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Lessico della storia culturale
Un lessico in sedici parole chiave – dalla famiglia alla guerra, dalle emozioni alla sessualità – per capire come si può leggere il passato e coglierne complessità e multidimensionalità. Ognuna delle voci proposte ricostruisce come si sviluppano nuovi interrogativi, come emergono nuove fonti e nuove piste di indagine, come si aprono sguardi capaci di offrire uno spessore storico lungo a molti problemi che attraversano le società attuali, dai processi di omologazione della società di massa alle dinamiche che normano relazioni ed esclusioni sociali. Con la svolta culturale, la storiografia si è avvicinata alla cultura di massa e ai mass media, alla cultura visuale e alla tecnoscienza, ma anche alla memoria e ai suoi usi. -
Francis Drake. Il corsaro che sfidò un impero
Le imprese di Francis Drake, il grande corsaro inglese al servizio della regina Elisabetta I, hanno qualcosa di veramente epico. Fu un uomo capace di sfidare da solo, dopo gli iniziali raid condotti nel Mar dei Caraibi, l’impero spagnolo in America, tra il 1577 e il 1579. Durante le navigazioni, Drake e i suoi uomini affrontarono battaglie sanguinose e violente tempeste, compiendo eccezionali scoperte geografiche tra Antartide e Terra del Fuoco. Risalirono tutta la costa americana del Pacifico fino alla California e tornarono a casa attraversando gli oceani, primi inglesi nella storia a farlo.rnGrazie alle carte scoperte da David Salomoni negli archivi di Lisbona, per la prima volta un libro può raccontare questa storia attraverso la testimonianza di uno dei protagonisti, il pilota portoghese Nuno da Silva, rapito da Drake a Capo Verde, l’uomo che gli svelò la rotta del passaggio nello Stretto di Magellano.rnIn queste pagine si viaggia attraverso l’Inghilterra di Shakespeare e la Spagna di Cervantes, dall’Africa della tratta schiavista all’America degli agonizzanti popoli precolombiani. Troverete un mondo affascinante e sorprendente ancora dominato dagli spazi bianchi sulle carte. -
Metamorfosi della globalizzazione. Il ruolo del diritto nel nuovo conflitto geopolitico
La fase dell’«iper-globalizzazione», come l’ha definita il grande economista Dani Rodrik, sembra ormai al tramonto. La crisi finanziaria del 2008, l’inasprirsi della competizione fra Stati Uniti e Cina, la pandemia e la guerra in Ucraina costituiscono, infatti, altrettante tappe della profonda trasformazione dell’assetto politico ed economico internazionale delineatosi nei decenni precedenti, a partire dalla cesura del 1989. È tempo di pensare a una forma nuova di globalizzazione, fondata sul riconoscimento dell’interdipendenza e del pluralismo politico, giuridico e culturale. Il diritto può svolgere un ruolo importante nello strutturare e stabilizzare questo nuovo ordine globale se esso viene concepito, oltre il paradigma del globalismo giuridico, come uno strumento più flessibile di negoziazione e accordo fra interessi geopolitici inevitabilmente divergenti e tra Stati che non rinunciano in toto alla loro sovranità. -
La Cina rossa. Storia del Partito comunista cinese
Se vogliamo comprendere la Cina contemporanea non possiamo prescindere dalla storia del Partito comunista cinese. Ne ha determinato le sorti e i profondi cambiamenti, trasformando in cento anni un paese rurale nella seconda potenza economica mondiale. Nel luglio del 1921, quando nacque, il Pcc aveva solo una cinquantina di membri ed era un soggetto politico marginale. Oggi conta oltre novanta milioni di iscritti e, dal 1949, è alla guida di un paese immenso e molto complesso.rnCon questa ambiziosa opera, che si avvale delle fonti più aggiornate, Guido Samarani e Sofia Graziani intrecciano la storia del Pcc alla storia della Repubblica popolare cinese, delineandone l’organizzazione, l’ideologia, la strategia interna e internazionale, i momenti gloriosi quanto gli eventi drammatici. Un’opera unica in Italia. -
Prima lezione di diritto romano
Siamo iscritti in una tradizione giuridica lunga quasi tremila anni: l’idea del diritto come autonoma sintassi sociale fu letteralmente ‘inventata’ a Roma. Questo libro vuole essere un’agile introduzione per chi voglia farsi un’idea circa questa fondamentale eredità che il mondo antico ci ha trasmesso. L’intento è non solo quello di fornire un primo ed essenziale quadro di informazioni, ma soprattutto di mostrare come la storia giuridica antica sia ancora uno strumento prezioso per leggere in modo critico categorie, princìpi e metodi propri del diritto. -
La metamorfosi
«Qui vorremmo ripercorrere brevemente il cammino che ha condotto una formazione politica (quella educata nel Pci), per progressive trasfigurazioni, a farsi alfiere di valori antitetici rispetto a quelli su cui era sorta.» -
Femminismi. Uno sguardo globale
Perché parlare di ‘femminismi’ al plurale? Perché l’emancipazione delle donne negli ultimi due secoli è stato un processo che ha interessato tutte le società, declinandosi in ciascuna di esse secondo modalità e obiettivi diversi. Infatti, i femminismi hanno preso forma anche in opposizione a specifiche dinamiche dei patriarcati locali, spesso intrecciate ad altri tipi di oppressione. Nati in un primo momento in un contesto prevalentemente occidentale, si sono poi radicati in tutti i continenti secondo modalità specifiche e locali di lotta. L’eterogeneità interna al movimento femminista globale è stata sinora raramente presa in considerazione, in favore di un approccio nazionale. In questo libro Florence Rochefort raccoglie la sfida di una storia globale, tracciando alcune linee guida generali della storia delle idee e della mobilitazione femminista. Ciò consente di cogliere le interazioni transnazionali tra i movimenti, le differenze di mezzi e di obiettivi, i contrasti e le continuità. Una visione ad alta quota, che attraversa i continenti dalla fine del Settecento a oggi. -
La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole
È il maggio 1967 quando esce, per una piccola casa editrice fiorentina, un libro dal titolo ""Lettera a una professoressa"""". L'hanno scritto don Lorenzo Milani e gli alunni della scuola di Barbiana, una canonica del Mugello a pochi chilometri da Firenze. Il libro viene subito accolto dai linguisti come un manuale di pedagogia democratica, dai professori come un prontuario per una scuola alternativa, dagli studenti come il libretto rosso per la rivoluzione. """"Lettera a una professoressa"""" è stato un autentico livre de chevet di una generazione, vademecum di ogni insegnante democratico per lunghi, lunghissimi anni. Visto, ancora oggi, come anello centrale se non vero e proprio punto di partenza di ogni riflessione sulla necessità di riformare la scuola. Ma anche come inizio della crisi della scuola. Un libro-manifesto, suo malgrado. Ma com'è stato possibile che l'esperimento pedagogico di una scuoletta di montagna e la pubblicazione di poche pagine siano diventati la scintilla di una rivoluzione? Perché ancora oggi questa """"Lettera"""" mobilita il ricordo, innesca passioni, divide e fa litigare? Perché si è fissato nella memoria collettiva come un punto di passaggio epocale non solo quando si parla di scuola ma anche di giovani, generazioni, movimenti?"" -
Il totalitarismo
Perché un regime politico viene definito totalitario? Quando si inizia a parlare di totalitarismo e perché? È possibile liquidare il fenomeno totalitario come un tragico episodio del secolo scorso o è qualcosa di più complesso di una semplice parentesi storica? -
La forza della fragilità
La recente emergenza planetaria ha messo tutti noi di fronte a una verità ovvia, ma che evidentemente preferivamo ignorare: nonostante il progresso e i risultati straordinari della scienza e della tecnologia, rimaniamo esseri fragili. Anche nei paesi più ricchi può manifestarsi l’imprevisto assoluto di una vulnerabilità che si carica di sofferenza. Riconoscere la nostra comune fragilità appare una straordinaria opportunità per ricomprendere la nostra comune umanità. È la grande lezione da apprendere: riconoscere la dignità della vita vulnerabile e mortale che ci accomuna è la via attraverso la quale si riapre il varco per ricostruire legami sociali autentici. Purtroppo, in una società come la nostra, permeata dai valori e dai disvalori di un capitalismo che incalza, dall’ossessione di una vita senza ostacoli e dal consumo di un godimento senza limiti, l’esperienza della vulnerabilità appare come una vergogna da nascondere. Ma se c’è amore per la fragilità non c’è vergogna nella vulnerabilità; e non cresce l’insensibilità per coloro che non ce la fanno: umanità di scarto, incapace di affermarsi. Siamo tutti fragili. Rimuovere la comune fragilità, invece di condividerla con amore, significa preparare una società di solitudini. È nell’alleanza dei fragili la via per un umanesimo universale. -
La storia speciale. Perché non possiamo fare a meno degli antichi romani
Secondo il Talmud, nella città di Roma vi sono 365 piazze, in ognuna delle quali vi sono 365 palazzi, e ognuno di essi ha 365 piani, di cui ognuno contiene di che nutrire il mondo intero. Andiamo allora alla scoperta di questa storia speciale, quella dei nostri antenati, gli antichi romani. -
Il Novecento. Secolo delle ideologie
«Le seduzioni del totalitarismo»: ecco in due parole – secondo Bracher – la chiave di lettura più appropriata e la sintesi dell’intera storia del Novecento. L’autore ripercorre cento anni di storia attraverso le alterne vicende e il destino delle ideologie: la crisi del liberalismo sul finire dell’Ottocento, la nascita di un nuovo irrazionalismo e di nuovi nazionalismi razzisti, le origini del fascismo, i contraccolpi della Rivoluzione d’Ottobre, le esperienze totalitarie in Italia e in Germania, la ventata sessantottesca, le ricorrenti tentazioni integralistiche più recenti nel Terzo Mondo e non soltanto nel Terzo Mondo. -
Uomini e città della Resistenza. Discorsi, scritti ed epigrafi
Pubblicato una prima volta nel 1955 in occasione del decennale della Liberazione, ""Uomini e città del Resistenza"""" è il testo fondatore della nostra epica resistenziale. Questa edizione riproduce l'originale anche nell'immagine di copertina. La disegnò Carlo Levi per l'occasione, in ricordo di un episodio che più di qualunque altro sembrava evocare lo spirito della Resistenza. Un attimo prima di soccombere ai nazisti nel rogo di Sant'Anna di Stazzema, una giovane donna, Genny Marsili, aveva scagliato contro gli aguzzini uno zoccolo: il simbolo, insieme, della sua fierezza e della loro abiezione. Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi."" -
Caro Alberto. Le lettere ritrovate nell'Archivio Sordi
Caro Alberto è un libro su Alberto Sordi diverso da tutti i libri su di lui già esistenti: raccoglie una ricca scelta delle migliaia di lettere che il grande attore ha ricevuto nel corso della sua lunga carriera. Lettere del suo archivio personale – custodito e studiato dalla Fondazione Museo Alberto Sordi – di ammiratori, appassionati di cinema, fans che si rivolgono a lui come si farebbe con un amico o con un parente, al quale chiedere consigli, confidare dolori, raccontare gioie e comunicare l’amore per le sue interpretazioni, che si rivelano un vero e proprio lenitivo ai momenti tristi della vita. Ci sono anche lettere di personalità celebri, di colleghi di lavoro – come Anthony Quinn, Monica Vitti, Gina Lollobrigida – e di esponenti politici. Ma soprattutto raccoglie tantissimi messaggi commoventi e inaspettati di anonimi cittadini, spediti o lasciati davanti alla villa di Roma dove Sordi ha vissuto per anni, che piangono la morte di un attore amato.rnIl libro si arricchisce delle testimonianze di Walter Veltroni – amico personale di Sordi, ma anche l’uomo politico che, all’epoca sindaco di Roma, ebbe il triste ed entusiasmante compito di organizzare un funerale che fu un bagno di folla, un evento popolare, come a Sordi, forse, sarebbe piaciuto – e di Carlo Verdone, forse l’unico attore che può dire di aver raccolto la sua eredità. -
Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell'identità
Che cosa vuol dire appartenere al genere femminile o maschile? È possibile assegnare un’identità sulla base del solo sesso biologico? Judith Butler è convinta che non sia possibile e in questo libro affronta i luoghi comuni che si nascondono dietro quella risalente assunzione.rnCome definire, allora, la propria identità? Decisivo è trovare un ‘posto tutto per sé’ fra maschile e femminile, ai margini delle rigide classificazioni prodotte dalla psicoanalisi, dalla filosofia, dalla biologia e dalla linguistica. Perché non esistono due generi, ma numerose possibilità che devono includere anche tutti i soggetti ritenuti anomali ed eccentrici dalle norme imposte e codificate.rnUna posizione, quella di Judith Butler, che mette in discussione anche parte del femminismo occidentale che ha riprodotto la stessa gerarchia dei sessi, idealizzando la donna in maniera speculare a quello che ha fatto la cultura maschilista e patriarcale. La sfida lanciata è chiara: ripensare l’identità di ogni persona come qualcosa in continuo mutamento, che non si lascia ridurre ad alcun modello stereotipato. Una sfida che può garantire l’accesso ai diritti e la qualità della pratica democratica. -
La casa di tutti. Città e biblioteche
«Sono in biblioteca e aspetto. No, non sono in attesa della consegna di un libro, anche perché sono in una piazza coperta con immense vetrate sul mare e, al centro, un tubo di bronzo di 7,5 metri di lunghezza appeso al soffitto. L’opera d’arte è in realtà un gong, realizzato dall’artista Kirstine Roepstorff, che suona ogni volta che in città nasce un bambino. Questo rintocco si espande per tutto l’edificio e tutti sanno che qualche minuto prima una nuova vita è entrata nella comunità: cos’altro può generare fiducia nel mondo in cui viviamo, se non un piccolo essere che arriva tra noi? Il gong di Dokk1, la biblioteca di Aarhus, in Danimarca, dimostra meglio di qualsiasi altra cosa perché le biblioteche siano parti necessarie, vitali, dell’infrastruttura sociale: perché con la loro stessa esistenza creano fiducia nel domani.» -
Geografia di un viaggiatore pavido
Scalare erroneamente una montagna di quattromila metri di altezza in scarpe da jogging. Attraversare il deserto del Turkmenistan in autostop. Percorrere in bici una strada sulle Ande che parte da quota 4.700. Queste sono solo alcune delle esperienze che Luigi Farrauto ha vissuto durante i suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo. Viaggi iniziati da bambino, prima di poter prendere un aereo, sfogliando l’atlante e tracciando itinerari fantasmagorici, da Milano al Polo Nord, poi giù fino a Damasco, dal Cairo al Sudafrica passando per Marrakech, fino alle steppe russe. Ma Luigi ha un segreto: ha paura di tutto. Delle montagne, degli animali, del mare aperto, delle malattie, del futuro, della morte. Ha una collezione di idiosincrasie e fobie più lunga del suo passaporto, eppure non ha mai rinunciato a viaggiare. Anzi solo viaggiando, Luigi da pavido diventa coraggioso e si sente quasi immortale. Perché è solo così, tra indizi, deviazioni, incontri, muovendosi da Hong Kong all’Isola di Pasqua, dalla Cina al Medioriente, che riesce a realizzare quella che chiama «la mia piccola libertà, la mia grande vita». -
Prima lezione di romanistica
La romanistica è il terreno d’incontro e di dialogo tra ambiti diversi della cultura europea, decisiva per la ricerca delle radici storiche, letterarie e linguistiche dell’Europa intesa come aggregato culturale. È una costellazione di discipline accomunate dal riferimento a lingue, culture e letterature romanze, discese dal latino e irradiatesi in tutto il mondo attraverso migrazioni, adattamenti e mutamenti. Lorenzo Tomasin ne disegna il profilo in una lezione di rara bellezza ed efficacia. -
I carnefici del Duce
In Italia i crimini di guerra commessi all’estero negli anni del fascismo costituiscono un trauma rimosso, mai affrontato. Non stiamo parlando di eventi isolati, ma di crimini diffusi e reiterati: rappresaglie, fucilazioni di ostaggi, impiccagioni, uso di armi chimiche, campi di concentramento, stragi di civili che hanno devastato intere regioni, in Africa e in Europa, per più di vent’anni.rnQuesto libro ricostruisce la vita e le storie di alcuni degli uomini che hanno ordinato, condotto o partecipato fattivamente a quelle brutali violenze: giovani e meno giovani, generali e soldati, fascisti e non, in tanti hanno contribuito a quell’inferno. L’hanno fatto per convenienza o per scelta ideologica? Erano fascisti convinti o soldati che eseguivano gli ordini? O furono, come nel caso tedesco, uomini comuni, ‘buoni italiani’, che scelsero l’orrore per interesse o perché convinti di operare per il bene della patria? -
Tempi difficili per la Costituzione. Gli smarrimenti dei costituzionalisti
Parlare dei costituzionalisti è come parlare di costituzione. Se essere costituzionalisti significa sfornare ‘pareri’, la costituzione anch’essa diventa un parere, anzi una somma di pareri. E diventa un parere persino che ci sia questa Costituzione e non un’altra. Un tempo, almeno su questo i costituzionalisti erano uniti: quella Costituzione alla quale hanno promesso di dedicare studi ed energie deve essere difesa e promossa. Oggi, un’epoca sembra tramontata e molti lavorano allo scopo opposto: cambiarla, renderla irriconoscibile. Naturalmente, si dice, lo scopo è sempre quello di migliorarla. Sono ancora costituzionalisti? La domanda è lecita. Talora sembrano ideologhi, altre volte politici, se non anche politicanti che usano la Costituzione come un mezzo e non come il fine, il fine ultimo che è la convivenza senza sopraffazione e senza violenza.rn«Che cosa stiamo diventando?» si chiede un costituzionalista che viene da tempi ormai lontani. È un destino finire tra gli ‘opinionisti’ da cui si pescano quelli più congeniali a questa o quella area politica, a questa o quella tesi? C’è un’Associazione dei costituzionalisti che riunisce circa 500 persone con il compito di «promuovere e difendere le peculiarità della cultura costituzionalistica». Che cosa sono queste peculiarità? Se c’erano, dove sono finite? Forse un tempo si sarebbe potuto rispondere. Oggi è difficile. «Sia chiaro – si dice in questo libro –, questa non è una critica, ma una constatazione e, insieme, una delusione, un dispiacere e, forse, un rimorso».