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Per un pugno di storie
Il Premio Nazionale per la Narrativa ""Velletri Libris"""", alla sua terza edizione, prosegue l'ambizioso percorso intrapreso dalla Fondazione De Cultura alla ricerca di nuovi talenti di ogni età e impegnati nella scrittura in diversi generi letterari. La Giuria di qualità, sotto la presidenza onoraria di Dacia Maraini e composta da Nadia Terranova, Cinzia Leone, Eugenio Murrali, Paolo Di Paolo, Diego De Silva, Daniele Mencarelli e Giulio Perrone, ha attentamente selezionato i quindici racconti pubblicati e le due menzioni speciali individuando tra centinaia di testi quelli ritenuti migliori. Prefazione Dacia Maraini. Postfazione Rocco Della Corte."" -
Glitch feminism. Ediz. italiana
L'opposizione tra mondo reale e mondo digitale non esiste più: siamo sempre connessi. Come facciamo a definire noi stessi? Come possiamo trovare uno spazio in cui crescere e opporci a un sistema che ci opprime? -
A Milano con Luciano Bianciardi. Alla scoperta della città romantica
A Luciano Bianciardi sempre stette a cuore la vita dei minatori. Quando nel 1954 esplose la miniera della Montecatini, quarantatré persone morirono, in quarantatré dal sottosuolo riemersero senza vita, quarantatré compaesani a cui Bianciardi si sentiva legato visceralmente. A ricostruirne la vita, si ha l'impressione che lo scrittore fosse andato da Grosseto a Milano solo per vendicare quei morti. Il viaggio di Gaia Manzini sui passi di Bianciardi inizia da questo sentimento di rivalsa, e quindi dalla ricerca del torracchione, che sempre assillò lo scrittore. Secondo lui, la verticalità del capoluogo lombardo rappresentava il potere: su sta chi comanda, giù chi muore; su chi è responsabile, giù chi paga. Luciano Bianciardi è nato ossimoro: un nome luminoso per un dinamitardo, sempre in protesta. Contro il lavoro impiegatizio, la vacuità, e pure contro Milano. La città detestata ma mai abbandonata: come molti altri all'epoca, anche Bianciardi si muoveva per Milano come fosse casa sua, le vie come corridoi, le piazze come camere. Tutti con la smania di diventare artisti, scrittori, giornalisti, fotoreporter, tutti a darsi una mano perché qualcuno riuscisse: minatori che s'immergevano in una vita inesplorata, ignorando come ne sarebbero emersi. Gaia Manzini interroga la vita di Bianciardi per cercare un senso al proprio itinerario milanese, per cercare un maestro. L'autrice dialoga anche con Milano e traccia la storia di un'epoca, dell'impresa Feltrinelli, della Scapigliatura di Brera, di Jannacci, di Cochi e Renato, in una passeggiata che comincia dai torracchioni e finisce al Bosco Verticale. Perché, in queste pagine, chiarissimo emerge il cambiamento continuo di una città frenetica, ma anche la sua immutata tendenza a puntare in alto e a non guardare cosa, chi, resta in basso. -
A Los Angeles con Bukowski
Un viaggio on the road dentro un labirinto d'asfalto, per scoprire che anche a Los Angeles c'è qualcosa da vedere e accorgersi che, dietro lo stereotipo dello scrittore ubriacone e sporcaccione, c'è un grande poeta dell'animo umano.«Franceschini tesse abilmente storie parallele, tenendo alto il ritmo e la curiosità del lettore: la sua storia si intreccia a quella di Buk, a quella di Fante, mito di Bukowski, a quella di Miller, degli scrittori americani passati e contemporanei, dei divi Hollywoodiani e della Los Angeles di oggi.» – Maremosso«Perché più che bere, fornicare, scommettere, questa è la cosa che Hank ha fatto meglio e di più, per tutta la vita: scrivere.»Dici Roma e pensi al Colosseo, dici Parigi e pensialla Torre Eiffel, dici NewYork e pensi alla statua della Libertà, dici Los Angeles e cosa pensi? Spiagge, palme, motel, freeways: che altro offre una città il cui simbolo più noto è il cartellone pubblicitario di un'agenzia immobiliare sulla collina di Hollywood? Eppure Charles Bukowski affermava di poter vivere soltanto lì, perché la dimensione antituristica per eccellenza della megalopoli californiana gli dava materia per le sue storie di ordinaria follia. «La mattina dormo»,dice Bukowski a Enrico Franceschini in un memorabile pomeriggio passato a bere birra insieme nella sua casa vicino al porto, «il pomeriggio vado alle corse, la notte scrivo, e mi va bene così». Uno dei pochissimi italiani ad avere incontrato l'autore di Factotum, Post Office e Compagno di sbronze, Franceschini ripercorre itinerari e passioni del Nobel dei bassifondi, come lo chiamò la rivista «Time», portandoci su Sunset Boulevard e a Venice Beach, all'ippodromo di Santa Anita e sulle autostrade perennemente intasate di traffico, al ristorante prediletto dai romanzieri e nella fabbrica dei sogni hollywoodiana. Un viaggio on the road dentro un labirinto d'asfalto, per scoprire che anche a Los Angeles c'è qualcosa da vedere e accorgersi che, dietro lo stereotipo dello scrittore ubriacone e sporcaccione, c'è un grande poeta dell'animo umano. -
Judo
La sconfitta è una delle tappe formative di ogni individuo: non possiamo diventare chi siamo senza conoscere ciò che sappiamo fare, e ancora meno senza conoscere ciò che non sappiamo fare e che in noi ha dei limiti. È per questo che una delle prime cose che impara un judoka è cadere, assecondare il flusso degli eventi in attesa di rialzarsi. La pratica del judo somiglia al Giappone, che ha vissuto cambiamenti, virate e grandi cadute. Salvatore La Porta inizia da lì, tratteggia il Giappone di fine Ottocento, sferzato da venti nuovi e violenti: è arrivato lo straniero che ha scompaginato il vecchio ordine e le sue antiche tradizioni, aprendo una frattura nel Paese del Sol Levante che lo fa piombare in uno stato di crisi e incertezza. In questo periodo il maestro Jigorò Kanò dà vita a una disciplina inedita e fonda il Kódókan, attorno al quale si raccolgono i migliori lottatori, da Shirò Saigó a Tsunejirei Tomita. Judo non è un manuale, non insegna le migliori tecniche di lotta, al contrario racconta come sia possibile accogliere la propria feconda fragilità. In periodi traballanti, l'unica salvezza è una disciplina che si occupi di mente e corpo, che sia educazione di sé e apprendistato alla vita, come lo è il judo: con tale allenamento, si può allora essere in grado di attraversare invasioni, terremoti, pandemie, eruzioni e tutte le tragedie che la storia può presentare, accettando Io squilibrio, l'unico stato in cui è possibile imboccare una nuova direzione. -
Gli amici di Brusuglio
Sono passati tre giorni dalla Morte del padre, il Consigliere Imperiale Antonio Salvotti, quando Scipio torna alla villa di San Giorgio a Trento in cerca di alcuni libri. Tra le carte accuratamente riposte nello studio, trova un fascicolo rivestito il cui esergo non lascia dubbi: è dedicato a lui; non solo, si tratta di un romanzo. Il rapporto tra il padre e il figlio è sempre stato burrascoso: conservatore e persecutore dei carbonari il primo, insofferente alla disciplina paterna e seguace delle idee repubblicane di Mazzini il secondo. Questa scoperta, però, infonde nuova linfa all'immagine che Scipio ha di Antonio. Tanto più che il manoscritto inizia con una lettera di denuncia di tradimento nei confronti di un personaggio d'eccezione: Alessandro Manzoni. Numerose domande tormentano il giovane Scipio durante la lettura e un'ombra improvvisa deturpa la ricostruzione di una vita che appare agli occhi di tutti privilegiata, con i suoi drammi, le sue gioie e i clamorosi successi. I salotti, la scrittura, la conversione, la vita privata e pubblica, come oppositore al regime degli austriaci in Italia. L'ombra si allarga a comprendere un gruppo di fedeli sostenitori delle dottrine romantiche: furono condannati o si salvarono? E se sì, con quali mezzi riuscirono a sgusciare via dalla rete della sorveglianza instaurata da Francesco I contro la nuova generazione di intellettuali milanesi? Infine, chi è l'autore del romanzo? -
Vita annotata di Daniel Walker
È il 1755, Daniel Walker è un ragazzo di Dartford, un villaggio a poche miglia da Londra in cui i fumi della cartiera Spilman diffondono un fetore di cenci marci e calce a cui non tutti hanno fatto il naso. Il padre Ted è il mastro cartaio, una figura che in città gode della stessa considerazione che si ha per il farmacista o il parrocco. Quando arriva il momento in cui anche Daniel può cominciare a lavorare al fianco del padre, questo decide di iscriverlo all’accademia militare di Woolwich. Nel frattempo, gli scontri per espandere le colonie dell’impero arriveranno fino al Nuovo Mondo dando inizio alla cosiddetta guerra dei sette anni, e proprio nella Terra dei Grandi Laghi verrà spedito Daniel per combattere la propria battaglia. Quello che tornerà in Europa sarà un uomo diverso che, prendendo il posto del padre nella cartiera, verrà consumato velocemente da un’ossessiva ricerca della carta perfetta. Più di tutto a logorare Daniel sarà il sospetto di essere spiato e derubato da un avversario invisibile, un doppio che lo seguirà lungo tutto il racconto trascinandolo in una disputa legale per un brevetto, tormentandolo fino alla fine. La vita di Daniel Walker resisterà tanto quanto le pagine su cui è annotata, invecchierà e si consumerà come la carta sopra cui è scritta. -
Uno
Uno è una collezione di istantanee d'amore. È l'amore per uno che non può mai né esserci né essere cancellato. È uno nei pensieri, nei luoghi dei ricordi, in un forma allo stesso tempo sublimata e incarnata. È l'ombra dell''amato, senza un corpo, che , attraverso l'esercizio di un''ostinata resistenza alla solitudine, si fa parola. Prefazione di Vivian Lamarque. -
Dive del cinema
La diva, nata insieme al cinema, è l'oggetto del desiderio di milioni di persone in tutto il mondo. In una carrellata che percorre tutto il Novecento si susseguono settanta ritratti di dive, scritti come avvincenti racconti e corredati di filmografia parziale: si passa dalle dive del cinema muto italiano alle leonesse di Hollywood degli anni Trenta, dalle dive del regime fascista in Italia alle sirene del cinema nazista in Germania, dalle star del dopoguerra a Hollywood e in Europa, fino all'antidiva del Sessantotto e alle muse dei grandi registi, per finire con le dive di oggi, in un libro che è soprattutto un appassionato tributo alla forza delle donne che, contribuendo in misura rilevante all'emancipazione femminile, riuscirono in contesti mai facili a scolpire il proprio nome, per dirla con Virginia Woolf, ""nella volta del cielo""""."" -
Tempi morti
Roma è un'arena dove i personaggi, dalla periferia al centro storico, si aggirano vitali e senza pace tra lucidità e allucinazioni. Eleonora Danco con una scrittura ipnotica, che esprime la tensione contemporanea in una chiave universale e onirica ci racconta una sintesi espressiva dai ritmi spiazzanti e poetici della metropoli contemporanea. Tempi Morti mette insieme una produzione ventennale di Eleonora Danco dal suo esordio nel 2005 fino al 2017. ""Alcuni di questi lavori sono su nati su commissione, altri dai No che ho ricevuto. Senza i No, non avrei avuto la tenacia di insistere. Ogni volta m'ispiro ad un pittore. L'impatto materico dell'arte è stata una guida nel trovare linguaggi e ritmi """"."" -
Manuela
Roma. Manuela è una bella sedicenne figlia di genitori divorziati. Stanca di vivere ai margini del lusso, vessata ed esclusa dalle compagne di classe, decide di monetizzare l'unica cosa che possiede e cioè un bellissimo corpo. Figlia di una madre irrequieta e piena di sensi di colpa e di un padre debole, Manuela incontrerà anche l'amore, ma sarà quello sbagliato. Dalla maîtresse degli inizi, Manuela e la sua ex nemica Selvaggia, con cui darà vita a un remunerativo sodalizio, finiranno nelle grinfie di Slot, uno sfruttatore violento e senza scrupoli che le introdurrà anche nell'ambiente dei film porno. Mario Falcone con uno stile asciutto, ma non privo di amara ironia, ci restituisce il ritratto di una società indifferente, corrotta, dove morale ed etica suonano come parole vuote e dove tutto è lecito in nome dello status e del successo e, soprattutto, del denaro che permette di acquisirli quando gli altri valori e meriti vengono meno. -
La linea del fronte
Sofía si stabilisce a Laredo, nella residenza estiva della sua famiglia, per lavorare alla sua tesi di dottorato su Mikel Areilza, uno scrittore attivo nell'ETA e suicidatosi in esilio. Dalla sua terrazza si può vedere la prigione di El Dueso, dove sta scontando una pena Jokin, un ex fidanzato di cui si è innamorata di nuovo per corrispondenza. -
Masanto deve morire
Non dovevi far arrabbiare le madri. Le madri non ti mollano. Soprattutto se ci sono di mezzo i loro figli. E se sono madri che fanno parte della rete ribelle allora peggio per te. Se sono madri femministe, ecologiste, cooperanti e solidali. Hanno amiche ovunque. Anche all'inferno. Mangiano solo verdure biologiche ma possono fare uno strappo alla regola e mangiare carne. La tua. Non c'è pietà, non c'è limite, non c'è sosta. Le madri ti verranno dietro come cani feroci fino a che avrai vita. E probabilmente anche dopo. Non esiste più nessuna regola. La Masanto ha peccato contro l'Amore. La Masanto deve morire. -
Maria Giudice
Chi era Maria Giudice? Per molte è semplicemente la madre di una scrittrice, Goliarda Sapienza. Capita purtroppo che le donne vengano schiacciate e compresse dentro un ruolo prestabilito, nonostante siano protagoniste della storia del loro tempo. Come Maria Giudice, per l'appunto, una delle figure più significative del ""socialismo umanitario"""" del primo Novecento. Fu la prima donna a capo della Camera del Lavoro di Torino, direttrice di giornali, dirigente del partito socialista. Conobbe l'esilio e la galera per motivi politici, prima e dopo l'avvento del fascismo. Conobbe anche diverse cliniche per malattie mentali. Ebbe dieci figli e un rapporto complicato con la maternità. Basta seguire i fili della sua vita per ricostruire gran parte della storia del Novecento. Ma questo libro non è solo il racconto del """"secolo breve"""" visto attraverso gli occhi di una donna irriducibile, è anche, per Maria Rosa Cutrufelli, un atto di riconoscenza personale nei confronti di Maria Giudice e, insieme, un atto d'amore per un'amica perduta: l'ultima figlia di Maria, Goliarda Sapienza. Cosa significa oggi cercare le tracce di Bachmann a Berlino, la città che conserva l'impronta della divisione, e indagarla attraverso la scissione dell'io della scrittrice che nella sua autobiografia onirica si sdoppia, anzi si fa in tre, come la psiche della teoria freudiana, incarnando un intero triangolo di amore e distruzione?"" -
A Berlino con filosofia
Bachmann, figura tormentata di apolide per scelta e per necessità poetica, cerca disperatamente per tutta la vita una casa di cui possa essere, come scrive, quella che in altri tempi sarebbe stata la castellana. L'attrazione, così mitteleuropea, per il Mediterraneo, è controbilanciata, in un certo senso, dal periodo di malattia e di crisi che trascorre a Berlino fra il 1963 e il 1965, prima in clinica, per curarsi dopo la dolorosa fine della storia d'amore con lo scrittore Max Frisch, poi all'Akademie der Künste, infine nella Königsallee. Un'agonia sovvenzionata (da una borsa della Ford Foundation); eppure, nei fatti, si tratta di un momento estremamente fecondo. Poeticamente: nella città, che racconta come luogo naturale “delle coincidenze”, affonda non solo la sua radicale riflessione sulla malattia, ma anche il progetto grandioso della sua personale Recherche, ovvero il ciclo incompiuto delle Todesarte. Cosa significa oggi cercare le tracce di Bachmann a Berlino, la città che conserva l'impronta della divisione, e indagarla attraverso la scissione dell'io della scrittrice che nella sua autobiografia onirica si sdoppia, anzi si fa in tre, come la psiche della teoria freudiana, incarnando un intero triangolo di amore e distruzione? -
Il punto di vista del sole
La famiglia di un farmacista che sale su un'allucinata Arca di Noè, una coppia alle prese con una sequenza infinita di richieste di matrimonio, la ricerca di una casa che accolga un'orfana nel suo grembo come una matrioska, e ancora: una ragazza che sfida il mondo tutto maschile di un campionato di backgammon e impara l'arte del barare, la caccia al tesoro di due fratelli che non riescono ad abbandonare l'infanzia che li tiene assieme, la caduta di una dittatura politica e familiare, un triangolo amoroso che ha la stabilità dei castelli di carte, la lenta educazione di un fantasma alla parola. Il reale e il fantastico si fondono in questi tredici racconti, in cui Marzia Grillo osserva con sguardo chirurgico il mondo da prospettive tanto umane quanto meccaniche e celesti, giocando e mischiando tutte le forme narrative. -
A New York con Patti Smith. La sciamana del Chelsea Hotel
Patricia Lee Smith era una bambina magrissima, figlia di due genitori della working class cresciuta nel New Jersey, con la testa piena di preghiere inventate e un amore sacro per le parole. New York è da sempre il suo grande amore, incubatrice dei sogni sin da quando, un lunedì di luglio del 1967, scende da un autobus alla stazione di Port Authority fino a oggi, mentre ripercorre gli stessi marciapiedi, trasfigurati, del Greenwich Village. Una biografia geografica, o una «geobiografia», ripercorre le tappe del «passaggio» newyorkese di Patti Smith: dai primi giorni sulle panchine di Washington Square, alla Brooklyn scoperta grazie al compagno-arcangelo Robert Mapplethorpe, dal famigerato Chelsea Hotel a mecche della musica come il cbgb e gli Electric Lady Studios, dalle prime performance strane e poetiche alla St. Mark's Church all'addio (per seguire il suo sposo Fred a Chicago) diventato poi un ritorno e un rinnovato voto di fedeltà. Un viaggio immersivo sulle tracce di una città che non c'è più ma le cui impronte sono ancora visibili. Una ricerca in absentia che porta l'autrice, anch'essa legata a New York da lacci sotterranei, a inseguire un oggetto che resta sostanzialmente inafferrabile e che culmina con la consegna di una lettera affidata al mondo e alle sue mani invisibili. -
Puoi chiamarmi Emma
Margherita ha diciotto anni, frequenta l'ultimo anno di liceo. Ha bisogno di fantasia, passioni che definiscano e accendano la sua identità. In un periodo di malinconia, scopre di voler recitare. Inseguendo il suo nuovo sogno, si imbatte in una corrispondenza con un misterioso ragazzo. Nelle sue lettere, raccontandosi, sarà spinta a conoscersi davvero e a lasciarsi andare, a modo suo, nel mondo che la circonda. Matilde Fanasca ci trascina nel cortocircuito dell'adolescenza romana in un liceo della città, nel caleidoscopio di emozioni, passioni e sogni di chi si affaccia alla vita. -
A Bologna con Lucio Dalla
La casa dei giochi del “Commendator Domenico Sputo”, la sua vita fra la vera Piazza Grande che non è Piazza Maggiore, le partitelle al mitico torneo di Gaibola, la prime canzoni, Tobia, mamma Jole, il bar dove è nata Anna e Marco, lo studiolo Cagnara Records dei premontaggi, le notti alla Fonoprint, le manie, le visioni apocalittiche, le ispirazioni e le classifiche da aggiornare sui primi dieci imbecilli del momento. Giorgio Comaschi, giornalista e attore, viaggia per Bologna attraverso i luoghi di Lucio Dalla, raccontando la città delle osterie, del “cazzeggio”, delle notti infinite a giocare a carte e a bere vino, dei personaggi strambi, dei soprannomi e delle grandi contraddizioni di una città dal fascino indefinibile. E lo fa, grazie al suo rapporto di lavoro e di amicizia con Lucio, sulle tracce di uno dei cantanti simbolo di Bologna, facendo nascere una curiosa guida letteraria fatta di aneddoti, luoghi da visitare, ristoranti e osterie, bar e angoli segreti con due punti vista: il suo e quello degli occhiali rotondi dell’inimitabile Lucio. -
Mostruosa maternità
Romana Petri indaga uno dei sentimenti più complicati: quello che lega una madre ai suoi figli. Chi unisce e disunisce, perché non per tutte mettere al mondo un figlio significa gioia e appagamento. Anzi, a volte sembra che queste protagoniste entrino nella terra del diavolo e che poi non sappiano più come uscirne. In una rinnegata possibilità, o incapacità, di intravvedere una redenzione prima della caduta, cominciano queste storie. Iniziando e chiudendo con il caso Franzoni, i racconti iniziano nel Medio Evo per poi finire ai nostri giorni. In quale parte della mente può andare a finire il pianto dirotto di un figlio? Quale senso di inadeguatezza estetica durante la gestazione può fare impazzire? E perché si può accettare violenza sul proprio figlio da parte di un uomo che ne sia o non sia il padre? Che tipo di insana gelosia può provare una madre verso una figlia? In questo territorio dove a rimetterci è ancora una volta il più debole, Petri cerca di capire osservando ogni dettaglio della più crudele delle violenze. Tra fatti di cronaca veri e storie di fantasia, Mostruosa maternità è un viaggio nella parte più oscura e indicibile dell'universo femminile.