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Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro
Vent’anni dopo la morte di Marx fu riscoperta la sua dimenticata tesi dottorale su Epicuro e Democrito. Testo erudito, geniale e controcorrente.Luciano Canfora, con gli strumenti del filologo classico, ne ricostruisce la storia editoriale e filosofico-politica in un lungo e interessante saggio introduttivo. -
La guerra nascosta. L'Afghanistan nel racconto dei militari italiani
La missione era nata da subito all’insegna dell’ipocrisia: «Siamo intervenuti in difesa di un alleato NATO dopo l’11 settembre», mentirono i politici. L’attacco all’Afghanistan fu invece parte dell’operazione Enduring Freedom, a iniziativa americana, non autorizzata dall’ONU. La NATO subentrò solo più tardi.rnSpedendo i primi soldati fuori da Kabul, in zona di combattimenti, nel 2003, il ministro della Difesa dell’epoca dichiarò: «È una missione a rischio, ma le sue finalità sono comunque di peace-keeping». In realtà già da fine 2001 i piloti del gruppo Lupi Grigi decollati dalla portaerei Garibaldi erano impegnati nelle missioni di bombardamento sull’Afghanistan insieme agli aerei americani: ne compirono 278.rnNon c’era pace da mantenere laggiù, lo dimostra anche l’esistenza di una unità come la Task Force 45, formata dall’élite delle forze speciali italiane, quotidianamente impegnata in azioni di combattimento, ma la cui esistenza all’inizio non era nemmeno ammessa dal governo. Numerosi ‘operatori’ della fantomatica TF-45 raccontano nei particolari le operazioni di guerra, portate a termine spesso senza poter contare sul supporto degli aerei italiani.rnIn vent’anni di intervento la guerra ha portato con sé corruzione, ruberie, appetiti economici, tradimenti. E il bilancio è uno solo: la situazione in Afghanistan è peggiorata. -
Marckalada. Quando l'America aveva un altro nome
In un’opera scritta da un frate milanese del Trecento, Galvano Fiamma, si nasconde una breve menzione di una terra chiamata Marckalada, situata a ovest della Groenlandia. I marinai che viaggiano per i mari del Nord ne parlano come di una terra ricca di alberi e animali, dove si trovano grandi edifici e vivono dei giganti. È una notizia sensazionale: la prima menzione del continente americano nell’area mediterranea, un secolo e mezzo prima del viaggio di Colombo. Ma chi è Galvano Fiamma e da dove ricava queste informazioni? Cosa si sapeva davvero in Italia delle regioni al di là dell’oceano? Per rispondere a queste domande sarà necessario interrogare molti suggestivi personaggi: gli esploratori vichinghi che dall’Islanda approdarono sulle coste americane; il prete del porto di Genova, che tracciava carte geografiche; i mercanti che dal Mediterraneo si recavano al Nord per acquistare pellicce e uccelli da preda; gli imbarcati sulle galee genovesi scomparse nell’Atlantico mentre cercavano di raggiungere l’India navigando verso ovest. Il risultato è una ricerca appassionante come una spy story, una trama internazionale ricca di colpi di scena. -
Il tesoro di Putin
Non potrebbe esserci contrasto più stridente tra le invettive ideologiche nazionaliste e ortodosse della Russia di Putin contro l’Occidente e la ‘dolce vita’ che Putin, la sua famiglia e i suoi fedeli amici conducono proprio in Occidente, e preferibilmente in Europa. Questo libro cerca di illuminare questo contrasto raccontando la faccia nascosta degli affari degli oligarchi e della famiglia di Putin. Attraverso una vasta mole di documenti societari, testi delle direttive europee, rapporti di intelligence, inchieste delle polizie finanziarie sui beni da sequestrare ai russi sanzionati in Europa e in Occidente, si racconta una controstoria che scorre parallela al massacro dei civili e alla guerra in Ucraina. Con il conflitto è iniziata peraltro una nuova stagione: la caccia agli asset degli oligarchi, una caccia ai quattro angoli del mondo tra oscure e intricate costruzioni societarie, prestanome e potenti studi legali internazionali, gli enablers, i facilitatori occidentali della corruzione del Cremlino, che cercano di evitare congelamento e sequestro dei beni dei russi.rnUn romanzo planetario dal quale dipende anche la futura sicurezza delle democrazie contro la cleptocrazia più vicina e minacciosa per l’Europa. -
L'Italia e la sua Costituzione. Una storia
Come funziona il nostro paese? Quali regole lo governano? Quali i principali attori sulla scena? Abbiamo la Costituzione del 1948, ma accanto ad essa opera una “costituzione invisibile” nella quale si esercitano istituzioni, pratiche, poteri, valori.Ottant’anni della Repubblica, tra storia costituzionale, storia politica e storia della società. -
L' ordinamento criminale della deportazione
Questo libro indaga da un lato sulle radici politico-legali dell’Olocausto, dall’altro sull’attualizzazione del dibattito in merito all’alternativa tra valori universali e concezione autoritaria del paese. In Italia, con la svolta antisemita del 1938, vennero creati un apparato burocratico e una disciplina discriminatoria che portarono alla sistematica schedatura degli ebrei italiani e alla loro ‘morte civile’. Con la nascita della Repubblica sociale la caccia all’ebreo per opera delle istituzioni interne assunse, di fatto, un valore ‘costituzionale’: Salò divenne un tassello dell’universo concentrazionario nazista.In quest’ordine d’idee, il libro analizza i principali atti normativi e giudiziali, inquadrandoli nel dinamismo politico-sociale dell’epoca, che condussero alla trasformazione degli appartenenti ad una minoranza da cittadini a ‘cose’ maltrattabili e sopprimibili in nome dell’odio etnico e del sadismo xenofobo. -
Senza intellettuali. Politica e cultura in Italia negli ultimi trent’anni
Non sono più i tempi in cui Togliatti dettava la linea agli storici marxisti, in cui lo scontro tra Craxi e Bobbio produceva un mutamento nella linea politica di un partito, in cui gli intellettuali partecipavano appassionatamente alla vita politica del paese. Ormai non è più neanche il periodo delle fondazioni, dei think tank o degli intellettuali ad personam di una ventina di anni fa. Oggi, semplicemente, politica e cultura hanno ritenuto di poter fare a meno una dell’altra. Perché? E soprattutto, come si è prodotta questa frattura?rnUn racconto avvincente delle tappe attraverso le quali si è arrivati a questa stagione del disamore, del disprezzo per i ‘professori’ da un lato, dell’inconcludenza e della vanità dall’altra. Un racconto che indaga le ragioni del discredito che ha investito le figure del politico e dell’intellettuale negli ultimi trent’anni; analizza il ruolo che in questo processo hanno avuto i mass media e l’università; riflette sulla dissoluzione di quel nesso tra politica e cultura, cruciale nella storia italiana del pieno Novecento. -
Una lanterna nel buio. Florence Nightingale, la prima infermiera
Il 4 novembre 1854, mentre infuriava la guerra di Crimea, una giovane donna inglese di nome Florence Nightingale, di estrazione liberale, irrequieta e sognatrice, mise piede nella caserma Selimiye a Scutari (Istanbul), una struttura convertita in ospedale per esigenze belliche.rnA causa di gravi inefficienze organizzative e della mancanza di assistenza infermieristica sul campo, migliaia di soldati stavano perdendo la vita. Florence Nightingale, convinta che l’azione umana potesse e dovesse cambiare anche le prassi e i preconcetti più radicati, non poteva accettare a cuor leggero simili negligenze. Fu così che, tra ratti e sudiciume, ostacoli legati al genere e una salute cagionevole a complicare il tutto, questa donna coraggiosa avviò una vera e propria rivoluzione.rnAccettando l’incarico di sovrintendente del personale femminile negli ospedali inglesi in Oriente, era diventata la prima donna inquadrata nelle forze armate di Sua Maestà britannica, la regina Vittoria. Iniziò così un percorso destinato a cambiare non solo la sua vita, ma quelle di generazioni di donne e di uomini che avrebbero beneficiato da quel momento di un’assistenza ospedaliera davvero degna di questo nome. Ed è una storia che giunge fino a noi. -
Guerra alla guerra. Guida alle idee e alle pratiche del pacifismo italiano
Il dibattito pubblico italiano degli ultimi mesi è stato avvelenato: la necessità di armare la resistenza ucraina lo ha monopolizzato e il discorso pubblico si è polarizzato anche grazie al grande spazio concesso a improbabili cantori più o meno consapevoli del putinismo. In mezzo a questo scontro strumentale di civiltà hanno stentato a emergere le idee, l’etica e il rigore del pacifismo. Le ragioni della pace e del disarmo e le proposte pratiche fatte negli anni, ignorate e confinate nel campo dell’utopia in tempo di quiete, vengono trattate con sufficienza – se non dileggio – in tempo di guerra.rnChi sono i pacifisti in Italia? Come hanno realizzato le proprie idee nel corso degli anni? In quali parti del mondo, con quali esperienze e lezioni apprese? Quali sono le contraddizioni con le quali il pacifismo deve fare i conti? Quanto costa la guerra e chi paga il conto? E quindi, a chi interessa soffiare sul vento della guerra? -
La diplomazia del terrore. 1967-1989
Alla fine degli anni Sessanta, Italia, Francia, Germania occidentale e Gran Bretagna – Paesi già colpiti dal terrorismo interno – si trovarono a far fronte a una nuova minaccia: le organizzazioni armate, nate in Medio Oriente, che internazionalizzarono la propria lotta, esportando il terrorismo in Europa. Raggiunsero il loro obiettivo? Generarono il caos internazionale? O invece i Paesi europei riuscirono, almeno temporaneamente, a disarmare i terroristi, includendoli nel sistema delle relazioni internazionali?rnDall’attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972 sino alla strage di Lockerbie del 1988, passando per gli attacchi contro l’aeroporto di Fiumicino e la nave da crociera Achille Lauro, questo libro si pone un obiettivo ambizioso: quello di comprendere perché l’Europa non è riuscita a vaccinarsi contro il terrorismo internazionale del XX secolo, prevenendo la nuova ondata di violenza politica che ha avuto origine con l’attacco alle Torri gemelle del 2001. -
Terra irredenta, terra incognita. L'ora delle armi al confine orientale d'Italia 1914-1918
La Venezia Giulia è stata nell’immaginario nazionale la terra irredenta per antonomasia. Pochi però sapevano dove si trovasse Trieste e che cosa comprendesse quella mitica regione. A scoprirlo furono i milioni di italiani che vi affrontarono la guerra nelle trincee del Carso o sulle vette delle Alpi Giulie. Qui convivevano popoli diversi che vissero il primo conflitto mondiale con animo contrastante, specie quando l’Italia decise di parteciparvi. La multietnica società giuliana era stata coinvolta sin dal 1914: la mobilitazione di massa vide partire decine di migliaia di uomini – italiani, sloveni e croati – nelle file dell’esercito dell’Austria-Ungheria. Nelle città della regione donne, bambini e anziani dovevano misurarsi con le conseguenze della guerra totale.rnIl libro offre uno sguardo d’insieme sulle vicende belliche della regione, sul coinvolgimento di uomini e donne nel conflitto, ma soprattutto sul modo in cui queste e il territorio vennero descritti. Memorie, articoli di giornale, pagine di diario, canti, testi di riflessione politica sono utilizzati per raccontare un momento chiave della storia di quest’area multiculturale. Ben lungi da concluderne le travagliate vicende, le conseguenze della Grande Guerra furono alla base delle successive tragedie che con la Seconda guerra mondiale l’avrebbero nuovamente investita. -
L'«ethos» del riconoscimento
Gli esseri umani non nascono liberi, lo diventano, grazie agli altri. Grazie allo sguardo dell’altro possiamo vedere noi stessi, sviluppare la nostra autocoscienza, apprendere altri punti di vista, altre prospettive sul mondo. Rafforziamo la nostra identità ma al tempo stesso impariamo a relativizzarla. Nasce il nostro mondo interiore e anche il mondo sociale attorno a noi. -
Invasione di campo. Quando la letteratura racconta la storia
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una continua invasione di campo: da una parte c’è stato il ritorno a una dimensione narrativa della storia. Dall’altra, sempre più romanzieri si sono inoltrati nel terreno della storia, da Cercas a Binet, da Littell a Scurati. Ma qual è la relazione fra la letteratura e la storia? Un romanzo può essere uno strumento per indagare la realtà? rnPrendiamo il caso di Se questo è un uomo. È testimonianza? È letteratura? È riflessione storica e sociologica? Certamente il contributo teorico e interpretativo di Primo Levi, e in particolare la sua nozione di ‘zona grigia’, è decisivo per chiunque voglia studiare la Shoah. Oppure Una questione privata. Cosa c’è di più romanzesco? Eppure la storiografia ha impiegato oltre trent’anni per arrivare a interpretare, come Fenoglio, la Resistenza anche come guerra civile.rnInsomma, si potrebbe parlare di una vera e propria ‘ragione letteraria’, diversa da quella storica, ma non meno ficcante e rivelatrice. In fondo storia e letteratura hanno molte cose in comune: entrambe vogliono ricreare mondi perduti, riesumando i morti oppure infondendo la vita a uomini che non l’hanno mai avuta. -
Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le nuove ansie
Nuove e profonde contrapposizioni lacerano il tessuto sociale delle società occidentali: grandi città contro province povere, élite altamente specializzate contro masse di lavoratori poco qualificati, paesi ricchi contro paesi poveri. Queste lacerazioni generano nuove ansie, nuova rabbia e nuove passioni politiche, come testimonia l'ondata di consensi ricevuti dai populisti di tutto il mondo, da Trump al partito della Brexit, sino all'estrema destra italiana. In questo libro appassionato e polemico, Paul Collier, uno dei maggiori esperti mondiali su povertà e migrazioni, prova a delineare i percorsi attraverso i quali superare queste nuove fratture economiche, sociali e culturali. Solo se il capitalismo riesce a darsi un fondamento etico tale da rendersi equo e compassionevole, e non solo efficiente ed economicamente fiorente, potrà garantire una vita degna. Un capitalismo in cui la dignità e la reciprocità prevalgano sull'aggressività, sulla paura e sull'umiliazione, caratteri tipici della nostra 'società dei rottweiler'. -
Le rivolte giudaiche
Dopo la fine dello Stato indipendente asmoneo ad opera di Cneo Pompeo, nel 63 a.C., l’ampia vicenda storica delle rivolte degli ebrei di Palestina e della diaspora contro la dominazione romana assunse caratteristiche e dimensioni fino ad allora inedite: da una mera lotta per l’indipendenza nazionale si passò talvolta a una guerra d’ispirazione apocalittica, coinvolgente cielo e terra, Dio e Satana (Belial), intesa come chiave di volta per l’instaurazione del regno messianico. La radicalità di questa posizione, in certa misura, fu la premessa per i drammi successivi: un insegnamento eloquente anche per chi vive esperienze analoghe ai nostri giorni. -
Filippo il Macedone
Schiacciato dalla preponderante figura del figlio Alessandro Magno, Filippo II, in circa 24 anni (360-336 a.C.), seppe trasformare la Macedonia da stato periferico, vessato dalle grandi poleis, in regno potentissimo, in grado di guidare il mondo greco nella spedizione contro l'impero persiano. In questo libro l'autore ne stila un agile ritratto, mettendone in evidenza non solo le indiscusse doti strategiche, che gli permisero di imporsi sui pericolosi vicini e di impossessarsi di ricche regioni, ma soprattutto la capacità di abbinare - e in molti casi sostituire - alla spada la forza della parola, trovando le giustificazioni più persuasive ad azioni che, in realtà, ebbero nel desiderio di conquista e nella volontà di allargare i confini del regno le motivazioni più autentiche. -
Dante
Chi era davvero Dante Alighieri? Barbero ce lo mostra, ce lo presenta, ce lo racconta. Sceglie sistematicamente di adottare il principio dell’῾opera aperta’: pone con chiarezza i problemi e gli interrogativi del caso, fornisce gli elementi per possibili soluzioni, ma lascia al lettore l’onere della risposta. Un bel libro, un libro riuscito, non è quello che risponde o pretende di rispondere a tutti i problemi posti, non è quello che fornisce soluzioni: bensì quello che apre nuovi problemi, che dischiude orizzonti magari prima impensati. E questo, bisogna dirlo – e il dirlo fa piacere – è un bel libro. Franco Cardini, “Avvenire” -
La Cappella Sistina. Racconto di un capolavoro
La Cappella Sistina è uno dei luoghi più celebri al mondo. È il capolavoro che segna il passaggio dalla bottega rinascimentale al trionfo del genio creativo moderno. Quello in cui l'opera d'arte inizia a essere riconosciuta come prodotto di puro ingegno. Quello attraverso cui la politica realizza pienamente il potenziale comunicativo e propagandistico dell'arte. È qui che papa Sisto IV, per fronteggiare l'insidia alla sua guida spirituale posta da Maometto II, inaugura un'impresa artistica che sarà un manifesto della legittimità papale: la decorazione della cappella più importante della cristianità. Un vero e proprio consorzio di maestri realizza la decorazione della parte inferiore della Sistina. Il risultato è uniforme, quasi fosse l'opera di una sola mano; è la massima espressione della maestria delle botteghe toscane del Quattrocento. Anni dopo, nel 1505, papa Giulio II - nipote di Sisto IV - imprime una svolta. Sedotto dal talento prodigioso di un ragazzo fiorentino, lo chiama a Roma. È Michelangelo Buonarroti, che sarà poi scelto per decorare la volta della Sistina. Nel suo rivoluzionario lavoro, Michelangelo si stacca da ogni tradizione precedente e segna una svolta nel mondo dell'arte. -
Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi
Le opere delle nostre scrittrici – da Ada Negri a Elsa Morante, da Grazia Deledda a Luce d'Eramo, da Matilde Serao a Sibilla Aleramo e Anna Maria Ortese – offrono il racconto di un'epopea sotterranea: quella della battaglia durata più di un secolo per garantire alle donne italiane piena cittadinanza. Dai racconti e dai romanzi di tanta letteratura femminile, troppo spesso esclusa dal 'canone' e quasi dimenticata, emerge un quadro ricco e sorprendente della condizione delle donne in Italia dall'Ottocento a oggi. Le italiane, come ce le hanno raccontate i manuali di storia e gli scrittori, aderiscono quasi perfettamente agli stereotipi della cultura patriarcale dominante. Sono madri affidabili e mogli fedeli; sono pazienti e rassegnate ai tradimenti; sono forse capricciose e certo poco inclini allo studio e al lavoro; sono caste (salvo poche eccezioni rappresentate da pericolose tentatrici); mettono al centro di tutto la maternità, fino al supremo sacrificio; inseguono sogni d'amore. Ma già dall'Ottocento i romanzi e i racconti delle nostre scrittrici hanno raccontato una storia diversa: ci dicono di matrimoni di convenienza e di gravidanze non volute, di amori mai liberi e di un sesso vincolato a una morale oppressiva. Soprattutto, offrono straordinari affreschi dei tentativi disperati di conquistarsi spazi di libertà, di studiare e lavorare, di non cedere alla violenza psicologica e fisica della società tradizionale. Ieri come oggi moltissime donne non hanno accettato di essere costrette al silenzio. Questo libro restituisce finalmente la voce a molte di loro. -
I greci e i romani ci salveranno dalle barbarie
L’insegnamento dei classici greci e latini è certo un antidoto efficace alla barbarie dei nostri tempi. Giusto? Più o meno, visto che questi stessi classici sono stati chiamati in causa per giustificare la barbarie, a cominciare dai nazisti e dai fascisti che hanno alimentato le rispettive ideologie in nome delle radici classiche dell’Occidente: la purezza della razza, la maschia romanità. Quelle stesse radici che oggi si chiamano in causa per confermare la presunta superiorità della nostra civiltà, per avallare le varie rivendicazioni nazionalistiche o anche i moderni sviluppi imperialistici dell’Occidente. rnSe gli americani ottengono la palma del kitsch a mani basse (si pensi al Caesars Palace di Las Vegas), dalle nostre parti la situazione non è meno imbarazzante e coinvolge anche personaggi autorevoli: il ministro X che si appella al diritto romano per giustificare una politica più severa sull’immigrazione, il politico Y che si cimenta in audaci quanto improbabili paragoni con la democrazia greca e la repubblica romana, il filosofo Z che tira in ballo il mito di Antigone per criticare le misure sanitarie contro la pandemia. E tanti altri esempi di ‘Sfortuna dell’Antico’ che troverete in questo libro.