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Per Mario Benedetti
45 poeti e critici portano un ricordo di Mario Benedetti, un commento o un'ipotesi di interpretazione di una sua opera, ripercorrendo momenti della sua vita e passaggi dai suoi libri. Una testimonianza d'affetto e allo stesso tempo un orizzonte di risposte a una poesia che ha saputo affascinare e convincere gli appassionati al di là delle appartenenze generazionali e degli orientamenti della poetica personale. -
Quattro conferenze sulla storia naturale (1833-1834)
Le prime quattro conferenze di Emerson, dedicate alla storia naturale, sono una fonte essenziale per la comprensione del suo pensiero. Non soltanto contengono molte delle intuizioni che confluiranno in Nature (1836), il manifesto del trascendentalismo americano, e nei saggi della maturità, ma offrono anche uno spaccato dei suoi interessi scientifici e filosofici, non di rado mostrando tratti di sconcertante attualità. Decifrando il libro della natura, il naturalista impara cos'è l'essere umano e qual è il suo ruolo. L'originale stato di penuria induce allo sviluppo della tecnica, ma comporta anche il rischio dell'alienazione della natura e dell'oscuramento delle verità morali che essa rivela. La pubblicazione della traduzione di The Uses of Natural History (1833), On the Relation of Man to the Globe (1833-1834), Water (1833-1834), e The Naturalist (1834), corredata di apparato critico e saggio introduttivo, colma una lacuna negli studi emersoniani in Italia. -
Il cavallo di Platone. Filosofia degli oggetti quotidiani
Antistene, un modesto filosofo allievo di Gorgia e di Socrate, osò una volta sfidare Platone sul terreno dei difficili rapporti tra le idee e le cose. Egli condensò la sua riflessione in una apparente e ingenua obiezione: ""O Platone, vedo il cavallo, ma non la cavallinità"""", alla quale Platone avrebbe contrapposto la sua metafisica sicurezza rispondendogli sprezzantemente: """"Perché non hai l'occhio per vederla"""". Dell'episodio non resta che un semplice aneddoto, che ha però, come spesso accade, sintetizzato in poche battute una complessa controversia, la quale si è definitamente conclusa, assegnando il primato della conoscenza a Platone e al suo cavallo come pura idea, e lasciando svanire nell'ombra Antistene e il suo cavallo vero e reale. Questa loro disputa intorno agli oggetti è rimasta sull'orizzonte del pensiero filosofico, sia pure ricacciata ai margini di una problematica sempre più negletta. Richiamarla alla luce significa perciò riportare il pensiero filosofico alle sue origini, dando all'oggetto, alla sua corposità, alla sua immediata vitalità, il valore che da tempo gli è stato negato."" -
Rigore e immaginazione. Percorsi semiotici sulle scienze
In una lunga intervista raccolta in più momenti da Pino Donghi, tra il 2017 e il 2020, Paolo Fabbri ripercorre le vicende e gli snodi della più rigorosa delle discipline inattuali. La semiotica, da passione che travolse gli intellettuali a partire dagli anni Cinquanta, è oggi diventata una disciplina riconosciuta e, soprattutto, un atteggiamento mentale diffuso di curiosità rispetto ai linguaggi e ai discorsi della cultura sociale. Ivi compreso il discorso scientifico. Con il suo sguardo lucidissimo, Paolo Fabbri, uno dei grandi protagonisti internazionali della ricerca intorno ai sistemi di significazione, ripercorre fortune, inciampi, idee, passioni, lotte accademiche e idiosincrasie personali di un'avventura entusiasmante. Ne escono ritratti gustosi di alcuni protagonisti assoluti del dibattito culturale italiano e non solo: Umberto Eco, Roland Barthes, Tullio De Mauro, Pino Paioni, Claude Lévi-Strauss e ovviamente Algirdas Julius Greimas, il maestro di Fabbri e di una generazione di studiosi. Postfazione di Stefano Traini. -
Mani e la sua religione
"Mani e la sua religione"""" contiene il testo di due conferenze che Hasan Taqizadeh tenne presso la Società Iranologica di Tehran il 15 dicembre 1949 e il 1° febbraio 1951, pubblicate nel 1956. Oltre alla sua importanza in sede di ricostruzione della storia degli studi sul manicheismo, l'opera testimonia dell'indefessa attività culturale che Taqizadeh seppe portare avanti, nonostante i suoi incarichi ufficiali di primo piano nella politica e nella rappresentanza diplomatica del suo paese, l'Iran. Il grande coraggio e l'onestà intellettuale che lo contraddistinguevano, indussero Taqizadeh a investigare un ambito - la religione dualistica dell'eretico Mani - considerato più che disdicevole a quei tempi in Iran, nella convinzione che Mani ed il Manicheismo avessero rappresentato uno dei fenomeni culturali più importanti della storia dell'Iran tardantico e non solo. La traduzione qui proposta è corredata da un inquadramento storico dell'autore e da un aggiornamento bibliografico sulle tematiche del testo. Postfazione di Antonio Panaino." -
Calamity Jane: il mito e la realtà
La ricostruzione della biografia di Calamity Jane e delle sue avventure, di una donna mitizzata o denigrata. Un rigoroso lavoro sulle contraddittorie fonti biobibliografiche e sulle interpretazioni fantastiche, per restituire, al di là dei miti, la verità su un grande personaggio della storia, su una donna coraggiosa, rude e capace di sentimenti profondi. Una donna esemplare che seppe muoversi con determinazione nella difficile e cruda realtà del Far West della seconda metà dell'Ottocento. Giova ricordarla e conoscerla per il suo duro lavoro, per il suo delicato sentire, per la sua intelligenza, per le sue opposizioni alla malavita dilagante soprattutto nel periodo della corsa all'oro. -
Recovery Italia. Perché siamo «il malato d'Europa»?
Per quale motivo siamo i principali beneficiari del Recovery Fund? Ci hanno spiegato che siamo stati il primo Paese europeo colpito dalla pandemia, ma non sappiamo molto di più. Da emergenza sanitaria, il Covid-19 si è presto evoluto in shock economico: un fenomeno globale che nel nostro Paese ha riaperto le ferite mai del tutto cicatrizzate inflitte dalla crisi di dieci anni fa, quella del debito sovrano e del ""Whatever it takes"""" di Mario Draghi. Leonardo Panetta, corrispondente italiano da Bruxelles, ci spiega i motivi alla base del Piano Marshall del nuovo millennio e mostra i retroscena delle trattative europee, tra """"pregiudizi"""" delle istituzioni e degli altri Stati membri e i tanti nostri errori. Da sempre """"osservata speciale"""", l'Italia, mai come questa volta, ha legato il suo destino a Bruxelles. E Bruxelles, in qualche modo, ha legato il suo al nostro. Prefazione Carlo Alberto Carnevale Maffè."" -
Il populismo russo. Vol. 1: Herzen, Bakunin, Cernysevskij.
Il contributo del grande storico Franco Venturi allo studio del populismo russo è stato tra i più rilevanti mai scritti. In questa opera in tre volumi, l'autore offre una mirabile ricostruzione del movimento rivoluzionario che, intorno alla metà dell'Ottocento, lottò per l'emancipazione delle masse contadine e per porre fine all'autocrazia zarista. Il primo volume ripercorre la questione contadina degli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo, il movimento intellettuale degli anni Sessanta dello stesso secolo e si sofferma sulle figure cruciali di Herzen, Bakunin e Cernysevskij. In patria, l'immagine di questi tre personaggi ha a lungo subito un variabile processo di assimilazione politica che va dall'esaltazione alla rimozione, avvenuta nel corso della stagione staliniana. Il lavoro di Venturi - basato sullo studio di numerosi documenti e memorie dei rivoluzionari russi, custoditi presso la Biblioteca Lenin di Mosca - ha il merito di essere stato uno dei primi a spezzare il lungo silenzio della storiografia sovietica ufficiale e di analizzare i motivi alla base della deliberata distinzione tra populisti e democratici rivoluzionari. Introduzione di Daniela Steila. -
Il grande gioco dell'Orchestra Rossa. Le memorie del capo dei servizi segreti sovietici
Leopold Trepper, ebreo di umili origini, è passato alla storia per essere stato il capo dell'Orchestra Rossa, una delle più importanti reti di spionaggio sovietico della Seconda guerra mondiale. Militante dei movimenti operai, Trepper fu arrestato dai nazisti a Parigi, dove rimase in carcere per un anno, periodo durante il quale finse di collaborare con i tedeschi per trasmettere importanti informazioni a Mosca. Dopo una rocambolesca fuga dalla Francia si nascose fino al termine del conflitto per poi far rientro in Unione Sovietica, dove conobbe nuovamente l'esperienza del carcere per oltre dieci anni. ""Il grande gioco dell'Orchestra Rossa"""" ripercorre uno dei più incredibili intrecci di spionaggio della Seconda guerra mondiale dalla prospettiva del suo principale artefice. Introduzione di Giacomo Marchetti."" -
Esperienze del mondo: l'essere umano e l'animale
Le analisi elaborate da Edmund Husserl negli anni Trenta del Novecento sollevano una serie di interrogativi volti a chiarire il rapporto che intercorre tra esseri umani e animali. Poiché gli animali sono anch'essi esseri senzienti, quale tipologia d'esperienza hanno del mondo circostante ovvero del mondo-circostante che condividono con gli esseri umani? Che cosa effettivamente possiamo esperire degli animali? Tramite questo libro diventa possibile comprendere l'effettiva ampiezza del programma di ricerca husserliano il quale, nella sua declinazione trascendentale, non si esime dal chiarire e discutere il modo di fare esperienza del mondo non solo degli esseri umani, ma anche degli animali. Si tratta di questioni estremamente attuali alle quali il rigore metodologico che contraddistingue la fenomenologia husserliana propone risposte degne della massima considerazione. -
Lezioni americane (1966-1977)
Sono qui editi, per la prima volta in traduzione italiana, cinque interventi di Herbert Marcuse ritrovati da Peter-Erwin Jansen nell'Archivio Marcuse di Francoforte. Scritti per conferenze organizzate nelle principali università nordamericane dal 1966 al 1977, sono corredati da note e saggi dei più noti interpreti del pensatore berlinese. Emerge dall'insieme un'esaustiva lettura di un periodo in cui Marcuse ha sottolineato, con penetrante analisi critica, le antinomie e le dissonanze della società ""unidimensionale"""". I fermenti politicosociali degli anni '60 e '70 del secolo scorso - dal movimento studentesco all'emancipazione delle minoranze della società civile, alle tendenze ambientaliste - reclamavano una radicale trasformazione estetico-politica della struttura e dei valori dominanti la civiltà della """"prestazione"""". A queste forze si è rivolto Marcuse per tenere viva la speranza di una società libera dalle contraddizioni dello sviluppo tecnologico e dell'incipiente globalizzazione."" -
Ecologia della rete. Come usare internet e vivere felici
In principio fu l'ottimismo libertario: internet ci avrebbe avvicinati e ci avrebbe resi più consapevoli. Poi è stato il turno della net delusion e della rete come massima espressione del capitalismo della sorveglianza e della dittatura dei dati. E ora eccoci alla pandemia, che ci ha mostrato come il web non sia soltanto una tecnologia, ma anche un ambiente vitale che impone la propria economia e richiede, come rimedio, una propria ecologia. Tra populismo mediatico e digitalizzazione della vita quotidiana, questo saggio vuole esplorare una terza via, equidistante dall'utopia e dall'apocalisse. Per un'ecologia della rete, ci ha insegnato Stefano Rodotà, non bastano né l'attuale autoregolamentazione dal basso, né una futura regolazione dall'alto. La fine della presidenza Trump ha mostrato che la soluzione è indifferibile, e può essere solo evolutiva, partecipata, flessibile. Perché la rete, come il mare, dev'essere navigabile per tutti, ma in un quadro di regole semplici e condivise. -
La teoria dei bisogni in Marx
In una delle sue opere più apprezzate Ágnes Heller torna a discutere della teoria dei bisogni di Marx, elemento cardine del pensiero del filosofo di Treviri. Heller rintraccia nei ""bisogni radicali"""", identificati nella gratificazione professionale, nello studio, nel tempo libero, quei bisogni che per natura non possono essere soddisfatti dalla società capitalistica, strutturata su una serie di bisogni quantitativi, alienanti e non appagabili. Se la società contemporanea non somiglia nemmeno lontanamente a quella auspicata da Marx, allora la sua trasformazione rivoluzionaria deve fondarsi su un sistema di bisogni di natura qualitativa. Ed è per questo che, anche a distanza di molti anni dalla prima edizione, la visione custodita in questo volume appare come una lucidissima analisi del nostro tempo e delle sfide che oggi siamo chiamati a intraprendere per aspirare a una nuova idea di futuro. Prefazione Pier Aldo Rovatti."" -
G8. Genova 2001
Testimone diretto delle imponenti manifestazioni avvenute a margine del G8 di Genova, nel 2001, Giulietto Chiesa, incaricato di seguire l'evento per conto de ""La Stampa"""", restituisce in queste pagine la cronaca di quanto accaduto nelle strade del capoluogo ligure in quelle torride giornate di fine luglio. Dalle prime manifestazioni pacifiche all'""""assalto alla zona rossa"""" da parte delle tute bianche, passando per l'inaudita repressione delle forze dell'ordine, fino alla morte di Carlo Giuliani e alle violenze perpetrate dalla polizia su manifestanti inermi. Il racconto in presa diretta dell'autore regala al lettore una testimonianza storica di quei fatti, un invito per chi c'era a non dimenticare e per chi non c'era a comprendere la gravità di quello che successe. In appendice Mirko Mazzali, avvocato difensore dei manifestanti no-global portati in giudizio per devastazione a seguito degli scontri, illustra la controversa storia processuale scaturita dai fatti del G8 negli anni successivi."" -
Chernobyl herbarium. La vita dopo il disastro nucleare
A 35 anni dalla più grande catastrofe nucleare della storia, Chernobyl Herbarium ripercorre il lascito di questo drammatico evento con una narrazione in cui i frammenti poetici di Michael Marder, filosofo ambientale e vittima indiretta delle radiazioni, si intrecciano ai delicati fotogrammi vegetali dell’artista visuale Anaïs Tondeur. «Chernobyl Herbarium racconta la vita che rinasce dalle ceneri e ci insegna a coltivare un altro modo di stare al mondo» - Stefania Parmeggiani, il Venerdì«Livelli di radiazione e luce si mischiano in questo testo che è per metà avversione metà polemica politica, quasi poesia e intero fotogramma di un tempo estinto come quello che stiamo vivendo, un presente amputato, il registro di un futuro che era rivelato sino a qualche tempo fa, e poi.» - Il Sole 24OreIl vero e proprio trauma che nel 1986 investì l’Europa intera, raggiungendo proporzioni planetarie, ha definitivamente incrinato le nostre facili illusioni di sicurezza e la fiducia nel progresso tecnologico. Parlare della vita dopo Chernobyl significa pensare l’impensabile e rappresentare l’irrappresentabile di una “coscienza esplosa”, di qui la scelta narrativa dei frammenti, riflessioni dettate da esperienze personali, eventi politici, oggetti estetici, e un uso dell’immagine che restituisce il più fedelmente possibile l’anima ferita di Chernobyl: né fotografie né dipinti, ma delicate immagini di piante irradiate, fotogrammi generati dalle impronte dirette di campioni d’erbario radioattivi disposti su carta fotosensibile. Nell’era dell’Antropocene e del cambiamento climatico che vede l’uomo dominatore assoluto della natura, possiamo e dobbiamo far nostre la voce dolorosa e insieme la speranza di rigenerazione delle piante risorte dalle ceneri del disastro, coltivare un altro modo di vivere, finalmente in sintonia con l’ambiente. -
Il neutro. Corso al Collège de France (1977-1978)
"L'argomento del corso è il seguente: si è definito come rilevante del Neutro ogni inflessione che schivi o eluda la struttura paradigmatica, opposizionale, del senso, e miri di conseguenza alla sospensione dei dati conflittuali del discorso. Il rilevamento di queste inflessioni è stato fatto attraverso un corpus che non poteva essere esaustivo; tuttavia, i testi dei filosofi orientali e dei mistici sono risultati naturalmente quelli privilegiati. [...] Attraverso richiami successivi, riferimenti vari (al Tao, a Böhme, a Blanchot) e libere digressioni, si è cercato di far comprendere che il Neutro non corrisponde per forza all'immagine piatta, profondamente disprezzata che ne ha la Doxa, ma può costituire un valore forte, attivo.""""" -
Filosofia digitale. Quaderni di «Filosofia»
Contributi di: Cristina Marras; Luca Bandirali; Luigi Catalani; Alois Pichler; James M. Fielding; Nivedita Gangopadhyay; Andreas L. Opdahl; Enrico Terrone; Fabio Ciracì; Mario A. Bochicchio; Simona Corciulo; Roberto Limonta; Riccardo Fedriga; Stefan Gruner. -
Ponti-Ponts. Langues littératures civilisations des pays francophones. Vol. 20
COMITÉ SCIENTIFIQUE: MARCO MODENESI Directeur RAOUL BOUDREAU CRISTINA BRANCAGLION MARIA COLOMBO TIMELLI GIAN LUIGI DI BERNARDINI BENOIT DOYON-GOSSELIN ANIKA FALKERT BARBARA FERRARI ALESSANDRA FERRARO DANIELA MAURI MARCO MODENESI SILVIA RIVA SIMONETTA VALENTI COMITÉ DE RÉDACTION: CRISTINA BRANCAGLION Secrétaire BARBARA FERRARI ANDREA MASNARI FRANCESCA PARABOSCHI NOTES DE LECTURE Études linguistiques CRISTINA BRANCAGLION Francophonie européenne SIMONETTA VALENTI Francophonie du Maghreb DANIELA MAURI Francophonie de l’Afrique subsaharienne MARCO MODENESI Francophonie du Québec et du Canada ALESSANDRA FERRARO Francophonie des Caraïbes FRANCESCA PARABOSCHI OEuvres générales et autres francophonies SILVIA RIVA -
Il sacro e la polis. Intersezioni simboliche
Il volume indaga il legame polimorfo, poliedrico e dialettico tra il sacro - ossia uno dei nodi principali in cui si estrinseca, affiora e condensa la dimensione della simbolizzazione - e la polis, la comunità umana nei suoi diversi linguaggi e forme di attuazione, espressione e strutturazione. Attraverso il contributo di numerosi studiosi italiani e stranieri il volume investiga quindi - anche in riferimento a vari pensatori del Novecento - il sacro nel suo rapporto con la secolarizzazione e con la dimensione tanto del ""santo"""" quanto del mito; mette a fuoco le orme profonde del sacro nel suo nesso con l'origine del linguaggio; esplora la relazione sia tra sacro e politica sia tra sacro e diritto; riscontra la presenza del sacro in diverse forme d'arte e in differenti tradizioni religiose."" -
Identità, confine. Geografie, modelli, rappresentazioni
"Un giorno la gente che andò alla posta centrale di Sarajevo lesse su un muro la scritta: 'Questa è Serbia'; la guerra era scoppiata già da un anno. Il giorno successivo su quello stesso muro qualcun altro aveva cancellato quella scritta provocatoria, ma ne aveva aggiunta un'altra: 'Questa è Bosnia'. Anche questo tentativo di riportare le cose al loro posto, però, durava solo lo spazio di una notte. Il giorno dopo ancora, infatti, qualcuno cercò di rimettere ordine nella geografia della ex-Jugoslavia, cancellò a sua volta la scritta del giorno prima, e con la cruda lucidità di chi non vuole rassegnarsi [...] scrisse: 'Questa è la posta, stupidi!'."""""