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La traduzione visibile
Nell'era dei contenuti digitali e della comunicazione in rete la traduzione svolge un ruolo sempre più centrale. Di fronte all'esplosione di contenuti e al moltiplicarsi dei canali di distribuzione commerciale di libri, film e opere audiovisive, la domanda di traduzioni cresce a un ritmo più veloce di quello dell' offerta. E se da un lato si raffinano i sistemi software per la traduzione automatica, dall'altro proprio i limiti - ancora evidenti - di quest'ultima hanno risvegliato l'attenzione del grande pubblico sulle difficoltà insite in molte operazioni di trasferimento linguistico e culturale. La percezione del ruolo della traduzione non è tuttavia cambiata solo per quel che riguarda la fruizione dei prodotti culturali ma si è trasferita alla dimensione quotidiana: in ragione dei flussi migratori e dell'aumentata collaborazione sovranazionale a livello economico e politico, nelle società odierne la traduzione emerge come necessità a tutti i livelli della vita sociale. I saggi raccolti nel presente volume esplorano alcuni aspetti dell' aumentata visibilità di traduzione e traduttori, soffermandosi fra gli altri - sulla necessità di aggiornare i programmi di formazione di traduttori e interpreti, sull'emergere di nuovi 'mestieri' della lingua, sui nuovi ausili digitali per il traduttore professionista e sui nuovi scenari di diffusione dei prodotti culturali a livello internazionale. -
La stanza e la finestra. Ediz. illustrata
"Il saggio è diviso in due parti. La prima parte, propriamente attinente alla ricerca architettonica, è intitolata: """"La stanza e la finestra"""", e si occupa di delineare l'idea di finestra in stretta relazione con lo spazio interno, in Perret, Le Corbusier, Mies van der Rohe e Louis Kahn. Sostanzialmente mi interessa sottolineare una articolazione tripartita che inizia dallo spazio interno della stanza, prosegue con il taglio della finestra (nelle sue possibili articolazioni anche complesse) e culmina con l'esterno (la città o la natura). Non quindi l'architettura intesa come volume, o come prospetto; piuttosto la dimensione intima dell'abitante della camera, che guarda la finestra, e attraverso essa l'esterno. La seconda parte è intitolata: """"La stanza e lo sguardo"""", e non si occupa di architetti e di architetture, ma vuole mostrare come alcuni artisti hanno guardato al rapporto tra lo spazio interno della stanza e lo sguardo di chi la abita, la vive, in relazione alla finestra; cioè alla fonte di illuminazione, ma anche di sguardo, di affaccio verso la realtà esterna. Sguardo interiore e sguardo esteriore. Sguardo verso sé stessi e sguardo verso il mondo. Si tratta quindi di una sequenza di immagini pittoriche, che non hanno pretese di interpretazione critica, che mostrano come si è articolata la tripartizione stanza, finestra, esterno, (a cui aggiungere la storia, il racconto dei personaggi della scena).""""" -
Prescrivere liberare. Saggio su ethos e architettura
È possibile tessere relazioni tra pensiero filosofico sull'etica e pratica dell'architettura? È rintracciabile un senso per il progetto rispetto a una produzione che sembra averlo smarrito? Di fronte alle grandi sfide della contemporaneità, possiamo reinterpretare l'architettura come una delle vie rigeneratrici di cui parla Edgar Morin? Ci si continua a interrogare, attraverso questo saggio, sul progetto di architettura: sulle sue oscillazioni tra prescrizione e liberazione dei comportamenti degli utenti, sul sistema di sottili relazioni che esso intreccia con il paesaggio, la società e la cultura in cui interviene, sul rilancio ritmico di nuove possibilità che esso offre, svelandole dal passato e dischiudendole al futuro, sull'attrito che la vita procura nei processi di permanenza e emergenza delle forme. Il libro segue un andamento affine all'ascolto musicale, con la possibilità di collegare stati emotivi a ciò che si legge e con l'eventualità di compiere salti, isolare passaggi, oppure seguire dall'inizio alla fine l'incedere della melodia. -
La Chiesa madre di Gibellina. Quarant'anni dal progetto alla realizzazione
I quarant'anni trascorsi tra il progetto della Chiesa Madre di Gibellina e la sua consacrazione ai Santi Diego e Scolastica hanno trasformato l'architettura di Ludovico Quaroni e Luisa Anversa in un osservatorio privilegiato per poter valutare il dibattito contemporaneo sulle città di nuova fondazione e sulle chiese. La Chiesa Madre è un'architettura dal significato urbano esemplare, che, al tempo stesso, ha generato alcune perplessità in merito ai suoi aspetti liturgici. Infatti, sembra che Ludovico Quaroni, noto architetto di chiese, abbia proposto, a Gibellina, una sintesi fra arte, architettura e urbanistica rivolgendosi più a tutti i cittadini universalmente, che non alle specificità della liturgia cattolica. Rifondare una città attraverso un'emergenza architettonica e restituire un'identità agli abitanti reduci dal terremoto erano i termini di una sfida che aveva condotto l'architetto romano a ragionare in modo nuovo su questioni antiche, fondate sulla forma e sul valore simbolico dell'architettura. -
La forma della sostenibilità
"La forma della sostenibilità"""" è il risultato di uno studio, condotto in un arco temporale che spazia dall'antichità al contemporaneo, volto ad indagare l'evoluzione morfologica conseguente all'introduzione di tecnologie per il risparmio energetico negli edifici. Lo studio evolutivo, nel testimoniare il lungo percorso di affinamento per il miglioramento dell'habitat, individua negli esempi architettonici prescelti, quelli portatori di sostanziali novità nel campo della forma architettonica legata alla ricerca del comfort indoor, complementare al percorso creativo dell'architetto sensibile al contesto nel quale interviene. Segue, infatti, a """"La costruzione del volume apparente"""" (1995) e """"Dietro l'idea"""" (2007) con i quali è stata proposta la Teoria degli Elementi Architettonici quale risultato della collaborazione di tutte le aree e specializzazioni che intervengono nella formazione dell'idea progettuale." -
Tracking language change in specialized and professional genres
Il presente volume corre sui due binari paralleli dell'English for Academic Purposes (EAP) e dell'English for Special Purposes (ESP), mettendone in luce, nell'era della globalizzazione, il punto di intersezione con l'asse didattico. Il linguaggio professionale e specialistico, gli stili di scrittura e le pratiche di presentazione vengono oggigiorno studiate e analizzate trasversalmente all'interno dei diversi corsi universitari per sviluppare negli studenti competenze comunicative e interculturali che permettano loro di affrontare il mondo del lavoro globale e dell'inglese globale. Se da una parte trova così soluzione quello scollamento spesso percepito tra mondo del business e mondo dell'istruzione, emergono tuttavia nuovi bisogni che sembrano aprire ulteriori bivi e diramazioni in una molteplicità apparentemente irriducibile, complicata dal vasto orizzonte delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT). Come mette in luce l'introduzione, il collante diventa l'analisi di genere, che fornisce una cornice teorica da un lato convenzionale e standardizzata, ma che lascia comunque spazio alla dinamicità e al cambiamento. -
Le tombe da riserva del Truglio al Museo Pigorini di Roma
Il volume, esito del lavoro di tesi di laurea in Etruscologia e Antichità Italiche, affronta l'analisi di una serie di tombe e materiali senza contesto rinvenuti all'inizio del secolo scorso da U. Antonielli nel sito di Riserva del Truglio, presso Marino (RM) e conservati presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico ""L. Pigorini"""" di Roma, dopo la prima edizione parziale dello scopritore e quella di PG. Gierow inserita nel monumentale lavoro sul """"Latium Vetus"""". I materiali costituiscono ancora, dopo più di un secolo, una delle più consistenti evidenze archeologiche laziali per il periodo orientalizzante, qui riediti con un nuovo apparato grafico e alcune notizie inedite d'archivio. Alla catalogazione del materiale e al commento dei singoli contesti tombali seguono l'analisi tipologica che cerca di delineare l'ambito di diffusione sia geografico sia cronologico dei materiali completata da una tabella tipo-cronologica redatta tramite il programma Seriate di Winbasp, lo studio degli aspetti relativi alle strutture tombali e allo sviluppo planimetrico del sepolcreto, alla posizione e combinazione dei corredi per delineare, in sintesi, gli aspetti dell'ideologia funeraria peculiari, le dinamiche di genere e le strutture socio-economiche alla base della comunità di riferimento. L'approccio interpretativo, infatti, considera il contesto funerario, secondo le attuali esigenze metodologiche."" -
Napoli est réussi. Il ritorno in Occidente di Le Corbusier. Ediz. italiana e francese
Il 6 ottobre 1911 un giovane svizzero arriva a Napoli dopo un lungo viaggio. Partito da Berlino, ha visitato Dresda, Praga, Vienna, ha costeggiato il Danubio, ha attraversato i Balcani, ha visto e amato Istanbul, poi Atene, è partito da Brindisi per arrivare in Italia meridionale, a Napoli. Vuole visitare la città, vuole scoprire Pompei e le collezioni del Museo Nazionale. A Napoli trascorre il suo ventiquattresimo compleanno; è Ch.-E. Jeanneret, il giovane futuro Le Corbusier. A Napoli Jeanneret scrive sul suo IV Carnet di viaggio le pagine che diverranno, cinquantacinque anni più tardi, l'ultimo capitolo dell'ultimo libro di Le Corbusier. In questo lavoro si seguono le tracce dei materiali che egli ci ha lasciato in eredità, schizzi fotografie lettere, appunti, cartoline. Come attraversa la città? Cosa vede? Cosa scopre? Cosa rappresenta Napoli nel ricco scenario del suo lungo 'Voyage en Orient?' 'Napoli est reussi?' Il testo elabora alcune possibili risposte, attraverso la ricostruzione degli itinerari di attraversamento e di visita della città e la rilettura critica dei diversi frammenti del ""paesaggio napoletano"""" che Jeanneret / Le Corbusier decide di portare con sé in Occidente."" -
Tecniche di conservazione e forme di stoccaggio in area tirrenica e Sardegna
Questo nono volume di Officina Etruscologia è dedicato al tema della conservazione delle derrate in area tirrenica. Nelle società tradizionali il consumo dilazionato delle risorse e la conservazione degli alimenti costituiscono, infatti, una sfida di portata vitale, che si confronta con le caratteristiche dell'ambiente e le esigenze della comunità: attraverso alcuni casi di studio, offerti dalle più recenti indagini, sono illustrate le soluzioni adottate all'interno di un ampio quadro cronologico e geografico. Per le fasi più antiche, comprese tra l'età del Bronzo e la Prima età del Ferro, due contributi tracciano l'evoluzione crono-tipologica dei dolii e avanzano una riflessione sulla funzione dei grandi contenitori quali indicatori delle strategie di gestione delle risorse nelle comunità della Liguria e della Corsica; un eccezionale contesto dal villaggio nuragico di S. Imbenia attesta nel IX sec. a.C. la conservazione di semi di cardo, probabilmente destinati all'uso farmaceutico. Per l'Etruria, lo scavo di un silos sull'acropoli di Populonia testimonia le tecniche e gli accorgimenti costruttivi messi in atto nella conservazione delle derrate in epoca orientalizzante, mentre l'esame dei reperti da un edificio di Rofalco concorre a ricostruire il funzionamento di un grande magazzino nel territorio di Vulci tra IV e III sec. a.C. -
Il disegno dell'impossibile. Temi e rappresentazioni dell'utopia urbana. (1955-1975)
Nel secondo dopoguerra, principalmente a partire dalla fine degli anni '50, entra in crisi la fiducia per i sistemi di pianificazione elaborati e l'estrema separazione tra la scala dell'edificio e quella della città. Nelle riflessioni che nascono da questo disagio si sviluppa un'idea di città in cui l'edificio stesso - con le sue dimensioni e con il suo disegno - ne diviene l'elemento fondativo e, nei casi più estremi, l'essenza stessa: la megastruttura racchiude in sé tutti gli elementi necessari a definire l'ambiente urbano. Molte delle questioni già sollevate nei decenni precedenti, soprattutto da Richard Buckminster Fuller, trovano uno sviluppo in tante tra le elaborazioni che verranno svolte principalmente negli anni '60. Se da un lato si configura una sorta di continuità con l'utopia illuminista soprattutto nella tensione di alcune esperienze a precisare anche una nuova società -, è però trainante l'ottimismo in una tecnologia capace di sciogliere molti dei problemi dell'abitare umano. I temi dell'utopia che si sviluppano sono influenzati senza dubbio dai quesiti sollevati dalla ricostruzione delle città europee dopo il secondo conflitto mondiale; e il progetto che si va a definire si colloca in una posizione intermedia tra quella dell'edificio e quella propriamente urbanistica. La tendenza è talmente diffusa da poter parlare di ""internazionale dell'utopia"""" o """"accademia dell'utopia"""", come è stata definita da Manfredo Tafuri. Prefazione di Cristiano Toraldo di Francia."" -
Quando costruiamo case parliamo, scriviamo. Vittorio Ugo architetto. Ediz. illustrata
L'esplorazione di Antonio Belvedere sul pensiero e sulle opere di Vittorio Ugo offre alla storiografia architettonica contemporanea un'occasione preziosa, oltre che per conoscere il ruolo di uno studioso di grande rilievo nel panorama della ricerca progettuale in Italia, anche per fare il punto sui grandi mutamenti che l'hanno caratterizzata negli ultimi decenni. [...] Dalla narrazione emerge la figura di un protagonista del suo tempo, ben consapevole dell'azione che la generazione cui appartiene è stata chiamata a condurre in un periodo storico di particolare delicatezza. Un protagonista cosciente del fatto che la sua attività di studioso, di docente e di progettista si colloca a cavallo tra il concludersi dell'opera di ricostruzione postbellica italiana e il delinearsi delle difficili strategie politiche imposte da una nuova programmazione territoriale. In ogni ambito Ugo è stato interprete delle tensioni che andavano sviluppandosi e che lo chiamavano ad agire con quel lucido impegno culturale che è certo il suo tratto più specifico e più saliente. [...] Credo che ripercorrere gli anni della collaborazione con il suo maestro sia stato per l'allievo qualcosa di più che un riavvicinamento ideale alla cultura che li aveva uniti per tanti anni, e che abbia avuto il senso di una ripresa attiva e feconda di una prassi che continua a produrre pensiero. Chi conosce sia l'allievo che il maestro avverte quanto il seme originale sia, in questa biografia, rinnovato. (Dalla Presentazione). -
I disegni della collezione Basile. Ediz. illustrata
A trentacinque anni dalla mostra Ernesto Basile Architetto della Biennale di Venezia e a quindici anni dal restauro dei disegni di Giovan Battista Filippo Basile e di Ernesto Basile, oggi conservati nella Collezione Basile del Dipartimento di Architettura dall'Università degli Studi di Palermo, questo volume pubblica il catalogo completo di quella produzione grafica (progettuale e artistica) dei due architetti palermitani, affidata negli anni Sessanta del XX secolo da Roberto Basile alla Facoltà di Architettura di Palermo (e allora conservata nella Dotazione Basile). Questo insieme di unità documentarie costituisce una delle più significative testimonianze di attività progettuale in Italia del periodo compreso fra il tardo romanticismo e gli anni Venti del XX secolo. Esponenti di primo piano della cultura architettonica italiana dei secoli XIX e XX, G.B.F. Basile ed E. Basile condividono l'aspirazione alla riformulazione della cultura del progetto in aderenza ad una visione positiva del progredire della società. La raccolta di unità documentarie del corpus del fondo archivistico della Collezione Basile del Dipartimento di Architettura di Palermo è la più cospicua raccolta dei disegni dei due Basile; essa è un fondamentale campo di studio dell'attività progettuale, di quella artistica e di quella scientifica di entrambi, oltre a costituire un importante segmento di conoscenza in relazione ad un più ampio contesto della cultura architettonica italiana d'età contemporanea. -
Nuovo realismo/postmodernismo. Dibattito aperto fra architettura e filosofia
Con riferimento al dibattito aperto dal filosofo Maurizio Ferraris con il Manifesto del nuovo realismo, il volume, che raccoglie e rielabora gli Atti del Convegno promosso dalla Sapienza Università di Roma nell'ottobre 2014, propone in un confronto serrato tra filosofi, architetti e critici dell'architettura, alcune questioni essenziali per gli stessi fondamenti teoretici della disciplina architettonica che, da sempre situata fra le arti e le scienze, evidenzia più che mai oggi, nel periodo di crisi attuale, l'esigenza di un rinnovato rapporto inter/trans/meta-disciplinare. Si tratta di un rapporto che, nel confronto con la filosofia, ha inciso profondamente sulla ricerca architettonica, tracciando nelle diverse epoche storiche paralleli, adiacenze o traslitterazioni - a volte - quasi dirette. Basti, per questo, pensare alle influenze del pensiero filosofico novecentesco - dal realismo di Lukács all'estetica di Adorno, dalla fenomenologia di Heidegger e di Merleau-Ponty all'ermeneutica di Gadamer, dalla decostruzione di Derrida alla ""piega"""" di Deleuze - per comprendere quanto sia connaturata alla formazione e alla pratica dell'architetto la questione teorica, dove questa non ne costituisce una sovrastruttura, bensì, anzitutto, un modo di essere del progetto difficilmente distinguibile dal suo esito. Per questo il dibattito sul nuovo realismo, inteso da molti come attuale """"rappel à l'ordre"""" e """"cambio di stagione"""" rispetto al postmodernismo, merita un'attenzione particolare."" -
Il modello ligneo della Basilica di Loreto. Storia, rappresentazioni e rilievo. Ediz. illustrata
Questo libro presenta uno studio sul grande modello ligneo settecentesco che raffigura la basilica e il palazzo apostolico di Loreto e attualmente custodito dal Pio Sodalizio dei Piceni in Roma. In questa ricerca il modello viene esaminato dal punto di vista storico all'interno dello sviluppo della fabbrica lauretana e analizzato in relazione alle coeve rappresentazioni grafiche della piazza. Il lavoro è accompagnato inoltre dal rilievo del modello che, oltre a permettere un'accurata analisi morfologica e dimensionale, ha consentito di confrontare il modello ligneo con l'architettura rappresentata e costruita. -
Il pilone del ponte sullo stretto di Giuseppe Samonà. Ediz. illustrata
"Nel 1969 l'ANAS e le Ferrovie dello Stato indicono un 'Concorso Internazionale di idee per un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia ed il Continente'. Il progetto secondo classificato di Giuseppe Samonà ha per titolo: 'La Metropoli futura dello Stretto' perché oltre a rispondere all'esigenza dell'attraversamento con la soluzione del ponte, si occupa di tutto il territorio dello Stretto. Si tratta di una straordinaria ipotesi di fondazione di una nuova città, dopo aver azzerato tutto l'esistente, che ha il mare dello Stretto al centro. In questo scritto il mio punto di vista su questo progetto-visione dello Stretto di Messina di Giuseppe Samonà non è quello paesaggistico, né quello urbanistico, né della viabilità o della portualità, e neanche quello infrastrutturale, in senso stretto, sulla tipologia di ponte sospeso a due campate. Pongo l'attenzione sui Piloni, sull'architettura dei Piloni, e su come questi enormi elementi alti trecento metri, per loro natura specificatamente funzionali ed essenziali al sistema strutturale, siano in realtà una sintesi di paesaggio, urbanistica, infrastruttura e architettura e come la loro forma è frutto di una ricerca lunga e complessa che mette insieme queste discipline.""""" -
Lazar' Marcovic Lisickij (1890-1941). Ediz. illustrata
Lazar' Markovic Lisickij (Poéinok 1890 - Mosca 1941) è uno dei più fervidi interpreti della cultura artistica della prima metà del XX secolo. Progettista di architetture geniali, Lisickij abbraccia un concetto totale dell'arte, divenendo un maestro a livello europeo nel campo della grafica del libro, degli allestimenti espositivi, della fotografia, della pittura astratta: Lisickij è conosciuto soprattutto come l'inventore dei proun. Tranne la monografia dedicatagli dalla moglie Sophie Küppers, tradotta in lingua italiana, non ha avuto importanti riconoscimenti nel nostro paese; al contrario Germania, Olanda, America, Russia, gli hanno dedicato importanti antologiche. Il momento storico in cui Lisickij si trova ad operare va dal periodo immediatamente precedente la rivoluzione d'Ottobre, fino agli anni del conformismo staliniano e questa monografia intende tra l'altro registrare le modulazioni della sua opera sulla base dei mutamenti politico-sociali che in Russia coinvolsero da vicino la ricerca artistica. Questo libro intende inoltre puntualizzare, su materiali d'archivio per la maggior parte inediti, alcuni aspetti ancora poco noti del Lisickij rivoluzionario ed internazionalista, dando particolare spazio all'eredità teorica, alla sua partecipazione all'ASNOVA (Associazione dei Nuovi Architetti), alla sua posizione nei confronti della scenografia costruttivista e futurista. -
Suolo. Letture e responsabilità del progetto. Ediz. illustrata
Posta accanto a paesaggio, territorio, ambiente suolo è parola che meno ricorre nei discorsi sulla città e le trasformazioni urbane; non per questo il suo ruolo può essere ritenuto marginale. Legata al fare dell'uomo e alla sua relazione fisica con la terra, ha mantenuto nel tempo densità concettuale, senso di solidità e radicamento; ha mantenuto anche una costante apertura al futuro rivelata dalla capacità di accogliere trasformazioni e cambiamenti. Molto di essa ci dicono il significato e l'etimologia, i depositi di senso che ne hanno definito le caratteristiche. Suolo come consistenza fisica e come dimensione etica; come luogo della permanenza e del divenire, una dimensione ossimorica capace di accogliere negli equilibri precari della coesistenza gli elementi stabili e il cambiamento, il diverso e la complessità. Queste declinazioni ne hanno fatto il luogo, spaziale sociale e concettuale, di molte sfide del progetto e della cultura. Nelle geografie mutevoli della nuova modernità il significato pubblico di suolo [ground] ritorna con evidenza ad essere non separabile da quello di terreno [soil]. Suolo è, oggi, luogo dell'incontro tra dimensione della giustizia sociale e spaziale e dimensione fisica ed ecologica; è, come sosteneva Carlo Cattaneo, «opera civile». Radicalità dell'immaginazione, etica della responsabilità e della «capacità di risposta» sono alla base di nuove utopie pubbliche che coinvolgono urbanistica e geografia. -
Imparare da Venezia. Il ruolo futuribile di alcuni progetti architettonici veneziani dei primi anni '60. Ediz. illustrata
Vent'anni fa, alcune esperienze dell'architettura radicale italiana furono accolte quasi come scherzi goliardici: quando invece, per la prima volta, sia pure a un livello sperimentale, proponevano di sostituire, finalmente, l'architettura del plastico con l'architettura delle città. Ma quelle esperienze, una decina di anni prima, avevano, anch'esse, avuto un antecedente significativo (e altrettanto ignorato, o messo alla berlina): in una serie di progetti (di laurea, di concorso) appartenenti ad un medesimo filone di ricerca avviato dal professor Giuseppe Samonà, insieme con giovani ricercatori dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV): divenuti oggi, a loro volta, professori e maestri. Francesco Tentori, architetto e professore all'IUAV di Progettazione Urbana (dal 1987), soprattutto in considerazione della reticenza che dimostrano molti storici dell'architettura a spingere i loro studi oltre la ""generazion dei maestri"""" (ossia oltre la metà del nostro secolo), racconta in questo libro il capitolo, non lungo, di quelle esperienze progettuali veneziane dei primi anni '60, ed ha voluto intervistare, oggi, i protagonisti di quelle stesse esperienze. Egli ritiene infatti che quei modelli progettuali siano molto più attuali della """"architettura dei plastici"""" che va tanto di moda. Più attuali - soprattutto - per un mondo di sette, otto, dieci miliardi di abitanti."" -
Julio Lafuente. Opere 1952-1991. Ediz. illustrata
Le opere di Julio Lafuente. -
L'auditorium e i teatri per Roma (1789-1953). Ediz. illustrata
Nella corrispondenza tra la mai completamente esperita singolarità delle architetture e dei luoghi di Roma e gli studi sulla stratificazione dei suoi insediamenti si colloca questa storia di teatri progettati e non costruiti. In parallelo a quella degli edifici realizzati, la storia delle architetture immaginate illumina la conformazione della città attuale e ne rende più evidenti caratteri e contraddizioni. La vicenda delle sale per gli spettacoli è in questo senso esemplare; che alla città delle scenografie barocche e alla fitta rete di luoghi destinati agli spettacoli, realizzati nel corso dei secoli XVII e XVIII, ha fatto seguito, all'inizio dell'800, una reiterata impossibilità di arrivare alla costruzione d'un nuovo teatro pubblico, in conseguenza d'una difficoltà di trasformazione sociale, civile e architettonica, su cui molto resta da indagare. Il non realizzato teatro di Roma prende forma nelle storie del Teatro Municipale, del Teatro Massimo o Teatro Regio e in quella dell'Auditorium, che fanno interagire immagini diverse, sul fondo della straordinaria complessità formale dei luoghi. Così la città non costruita è parte integrante di quella che abbiamo sotto gli occhi e, a volte, solo attraverso quella è possibile ""vedere"""" l'immagine più significativa di questa.""