e polveri e il suo cuore di ghiaccio. Per due anni l'hanno accompagnata, analizzata, osservata da ogni prospettiva, depositando persino sulla sua superficie il modulo di atterraggio Philae. Questa epopea viene oggi raccontata dal capo dei cacciatori, Paolo Ferri, che ha diretto il team di controllo della missione per più di vent'anni. Una storia emozionante che segue passo dopo passo un'impresa che non ha eguali nella storia della conquista dello spazio per le distanze percorse, i corpi celesti incontrati, le difficoltà della navigazione, i momenti di scoramento e di entusiasmo. Un diario di bordo che descrive le sfide tecnologiche e scientifiche della missione Rosetta, le emozioni di chi le ha dedicato una parte importante della propria vita e che, al contempo, racconta anche altro: la storia delle comete, i miti e le leggende, la ricerca millenaria di una spiegazione al fenomeno che ancora oggi affascina per la sua simbologia e la sua potenza ultraumana. -
Marco Antonio
Le nostre informazioni su Marco Antonio (circa 83-30 a.C.) derivano soprattutto da ciò che hanno tramandato i suoi nemici. Prima Cicerone e poi la propaganda augustea hanno alimentato l'immagine stereotipata di un uomo d'azione avido e arrogante, dedito ai piaceri e agli eccessi, e schiavo delle donne al punto da rinnegare la propria identità di romano. Questa immagine negativa affascinò il greco Plutarco, autore di una biografia che costituisce tuttora un riferimento obbligato, ispirando nei secoli la letteratura e le arti. Tuttavia, dalle fonti affiorano diversi elementi che ci aiutano a recuperare un'immagine diversa di questo grande vinto: oltre ai difetti e alle debolezze, Antonio appare allora anche come un acuto uomo politico e un avveduto diplomatico. Dalle prime esperienze politiche a Roma fino alla tragedia di Azio e al suicidio in Egitto, passando per le terre e i campi di battaglia di Gallia, Balcani e Armenia, il percorso di un giovane ambizioso giunto ai massimi gradi del potere, la cui fine segnò anche la fine di un'epoca. -
La filosofia e le arti. Sentire, pensare, immaginare
Il pubblico che affolla le grandi mostre e le biennali si aspetta dalla filosofia dell'arte e dall'estetica degli strumenti per comprendere meglio le opere d'arte. Ma ciò accade raramente: i filosofi si occupano di analizzare in generale i caratteri dell'esperienza estetica, di offrire una definizione dell'arte ma difficilmente si avventurano in un confronto diretto con le opere. Stefano Velotti accorcia le distanze e mette in contatto diretto le acquisizioni della filosofia e la produzione artistica, soprattutto quella contemporanea, considerata la più ""difficile"""" e sconcertante. Le domande a cui cerca di rispondere questo agile volume sono dirette e concrete: come mai, quando guardiamo una tela con sopra delle linee e dei colori riconosciamo cose, persone, paesaggi, eventi? Come facciamo a riconoscere dei personaggi fantastici che non abbiamo mai visto nella realtà? Perché mai ci emozioniamo, talvolta, fino a ridere o piangere davvero per situazioni, eventi e personaggi che sappiamo che sono frutto di finzione? Perché continuiamo a provare una certa suspense per un film che abbiamo già visto e che sappiamo come va a finire? Perché investiamo tempo, soldi, energie per seguire storie inventate, concerti, faticosi percorsi museali? Fra incursioni teoriche ed esempi concreti il testo è un ottimo strumento di base per comprendere la relazione fra filosofia e arte."" -
L' ultimo Michelangelo. Dal «Giudizio Universale» alla Cappella Paolina
Il libro racconta la parte meno conosciuta della vita e dell’opera di Michelangelo Buonarroti, quella che ha inizio con l’esecuzione del Giudizio Universale. Negli anni in cui realizza questo dipinto straordinario Michelangelo sviluppa una sensibilità religiosa radicale che lo porterà ad avvicinarsi al gruppo degli ‘spirituali’, composto da alcuni uomini e donne in lotta per una riforma religiosa e che per la loro militanza segreta saranno sospettati, accusati e perseguitati per eresia. La produzione tarda di Michelangelo, che annovera capolavori quali la tomba di Giulio II, la Cappella Paolina, la nuova basilica di San Pietro in Vaticano e i piccoli dipinti per Vittoria Colonna e Tommaso Cavalieri, non è comprensibile se non all’interno di questa vicenda spirituale che mette in gioco la vita stessa dell’artista.rnIn queste pagine, la ricostruzione dello scenario storico nel quale opera l’artista dopo il Giudizio Universale si accosta all’analisi minuziosa della sua produzione, così da permettere al lettore di entrare profondamente nell’opera del genio, comprendere appieno le sue emozioni e ancora più chiaramente, per le dettagliatissime indagini tecniche condotte dall’autore durante i suoi restauri, il suo prodigioso talento manuale. -
Democrazia miope. Il tempo, lo spazio e la crisi della politica
Le prospettive per il futuro sono piuttosto fosche: nonostante i progressi scientifici, la pandemia ha fatto morire milioni di persone; despoti come Vladimir Putin uccidono innocenti e minacciano l’annientamento nucleare; il degrado ambientale va avanti; la disuguaglianza ha raggiunto livelli senza precedenti; il capitalismo passa da una crisi all’altra. Il futuro è sempre più cupo perché la politica democratica non si presta a maneggiare il tempo e lo spazio in modo tale da proteggere gli interessi delle generazioni future e da travalicare i confini nazionali. È ovvio che per restituire significato al futuro e renderlo desiderabile abbiamo bisogno di politici con una visione ampia del tempo e dello spazio. Abbiamo bisogno di riformare e forse persino di reinventare la democrazia e di mettere in atto un nuovo sistema di governance globale, meno concentrata sull’adozione e sull’applicazione di leggi rigide e più aperta alla mediazione, al coordinamento. Insomma, possiamo ancora recuperare il futuro perduto e farlo nostro. -
Come eravamo. Storie dalla grande storia dell'uomo
Dal primo avventurarsi su due gambe nelle pianure africane alla produzione di pitture rupestri, piramidi, bastimenti, parlamenti e molto altro: tanto si è scritto sul cammino evolutivo dell’umanità grazie al lavoro di paleontologi, archeologi e genetisti. Ciascuno di loro ha messo un tassello a formare un quadro generale della nostra storia. Ma oggi siamo riusciti a compiere un altro passo: con la capacità che abbiamo acquisito di leggere a fondo il DNA di tante persone, passate e presenti, e di interpretarne le differenze, quei resti non solo ci danno un’idea delle migrazioni, degli scambi, dei processi di adattamento all’ambiente che hanno fatto di noi quello che siamo, ma ci hanno anche permesso la ricostruzione delle sembianze dei nostri antenati. Il lavoro scrupoloso di un gruppo di artisti ci fa finalmente guardare in faccia Homo erectus, che per primo ha imparato a maneggiare il fuoco, e i piccoli ominidi dell’isola di Flores in Indonesia, che qualcuno ha ribattezzato hobbit; i vecchi europei, gli uomini di Neandertal e quelli nuovi come Ötzi, l’uomo dei ghiacci del Museo di Bolzano, e tanti altri. Guardandoli negli occhi possiamo capire meglio quanto abbiamo in comune, quanto ci siano vicini, quanto è vero che, nonostante la grande distanza temporale, noi in qualche modo siamo loro. -
Il cielo delle Alpi
Cosa pensava Ötzi dell'ambiente in cui viveva e in cui trovò la morte? Da dove nasce l'idea di Annibale di valicare i passi alpini? A quali esseri magici e religiosi si sono da sempre votati i Walser per vivere fra le nevi e i ghiacci del Monte Rosa? Da quali fenomeni atmosferici e climatici si è fatto incantare Leonardo da Vinci di fronte alle Alpi? O, ancora, come hanno osservato, vissuto, studiato, rappresentato il clima alpino tra Sette e Ottocento de Saussure, Napoleone, Turner e Segantini? Come lo hanno raccontato Mario Rigoni Stern e Pierluigi Cappello? Cos'ha significato per i più grandi alpinisti del Novecento, Walter Bonatti e Reinhold Messner? ""Il cielo delle Alpi"""" vuole ripercorrere e ricostruire il rapporto che l'uomo ha instaurato con il clima delle Alpi nel corso dei secoli attraverso le vicende di alcuni fra i personaggi più noti del passato e del presente. Un percorso lungo il tempo e lo spazio narrato dall'interno, attraverso lo sguardo e le sensazioni di coloro che più di tutti sono entrati nell'immaginario collettivo come i veri conoscitori delle Alpi."" -
Colpirne uno. Ritratto di famiglia con Brigate Rosse
È l'inizio di giugno del 1981 e a San Benedetto del Tronto, all'estrema periferia della Repubblica, le Brigate Rosse rapiscono Roberto Peci, fratello di Patrizio, primo pentito della storia dell'organizzazione. Sottoposto a un terrificante ‘processo popolare', sarà giustiziato poche settimane dopo in un casolare nella campagna romana. Mario Mandrelli, il magistrato che segue le indagini e porta a processo i brigatisti responsabili dell'omicidio, è il padre di mia madre, mio nonno. Attraverso le carte giudiziarie, i giornali dell'epoca, gli appunti finali, i ricordi e i diari di famiglia, emerge il racconto di un episodio di storia italiana e delle sue ombre che si nascondono dietro ogni angolo, malgrado le apparenze. O forse proprio come le apparenze. Il tutto viene visto con gli occhi di chi da queste storie è sempre stato circondato, sentendole raccontare a pezzetti dai protagonisti. E ognuno ha una sua verità, un suo orgoglio da rivendicare, una sua cicatrice da nascondere. L'importante è tenere a mente che si tratta di una storia vera. Che non vuol dire che dentro ci siano solo verità̀. Le bugie, in fondo, non hanno meno valore. -
Il Duca. Vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro
In tutte le raffigurazioni è l'uomo dalla faccia dimezzata, da quando, nemmeno trentenne, un occhio e la radice del naso li aveva perduti per un colpo di lancia ricevuto durante una giostra. Nella storia del Rinascimento italiano, Federico da Montefeltro, duca di Urbino, è il più stimato e strapagato condottiero, circondato dalla fama di non aver perso (quasi) mai una battaglia. Intelligente, coltissimo, ottimo stratega, bravo statista, abile diplomatico, scaltro (ma sempre elegante) curatore dei propri interessi, assieme al suo grande amore, la giovanissima e affascinante seconda moglie Battista Sforza, Federico riuscì a trasformare la corte del Montefeltro in uno dei centri della cultura e della politica italiane: a lui si deve la facies urbanistica e architettonica di Urbino, è lui che riesce a coinvolgere nel suo progetto culturale artisti e architetti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini. Ma come ogni vita avventurosa che si rispetti, anche quella di Federico fu costellata da intrighi e misteri mai del tutto risolti: come riuscì da figlio ‘bastardo' a impadronirsi del potere? Che ruolo ebbe nella famosa ""congiura dei Pazzi""""?"" -
L' arte contemporanea in 10 artisti
L'arte contemporanea è specchio sensibilissimo delle tensioni, delle contraddizioni, della bellezza e degli orrori del nostro tempo. Un tempo così vicino che può accaderci talvolta di ritrarci, interrogandoci sul suo senso. Ma basta avvicinarla, con pazienza, ripetutamente, e si impara a conoscerla, se ne trovano le chiavi di lettura, gli intenti. E allora il suo fascino ci avvolge. Questo libro non racconta, per sintesi, ""tutta"""" l'arte contemporanea, ma vuole proporre il lavoro di dieci particolari artisti vissuti tra gli anni Quaranta del Novecento e i nostri giorni: Pollock, Rothko, Fontana, Burri, Hopper, Bacon, Abramović, González-Torres, Mueck e Hirst. La descrizione delle loro opere e il racconto delle loro vite, supportati dalle testimonianze dirette dei protagonisti, segnano, nel vasto territorio della contemporaneità, una sorta di itinerario che lascia emergere una potente tensione spirituale e creativa. Questi artisti hanno scrutato il buio del vuoto di senso dopo i traumi della guerra mondiale e di fronte alla paura della catastrofe nucleare e alla ripulsa per la macchina divoratrice della società dei consumi. Alla ricerca di una luce che non è una risposta definitiva o una certezza metafisica, ma innanzitutto è scoperta di forme espressive e simboliche che diano voce, nell'arte, alle inquietudini e alle domande della contemporaneità."" -
La politica dell'inciviltà
Politici impegnati più a demonizzare e a screditare gli avversari che non a risolvere controversie e conflitti; trasmissioni televisive costruite per mettere in scena lo scontro politico, vero o fittizio che sia, per catturare l'attenzione del pubblico; cittadini che si accaniscono contro il nemico di turno pur di catalizzare l'attenzione e conquistare qualche fugace momento di celebrità. Sono tutti segnali che raccontano i tempi della politica dell'inciviltà. Oggi questa modalità comunicativa è diventata una risorsa strategica in grado di avvantaggiare attori che, a vario titolo, contribuiscono alla costruzione della dimensione politica. Se la si considera così, molti fenomeni che caratterizzano la politica contemporanea appaiono più facilmente comprensibili e interpretabili e, purtroppo, destinati a rimanere con noi ancora a lungo. -
Il Generale Dalla Chiesa, il terrorismo, la mafia
Il 3 settembre 1982 a Palermo veniva ucciso dalla mafia il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Nella storia dell'Italia repubblicana, dalla Chiesa era l'uomo per gli incarichi difficili, fin da quando aveva scelto di andare volontario nella Sicilia di Salvatore Giuliano. Successivamente le istituzioni democratiche si affidarono a lui in alcuni dei momenti più drammatici, chiamandolo a contrastare l'offensiva del terrorismo brigatista, sia prima che dopo il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro. La sua ultima missione, conclusasi con l'attentato che lo colpì assieme alla moglie, fu quella di prefetto di Palermo, dove era stato inviato a fronteggiare un'escalation di violenza della mafia senza precedenti. La sua carriera lo portò a vivere una molteplicità di situazioni, nel corso delle quali è stato dipinto come il più fedele dei servitori dello Stato, ma che, allo stesso tempo, lo hanno messo al centro di accuse e polemiche di varia natura. Finalmente la vita di uno degli uomini simbolo della nostra Repubblica viene ricostruita e raccontata da uno storico, grazie all'accesso a una documentazione vasta e inedita. -
Lavorare non basta
Il tasso di occupazione è considerato un indicatore fondamentale dello sviluppo di un paese: peccato che sia sempre più elevato anche in Europa il numero di lavoratori poveri. La costruzione delle identità personali e collettive è ancora legata al proprio ruolo professionale. Peccato che i ruoli professionali siano sempre più precari e frammentati. Insomma, il lavoro non basta più: sono necessarie urgenti misure che restituiscano stabilità economica e, con questa, fiducia nel futuro. L’introduzione del salario minimo, la promozione di contratti stabili e la revisione della tassazione sul lavoro rispetto a quella sui patrimoni sono i primi interventi urgenti che aiuterebbero il benessere collettivo. -
Psicosociologia del maschilismo
Chiara Volpato analizza i processi psicologici e sociali che, nelle società occidentali, sorreggono il potere maschile, si oppongono al cambiamento e limitano l’apporto delle donne alla creatività sociale. Esamina i meccanismi di costruzione della presunta superiorità maschile e quelli che perpetuano la subordinazione femminile nel lavoro, nella politica, nei mass media. Il libro è una edizione riccamente ampliata e aggiornata rispetto alla prima pubblicazione di quasi dieci anni fa. Il divario di genere in questi anni, a livello internazionale e nazionale, non è cambiato in modo sostanziale. I progressi sono lenti; persistono troppe discriminazioni e, soprattutto, persiste una cultura ancora per molti aspetti patriarcale. Abbiamo assistito al movimento Me Too, che ha cambiato il panorama delle relazioni tra uomini e donne in molti paesi. Subito dopo, però, l’epidemia di Covid-19 ha pesantemente penalizzato le donne, incidendo sui tassi lavorativi e sulle relazioni familiari. Ma proprio l’esperienza della pandemia ci suggerisce una riflessione: che sia arrivato il momento di capovolgere gli schemi culturali tradizionali e riconoscere che la capacità di cura – tratto stereotipicamente attribuito alle donne – valga più dei principali tratti stereotipici maschili (la forza e il potere)? -
La marcia su Roma. Nuova ediz.
Pioggia, pioggia, ancora pioggia. Poco cibo, tende insufficienti e scarse armi. Le truppe fasciste concentrate a nord di Roma per l'attacco alla capitale sono stanche, bagnate e affamate quando si diffonde la notizia che Mussolini è stato nominato capo del governo. Ma l'entrata a Roma non coincide con la sua conquista, anzi in quei giorni la città continua a respingere i fascisti come nessun'altra, e gli scontri si fanno durissimi. Inizia così un nuovo racconto della marcia su Roma che finalmente spiega il ruolo giocato dalla violenza, il motivo per cui la classe dirigente politica non ha compreso subito la gravita degli avvenimenti, il modo in cui lo Stato liberale è crollato. E che mostra come la marcia non sia stata solo quella degli squadristi su Roma, ma anche l'invasione e la trasformazione degli equilibri di potere nelle altre città d'Italia.Un libro che ha cambiato l'interpretazione della marcia su Roma, riproposto ora in una nuova edizione. Giulia Albanese, sulla base di fonti originali utilizzate per la prima volta, fa il punto sull'impatto internazionale e le difficoltà di riconoscere l'importanza di questo snodo nella storia d'Italia. -
Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo
In Se questo è un uomo Primo Levi ha scritto: «credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi». Ma chi era Lorenzo?rnLorenzo Perrone, questo il suo nome, era un muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz III-Monowitz. Un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che tutti i giorni, per sei mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa che lo aiutò a compensare la malnutrizione del Lager. E non si limitò ad assisterlo nei suoi bisogni più concreti: andò ben oltre, rischiando la vita anche per permettergli di comunicare con la famiglia. Si occupò del suo giovane amico come solo un padre avrebbe potuto fare. La loro fu un’amicizia straordinaria che, nata all’inferno, sopravvisse alla guerra e proseguì in Italia fino alla morte struggente di Lorenzo nel 1952, piegato dall’alcol e dalla tubercolosi. Primo non lo dimenticò mai: parlò spesso di lui e chiamò i suoi figli Lisa Lorenza e Renzo, in onore del suo amico.