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La mia storia
All'inizio del 1954 Charles Feldman, agente di Marilyn Monroe, contatta Ben Hecht, uno dei più grandi sceneggiatori di Hollywood, per incaricarlo di scrivere ""la prima autobiografia di Marilyn"""". Per un paio di mesi l'attrice e il suo ghostwriter si incontrano. E quella che doveva essere soltanto un'operazione commerciale per la diva in ascesa si trasforma in una lunga confessione senza filtri: l'infanzia negata, le prime esperienze sessuali, la contraddittoria consapevolezza della propria bellezza, l'ingresso a Hollywood, il matrimonio con Joe Di Maggio e il tour in Corea in visita alle truppe americane. Pubblicata solo nel 1974, dodici anni dopo la tragica scomparsa, """"My Story"""" tesse una sorta di controcanto alla cornice aneddotica del mito che da sempre ha circondato Marilyn: la bambina ferita, l'adolescente abusata, la ragazza sfruttata, la donna depressa. In realtà lo sguardo della piccola Norma Jean, che Marilyn cerca per tutta la vita di coprire, non è diverso da quello dell'attrice che tenta disperatamente di sfondare a Hollywood. C'è la stessa levità dei sogni a occhi aperti di Norma nel modo in cui Marilyn descrive il mondo luccicante del cinema, non meno cinico di quello che aveva conosciuto da bambina, ma verso il quale nutre comunque una benevola comprensione. In fondo consapevole che dietro il volto patinato di Hollywood si nasconde una tragica fragilità, la stessa che c'è in lei, dietro la bellezza accecante che l'ha resa famosa. Prefazione di Joshua Greene."" -
Che razza di tifo. Dieci anni di razzismo nel calcio italiano
Da sempre nel calcio italiano convivono due culture: quella sportiva, secondo cui a vincere dev’essere il migliore, e quella dello scontro che fa di ogni partita l’occasione di un conflitto. Il recente «caso Balotelli» ha esasperato questa contraddizione: da una parte, mostra come il calcio sia un ambito in cui il talento è sufficiente per affermarsi, al di là del colore della pelle e delle origini; dall’altra, evidenzia la forte presenza del razzismo negli stadi, con in più il paradosso che a esserne vittima è un ragazzo italiano. A partire da questa contraddizione, Valeri passa in rassegna gli ultimi dieci campionati di serie A, B, Prima e Seconda Divisione, e Coppa Italia; attraverso le sentenze del giudice sportivo e le denunce della stampa, analizza oltre cinquecento episodi di razzismo di diversa gravità, a opera delle tifoserie non meno che dei calciatori. Ne viene fuori un quadro sorprendente, tanto per l’ampiezza e il radicamento del fenomeno (nelle tifoserie, nelle società e tra i calciatori), quanto per la difficoltà di contrastarlo (per la giustizia sportiva e penale, e le forze dell’ordine). Difficoltà che alcune volte lasciano intravedere una sottovalutazione del fenomeno e altre un’acquiescenza che sembra mettere in discussione sia la punibilità di alcune ideologie razziste, sia il concetto stesso di razzismo. Ma ancora una volta è la «generazione Balotelli» a segnare un punto di svolta: per niente disposta a essere considerata di serie B, obbliga le istituzioni e le società calcistiche a rivedere le proprie posizioni. -
Fatti in cerca di idee. Il sistema italiano delle imprese tra desideri e realtà
Tutti si affannano a desiderare il ""sistema paese"""" in un certo modo: con molte grandi imprese, con settori high tech, con specializzazioni di avanguardia, con grandi aperture ai mercati internazionali. Il fatto è che non si considera abbastanza la nostra struttura industriale per quella che è. I dati presentati in anteprima in questo volume costituiscono l'anticipazione e il commento di una delle più grandi indagini conoscitive sulle imprese italiane - ne sono state interpellate più di 25.000 - condotta da un folto gruppo di studiosi raccolti intorno alla Met, un centro di ricerca indipendente. I risultati sono davvero sorprendenti. I soggetti più esposti ai pericoli della crisi non sono affatto le microimprese """"stagnanti"""", ma piuttosto proprio quelle medie imprese innovative che riempiono i sogni dei nostri analisti. Si giunge così a una prima conclusione, solo apparentemente paradossale: c'è una parte """"opaca"""" dell'impresa italiana che è quella cui è affidata la tenuta del sistema. E si tratta anche di quella parte che meno beneficia di politiche pubbliche. La politica industriale è, del resto, la grande assente, nel nostro paese. Tutti ne parlano, molti ne segnalano l'inefficacia, ma quasi nessuno si preoccupa di come sia quantitativamente povera, e soprattutto qualitativamente male organizzata."" -
L' agricoltura europea e le nuove sfide globali
L'esaurimento delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, la generale instabilità all'origine della crisi energetica e alimentare del 2008, la crescita demografica, l'aumento dei consumi e la loro nuova composizione sono elementi con effetti potenzialmente dirompenti sulla salute e la capacità di approvvigionamento alimentare di larga parte della popolazione mondiale. Una nuova scarsità di risorse alimentari, acqua ed energia mette fortemente in discussione la sostenibilità della crescita demografica ed economica. In tale contesto, all'attività agricola da un lato si chiede di produrre di più, dall'altro di ridurre il suo impatto ambientale contribuendo, in quanto responsabile della gestione di oltre un terzo della superficie terrestre, alla lotta al cambiamento climatico. Sfide impossibili da affrontare senza un nuovo protagonismo delle politiche destinate al settore e ai territori rurali. La Politica agricola comunitaria ha già compiuto passi importanti nel sostenere un ruolo attivo degli agricoltori nella produzione di beni pubblici. Oggi deve completare il cammino intrapreso. Scopo di queste pagine è proporre concrete ipotesi di lavoro, per stimolare il dibattito sul futuro ruolo delle Politiche agricole comunitarie, e lanciare una piattaforma su cui avviare una fase innovativa per l'agricoltura, in grado di costituire le basi per il benessere delle prossime generazioni. -
Uno sguardo sulla città. Gli scrittori italiani contemporanei e i loro luoghi
Ventitré interviste ad altrettanti scrittori italiani. Il tema: la città, quella in cui vivono o sono vissuti. L'intento: tracciare una mappa letteraria del nostro paese nel terzo millennio. L'assortimento degli scrittori è composito: alcuni molto noti (Culicchia, Fois, Parrella, Albinati, Pascale, Cappelli, Bettin, Covacich), altri cosiddetti ""di genere"""" (Morchio e Vichi), altri ancora quasi esordienti (Di Iacovo, Pianesi). Il percorso lungo cui Filippo La Porta, critico tra i più rigorosi e agguerriti - a partire da un progetto di esplorazione dello spazio urbano avviato da Anci Rivista -, accompagna ogni autore, mira a intrecciare il profilo individuale di ciascuno di loro con una sorta di ricognizione storico-critica delle molteplici rappresentazioni letterarie delle città in cui vivono. Ed ecco che la letteratura, spinta ai margini nell'epoca dei linguaggi audiovisivi, si prende una rivincita e mostra la sua vocazione a rappresentare la realtà. Molti romanzi italiani di questi anni hanno saputo raccontare le complesse trasformazioni del nostro paese, e in qualche caso hanno intuito momenti di svolta e di rottura anche traumatici. Oggi i dipartimenti di architettura invitano gli scrittori per descrivere meglio il territorio, e i grandi quotidiani si affidano a loro per i reportage sui quartieri urbani."" -
Piccola storia dei Peanuts. Le strisce più famose d'America tra arte, cultura e linguaggio
Charles Monroe Schulz ha disegnato le strisce dei Peanuts ogni giorno dalle 9 alle 17, dal lunedì al venerdì, senza quasi mai una vacanza, per cinquant'anni. Il frutto del suo metodico lavoro è entrato nel Guinness Book of Records come il fumetto più popolare di tutti i tempi. Le avventure di Snoopy e compagni sono apparse su oltre 2000 quotidiani, raggiungendo 355 milioni di lettori, senza contare i 1400 titoli in 26 lingue. Dal 1970 la definizione di ""coperta di Linus"""" è stata ufficialmente inserita nel Webster's Dictionary, e i più prestigiosi musei del mondo hanno dedicato a Schulz mostre e retrospettive. Simona Bassano di Tufillo ci accompagna in un viaggio affascinante nel mondo minimale di Charlie Brown & Co., mostrandoci come il fumetto di Schulz possa essere considerato a tutti gli effetti un'opera d'arte, studiato come tale e riletto alla luce delle teorie estetiche, filosofiche e semiologiche. Il tutto sorretto dalla passione di chi per mestiere fa la disegnatrice di fumetti e conosce i Peanuts dacché più o meno è al mondo. Lo sguardo dell'autrice ci fa scoprire cosa c'è dietro la popolarità transgenerazionale e globale del simpatico gruppetto: un atteggiamento solidale verso tutte le forme di vita e non-vita, un abbraccio partecipe e accogliente che rispetta allo stesso modo un fiocco di neve, un insetto e un bambino, che non antropomorfizza il mondo animale, che restituisce un universo brulicante di presenze, seppure visivamente """"assenti""""."" -
Democrazia rappresentativa. Sovranità e controllo dei poteri
È vero che la democrazia rappresentativa è un ossimoro? Che democrazia significa governo diretto? Nadia Urbinati sostiene di no: la democrazia rappresentativa non è un ripiego rispetto al modello ideale di democrazia diretta, bensì una forma originale di governo democratico che è peculiare della società moderna e nella quale forme di partecipazione diretta e forme di politica rappresentata si integrano in maniera articolata e ricca. La rappresentanza è, dunque, una forma complessa di partecipazione, un processo politico che genera e si sostiene su un continuo flusso di influenza, controllo e comunicazione tra cittadini e rappresentanti. In un percorso che risale alla genesi della democrazia dei moderni, il libro passa in rassegna le discussioni che nella Francia rivoluzionaria coinvolsero critici, scettici e sostenitori del governo rappresentativo, da Rousseau a Sieyès e Kant, da Paine a Condorcet. L'obiettivo è dimostrare come, proprio perché il nostro è un ordine politico che si regge su una sovranità democratica indiretta, si rendono necessarie nuove o rinnovate strategie di contenimento dei rischi di dispotismo indiretto degli eletti, ma anche nuove regole che garantiscano le condizioni di pluralismo dell'informazione per rendere possibile una libera ed efficace articolazione del giudizio politico e consentire all'opinione pubblica di svolgere un ruolo non solo di consenso ma anche di critica e sorveglianza del potere costituito. -
Saper fare. Il modello artigiano e le radici dello stile italiano
All'inizio del terzo millennio, l'economia è in declino e il dilemma è uno solo: quale via per lo sviluppo? Il dibattito è interamente schiacciato sul presente, ma la nostra storia può spiegarci tutto. Già la civiltà romana aveva avviato un ciclo di espansione economica basato sul diritto, sulle regole del commercio e delle relazioni umane, sulle vocazioni produttive, su una prima idea di programmazione economica. Poi tutto crollò: fine di una civiltà, fine di un'economia. Di nuovo, nei primi secoli del secondo millennio, sempre dall'Italia riparte un'espansione economica che contaminerà l'Europa per altri cinque secoli, basata sulla centralità della persona, sulle comunità locali, sull'importanza del sapere pratico, sui liberi cittadini. L'artigiano e il mercante diventano portatori di un modello economico che tiene insieme ricchezza materiale e culturale, attenzione sociale, giustizia e affermazione del merito. L'Italia, insomma, inventa il benessere: capitale economico, culturale, sociale tenuti insieme dall'etica. Finché l'artigiano viene sostituito dal cortigiano e si riavvia la decadenza. Da qui, oggi, bisogna ripartire per capire come il made in Italy e il made in Europe non derivino dalle rendite del furbo cortigiano del potere, ma dai saperi pratici, dalle comunità produttive, dalle regole condivise, dal merito. Artigiano contro cortigiano, benessere contro rendita, lavoro contro clientelismo: le soluzioni per la rinascita ci arrivano dal nostro passato. -
Antropologia dell'acqua. Riflessioni sulla natura liquida del linguaggio
"La voce più originale della letteratura in lingua inglese oggi"""", così Michael Ondaatje - l'autore del Paziente inglese - ha definito Anne Carson. A scorrere le pagine di questo piccolo capolavoro della celebratissima autrice canadese, non si fa certo fatica a comprendere le ragioni di una simile ammirazione: Anne Carson rompe qualsiasi schema e ha il dono raro di risvegliare nei suoi lettori energie emozionali e intellettuali assolutamente nuove. La lettura di questi testi non potrà che affascinare chi non crede nei """"generi"""". Antropologia dell'acqua è infatti felicemente inclassificabile: possiede il ritmo della poesia e la concretezza della prosa, la logica della matematica e il respiro del pensiero. Saggi, diari, appunti di viaggio, racconti: i diversi materiali che compongono il volume sono in primo luogo una riflessione sulla natura liquida del linguaggio, sul suo stagnare, scorrere, dissolversi. Le pagine sono mappe su cui seguire la relazione tra le creature e l'acqua, tra l'amore e l'acqua, tra la morte e l'acqua. È un libro di viaggio che spalanca la descrizione per riflettere davvero sull'enigma del visibile, è una coraggiosa meditazione sul dissolvimento dei nostri legami e sulla nostra impotenza a trattenere chi amiamo, proprio come è impossibile trattenere l'acqua tra le dita. Un libro filosofico e poetico, tessuto, ma non appesantito, di citazioni, fitto di microracconti, a volte conclusi altre volte no, come accade del resto nella vita." -
Riformisti e comunisti. Il «migliorismo» nella politica italiana
Riformisti e comunisti? A cavallo tra gli anni ottanta e novanta, un gruppo agguerrito di dirigenti e militanti del Pci provò a declinare, in Italia, l’ultima stagione di quello che oggi appare un ossimoro. Nei decenni precedenti, la «destra comunista», prima con Giorgio Amendola e poi con Giorgio Napolitano, era sembrata più volte al limite dello strappo. Ma il crollo precipitoso del colosso sovietico, con gli esiti nostrani della «Bolognina», apriva ora nuove opportunità e non lasciava più tempo agli indugi. Fu tra il 1989 e il 1994 che si consumò, in effetti, la parabola della corrente «migliorista». Il suo intento dichiarato era di superare l’anomalia della sinistra italiana, promuovendo la costruzione di un grande partito socialista a vocazione maggioritaria. Ma tre fattori ne limitarono le potenzialità: la concezione del partito e della lotta politica interna; un’eccessiva ricerca dell’equilibrio tra istanze di continuità ed esigenze di rottura; e infine la difficoltà a considerare come compiutamente propria la cultura liberalsocialista.La tesi di questo libro, scritto da uno tra i principali protagonisti di quell’esperienza, è netta: se i riformisti del Pds avessero operato più tempestivamente per la sintesi tra socialismo e liberalismo e si fossero candidati alla guida del processo d’innovazione capace di incarnarla, l’Italia si sarebbe dotata già a metà degli anni novanta di un vero partito di «centrosinistra». E oggi sarebbe un’altra Italia… -
Nove dimissioni e mezzo. Le guerre quotidiane di una giornalista ribelle
"Il Mondo"""", """"Paese Sera"""", """"Il Giorno"""", """"La Stampa"""", """"Il Messaggero"""", """"L'espresso"""", """"L'Europeo"""", """"l'Unità"""": una carriera cominciata nel 1956, con le cosiddette colonnine di costume, e non ancora finita. E quelle colonnine qualche volta Pannunzio gliele faceva firmare con uno pseudonimo maschile: Leone Paganini. Un leone per il coraggio - o piuttosto l'incoscienza - che l'aveva spinta da Reggio Calabria a Roma, lei esile brunetta dagli occhi verdi, col pallino del giornalismo, in un'Italia che non conosceva ancora il femminismo, né la contestazione giovanile. Quanto al cognome, Paganini... """"Mario Pannunzio sviolinava nell'aria con le sue mani bianche, curatissime, ed era detto tutto! Tempi favolosi, vivevo nel miracolo"""". Parte da lì il lungo flashback di una donna che ha attraversato la storia degli ultimi cinquant'anni del giornalismo italiano, passando da una dimissione all'altra, talvolta cercata, talvolta subita. Una vita trascorsa a rincorrere e intervistare i grandi della cultura e del jetset - da Sartre a Soraya, da Grace Kelly a Pasolini, che la volle in tre dei suoi film. Il racconto di una vita al servizio della scrittura e dell'""""adrenalina della notizia"""", un rutilante susseguirsi di fatti, aneddoti e retroscena di un paese alle prese con la modernità." -
Il trascendente nel cinema. Ozu, Bresson, Dreyer
Se lo stile trascendentale rappresenta un elemento di universalità all'interno delle molteplici possibilità di espressione che prendono corpo nella forma cinematografica, esso, insiste Schrader, può essere per così dire ""isolato"""", estratto dalle sue manifestazioni particolari, analizzato e definito ad opera del critico. Lo stile trascendentale si sforza di raggiungere l'ineffabile e l'invisibile, ma non è esso stesso tale, in quanto lo svolgimento della rappresentazione della trascendenza si svolge entro dinamiche temporali determinate. Così, nel volume di Schrader le differenze tra i film di Ozu, Bresson e Dreyer sono culturali e personali, mentre le loro similarità sono stilistiche, e rappresentano una riflessione sul trascendente nel cinema."" -
L' ora felice
Una parola secca, minima, che lavora per sottrazione, ma che proprio per questo si presenta come doppiamente intensa, la poesia di Francesco Scarabicchi rappresenta ed è riconosciuta una delle esperienze più interessanti della poesia italiana degli ultimi anni. Alla quinta raccolta in poco meno di trent’anni, la fisionomia dell’autore marchigiano è ormai nettamente definita: lirico nel senso pieno ed anzi esclusivo del termine, i suoi versi sono scanditi tanto dalla severità formale quanto dalla fedeltà al vivere comune di cui sono piena testimonianza tutti i suoi precedenti lavori. L’ora felice rappresenta oggi una prosecuzione e un approfondimento della sua ricerca. Immutata la matrice esistenziale così come la chiarezza linguistica e stilistica della parola, in questa nuova folgorante raccolta Scarabicchi manifesta tuttavia una più esplicita adesione alla propria materia, come si trattasse di un bilancio nell’età di mezzo o del lascito di un romanzo di formazione in cui si richiamino i soli dati certi, la trama degli affetti e le occasioni primordiali. Passato e futuro si fondono in questi versi che catturano per la loro semplicità quasi aforismatica, c’è una memoria che si traduce in musica ed impone, pertanto, di proseguire il viaggio. -
Risparmio e investimento
"Quanto conta la finanza? A che cosa serve e davvero? La risposta di Keynes e chiara: la finanza non è questione di soldi. I soldi possono mancare a un singolo soggetto. E allora la questione è quella di farseli prestare. Ma i soldi non possono mai mancare a una comunità nel suo complesso. Per una comunità il problema finanziario è quello di far incontrare i bisogni insoddisfatti con le risorse disponibili, i progetti per il futuro con le ricchezze ereditale dal passato: in definitiva, gli investimenti con i risparmi"""". (Dall'introduzione di Luca Fantacci)" -
Tristano e Isotta
"Ascoltate, gente, ascoltate la storia del valente Tristano e della dolce Isotta che si amarono così tanto che oggi ancora si sente, dal fondo della nostra memoria, il loro cuore battere all'unisono"""". Età di lettura: da 6 anni." -
La costa obliqua
I paesaggi costieri come territori «speciali». I loro rapporti con i retroterra. La loro storia e il loro presente. Le opportunità, i rischi, il futuro. Un’analisi a tutto campo tra terra e mare, in una regione che mette continuamente in scena la sua vocazione mediterranea ed europea. -
Il turbamento e la scrittura
Turbamento e disagio hanno insidiato da sempre ogni scelta umana, nelle relazioni dei soggetti con il mondo, con gli altri soggetti, con l'insieme sociale. E la letteratura ha sempre cercato di dar voce al dolore, all'infelicità, alla deviazione, alla rottura, all'assenza, all'impossibilità; ha sempre interrogato il senso del malessere psichico, anche in quelle forme estreme (dalla nevrosi alla follia) che sono state oggetto di cura da parte della psichiatria moderna. Nel nome del grande psichiatra e scrittore Mario Tobino, questo volume (che raccoglie i saggi presentati al convegno Il turbamento e la scrittura, tenutosi a Lucca nel dicembre 2008, curato dalla Fondazione Mario Tobino) propone, con l'intreccio di voci diverse - e con tre contributi di scrittori contemporanei -, una fitta e problematica riflessione sui modi in cui il turbamento e il disagio psichico vengono percepiti, compresi, interrogati, vissuti sia nel quadro clinico che nello spazio della letteratura: nella convinzione che nel rapporto di conoscenza e di cura con la malattia e con i suoi diversi gradi un rilievo imprescindibile tocchi alla parola e al linguaggio, nelle loro molteplici forme e possibilità. -
Il patrimonio e l'abitare
Il patrimonio è qualcosa che ci riguarda da vicino, che attraversa la nostra quotidianità avvolgendola. Investe la sostanza stessa dei paesaggi urbani contemporanei, entra nel flusso delle sue trasformazioni come parte attiva, è soggetto a continue ibridazioni di significato. Il patrimonio è un insieme di patrimoni, che a loro volta sono insiemi di idee, di valori, di strategie politiche e culturali molto spesso conflittuali. La sua presenza è importante: stabilisce nessi fra luoghi e tempi differenti, si fa parte attiva delle trasformazioni, misura una distanza critica, fuori da un approccio nostalgico, ma anche lontano da una visione che lo ripropone solo come precedente estetico. Nel volume si confrontano, attorno alla nozione di patrimonio, punti di vista diversi. Gli storici sono impegnati a rileggere il patrimonio in rapporto al modificarsi del ruolo delle élites e a ricostruire la ""storia del tema"""" lungo il corso del XX secolo in Europa. Paesaggisti e geografi discutono della possibilità che la natura o il paesaggio possano essere considerati patrimonio. Urbanisti, architetti e artisti rileggono il legame fondativo tra città, architettura e patrimonio nel contemporaneo. L'interrogativo sotteso a tutti gli interventi concerne il rapporto con il moderno: di che cosa, oggi, possiamo considerarci eredi? Come questa nozione sopravvive alla luce del mutato rapporto con la modernità? Come viene riscritta la nozione di patrimonio in un momento in cui non possiamo più dirci moderni?"" -
Storie inedite del piccolo Nicolas
Nicolas, Alceste, Rufus, Geoffroy... Ecco di nuovo in azione la scatenata banda di piccole pesti pronta ad altre esilaranti avventure. Capaci di far impazzire maestre e genitori con le loro involontarie e innocenti malefatte, il monello più simpatico di Francia e i suoi compagni tornano a divertirci e a trascinarci in una giostra di situazioni quotidiane che in un attimo si rovesciano in scenette di irresistibile comicità. Frutto del genio di due indiscussi maestri dell'umorismo, René Goscinny e Jean-Jacques Sempé, le ottanta storie qui tradotte per la prima volta in italiano furono composte tra il 1959 e il 1965. Destinate al quotidiano ""Sud-Ouest Dimanche"""", rimasero sotto la polvere degli archivi per quasi cinquant'anni, anche a causa della prematura scomparsa di uno degli autori, Goscinny, morto nel 1 977. È stato solo sei anni fa che la raccolta di queste nuove storie ha visto la luce in Francia, conoscendo un successo senza precedenti: tre edizioni nella prima settimana e un totale di 650 000 copie vendute. Da quel momento, la popolarità del piccolo Nicolas è esplosa in maniera irrefrenabile. Dopo il primo, fortunato volume di storie del Piccolo Nicolas pubblicate da Donzelli nel 2008, ecco dunque un nuovo scrigno di piccole gemme per lo spasso di grandi e piccini. Età di lettura: da 10 anni."" -
L' albero dei desideri
Questa fiaba che venne scritta da William Faulkner alla fine degli anni venti come regalo di compleanno per la figliastra Victoria. Nel racconto si possono rintracciare molti dei temi consueti del grande autore americano che ottenne il premio Nobel per la letteratura nel 1950. Illustrazioni dell'artista brasiliano Eloar Guazzelli. Età di lettura: da 8 anni.