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Raja. Il più grande mago del mondo
Raja appartiene a un'antica famiglia di maghi. Purtroppo, però, nessuno erede ai suoi poteri. Così, quando una mattina Raja annuncia a suo padre e agli anziani che, per onorare la memoria di sua madre, lui diventerà il più grande mago del mondo, non sono in molti a prenderlo sul serio... Età di lettura: da 7 anni. -
Cosa fanno i bambini?
Alfredo aspetta il suo papà. Bernardo insegue una beccaccia. Carlo fa un affare. Danilo è pronto a partire. Enrico vince ai punti... Età di lettura: da 5 anni. -
Le zone grigie. Conformismo e viltà nell'Italia di oggi
Il 2010 non è stato per l'Italia un anno qualsiasi, perché ha visto incrinarsi il regime berlusconiano. Anche se a questi segnali di cedimento non è sinora corrisposto un risveglio della sinistra, soprattutto di quella ufficiale, che si è fatta complice volontaria o ""innocente"""" del disastro antropologico e morale del paese. Ad agire da detonatore è stata la crisi internazionale della finanza e dell'economia """"globalizzate"""", che ha indotto il riaprirsi di situazioni di conflitto più radicali delle quali si andava perdendo il ricordo. Poche sono state le voci che, a sinistra, hanno saputo interpretare questo passaggio e in qualche modo annunciarlo. Attraverso i suoi arguti e puntuali interventi sulla carta stampata, nonché in occasione di convegni e incontri pubblici, Goffredo Fofi ha cercato di dar conto, momento per momento, di ciò che si agitava sul fondo, guardando oltre le superfici e incurante di ogni appartenenza e di ogni """"opportunismo"""". Bersaglio principale i politici, non meno dei giornalisti - che Fofi considera forse più responsabili del nostro disastro - e degli intellettuali, sia quelli che hanno taciuto che quelli che hanno parlato troppo e pensato poco. Ne viene fuori il quadro di una realtà in cui dominano, per la loro assenza, una verità e una giustizia cui in fondo si è finito per rinunciare. Da dove ricominciare?"" -
Come si diventa Michelangelo. Le peripezie di un presunto capolavoro
«In tutta questa faccenda del crocifisso ci sono parecchie cose che non mi piacciono: il giro dei soldi, la retorica idiota da sindrome di Stendhal, le benedizioni dei vescovi, i panegirici degli assessori, gli immigrati musulmani accompagnati davanti alla Croce… Ma la cosa che mi piace di meno è che l’infantilismo, nelle opinioni e nelle parole, non sembra motivato dalla volontà di adeguarsi a un pubblico infantile: sembra del tutto spontaneo. E insomma è come se la distinzione veramente significativa non fosse più tanto quella tra destra e sinistra quanto quella tra bambini e adulti. Ed è come se oggi il potere fosse saldamente nelle mani dei bambini». Nel dicembre del 2008 lo Stato italiano acquista da un antiquario torinese un crocifisso di legno, 40 centimetri per 40, attribuito a Michelangelo. Prezzo: tremilioni e duecentocinquantamila euro. Il ministro Bondi va al Tg1 ad annunciare l’acquisto e lo presenta come la prova di un’oculata, lungimirante politica di gestione dei «beni culturali» mirata a investire sui capolavori. Nel corso del 2009 il crocifisso parte per una lunga tournée nei musei e nelle chiese italiane, salutato dagli assessori e benedetto dai vescovi: Roma, Palermo, Trapani, Napoli, Milano.Ma nello stesso anno qualcuno comincia ad avere dei dubbi: secondo molti esperti il crocifisso non è di Michelangelo; e in ogni caso il prezzo non è un prezzo ragionevole: è troppo poco per un Michelangelo autentico, è troppo per un prodotto di bottega. I dubbi fanno presa. Una deputata presenta un’interrogazione parlamentare; la Corte dei conti apre un’inchiesta per danno all’erario; infine (dicembre 2009), i carabinieri entrano al ministero dei Beni culturali e sequestrano gli atti relativi all’acquisto del crocifisso, e la Procura della Repubblica di Roma apre un’indagine per truffa ai danni dello Stato. In questo libro,Claudio Giunta racconta pazientemente (e comicamente) i fatti, ma mostra anche che i fatti sono una metafora. Perché nella vicenda del «crocifisso ritrovato» s’incrociano e si sommano molti dei difetti e delle insufficienze italiane: una politica culturale degradata a propaganda; un giornalismo sciatto e superficiale; l’onnipresenza della Chiesa; il linguaggio assurdo degli storici dell’arte e, più di tutto, la malattia nazionale per eccellenza, la retorica: quel continuo maquillage della realtà che ci sta trasformando – secondo una formula celebre e ineccepibile – in bambini di nove anni, neanche tanto intelligenti. -
Storia della Tour Eiffel
Simbolo di Parigi per antonomasia, più famosa persino del Louvre o di Notre-Dame, la Tour Eiffel ha alle spalle una storia a dir poco controversa. La fin de siècle era alle porte e la Francia era fermamente determinata a fare dell'Esposizione universale del 1889 l'occasione per una grande celebrazione della Repubblica e del centenario della Rivoluzione. Occorreva un monumento senza precedenti, ed ecco che si decise di commissionare all'ingegnere Gustave Eiffel, da tempo impegnato nella costruzione di ponti e reti ferroviarie, la realizzazione di una torre in ferro alta trecento metri. Attraverso le fonti più diverse - giornali, interviste, carteggi - la storica Jill Jonnes ripercorre non solo le fasi della progettazione e della costruzione della torre, ma anche l'intero contesto parigino dell'Esposizione. Nel corso di quell'anno la capitale agì da potente richiamo per le più celebri e disparate personalità provenienti da tutto il mondo, suscitando entusiasmi e polemiche: se il gotha della capitale francese - tra cui scrittori del calibro di Guy de Maupassant e Alexandre Dumas figlio - accolse con orrore quella ""torre vertiginosamente ridicola che sovrasta Parigi come l'oscura e gigantesca ciminiera di una fabbrica che tutto schiaccia sotto la sua barbara mole"""", ci fu chi, come Van Gogh e Gauguin, accorse in città in cerca di un successo che l'Esposizione poi non gli avrebbe dato. O chi, come Edison, attraversò l'Atlantico per mostrare e vendere il suo fonografo..."" -
Elio Vittorini. Scrittura e utopia
Difficile dire una parola definitiva sull'attività di uno scrittore e intellettuale quale è stato Elio Vittorini. Sul suo nome, pur consacrato da opere come Conversazione in Sicilia, Uomini e no, Le città del mondo, e da iniziative come quella del ""Politecnico"""", la critica non cessa di interrogarsi e magari di scontrarsi, e l'impressione è che non gli si perdoni, prima di ogni altra cosa, il suo spirito libero, il coraggio di una ricerca letteraria che, invece di muoversi su percorsi consolidati, ha saputo inventare ogni volta qualcosa di nuovo. Vittorini è stato pubblicista e polemista, è stato editore e organizzatore di cultura, è stato traduttore e importatore, con Cesare Pavese, della letteratura americana in Italia; è stato, soprattutto, uno scrittore capace di dare parole all'utopia senza smettere di confrontarsi con i problemi del suo tempo e affrontandoli anzi, sempre, con intelligenza e passione. Edoardo Esposito, sulla base delle ultime acquisizioni archivistiche e dell'epistolario che sta per essere completato, ne propone qui una riconsiderazione complessiva che, senza ricadere nello schema della monografia di tipo manualistico, mette in luce i momenti più interessanti della sua narrativa e della sua attività intellettuale, mostrando la forza e la generosità di un lavoro che - pur con ingenuità e cadute - ha segnato genialmente la cultura del Novecento."" -
Caruso. Lucio Dalla e Sorrento. Il rock e i tenori
Estate 1986. Seppure solo idealmente, Enrico Caruso e Lucio Dalla si incontrano a Sorrento ""su una vecchia terrazza"""", proprio """"lì dove il mare luccica e tira forte il vento"""". Ne nasce una canzone struggente e piena di intensità, che immediatamente coinvolge e travolge il pubblico di tutte le età; una canzone che solo pochi anni più tardi, grazie soprattutto alla formidabile interpretazione di Luciano Pavarotti, potrà vantare in tutto il mondo il primato della più popolare canzone italiana dagli anni settanta in poi. Tante sono state le versioni discografiche che la canzone ha raggiunto la cifra astronomica di trentotto milioni di copie vendute. """"Caruso"""" uscì il 10 ottobre del 1986 come brano inedito dell'album """"DallAmeriCaruso"""", il doppio live con la tournée americana di Dalla di sette mesi prima. Il viaggio """"dall'America e ritorno"""" è la metafora attorno alla quale queste pagine costruiscono - tra aneddoti, curiosità e piccoli misteri - il senso del successo di Caruso, """"canzone nella canzone"""", per la citazione di Dicitencello vuje, e canzone universale per la sua intrinseca capacità di ricucire passato e presente, arte """"alta"""" e arte popolare, e di creare un punto di convergenza tra le grandi voci che nel tempo hanno reso il bel canto italiano - e in parte la tradizione napoletana - popolare in tutto il mondo."" -
Globalizzazione
Il complesso fenomeno della globalizzazione, così come lo conosce il mondo attuale, è caratterizzato, nell’analisi di Joseph Stiglitz, da un clamoroso paradosso: il processo sempre più forte di interdipendenza e di integrazione delle economie del nostro tempo pone agli Stati-nazione domande nuove e ineludibili, ma al tempo stesso riduce drasticamente la loro capacità di dare una risposta compiuta a tali domande. Già un secolo e mezzo fa, quando si formarono gli Stati-nazione, i processi di riduzione dei costi di comunicazione e di trasporto diedero origine a un primo significativo antecedente dell’attuale processo di globalizzazione, ma all’epoca i governi mostrarono una più alta capacità di regolare simili processi. Oggi, la globalizzazione è priva di istituzioni in grado di affrontare le sue conseguenze. Abbiamo un sistema di governance globale, ma ci manca un governo globale. Anzi, ne abbiamo uno, implicito e improprio, quello che, con forte ironia, Stiglitz chiama il «G1»: il potere, assoluto e incontrastato, degli Stati Uniti. E proprio nel momento in cui più forte che mai sarebbe la necessità di solide istituzioni internazionali, la fiducia in quelle che esistono, come il Fondo monetario e la Banca mondiale, raggiunge i livelli più bassi. Il risultato di tutto ciò è un mondo che, per essere ormai privo di rivali esterni, non è per questo meno imperfetto. Oggi abbiamo tutti ben presenti i benefici che derivano dal mercato, ma siamo anche assai consapevoli dei suoi fallimenti. Sappiamo bene che, quando l’informazione è imperfetta, i mercati non funzionano. Così come sappiamo che i meccanismi della crisi – che oggi più che mai colpisce gli equilibri economici mondiali – sono scatenati dai più forti, e finiscono per ricadere necessariamente sui più deboli. Non ci vuole molto a riconoscere che i nostri processi democratici sono ancora largamente incompiuti, e che a farne le spese sono quelle vaste parti del mondo che si affacciano oggi come nuove protagoniste, e che reclamano anch’esse un posto e un ruolo nella scena mondiale. L’obiettivo verso il quale bisogna tendere è dunque il raggiungimento di regole migliori, veramente più democratiche. In ciò la nozione di «trasparenza» è davvero fondamentale. E la democrazia in fin dei conti si rivela, agli occhi di Stiglitz, come la vera scommessa, come il tema ineludibile nell’era della globalizzazione. -
Parole del tempo
"Mandai lettere d'amore ai cicli, ai venti, ai mari, a tutte le dilagate forme dell'universo. Essi mi risposero in una rugiadosa lentezza d'amore per cui riposai su le arse cime frastagliate loro come su una selva di vento. Mi nacque un figlio dell'oceano."""" (Lorenzo Calogero)." -
Condizioni politiche e amministrative della Sicilia
Uno dei più alti esempi di indagine sociale della cultura italiana dell'Ottocento e il primo e più rilevante luogo d'origine di due cruciali ""questioni"""" che tuttora connotano il dibattito civile sull'Italia contemporanea: la questione meridionale e la questione mafiosa. A questo ammontano le pagine che il giovane Franchetti scrisse alla fine del suo viaggio in Sicilia nel 1876, insieme a Sidney Sonnino. La realtà isolana era allora, infatti, al centro dello scontro politico in quanto luogo di massima tensione sociale e di più acuta recrudescenza delittuosa, tanto da indurre l'istituzione di una Giunta parlamentare d'inchiesta. Fu in questo contesto che i giovani Franchetti e Sonnino decisero di recarsi in Sicilia per condurre un'inchiesta privata, che non fosse vincolata dagli equilibri e dalle contingenze che potevano condizionare la Commissione ufficiale: insieme visitarono la regione e scrissero poi separatamente i due volumi dell'inchiesta (Franchetti sulle condizioni politiche e amministrative, Sonnino sui contadini). Il liberale Franchetti riteneva che la questione sociale, irresponsabilmente sottovalutata dalla classe politica governativa, avesse caratteri di estrema drammaticità, soprattutto nel Mezzogiorno. Il suo testo finisce così per fissare i caratteri essenziali di un giudizio sulle peculiarità della realtà meridionale che ha assunto con il passare del tempo la forza di una """"verità indiscussa"""". Introduzione di Paolo Pezzino."" -
Popolo in festa. Sessant'anni di feste de l'Unità. Con DVD
Come scrive Alfredo Reichlin nella Prefazione, «Dietro quelle tavolate festose e quelle donne che fanno i tortellini c'è stata una grande idea. Una operazione politica e culturale originale, molto ambiziosa che, dopotutto, rappresenta la spiegazione vera della forza del Pci». Popolo in Festa ricostruisce in chiave narrativa l'esperienza storica delle feste de l'Unità, attraverso le testimonianze di militanti, dirigenti, artisti, intellettuali e una ricognizione delle fonti archivistiche e iconografiche, della stampa e della letteratura critica. Insieme al testo di Fabio Calè e al documentario di Federico Mercuri, l'opera contiene due filmati inediti: Festival de l'Unità Roma 1972, di Ettore Scola, dedicato alla prima festa nazionale della segreteria di Berlinguer, e 1999 - L'ultimo Festival di David Riondino, originale favola surrealista con la partecipazione di Sergio Staino, Remo Remotti, Dario Vergassola, Fernando Arrabal e Alejandro Jodorowsky, insieme ai volontari della Festa di Modena. -
A che serve la storia?
L’insieme dei saggi che compongono il volume sorge da un’esplicita volontà di rivolta culturale: una critica radicale alle strutture ufficiali delle discipline scientifiche della nostra epoca, diventate ormai istituzioni, pratiche di dominio, soffocante senso comune. I saperi umanistici subiscono oggi un’emarginazione sempre più deliberata e vengono apertamente privati di valore e di significato sociale, a favore delle conoscenze tecnico- scientifiche, portatrici di un’ovvia e immediata utilità economica. L’umana conoscenza, la riflessione intellettuale, ogni forma di attività culturale deve disporsi in funzione del supremo fine di rendere competitive le varie economie nazionali nel grande agone globale. In questa visione ormai quasi bellica dello sviluppo economico – ma che in realtà esprime un passaggio epocale del capitalismo, impegnato a piegare ogni elemento della realtà, dalla natura alla mente umana –, i saperi umanistici e quelli popolari e tramandati, la letteratura, la filosofia, l’arte, la storia, il vasto ambito di ricerca spirituale è stato chiamato a compiti marginali e ancillari. Ma oggi questo scenario specialistico e utilitario è in scacco. Esso esprime una conoscenza sempre più approfondita ed esatta, che si esercita su ambiti delimitati, distaccati dai loro contesti più generali, perdendo così di vista il sistema delle connessioni che tiene unita la realtà in reti complesse. Uno dei compiti fondamentali delle culture umanistiche è quello di risvegliare l’umanità dal sonno dogmatico dell’economicismo in cui essa è sprofondata. I saperi liberi del nostro tempo devono farsi portatori di una cultura cosmopolita, che torni a guardare alla stella polare della giustizia sociale, della solidarietà fra i popoli e fra gli uomini, del dialogo tra le culture, di un rapporto nuovo di cura e di rispetto per tutto il mondo vivente di cui costituiamo una parte, diventata ormai distruttivamente dominante. -
Quando finisce il mai
Dopo essere stato un sanguinario killer di camorra, Ferdinando decide di collaborare con la giustizia. Lo fa per sé, per riscattare un'esistenza regalata alla malavita, ma soprattutto per la sua famiglia: la giovane moglie Anita e i suoi due bambini, costretti a una vita d'inferno dalla latitanza del padre. Il calvario però non è ancora finito. D'improvviso, infatti, agli occhi degli investigatori l'attendibilità di Ferdinando è messa a repentaglio da un imprevisto giudiziario: l'alibi per l'omicidio del giornalista Giancarlo Siani crolla in aula. Ferdinando è condannato all'ergastolo e rischia di perdere il regime di protezione garantito dallo Stato. È qui che entra in scena il personaggio chiave: l'avvocato Buongiovanni che, convinto della buona fede di Ferdinando, si ostina a trovare nell'impianto accusatorio la falla capace di ristabilire la credibilità dell'imputato. Il dipanarsi del percorso umano e professionale di Buongiovanni precipita il lettore nei meandri di un'inchiesta tristemente famosa e nelle dinamiche giudiziarie e umane che caratterizzano l'universo a sé stante dei pentiti di camorra. Un mondo in cui il confine netto tra il bene e il male, il crimine e la giustizia, il detenuto e il carceriere, e anche tra il giudice e l'avvocato, sfuma in una zona grigia fatta di più umane, sofferte e interiori incertezze e di impensate solidarietà. -
Orient Express
Accompagnato da incessanti interrogativi, John Dos Passos ci racconta il suo viaggio nei Balcani, in Turchia, nel Caucaso e in Medio Oriente. Consapevole della propria irriducibile estraneità a quei luoghi e a quella gente, lo scrittore americano si sente tuttavia incredibilmente attratto dai ritmi e dalle regole di una vita che pare procedere con esasperante lentezza, con un andamento sempre uguale da secoli, ma che all'improvviso si infiamma. E il 1921, in un'epoca di tremendi rivolgimenti politico-sociali, di conflitti militari, anni in cui cambia profondamente l'assetto delle regioni che Dos Passos attraversa. E guardando a questi eventi scrive pagine acute e provocatorie, come quelle sugli strascichi della guerra greco-turca o sulla creazione dell'Iraq a opera degli inglesi. Sul crinale fra realtà e sogno, in un viaggio in bilico fra memoria e immaginazione, il lettore si ritrova proiettato in spazi e scenari naturali e umani di struggente bellezza: ""i vecchi con le barbe cremisi, i turbanti enormi, bianchi, blu, neri, verdi, appollaiati su zucche pelate, gli asini bianchi, le cupole a uovo di pettirosso, i campi di papaveri bianchi da oppio"""". Da questo flusso di vita che avanza placido e stanco, ma è capace di repentine accelerazioni, Dos Passos cattura fotogrammi di grande forza evocativa, e il puro reportage raggiunge le vette della lirica. Con otto dipinti originali dell'autore."" -
C'era una volta New York
C'era una volta Cristovallo Colon, ""volgarmente detto Colombo"""". C'era una volta una meravigliosa arca che dall'Olanda approdò in una baia incontaminata oltreoceano per fondare Nuova Amsterdam. C'erano una volta gli Indiani, """"molto propensi ai lunghi discorsi, e gli olandesi ai lunghi silenzi; dunque perfetti gli uni per gli altri"""". E poi Walter il Dubbioso, William il Bizzoso, Peter Testadura, i primi tre gloriosi governatori della provincia. Erano tempi in cui imperversavano le faide, come quella scoppiata tra i Dieci Brache e i Braca Tosta, novelli Montecchi e Capuleti, per decidere l'assetto urbanistico della futura New York: una città di canali, come Amsterdam e Venezia, o un insediamento su palafitte? Tempi in cui le donne più ambite erano quelle più in carne, e con un bel numero di sottane addosso, purché corte; e gli uomini non facevano altro che fumare pipe e ingozzarsi di ciambelle fritte. E la vera storia della New York delle origini, quella narrata in queste pagine, o una bella favola? O forse una gigantesca burla, in cui un giovanissimo Washington Irving sotto mentite spoglie, attraverso le strambe abitudini dei progenitori olandesi, intende colpire i vizi dei newyorchesi a lui contemporanei? Età di lettura: da 8 anni."" -
Le avventure della famiglia Mellops
I Mellops non sono una famiglia di porcelli qualunque, ecco perché a loro capita di avere avventure del tutto speciali. Tanto per cominciare il signor Mellops è un tipo straordinariamente intraprendente. Qualche esempio? Frugando nella sua polverosa soffitta, si imbatte in un vecchio baule con dentro un mucchio di carte. Sono le lettere in cui un suo antenato francese rivela l'esistenza di un galeone che egli stesso aveva affondato negli abissi dell'oceano, con a bordo un tesoro. Senza esitazione, il signor Mellops convoca i suoi quattro figli, e parte alla volta del tesoro sommerso. In un'altra occasione può capitare invece che papà Mellops decida di costruire una trivella per estrarre il petrolio di cui ha trovato traccia in campagna, durante un ameno picnic. Ma anche i quattro fratelli, Felix, Isidor, Casimir e Ferdinand, sono pieni di iniziative - come quando ciascuno di loro decide di fare una sorpresa agli altri con un bell'albero di Natale e alla fine si ritrovano la casa piena di abeti, a cui dovranno trovare un nuovo tetto. E mamma Mellops? Festeggia la fine di ogni loro avventura portando in tavola la sua insuperabile torta alla panna. In un'edizione completa, le simpatiche avventure dei porcelli più amati dai bambini di mezzo mondo. Età di lettura: da 4 anni. -
Regalami le ali
Un bambino è tutto preso a disegnare. La sua amichetta ha più voglia si sognare: ""Giochiamo che tu mi disegnavi le ali"""". È questo il filo magico e poetico lungo cui si snoda una storia tanto semplice quanto immaginifica. E a furia di provare tante ali, fatte di fiori, di terra, di acqua , di neve, di carta, di lettere dell'alfabeto... la bambina spiccherà il volo. Età di lettura: da 6 anni."" -
Alleanze nell'ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno
Sulle mafie si consumano fiumi d’inchiostro. E tuttavia sono ancora poco conosciuti, sebbene di cruciale importanza, i meccanismi attraverso cui le organizzazioni criminali si inseriscono nei mercati leciti. In che modo accumulano capitali? Quanti di questi capitali derivano dalle tradizionali attività illegali? Quanto invece è rilevante il coinvolgimento in attività economiche legali? Quali soggetti entrano in affari con i mafiosi, che tipo di accordi si stabiliscono, e chi ne ricava i maggiori vantaggi? In questo volume sono presentati i risultati della prima indagine che affronta, empiricamente e in modo sistematico, i processi di compenetrazione fra le economie locali e le diverse organizzazioni criminali: Cosa nostra, ’ndrangheta, camorra. Viene così ricostruito un quadro delle tendenze in atto, che sono poi approfondite attraverso lo studio di specifici casi e contesti in Sicilia, Calabria e Campania. L’analisi copre un’ampia gamma di settori di attività: l’edilizia, gli appalti, le energie rinnovabili, la grande distribuzione commerciale, i trasporti, la sanità, le opere pubbliche, i rifiuti e il mercato del falso. Ovunque è emersa l’essenziale intermediazione di un’«area grigia» vasta e assai eterogenea, composta da professionisti, politici, imprenditori, tecnici e burocrati. La ricerca documenta come sia in crescita la schiera di soggetti che fanno affari all’ombra delle mafie. I rapporti di collusione nonsono vantaggiosi soltanto per i mafiosi; anzi, spesso a trarne maggiore profitto sono proprio i loro complici, soci e alleati. Un’indagine a tutto campo che offre importanti materiali inediti per restituire linfa al dibattito e suggerire la messa a punto di più efficaci strumenti di contrasto. -
Il giudice. Le battaglie di Raffaele Guariniello
C'è in Italia un magistrato che è diventato l'emblema di diritti da restituire a chi se li è visti conculcare: cominciando dai lavoratori oggetto di discriminazioni per le loro idee politiche, o per la loro militanza sindacale, e arrivando a uomini e donne costretti a rischiare la salute e la vita per mantenere un impiego, per crescere i figli, per vivere una vita normale. Il libro ripercorre e racconta le inchieste e i processi che questo magistrato, Raffaele Guariniello, ha promosso o celebrato nell'arco di quarant'anni come pubblico accusatore e, al tempo stesso, difensore delle parti più deboli e dimenticate della nostra società. Lo scandalo delle schedature Fiat, i problemi della medicina del lavoro, le prime azioni contro l'amianto, l'uso di certe categorie di farmaci in una squadra di calcio, fino a due grandi processi ancora in discussione nelle aule di giustizia - quello per lo spaventoso rogo alla ThyssenKrupp e quello per le migliaia di vittime dell'Eternit -, sono le più importanti vicende giudiziarie che il procuratore Guariniello ha seguito, mettendo a nudo guai e distorsioni della società italiana. -
L' estetica del pop
Settembre 1963. Blue Velvet di Bobby Vinton domina la top ten americana. Al cinema sta per scoppiare il ciclone 007, Dalla Russia con amore, mentre dall’altra parte dell’oceano esplode come una tempesta She Loves You dei Beatles. Un giovane di nome Andy Warhol, insieme a una banda di amici, si prepara ad attraversare in auto l’America, alla scoperta del West. Si respira un vento di cambiamento, e quello di Andy e dei suoi amici sarà un viaggio mitico… «Più ci dirigevamo a ovest – scrive Warhol – più sull’autostrada ogni cosa appariva pop. Improvvisamente sentivamo di far parte di qualcosa, perché anche se il pop era ovunque, per noi era la nuova arte. Una volta che diventavi pop non potevi più guardare un’insegna allo stesso modo. Una volta che pensavi pop non vedevi più l’America come prima». La parola pop è una delle più inflazionate del vocabolario comune. La si usa per indicare qualsiasi cosa: un gusto, uno stile, una moda, un atteggiamento. In realtà il pop definisce una particolare sensibilità estetica, nata e affermatasi in un preciso contesto storico e geografico,ma capace poi di attraversare le generazioni e i continenti. È un fenomeno culturale che non si è limitato alla sua espressione più nota, la Pop Art, ma che ha investito ogni aspetto della vita del secondo Novecento, dal gusto estetico individuale all’immaginario collettivo, dagli oggetti quotidiani agli ambienti urbani. Ponendosi come premessa del postmoderno, sostiene Andrea Mecacci, il pop ha dato espressione all’estetica più emblematica della tarda modernità, elaborando una vera e propria mitologia capace di penetrare la vita di ognuno di noi. Così, se Warhol in quel lontano ’63 scriveva che «il pop è amare le cose», qualche anno più tardi gli faceva eco Madonna sostenendo che «il pop è il riflesso assoluto della società in cui viviamo». Possibile darle torto?